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Mostrando i contenuti con la più alta reputazione il 20/04/2017 in tutte le sezioni

  1. Wow!! Che storia!! “Salt River” è un’eccellente avventura di Tex, una storia che ha veramente tante frecce al proprio arco, che avvince dall’inizio alla fine, in crescendo con un finale al cardiopalma. Ne potrebbe uscire fuori un bel film perché è costruita con un taglio cinematografico e vede tanta azione, un’ampia gamma di personaggi dai risvolti psicologici interessanti. Il tutto condito da un mix davvero azzeccato di scene dure e altre più soft, con un degno finale in perfetto “stile Tex”. Mauro Boselli questa volta ha fatto proprio centro. Ha saputo arricchire una tipica avventura western, basata su inseguimenti e sparatorie, di una serie di sottotrame assolutamente godibili che hanno intessuto ed esaltato un soggetto che in altre mani avrebbe potuto rivelarsi molto meno ispirato. Alla base dell’avventura ci sono Tex e Carson alla caccia di Jack Curtiss e la sua banda. Ordinaria amministrazione, a prima vista per il nostro, eppure Curtiss si rivelerà un osso durissimo e il duello a distanza tra i due terminerà con uno scontro a fuoco emozionante quanto spettacolare. Poi c’è la particolarissima avventura sentimentale di Kit Willer con Sarah Wyatt, “dottoressa” bella e malandrina. Tipica figura ammaliatrice, capace di doppi e tripli giochi, sarah riesce a far vacillare un Kit ritratto psicologicamente in modo assai fine. Boselli ce lo mostra coraggioso e impulsivo, maldestro e però vincente; in una sola parola: ragazzo. C’è in lui tutta l’esuberanza di un diciottenne, il vitalismo di chi cerca un’affermazione personale che lo emancipi dal rapporto paterno senza collidere con esso. C’è un bellissimo confronto tra padre e figlio, un confronto non usuale per un fumetto solitamente restio ad addentrarsi in questioni riguardanti l’interiorità umana. Eppure trattato con grande misura. Tex e Kit, Kit e Sarah, ma anche Sarah e Curtiss: personalità a confronto che emergono in un inedito e per certi versi inaspettato ventaglio di sfaccettature. C’è anche una “posse” che si mette sulle tracce della banda finendo per due volte di traverso a Tex. E una serie di personaggi minori e comparse che arricchiscono a loro volta la scena. Accanto ad un’ottima sceneggiatura, densa e ricercata, che non conosce momenti di stanca, c’è da sottolineare la presenza di uno Stefano Andreucci assolutamente convincente, capace di esaltare graficamente il testo regalandoci un’opera ineccepibile anche sotto l’aspetto visivo. Andreucci è un disegnatore della nuova scuola, attento al dettaglio. E però, al contrario di altri e meno dotati colleghi, riesce a non appesantire la vignetta di dettagli superflui e di conferire al proprio tratto un dinamismo e un’originalità che lo pongono in assoluto tra i migliori artisti della collana. In questa storia tutte le figure, comprese quelle meno rilevanti, hanno avuto un’accurata interpretazione grafica. Eccellenti molti primi piani. Una menzione anche per il lettering incisivo di Luca Corda. In definitiva, un “8” pienamente meritato per un western moderno coi fiocchi e un Tex ai vertici della sua produzione contemporanea.
    1 point
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