La predisposizione di Nizzi per il racconto giallo è proverbiale. Sovente gli capitava d'imbastire trame classificabili nel genere e bisogna ammettere, che nel periodo di maggior fulgore creativo, riusciva quasi sempre a colpire il bersaglio. La storia in questione, sebbene minore, è riuscita a ritagliarsi un piccolo ricordo all'interno della saga, grazie alla sapiente sceneggiatura, che mantiene alta la tensione e la suspance fino all'ultima vignetta. Sin dall'incipit il lettore viene immerso assieme ai due pards, nel misterioso caso della miniera, descritto con dovizia di particolari e atmosfera dai tre minatori in fuga. La leggenda del grande serpente, nota ai nativi e ricorrente in parecchie civiltà (anche un racconto di Salgari "Il boa delle caverne" tratta un simile argomento) terrorizza tutti, compreso Carson, ma non Tex, convinto fin dall'inizio che a Bendito si celi un piano criminoso di qualche furbone, atto a far fuggire tutti i cercatori d'oro per impossessarsi della miniera. Ovviamente le indagini daranno ragione al nostro ranger, ma non mancheranno i colpi di scena: uno su tutti, la scoperta del vero Remick, sepolto in una caverna sotterranea dai delinquenti che gli rubano l'identità per il loro piano, e costretto a cibarsi di carne umana, pur di sopravvivere. Il piano di Tex che porterà alla punizione dei due villain, procederà spedito, scandito da una sceneggiatura serrata e arricchita da ottimi dialoghi. Merito di Nizzi nella sua prova è quello di rendere piacevole e mai banale uno spunto di soggetto, interessante ma non eccelso. Anche l'identità dei nemici, sebbene non impossibile da scoprire fin dall'inizio, viene ben celata con abili trucchetti del mestiere, ciò permette al lettore alla fine di ritenersi alquanto soddisfatto. Personalmente l'ho sempre reputata una buona storia, ma riconosco che sono particolarmente legato al filotto di episodi del centenario 300-400 e forse questo aspetto sentimentale, rischia di rendermi poco oggettivo in alcune valutazioni. Una particolare menzione meritano i sempre efficienti disegni di un Letteri infaticabile e preciso come un orologio svizzero. Il suo stile pulito e dinamico, gli permetteva di essere adatto a qualsiasi sceneggiatura western proposta. Un grande autore, davvero! Il mio voto finale è 8