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Mostrando i contenuti con la più alta reputazione il 13/08/2019 in tutte le sezioni

  1. Ho detto "al vetriolo" perché hai rimarcato con forza la tua delusione, non certo perché volessi esser offensivo, cosa che non è affatto nel tuo stile, pard Io sono in ferie da ieri. Sono in una meravigliosa spiaggia del Salento. La gente canta in acqua, c'è un vociare di bimbi tra mille salvagenti dalle forme più disparate e dai colori sgargianti. Il sole fa brillare la superficie dell'acqua in mille guizzi di luce e le ragazze sono tante e sono belle (ma non ditelo a mia moglie). Sarà per questa disposizione d'animo, per questo contesto che mi circonda, che a me la storia è piaciuta? Sarà perché sul tamburino, alla voce "testi", rivedo quelle cinque lettere da me tanto amate un tempo? Intendiamoci, io non sono un amante di Nizzi viscerale. Ho già detto che, nella seconda metà degli anni novanta, cominciai a non acquistare più gli albi di Tex scritti da lui, perché ormai mi indisponeva. Leggevo solo Boselli. Non sono quindi di quelli che difendono Nizzi per partito preso. Gli sono però, e sempre gli sarò, grato per tutte le grandi storie che ci ha regalato, e sul piatto della bilancia per me una grande storia pesa più di tre storie brutte, ragion per cui il saldo nizziano per me è ampiamente positivo. Sono, questo sì, un romantico, e i ritorni mi suscitano sempre un po' di malinconia e un sorriso. Quindi la disposizione d'animo, nell'approcciarmi alla lettura, era tale che forse non potrei proprio essere obiettivo nel dare un giudizio a questo ritorno. Il mare, come detto, forse è anch'esso complice del piacere con cui ho letto questa storia. Non lo so davvero. È piatta, come dice l'amico pecos? Forse sì, ma si legge proprio bene. Una storia "balneare"? Credo qualcosa in più. Da quanto tempo una storia non cominciava con Tex e carson a zonzo per il deserto, con Carson che a un certo punto esclama: "che il diavolo mi porti se...". Correggetemi se sbaglio: è solo una mia sensazione, avvinto dalla fascinazione nizziana, o è vero che questo tipo di incipit non lo vedevamo da tempo? Lo trovo peraltro datato, ma è stato come sentire un vecchio sapore, o un odore, che non sentivo più da tanto tempo, tale da suscitare sensazioni antiche. Qualche vignetta dopo, dei cazzottoni alla Fusco mi facevano apprezzare anche il disegnatore, il cui taglio è sì caricaturale, ma esprime un dinamismo che mi trasmette qualcosa, un bel West, belle movenze, simpatia dei personaggi. Torti mi è piaciuto, pure lui. Sempre il mare? Poco dopo, conosciamo il proprietario della distilleria. Un personaggio inutile, nell'economia della storia. Eppure di lui sappiamo che mangia tanto, tanto da avere problemi di indigestione E per scappare dall'incendio deve addirittura farsi prendere per mano da uno dei suoi aiutanti!!! A che pro caratterizzare così un personaggio del tutto estraneo al prosieguo della storia? Non lo so, ma la cosa mi ha divertito, mi è piaciuta, quasi fosse uno strizzare l'occhio, da parte dell'autore, a qualche suo lettore magari in sovrappeso, una sorta di ironia tanto più mirata proprio perché inutile. L'ho apprezzata. Più tardi, le parole di Kit mi hanno fatto pensare che, forse, non era poi cosi ozioso il topic di questi giorni di Giosafatte si è rasato: il ragazzo ammette di non essere riuscito a dormire, perché continuava a rivedere il momento in cui aveva sparato a Billy, chiedendosi se non fosse stato l'odio ad accecarlo e a portarlo ad uccidere. Beh, ragazzi, questo è un bel passaggio, denota un'umanità che non sempre appare su Tex, una sorta di sensibilità di Kit e dell'autore, per la morte di quello che in fin dei conti era solo un ragazzo, per quanto violento e iracondo. Bella anche la scena del capestro, quando Kit è convinto di essere arrivato alla fine della pista: mi ha ricordato gli stessi pensieri di suo padre in Appuntamento con la morte, guarda caso nizziano... Personaggi efficaci quelli dello sceriffo di Holbrook e di Korrigan padre, nonostante a quest'ultimo sia legata la lunga sparatoria che probabilmente ha portato Pecos a definire la storia piatta, e in questo senso non ha tutti i torti, perché i bang bang sono in effetti un po' tantini in una storia di questa lunghezza. Qualcuno ha parlato di un Carson rincitrullito. Beh, a me è parso proprio il contrario: è lui che, sul finale, si accorge che qualcosa non va perché la main street è deserta. Di fatto è lui con la sua intuizione, che salva il quartetto da un nugolo di pistoleri professionisti che alla fine si rivelano deludenti. Insomma, per me è un ritorno di Nizzi abbastanza discreto, è una storia puramente western, è quasi una sorta di messaggio dell'autore: sto tornando, nel solco della tradizione e coerente con la mia "poetica" (che dovrebbe fare da contraltare a quella boselliana, in una staffetta che, spero, potrà regalarci ancora belle soddisfazioni)
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