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TWF - Tex Willer Forum

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Mostrando i contenuti con la più alta reputazione il 27/04/2020 in tutte le sezioni

  1. Ho letto con interesse tutta l’ultima decina di pagine. Da una parte dispiace vedere come i toni un po’ troppo accesi talvolta sfocino in attacchi personali, dall’altra nessun dubbio sul fatto che discussioni così sono il sale di un forum. Dall’esterno, mi sono molto divertito, forse anche perché io personalmente mi trovo in mezzo ai due grandi partiti, i pro e gli anti-Nizzi. Non credo ci sia da parlare per nessun forumista di pregiudiziali verso l’autore, perlomeno in senso spregiativo, credo però che l'approccio di Nizzi si presti ad essere di per sé divisivo. Anzi, forse è proprio per questo che Boselli lo ha fatto tornare a scrivere Tex, perché una certa fazione radicale di lettori quella chiave di lettura l'apprezza e la considera la più classica dell’epoca moderna, mentre si sente sperduta di fronte a quasi tutte le altre. Mi sembra corretto che anche questo gruppo dai gusti così conservatori venga accontentato, ogni tanto, e che la gestione di un personaggio passi dalla volontà di raccontarlo secondo approcci differenti, talvolta anche contraddittori tra loro. Per quanto mi riguarda, io credo che di Nizzi ci siano almeno tre fasi di carriera, non due. -La prima fase è quella coperta dalle copertine di Galep, diciamo, anche se credo che (generalizzando) al suo interno vi si possano distinguere altre due diverse fasi. Inizialmente, infatti, le sfumature da romanzo giallo sono tanto marcate che le storie di western hanno quasi solo la cornice: a salvarne, come storie di Tex, è il manierismo di andare a riprendere con insistenza vecchi nemici, vecchi amici, vecchie battute e vecchie trovate. E’ solo successivamente, direi dal 320 circa, che Nizzi acquista un’effettiva padronanza del genere western. Aumentano le storie con gli indiani, i nuovi nemici e si canonizza anche uno stile che guarda sì al GB dell’epoca d’oro ma insieme lo rinnova, involontariamente e probabilmente inconsapevolmente. Due differenze tra le altre, quelle che ai miei occhi più risaltano, sono la mancanza di atmosfere soprannaturali e una maggiore freschezza di sceneggiatura, che mi rende la lettura dei suoi Tex molto più leggera di quella dei Tex degli anni ’60/’70 ma ha un rovescio della medaglia nella mancanza d’epicità. Si crea, insomma, una nuova routine, uno stile neo-classico aggiornato ed efficace, con i suoi limiti ma ben nascosti. I risultati, in tutta questa fase dagli esordi al 400, sono perlopiù ottimi, in piena coerenza con i grandi risultati di Nizzi su Mister No e Nick Raider: gli anni '80 sono il culmine qualitativo dell'autore. -La seconda fase va dal ritorno di Nizzi a Tex dopo la crisi del ’93 alla tanto temuta mefistolata, che a me personalmente non dispiace ma che aprì gli occhi a molti sull’involuzione dell’autore. E’ un decennio, più o meno, caratterizzato da pochi alti, pochi bassi e molte storie mediocri. Ricordo al riguardo un commento sul vecchio forum che potrei quotare parola per parola, se ancora ci fosse: il topic credo fosse quello di commento a “Al di sopra della legge” (456/7), Tommaso forse l’autore. Vi si diceva, in sostanza, che le debolezze di quegli albi, e io direi di tutto il periodo, erano gli stessi che poi avrebbero caratterizzato il centinaio successivo, ma diversa era la capacità di nasconderli perché c’era una quota di mestiere ancora indubbio. Dunque si assiste a un impoverimento fortissimo delle soluzioni narrative, ma in costruzioni dove l’impianto generale ancora regge, la verosimiglianza rimane e le sceneggiature tappano ulteriormente le pezze. Concorreva poi a nasconderle anche una benevolenza ancora molto forte tra i lettori: Nizzi, come dicevo, fino alle delusioni del 500 e di Mefisto nelle varie fanzine online era perlopiù difeso, su UBC per dire andarono avanti a oltranza a parlare di sfida ad armi pari tra lui e Boselli, e generalmente chi si mostra critico su questo periodo lo fa a posteriori. D’altra parte, comprendo anche chi lo bocciò sin da subito, perché è qui che fa la comparsa una rilettura dell’universo texiano personalissima, che mescola a uno stile di sceneggiature che rimane ancorato a GB un concetto subdolamente filo-nolittiano (Tex e Carson diventano più fallibili che con GB, ma laddove Nolitta puntava quasi a fare degli anti-eroi organici con Nizzi si hanno solo degli eroi incapaci): le cause sono la maggior autonomia accordata a Nizzi nella casa editrice e il suo scarso feeling con Tex, l’effetto uno slittamento sempre meno silenzioso dei personaggi principali verso un sovvertimento dei loro caratteri naturali. -La terza fase è quella del definitivo declino. Non è vero, come diceva Diablero, che il Nizzi post-’93 va preso tutto insieme perché ad essere andata in crisi era la sua volontà di rispettare le caratteristiche di un personaggio che non ha mai amato sino in fondo. Nel periodo della svolta post-500 non affonda più solo Tex: l'albo unico a colori d'epilogo per Nick Raider, personaggio creato dallo stesso Nizzi quasi vent’anni prima, è stato uno dei punti più bassi del fumetto Bonelli del nuovo millennio, e lì non ci sono volontà di rispettare il canone, poca congenialità o pigrizia che tengano. L’involuzione di quest’autore è dunque deflagrante, ed è un’involuzione tutta tecnica. C’è sì la lettura personalissima del mondo texiano già proposta negli anni precedenti, e che già mandava in bestia i lettori più legati al Tex eroe di GB, ma si moltiplicano anche le incongruenze e le sceneggiature si fanno sempre più logore e banali. Solo alcune storie si salvano, soprattutto con il diradarsi delle pubblicazioni, anche se non abbastanza per pensare a un ritorno di Nizzi in pompa magna sulla scena. Contemporaneamente, dal 2002 in poi, nei forum si radicalizza il conflitto tra pro-Nizzi e pro-Boselli: quest’ultimo è in grado di proporre una versione aggiornata agli anni duemila del Tex tutto-eroe GBonelliano, che ha nell’epicità e nelle mancanze storiche di Nizzi i suoi punti di forza, l’altro invece è il paladino di quei lettori che del Tex di GB vogliono sia rispettata un’unità d’azione di sapore aristotelico e una routine seriale nelle sceneggiature cui Nizzi, effettivamente, sembra venire incontro. Il confronto, tuttavia, è bacato in partenza, perché pone a confronto un autore nel pieno del suo vigore creativo a un altro ormai irrimediabilmente sul viale del tramonto. Poiché due differenti sono alla base i modi d’intendere Tex, il confronto non trova né vincitori né vinti, nonostante lo squilibrio enorme di qualità a favore dell’attuale curatore. In ultima analisi, le valutazioni sul secondo e sul terzo Nizzi sono inficiate da uno scadimento delle sue capacità tecniche che non ci permette d’avere una visione chiara del “suo” Tex, se non a spanne. E se, purtroppo, nella vulgata il “suo” Tex rimane insolubilmente legato alle poco fortunate prove dell’autore in cui questo ci viene mostrato, a scanso di equivoci io credo davvero che nel giudicarle dal punto di vista artistico non si possa prima non chiarire in quale apprezzamento si tenga l’approccio teorico di questo Nizzi al personaggio Tex.
    3 points
  2. @GULLIVER - QUOTO IN TOTO QUANTO DA TE ESPLICATO, UN'ANALISI CHE CONDIVIDO IN TOTO E DAVVERO DETTAGLIATA SECONDO ME.
    1 point
  3. Davvero ti sembro disfattista? Non ci avevo mai pensato. E poi critico solo quello che non mi piace, o parti di qualcosa che tutto sommato potrebbe anche piacermi. Finora ho detto la mia su una decina di storie di Tex, sette su mille o giù di lì. Mezcali e Dryfork ho scritto che non sono malaccio. Diablero ho detto che è una delle mie preferite (ma stai tranquillo che la mia vena critica è attiva anche lì). la prima storia di Tex Willer mi è piaciuta molto, delle parti nuove di Boselli niente da dire, solo complimenti, nel remake del Totem è stato abile a svicolare certe pacchianate di GLB. L'ultimo Tex Willer l'ho letto in diretta, ieri sera o l'altra sera (memoria labile) e ti assicuro che le due critiche che ho fatto sono totalmente trascurabili, per i miei standard. La serie mi intriga molto e ho deciso di comprarla tutta. Ho elogiato i disegni del texone dei Modoc (Breccia se non sbaglio) e ho seppellito quelli di Faccia di Cuoio (non ho detto niente delle due storie, solo di come sono mostrati i Modoc') e d'altronde non sono sicuro se ci sono cinquanta Tex in tutte le serie che mi soddisfano in toto sulla descrizione degli Indiani, e questo non vuol dire che non mi piacciono le storie. Ho dimenticato qualcosa? boh, comunque il trend è questo. Ne ho bocciate due, la Rupe del Diavolo (che non è ancora finita ma che solo qualcosa di eccezionale può fare sì che si redima) e Anderville (so che a moltissimi sembra una bestemmia, ma è così, Tex si fa giuggiolare per tutta la storia). Bocciate due su dieci, il 20%. Dell'altro 80% il giudizio va dal sufficiente stiracchiato all'ottimo. E ti assicuro che sul totale di... 800? albi vari che ho letto, i bocciati saranno almeno il 30-35%, perciò finora è andato di lusso. Mi è stato chiesto, in tre o quattro mesi che sono qui, già due volte del perchè leggo Tex. Bene, è per quel 15-20% di storie ottime o ottimissime, che mi fanno ricordare quando ero davvero piccolo e leggevo gli albi a strisce del papà e mi facevano impazzire tutti, compresi quelli che adesso, con l'idiozia dell'età, giudico malissimo (e qui si parla di GLB). Poi c'è Zeke Colter, che è l'argomento del thread e mi scuso per l'Off Topic. Una storia bellissima, tra le pochissime di Tex che giudico quasi poetiche, e questo grazie ai due personaggi incredibili di Zeke e Anatra Zoppa, quest'ultima meravigliosa perchè completamente atipica nelle storie del fumetto interplanetario, o almeno nei limiti che conosco io. Il rapporto che c'è tra i due vecchi è descritto in una maniera eccezionale, l'affetto emana da ogni parola che il trapper dice rivolto a lei e in ogni gesto che lei fa per lui, non so se mi spiego. E poi l'amore che Zeke ha per la sua vita trascorsa, per la sua vita da trapper, per le montagne, gli animali che ha cacciato per una vita e che poi ha smesso di fare per ringraziarli dell'aiuto che gli hanno dato. Persino una cosa apparentemente assurda e fantasiosa come la sua fuga nella tana di castoro è perfettamente plausibile. Ho visto dei castori in Arizona e sono dei bei bei maialotti, non dubito che un'ometto possa entrare da dove entrano loro. I Piedi Neri nello Yellowstone? Credo che l'autore si riferisca all'area del parco, nel Wyoming. Si trova un po' a Sud del loro territorio, ma non tanto, quindi una banda di razziatori o cacciatori si poteva trovare lì tranquillamente. E sono anche mostrati piuttosto bene. E Tex? Condivido chi ha parlato bene dell'iniziale scena del discorso che il ranger fa rivolto al cavallo, molto bello. Una cosa del genere Tex la fa anche all'inizio di Massacro, ma lì più che altro parlava tra sè pensando alle tracce da seguire, qui si scusa proprio con il cavallo per la strada infame. E poi dorme con un occhio solo (provo a chiudere un occhio, dice) e sente subito che arriva qualcuno ed è pronto con la pistola, altro che ronfare in mutande. Bellissime e divertenti poi le scene nella capanna del trapper, la sua gentilezza con Anatra Zoppa e la pacata insistenza con Zeke affinchè gli racconti dell'oro. E qui è grandioso come il vecchio è descritto, la sua senilità che avanza al galoppo, i sui perdersi nella memoria, i suoi ritorni alla realtà e subito di nuovo tra le nuvole dei ricordi. Eccezionale. Tex trova persino il tempo di farsi uccellare dai nemici, nel senso che è convinto di avere a che fare con quattro gatti e poi scopre che sono molti di più. Non è uno scandalo che qualcosa non vada come pensa lui, mica è una regola questa. Ma questo è il modo giusto di mostrarlo. E anche come esce dai guai è splendido. Chi avrebbe da dire qualcosa se lui esce dalla porta con pistola e fucile e li fa secchi tutti sette o otto, buttandosi qua e di là, sfiorando pallottole colpendo con precisione a ogni colpo? Lo avrà fatto cento volte. E invece studia una via di fuga, cerca di battere i nemici con l'astuzia più che con la forza, e alla fine non fa neanche una strage completa. Una storia stupenda, non mi piace quell'altra parola che tanti usano molto spesso, abusandone persino. Sono stato abbastanza critico e disfattista? Ti basti sapere che l'ultimo dei raduni di cacciatori di pellicce di cui parla Zeke è avvenuto nel 1848 o 49, se non sbaglio, perciò se metti vent'anni di distanza la storia si svolge non prima del 1868. Ma tutto ciò è opinabile, ripeto. E questo significherebbe che Tex cacciava castori a dieci anni.
    1 point
  4. Manfredi ? Ottimo quando non è addirittura irritante, quando non è anti-texiano a 360 °, quando non scambia le pagine di un western ottocentesco per le pagine dell'Unità firmandosi Gretina Thunberg.
    0 points
  5. Avevo postato questo commento come risposta ad un post nel thread su "fra due bandiere", ma ripensandoci, sta meglio qui: ------------------------------ Temo che anni di nizzate mi abbiano rovinato "fuga da Anderville". All'epoca mi era piaciuta molto, ma l'ho riguardata ultimamente... quel finale, con Tex che strilla, impotente e inutile, all'epoca mi era parso drammatico, perchè era una cosa inconsueta, il fatto che fosse un Tex così irriconoscibile e sconfitto dava maggior forza alla scena. Ma a rileggerlo oggi.. ci rivedo il tex imbelle di mille nizzate... ne rovescia totalmente la percezione: se quella è un evenienza rara dà drammaticità. Se è una cosa che capita in tante storie... beh, diventa ridicola, e insopportabile. Mi ha fatto riflettere su quante volte, anche all'inizio, prima della sua crisi, Nizzi ha usato "Tex che viene gabbato, e ci pensa qualcos'altro - la fortuna o il destino - a fare giustizia" come "colpo di scena", come cosa che rendeva particolare e memorabile una storia (anche ne "I delitti del Lago Ghiacciato" per esempio). E come era diversa la reazione del pubblico (e anche la mia) allora. Per quante frottole si dicano oggi sull'argomento, il pubblico Texiano all'epoca era apertissimo anche a storie dove Tex veniva ingannato, o prendeva botte in testa. Sono stati anni e anni di vedere ripetute queste cose in maniera insopportabile a cambiare tutto questo. Fino al punto che adesso, rileggendo le vecchie storie di Nizzi che utilizzano questi elementi, provo solo fastidio. Non penso rileggerò altre storie di Nizzi dell'epoca, preferisco serbarne un buon ricordo.
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