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TWF - Tex Willer Forum

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Mostrando i contenuti con la più alta reputazione il 09/05/2020 in tutte le sezioni

  1. Sono sicuro di aver già espresso questo concetto che può sembrare strano e sicuramente poco tecnico. Uno scrittore può essere bravissimo ma trovarsi in difficoltà dentro un universo che non ha contribuito a creare (tanto di cappello a chi ci è riuscito) Se invece si trova a costringere il protagonista a non essere più se stesso per portare avanti ciò che si è prefissato difficilmente realizzerà una bella storia. Chi riesce a entrare in sintonia con i personaggi, avrà un grande privilegio: loro stessi gli suggeriranno l'azione e i dialoghi!
    2 points
  2. Mi è appena tornata in mente una cosa che avevo sentito anni fa, forse durante un qualche incontro con gli autori a qualche mostra., credo, più o meno tre anni fa o giù di lì: Nizzi doveva scrivere un Color ma la storia gli stava venendo di più di 160 pagine e così, di sua sponte l'allungò a 220 pagine adattando la sceneggiatura alla divisione in due albi. E se fosse proprio questa storia? E se le lungaggini che rimarchi fossero state aggiunte non solo per arrivare alle canoniche 220 pagine ma anche perché si arrivasse a pag. 114 del primo albo prprio in quel punto della storia? La tua ipotesi non sarebbe campata in aria. Dopo aver letto il secondo albo, direi che ne sono sempre più convinto. Visto che non ho prove di quanto dico, diciamo che è un "film", che mi faccio nella mia testa, una fiction, insomma, fatta con attori immaginari che interpretano Nizzi, Boselli, etc che fanno cose che immagino nella mia fantasia, senza alcuna attinenza (se non puramente casuale) con la realtà Il Nizzi che mi immagino nella mia testa sta scrivendo un Color, di 160 pagine, ma gli sta venendo troppo lungo. E si vede dal finale concitato, si era preso troppo "spazio" per i siparietti e i "Bang! Bang! Ahhh!" con cui aveva riempito pagine e pagine, ma forse non abituato a quella lunghezza "intermedia", non ce la fa a chiudere, anche "tagliando via" nel finale (lo sgherro che assurdamente spara ad un testimone davanti a tutti per poi farsi inseguire fino al suo capo non ha alcun senso, ma fa arrivare dritti al finale in poche pagine). Se la storia scritta da questo Nizzi immaginario partisse proprio a pagina 46 del primo albo, sarebbero 179 pagine invece di 160, ma la pagina finale del primo e quella iniziale del secondo sono la stessa pagina con una striscia (muta) di raccordo, quindi 178, e poi ci sono pagine "sospette" che sono chiari allungamenti del brodo che potrebbero essere state inserite dopo, come quella dei pards che in silenzio passano una pagina a salire delle scale.. Anche le pagine 72 e 73 del secondo albo potrebbero essere state aggiunte dopo (notare che lo sgherro NON fa quello che gli viene ordinato in quelle pagine, e la storia funziona meglio se fosse al porto per caso). Nel mio film immaginario quando dà quell'accelerazione finale, Nizzi sperava ancora di stare dentro le 160 pagine. E in questa storia per il Color (il cui soggetto è stato approvato dal Boselli immaginario del mio film mentale), NON CI SONO NIZZATE. Tex non fa figure ridicole, i pards non sembrano rimbambiti, ho diverse remore comunque sulla storia che non è priva di difetti, ma è MOLTO più accettabile. Non solo: fila anche tutto meglio, anche dal punto di vista della semplice logica dei personaggi e del ritmo! Sarebbe stata una storia adrenalica piena di sparatorie (come quella precedente di Nizzi, anche in questa dopo mi sa che conto i morti, sta davvero abusando dei "bang bang aaahhh!"), tutta con lo stesso ritmo senza una parte iniziale tanto lenta che ci sono solo spiegoni e patatine per 50 pagine. Comunque, il Nizzi del mio film mentale pur tagliando più che può sul finale, si rende conto che non se la può fare, la storia gli viene troppo lunga, e allora, la allunga per portarla a due albi. Notare che probabilmente non sta a chiedere a nessuno l'approvazione per il soggetto di quelle pagine, sono pagine di allungamento del brodo, no? Il soggetto è già approvato, presenta i pards come tosti, duri e capaci, senza ridicolizzarli, cosa vuoi che cambi inserire qualche pagina in più? Ecco, il Nizzi del mio film immaginario non è che l'abbia fatto apposta, ma magari, mentre il soggetto si era sforzato di farlo seguendo le attuali direttive sul non ridicolizzare Tex, le pagine aggiuntive le ha fatte "in scioltezza", come gli venivano, senza pensarci troppo, ha messo una serie di scenette in cui tratteggia Carson come un vecchio rincitrullito ma tanto tanto ad alcuni lettori piace, ha aggiunto diversi spiegoni superflui, che servono sempre, nessun problema, no? E probabilmente non si è reso conto che le stesse identiche azioni (andare a dormire senza nessuno di guardia, andare in giro disarmati e in mutande, etc.) che prima nella versione originale della storia erano comprensibili, con Tex e pards che non avevano motivo per sospettare nulla, diventano invece scempiaggini da rincitrulliti se ci aggiunge un preludio in cui il solito origlione fa sapere a Gros-Jean che proprio in quel viaggio ci sarà un attentato e lui chiama APPOSTA Tex e gli altri, facendogli fare migliaia di chilometri per proteggere il battello... e poi quando arrivano, dopo aver fatto migliaia di chilometri per prevenire un attentato che SANNO che avverrà... vanno tutti e cinque a dormire! Quando i curatori immaginari della mia redazione immaginaria leggono le tavole disegnate e letterate e si rendono conto del pastrocchio, è troppo tardi, rimuovere tutti gli spiegoni vorrebbe dire ridisegnare un sacco di tavole. Fanno quello che possono, chiaramente almeno una vignetta è stata sostituita (la testa di Tex presa dalla pagina successiva con il balloon-pensiero che cerca di mitigare la figuraccia), probabilmente ci sono altre piccole modifiche a testi e disegni, fanno quello che possono ma più di tanto a quel punto non si può fare senza far ridisegnare decine di tavole. Spero che i miei redattori immaginari abbiano capito che a Nizzi, ormai, bisogna verificare anche le tavole aggiuntive, non lo farà apposta ma la capacità che ha il mio Nizzi immaginario di rendere Tex ridicolo aggiungendo anche poche pagine o persino poche righe di testo, ha del prodigioso. Che ve ne pare della mia storia immaginaria? Ne ho di fantasia, eh? Per fortuna che nella realtà certe cose non possono essere successe!
    1 point
  3. Anch'io non ho ben chiaro cosa intenda Diablorojo, quindi questo è un discorso generale, su tante discussioni che ho letto negli anni in vari forum. È un esperienza abbastanza comune: posti qualcosa su Tex, o su qualunque altro personaggio che non sia "moderno" secondo RIGIDISSIMI canoni di "modernità" (altro che i famosi "paletti"... a seconda dei periodi, tutti dovevano scrivere come Berardi, o come Frank Miller... e il problema è che davvero tanti, troppi, lo facevano...) e saltava sempre su qualcuno a dire "ma cosa leggi quei fumetti vecchi, dovrebbero rinnovarlo, farlo come <inserire nome di fumetto alla moda del momento>", con casi davvero esilaranti di gente CONVINTISSIMA che Tex in formato Manga venderebbe molto di più (la maggior parte dei manga vende poche migliaia di copie, molto sotto la soglia di sopravvivenza per un fumetto Bonelli, campano perchè comprare diritti costa un centesimo di quanto costi produrre fumetti nuovi) Quindi la "modernità"... è fare tutti fumetti uguali? Tutti fumetti-fotocopia, seguendo l'ultima moda del fumetto? (in questo caso Magico Vento è un po' superato, troppo anni 90...) Credo che dietro al paravento della MODERNITÀ ci sia nascosto spesso la vecchia ossessione dell'OMOGENEITÀ. Volere che tutti facciano la stessa cosa (cambiandola ogni volta che cambia la moda). Non è una cosa così fuori dal mondo, vedi i fumetti Marvel per esempio, sono praticamente così (oggi): in un dato momento sono tutti o quasi in stile McFarlane, poi cambia la moda e pochi anni dopo sono tutti o quasi nello stile ddi un autore più recente. Immaginatevi di applicare lo stesso criterio ai fumetti Bonelli. Ma non seguendo le idee balzane di qualcuno in un forum, ma seguendo criteri pratici, di mercato. Cosa vende più di tutto? Tex. Allora vuol dire che i lettori vogliono Tex... ...e quindi bisognerebbe fare Magico Vento, Zagor, Dragonero, etc nello stile di Tex. Anche una volta, Il Comandante Mark avrebbe dovuto essere nello stile di Tex, no? No. Io non andrei mai in un supermercato dove vendono un prodotto solo. Perchè dovrei volere un Tex come Magico Vento, se ho già Magico Vento? Per avere una cosa sola invece di averne due? No grazie, io preferisco avere la scelta fra fumetti DIVERSI.
    1 point
  4. Tex ha bisogno imperativamente di autori che si mettano al suo servizio, non di autori primedonne, ne di stilemmi che hanno fatto la fortuna (relativa) di altre serie. Sembra riduttivo, ma l'ultimo Tex in edicola, con le sue bistecche e patate, assolve ai suoi obblighi molto di più di quanto possa fare qualsiasi altra, magari arzigogolata, storia scritta da pur bravissimi autori che come Manfredi non resistono all'idea di lasciare la loro impronta in una serie che dovrebbe incutere loro tutto il rispetto e il tatto di questo mondo. Sarò un lettore "rigido", metti "tradizionalista", ma seguo Tex da quarant'anni. I lettori di Magico Vento e Ken Parker non hanno resistito dieci, quindici.
    1 point
  5. Letto l'intera storia tra mattina e pomeriggio, ciò che mi ha consentito indubbiamente di apprezzarla ancora di più. La migliore storia scritta da Nizzi negli ultimi vent'anni, forse è prematuro parlare di rinascimento nizziano ma sicuramente un grosso passo in più rispetto alla precedente storia scritta per Filippucci. Dire che nella prima parte del primo albo ho gradito poco lo spiegone riepilogativo sul padre di Corbeau (decisamente male impostate le prime cinque o sei tavole), ma il resto è scritto con classe, con ampia dose di ironia che mi ha strappato a più riprese delle risate, quattro pards in grande spolvero accompagnati da Gros Jean che per una volta non sta a guardare. In particolare ho gradito i soliti bisticci di parole tra Carson e quest'ultimo, la rievocazione dei suoi amori con Tenera Betulla, più in genrale il paesaggio canadese fluviale che conserva intatto il suo fascino. Nemici anche rognosi, ma di cui i nostri vengono a capo in maniera anche non banale, come per esempio quando inscenano la commedia per attirare nella loro cabina uno dei sequestratori che non ha la minima idea del vespaio nel quale va a infilarsi. Nizzi si è divertito a scrivere questa storia, che conserva tutta la sua freschezza, e io da lettore mi sono divertito molto a leggerla. Disegni di Mastantuono promossi, hanno illustrato alla perfezione questa storia.
    1 point
  6. Ma l' ho già raccontato nel topic sugli auguri a Nizzi per i suoi Ottanta anni...ci siamo soffermati a parlare su Zaniboni e su questo Texone ad Albissola comics due anni fa,visto che gli dissi che ero un fan di Zaniboni e un suo concittadino...mi ha raccontato un aneddoto commovente su Zaniboni ma preferisco non divulgarlo perché riguardava la sua vita privata.posso però affermare che Nizzi si commosse per davvero parlandone e ciò che mi colpì fu il fatto che cambiò davvero atteggiamento.prima era ironico e tagliente,uno spasso...battuta pronta e fulminea, simpatico e mai banale. poi,dopo aver parlato di Zaniboni divenne più malinconico e taciturno e si chiuse più in sé stesso...la cosa mi colpì.
    1 point
  7. Qualche anno fa, per il Tex Magazine, scrissi un dettagliato articolo sulla nascita e la storia dei Texoni (fino a quello di Rotundo).Il progetto Texone nasce dalla concomitanza di due o tre fattori: a) le tavole di Buzzelli che giacevano nel cassetto della scrivania da tre anni senza possibilità di poterle utilizzare per la serie regolare; b) i festeggiamenti per i primi quarant'anni di Tex; c) il travolgente successo del Texone appena pubblicato ( 50000 copie spazzate via dalle edicole in un attimo; la necessità di ristamparlo un'altra volta (altre 100000 copie volatilizzate in un baleno) e quindi il doverlo ristampare nel giro di poche settimane una terza volta (altre 100000 copie) che furono appena sufficienti; d) il desiderio non certo inconfessato di Sergio Bonerlli di arruolare nello staff di Tex i grandi nomi del comicdom europeo e sudamericano (ma badate bene era dagli anni '60 che ci provava senza successo). Nell'estate 1988, quando appare chiaro che l'idea di pubblicare una collana di Giganti con disegni di artisti ospiti è vincente, cioè solo di fronte a queste vendite imponenti, matura realmente questa certezza (se Buzzelli avesse fallito la prova edicola, picche che avremmo avuto altri Texoni). Sergio e Canzio hanno un bel problema! Quale texone pubblicare l'anno dopo nel 1989 visto che non ce n'è nemmeno uno in lavorazione ? Niente infatti era stato programmato a livello di serializzazione della nuova collana. Sergio e Decio hanno per fortuna l'asso nella manica: c'è Alberto Giolitti che da qualche anno sta lavorando su una storia della serie regolare sceneggiata da Nizzi e che dovrebbe estendersi su circa tre albi. Giolitti è il nome giusto: artista di fama internazionale, al suo debutto su Tex (o quasi), il suo Tex ha fattezzze da "Texone", le pagine saranno sicuramente pronte per l'estate 1989. Tombola! Decio chiama subito Claudio Nizzi che si trova al mare ( siamo ancora nell' estate 1988, come vi dicevo ): "Claudio puoi ridurre la lunghezza della storia di Giolitti alle canoniche 224 pagine del Texone ?" Nizzi risponde: "Peste! dovrò dargli una bella sforbiciata, ma ci provo!". Il problema, se ce n'era uno, era proprio dato dal fatto che la storia di Nizzi non potesse adattarsi al nuovo formato proprio per la sua lunghezza. Nizzi la risolve facendo rientrare la sua sceneggiatura in 226 pagine, cioè appena due in più di quella di Buzzelli. Se per il 1989 il problema è risolto, nell'autunno 1988 si pone il problema del Texone del 1990, il terzo. Questa volta non c'è una storia "alla Giolitti" che potrebbe andare bene anche per il Texone. E' vero che Sergio si è dato da fare arruolando a novembre un celebre nome del panoma fumettistico italiano, parliamo di Magnus, ma è vero che il suo Texone (il primo che nasce in effetti programmato per la nuova serie) non sarà ottimisticamente pronto prima del 1992. E su Magnus, in redazione, sono in molti a nutrire dei dubbi e già si scommette che non andrà oltre le 50 tavole. Un numero imprecisato di artisti di fama internazionale, nel frattempo, hanno declinato le offerte di Sergio: troppi impegni, troppo gravose le 224 pagine da disegnare. Insomma c'è tanto entusiasmo in via Buonarroti, ma in quegli ultimi mesi dell'anno (1988) non si sa proprio che pesci prendere. Davanti ai tanti no, si fa avanti l'idea di far realizzare un albo speciale a Galleppini. Per una serie di motivi: a) E' il papà di Tex e il suo sarà, nella nuova serie, un numero speciale, un omaggio; b) Galleppini si è fatto avanti lui stesso: è smanioso di provare il nuovo formato gigante; c) E' forse l'unico all'interno dello staff capace di disegnare 224 pagine nell'arco di circa un anno e mezzo. Il problema del Texone del 1990, siamo nei primi mesi dell''anno 1989 è, si può dire, risolto: ai lettori farà piacere ritrovare il classico tratto di Galep anche nella nuova collana. Ma in redazione si è sempre di corsa, più indaffarati che mai. Se infatti, come detto, Sergio punta su Magnus, è vero che il suo Texone resta programmato solo per il 1992. Che fare dunque per il giugno 1991 ? Sergio si guarda da una parte e dall'altra e non vede nessuno disposto ad accettare l'incombenza delle 224 tavole del fumetto più popolare d'Italia. I mesi passano lentamente senza che realmente si affacci una possibilità concreta e si comincia a disperare (servono almeno due anni per disegnarlo!). Arriviamo così al maggio 1989. Con Zaniboni, storica firma di Diabolik, Sergio ci aveva INUTILMENTE già provato nel lontano 1977. Ma sono passati più di dieci anni, l'artista si trova libero, ha appena cambiato casa e ora si trova a vivere vicino a un maneggio di cavalli ( i cavalli, come già anche Magnus, sono il suo punto debole). "Ma dai, dice Sergio, ti faccio scrivere da Nizzi una storia cittadina, senza o con pochi cavalli". Il nome di Nizzi è un altro motivo per tentare Zaniboni, che con lui ha già lavorato più di dieci anni prima sulle pagine del Giornalino. Il Texone di Zaniboni parte dunque in extremis quell'estate: c'è il problema dei tempi stretti (e dagli!) ma lui ha trovato un sistema: disegna solo le matite molto ben definite e inchiostra gli spazi neri direttamente sulle fotocopie, ciò che gli permette di velocizzare sensibilmente i tempi. Il suo Texone sarà ifatti pubblicato senza patemi nel giugno 1991, due anni dopo. Pensate che le preoccupazioni di Sergio siano finite e che il Texone abbia superato le difficoltà iniziali? Se la risposta è si, state sbagliando e di molto anche. Magnus, ah Magnus, croce e delizia, si è trasferito nell'eremo di Castel del Rio e sta disegnando lentamente le sue prime tavole del suo Tex con uno stile unico e grandioso. Sergio guarda sconsolato il mobile in cui sono accatastate le tavole già pronte ricevute dai vari disegnatori e capisce che Magnus non ce la farà mai ( se mai ce la farà) a terminare per il giugno 1992. Prende il telefono e gli chiede di rinunciare a tutte le preziosità del suo stile, in redazione non possono permettersi il capolavoro se questo non è consegnato nei tempi. Magnus risponde picche. Sergio si arrabbia. Alla fine, con gli anni che passeranno inesorabili tanto da far mettere questo texone fuori dalla scaletta, i due litigheranno anche seriamente per riappacificarsi solo qualche anno prima della pubblicazione. Sergio ha di nuovo il problema del texone 1992, esattamente come ce l'aveva del texone 1991. Come diavolo trovare un nuovo Zaniboni disponibile ? Siamo nell'estate (o autunno) del 1989, l'editore è in vacanza in Francia a Parigi, dove vive un certo Victor De La Fuente. Inutile dire che una proposta, una decina di anni prima, Sergio l'aveva fatta inutilmente anche a lui. Questa volta però, complice anche la cordiale atmosfera di un ristorantino sulla Senna e una buona bottiglia di Beaujolais, l'artista spagnolo cede alle richieste e dice di si! Sergio gli ha mostrato qualche soggetto e lui ne ha scelto uno prettamente western con le calde atmosfere del sud-ovest ma - qui possiamo farci una risata - l'editore gi impone di finirlo in tempi strettissimi, marchiato a fuoco, forse, dalla sua recente esperienza con Magnus e temendo una certa inaffidabilità nell' artista spagnolo che vive all'estero ed è fuori dal suo diretto controllo. Ha bisogno di tempi certi, Sergio, non possiamo dargli torto, altrimenti non riuscirà a garantire l'uscita in edicola per il Texone del 1992. De la Fuente, contro tutte le previsioni, porta a Milano le ultime tavole di "Fiamme sull'Arizona" nel mese di luglio 1991, cioè esattamente un anno prima della sua pubblicazione (diffida delle poste e teme che le tavole vadano perdute, per questo si è sobbarcato periodici viaggi nel nord Italia). L'artista si lamenta però moltissimo proprio per i tempi strettissimi, che non gli hanno permesso di curare la sua opera nei minimi dettagli. Sergio è contento lo stesso e lo premia assumendolo in pianta stabile sulla serie regolare! Il problema opposto presenta invece Victor Hugo Arias. Qui non posso essere preciso con i tempi, però diciamo che la fine del 1989 o il 1990, dovrebbe essere la collocazione ideale per situare il suo reclutamento per il Texone. Nizzi ha pronta per lui una sceneggiatura (che non leggeremo mai) con una classica storia western, il disegnatore argentino ha iniziato a lavorarci, il suo texone dovrebbe essere il settimo o l'ottavo, programmato per il 1993 o il 1994 (c'è infatti, nel corso del 1990, anche il reclutamento di Carlo Raffaele Marcello, appena ritornato dalla Francia), ma le prime tavole sono bocciate per insufficienza artistica (temiamo un caso Lito Fernandez ante litteram). Sergio, in questo caso è inflessibile, la storia gli è subito ritirata e tutti se ne dimenticano, persino Nizzi, che usera solo alcuni anni dopo alcune scene per la sua "Topeka". Quello che viene dopo, chi non l'ha ancora fatto, può leggerlo nella pagine del 14° numero della nostra rivista. Per quanto mi riguarda, spero con queste righe di avervi dato una piena idea su quellla che fu l'avventurosa nascita di questa collana. Oggi si può differire il Texone di Villa di quattro mesi, pensate voi, come sono cambiati i tempi!
    1 point
  8. Potremmo deludere entrambe le categorie mostrando per 219 pagine un tavolo imbandito di bistecche e patatine, senza dialogo né azione, ma con continuo cambio di inquadratura, e nell'ultima pagina Tex e Carson che arrivano e le mangiano. Sarebbe meraviglioso, non trovate?
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