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TWF - Tex Willer Forum

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    Grande Tex

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Contenuto popolare

Mostrando i contenuti con la più alta reputazione il 16/05/2020 in tutte le sezioni

  1. Storia che rimane a mio modesto parere una pietra miliare delle avventure nel Grande Nord di Tex. Ci sono sicuramente dei piccoli errori, dovuti in larga misura alla lunghezza della storia.ma la bravura di Nizzi sta sicuramente nel gestire la trama con maestria,espandendola a paesaggi cittadini, rurali, lacustri...e poi, vogliamo mettere l avventurosa attraversata della baia di Hudson, con i guardacoste beffati?un trama fatta di tradimenti, sparatorie,colpi di scena e riabilitazione finale di Jim di fronte a un reggimento di Mounties schierato sulla piazza d'Armi!!! Nizzi è molto bravo a gestire trame con a base congiure militari/politiche,sa il fatto suo e difficilmente prende cantonate a queste latitudini... Se si nota, molte trame di Nizzi ambientate nel grande Nord hanno tra i protagonisti un marinaio farabutto al servizio di Tex.l avventura di Barbanera che di snoda fino in Canada,Tanakis in "le rapide del Red River" e Larouffe in questo episodio...Larouffe è un brigante che alla fine si rassegna alla perdita della sua ciurma per mettersi al servizio di Tex dietro pagamento.mano a mano viene conquistato anche dal carisma del Nostro,diventando un ingranaggio fondamentale della storia e il "grimaldello"con cui in almeno due occasioni i Nostri riescono a smantellare le trappole e a beffare i propri inseguitori.Fa un po' impressione vedere che Tex si scontra contro praticamente tutte le forze dell'ordine canadesi (guardie carcerarie,guardiacoste, poliziotti) eccetto i Mounties! Nizzi tiene la Mounted Police in una sorta di "limbo",fatto sta che le Giubbe Rosse si vedono solo a inizio e fine storia.dalla polvere in cui viene gettato Jim all' altare della sua apoteosi.
    1 point
  2. Infatti, rileggendo gli albi di quel periodo ho notato anch'io la strana altalena qualitativa di Nizzi. La crisi artistica era latente e palese, con esiti a volte al limite del pubblicabile, ma in qualche caso tirava fuori un insospettabile colpo di coda con rari episodi decenti. Proprio ieri, in un mio recente commento, ho ipotizzato come possibile spiegazione di questo strano aspetto, che alcuni spunti di soggetto permettessero all'autore di ritrovare quel barlume di "divertimento creativo" smarrito da tempo. Pochi sprazzi di luce nelle tenebre di una pesante involuzione creativa. Chiudo, quotando in pieno il tuo giudizio su "I territori del Nordovest", poichè la reputo da sempre un lucente gioiellino boselliano.
    1 point
  3. Quoto tutto. Oggi, dopo essermi fatto il bagno stamattina nelle Rapide del Red River, ho voluto fare, già che ero da queste parti, una gita lacustre sull'Athabaska Lake. Ciò che mi ha più impressionato è che questa lunga storia (ben 4 albi!) venga poco dopo I Fratelli Donegan: cioè dopo un picco così basso Nizzi poté riscattarsi con un'avventura delle sue. Non c'è da esagerare: questa è soprattutto una storia di mestiere, con poca ispirazione, ma mestiere ce n'è talmente tanto da doversi proprio togliere il cappello in segno di omaggio. C'è poco da fare: nel grande Nord, Nizzi si è sempre divertito e di conseguenza ha fatto divertire noi lettori. Penso che continuerò con altre storie nordiche, anche se le conosco e le ricordo tutte piuttosto bene. Per me, Nizzi ha dato un robusto contributo nel proporre questo tipo di storie, anche se alla fine è toccato a Boselli scrivere quella che io reputo la migliore tra esse, con I Territori del Nordovest, che personalmente preferisco anche a Sulle piste del Nord. Curiosamente, secondo me Boselli ha scritto anche la più brutta di esse, sono indeciso per la verità tra Winnipeg e Alaska, quasi che volesse racchiudere, con i due estremi, il meglio e il peggio di un contenitore gravido di suggestioni qual è quello del grande Nord nella saga texiana. Boselli per me ha sbagliato pochissimi colpi nella sua lunga carriera, e tutti noi texiani dobbiamo essergli grati, tra le tante altre cose, per quell'autentico gioiello rappresentato dal suo primo maxi con grandi protagonisti Jim Brandon e Red Duck, ma poi il Nord non gli ha portato troppa fortuna, mentre Nizzi, a queste latitudini, anche nei momenti più bui ha sempre mantenuto un rendimento più che sufficiente, come conferma anche la storia attualmente in edicola La Rupe del Diavolo.
    1 point
  4. Ricordo il dubbio pesante fin dalla prima pagina: seguire lo sviluppo della storia o lasciar perdere i fumetti, incantato dai disegni? Sembra un assurdo, ma fu un disequilibrio reale risolto con un faticoso compromesso fra il divorare tutto e invece centellinarlo. Salvo poi mirare e ammiro, leggere e rileggere, un'infinità di volte in quasi 25 anni dall'edizione del capolavoro. Ho avuto anche la fortuna di essere amico di Giovanni Romanini, che ha aggiunto molti altri particolari alla gestazione di questo capolavoro, proprio partendo dal disegno dei cavalli - ostico a Magnus perché tendeva a realizzarli in maniera caricaturale - per finire alla sofferenza concreta del maestro bolognese che sapeva che quell'ultimo lavoro sarebbe stato l'ultimo e che sarebbe stato un capolavoro.
    1 point
  5. Può darsi che l’episodio fiume ambientato nelle amate lande canadesi, sia davvero il “canto del cigno” di Nizzi sulla saga. Da lì al suo primo congedo, storie di pari livello non ne compose più e del suo recente ritorno, ancora è troppo prematuro prevedere se il vecchio sceneggiatore potrà nuovamente avvicinarsi a una tale cifra qualitativa. Di certo “Athabasca Lake” non tiene il confronto con “Le rapide del Red River” uno dei fiori all’occhiello nel curriculum dell’autore, ma rimane comunque una più che discreta prova, concepita peraltro in un momento molto difficile dal punto di vista prettamente artistico. Dopo tanti anni fu pubblicata una vera maratona narrativa su quattro albi, ma l’ottimo soggetto e una degna sceneggiatura (non esente da lievi pecche, ma in fondo veniali) garantirono una piacevole lettura. Molto bello l’incipit, con l’ingiusta degradazione di Jim Brandon per un presunto tradimento, inventato ad hoc per toglierlo di mezzo e non intralciare una congiura di alto rango. L’arrivo dei nostri in Canada, sarà costellato da un agguato dietro l’alto; scene piacevoli ma che sanno un po’ di revival con situazioni simili del passato. Pian piano che si macinano le numerose tavole, la storia entra nel vivo, con il congiungersi di Tex e pards con Jim e “l’odissea canadese” per laghi e fiumi necessaria per l’arrivo a Ottawa, meta in cui poter smascherare i pezzi grossi alle redini della congiura e dimostrare l’innocenza del colonnello. Molto avvincente il trucchetto dell’equipaggio adottato sul lago e l’elusione dei controlli grazie al doppiofondo della barca dell’amico di Larouche. Proprio il predone fluviale convertito, rappresenta un bel personaggio, molto simpatico e funzionale nell’economia della storia. E’ vero che salta troppo presto la barricata per soldi, ma alla fine si rivela prezioso grazie ai suoi consigli e la folta schiera di amici (forse anche troppi!) che nei momenti cardine del piano aiutano moltissimo i nostri. Di contraltare alcuni avversari non vengono sfruttati e caratterizzati come si deve (vedi Larkin, attivissimo nel primo albo e poi ridotto a un fardello da trasportare su e giù per la regione) e anche Grossjean si riduce a una comparsa. Tex, Carson e Jim agiscono bene, un po’ defilati ma utili Kit e Tiger, il navajo per proferire la prima parola bisogna attendere quasi 70 pagine all’inizio. Il finale meritava più spazio e appare alquanto veloce, ma tutto sommato non inficia la prova. Ho solo trovato la soffiata del sergente Ross un po’ forzata per rivitalizzare la trama nella fase finale: che l’individuo per soldi spifferi ai villain i piani dei nostri è plausibile, ma che Tex e soci lo lascino libero di farlo dopo averglieli fatti conoscere è un’ingenuità colossale. I disegni di Fusco, giunto, mi pare, alla sua ultima prova sulla saga prima del pensionamento, si mantengono efficaci e confermano la sua grande dimestichezza negli scenari nordici della serie. Ovviamente il fisiologico calo grafico è palese ma l’esito finale è comunque di degna fattura, e conferma il grande professionismo dell’indimenticato artista ligure. Il mio voto finale è 8
    1 point
  6. Io non direi: è ovvio che quello di Tex è solo un bluff e in quel momento era l' unica cosa che poteva fare
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  7. La prima regola dei seguiti e dei ritorni, nel fumetto come nel cinema, è che ripetersi sugli stessi standard della prima volta è sempre difficile, specialmente se si ricorre a clichè già utilizzati e che quindi non entusiasmano come in precedenza. Da questo punto di vista, Nizzi è stato molto intelligente nel sostituire il teatro dello scontro (anzichè le montagne del Colorado, una metropoli come New Orleans) e, soprattutto, nel cambiare tipologia di avversari (anzichè cinesi e malesi, neri seguaci del voodoo). Ci può stare anche la ripetizione del modus operandi della Tigre Nera, in quanto viene palesato come il suo obiettivo fosse semplicemente quello di riprendere la propria attività criminale, e non quello di vendicarsi di Tex (poi è ovvio che, essendoseli ritrovati tra i piedi, abbia pensato di prendersi la rivincita). In sostanza, ne è scaturita una storia di tutto rispetto, anche se meno entusiasmante della precedente (ribadisco quanto detto all'inizio: ripetersi comporta sempre qualche difficoltà, e quasi mai il risultato è migliore o almeno uguale al primo lavoro).8,5 alla sceneggiatura, 9 ai disegni di Civitelli, davvero in grandissimo spolvero.
    1 point
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