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Mostrando i contenuti con la più alta reputazione il 18/05/2020 in tutte le sezioni

  1. lo fa per finta!!!!! vi ricordate la scena nella prima storia a San Francisco in cui Tex umilnente chuede scusa al bandito, ma poco dopo lo minaccia? poi sta' storia delle sparatorie: cosa c' e' che non va? io cerco sopratutto azione in Tex sono ripetitive? chi se ne importa, sono belle o preferisci forse una storia dell' ultimo Glb ( diciamo periodo uno spirco imbroglio) con Tex e i banditi che per tutta la storia fanno"sono andati di la" " allora noi di qua" " per seminare Tex faremo una scorciatoia" e poi sparatoria nelle ultime pagine? anche no grazie
    2 points
  2. Ti racconto un aneddoto. Un bandito della mia terra, tal Stochino, nome che ai più non dirà niente, con altri pastori sardi agli ordini di Emilio Lussu, sugli altopiani dove nella grande guerra si combatteva palmo a palmo contro gli austriaci, immagino per puro spirito di bravata o più semplicemente perché non tenevano in gran conto la loro pelle, di notte scavalcavano le trincee e silenziosi come gatti si recavano in territorio nemico, nelle trincee austriache, dove coglievano gli inermi nel sonno e gli tagliavano la gola con un coltello che è ancora in uso e che in sardo si chiama "leppa". Questo per dirti che c'è gente che non scappa, c'è gente a cui la morte non fa paura e che per vivere pensa si debba innanzitutto portare rispetto alla propria persona. E' una questione di mentalità, i sardi di quelle trinceee erano usi a compiere certe azioni sanguinarie e penso che per gli austriaci il terrore vero fosse in realtà quello psicologico di non poter dormire in pace se non il lungo sonno della morte. Quella guerra l'abbiamo vinta anche così. Non siamo molto lontani, mi piace pensarlo almeno, dallo spirito che animava quei selvaggi guerrieri che tu denigri.
    1 point
  3. Scusa, ma allora che bisogno hai di Nizzi? Basta che ti fai la fotocopia di un tot di pagine con sparatorie, e hai sparatorie quante ne vuoi senza cose fastidiose come dialoghi, intrecci, caratterizzazioni, strategie, cioè tutte quelle cose che in teoria dovrebbero fare la differenza fra metterci uno sceneggiatore o no...
    1 point
  4. scusa Diablero ma che problema c' e' se gli avversari sono carne da macello? io personalmente sono infastidito dalle varie scene di comvattimento tipo " andate sul fianco" " attacchiamo cosi'" smorzano la tensione preferisco le semplici sparatorie senza dialoghi e senza ordine tu mi dirai:" ma allora anche Faraci" no, perche' Faraci faceva solo azione, mentre Nizzi ha avuto la felice idea di bilanciare con il racconto dell' interessante vicenda dello zio ricco qualcuno si chiedeva a cosa servisse? ecco la risposta
    1 point
  5. Ti piaccia o meno, e non piace nemmeno a me, ti dirò, è una convenzione che dura da oltre settanta anni, come i marshal tradotti sceriffi. Ho fatto la stessa considerazione poi mi sono detto:provaci tu ad inventare un titolo mai usato prima dopo 713 albi.
    1 point
  6. super spoiler L’Odissea della “Belle Star” L’albo comincia con la quinta vignetta consecutiva in cui si vedono i Siksika sulle canoe all’inseguimento del piroscafo, poi fino a pagina 10 è un monotono susseguirsi di ‘io sparo tu ci resti secco e gli altri con te vanno a mollo’. Una bella signora, tranquillamente seduta sul letto di una camera d’albergo, chiede al suo compagno cosa sta succedendo e lui, guardando in strada dalla finestra, la informa pacato che tutto è finito e sono salvi. Mastantuono si è dimenticato che sono su una nave. Dancey il Guercio comincia a preoccuparsi, ma il buon capo siksika non si dà per vinto. Dopotutto ha perso solo una decina di guerrieri e si sa che gli indiani si fanno ammazzare fino all’ultimo uomo pur di dire ‘abbiamo vinto’. Nelle pagine successive i pards si improvvisano carpentieri di prim’ordine, chiodi e martello alla mano, per rinforzare il battello, mentre nei salotti interni i facoltosi viaggiatori pasteggiano tranquillamente. Mentre la Belle Star si insinua nelle paludi, a Coldfish c’è il quarto dei Jackson 5ive, del quale non ho scorto il nome. Si sa che il suo compito è evitare che i sospetti sulla scomparsa della Belle Star non ricadano su Jackson, come intende procedere (nel caso debba farlo) è un mistero. Non ho ben capito tutta questa segretezza nell’incontro con i due complici al bar. Nel frattempo, Tex si accorge che le ninfee del Saskatchewan vanno troppo di corsa (io manco sapevo che si muovessero) e infatti sotto spuntano due Siksika che lanciano dardi con la cerbottana, neanche fossero Tupì dell’Amazzonia. Altre pagine di io sparo tu muori moltiplicato per quattro o cinque pards e la conferma per bocca di Mascella Quadra Tex che quegli imbecilli si faranno ammazzare tutti. Il battello si incaglia e laddove non riescono i cavalli vapore si presume riescano i muscoli di una decina di energumeni, comandati da Gros Jean, in splendida forma dopo le lunghe dormite precedenti. Intanto, il capo dei Siksika fa sssttt ai suoi col dito sulla bocca, e vai con il lungo e silenzioso avvicinamento tra le canne, non tanto silenzioso però da sfuggire al fine orecchio di Tiger Jack (non si era svegliato quando il piroscafo aveva passeggiato sulle rapide, ma adesso è tornato in forma e udirebbe la scorreggia di un topo giù in cantina durante una telecronaca di Galeazzi). Nota a margine. Come sempre, il buon Tiger evoca il Grande Manito, dimenticandosi di essere un Navajo e non un Algonkino dei Grandi Laghi. Terzo atto di io sparo tu muori, undici Siksika al creatore e un solo sfigato marinaio colpito, mentre non si sprecano i sibili di pallottole a un centimetro dalla testa dei pards. Se gli avversari devono essere così schiappe, almeno fate vedere che non colpirebbero un elefante stando chiusi in una tenda, ma mancare sempre il bersaglio per un pelo di topa fa sembrare che lo facciano apposta, come Wes Studi in Geronimo. Corno Rosso non avrà lo scalpo di Tex perchè il giovane Pierre avverte il ranger della minaccia e ne segue una lotta sott’acqua con definitivo accoltellamento del capo siksika. Morto il capo, gli altri guerrieri si ritirano e Carson se ne esce con la battuta dell’albo: ‘Strano che abbiano abbandonato i loro morti’. E che dovevano fare? Stare lì a recuperare cadaveri mentre i pards li facevano secchi uno alla volta? Intanto ci lascia la pelle anche Dancey, freddato da Carson. Esaurita la minaccia indiana, la Belle Star riconquista senza altri intoppi il ramo principale del fiume e prosegue verso Edmonton, facendo prima tappa a Blowill per riparare i danni. Nel frattempo, a Coldfish, il quarto uomo di Jackson (che si chiama Chester) viene a sapere che il battello del biondino è ancora in giro e sente freddo ai piedi. Contatta i suoi complici e li istruisce sul da farsi. Da notare una pagina intera a colloquiare con il barista sulla qualità della birra scura irlandese, che fatica raggiungere 220 pagine. Tutto inutile, perchè la famosa vocina ha già sussurrato a Tex che i banditi faranno un’altra mossa e anche dove, grazie a Gros Jean che conosce bene il territorio. Dopo l’ennesima bella mangiata di bistecche (per fortuna ci hanno risparmiato la diretta), il giovane Kit e Tiger precederanno via terra il piroscafo, seguendo le indicazioni del meticcio per raggiungere le Silver Rocks e prevenire l’agguato. Alla fine, le preziose indicazioni sono: seguite il fiume. Bella scoperta. Chester sgnifica ‘fortezza’ ‘villaggio fortificato’ o ‘accampamento’ e ha origini latine adottate in Inghilterra dall’epoca della conquista romana. C’era un avamposto romano chiamato Ceastre, contrazione di Legacaestir, adattato da legionum castra (Accampamento della Legione). A Edmonton, Jackson è a colloquio con il quinto uomo, che ora capisco essere il comandante della nave ammiraglia della flotta. Non avendo chiara la situazione, l’armatore decide di assicurarsi una via di fuga nel caso che anche piano di Chester fallisse e incarica il capitano di assistere all’eventuale arrivo della Belle Star e avvisarlo se ne scenderà Travis in manette, in modo da scappare al più presto. Intanto, alle Silver Rocks, Chester e soci stanno minando con la dinamite un costone a strapiombo sul fiume. Il piano è semplice, fare crollare mezza montagna sul battello di Pierre, un’operazione che dura sei pagine. Kit e Tiger giungono nelle vicinanze e capiscono cosa sta succedendo ma il battello arriva sottole rocce prima di loro ed è Tex a sparare il primo colpo contro gli avversari dopo avere a sua volta capito cosa sta succedendo. Non solo lui e Carson hanno visto i tre pellegrini in cima alla scogliera (poco ci manca che agitassero i fazzoletti per farsi vedere) ma addirittura si accorgono anche della miccia che scende lungo il costone, la quale tra l’altro si libra del tutto innaturalmente nell’aria. I due pards a cavallo arrivano dopo e lo scontro a fuoco con il quale eliminano Chester e uno dei complici permette di ritardare l’accensione della miccia. Le rocce cadono proprio mentre il battello passa sotto ma naturalmente ne sfiorano solo la coda. Epilogo della storia. La Belle Star arriva a Edmonton, avvistata da un uomo della compagnia di Jackson che avverte il capitano, il quale, invece di correre da Jackson come ordinatogli, ha la bella idea di sparare a Travis per chiudergli la boccca. Tiger lo nota e scatta l’inseguimento dei pards. Il babbeo si fionda dritto da Jacksone lancia contro Tex i gorilla della ciurma. In questo modo, mentre Tex e i pards affrontano a pugni i marinai, il capitano avverte Jackson e insieme fugguno su una scialuppa. Tex e Carson abbandonano il ring e salgono sulla nave, scorgono la scialuppa con i fuggitivi e sparano per affondarla. Il capitano risponde al fuoco e Carson ne apprezza la bontà di tiro, ma ancora una volta i colpi dell’avversario non centrano il bersaglio neanche per errore. Tex fredda l’ufficiale che non serve alla causa e ordina ai suoi due galoppini Kit e Tiger di gettarsi a mollo e salvare Jackson che non sa nuotare. L’ultima pagina vede i pards a tavola per la quarta volta e il pessimo futuro di Carson che dovrà subirsi il lungo ritorno in treno fino in Arizona. A mio parere, l’unica cosa bella di questa storia sono le lunghe leve di Betullona Bella, e questo è tutto dire, dal momento che la scosciata fanciulla è uno dei tanti personaggi inutili di questa faccenda. Nel secondo albo si ripetono le lungaggini del primo, pagine su pagine di minuziose descrizioni solo per arrivare al totale di 220. Tre scontri con i Siksika tutti uguali, Tex spara, un indiano muore, Carson spara, un indiano muore, e così via per tre volte. Che i pards sono affiatati e implacabili con le armi lo sapevamo già e mostrarlo una volta nella storia sarebbe stato più che sufficiente. Tex manda Kit e Tiger in avanscoperta, ma alla fine arriva ancora prima lui con il battello. Inutile farsi precedere se poi è lui a dare inizio al ballo. La cosa avrebbe avuto un senso se il figlio e Tiger avessero ingaggiato lo scontro prima e, in questo modo, sul battello si sarebbero accorti della presenza dei banditi. Secondo me, è stata una mossa per far fare qualcosa ai due che, altrimenti, sarebbero apparsi come zerbini nella storia, buoni solo per far scendere i cavalli dal treno, sbarazzarsi dei cadaveri e tuffarsi per recuperare quell’idiota di Jackson. Tanto l’inizio si è allungato sullo spiegone di Gros Jean e la parte centrale sul suicidio collettivo dei Siksika, il finale si è volatilizzato nell’incomprensibile atteggiamento del capitano che, contravvenendo agli ordini ricevuti, tenta prima di ammazzare Travis e poi guida i pards dritti dritti al suo capo. Pazzesca poi la scena dello scontro con i marinai. Tex e soci perdono tempo a fare a botte mentre bastavano due colpi sopra le zucche dei gorilla per levarseli di torno. Quando poi Tex decide che è ora di finiamola, lui e Carson salgono tranquillamente sul battello senza che nessuno tenti di fermarli. In questa storia molte cose non sono da Tex. Ai bei tempi, bastava un sospetto e lui faceva visita all’indiziato per tastarne il polso, finendo spesso per tastarne la dentiera. Qui invece lascia perdere perchè non ha prove e Jackson non ha ancora fatto niente. All’inizio della navigazione, Kit e Tiger spendono la giornata con Gros Jean a controllare il battello, ma appena giunge la notte vanno tutti tranquillamente a dormire. Al sussulto del piroscafo sule rapide, solo Tex e Carson si svegliano, mentre Kit e Tiger non si accorgono di niente. Pochi giorni fa si è commentato il fatto che il giovane rampollo faceva il gradasso con il tenentino nella storia di Boselli in Messico, qui si è all’opposto e non si sveglia neanche a cannonate. E Tiger? Anche lui dorme della grossa e poi sente un fruscio di foglie mentre dieci energumeni si danno la voce tirando il battello con una corda (altra scena francamente esagerata). Della scena in mutande si è già detto e se qualcuno la giustifica, bè, io non ci riesco, Tex che chiede scusa non si era mai visto neanche al palo della tortura. Non posso poi esimermi dal commentare la presenza dei poveri Siksika, idioti beccaccioni che seguono fanaticamente gli ordini suicidi di un capo che combatte sempre alla stessa maniera, assaltando frontalmente un nemico che, da subito, si è dimostrato implacabile con le armi. E per cosa poi? Per un po’ di liquore? Ma va. L’autore mette addirittura in mano a due guerrieri delle cerbottane, senza curarsi del fatto che manco sapevano esistessero. Una nota sulle copertine di Villa. Un tripudio di dentiere, Tex nella stessa posa per due volte, sempre mancino sia con la pistola che con il fucile. In entrambe si cerca di mostrare attinenza con il testo, ma nella prima ci sono Tex e Gros Jean su una canoa e nella seconda il cielo sopra i pards è percorso da fulmini e scrosci di pioggia che negli albi non ci sono mai. L’avventura passerà alla storia (per modo di dire) con il titolo La Rupe del Diavolo, quando la suddetta rupe appare in modo pressochè insignificante in due vignette e viene sorpassata in due pagine. Per l’economia della vicenda, tanto valeva intitolarla Scampagnata con la Betullona o La Minaccia delle Lumache nel Grande Nord. Spero nella prossima.
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