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  1. La storia narrata in queste pagine è stata pubblicata la prima volta, nel formato a strisce, nel periodo dal 19 ottobre 1961 al 15 febbraio 1962 e successivamente, nell'attuale formato, a gennaio e febbraio 1965. Risale cioè ai tempi in cui in America, e non solo là, l’unico indiano buono era l’indiano morto. Le prime pellicole cinematografiche cosiddette “revisioniste” dei nativi americani furono girate, “Piccolo grande uomo” nel 1969 e “Soldato blu” nel 1970, quasi un decennio dopo. Il Tex difensore degli indiani è in assoluto il primo eroe, di carta o di celluloide, che tratta i nativi americani, e tutti gli altri “colored” (neri o gialli che siano) alla stregua di tutti gli altri esseri umani. Non esistono cliché, ci sono indiani buoni e indiani cattivi e lo stesso è per i bianchi, i neri, i gialli. Mancano solo gli arcobaleno ma, se ci fossero, per loro varrebbe la stessa regola. E questo la dice lunga sul carattere di Gian Luigi Bonelli perché Tex è Bonelli e Bonelli è Tex. E in questa storia c’è tutto il Tex/Bonelli e, se volete farvi un quadro dell’eroe, dovete assolutamente leggere “Sangue Navajo” (consiglio inutile perché sicuramente l’avete letta tutti quanti). Tex è generoso, altruista, giusto, intelligente e sicuramente molto altro. E’ un ottimo stratega, anche senza conoscere la storia antica romana con l’astuzia di Quinto Fabio Massimo e anche, caratteristica che ce lo fa amare ancora di più, insofferente alla disciplina militare fine a sé stessa e intollerante verso la presunzione di onnipotenza, “dote” di tutti i palloni gonfiati. Scatena una guerra indiana che non può assolutamente vincere, eppure non solo la vince, ma la vince, in modo assolutamente plausibile, senza spargimenti di sangue e trattando i prigionieri di guerra con talmente tanta umanità da far sembrare la Convenzione di Ginevra come un opuscolo scritto dai nazisti. In queste pagine si racconta anche della stupidità di alcuni, per fortuna pochi, appartenenti alla cosiddetta “razza superiore” che, per puro divertimento e con la consapevolezza assoluta della mancanza di una pena, uccidono cinque giovani Navajo che gareggiavano in una innocente corsa con il cavallo di ferro. Una razza che si sentiva superiore, non solo nella finzione narrativa, ma anche nella realtà, un secolo dopo l’abolizione della schiavitù in un periodo in cui stava nascendo un’era nuova per l’umanità, un’era migliore, in cui lo sfruttamento dei propri simili sarebbe cessato, in cui l’umanità si sarebbe mossa a grandi passi sulla strada delle grandi scoperte, della tecnologia, della pace, della solidarietà. In un mondo senza guerre, senza razze (che scientificamente nell’uomo non esistono), dove le differenze culturali possono solo migliorare i rapporti tra le popolazioni che sono sempre meno distanti, dove i figli devono rispondere solo delle proprie azioni e non anche di quelle dei loro padri e la quantità di melanina non deve essere considerata in alcun modo. Bello, vero? Se mai si arriverà a tutto questo, mi piacerebbe pensare che il Grande Vecchio vi abbia in qualche modo contribuito.
    2 points
  2. Esatto, proprio a quello pensavo, lungi da quello che dice Monni che riconduce il tutto al "pregiudizio". Il punto è che gli altri attuali autori di Tex sono bravi, ma Boselli (e qui mi perdonerà Anthony Steffen che non può rispondere, secondo il quale ormai siamo un forum di leccatori di Boselli) è di un livello superiore, anche quando fa storie di ordinaria amministrazione, come "Delta Queen". Seriamente: quali elementi ha "Delta Queen" per parlare di storia epocale e sconvolgente? Nessuno, proprio nessuno. Ma è fatta dannatamente bene, ciò che la rende una storia appassionante e di valore. Basti pensare ai "Maxi Tex": per più di un decennio è stata ritenuta dalla maggior parte dei lettori una collana di secondo piano, poi che cosa ti arriva? Boselli con "Nueces Valley" e il futuro Maxi dei Tre Bill che trasmettono, quindi, un'impressione di ripresa. Alla fine non ce ne sono di storie: all'altezza di Boselli negli ultimi venti-venticinque anni non c'è nessuno. E non lo dico da leccatore, io ho smesso di acquistare Tex nel 2015 e come texiano sono sostanzialmente morto. Lo dico solo per amore di verità.
    1 point
  3. Vabbè per non offendere nessuno, diremo che le storie brutte son diversamente belle. Si ma molto diversamente.
    0 points
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