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TWF - Tex Willer Forum

Classifica

  1. Condor senza meta

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  2. MacParland

    MacParland

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Contenuto popolare

Mostrando i contenuti con la più alta reputazione il 15/01/2021 in tutte le sezioni

  1. Complimenti Condor, hai finito la fascia. Anche questa fascia si chiude con una grande storia, cosa che accade spesso nella saga. Per fare degli esempi il numero 99 contiene "La Sconfitta" il 299 "Fuga da Anderville" il 499 "Gli Eroi del Texas" il 599 "Un Ranger per Nemico" ed infine questa. Deve dire, che prima di leggere la recensione, mi aspettavo un 9 da parte tua, anzichè un 8 per una storia che presenta la stessa coppia della grande "El Supremo" dove ci sono dei personaggi che ritornano come alleati del Maestro. I dialoghi sono veramente belli, Boselli qui da il massimo alcuni siparietti sono di altissimo livello. Dotti una vera manna dal cielo per Tex, bravo e veloce ed ora possiamo ammirare le sue cover per Tex Willer, oltre che le sue cartoline. Bellissima recensione Condor, io le do un 9 pieno. Ora potrai iniziare a rileggere le storie uscite di recente. P.S Come fai a scrivere e sottolineare le parole con altri colori?
    1 point
  2. I festeggiamenti per il settantennale, nonché il fine centinaio, si chiusero con il botto. Boselli (ben coadiuvato dal prolifico e instancabile Dotti ai pennelli) divertì i lettori, divertendosi a sua volta, con una maratona narrativa di altri tempi, magari meno epica di altre sue gemme su Tex, ma comunque di assoluto spessore e destinata a essere ricordata nel tempo. La possibilità di poter usufruire di maggior spazio, contando sulla preziosa collaborazione di un disegnatore celere e affidabile, permise a Borden di mettere in moto la sua rodata “giostra dei sogni” e far accomodare fra i variopinti posti, tutti i fans desiderosi d’inebriarsi lungo le avvincenti rotte dell’avventura e della fantasia. Già l’inusuale prologo sulla suggestiva Isola della Nebbia, teatro dell’avvincente sfida col Supremo, anticipa che ci troviamo al cospetto di una storia particolare e altisonante. L’autore ripesca per l’occasione, due pedine dalla vecchia scacchiera: Castle e Muggs. Chiuso il lungo prologo, il cambio di scenario si fa repentino e Boselli chiede da subito al lettore di allacciare le cinture di sicurezza, e farsi guidare tra i meandri della scoppiettante trama. Premetto che il Maestro è un personaggio che non mi ha mai fatto tanto impazzire: questa specie di Hellingen in salsa texiana porta oltre la soglia il livello di sospensione d’incredulità del lettore e il rischio con vari ritorni, di rimanere ingabbiati in insidie narrative è alto, tuttavia Borden, sicuro dei propri mezzi, conduce abilmente le danze e sfodera in pista un mix esplosivo di azione, ironia, intrighi e trovate a effetto che tengono incollate alle tavole. Altra trovata originale è la scelta di New York come teatro dell’ultima battaglia fra Liddel e gli acerrimi nemici. Boselli volutamente dilata i tempi dei primi due albi, permettendoci di immergerci nella pittoresca atmosfera della Grande Mela del XIX secolo, dilettandosi in una scrupolosa ricostruzione storica della metropoli e deliziandoci con alcune chicche tecnologiche, assenti nel west, come il telefono, il fonografo o l’ascensore di palazzo. Gli albi abbondano di scenari altamente suggestivi, resi superbamente da un Dotti in stato di grazia, quale il ponte di Brooklin in costruzione, gli scorci di Manhattan o la sopraelevata della stazione. Sin da subito si nota un’inconsueta verve ironica dello sceneggiatore, che lo porta a sciorinare gustose scenette divertenti con Carson sugli scudi, molto utili a rompere i ritmi; un’ironia ben dosata che ci terrà compagnia per quasi tutta la durata dell’episodio. A tal proposito bisogna bacchettare Tex che non accetta di gustare le ottime arance della mia amata Sicilia, non sa cosa si è perso! A parte le battute, la trama straborda, come è ovvio su questa lunga distanza, di comprimari ben inseriti nel contesto e preziosi per il dipanarsi della vicenda. Le varie gangs sottomesse dal Maestro, mostrano uno spiccato interessante della città e pazienza se, come già correttamente fatto notare, si arrendano troppo facilmente al potere del folle scienziato. La narrazione ben presto assume il ritmo di un treno lanciato in discesa senza freni e l’adrenalina sgorga a fiumi; non mancano alcune scorciatoie narrative, utili all’autore per condurre i fatti lungo i solchi da lui immaginati, ma in mezzo a cotanta roba, si celano perfettamente e si notano appena. D’altronde, come chi si accinge a fare un giro sulla casa stregata al luna park e sa perfettamente appena pagato il biglietto che è tutta finzione e nessun mostro reale lo assalirà sul tunnel, tuttavia appena uscito si ritiene soddisfatto e divertito e non chiede di meglio, in par modo il lettore sa bene di non trovarsi al cospetto di una storia western tradizionale ed è conscio che alcune forzature sono imprescindibili con un simile villain, tuttavia la goduria che si prova durante la lettura, induce a non soppesare affatto questi aspetti. Mi ha fatto un particolare effetto rileggere l’avventura che parla di epidemie e bacilli assassini in questo triste periodo, impossibile da prevedere due anni fa, ma l’epilogo positivo mi spinge a credere che anche l’umanità riuscirà a sconfiggere il temibile nemico, così come riesce a fare brillantemente Tex nell’epilogo a Central Park. Certo, nella finzione agli esperti bastano pochi giorni per trovare l’antidoto contro il liquido del Maestro e i nostri possono tranquillamente farne affidamento per sventare l’attentato ordito dal villain, nella realtà purtroppo non è così facile e scontato, tuttavia mai socchiudere gli occhi dinanzi l’abbagliante luce della speranza. Chiusa la dolente parentesi, torno volentieri al commento e ammetto che sarà quasi impossibile poter condensare in poche righe tutte le situazioni degne di note della vicenda, che mi hanno in qualche modo colpito. Certamente merita menzione Pat, che può sfoderare la sua arte della boxe e guadagnarsi le luci della ribalta, stendendo con un perfetto gancio Castle, pregiudicandone la fuga nel finale ma soprattutto umiliando l’odioso Muggs con una serie di “carezze” degne di Mike Tyson al meglio della forma. Un po’ ai margini Buffalo Bill e Annie, ma può starci, visto che l’autore a mio avviso li ha tirati in ballo solo per dare un senso di continuità con la vicenda di New Orleans. Molto interessante invece la figura di Byrne, un capo della polizia locale ben caratterizzato e plausibile come personaggio. Trovo molto ben curato il dualismo con i rangers, un confronto leale e costruttivo che si concluderà comunque con un’ovvia attestazione di stima reciproca, e una doverosa baldoria finale per celebrare il trionfo contro le forze del male. Chissà se in futuro Boselli vorrà ripescarlo per qualche altra avventura fiume ambientata nella East Cost? Anche il sottoscritto ritiene che le scene al teatro e nell’ incontro di boxe, sebbene avvincenti, siano al limite della forzatura narrativa, ma a bordo della “giostra dei sogni” si accetta tutto volentieri e simili trovate fanno parte del prezzo del biglietto; bisogna infatti ammettere che Borden, chiuse di par suo il settantennale, riabilitando un anno di pubblicazioni, che onestamente fino a quel momento aveva deluso un po’. Avrei voluto chiudere qui la mia recensione, ma tornandomi in mente scene avvincenti come la sfida di Tex col Duster, sul tetto del treno in corsa sulla sopraelevata, o la sfida nel deposito delle cere, come esimermi dal citarle? Per non tacere dell’esilarante gag di Carson che “travolge” la donna formosa in vasca da bagno, con successivo reclamo di matrimonio riparatore. Alla faccia di chi pensa che Boselli non sia capace di scrivere con ironia! Come non notare, inoltre, l’accenno del ranger a un precedente incontro con Lincoln, che effettivamente Borden ci farà leggere, dopo qualche mese, sulla serie Tex Willer o i numerosi richiami, per la continuity narrativa, del clan degli irlandesi, di cui è infarcita la storia? Un riepilogo è necessario, dopo il mio poco sintetico commento: l’opera di Borden non arriva a fregiarsi dell’appellativo di capolavoro, ma è l’ennesima prova del talento creativo dell’attuale curatore, che arricchisce la saga di un altro tassello importante e memorabile. Su Dotti ho già accennato alla sua grande ispirazione, che ha contribuito massicciamente all’ottima riuscita dell’episodio. Una mano sicura e dallo stile altamente personale, che tiene ottimamente la lunga distanza e avvalora la ricchissima sceneggiatura, con tavole dinamiche, opportunamente bilanciate e scorci cittadini da paura. Una perfetta “tesi di laurea” che lo consacra in toto un perfetto dottore in grafica texiana e il suo innesto nel parco disegnatori è davvero prezioso. Alcune fattezze di Tex presentano qualche debolezza e forse la malformazione del maestro è eccessivamente accentuata, quasi caricaturale, ma considerata l’enorme mole di lavoro svolta e l’alto livello qualitativo mantenuto sui quattro albi, tanto di cappello. Il mio voto finale è 8
    1 point
  3. Mi aspettavo plotoni di esecuzione, preconizzati peraltro da @pecos e avallati da una perfida @Letizia, e invece qua Diablero è addirittura d'accordo con me, affermando che GLB "non scrive davvero le origini di Tex" e che "ci fa vedere da subito un Tex praticamente già identico a quello delle prime strisce". E' proprio così, ma io non credo sia solo questione di "voglia" né mi convince quest'altra affermazione di Borden, secondo la quale alla base della scarsa riuscita della storia (la "nota stonata" di cui parla) ci starebbe una certa anaffettività o incomprensioni con la famiglia d'origine: Quale che siano le motivazioni, purtroppo "Il Passato di Tex" è un'occasione sprecata, e un bravo autore (lui è addirittura un grande autore) avrebbe dovuto far sentire quelle emozioni, anche se lontane dal suo modo di essere o dal suo contesto d'origine. La verità è che, probabilmente, non ne è stato in grado. In Tex, dopo Nolitta, che palesava i sentimenti stravolgendo il personaggio, l'unico che sia riuscito a scrivere in maniera "calda" e a non sembrare stucchevole o eretico è stato solo Borden. E qui, lo dice anche lui di fatto, il Suo maestro non è GLB, ma probabilmente D'Antonio. E Borden riesce anche a by-passare quello che tu ritieni giustamente un aspetto negativo, che ben descrivi nel punto 2: lo spiattellamento necessario, la spiegazione ultra-chiara. Lui non lo fa: si affida allo sguardo di Clemmons, e dopo agli occhi "parlanti" di Lena. Ma manda messaggi anche attraverso il ghigno di Blackbird in Colorado Belle, con dei "non detti" nelle scene iniziali dei Giustizieri di Vegas, in alcune tese sequenze de L'Ultima Diligenza, solo per citare le prime che mi vengono in mente, o anche in una certa amarezza di Tex ne Il Magnifico Fuorilegge. Pur non indulgendo in spiegazionismi, Borden rende chiare delle situazioni attraverso le emozioni che fa provare ai suoi personaggi. E i lettori di Tex, forse sbaglierò, ma a me pare riescano a decodificare, perché amano quelle storie e Boselli, e lo si vede dai commenti nei forum. Infine, concordo assolutamente su questa affermazione: Credo che Borden stia vivendo una sua seconda giovinezza, tramite la giovinezza di Tex. Nella collana di "Tex" ultimamente l'ho trovato un po' discontinuo, o poco calibrato come nel caso di Netdahe; nella collana TexWiller sta inanellando un gioiello dopo l'altro, e con la riscrittura de "Il Passato di Tex" ha reso giustizia a una storia che meritava assolutamente di essere raccontata come lui l'ha saputa raccontare.
    1 point
  4. l' assedio di Mezcali a me è piaciuto tantissimo! La migliore sulla regolare quest'anno. la peggiore? Rauch, pessima. Netdahe bella ma non bellissima. Capolavori i due texoni e l' agente federale, gli altri speciali tutti di bassa qualità, anche se il color storie brevi non mi è dispiaciuto.I tre bill una delusione.Insomma, secondo me ci sono annate migliori.Ma il ritorno di Nizzi è per me un'ottima cosa. Non condivido le critiche alla sua ultima storia.
    0 points
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