Sulla poco brillante parentesi di Faraci su Tex, si è parlato a lungo e non è in caso continuare su questo post, tuttavia, come fatto notare sull’apposita sezione, Kenneth Bowen risultò un personaggio abbastanza riuscito e non stupisce affatto se si decise di farlo tornare sulla regolare. Forse l’intervallo fra le due apparizioni è breve, magari proporre un sequel più avanti nel tempo non avrebbe guastato, ma in ogni modo le caratteristiche di Bowen, permisero lo spunto per un seguito, che di fatto integra e completa la prima parte. Stavolta ai testi non troviamo Faraci, ormai fuori dal giro di Tex, bensì Ruju, un autore valido e affidabile pure per simili ritorni. Lo sceneggiatore, reduce da alcune prove un po’ appannate, si calò bene nella parte e sfornò una storia accettabile, in netta controtendenza con l’andazzo delle ultime sceneggiature. L’ambientazione di Frisco offre sempre il solito fascino, anche se stavolta Tom Devlin si riduce a una semplice comparsa, così come Lefty Potrero che, tolta la rissa iniziale, lo perdiamo subito di vista. Tutta la vicenda, come prevedibile, ruota attorno alla figura di Bowen, osservato speciale da Tex e, almeno in apparenza, giunto a una svolta esistenziale conducente a una nuova vita onesta e in compagnia del piccolo Tim e Margie, la bella donna capace a far ribattere il suo cuore straziato dalle ferite del passato. Come ovvio, l’equilibrio non è destinato a durare, visto che ben presto le ombre del passato torneranno a galla e tutto verrà stravolto. Ruju è bravo ad arricchire il quadro psicologico del personaggio faraciano, usando sapientemente flashback e rimandi alla storia precedente. Anche i continui incubi di Tim, dettati dal suo inconscio che preme per urlare la verità sulla morte del padre, sono gestiti abilmente dall’autore, che con Margie, solita sua creatura femminile interessante, completano il quadro. Tex e Carson, almeno inizialmente, sembrano agire da spettatori, ma con l’incedere degli eventi, avranno l'occasione di dire la loro, anche se stavolta i fari sono principalmente rivolti su Bowen. A voler muovere una critica, forse la trama in sé è un tantino esile, visto che gira tutta intorno alla rapina che la banda di Sledge organizza per rapinare l’oro della banca, facendo leva sul ricatto a Bowen, dopo il rapimento di Tim e Margie. Tutto sembrerebbe prevedibile e lineare, fino all’interessante sorpresa finale: il lettore era portato a credere che la bella e perfida Lulah stesse servendosi di Ernie Gartside, per favorire Sledge e vendicarsi di Bowen, ma realmente è il direttore della banca a servirsi del bandito. L’epilogo è serrato e vedrà i nostri risolvere la faccenda. Non manca la cinica scena dei due amanti che nella difficoltà, si tradiscono e si fanno fuori tra loro, come non manca il sottile melodramma per la morte di Bowen, che sacrifica la sua vita per Tim e Margie, riscattando di fatto il rimorso di coscienza per l’uccisione del padre del ragazzo. C’è stata troppo fretta per seppellire Bowen? Davvero non poteva essere riutilizzato in una terza storia, magari incentrando la trama sul recupero del rapporto col giovane Tim, che appresa la verità, sembra rinnegare di colpo la fiducia nei suoi confronti? Forse! Tuttavia l’autore, a torto o a ragione, opta per far calare il sipario sul personaggio e riduce all’ultima tavola il perdono Tim. Storia tutto sommato piacevole che presenta comunque qualche forzatura narrativa, visto che è quantomeno sospetto che, dopo tanti mesi, il piano dei banditi prenda forma solo con la presenza dei nostri In città; anche le indagini un po’ all’oscuro condotte dai nostri all’inizio, senza eccessivi riferimenti, sembrano siano solo suggerite dal sesto senso e non da sospetti oggettivi, comunque è anche vero, che per sbrogliare le matasse narrative a volte è necessario qualche piccolo “trucco”, l’importante è sempre farlo in maniera non eccessivamente disturbante e senza violare eccessivamente la plausibilità. Torna Acciarino ai pennelli per garantire la continuità grafica con il capitolo precedente. Il disegnatore, alla terza e forse ultima prova sulla regolare, si mantiene su idonei livelli di resa, ma ammetto che, rispetto ai suoi precedenti, ho trovato il tratto meno curato e in alcune vignette si ha l’impressione di una certa fretta realizzativa. Niente di così “grave” da decretare un’ipotetica bocciatura, ma di certo una involuzione, dovuta forse a un calo di motivazione causato dalla sua decisione di non cimentarsi più in futuro con il personaggio. Spero comunque che si presentino altre occasioni per vederlo all’opera sulla saga di Aquila della Notte. Il mio voto finale è 7