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TWF - Tex Willer Forum

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Mostrando i contenuti con la più alta reputazione il 23/02/2021 in tutte le sezioni

  1. Al di là che una storia sia bella o brutta, che piaccia o non piaccia, resta il fatto che Tex che compare in "L'eroe del Messico" è molto diverso dall'immagine che ha di lui chi non conosce bene questo periodo, chi non lo ricorda più o non l'ha neanche mai letto. Qui abbiamo addirittura un Tex rivoluzionario!... Un eroe che partecipa da protagonista alla Rivoluzione messicana (romanzata, modificata e semplificata, ovviamente), che ne è addirittura la mente che pianifica le strategie più adatte, che dà consigli non solo a Montales ma anche al futuro presidente del Messico, che fa persino discorsi sociali e politici, che si fa scrupolo di non uccidere i soldati perché anche loro vittime e uomini del popolo oppresso (e qui anticipa un po' la mentalità che avrà in "Sangue Navajo", distinguendo tra soldati e ufficiali), che parla di giustizia e pace tra gli stati (non dimentichiamo che la storia è stata scritta nel 1949, poco dopo la Seconda guerra mondiale). Che è il dialogo che ho citato io nel post precedente... Insomma tutto un altro Tex rispetto all'immagine semplificata del fuorilegge scavezzacollo e spaccone, dal grilletto facile e dal pugno pesante. Certo, è anche questo, il Tex delle origini, ma molto altro. E Boselli lo sa bene, visto come lo sta gestendo sulla serie "Tex Willer". Sono molto curioso di vedere come Boselli porterà piano piano il Tex dei "Razziatori del Nueces" a diventare "l'eroe del Messico". Mi sa che ne vedremo delle belle...
    2 points
  2. Ennesima storia stupenda narrata da Boselli, anche se la reputo un gradino sotto altre suoi capolavori che ho letto. Una storia del west a tutto tondo, ambientata al confine fra Arizona e Nuovo Messico, che mette a confronto gli indiani all'esercito con Aquila della Notte impegnato a riportare la pace fra le due fazioni. Laredo grandissimo personaggio, così come il cattivo mescalero Chunz. Tex in forma smagliante coadiuvato da un Tiger Jack in gran spolvero. Non mi ha convinto appieno la figura di Parkmann, troppo testone nel seguire le sue idee nonostante fosse sconsigliato da tutti. Ottimi i disegni di Ortis ma non al livello del "suo" Texone.
    1 point
  3. Giudizio positivo per questa storia. Anche io ho qualche problema con i volti che disegna Font, sopratutto quelli di Tex e Carson, ( non tutti pero alcuni mi vanno bene). Mi piacciono invece tantissimo le ambientazioni e i suoi paesaggi. E con i colori di Vattani sono ancora più belli. Giudizio positivo anche per Giusfredi. Storia che va benissimo per questi cartonati alla Francese, per la regolare ci vuole qualcosa di diverso. Intanto non vedo l'ora di leggere la sua storia su Tex Willer che uscira a fine anno.🙋‍♂️
    1 point
  4. Diablero, non c'era proprio bisogno di questo post. A parte che io tutti questi commenti su Nizzi di cui il thread sarebbe strapieno non li vedo; il paragone con Nizzi viene fatto in un post del 2011! Il tuo è un post puramente ed inutilmente polemico, che ha subito scatenato un inizio di flame. Chiudetela qui tutti e subito. ps: @virgin, abbiamo postato insieme
    1 point
  5. Strano, questo thread, che parla di una BELLISSIMA storia di GL Bonelli e Letteri... è STRAPIENO di commenti su Nizzi! Penso sia più citato Nizzi di GL Bonelli!. E non viene fatto da me (che ho già postato nel thread senza citare minimamente Nizzi), ma, meraviglia delle meraviglie (sono ironico, se non si capisse. Se volete posso spiegarlo tre volte, come Nizzi...), dai FAN DI NIZZI! Per difenderlo! Sparando paragoni ridicoli fra questo capolavoro e certe "finezze" del degno erede... Va bene "gli occhi del cuore", ma mi sembra come un fan di dei Fratelli Vanzina che per elevare i suoi idoli faccia un confronto con Kubrick, dicendo "guardate, anche Kubrick in Eyes Wide Shut ci mette donne nude, sono uguali!" Boh, per me Nizzi esce MASSACRATO dal confronto. Se gli volete davvero bene, dovreste evitare di confrontarle con storie come questa. Non ne esce bene per niente. Un confronto più onesto e meno umiliante dovrebbe essere con le storie contemporanee alle sue dell'epoca, cioè con gli ultimi scampoli rimasti nel cassetto di GL Bonelli e il non-tex di Nolitta. Un confronto che fa capire bene come mai all'epoca fu acclamato. Se lo confrontate con le storie del Periodo D'Oro invece gli fate davvero male... Però rimane il problema: è mai possibile che questo thread, dedicato ad una storia splendida... sia pieno zeppo di post di Nizziani frustrati che postano solo scuse per Nizzi? Qui sono io che mi lamento di chi "cita Nizzi sempre a sproposito" (e DI SOLITO sono sempre i nizziani... anche le ultime flames sono casi in cui magari io faccio una battta di una riga in un post lunghissimo, meno del 1% del post, e arrivano le risposte dei nizziani che parlano solo di quello, inferociti, e fanno deragliare il thread). È proprio tanto difficile commentare un capolavoro di GL Bonelli e Letteri senza infilarci dentro una assurda difesa a di Nizzi? Evidentemente sì...
    1 point
  6. Non esiste regola senza eccezione, difatti anche la mia consueta ritrosia nei confronti delle storie autoconclusive brevi, viene spazzata come foglie secche al vento, dalla gemma narrativa in oggetto. Come definire "vendetta indiana"? Un cult? Una pietra miliare della saga? L'ennesima perla di Bonelli in provvidenziale stato di grazia? Non saprei dire, in caso fate voi, so solo che la lettura di questa splendida sceneggiatura lascia il segno e fa comprendere, in parte, i motivi che stanno alla base dell'immenso e longevo successo della saga. In poche pagine è condensato tutto il pensiero dell'autore: l'antimilitarismo, il rifiuto di ogni forma di razzismo, il desiderio di far trionfare la giustizia a prescindere della legge e dei regolamenti, la vendetta, anche crudele, contro la malvagità e poi il ritmo serrato, la strategia, dialoghi essenziali ed esplosivi. Tex in poche parole! Non uno sbirro giustizialista, non un facinoroso senza pietà per i marmittoni incolpevoli, ma un angelo della giustizia, spedito tra le lande selvagge del west per punire i malvagi, in barba ai regolamenti, e tutelare chi non ha colpe sebbene indossi una divisa. Il nostro eroe non ha connotazione politica alcuna, è solo un uomo giusto che si batte contro l'arroganza e le ingiustizie. Proprio per questo aspetto non cadrà mai di moda e continuerà a cavalcare spedito lungo i sentieri del successo. Chiusa la digressione, c'è da dire che lo spunto di trama è simile all'altro capolavoro "Sangue Navajo" di qualche anno prima, ma riesce comunque a farsi apprezzare, senza portare a comparare le due storie. Qui il tutto è incentrato nel piano certosino e perfetto per punire l'ottusità e l'odio del borioso colonnello Arlington. Bellissima la scena nel suo ufficio, in cui basta solo un attimo a Tex per capire di trovarsi al cospetto del consueto ufficiale con le pigne nel cervello. Il sangue degli Utes grida al cielo vendetta e Tex non si tira di certo indietro, ma per evitare il probabile bagno di sangue, dovuto all'ennesima rivolta indiana, spende tutto il suo prestigio e acume strategico, per ideare un piano di guerriglia atto a umiliare il rancoroso colonello e risparmiare i suoi commilitoni che hanno la sola colpa di eseguire ordini. Bonelli non vuole mostrarci tutte le giacche azzurre come ottusi portatori di stellette, infatti non mancano gli ufficiali che avallano i progetti del ranger, con buon senso, consci di essere sottoposti a un comandante inetto e pericoloso. In poche pagine l'autore riesce di par suo, a imbastire una sceneggiatura scoppiettante. Facendo leva sulla scarsa preparazione di Arlington, pieno di boria ma scarso di cervello, Tex lo conduce fuori pista e dopo varie peripezie, lo umilia e lo fa giustamente radiare dal comando generale. Ma il vero capolavoro è la sequenza finale con la cruda vendetta (doverosa aggiungerei) di Nashiya nei confronti dell'odioso Arlington, reo di aver trucidato il suo uomo e il suo villaggio. La vignetta finale in cui la fiera figlia di Nuvola Rossa depone lo scalpo nemico, sul tumulo funerario del marito, è pura poesia e sconfessa, a mio parere, chi sostiene che Bonelli non fosse capace di scrivere scene epiche ed emotivamente coinvolgenti. La figura di Nashiya, sebbene ai margini della vicenda, è splendida e prova quanto l'autore fosse un asso a delineare le caratterizzazioni femminili, mai banali, sempre profonde e di spessore, da qualsiasi parte di barricata fossero poste. La storia rappresenta pure il debutto di Ticci sulla saga e già solo questo basterebbe a renderla celebre. Il tratto del maestro è ancora in “costruzione”, molto giolittiano e lontano dal suo attuale stile, comunque s'intravede tutto già il suo immenso talento. Prospettive accattivanti, espressività facciali avvincenti, paesaggi mozzafiato, dinamicità all'ennesima potenza. Un predestinato che diverrà con merito la colonna portante della serie e punto di riferimento per quasi tutti i suoi giovani colleghi. Non mi dilungherò oltre, d'altronde in ogni mio commento relativo alle sue opere grafiche, non manca mai l'elogio per un maestro impareggiabile del fumetto e non occorrono altre parole per descrivere la mia immensa stima. Il mio voto finale è 10
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