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Mostrando i contenuti con la più alta reputazione il 18/04/2021 in tutte le sezioni

  1. Finita la lettura di questo capolavoro, mi sono fermato un attimo a riflettere. Tra i capolavori riconosciuti di Borden, si citano sempre Il Passato di Carson, Cercatori di Piste, Gli Invincibili, Sulla Pista di Fort Apache e i Sette Assassini. Queste ultime due sono rispettivamente la settima e la ottava storia pubblicata sulla serie: su otto avventure, quindi, cinque sono considerati capolavori (con I Cercatori di Piste un pelino inferiore alle altre). Quando diciamo che Borden ha esordito in maniera esaltante con Il Passato di Carson, siamo forse ingenerosi, perché allargando lo sguardo a tutto il suo periodo di esordio si trovano molte opere eccellenti, si riscontra una concentrazione di grandi storie veramente anomala. Poi in seguito scriverà altri grandi storie (e oggi continua a scriverne, anche su TexWiller) ma l'addensamento di questo primo periodo resterà probabilmente insuperato. Quella del primo Boselli è stata davvero un'ulteriore età dell'oro texiana, e Sulla pista di Fort Apache è perfettamente nel solco di questa nuova era. La bellezza di questa storia sta, al solito, nella perfetta caratterizzazione dei personaggi di contorno, e concordo con @Poe che Boselli qui non ne trascura nessuno, neanche le comparse. Oltre ai magnifici Laredo e Liz, il cui rapporto è sicuramente un punto di forza della vicenda, ci sono il Sergente Quincannon, Antonia, lo stesso Mister Curtis: tutti personaggi secondari ma curati nel dettaglio, nei loro stati d'animo, nei loro modi di pensare. C'è Lobo, il cui dialogo con Laredo poco prima di morire è molto bello, c'è Chunz con la sua ambizione e la sua ferocia, e poi ovviamente c'è Parkman, la cui redenzione inizia già nel terzo albo di questa storia, di fronte al fallimento della sua opera e con la sua capacità di prendersene tutta la colpa, tutta la responsabilità. La coralità di questa storia non sta tanto nell'avere tanti personaggi, quanto nella gestione degli stessi, nell'accuratezza con cui Boselli li tratteggia: ogni loro singola parola ha un sapore, nulla è lasciato al caso, ognuno gioca la propria parte con tale naturalezza da dare la sensazione al lettore di trovarsi davvero di fronte a quelle persone e in quelle drammatiche circostanze. Il lettore si immerge, con questa storia, in un poderoso kolossal western, che riesce nel "miracolo" di trattare un tema abusato su Tex qual è quello delle guerre indiane con una freschezza e un'ariosità, con una "completezza" direi - nelle strategie di guerra, nell'esposizione della mentalità degli apache, nella componente d'avventura, appunto nella cura dei personaggi - che poche volte si è vista nella saga, regalando pagine destinate a restare tra le più significative della Storia del nostro personaggio. Bella anche la parte di Tex "cupido" che, con quel "deciditi, Laredo, il battello non può aspettare in eterno" incoraggia il rude scout a vincere la sua battaglia più difficile, vale a dire il suo dichiararsi alla bella Liz. Una menzione speciale va fatta per i disegni, perché qui la parte grafica è stata fondamentale nell'opera di trasporto del lettore tra le lande desolate e gli altipiani dell'Arizona. Un Ortiz semplicemente mostruoso, l'opera migliore del disegnatore spagnolo, se si eccettua quell'altro grande capolavoro che fu La Grande Rapina.
    3 points
  2. Craig non ha vinto, anche se ha ucciso Torrence. Torrence non ha perso perchè è morto. Torrence ha salvato "la sua gente" la "convivenza tra bianchi e indiani". La vita della comunità che continua da uomini e donne liberi che non devono più fuggire, è la vittoria di Torrence e la sconfitta di Craig. Torrence muore dopo che ha avuto giustizia, per mano di un codardo espulso dalla comunità militare e sociale. Muore nel momento più felice della sua vita. E' un buon giorno per morire, la missione è compiuta.
    3 points
  3. Naturalmente le circostanze sono molto diverse: ne Gli Invincibili Shane viene tradito da un amico, qui invece Torrence viene ucciso da un nemico. Però il discorso di Diablero sembrerebbe attagliarsi anche a questa storia e da qui nasce la mia domanda. Dalla risposta dipenderà anche la possibilità che io richieda un ban perpetuo per Diablero, questo sì. Tornando sul finale di Cercatori di Piste e sulle domande di Diablero: il finale è telefonato? sì. Non è un agguato serio? Per me questo è un aspetto irrilevante, l'importante non è come avvenga l'omicidio, ma che avvenga. Ci sono buoni motivi per l'assenza del lieto fine? La domanda non la capisco: quale può essere un buon motivo? E' una scelta dello sceneggiatore no? In tal caso, Borden voleva alzare il livello del pathos. Voleva, come dici tu, "dare dramma": può essere (per te) scontato, ma ciò non toglie che la scena sia comunque commovente, ciò che consente a Torrence di entrare maggiormente nel cuore dei lettori che se fosse rimasto in vita.
    1 point
  4. 1) Quello NON era ovviamente il post che ho perso. Non metterti a contestare due battute come se fossero le mie argomentazioni (c'era un motivo per cui il post era venuto lunghissimo, mannaggia...) 2) Anche da questo si vede la tua scarsa esperienza di lettura (anche comprensibile, se davvero hai l'età che dici). In realtà il tuo finale "originale" è quello di gran lunga più banale, scontato e frequente. Era originale negli anni 60, cioè più di 50 anni fa! Poi negli anni 70 è diventato una moda (il lieto fine era considerato vecchio e sorpassato, i fumettisti alla moda dovevano fare solo storie tristi), negli anni 80 dopo anni di "moda" è diventato un clichè, il finale standard. E tale è rimasto. Nel momento in cui ho visto che la storia proseguiva dopo la condanna, e non veniva messo in galera, con quei dialoghi fra i pard, avrei potuto scommettere sul seguito. E infatti è stato esattamente come me lo immaginavo. L'unico dubbio è che fino all'ultimo ho sperato invano che Boselli facesse qualcosa di un minimo un po' più originale (la pallottola a tradimento in strada appena usciti è tanto stra-iper-abusata che dovrebbe essere proibita, se vuoi il personaggio morto stecchito per fare facile dramma almeno fai la fatica di inventarti un agguato serio) Piuttosto, quello che è rarissimo oggi è un "lieto fine" (Tex è un anacronismo in questo, anche per questo non si trovano più sceneggiatori in grado di scriverlo: se gli chiedi un lieto fine non sanno di che parli, gli sceneggiatori moderni non l'hanno mai visto, ti chiedono che roba è e se si mangia...). Quand'è l'ultima volta che ne hai visto uno? Senza finali amari, senza finali che ti devono far "meditare", senza tragedie? Quale serie Bonelli oggi ha abitualmente storie a lieto fine? Orfani? (i cattivi vincono sempre e la terra viene distrutta) Dragonero? Nathan Never (ah ah ah...), Dylan Dog? Mister No? Julia? Non li vedi più manco in Zagor e Martin Mystere ormai... Il problema è che, come accennavo prima, negli anni 70 i finali amari di Ken Parker erano ancora una novità almeno per il grosso pubblico (in altri fumetti c'erano da decenni, ma nei fumetti Bonelli prima della storia del west non si erano visti molto). Ora invece TUTTI i fumetti Bonelli, tranne Tex, hanno praticamente SOLO QUELLI. Su Tex non ci devono essere? No, il problema non è che non ci devono essere, è che se ce li metti devi avere buoni motivi. E qui per me non ci sono. [e magari se li metti, non così stra-telefonati please]
    1 point
  5. Storia in cui c'è tutto il western. Treno con le paghe dell'esercito, detective portavalori,cowboys e ballerina da saloon, vagabondo old Timer saggio, banditi e...Castleman. Castleman, personaggio border line... passato avventuroso da trapper, moglie indiana... "made self man" divenuto pezzo grosso della ferrovia.uomo tormentato dal rimorso di aver abbandonato una vita avventurosa per il progresso,la ferrovia, passato sulla "pelle"dei Nez Perces e dei coloni cui è stata comprata la terra per due spiccioli... è un uomo di frontiera,il prototipo del sogno americano...si riscatta salvando Tex. L arrivo dei Nez Perces è volutamente avvolto nell ambiguità:sogno o realtà? entrambi! La bramosia dell'oro è l escamotage che muove l assalto folle dei banditi da strapazzo al treno,fatto deragliare. La posse è formata da un capobanda piuttosto anonimo,ma i membri sono interessanti...un negro probabilmente disertore del decimo cavalleggeri (indossa i pantaloni da cavalleggero)un rinnegato Nez Perces,un ex grattaterra arrabbiato che è diventato fuorilegge per colpa di Castleman... Tex monumentale,con un braccio solo fa fuori i Banditi uno ad uno.. grazie anche a Castelman.peccato per la morte del povero Shade,la guardia del corpo di Castleman. Storia che non è un capolavoro,ma ha il merito di presentare diversi personaggi interessanti e, soprattutto, l ambiguità del progresso... Castleman è proprio la anello di congiunzione tra passato e presente,e ne porta il peso...
    1 point
  6. Occhio Diablero, è una trappola! Se dai la risposta sbagliata Leo non ti rivolgerà più la parola
    0 points
  7. Nessun trattato di poetica del Cinquecento nominò "Bufera sulle Montagne Rocciose" per non commettere un imperdonabile anacronismo. Ma se l'avessero nominata, l'avrebbero certo apprezzata.
    0 points
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