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TWF - Tex Willer Forum

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Mostrando i contenuti con la più alta reputazione dal 18/04/2024 in Messaggi

  1. Due disegni realizzati nel finale di estate e autunno 2021: Il primo dedicato al giovane Tex e alla sua amata Lilyth (mi piaceva rappresentarlo con la divisa degli inizi). il secondo invece, è un ritratto a figura intera, omaggio a Lilyth.
    3 points
  2. Bos, ti prego, torna a riferire personalmente (senza nulla togliere all'amico Carlo). Qui c'è ancora un sacco di gente a cui manchi e che, almeno credo, si merita la tua presenza. Please.
    3 points
  3. La storia Un mondo perduto (di cui Il mistero del Monte Rainier è il seguito) occupava un albo e mezzo, ma conteneva talmente tanti eventi e situazioni (l’arrivo a Yakima e l’incontro con Gros-Jean, i preparativi per la spedizione, la tappa al villaggio dei klamath, la scalata del ghiacciaio, l’attacco dei ghundar, la scoperta del mondo sotterraneo, la cattura e l’incontro con il professor Steiner, ecc.) che oggi facilmente verrebbe spalmata su 4 o 5. Per questo quando leggo “albo introduttivo” storco il naso: una volta non esistevano albi introduttivi, ogni albo, anche se la storia rimaneva da concludere, presentava tantissimi momenti avventurosi e colpi di scena ed era comunque perfettamente fruibile per se stesso, anche perché poteva capitare in mano a un lettore occasionale, e in questo caso magari spingerlo all’acquisto dell’albo successivo: se a uno, ad esempio, capitava in mano Zagor contro Supermike era spinto dall’incalzare della storia a comprare La settima prova per vedere come andava a finire, se a uno capita in mano il Supermike di Burattini (dove i primi 3 albi finora sono introduttivi) mi sa che fa il ragionamento opposto…
    3 points
  4. Senza entrare nell'annosa questione dell'integralismo o meno, ritengo che le modifiche apportate da Mauro nella sua versione della Mano Rossa possono pure starci nell'ottica di una serie moderna come Tex Willer. La giovane saga verosimilmente deve pure mantenere una sorta di autonomia dalla serie regolare ed è rivolta anche a un pubblico più giovane che non conosce a fondo i classici bonelliani. La mia non vuole essere una critica alla iniziativa editoriale, che finora è stata di grande spessore e qualità e anche in futuro ci proporrà spunti interessanti, ma personalmente questi inevitabili toccate nella "tappe imprescindibili" della vita di Tex (che si trasformano in parziali remake), mi appassionano poco. Gusto soggettivo ovviamente, ma preferisco di gran lunga gli episodi con soggetti inediti; ciò non toglie che continuerò ad acquistare Tex Willer, ma per quanto ben sceneggiato, all'episodio della Mano Rossa attualmente in edicola, prediligo le ariose trame ambientate in Florida o in Montana.
    2 points
  5. Stai scherzandooooooooo????????? Che vita sarebbe senza ii fumetti!!!!!!!!
    2 points
  6. E' regola valida per tutto il multiverso che ogniqualvolta l'eroe si trovi in un ambiente oscuro - se l'eroe è privo di torcia o altri mezzi di illuminazione propri- l'ambiente stesso sia rischiarato da funghi luminescenti o pietre fosforescenti o luci magiche o qualsiasi altro espediente consenta al protagonista di cavarsela ed allo spettatore di vedere che sta succedendo. Strano ma vero.
    2 points
  7. Soggetto: Bonelli Gianluigi, Boselli Mauro Sceneggiatura: Boselli Mauro Disegni: Brindisi Bruno Copertina: Dotti Maurizio LA PRIMA MISSIONE UFFICIALE DI TEX PER CONTO DELLA LEGGE… Un crudele desperado messicano, noto come El Diablo, sparge il terrore a nord del confine. C’è chi, come Sanchez, lo ritiene un eroe, l’erede di Juan Cortina. Altri, come mister Marshall e i Texas Rangers, riconoscono in lui un bandito al soldo dell’esercito nazionalista messicano e dei cospiratori sudisti, tatticamente alleati per creare scompiglio e preparare il terreno per la guerra. Tex ha l’incarico di trovare il suo nascondiglio. Ma persino i diavoli, sotto sotto, hanno un cuore. E il duro cuore del Diablo batte per sua figlia, la tenera e innocente Florecita.
    1 point
  8. Per quanto riguarda una certa terminologia come Sakem, Manito ecc. le fonti erano sicuramente i romanzi di James Fenimore Cooper in cui protagonisti erano gli indiani del Nord Est di etnia algonchina. Boselli sa Benissimo che questi termini sono fuori luogo, anzi decisamente sbagliati, se applicati agli indiani del Sud Ovest o delle Grandi Pianure, ma ha scelto di rispettare la tradizione. Non sia mai che una certa fascia di lettori sia sconvolta nel vedere termini come: nantan, Usen e così via. Allo stesso modo si continua ad usare sceriffo per indicare sia lo sceriffo propriamente detto, che aveva giurisdizione su un'intera contea ed era eletto dai suoi cittadini, che il Town Marshall che era scelto e nominato dall'equivalente del nostro consiglio comunale per mantenere l'ordine nei confini della sua cittadina.
    1 point
  9. L'ho scurita leggermente. Nelle copertine non è che fosse proprio rossa, spesso era amaranto.
    1 point
  10. Da quello che vedo le modifiche non sono state fatte sulle tavoli originali quindi tecnicamente la cosa sarebbe fattibile (bisognerebbe recuperare tutte le tavole originali, o perlomeno quelle modificate, però). Le tavole originali, peraltro, hanno già il lettering in italiano quindi deve essersi trattato di una modifica fatta all'ultimo momento. Comunque anche in Francia L'ultimo ribelle è stato pubblicato con i "braghettoni" di Monti, quindi una versione originale di Wilson di fatto non esiste.
    1 point
  11. A me questa storia di Nizzi piacque molto, come tutte le sue della guerra civile (anche l'altro Texone, L'uomo di Atlanta, è molto bello, per non parlare di Anderville, ovviamente). Ma sui disegni è semplicemente aberrante ciò che è stato fatto, contravvenendo lo spirito di questa pubblicazione e offendendo un grande artista quale Wilson è. Peraltro senza nemmeno motivazioni valide, perché le tavole postate sopra da Magic Wind (che ringrazio perché non le avevo mai viste) dimostrano che non c'era davvero nulla che non andasse nella caratterizzazione di Tex. Molto più eretici i Tex di Breccia e Kubert, ad esempio (il primo l'ho trovato insopportabile, con quel naso adunco a me indigesto), ma mai avrei voluto che venissero sostituiti con un'operazione di taglia e cuci di pessimo gusto. La Bonelli alle volte era davvero inscusabile...
    1 point
  12. La faccenda del viso di Tex è gravissima, altrochè. Se non gli garbava come Wilson faceva Tex (gli avranno fatto fare delle prove, suppongo) il Texone allora lo fai disegnare in toto da Monti, senza fare quello scempio. Tra l'altro, come si vede da queste tavole originali, il Tex di Wilson era perfetto...
    1 point
  13. Sui testi di Nizzi non dico nulla perchè ad un certo punto uno si stufa di dire le stesse cose (e scatenare le solite polemiche), ma anche senza di quelli, questo texone per me è stato un passo falso e un vero e proprio "tradimento" alla ragion d'essere della serie. Per anni e anni abbiamo (giustamente) stigmatizzato le cose da "peracottari di provincia" che anche la Bonelli faceva con obbrobri tipo le faccine di Galep appiccicate sui disegni di Muzzi, giustificandole con "vabbè, erano altri tempi, non si dava alcun valore al fumetto", e poi lo vanno a rifare anche nel XXI secolo? Fai una collana in cui ti vanti di prendere le maggiori firme del fumetto mondiale per dare la loro interpretazione di Tex (e Wilson è uno che in Francia ha fatto Blueberry dopo Moebius, mica pizza e fichi...), e poi... GLI FAI RIDISEGNARE LE FACCE DA MONTI? Una presa in giro del lettore (io) che pensava di pagare un fumetti di Wilson, non di Monti (oltretutto non accreditato, quindi inganni pure il lettore), e spaventoso passo falso della Bonelli, che se voleva accreditarsi anche all'estero come editore serio per trovare disegnatori per i Texoni, diciamo che gli conviene che non si sappia in giro che fa di queste cose...
    1 point
  14. La penso anch'io così. Boselli e Ghion hanno fatto come sempre un ottimo lavoro, ma resta il fatto che per un lettore che conosce già la storia originale l’interesse, a dir la verità, non è altissimo. Insomma io aspetto con maggior curiosità le nuove avventure inedite, augurandomi che siano del livello di “Pinkerton Lady” e di “Nella terra dei Seminoles”. Per quanto riguarda i cambiamenti: non sono tali da stravolgere la storia o da modificarne l'essenza, ma comunque ve ne sono di significativi. A parte quelli già segnalati, ne noto tre: 1) Il Tex de “La mano rossa” di GLB è un giustiziere solitario che - lasciamo da parte l'aspetto violento censurato - ha l’approvazione dei cittadini e della gente onesta, ma di fatto è senza troppe relazioni, è una specie di romantico cavaliere della valle solitaria ante litteram, che appare e poi sparisce chissà dove non appena compiuta la sua impresa. Boselli invece in questa sessantina di numeri ha creato attorno a Tex una serie di amici e di punti di riferimento: la famiglia Sanderson (che ricompare qui come momentaneo luogo di rifugio) oppure Cochise, oppure tutta una serie di rangers, sceriffi, agenti Pinkerton, ecc. che lo conoscono e lo stimano (come viene detto anche nella penultima pagina della storia). Questo rende più credibile il passaggio che compirà Tex da fuorilegge a ranger, ma secondo me gli toglie (inevitabilmente) molto dell’aura da cavaliere errante e inquieto, da "lupo della prateria" (come si definisce lui stesso), che aveva invece nella versione di GLB. 2) La polemica insistita verso la legge e gli sceriffi che non sanno fare vera giustizia in un mondo violento, presente in GLB, qui sparisce. Tex è preso dalle sue vicende personali, deve discolparsi e basta, il contesto in questa storia non conta, e insomma il West non appare così privo di legge e in mano ai banditi come traspare invece da quello di GLB. Questi tipi di commenti non ci sono più: Come scrive GLB in una didascalia: "L'intero Texas è terrorizzato dalle gesta della Mano rossa. Crudeli omicidi, assalti alle banche, ecc." Questo elemento di criminalità incontrollata e di paura dei cittadini in Boselli non emerge (o non abbastanza). 3) Non ci sono neanche più, appunto, i commenti della gente comune, onesta, che quasi come un coro accompagnavano il Tex degli inizi. Come quello postato qui sopra o come quest'altro: Infine una piccola cosa che non mi spiego: perché, quando Tex precipita dalla cascata, viene tagliata la scena eliminando il seguito ben più drammatico di GLB? Tex nell’originale, infatti, viene trascinato sul fondo, fatica a riemergere e stremato dice: “E’ finita!” Niente di grave, ma mi chiedo perché sia stata tolta. In generale tutta la scena della caverna e del fiume sotterraneo in GLB è più cupa e coinvolgente. Non critico i cambiamenti (è un remake, quindi è chiaro e legittimo che ve ne siano), ma alla fine mi sembra che in generale tolgano qualcosa senza molto aggiungervi. Per esempio, questa bella vignetta l'avrei lasciata, ovviamente rivista da Ghion.
    1 point
  15. Oddio, anche tu per illuminare le menti non e' che sei male! Comunque, io non capisco proprio il senso (a parte quello economico) di andare a modificare la storia forse piu' iconica di Tex. E' come fare un remake piu' scarso di una canzone bella ed amata. Poi non posso credere che un genio quale e' Boselli non avrebbe potuto liquidare questa storia con un paio di pagine di continuita', se solo avesse voluto. Insomma, spero ardentemente che questa Mano Rossa non sia l'araldo della deriva di Tex Willer verso Tex 2.0.
    1 point
  16. E non solo: ci sono addirittura bambini che si sono avvicinati a Tex grazie a Tex Willer ed alcuni di loro sono passati anche al Tex classico.
    1 point
  17. Tex Willer è una serie destinata, almeno nelle dichiarazioni, anche a nuovi lettori. E anche se mi pare chiaro che la maggior parte degli acquirenti siano i vecchi lettori di Tex, ESISTONO nuovi lettori che leggono solo Tex Willer. Presentargli di colpo un Tex che ha già fatto il ranger, è stato ricercato per tradimento, ha fatto la rivoluzione messicana, etc dicendogli "se volete sapere cosa è successo nei due anni passati dall'albo del mese scorsoi a questo, leggete Tex gigante tot pubblicato nel 1958 o una delle sue ristampe" mi sembra il metodo più veloce per cacciarli via. Capisco il desiderio di cacciare via tutti i lettori giovani e rimanere noi vecchi, ma non capisco perchè la Bonelli dovrebbe accontentarci...
    1 point
  18. Per essere precisi: "non è stato modificato nulla di realmente importante che non fosse già stato modificato in tutte le ristampe dal 1960 ad oggi" E non ci si poteva far niente: prima di tutto, vi immaginate gli strilli del 99,999% dei lettori che, non avendo mai letto la versione non censurata, avrebbero accusato Boselli di aver "reso Tex un assassino?" (gli ho visto fare questa accusa leggendo vecchi thread persino in questo forum quando ha ripresto scene tipiche di GL Bonelli, che hanno sconvolto forumisti abituati allo sbirro integerrimo di Nolitta e Nizzi... ) Poi, visto che la versione censurata ormai è quella "canonica", tutto il passato di Tex (e non mi riferisco solo alla Tex Willer, ma pure ai flashback della serie regolare, compreso "il passato di Tex" di GL Bonelli, che era già una retcon) fanno riferimento ad un Tex giovanissimo accusato ingiustamente, non al giustiziere implacabile delle primissime storie. Le "nuove" modifiche di Boselli sono semplicemente una "traduzione" nella maniera più "realistica" e "storica" in cui viene raccontata Tex Willer: la scena dei rangers che lo lasciano libero non era solo poco credibile, era anche senza senso dopo la censura (all'epoca Tex viene liberato perchè uccida i banditi senza processo impedendogli di fare altri crimini, che senso avrebbe liberarlo per fargli fare il normale lavoro di un ranger qualunque?) Una cosa, come ho già detto, però non mi è piaciuta per nulla: che Boselli abbia ripreso la battuta non GL-bonelliana aggiunta dalla manina censoria: quella censura malfatta non andava celebrata. Un piccolo dettaglio inessenziale ma fastidioso. Per il resto, le modifiche erano necessarie SU TEX WILLER. ...adesso però non mettiamole sui flashback sulla serie regolare, che dovrebbero fare ancora riferimento all'albo numero 1 della stessa serie, non agli albi di una serie diversa...
    1 point
  19. Meno male che ci sei tu ad illuminarci le menti. Ti rispondo semplicemente; sì, era necessario. Non si poteva semplicemente saltare questa fase e passare alla successiva senza frastornare i nuovi lettore. No, non è uno stravolgimento. Non è stato modificato nulla di realmente importante.
    1 point
  20. La bellezza di questa storia sta proprio nell'essere avvincente dall'inizio (o meglio da quando compare tra la nebbia il fanatico sceriffo Langdon insieme alla sua posse - splendida scena) sino alla fine. Non ci sono tempi morti, ma un susseguirsi continuo di situazioni drammatiche (ma non melodrammatiche) che culminano prima nel ferimento del navajo, poi nella morte prima di Bronco Lane e dopo di Wade Catlett. Buon esempio di storia che comincia quasi in sordina per poi via via andare sempre più in crescendo (come la rabbia del lettore di fronte alle ingiustizie perpetrate). Costruita con una struttura narrativa simmetrica: alla scena di Langdon nella nebbia del primo albo, corrisponde nel secondo albo l'entrata in scena spettacolare di Tex a Quemado; alle prime pagine con l'iniziazione a guerriero del giovane Nehdi, corrisponde il finale con la nascita dell'amicizia tra lo stesso Nedhi (che sostituirà in un certo senso Bronco Lane) e Kit Willer, in entrambi i casi con un significativo contributo dei rispettivi padri (Manchas e Tex); al fanatismo religioso di Langdon fa da contraltare la generosità e carità di padre Esteban, e alla falsa legge dello sceriffo, la vera giustizia di Tex. Lo scontro tra lui e Langdon non poteva che finire con un duello mortale sulla main-street. Secondo me tra i migliori western di Boselli, anche se di soli due albi. Come anche "Jethro", "I giustizieri di Vegas", "Missouri", ecc. ecc. Degni di essere ricordati i personaggi di Bronco Lane e Langdon. Bella e originale la comunità di Quemado. Storia che è tranquillamente all'altezza di quelle di GLB per capacità di coinvolgere e per la sapiente gestione di tutti e quattro i pards.
    1 point
  21. Per me è una delle sue minori più belle. Il Bos ha una produzione variegata, e sono diversi i "format" in cui eccelle: le sue triple sono arcinote e possiamo anche tralasciarne i nomi (tanto sono note), ma tra le sue doppie ci sono delle vere e proprie meraviglie, come questa del presente topic, come Colorado Belle, Missouri, La lunga pista, L'ultima diligenza, i Giustizieri di Vegas, Il Fuggiasco, e altre che starò dimenticando. Questa poi è una storia in blanda continuity per via del personaggio di Bronco, gran bel character, che ci fa riandare con la memoria a quei Sette Assassini che è una delle storie boselliane più belle.
    1 point
  22. Allora...Ho letto due volte a stretto giro questa storia. Non mi capita quasi mai ma la prima lettura mi ha preso tanto perché ero incalzato e coinvolto dagli eventi. Nella seconda lettura ho "assaporato" i personaggi, i dialoghi e le scene. Boselli si conferma il mio autore preferito (naturalmente non esente da difetti e naturalmente certe sue storie non mi hanno convinto), per lo stile, per la coralità, per la creazione di tanti personaggi coinvolgenti. Questi personaggi sono sia in prima linea (Bronco, Langdon) che dietro le quinte (padre Esteban, Manchas, Donner). Personaggi incisivi con poche (o molte) battute, ben definiti. Poi la gestione dei pards... Kit il protagonista, Tiger sempre su pezzo, Carson che chiude il conto con i veri rapinatori e Tex che chiude i conti. Questa storia è a metà strada per me tra le vette e le storie discrete di Boselli. Font sicuramente ha un tratto caratteristico ed efficace, però non sarà mai tra i miei disegnatori preferiti (tipo Marcello) e questo un po' ha "penalizzato" la storia. Comunque lettura molto soddisfacente. :-)
    1 point
  23. Attenzione che qui però si può instaurare una dinamica poco salutare per il forum. Se un utente deve limitare le sue critiche per paura di inimicarsi gli autori il forum può anche chiudere. La tua probabilmente voleva essere una battuta, ma il concetto alla base può essere pericoloso. Nessuno vuole male a Mauro, anzi tutti lo rispettiamo e apprezziamo il suo lavoro. Però se una sua storia non ci piace dobbiamo dirlo, senza troppi giri di parole o edulcorazioni. La persona non si tocca, ci mancherebbe, ma l'opera deve essere criticabile sempre, comunque e senza pietà. Non è un caso se i forum a cui partecipano anche gli autori hanno solitamente una sezione a parte a loro dedicata.
    1 point
  24. Questa settimana, insieme alla serie "Topazio", inizia una delle storie più belle di Tex e parte uno dei periodi migliori della serie. La "rivolta degli Apaches" di Rayakura (nella serie gigante nei numeri 27, "assedio al posto numero 6"), con nella seconda striscia l'uccisione dei genitori di Dick (ma ci pensate che cosa metteva GL Bonelli in un fumetto "per bambini"? Poi per forza finiva all'indice come "lettura pericolosa"...). una scena drammatica e tragica che dura più di un albo intero (da pagina 20 del primo a pagina 24 del secondo) senza la minima apparizione dei pards! I pards nel secondo albo si vedono solo nelle ultime 8 strisce, e con un ellisse narrativa che oggi farebbe girare la testa per la rapidità della cosa a tanti lettori, Dick e Fuzzy si vedono già uniti senza tanti salamelecchi... Ma tutta questa storia presenta un GL Bonelli in stato di grazia, con scene cariche di dramma, sacrifici e redenzione in ogni albo, un tour de force che quando lo lessi da bambino mi colpì moltissimo. E rileggendolo per l'ennesima volta adesso, continua a colpirmi.
    1 point
  25. Digli che se torna mi rimetto a leggere Dampyr!
    1 point
  26. Una nuova avventura di Tex nel cupo contesto della Guerra di Secessione, che si trascina col suo carico di odii e rancori sin nel "presente" texiano, col Nostro che dapprima ricorda gli avvenimenti passati e poi risolve una volta per tutte i conti in sospeso. Tutti elementi, questi, assai cari a Boselli, da cui trae una vicenda che, al pari delle altre storie di Tex ambientate nella guerra fratricida americana, non lesina un carico di enorme fascino misto ad amarezza, ovviamente con tanta azione e con un grande lavoro sulla caratterizzazione dei personaggi con cui Tex ha a che fare, in particolar modo gli antagonisti: autentiche carogne, ma a loro modo animati da un ideale tale da sfociare, talvolta, nel fanatismo. Un contributo non irrilevante all'ottima resa dell'impianto imbastito da Boselli è dato certamente dai disegni "brutti, sporchi e cattivi" di Mastantuono, sempre in grado di enfatizzare al meglio storie dal canovaccio piuttosto crudo e spiccio. Nel primo anno della guerra, Tex e l'allora inseparabile Damned Dick vengono incaricati dal capitano Dark di unirsi sulla chiacchierata compagnia J, formata in massima parte da Jayhawkers del Kansas, agli ordini del capitano Jude West, con lo scopo di indagare su di loro. Impossibile rimanere indifferenti dinanzi alla figura del capitano West: individuo indubbiamente carismatico, poco avvezzo alla forma, letteralmente venerato da molti dei suoi uomini più fedeli, ma al contempo anche molto poco dotato di senso dell'onore. In altre parole, più capobanda che militare (con la scusa di essersi fatto le ossa nella guerriglia contro i bushwackers sudisti), come Tex e Dick non tardano a scoprire, dovendo assistere alle prepotenze dei loro cosiddetti "commilitoni" ai danni della pacifica comunità di Glendale, nel Missouri, colpevole di essere per la maggior parte simpatizzante del Sud. Il passo è sin troppo breve perché, falsamente accusati di sedizione, Tex e Dick si ritrovino contro l'intera compagnia J, in particolare i fanatici Abe Lewis e Corky (fedelissimi di West), ma potendo contare sull'aiuto dell'onesto tenente Stacy Robbins, grazie al quale riescono infine ad avere la meglio senza, tuttavia, mettere le grinfie su West (anche perché aiutato nella fuga da Corky e Lewis, che in un atto di estrema fedeltà arriva addirittura a farsi passare per il suo comandante). Anni dopo, West si ripresenta a Glendale in compagnia della banda nel frattempo formata, con l'ausilio di ex nemici giurati come il bushwacker Rhett Corrigan, mostrandosi definitivamente per il volgare bandito che è sempre stato, rapinando la banca ed uccidendo innocenti. Tex, chiamato al pari di Dick in aiuto da Robbins, porta con sé i pards al gran completo che, invero, non faticano granché (tutto è relativo, ovvio) ad avere la meglio sulla marmaglia agli ordini di West e Corrigan, sui quali cala definitivamente il sipario per opera dei Nostri, in un'anonima fattoria abbandonata per una fine ingloriosa che sa un po' di metafora.
    1 point
  27. Per la serie: riceviamo e pubblichiamo, Boselli mi ha incaricato di riferirvi quanto segue: non esistono albi introduttivi. La storia inizia a pagina 1 ed è assurdo criticare usando un concetto artificiale che non esiste se non nella testa di qualcuno. Questo è quanto mi è stato chiesto di riferire ed ora consentitemi di dire la mia. Una storia, qualunque storia, è composta da tre elementi fondamentali: l'introduzione, ovvero la presentazione dello scenario e dei personaggi; il conflitto, ovvero la rottura di un equilibrio preesistente che scatena una serie di eventi e di peripezie dei protagonisti che debbono affrontare una serie di difficoltà; risoluzione ovvero il ripristino dell'equilibrio violato. Questi tre elementi sono sempre presenti, ma non necessariamente distinti o consecutivi. Una storia può iniziare in medias res oppure addirittura dalla fine e poi andare a ritroso oppure ancora non narrare gli eventi in rigoroso ordine cronologico. "Viale del Tramonto" e "Quarto potere" ne sono un esempio lampante. Direste forse che i primi 100 minuti di "Viale del Tramonto" sono introduttivi solo perché Norma Desmond spara a Joe Gillis solo dieci minuti prima della fine? Nel caso di questa storia, abbiamo la presentazione dello scenario, dei personaggi e delle loro motivazioni. Viene introdotto un mistero che ovviamente non viene svelato subito sennò che mistero sarebbe? La vicenda entra subito nel vivo con Holt e la sua banda e le loro azioni motivate dal desiderio di impadronirsi delle presunte ricchezze della montagna che li porta in diretto conflitto con i nostri eroi. In più, il personaggio visto all'inizio, che sembrava un pazzoide si rivela essere invece tutt'altro e probabilmente nasconde anche lui qualche segreto. Nel finale dell'albo poi accade qualcosa: chi o cosa ha provocato quelle ferite allo sgherro di Holt? E perché? Insomma, a me pare che non ci sia semplicemente un'introduzione. Se poi voi pensate che il clou di una vicenda sia esclusivamente il confronto con l'antagonista e tutto il resto sia introduzione, beh, vi sbagliate: non è così che funzionano le storie. Contesto radicalmente questa interpretazione. Nei tre albi finora usciti c'è ovviamente la necessaria introduzione dei personaggi e delle loro motivazioni, ma è assolutamente sbagliato affermare che non succede niente. Non solo si reintroduce Supermike e gli si dà una caratterizzazione più affine a quella di Nolitta che a quella di Castelli, si spiegano alcune reali o presunte incongruenze della storia precedente ricapitolando anche le sue vicende passate (ed in questo senso il flashback nel terzo albo è tutt'altro che superfluo come sostiene qualcuno perché il bravo sceneggiatore deve anche pensare che questo potrebbe essere il primo albo di Zagor per qualcuno). Abbiamo la conferma che Supermike non è un assassino e che segue un sia pur distorto codice etico. Abbiamo il rapimento di alcuni amici di Zago, viene delineata la figura di Tumak, alleato tutt'altro che affidabile di Supermike e vero cattivo della storia e si può persino pensare ad una temporanea alleanza tra Zagor e Supermike contro di lui. Certo, se qualcuno pensa che la storia sia semplicemente Zagor e Supermike si affrontano in altre sette prove, credo che abbia sbagliato bersaglio. Chiudo l'OT zagoriano con una considerazione generale che riguarda anche questa storia: emettere giudizi sulla lunghezza di una storia prima di averla letta interamente è assolutamente e radicalmente sbagliato. Alla fine potrebbe anche capitare che dopo la lettura si possa pensare che tre albi siano stati troppo pochi.
    1 point
  28. Io che mi sono letto Il mistero del Monte Rainier non vedo l'ora che esca il prossimo albo per vedere come va a finire, e penso possa succedere anche a un lettore occasionale. Su Supermike non mi pronuncio, non lo ho letto.🙋🏻‍♂️
    1 point
  29. Qui si stanno mischiando pere con mele con ferrari testarossa. E mischiando cose diverse, si fa confusione e si perde il punto. Esaminiamo una cosa per volta. -------------------------------------------------------------- 1) L'uso di didascalie descrittive COME METODO DI SINTESI PER RACCONTARE DI PIÙ IN MENO SPAZIO. Questo è il caso dell'esempio citato da Poe da "Diablero": l'osservazione di Poe secondo cui qui GL Bonelli sarebbe "prolisso" per me manca totalmente il bersaglio, anzi, per me è incomprensibile: questo che vediamo in quelle pagine è un esempio di mirabile SINTESI NARRATIVA. Inviterei Poe a fare semplicemente l'elenco delle cose che vengono narrate in quelle pagine. E poi pensare a quante DECINE DI PAGINE verrebbero impiegate, oggi, per raccontare le stesse cose senza usare didascalie. Ho visto per esempio in uno Zagor recente diverse pagine dedicate a Zagor che taglia i rami da un tronco di un albero per costruire un ponte di fortuna. Vignette su vignette con Zagor che taglia rami spiegando cosa sta facendo. Tutto spiegato nei minimi dettagli per un lettore non solo ritenuto "non capente" ma che pensa sarebbe mandato nel panico da un semplice montaggio della scena, senza fargli vedere per filo e per segno come fa Zagor a creare il ponte di fortuna. Vediamo le tre pagine postate da Poe. Guardate la PRIMISSIMA VIGNETTA. Quella vignetta sarebbe, oggigiorno, minimo 5-6 pagine. Si inizierebbe a far sentire i lupi, per spiegare al lettore che ci sono i lupi. Poi si mostrerebbero avvicinare. L'indiano spiegherebbe con "dialoghi descrittivi" (in cui spiega la situazione all'aria circostante) che ha paura che i lupi mangino il cavallo, per preparare il pubblico impressionabile allo shock della scena di violenza. A pagina due si vedrebbero i lupi. A pagina 3 inizierebbero l'attacco, che verrebbe mostrato nei dettagli per 2-3 pagine. A pagina 5 o 6 ci vedrebbe una vignetta simile a quella pubblicata all'epoca, poi seguirebbero 2-3 pagine di parole esplicative ad alta voce dell'indiano per spiegare come mai è nei guai e cosa teme, e arriviamo a pagina 9. Pagina 10 e 11 mostrerebbero, lentamente, l'arrivo del pipistrello. Probabilmente prima del vedere l'ombra del Diablero passerebbero più pagine, ma in ogni caso NESSUNO SCENEGGIATORE "MODERNO", nemmeno i migliori, liquiderebbe "la notte di terrore" in DUE STRISCE. "mungerebbero" la "scene fica" per almeno 20 pagine! Con versi, terrore, mantenere il fuoco, etc. E perchè non dovrebbero? In quella maniera invece di farsi pagare solo 2 pagine, se ne fanno pagare 30!!! Allungando semplicemente il brodo! (poi capisci come fanno a fare tante pagine senza uno straccio di idea...) Con la tormentata fuga del guerriero verso il campo poi fanno almeno altre 10-20 pagine, e così invece di farsi pagare 2 pagine se ne fanno pagare 40-50! (dico "farsi pagare" per far capire che risparmio sarebbe anche per la casa editrice fare albi più snelli e che si leggono più rapidamente, ma onestamente non credo che la motivazione principale oggi sia l'avidità: credo che sia invece il "panico da disegnatore!", hai 10-15 disegnatori che ti mandano avanti altrettante storie, qualcuno che ha finito le pagine e ti telefona ci sarà praticamente tutti i giorni, se hai una buona idea per il seguito e sta tutta in due pagine quello ti richiama il giorno dopo, se la allunghi fino a 20-30 pagine non lo risenti per almeno un mese...) Idem per la terza pagina con Mitla: una pagina qui è il tempo (anche di lettura) che ci vuole per mantenere il ritmo: non è un caso se certe storie erano (e sono ancora) APPASSIONANTI, mentre troppe pagine attuali, ammiri i disegni, dici "che dialoghi realistici", ma poi... alla fine, sotto sotto, ti sei annoiato e non hai voglia di rileggere. Oggi, quella pagina di Mitla con la lucertola sarebbe ovviamente descritta senza didascalia ("argh! Orrore! una didascalia!" Gli sceneggiatori italiani, evoluti e bravissimi, copiano la TV e le fiction Rai anche nel ritmo lento, vogliono "berardeggiare" mentre in realtà stanno facendo "Gli Occhi del Cuore". Non si abbasserebbero ad usare didascalie come fanno certi autorucoli come... Alan Moore, Frank Miller, Joe Sacco, Zerocalcare, Neil Gaiman, etc! Meglio imitare gli sceneggiatori di Boris!). Quindi, minimo 1-2 pagine per l'arrivo della lucertola, il testo della didascalie a le informazioni contenute sarebbero da mostrare azione per azione in vignette separate, quindi invece di una "antiquata" didascalia... una bella sequenza di 2-3 pagine! Poi capisci come mai oggi in un albo di 110 pagine (330 strisce) accadono meno cose di quelle che accadevano una volta in 80 strisce (26,66 pagine)... OK, ricapitolando... QUESTA È SINTESI! L'uso di didascalie per "tagliare" e dare RITMO alle scene, mostrando le cose in due strisce invece di dover usare 10 pagine. Dando così al lettore TANTE scene, tanta azione, tanto "fumetto", senza farlo annoiare a vedere il protagonista che taglia rami per pagine e pagine. Gli altri temi di cui si parla, lo "spiegazionismo" e i terrificanti "dialoghi esplicativi", sono il primo totalmente indipendente, e il secondo addirittura OPPOSTO: abbandonando il ritmo che poteva essere dato da un uso saggio delle didascalie, arrivi ai terrificanti dialoghi esplicativi attuali, innaturali, prolissi, e pallosissimi. La prova, come sempre, sta semplicemente nell'ASSAGGIARE la zuppa: quelle storie di GL Bonelli, narrate con RITMO e SINTESI grazia all'uso ben studiato delle didascalia, erano ZEPPE DI IDEE anche perchè, occupando poco spazio, ne servivano tante. E NON ANNOIAVANO. La stessa cosa non si può dire dei "brodi allungati" attuali, lentissimi, con "dialoghi esplicativi" pallosissimi, ma "moderni" perchè non usano le aborrite didascalie (che quello è l'importante, non usare didascalie, poi se si annoia il lettore non è importante, anzi, nel fumetto Bonelli "moderno" il lettore si DEVE annoiare mentre lo "istruisci", mica è lì per divertirsi...)
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  30. sempre secondo il tuo punto di vista,comunque
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  31. Non a caso ho scritto nel mio intervento che "ognuno ha i suoi gusti e le sue preferenze." E ci mancherebbe. Non per questo però non posso domandarmi quale vespaio si sarebbe alzato se Nizzi avesse scritto una storia come, chessò, "Il pistolero voodo". Che Nizzi sia un autore "divisivo", lungi dall'ipotizzare complotti di sorta, mi pare un fatto, constatabile leggendo i vari thread. Forse il motivo è che, avendo rappresentato per lungo tempo l'autore principale (e, per un periodo, pressoché unico) della testata, l'aspettativa sulle sue storie è sempre stata conseguentemente alta. Personalmente, se mi limitassi a liquidare, ad esempio, "Netdahe!" come un polpettone confuso, noioso e indigesto (ad arrivare a parlare di "ciofeche" proprio non riuscirei), mi sentirei però quantomeno ingeneroso nei confronti di un autore che, accanto a storie che possono essere meno riuscite (come è normale capitino a tutti), ne ha scritte altre che per me sono dei veri e propri capisaldi della storia texiana e che costituiscono, in questo senso, dei "capolavori". Io credo che ne abbia scritti anche Nizzi. Per concludere e tornare in topic, questa è per me una storia sicuramente in tono minore (molto aiutata dai disegni di Civitelli), ma non una "ciofeca". Sono curioso, a questo punto di leggere alla prima occasione "I fratelli Donegan", che costituisce, a detta di molti, l'apoteosi della "ciofeca nizziana".
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  32. Letta oggi questa storia: se questo è, come ha scritto qualcuno, il "fondo" toccato da Nizzi, sinceramente pensavo peggio, visti i giudizi così severi sul suo lungo periodo di crisi. Intendiamoci, la storia, a parte qualche aspetto (la figura del vecchio sceriffo, ad esempio, non mi è dispiaciuta) è in sé alquanto banale nel suo svolgimento, ma Nizzi la porta avanti con indubbio mestiere, sorretto, bisogna dirlo, dai magnifici disegni di un Civitelli in stato di grazia. Nulla mi memorabile, sicuramente, ma nemmeno una storia da stracciarsi le vesti per l'indignazione. È vero: il coinvolgimento di Anderson era "telefonatissimo" ed evidente fin dall'inizio. Ma era forse meno "telefonato" dell'identità segreta del Siats, di cui abbiamo letto nel recente "Il mostro del gran lago salato"? A mio avviso no, eppure per una storia che, onestamente, per mediocrità se la gioca, a mio avviso, con questa (e non è nemmeno sorretta dal "mestiere"), non ho letto tanti giudizi così "tranchant" sulla sceneggiatura (anzi, proprio sullo sceneggiatore). Insomma, mi sto facendo l'idea che, in quache modo, le storie peggio riuscite di Nizzi vengano giudicate da molti, quasi a priori, in maniera più severa rispetto alle storie meno riuscite di altri sceneggiatori, per alcuni dei quali sembra esserci invece addirittura un "pregiudizio positivo". Non entro maggiormente nel merito per non sollevare polemiche, anche perché, essendo stato lontano per decenni dal mondo di Tex, non mi sento legato a priori a questo o a quello sceneggiatore, se non, per ragioni "sentimentali" al grande GLB. Mi ritengo insomma neutrale nel giudicare, non sentendomi parte di nessuna "tifoseria". Poi, chiaramente, ognuno ha i suoi gusti e le sue preferenze. Certo è che Nizzi, tra tutti gli autori di Tex, mi sembra quello che maggiormente divide i giudizi tra estimatori e detrattori.
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  33. Riletto oggi. Giudizio positivo su questo Texone che risale ormai a 20 anni fa. Ben riuscita in particolare la prima parte, di ambiente carcerario, dove Tex si guadagna in breve tempo la fiducia di Fremont. Quest'ultimo è il personaggio meglio riuscito dell'albo, una figura di valoroso ufficiale, disilluso però dalla guerra, in cui (proprio come Tex) ha visto troppi lutti e distruzioni. È il maggiore Corbett, furfante senza scrupoli, a pronunciare con disprezzo il suo epitaffio, senza rendersi conto invece di lodarlo, quando dice a Tex e Kit che Fremont giocava a fare il cinico, mentre era in realtà un "dannato sentimentale". Nel finale dell'albo sarà poi Tex a dire a Carson e Davis che Fremont resterà nel suo ricordo, per il suo sacrificio nel tentare un disperato salvataggio del generale Jackson. Un omaggio insolito da parte di Tex ad un uomo che aveva fatto parte dell'altra barricata, sia nella guerra civile che nel rispetto della legge. Il mio voto alla storia è un 8: un Nizzi ancora in gran forma. 8 anche ai disegni di Colin Wilson: mi sono piaciuti il suo Tex e le ambientazioni, sia carcerarie che nel rifugio dei ribelli. Unico appunto, forse, un Fremont graficamente poco originale, ispirato nell'aspetto, da simpatica canaglia del sud, al Rhett Butler dell'indimenticabile Clark Gable.
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  34. Aspetta, piace... I Fratelli Donegan è una cagata pazzesca. La ritengo, forse, la cosa più brutta mai scritta su Tex prima di certe cose di Faraci. Ma anche Le Foreste dell'Oregon, quella roba incommentabile che è il lungo viaggio e quella di cane giallo sono tra le cose peggiori mai scritte e pubblicate su Tex (e, quantomeno, Fort Sahara tra gli extra). Ma questa in qualche modo mi è piaciuta abbastanza. Penso sia per via dello sceriffo Daves, figura che mi ha divertito.
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  35. Francamente, rileggendola, non capisco certi giudizi estremamente negativi su questa storia. Certo, ci sono punti deboli. Innanzitutto il mandande dell'assassino è abbastanza prevedibile, a pelle il tipo non mi è piaciuto fin dalle prime vignette che lo riguardano, il fatto che blocchi sempre lo sceriffo nei suoi propositi è abbastanza indicativo in tal senso. Poi Tex ha qualche imbeccata di troppo dopo 15 anni. E vabbè. Per il resto io trovo una storia più che discreta e un Tex in buona forma, in accoppiata con un alter-Carson di tutto rispetto. Un bel personaggio questo sceriffo in pensione, determinato e duro. Tex e lo sceriffo vengono presi in un tranello? Ebbè? Non hanno colpe particolari. Poi Tex si rifà subito scappando dalla finestra e tornando a fare giustizia. Tex, quasi da solo, uccide la gran parte della banda e dei loro aiutanti, non dimentichiamolo. Per me un buon Nizzi. La cosa che, alla fin fine, mi ha dato più fastidio, è l'eccessivo spiegazionismo, caratteristica quasi sempre presente in questo autore, d'altra parte. Civitelli maestoso. Si tratta davvero di un maestro del disegno, e io, francamente, sono molto contento che lavori ancora oggi per Tex, è un grande onore. Nizzi 7 Civitelli 9 (che je voi di?)
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  36. Storia discreta,che rileggo spesso volentieri.Si potranno giustamente criticare i limiti fastidiosi dell' ultimo Nizzi (lo spione,su tutto: dá allo sceriffo e a Tex un' informazione vecchia di venti anni!),una certa incapacità a far quadrare la trama (troppe scene tirate per i capelli, troppo arrendevole lo sceriffo corrotto, assurdo far assassinare uno dei tre cattivi dal killer una volta che questo si è arreso a Tex!) Scopiazzature a gogò da altre storie (Topeka,per esempio,con la banda di scampaforche che "miracolosamente" sverna nei pressi della location principale) Il cliché del vecchio stalliere che vive nella città morta è copiato di sana pianta da "El Muerto"... Il killer misterioso si trova SEMPRE a fagiolo nelle situazioni, inverosimile. Detto questo,Nizzi ci mette comunque il mestiere e la buona volontà per portare a casa il risultato,e l' scontro nella città morta è comunque ben fatto Lo aiutano in questo gli splendidi disegni di Civitelli. Nizzi non è a suo agio nelle sceneggiature in cui compaiono personaggi grigi come il governatore, personaggi né buoni né cattivi. Detto questo, come lettura è piacevole,ma non certo avvincente.
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  37. A tempo perso ho riletto questa storia che definirei davvero un piccolo capolavoro se non addirittura la miglior storia della fascia 500. Il soggetto per quanto semplice possa essere una accusa ingiusta verso degli innocenti è davvero ben sviluppato. Viene ben trasmessa la sensazione dei pards braccati degli uomini dello sceriffo Langdon. Meriterebbe dieci fino a quando Tex & co liberano Kit a Quemado poi quando si svolge la caccia allo sceriffo Langdon la trama perde un po pur rimanendo di alto livello ma ovviamente non si poteva far finire la storia lasciando impunito il cattivo di turno. Un altra volta un amico di Kit ci lascia la pelle... fossi in Nehdi io starei molto attento.
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  38. Quoto Ymalpas perchè anch'io ritengo che il personaggio Langdon insanguini la pista in maniera eccessiva, divenendo il motore di una storia che, senza questo personaggio esagerato, non vedrebbe neanche la luce. Purtroppo non amo simili scorciatoie (la follia e l'esaltazione alla base delle situazioni che generano una storia, vedi anche l'ultimo Espectro) e questo è l'unico punto (seppur fondamentale, perchè per l'appunto da esso parte tutto) che un p? mi dispiace. Per il resto, dato per assodato questo elemento "genetico" (comunque non inverosimile, perchè sceriffi canaglia esaltati dal connubio tra una stella e un'anima nera nel West dovevano essercene eccome) credo che Boselli e Font ci abbiano regalato con questa storia un vero capolavoro. Il ritmo è serrato, l'azione è tanta e convincente, ma come al solito la grandezza di una storia la fanno i protagonisti, e qui abbiamo una messe di comprimari di altissimo livello e i pards grandissimi anche in solitaria (non solo Kit Willer, anche la breve comparsata di Carson è semplicemente da applausi). I comprimari: Wade Catlett: vestito da becchino e preceduto da una poco nobile fama, Wade ha, all'inizio della storia, uno scontro con Kit che immediatamente ce lo fa individuare come un avversario che dir? la sua nel corso della storia. Ed in effetti sarà così, anche se, con le solite e sempre gradite sorprese boselliane, ecco che questo nero personaggio diventa grigio ed infine quasi risplende, quando rinuncia a Bronco e continua la sua caccia e va incontro ad una fine inaspettata che lo nobilita facendo di lui una figura memorabile. Bronco Lane: più che lo stesso personaggio, sono i sentimenti di Kit nei confronti di quest'ultimo ad emozionare. Kit che lo vorrebbe con sè nella riserva (il paragone di Segnalidifumo che vede Kit e Bronco novelli Tex e Carson non è campato in aria), Kit che gli chiede, quasi con imbarazzo, se abbia fatto bene a presentarsi come suo amico (Kit vuole essere amico di Bronco, palesando debolezza nei suoi confronti, ma non sa se questo sentimento di amicizia sia realmente ricambiato oppure no). Ma lo stesso Bronco, al di l' dei riflessi in Kit, rifulge di luce propria, e la sua fine porta a sincero dispiacere per un personaggio che aveva saputo catturare e avvincere il lettore. Peraltro, una fine degna di un cuore nobile, sempre allegro e incosciente: nobile, perchè salva la vita a Kit, incosciente, perchè, quando viene beccato, dice "E' strano, mi ha preso...". In quell'aggettivo ("strano"), sta racchiuso a mio parere tutto il personaggio: scavezzacollo e incosciente perchè, nell'ottimismo della sua giovane età, non contempla la morte nel novero delle possibilità, ed ecco che quando essa arriva non è una cosa tragica, è solo "strana", quasi fosse una cosa assurda, inattesa, che lascia increduli perchè impossibile: qui sta il personaggio di Bronco, ed in esso si riflette la grandezza dell'Autore, che sempre sorprende con simili raffinatezze Padre Sebastian, e con esso tutto il villaggio di Quemado, pronto ad immolarsi per aiutare degli sconosciuti, perchè in essi vede i perseguitati dall'ingiustizia: piccolo grande esempio di coraggio e di nobilt?, villaggio "che è un paradiso" (come dice Bronco) fuori e che lo è anche nell'anima dei suoi pochi abitanti Hugh Langdon: pur non piacendomi il suo carattere eccessivo (come dice Ymalpas alla Jack Tunder), ?, come detto, il motore della storia e un cattivo come pochi, ributtante dentro e fuori (grande Font nella sua caratterizzazione estetica), ma dotato di fiuto e ingegno non comuni, che lo rendono un ottimo cacciatore di uomini e un avversario degno di essere affrontato (non a caso, le trappole di Kit con lui non funzionano, perchè questo vecchio segugio conosce il suo mestiere e si dimostra più in gamba dello stesso Kit) Insomma, un gioiello inestimabile, questi testi e un Boselli così. Capitolo Disegni: confermo quanto ho detto in post recenti sulle performance di Font. Io amo questo disegnatore, mi entusiasma, in questa storia come in altre è a dir poco superlativo. Eccellente, è uno spettacolo sia nelle ambientazioni che nei personaggi (il suo Kit Willer è quello che mi piace di più, le fattezze di Langdon sono la perfetta incarnazione della sua anima, il villaggio di Quemado è il luogo dove vorrei andare a vivere...)
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  39. Un ottima storia dell'accoppiata Boselli-Font. Forse una delle migliori della fascia 500-600. Meriti di essa sono:- il fatto di rispolverare Kit Willer,- la presenza di un personaggio come Bronco Lane,- la costante azione, la fuga disperata di Kit, Bronco e i loro compagni, la lotta contro il tempo di Tex, Tiger e poi Carson per salvare la vita dei loro amici,- cattivi molto ben delineati e disposti a tutto per ottenere il loro obbiettivo.- la presenza di comprimari di assoluto livello come Wade Catlett e lo sceriffo di Phoenix. In conclusione peccato per la dipartita di Bronco Lane, che conferma la sfortuna di essere amico di Kit e la comparsa nel finale di Carson che svolge un breve ma importante ruolo. Forse poteva essere pure allungata permettendo così di rendere ancora maggiormente. Fantastica la scena della resistenza disperata a Quemado e dell'impiccagione tentata ai danni di Kit, Bronco e del frate. Storia che è un piccolo capolavoro. Voto 9,5 alla tramaVoto 8,5 ai disegni (molto adatti alla storia e all'ambientazione)
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  40. I punti deboli di questa storia sono stati già detti. Il vecchietto che rimane nella città abbandonata e va a caccia di conigli con un vecchio fucile, sarebbe bello capire come fa ad avere ancora munizioni dopo 15 anni, o gli autori della rapina che temono di essere riconosciuti... e per quale motivo visto che durante la rapina erano bendati. E poi il motivo per cui viene uccisa la moglie non viene mai spiegato. Tutto sommato però non è che siano problemi insormontabili tali da crocifiggere Nizzi che tra l'altro introduce questo sceriffo dipingendolo abbastanza simile al buon Carson "Vi piace lamentarvi ma non vi piace quando sono gli altri a darvi per vecchi" così suona più o meno una frase durante i colloqui tra Tex e lo sceriffo. Voto sette e mezzo.
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  41. Che la storia abbia dei punti molto deboli e' difficile negarlo. Dovrei rileggerla, ma ricordo che il soggetto faceva molta acqua, per non parlare del "Killer misterioso" svelato dalla copertina del secondo albo. Ma con tutto questo la storia si fa leggere lo stesso, non e' un portento di storia ma non e' neanche cosi' pessima. Per i disegni, se mi dici che Civitelli e' sprecato per la qualita' della storia potrei essere d'accordo(a lui affiderei solo le storie piu' importanti)ma che le locations o i personaggi non sono graficamente caratterizzati bene dai disegni mi trovi in disaccordo piu' totale. Trovo Civitelli adatto a qualsiasi tipo di ambientazione, che sia nel Messico o a New orleans.
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  42. - A volte non conviene fare gli eroi! Mio fratello Jim mor? da eroe? e io non voglio finire come lui!... - Ma per me hai corso un grosso rischio! - Ci mancherebbe altro! Tu sei il mio migliore amico! Pagina cinquantanove. Bronco Lane ha appena salvato Kit Willer con una mossa temeraria ed eroica, senza troppo riflettere sull'azzardo commesso. Langdon ha il fucile in mano e la sua corsa verso la salvezza si arrester? infatti un attimo dopo. Ho ripreso questa frase perchè mi sembra la più emblematica della storia, una di quelle capaci di donare il dovuto spessore a un personaggio. L'aspettavo con ansia da Boselli. Bronco Lane muore innocente, per un fatto non commesso, purificato dal suo stesso sacrificio per gli errori del passato. ? il destino comune degli uomini braccati dalla legge, anche se questa è rappresentata da personaggi sanguinari come lo sceriffo di Angel Rock. ? l'ennesimo amico che si spegne tra le braccia di Kit Willer. Una lista nera veramente interminabile. E' un cerchio che si chiude. Le ultime immagini, quelle che ci mostrano la caccia del puma e il nascere di una nuova amicizia tra Piccolo Falco e Nehdi, ci illustrano comunque anche il rinnovamento dei cicli della vita. Non per essere pessimista, ma se dicessi... corone di fiori anche per il piccolo cacciatore navajo? Visti i precedenti, la cosa non mi sorprenderebbe più di tanto 8) Qualche ( criticabile ) chiave di lettura? Nehdi e Bronco Lane Le prove di iniziazione che fanno di Nehdi un vero guerriero, capace di fronteggiare un' imponente aquila e di resistere alle più dolorose torture, prefigurano la morte di Bronco Lane sin dalla prima pagina. L'esile filo dell'amicizia non deve interrompersi. Boselli si preoccupa cioè di rigenerare i legami della fratellanza creando dal niente la figura del giovane navajo, che apre la storia con prove di bravura e coraggio e la chiude sostituendosi idealmente a Bronco Lane, dando così al lettore un'idea di continuit?, che rende più ammissibile il sacrificio dell'amico. Il tema del viaggio. Per una Morte nella nebbia così densa di avvenimenti, duecentoventi tavole sono effettivamente scarse, specialmente se teniamo conto dell'eccessiva dilatazione spaziale e temporale che assume la storia. Viaggio o odissea, stupisce il numero delle ambientazioni ( non è la prima volta per Boselli, basti pensare al suo texone ). Per questo motivo tutto sembra svolgersi sul piano del sogno piuttosto che della realtà vissuta. Servirebbe un maggiore dosaggio. Quemado Ai confini del deserto, la paradisiaca oasi di Quemado ricorda non poco la Heaven ( Helltown ) di Jack Thunder l'implacabile. Boselli gioca anche sul nome della città, come è stato già fatto notare in qualche post precedente. D'j? vu! Langdon Un altro punto di contatto con quella storica avventura è rintracciabile nella figura dello sceriffo Langdon, un furfante dalla psicologia spicciola, non troppo dissimile per malvagit? e crudeltà, dal già citato Jack Thunder. Fanatico integralista è Boselli non insiste troppo su questo atout, preoccupandosi in maniera per molti versi sommaria di insanguinare la pista. La violenza ( gratuita ) che questo antagonista degenerato riesce a sprigionare, alimenta la storia, ma, tutto sommato, fa perdere anche la scommessa con i lettori. L'ultima parte dopo la fuga di Langdon da Quemado è quasi tutta da dimenticare e neanche la scena del duello riesce a sopperire a certe sbavature. Se come si racconta Sergio Bonelli ha messo un veto sul ritorno di Jack Thunder, difficile ammettere che abbia lasciato anche solo una chance a Langdon. E Boselli sembra smarrirsi proprio nelle pagine finali, quando dovendo dargli una morte, non sa bene come districarsi. La morte di Langdon è fiacca. Molti lo avrebbero visto appeso a una solida corda insaponata, una morte però fuori dai canoni della tradizione. Il caso più eclatante che io ricordi è lo straordinario finale di Gli eroi di Devil Pass, con l'umiliante castigo inflitto da Tex a Cane Giallo. Nizzi si è servito talvolta dello stesso stratagemma degradando ad esempio qualche borioso ufficiale. Certo trovare il meritato castigo per lo sceriffo dello Utah non sarebbe stato oggettivamente facile, ma una carta da giocare pur restava a Boselli, ed era quello di farlo morire suicida. Non so se è gia stato detto.
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  43. *** seguono spoilers *** Il secondo albo rende l'episodio il migliore nel post # 500, almanacchi, texoni e maxi compresi. Nessuna sbavatura (manco nel finale, che ha fatto strizzare gli occhi a qualcuno perchè, in effetti, atipico), un ottimo ritmo (quasi d'altri tempi), personaggi superbamente caratterizzati e un paio di situazioni alla Boselli che colpiscono duro nello stomaco (come nel caso della morte di Bronco). Finalmente abbiamo un autentiuco figlio di buona donna come nemico: Langdon è IMO il miglior bastardo che sia comparso negli ultimi 7/8 anni almeno. Unica 'bosellata' ^negativa^ (ma mooolto relativamente) nel ravvedimento, comprensibile alla fin fine, ma troppo repentino, del bounty killer. Font fa un lavoro eccellente, principalmente nel delineare i personaggi e le atmosfere. Si vede che col West va a braccetto . Insomma: TESTI: 9 DISEGNI: 9 Dissi.
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  44. Ma se le tavole sono in BN! Io farei in BN anche la copertina, così ciascuno si immagina la camicia del colore che vuole.
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  45. Mi associo a quello già detto da altri nel thread delle anteprime: mettere la camicia gialla a Tex è un errore storico gravissimo! All'epoca era rossa! Così si dà credito alle maldicenze secondo cui Tex non si cambia la camicia da 20 anni, e per questo dopo Lilyth non trova una donna! Ecco le prove!
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  46. Concordo! Almeno al giovane Tex lasciamogli la camicia rossa! (o almeno, facciamo vedere che si cambia la camicia ogni tanto, almeno quando era ancora giovane e andava a donne! ) Camicia Rossa la Trionferà!
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  47. Su questo primo albo purtroppo ho un aneddoto poco felice da raccontare: l'ho usato per battezzare il mio nuovo angolo di lettura così composto: poltrona relax, lampada da terra ad arco e tavolino con camomilla (sono praticamente astemio, skoosate). Ebbene, posso dire di aver dormito benissimo (a scanso di equivoci, sono crollato miseramente altre due volte con due libri diversi, forse questo angolo lettura non è stato una buona idea, mumble mumble) Scherzi a parte, buon inizio di storia con la consueta pletora di personaggi messa in campo da Boselli e la giusta dose di mistero che contribuisce ad arricchire il racconto. I richiami con la prima storia sono evidenti, anche se il rischio del parziale auto-remake per ora mi sembra scongiurato. Il ritmo del racconto è volutamente lento, ma è giusto così per far calare il lettore nell'atmosfera della vicenda. I disegni di Bocci meritano un capitolo a parte: sono belli, bellissimi, fatti magistralmente e nessuno lo nega. Il problema, se così vogliamo chiamarlo, è che sono estremamente densi. Ogni vignetta è un quadro. Aprendo l'albo ho avuto l'impressione di andare a sbattere contro un muro solido e se parlare di illeggibilità è senza dubbio esagerato, è altrettanto vero che la sensazione di soffocamento l'ho percepita. Poi non so se sia un effetto voluto o meno (lo stile di Bocci è questo, prendere o lasciare, ma non è mai stato così massiccio) per contribuire a rendere più opprimente e inquietante la storia, in ogni caso la mia speranza è che per il futuro Bocci si limiti un po'.
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  48. E dire che Marcello l'aveva iniziata a disegnare la storia, ma essendo ormai in grosse difficoltà di salute, l'esito finale fu considerato non sufficiente in redazione e l'episodio affidato a Font. Purtroppo anche il talento si piega all'inesorabile legge della natura!
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  49. Gli hanno massaggiato i marroni con la carta vetrata.
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