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TWF - Tex Willer Forum

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Mostrando i contenuti con la più alta reputazione dal 19/03/2024 in Messaggi

  1. Qui si stanno mischiando pere con mele con ferrari testarossa. E mischiando cose diverse, si fa confusione e si perde il punto. Esaminiamo una cosa per volta. -------------------------------------------------------------- 1) L'uso di didascalie descrittive COME METODO DI SINTESI PER RACCONTARE DI PIÙ IN MENO SPAZIO. Questo è il caso dell'esempio citato da Poe da "Diablero": l'osservazione di Poe secondo cui qui GL Bonelli sarebbe "prolisso" per me manca totalmente il bersaglio, anzi, per me è incomprensibile: questo che vediamo in quelle pagine è un esempio di mirabile SINTESI NARRATIVA. Inviterei Poe a fare semplicemente l'elenco delle cose che vengono narrate in quelle pagine. E poi pensare a quante DECINE DI PAGINE verrebbero impiegate, oggi, per raccontare le stesse cose senza usare didascalie. Ho visto per esempio in uno Zagor recente diverse pagine dedicate a Zagor che taglia i rami da un tronco di un albero per costruire un ponte di fortuna. Vignette su vignette con Zagor che taglia rami spiegando cosa sta facendo. Tutto spiegato nei minimi dettagli per un lettore non solo ritenuto "non capente" ma che pensa sarebbe mandato nel panico da un semplice montaggio della scena, senza fargli vedere per filo e per segno come fa Zagor a creare il ponte di fortuna. Vediamo le tre pagine postate da Poe. Guardate la PRIMISSIMA VIGNETTA. Quella vignetta sarebbe, oggigiorno, minimo 5-6 pagine. Si inizierebbe a far sentire i lupi, per spiegare al lettore che ci sono i lupi. Poi si mostrerebbero avvicinare. L'indiano spiegherebbe con "dialoghi descrittivi" (in cui spiega la situazione all'aria circostante) che ha paura che i lupi mangino il cavallo, per preparare il pubblico impressionabile allo shock della scena di violenza. A pagina due si vedrebbero i lupi. A pagina 3 inizierebbero l'attacco, che verrebbe mostrato nei dettagli per 2-3 pagine. A pagina 5 o 6 ci vedrebbe una vignetta simile a quella pubblicata all'epoca, poi seguirebbero 2-3 pagine di parole esplicative ad alta voce dell'indiano per spiegare come mai è nei guai e cosa teme, e arriviamo a pagina 9. Pagina 10 e 11 mostrerebbero, lentamente, l'arrivo del pipistrello. Probabilmente prima del vedere l'ombra del Diablero passerebbero più pagine, ma in ogni caso NESSUNO SCENEGGIATORE "MODERNO", nemmeno i migliori, liquiderebbe "la notte di terrore" in DUE STRISCE. "mungerebbero" la "scene fica" per almeno 20 pagine! Con versi, terrore, mantenere il fuoco, etc. E perchè non dovrebbero? In quella maniera invece di farsi pagare solo 2 pagine, se ne fanno pagare 30!!! Allungando semplicemente il brodo! (poi capisci come fanno a fare tante pagine senza uno straccio di idea...) Con la tormentata fuga del guerriero verso il campo poi fanno almeno altre 10-20 pagine, e così invece di farsi pagare 2 pagine se ne fanno pagare 40-50! (dico "farsi pagare" per far capire che risparmio sarebbe anche per la casa editrice fare albi più snelli e che si leggono più rapidamente, ma onestamente non credo che la motivazione principale oggi sia l'avidità: credo che sia invece il "panico da disegnatore!", hai 10-15 disegnatori che ti mandano avanti altrettante storie, qualcuno che ha finito le pagine e ti telefona ci sarà praticamente tutti i giorni, se hai una buona idea per il seguito e sta tutta in due pagine quello ti richiama il giorno dopo, se la allunghi fino a 20-30 pagine non lo risenti per almeno un mese...) Idem per la terza pagina con Mitla: una pagina qui è il tempo (anche di lettura) che ci vuole per mantenere il ritmo: non è un caso se certe storie erano (e sono ancora) APPASSIONANTI, mentre troppe pagine attuali, ammiri i disegni, dici "che dialoghi realistici", ma poi... alla fine, sotto sotto, ti sei annoiato e non hai voglia di rileggere. Oggi, quella pagina di Mitla con la lucertola sarebbe ovviamente descritta senza didascalia ("argh! Orrore! una didascalia!" Gli sceneggiatori italiani, evoluti e bravissimi, copiano la TV e le fiction Rai anche nel ritmo lento, vogliono "berardeggiare" mentre in realtà stanno facendo "Gli Occhi del Cuore". Non si abbasserebbero ad usare didascalie come fanno certi autorucoli come... Alan Moore, Frank Miller, Joe Sacco, Zerocalcare, Neil Gaiman, etc! Meglio imitare gli sceneggiatori di Boris!). Quindi, minimo 1-2 pagine per l'arrivo della lucertola, il testo della didascalie a le informazioni contenute sarebbero da mostrare azione per azione in vignette separate, quindi invece di una "antiquata" didascalia... una bella sequenza di 2-3 pagine! Poi capisci come mai oggi in un albo di 110 pagine (330 strisce) accadono meno cose di quelle che accadevano una volta in 80 strisce (26,66 pagine)... OK, ricapitolando... QUESTA È SINTESI! L'uso di didascalie per "tagliare" e dare RITMO alle scene, mostrando le cose in due strisce invece di dover usare 10 pagine. Dando così al lettore TANTE scene, tanta azione, tanto "fumetto", senza farlo annoiare a vedere il protagonista che taglia rami per pagine e pagine. Gli altri temi di cui si parla, lo "spiegazionismo" e i terrificanti "dialoghi esplicativi", sono il primo totalmente indipendente, e il secondo addirittura OPPOSTO: abbandonando il ritmo che poteva essere dato da un uso saggio delle didascalie, arrivi ai terrificanti dialoghi esplicativi attuali, innaturali, prolissi, e pallosissimi. La prova, come sempre, sta semplicemente nell'ASSAGGIARE la zuppa: quelle storie di GL Bonelli, narrate con RITMO e SINTESI grazia all'uso ben studiato delle didascalia, erano ZEPPE DI IDEE anche perchè, occupando poco spazio, ne servivano tante. E NON ANNOIAVANO. La stessa cosa non si può dire dei "brodi allungati" attuali, lentissimi, con "dialoghi esplicativi" pallosissimi, ma "moderni" perchè non usano le aborrite didascalie (che quello è l'importante, non usare didascalie, poi se si annoia il lettore non è importante, anzi, nel fumetto Bonelli "moderno" il lettore si DEVE annoiare mentre lo "istruisci", mica è lì per divertirsi...)
    5 points
  2. Disegno dedicato al giovane Willer al galoppo in sella al suo Dinamite.
    5 points
  3. Non ho chiamato i moderatori per non farti parlare di Nizzi come ti pare, tanto sappiamo già quale è il tuo pensiero, semplicemente trovo stucchevole rimescolare sempre la stessa minestra ogni volta che c'è Nizzi di mezzo, usando sempre gli stessi esempi e gli stessi argomenti. Non trovi che sia una richiesta lecita? Ti ho citato, non a caso , poiché troverei molto più interessante e utile alla discussione che tu partissi almeno dalla lettura del maxi attualmente in edicola (che io sto leggendo e non ho ancora terminato, per la cronaca), piuttosto che rifarti a storie già citate più volte, sempre da te e sempre per mettere l'accento ai difetti...vuoi dirmi che non è così? Il mio era un invito ad essere un po' più costruttivo nei commenti, senza sempre andare in un' unica direzione, e poiché tu ti metti subito sulla difensiva, aggiungo che sei stato molto più sgradevole in questa tua risposta piuttosto che nel post precedente, perché ti sei messo subito a fare la vittima, senza capire che il mio richiamo ai moderatori era soltanto per regolare la discussione, non zittire le critiche a Nizzi o zittire Diablero. Mi dispiace se c'è stato questo malinteso, ma non credo di aver fatto male, in questo caso. Detto ciò, non mi nascondo e resto dell' idea che le critiche nei confronti di Nizzi mosse da te e da alcuni utenti più prevenuti dovrebbero moderarsi nei toni e nella frequenza, basandosi almeno sulla lettura delle storie inedite e poi , eventualmente, ricollegarsi al resto ( l'abbandono di Nizzi, le parti di vecchie storie che non vi piacciono ecc) Passo e chiudo, da parte mia non c'è niente contro di te, sappilo. Ma non mi piace che ogni volta ci si basi sui soliti preconcetti quando sul forum ci sono dei nuovi lettori o curiosi che vorrebbero godersi le storie senza la solita retorica volta ad azzoppare in partenza una storia "perché è di Nizzi".
    4 points
  4. Nizzi scrive una trama fatta sostanzialmente di azione, con atti di guerriglia ai danni di nemici poco all'altezza e con un finale sbrigativo e "faraciano". Nulla di nuovo sotto il sole, sempre la solita minestra per i suoi lettori da "bagno caldo". Leggi in relax, senza impegno, nessuna sorpresa, poco interesse. Ma tutto sommato è una buona lettura. Perché c'è ritmo, ci sono dialoghi frizzanti, c'è fluidità di narrazione. C'è tutto il mestiere di un autore che sa scrivere Tex e che continua a saperlo scrivere, magari anche divertendosi, nonostante e forse anche grazie alla sua età. Perché è meglio questo Nizzi che scrive senza particolari vincoli, da vecchio leone che ogni tanto si diverte a dare una zampata, con una leggerezza che in questo caso si traduce nel brio di questa sua buona sceneggiatura, che quello che non si vergognava di proporre Cane Giallo e i Fratelli Donegan, quando era bollito ma non voleva, perniciosamente, mollare.
    3 points
  5. Il mondo è bello perché è vario, e anche i giudizi sulle storie. Però in certi casi non capisco bene le critiche: Come sarebbe che non c'è un mistero? Tutto questo primo albo è basato proprio su un'atmosfera di mistero (come dice anche il titolo) di cosa sia celato sul monte Rainer: sono davvero sopravvissuti alcuni Gundhar? Sono loro che uccidono i cercatori d'oro che s'inoltrano nella foresta oppure, come più probabilmente, qualcun altro che non vuole venga violata la sua vetta? Quale segreto nascondono il geologo russo e il suo strano assistente? Gli esseri simili a rettili che erano giunti dallo spazio sono ancora vivi? E che intenzioni hanno? Sono rimasti intatti i macchinari visti ne "Un mondo perduto" e avranno un loro ruolo? E le pietre che provocano ustioni? Chi è "il demonio che ha preso Reuben" come dice l'uomo sfigurato che appare nell'ultima vignetta dell'albo? Ecc. ecc. ecc. Tutto questo albo è fatto di misteri su misteri che si accumulano di pagina in pagina. Si potrebbero fare diversi esempi di storie classiche in cui i pards entrano in scena piano piano e il primo albo è dedicato alla preparazione dell'azione e alla presentazione dei comprimari, o degli avversari: se non ricordo male nel primo albo di "Diablero" i Nostri non fanno quasi niente, se non avvicinarsi alla zona dove agiscono i Diableri, mentre tutto l'albo è dedicato proprio a loro e a El Morisco che si reca dagli Apaches minacciati. Oppure il primo albo della "Congiura" è fatto solo di dialoghi tra i pards che arrivano a Frisco e via via incontrano Mike Tracy, Sam Brennan, e poi l'avvocato Bixler e infine Barbanera in carcere: quasi niente azione, ma solo preparazione di quello che avverrà in seguito (l'evasione). In realtà qui in 110 pagine di cose se ne vedono tante, abbiamo fatto la conoscenza di numerosi nuovi personaggi: i due fratelli indiani Salish, Holt e la sua banda, il geologo russo, l'avido proprietario della mandria poi pentito, lo sceriffo, il ritorno di Gros-Jean, la sorpresa di Mamie, un mezzo linciaggio di Tiger, lupi minacciosi nella foresta, uno stampede disastroso, uno scontro a fuoco che coinvolge Kit Willer e Tiger... direi che di cose ne sono accadute parecchie e non ci si è annoiati. Il ritmo della storia è quello classico dei tempi d'oro di GLB. Poi l'azione vera e propria che coinvolgerà i Nostri nella foresta è abbastanza ovvio che la vedremo presto nel secondo albo, visto che si sono appena addentrati nel cuore di tenebra. Qui è chiaro che la scelta di Boselli, avendo a disposizione tre albi, è quella di preparare bene il lettore, di creare attesa e allo stesso tempo di chiarire il contesto, per cui il flash-back sulla precedente storia sul monte Rainer era inevitabile (e comunque ben sintetizzato), anche perché secondo me persino i vecchi esperti lettori di Tex si erano scordati quella che non è proprio tra le più memorabili avventure di GLB... In più, oltre al tema "mysterioso", io ci ho visto anche echi dal film "Terra lontana" di A. Mann, con i cercatori d'oro di Dawson City che hanno bisogno di carne per sfamarsi e James Stewart che ha il compito di consegnare la mandria di bovini, tra ladri di bestiame, banditi, sceriffi e affaristi senza scrupoli, tutti impazziti per l'oro. E mi sembra che qui Boselli sia ben riuscito ad amalgamare il tema fantastico con quello più realistico e terra terra della corsa all'oro.
    3 points
  6. Iniziando proprio dai disegni di Bocci, per me non ci siamo, invece. Tex e Carson incerti in molte vignette, volti di certi personaggi addirittura effeminati, vignette poco leggibili a causa dell'eccessiva saturazione dei dettagli, inquadrature e geometrie non sempre armoniche. Lo ricordavo meglio. Non è tra i disegnatori che hanno molta premura della leggibilità, come se non fosse una delle prime cose da ricercare. Se pensiamo alle foreste, da Ticci a Fusco a Ortiz, forse ci capiamo meglio. La sceneggiatura di Boselli per una volta non mi ha rapito. È solo il primo albo, ma per me sono 110 pagine in buona parte sprecate. In effetti l'autore insiste su un mistero che non è un mistero, c'è poi un flashback dedicato ai lettori che non hanno letto la precedente avventura (mentre quelli che leggono Tex da sempre la storia la ricordavano o se la sono riletta per l'occasione come ho fatto io), c'è la sorpresa positiva di Mamie (che comunque come personaggio non mi ha mai entusiasmato), il resto tra stampede, visite allo sceriffo o allo studioso russo che cambia faccia nell'arco di qualche decina di pagine, pagine che per l'appunto sembrano tentare di distoglierci dall'oggetto principale della storia. Insomma la carne al fuoco deve essere altra e se si arriva al terzo albo con l'autore che ti infila il finale ''veloce'' può essere che l'impressione di un certo sbilanciamento tra le varie parti si faccia velenosamente strada. In effetti forse uno dei pochi appunti che possiamo fargli è che Boselli ultimamente ritardi un po' troppo a ingranare la marcia, certi primi albi come quello della storia dell'Erebus o la più recente della Tigre nera, questa impressione me l'hanno data. Mi si risponderà che servono a fissare un'atmosfera, a aiutare i nuovi lettori a calarsi dolcemente in una storia, ma se è vero che le storie in cui Tex entra in azione già nelle prime pagine come accadeva un tempo hanno anche loro i loro difetti, mi sembrano comunque esagerate 110 pagine con i pards a combinare un fico secco (o quasi) come avviene qui. Questa è appunto la sensazione che ho tratto da questa prima parte e non mi convince per niente.
    3 points
  7. Sbagli. Il mio personaggio è Coguaro. E, a onor del vero, Ruju ha ripreso il soggetto ma ha realizzato una sceneggiatura che rispecchia molto poco la mia trama. Avevo in mente di pubblicare il mio racconto originale, ma non l'ho fatto e non lo farò per rispetto prima di tutto per Boselli e poi per Ruju. Ecco un giudizio che non accetto, che dimostra che non hai capito assolutamente niente. Io adoro alcune storie di Nizzi, specialmente il primo Texone: se fossi dannatamente prevenuta (che significa dare un giudizio negativo a prescindere), non direi mai una cosa del genere. E questo è sintomo di scarsa capacità analitica: spari sulla croce rossa perché non ti piace il rosso. Se non hai afferrato il paragone, sarò più esplicita: esprimi giudizi superficiali. Ecco un altro tuo giudizio a conferma di quanto ho già detto. Non so se conosci il significato delle parole: astio è il rancore provato nei confronti di una persona da cui ritieni di aver ricevuto un grave torto. Portato all'estremo è un sentimento peggiore dell'odio. Se non sapessi che tu hai usato questa parola con la superficialità che ti contraddistingue, ti direi: "ma come ti permetti di bollarmi come un essere così schifoso?", ma sono sicura della tua immaturità e, per questa volta, ci passo sopra. Ma in futuro stai ben attento a sparare sentenze così offensive, perché io non sono uno zuccherino.
    3 points
  8. Ho sempre trovato estremamente toccanti le avventure di Tex ambientate durante la Guerra di Secessione, cui il Nostro si è di fatto trovato costretto a prendere parte suo malgrado, a causa della quale ha visto morire amici come Rod Vergil o John Walcott, assistendo contestualmente al compimento di orribili atti di crudeltà che gli hanno svelato il lato peggiore della natura umana. Di tali peculiarità non è certo privo questo Texone, in cui Tex e Kit Carson rievocano a quattro mani un'avventura vissuta insieme durante la guerra (la prima, e probabilmente anche l'unica), densa di azione, colpi di scena e tantissimo pathos, in cui pur paradossalmente militando su fronti opposti perseguono lo stesso obiettivo, quello di salvare la vita di alcuni coloni texani di origine tedesca, colpevoli di opporsi con fermezza allo schiavismo del Sud. L'obiettivo, purtroppo, è raggiunto solo in parte, ma i Nostri - coadiuvato da Damned Dick e dall'affascinante agente Pinkerton Kate Warne - riescono comunque a fare giustizia e ad uscirne moralmente vincitori. La sceneggiatura di Boselli, impostata come altre volte su un doppio binario narrativo, vede i due futuri pards (i due si conoscono, ma non sono ancora inseparabili) impegnati in una delicata missione, ciascuno per conto proprio: Tex, in compagnia dell'allora inseparabile Damned Dick, è incaricato da Kate Warne di condurre in salvo in Messico un buon numero di coloni tedeschi "rei" di essere fedeli all'Unione, senza sapere che al contempo ha assunto di propria iniziativa il medesimo impegno anche Carson, che pur formalmente fedele alla confederazione sudista intende evitare un massacro, inimicandosi in tal modo vari colleghi Rangers e, soprattutto, la soldataglia al comando del fanatico James Duff, ai cui ordini agiscono anche assassini incappucciati incaricati delle azioni più spregevoli (tra cui anche un tentato omicidio ai danni del Rangers, che naturalmente fallisce). Le due sottotrame procedono speditamente ed autonomamente in perfetta sincronia, dando modo ad entrambi i Nostri di risultare fondamentali, finendo poi per convergere nel finale, quando però il destino si mette di mezzo, ed una quarantina di coloni tedeschi, separatosi in precedenza dalla carovana, vengono brutalmente impiccati al culmine di uno scontro a fuoco con gli uomini di Duff. Tra essi c'è anche Konrad Bock, amido d'infanzia di Tex, costretto dunque a subire un trauma assai simile a quello che aveva avuto suo malgrado protagonista Rod Vergil. In un finale estremamente enfatico, Tex e Carson - più Damned Dick e Kate Warne, of course - rendono comunque giustizia a Bock ed alle altre vittime del vile massacro annientando una volta per tutte la masnada agli ordini di Duff, che dal canto suo rivela fatalmente la propria vera natura di sciacallo: vista la mala parata, non solo non esita a tentare la fuga, ma manifesta anche l'intenzione di fuggire col bottino per goderselo in Messico, in barba ai tanto decantati proclami "patriottici". In una sequenza piuttosto cruda ma al contempo toccante, Tex e Carson si gettano all'istante al suo inseguimento, ma invano: dopo aver eliminato un suo commilitone più genuinamente patriottico, un Duff comunque gravemente ferito non esita a darsi la morte con la propria pistola, onde evitare di subire un processo da yba giuria di odiati yankees. Se la sceneggiatura di Boselli risulta così coinvolgente, va da sé che buona parte del merito è da attribuire alla maestosa prova ai disegni di Dotti, autore di tavole curate nei minimi dettagli ma al contempo dal tratto molto pulito, senza eccessivi e soverchi orpelli. Senza dubbio, una delle sue migliori prestazioni di sempre sulle pagine di Tex
    3 points
  9. Bos, ti prego, torna a riferire personalmente (senza nulla togliere all'amico Carlo). Qui c'è ancora un sacco di gente a cui manchi e che, almeno credo, si merita la tua presenza. Please.
    2 points
  10. La storia Un mondo perduto (di cui Il mistero del Monte Rainier è il seguito) occupava un albo e mezzo, ma conteneva talmente tanti eventi e situazioni (l’arrivo a Yakima e l’incontro con Gros-Jean, i preparativi per la spedizione, la tappa al villaggio dei klamath, la scalata del ghiacciaio, l’attacco dei ghundar, la scoperta del mondo sotterraneo, la cattura e l’incontro con il professor Steiner, ecc.) che oggi facilmente verrebbe spalmata su 4 o 5. Per questo quando leggo “albo introduttivo” storco il naso: una volta non esistevano albi introduttivi, ogni albo, anche se la storia rimaneva da concludere, presentava tantissimi momenti avventurosi e colpi di scena ed era comunque perfettamente fruibile per se stesso, anche perché poteva capitare in mano a un lettore occasionale, e in questo caso magari spingerlo all’acquisto dell’albo successivo: se a uno, ad esempio, capitava in mano Zagor contro Supermike era spinto dall’incalzare della storia a comprare La settima prova per vedere come andava a finire, se a uno capita in mano il Supermike di Burattini (dove i primi 3 albi finora sono introduttivi) mi sa che fa il ragionamento opposto…
    2 points
  11. Non solo quelli, che pure mi sono piaciuti. Vedere battibeccare i due come ai vecchi tempi è per me un piacere, e credo che anche Nizzi si sia divertito nel riproporre le consuete, gustose pantomime tra i due pards (a onor del vero, nell'ultima parte della storia forse eccede un po'). Ma anche il resto l'ho trovato svelto, dinamico, tosto al punto giusto, complici anche i disegni di Torti che trovo molto efficaci. Se devo giudicare l'operato dell'ultimo Nizzi, non posso che concordare con la proposta di Diablero su una collana Nixi-Tex. Ciascuno legge ciò che gli piace senza nemmeno il timore di inoltrarsi in polemiche infinite sul forum: stiamo di fatto leggendo cose diverse, assecondando i nostri gusti. Così io posso continuare a pensare che i dialoghi proposti da Nizzi siano davvero frizzanti, non semplici battibecchi tra comari né acqua gasata con la CO2
    2 points
  12. Sono d'accordo su tutto, @Diablero. Essendomi da poco avvicinato ai fumetti Bonelli, questa cosa della mancata capacità di sintesi la percepisco molto. Leggo storie di 200, 300 o addirittura 400 pagine e mi rendo conto che nella storia è successo estremamente poco. Lo riscontro in tutte le storie, non solo quelle di Boselli. Penso all'ultimo ritorno della Tigre: servivano davvero 450 pagine per raccontarla? O La pattuglia scomparsa: non era sufficiente un albo? Paradossalmente per quest'ultima storia ricordo di aver pensato che avrei voluto un albo in più per approfondire alcuni dettagli (la storia del soldato e della sua fidanzata, prima che morisse). Quindi non è tanto il numero di pagine o albi il problema, ma il rapporto tra il numero di pagine e quello che effettivamente viene raccontato, la densità. Ricordo che nei fumetti che leggevo da piccolo su Topolino o sul Giornalino succedevano così tante cose in 30 o 60 pagine! Qui ne leggo centinaia eppure alla fine mi sembra che sia successo poco o che alcune parti non siano state approfondite abbastanza. A volte si parla del perché in questo periodo di crisi del fumetto i manga in realtà vendano bene. Secondo me ha anche a che fare con il modo in cui in Giappone vengono serializzati. Un autore di manga quando scrive una storia non è costretto ad allungarla per riempire le centinaia di pagine che compongono un volume perché lì i fumetti vengono pubblicati prima su rivista un capitolo per volta. Quindi l'autore può lasciare che la storia prosegua con il ritmo necessario e che si prenda un numero di capitoli non predefinito. Quando un numero sufficiente di capitoli già pubblicati su rivista sono pronti si procede a raccoglierli in un volume, ma senza scadenze regolari. Con Tex se ci pensate agli inizi non era così diverso. Le storie erano ragionate in termini di capitoletti di 32 strisce (10 pagine moderne), quindi la storia poteva prendersi lo spazio a lei necessario, ragionando in multipli di 32 strisce. Oggi invece si è costretti a ragionare in termini di 112 pagine per volta! Per forza di cose alcuni soggetti un po' deboli finiscono per essere forzatamente gonfiati per riempire un albo o più e alcune storie risultano avere una densità di azione o approfondimento calibrate male. Una possibile soluzione? Tornare ad avere albi con storie a lunghezza non predefinita, ovvero albi in cui può capitare che una storia finisca prima della fine dell'albo e ne cominci un'altra. Follia?
    2 points
  13. Ma quella è narrazione, non sono dialoghi. Boselli è l'esatto opposto: zero didascalie e nuvolette rigurgitanti di parole.
    2 points
  14. Farò la "voce fuori dal coro", ma questa è una storia che ho sempre amato, fin da quando uscì (si, non sono un "giovanissimo") e proprio domenica scorsa me la sono riletta, dopo un tot di anni. Mi sono sempre piaciute le storie dove Tex si confronta con episodi realmente esistiti e non mi sembra affatto sconfitto o sminuito. La "storia", semplicemente, è stata quella. Ed è una sorta di "omaggio", nel bene e nel male, ad un personaggio storico: Apache Kid.
    2 points
  15. Primo albo di assoluto valore. Tanti dialoghi e poca azione ma è una piacevolissima lettura perché Boselli riesce a costruire un affascinante ed enigmatico evento soprannaturale che entra in perfetta simbiosi con l'atmosfera avventurosa e western. Quello che rende più interessante il numero 762 sono le reazioni dei protagonisti alla prospettiva di avere davanti qualcosa di "alieno" che poco si adatta a uomini abituati a ben altre avventure che niente hanno a che vedere con la fantascienza.. a parte rari casi naturalmente. I disegni di Bocci non hanno deluso le mie aspettative: tavole da incorniciare! Paesaggi e personaggi perfetti con una estrema attenzione ai particolari che ha pochi eguali nel mondo del fumetto bonelliano e non..Maestro! Se penso che nello stesso mese è uscito un Tex di Torti mi vengono i brividi nel metterli a confronto..
    2 points
  16. Ammetto di non conoscere molto il tuo vissuto sul forum, e ti chiedo scusa. Purtroppo il tuo intervento è giunto nel momento in cui si parlava proprio della non necessità di ricordare sempre e comunque la famosa uscita polemica di Nizzi, e questo potrebbe aver inasprito i toni più del dovuto. Io sono contro la cancel culture, e non mi piace il clima da tribunale militare che si crea spesso nei confronti di Nizzi. In poche parole, stiamo parlando di un autore e delle sue storie, poi certo, c'è il modo in cui si può essere posto, ha sbagliato e tutto, poteva aver avuto anche le sue ragioni poiché noi non siamo chissachi per giudicare in modo assoluto, ma non è possibile che ogni benedetta volta in cui esce Nizzi inedito si deve rimescolare la stessa minestra. Letizia dice che non dovrei usare la parola astio, ma se l'ho usata è perché SEMBRA che ci sia un vero e proprio astio verso Nizzi. Perciò forse non sono del tutto pazzo. Spero che questa mia spiegazione sia sufficiente, mi scuso se ho avuto un comportamento sbagliato, ma invito anche alcuni di voi a riflettere un attimo, se potete, sul modo e la frequenza in cui criticate Nizzi. E l' attinenza con le discussioni. Invito, non obbligo non bavaglio, non sia mai. Non dubito dell' intelligenza di nessuno, siamo tutti lettori con pregi e difetti, si può litigare e avere opinioni diverse. Buon pomeriggio a tutti.
    2 points
  17. In realtà, sono le storie pubblicate finora sula serie regolare dal suo ritorno (e non solo...) che non ci dovevano stare. Ci saremmo almeno risparmiati quella storia grottesca e ridicola di Tex che fa migliaia di km, un viaggio di SETTIMANE, per essere su una barca LA PRECISA NOTTE in cui un origlione gli ha già detto che criminali faranno qualcosa di grave per fermare il battello (farlo saltare magari, o affondarlo facendo annegare tutti i passeggeri addormentati), e... vanno TUTTI a dormire. E quando sente un rumore sospetto, esce come un bischero in mutande disarmato e ai banditi deve chiedere umilmente scusa... La verità è che Boselli ha richiamato Nizzi perchè non sapeva più come fare a produrre la smodata quantità di pagine causata dalla folle proliferazione di testate di Tex. E ha raschiato il fondo del barile (Nizzi). E il fondo del barile è finito sulla serie regolare già troppe volte. Così facciamo precipitare anche le vendite di Tex ai livelli di Dylan Dog, perchè no? Hai un pubblico che si lamenta di disegnatori come Mastantuono o Font, e tu ci vorresti mettere ALESSANDRINI???? È vero che ci sono curatori di testate Bonelli che credono di poter "obbligare" il pubblico a comprare quello che vogliono loro, ma i risultati (sulle vendite) di certe pretese poi si vedono... E invece pare che sarà proprio lì che vedremo la sua prossima storia, mi dispiace per la tua tesi. La tesi sta benissimo, grazie! Il fatto che mettano uno a disegnare sulla serie regolare dopo averlo "provato" su Texone (prima) e Maxi o poi il cartonato a colori e aver saggiato il gradimento dei lettori è una cosa molto diversa dallo sbatterlo subito sulla serie regolare. O il fatto che Font adesso disegni sulla serie regolare adesso "dimostrerebbe" che da subito Sergio Bonelli si era arrischiato a pubblicarlo sulla regolare e non è più vero che all'inizio fu spostato in corso d'opera sul maxi? (e le ricordo solo io le lamentele sul volto di Tex dopo il suo Texone? Immagino che adesso dopo più di 500 pagine texiane ci abbia preso meglio le misure...o semplicemente con l'invecchiamento del parco disegnatori e la mancanza di disegnatori adatti, adesso non possono più permettersi di stare a sottilizzare troppo...)
    2 points
  18. Esattamente il pensiero di Boselli. In futuro ci sono storie che potranno tranquillamente essere saltate perché non fondamentali, ma non questa sequenza Più che una speranza è una sicurezza per me.
    2 points
  19. Il soggetto di Giorgio Bonelli fu ampiamente sforbiciato dal padre. La storia fu penalizzata anche dalla morte di Nicolò nel febbraio 1983, a due anni più o meno esatti dal suicidio di Cormio, un periodo caratterizzato insomma dai primi lutti nell'ambiente della casa editrice. GLB aveva finito di sceneggiarla tutta ? L'altro soggetto scritto da Mauro Boselli non fu preso nemmeno in considerazione. Il tema attraeva poco GLB, come ha già spiegato Diablero sopra. A Boselli una volta avevo chiesto se mai avesse pensato, una volta diventato un autore dello staff, di riprendere e sviluppare quella trama giovanile ma mi disse che quel suo soggetto era andato perso e non ne ricordava molto. Non doveva valere molto. Tanti anni dopo l'abbiamo visto invece avere l'intuizione di riprendere quella storia e di fonderla con quella dell'extraterrestre, non dobbiamo dimenticare infatti che questa storia dovrebbe essere il seguito non solo di ''Un mondo perduto'' ma anche dell'altra storia (almeno in parte). Sarebbe interessante approfondire di più quel fecondo periodo di collaborazione tra Mauro e Giorgio che in questo caso non unirono le loro forze a differenza de ''La minaccia invisibile'', nata poco tempo dopo nella loro mente fresca, e riuscire a capire quanto di quelle idee contenute nel soggetto di Boselli siano anche inconsciamente state riprese in questa nuova avventura. Probabilmente nessuna, ma non è detto.
    2 points
  20. Anche a me. Più ripenso a questa storia e più mi rendo conto di aver inizialmente dato troppo peso, nel mio giudizio, alla pochezza della vicenda di contorno, quella che coinvolge Tex e i contrabbandieri. I veri protagonisti sono Lagarde e i suoi fantasmi interiori e non c'è nulla di male se ogni tanto Tex e soci stanno sullo sfondo. Tutto sommato è stata una buona storia e Lagarde, se sviluppato in storie successive, potrebbe diventare un personaggio ricorrente interessante, al pari di Jim Brandon o anche meglio.
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  21. Per me è chiaro che la serie "Tex Willer", se fosse solo una serie di remake (come era nell'idea iniziale di Airoldi) non avrebbe alcun senso. Non avrebbe senso pagare per ri-leggere storie che conosciamo già solo perchè sono "ammodernate" da Boselli e altri disegnatori. Io preferirò sempre l'originale alla copia. La serie Tex Willer ha un senso quando diventa una maniera per gli autori di proporre storie NUOVE di un Tex DIVERSO. Detto questo, la serie è anche una "sistemazione cronologica" (imperfetta) della storia di Tex e quindi non è pensabile che certi episodi vengano saltati: mi pare quindi ovvio che in qualche maniera gli episodi "storici" tipo La Mano Rossa, come prima Il Totem Misterioso, debbano essere narrati adeguandoli al tono della serie. Una necessità ineludibile. Non lo scopo finale della serie. Accettata questa necessità, nasce una certa curiosità di leggerle queste "nuove versioni": cosa sarà cambiato? Cosa rimarrà uguale? E noi come lettori questi cambiamenti li approviamo o no? A questi aspetti generali, nel caso della Mano Rossa se ne aggiunge un altro: il fatto che in realtà, LA MANO ROSSA NON L'HA LETTA QUASI NESSUNO. Ne hanno letto la versione "censurata politicamente corretta" creata da tante "manine censorie"! edizione dopo edizione alla Bonelli, che l'hanno resa in gran parte insensata. La versione "censurata" pubblicata su TuttoTex o Tex Nuova Ristampa 1 (o nelle ristampe anonime censurate di Tex Gigante 1) non ha alcun senso. Tex vuole consegnarli alla legge, e non lo fa mai. Vuole prenderli vivi e si mette sempre in situazioni in cui può solo prenderli morti. E non ha alcun senso che lo debba fare lui: che ci stanno a fare gli sceriffi? Che senso ha che a "indagare" ci sia un ricercato fuorilegge? La versione DAVVERO originale, che si trova solo nelle anastatiche, ha una coerenza che le versione successive non hanno e non potranno mai avere, perchè risolve l'inconsistenza di base: perchè dovrebbe essere Tex a indagare e consegnare alla legge dei banditi, quando lo stesso Tex è un ricercato? Tutto è molto più chiaro nella versione originale, dove Tex cerca i componenti della banda PER UCCIDERLI, senza pietà, senza remore, senza bisogno di prove, senza bisogno di seguire nessuna "legge" se non quella della giustizia. Solo così le sue azioni hanno un senso. Qui Borden si trova di fronte il problema di dover fare un "remake" di una storia che i lettori conoscono solo in una versione così mutilata da non avere più senso. Da qui certe "spiegazioni", certi arzigogolamenti per spiegare come mai Tex faccia certe cose. Ma alla fine rimane l'elefante nella stanza: una volta che Tex si è scagionato, perchè rimane a "indagare" non avendo alcuna autorità e anzi essendo lui stesso ricercato? Alla fine, la versione originale non censurata per me rimane la versione più sensata.
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  22. Serpieri per me era un grande ai tempi in cui disegnava le sceneggiature western di Ambrosio su Lanciostory: se volete vedere un Serpieri che si sforza, che cerca di superare i suoi limiti, cercate il suo periodo PRIMA che gli si appiccicasse sopra la ridicola etichetta di "autore di fumetto d'autore": come per tanti altri suoi colleghi, una volta che ti appiccicano quella etichetta, e allora sei un "autore", scendi nella auto-parodia Agli inizi della sua strada nelle "riviste d'autore", in quella che fu la migliore del mazzo (Orient Express) ancora fa storie western tipo "l'Indiana Bianca", ma già si nota la debolezza delle sue sceneggiature: il problema è che a quel punto (1985) si inventa (o copia dal vivo, pare) il culo di Druuna: la formula per il successo: perchè impegnarsi quando basta il culo di Druuna per fare soldi? Ora, anch'io apprezzo molto il culo di Druuna, ma ad un certo punto le storie associate diventano così insensate, contraddittorie, prolisse, che manco il culo di Druuna è più bastato a farmele leggere. (A differenza di Angelo, io posso anche apprezzare un fumetto basato solo sui disegni: basta che i testi si levino davvero di mezzo, tipo Harzack di Moebius, e non stiano a rompere le scatole in mega-ballons pallosissimi e scritti male). Il Serpieri di Druuna è un autore che si ripete da anni sempre con le stesse cose, per me non ha fatto più nulla di valido in trent'anni. E la cosa peculiare è che... Tex è stato disegnato NUMEROSE VOLTE da disegnatori migliori di lui. Per me sia il Galep degli anni 50 che Ticci sono più bravi, sanno "raccontare" meglio, ma se andiamo a cercare anche i "nomi"... per me come considerazione e valore delle loro opere extra-Tex, sia Magnus che Buzzelli si mangiano Serpieri a colazione. E si sono approcciati a Tex con molta più umiltà e senza bizza da primadonna. Ma purtroppo, alla Bonelli ce ne sono tanti che si sono bevuti la storiella del "fumetto d'autore" (incredibile, pensando a cosa hanno pubblicato... ma parliamo di gente che ha sempre invidiato i supereroi dopotutto)
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  23. Questa settimana, insieme alla serie "Topazio", inizia una delle storie più belle di Tex e parte uno dei periodi migliori della serie. La "rivolta degli Apaches" di Rayakura (nella serie gigante nei numeri 27, "assedio al posto numero 6"), con nella seconda striscia l'uccisione dei genitori di Dick (ma ci pensate che cosa metteva GL Bonelli in un fumetto "per bambini"? Poi per forza finiva all'indice come "lettura pericolosa"...). una scena drammatica e tragica che dura più di un albo intero (da pagina 20 del primo a pagina 24 del secondo) senza la minima apparizione dei pards! I pards nel secondo albo si vedono solo nelle ultime 8 strisce, e con un ellisse narrativa che oggi farebbe girare la testa per la rapidità della cosa a tanti lettori, Dick e Fuzzy si vedono già uniti senza tanti salamelecchi... Ma tutta questa storia presenta un GL Bonelli in stato di grazia, con scene cariche di dramma, sacrifici e redenzione in ogni albo, un tour de force che quando lo lessi da bambino mi colpì moltissimo. E rileggendolo per l'ennesima volta adesso, continua a colpirmi.
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  24. Io che mi sono letto Il mistero del Monte Rainier non vedo l'ora che esca il prossimo albo per vedere come va a finire, e penso possa succedere anche a un lettore occasionale. Su Supermike non mi pronuncio, non lo ho letto.🙋🏻‍♂️
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  25. La storia migliore delle due è quella di Nizzi, il che è tutto dire, visto che sembra una specie di barzelletta, o una presa per i fondelli dei lettori. In pratica il nostro scrive una storia il cui soggetto potrebbe stare comodamente nel retro di un biglietto del tram, la riempie di scambi di battute spiritosi alternati a pagine mute con gente che cavalca o che sta appostata con il fucile e si inventa la figura del ranchero con 4 figli maschi per reiterare per 4 volte lo stesso identico schema narrativo (Tex che prima distrugge il ranch a uno dei figli, poi la miniera a un altro, poi la banca a un altro ancora…). Quindi scontro finale dove i nostri fanno fuori tutti e via verso nuove avventure. La storia è tutta qui. Il bello è che nonostante il canovaccio inesistente la sceneggiatura FUNZIONA e alcuni battibecchi tra Tex e Carson sono davvero DIVERTENTI (tempo addietro, mi pare nel thread de La tigre nera, si discuteva di Nizzi come grande autore comico, i tempi giusti secondo me ce li ha). Trovo perfettamente comprensibile perché Nizzi abbia ancora tanti estimatori: trame di nessuna difficoltà leggibili a cervello spento, sceneggiature dal page turning molto veloce e con un certo brio (senza esagerare perché i lettori di Tex sono tutti molto anziani), uso smodato di cliché e situazioni riconoscibili, pards sempre centrali all’azione e dialoghi brillanti. La formula del successo è tutta qui. Quello che non funziona assolutamente sono gli sgorb… i disegni di Torti. Ora, non capisco davvero come si possano paragonare a Ticci o Fusco, ma per me non sono minimamente presentabili in una testata con il marchio Tex. Graficamente trovo che quest’albo sia uno dei punti più bassi di sempre della serie (Fernandez e Laurenti erano meglio). Se gli scenari sono ancora ancora accettabili, le figure umane, tralasciando gli illustri paragoni di cui sopra, a me hanno ricordato quelle di Bruno Bozzetto in West and Soda. Torti probabilmente non è mai stato arruolabile su Tex, nemmeno al suo livello migliore, e questa storia per me è sicuramente il suo lavoro peggiore. Velo pietoso anche sulla storiella di Serra, che spreca in un mare di noia e deja vu quello che potenzialmente poteva essere un buon soggetto, realizzando, come sempre, una storia piatta, amorfa, con i protagonisti che potrebbero benissimo essere quelli di qualsiasi altra serie e non cambierebbe nulla. Disegni di Mandanici troppo rigidi e ingessati, non adatti a Tex.
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  26. Sei stato perfetto, Diablero, i mie complimenti. Come avevo detto in un altro post, chi parla molto è perchè non ha niente da dire. Qui sembra che Gianluigi Bonelli parli molto...invece sintetizza, dicendo molto in poco. Fa una scena di due pagine dove oggi ne impiegherebbero trenta o quaranta e una scena di una pagina dove oggi ne impiegherebbero minimo venti. E lo stesso discorso si può fare per i film, che, come i fumetti, oggi parlano tanto per non dire niente. I manga (quando sono fatti bene, ovvio) dicono molto in poco: i volumi, come ha detto frank_one, sono delle puntate riunite in volume: ogni storia era infatti una puntata, dove si diceva tutto quello che c'era da dire e di più. Il Giornalino aveva puntate di 10-12 pagine al massimo che dicevano le stesse cose che dice oggi un volume Bonelli da 120 pagine. La sintesi non significa rifiutare l'uso delle didascalie: è usarle bene. La sintesi non è imitare Ken Parker: è saper narrare.
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  27. io proporrei di riassumere Nizzi (ovviamente, con una clausola che se apre di nuovo bocca in pubblico, gli arriva un multone, e con un tariffario da autore "normale", non ha senso strapagare per certa roba) e dedicargli ufficialmente la collana dei Maxi, rinominata da "Maxi Tex" in "Nixi Tex". 1) Assodato che ci sono fan a cui quei "dialoghi frizzanti" (boh,l'avranno ri-gasato con la CO2, le ultime volte pareva la ferrarelle lasciata al sole due anni, manco una bollicina in tutta la bottiglia...) piacciono, e quindi c'è mercato. 2) Assodato che 4000 pagine all'anno fanno passare la voglia di leggere Tex, e quindi bisogna tagliare. 3) Assodato che alla Bonelli i soldi che arrivano da 2 maxi tex all'anno piacciono e non ci rinunceranno mai. ...direi che sarebbe la soluzione perfetta: la fame di "grana" della Bonelli viene saziata dai fan di Nizzi, che pagano il privilegio dell'avere nuove storie di Nizzi, e chi non sopporta Nizzi può finalmente essere sicuro che i maxi li può lasciare tutti in edicola, risparmiando sia i soldi che il tempo di lettura senza avere la numerazione altalenante in libreria (io non ce l'ho perchè da quando ho smesso di prendere tutto ho visto solo Maxi felicemente evitabili, ma questa storia che in futuro usciranno di nuovo Maxi scritti da Boselli mi preoccupa, mica voglio doverne comprare altri numeri...)
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  28. In questa storia di Tex, senza alcun dubbio tra le migliori negli oltre 75 anni di vita editoriale, a farla da padrona incontrastata è l'epicità. Quella tipica epicità che non solo si può leggere, ma si può nitidamente percepire vignetta dopo vignetta, pagina dopo pagina, lungo la lettura di tutti e tre gli albi. Un risultato merito della sceneggiatura di Boselli, abilissimo a plasmare una trama avvincente e circostanziata al meglio, narrata da Tex in flashback (uno dei cavalli di battaglia del Bos), contestualizzando le peripezie e le imprese di un pugno di uomini e donne coraggiosi in fuga dalla Grande Scorreria dei Comanches, e valorizzata egregiamente da un'altra prova superlativa del compianto Marcello, persino più attento del consueto nel curare anche il minimo dettaglio delle sue tavole (chissà come mai, del resto, almeno tre delle storie più memorabili della saga hanno i suoi disegni). Impegnato nella non facile missione di mettere in salvo più coloni possibili dalla scorreria intrapresa dai bellicosi ed irriducibili Comanches, Tex si ritrova a condurre alla salvezza una dozzina di coloni e sei condannati ai lavori forzati, tra le mille difficoltà ed i mille imprevisti che inevitabilmente si presentano in simili circostanze; costretti più volte a fuori programma ed a veri e propri cambi di programma, i membri dell'improvvisata carovana si dirigono infine verso Fort Quitman, trovandolo però abbandonato, dove si ritrovano improvvisamente assediati da circa un migliaio di Comanches. Pur senza averlo voluto, ed al prezzo di molte vite, hanno qui modo di dare un contributo fondamentale, respingendo l'assalto dei nemici e resistendo stoicamente fino al ritorno della guarnigione, di fatto salvando un Texas ancora semiselvaggia da fine certa, sotto la guida determinata di Tex, al contempo oculato e disposto a correre rischi. Il Tex di questa avventura è sicuramente uno dei migliori di sempre: carismatico, sempre deciso, sempre determinato, sempre pronto a rischiare in primissima linea, sempre in grado di prendere la decisione giusta (poi è chiaro che neanche lui avrebbe potuto prevedere l'assedio di Fort Quitman), emerge distintamente quale leader indiscusso e punto di riferimento imprescindibile, sia in occasione dei vari imprevisti, sia in occasione di decisioni non facili da prendere (nello specifico, togliere le catene ai forzati e successivamente dare loro un'arma), sia soprattutto durante il drammatico attacco dei Comanches al forte, quando la determinazione che mostra funge da sola ad infondere fiducia negli altri, facendo in modo che non si diano per vinti. Perché tale impresa riesca, tuttavia, si rende necessario l'arrivo dei soldati di stanza ad El Paso, avvertiti da Glenn Corbett, il tipico eroe che non ti aspetti. Se già con la caratterizzazione dei galeotti, scandagliati abbastanza a fondo nella loro psiche, Boselli svolge un ottimo lavoro, con Corbett in particolare egli tocca punte ancor più elevate: personaggio contraddittorio, almeno in apparenza senza etica né morale, sinceramente legato solo all'inseparabile amico Kirby Doyle, dà più volte prova di essere un combattente provetto seppur cinico, e soprattutto ha il grande merito di mantenere il livello di tensione altissimo fino alla fine, per via dell'ambiguità che lo contraddistingue letteralmente sino all'ultimo. In apparenza, fugge dal forte insieme al soldato Madsen (una vera carogna) con la promessa di condurlo in salvo in Messico, in realtà con l'obiettivo di darlo in pasto al nemico per assicurarsi via libera e recarsi oltre il Rio Grande, ma non per eclissarsi bensì per andare in cerca dei soccorsi. Un personaggio senza dubbio perennemente in bilico tra Bene e Male, estremamente riuscito, che trova infine il modo di riscattare i passati errori salvando Tex la maggior parte degli altri compagni di viaggio, guadagnando la loro stima ed eterna riconoscenza.
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  29. Interessanti gli spunti di confronto offerti da questo blog portoghese, per quanto ormai superati dalla scelta definitiva. In effetti, pur non considerando certamente inadeguata la copertina impiegata, la decisione di raffigurare i lupi con gli occhi rossi allude già ad una loro configurazione "soprannaturale", che però avrei evitato di enfatizzare ulteriormente con delle proporzioni dei corpi davvero esagerate (se rapportate ai due personaggi umani in primo piano). In questo senso, la seconda bozza mi piace di più, perché introduce un elemento dinamico con la corsa frenetica di questa "masnada" di lupi, che fanno da elemento separatore tra Tex e Gros-Jean, di cui emergono solo i torsi. Comunque, questi rilievi sono assolutamente marginali...
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  30. Non esiste alcun contratto del genere. Il solo contratto che esiste tra le SBE ed i suoi autori è quello che stabilisce il compenso a pagina e poco altro . Lo sceneggiatore o aspirante tale presenta un soggetto che deve essere approvato dal curatore. Se questo è approvato allora procede a stendere la sceneggiatura, altrimenti nulla e si ricomincia da capo. Nel momento in cui, quale che ne sia il motivo, l'autore cessa di proporre soggetti il rapporto lavorativo cessa. Insomma ogni storia fa storia a sé, se mi consenti il gioco di parole. Nizzi non ha alcuna facoltà di continuare a scrivere e la SBE non ha alcun obbligo di esaminare i suoi soggetti. Le cinque storie sue che ancora rimangono da pubblicare le aveva già scritte completamente prima dell'ottobre 2021. Accidenti! Quasi due righe svanite nel nulla, ma come è stato possibile? Vediamo se riesco a ricordare cosa avevo scritto . Il senso era che nelle tue risposte non hai mai insultato i tuoi interlocutori e tantomeno voluto impedire loro di esprimere le loro opinioni.
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  31. Prima che i moderatori intervengano , vorrei dire per un'ultima volta la mia. Innanzitutto, mi pare che ci sia un topic dedicato a Nizzi ed alle sue ultime storie , forse sarebbe il caso di continuare questo discorso lì. In secondo luogo, non mi pare il caso di tirare in ballo la libertà di espressione e parlare addirittura di clima da tribunale militare Mi pare che qui nessuno voglia impedire a nessun altro di esprimere le proprie opinioni. Letizia può essere sarcastica e sferzante, ma anche lei non ha mai risDiablero usa dei toni forse troppo accesi e talvolta indisponenti, questo è vero, ma non ha mai impedito a nessuno di dire la sua, salvo poi demolirla, o almeno provarci, con precisione chirurgica. Si chiama dialettica. Qualcuno sembra pensare che libertà di espressione significhi: io posso dire ciò che voglio e nessuno deve replicare. Non è così che funziona. Nel momento in cui uno esprime la sua opinione deve accettare critiche e confutazioni. La sola cosa inaccettabile sono gli insulti. Tornando a parlare della storia, anzi delle storie, ribadisco quanto ho già detto: alla fine la prima non è brutta, ma nemmeno esaltante. I classici difetti della scrittura di Nizzi qui sono quasi del tutto assenti. Kit e Tiger non sono lì solo per far numero e non è poco. Il suo problema potrebbe essere che è una storia di ordinaria amministrazione. Senza infamia e senza lode. La seconda storia è difficile giudicarla senza conoscere il soggetto originale. Sarà perché sapevo che era stato scritto per una storia di 78 pagine e ne è venuta fuori una di 60, ma ho avuto la sensazione che Serra in fase di sceneggiatura lo abbia modificato semplificando rispetto alle intenzioni del soggettista. Ne è venuta fuori una storia carina , ma nulla di più. Apprezzabili i disegni della Mandanici.
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  32. Ho visto che si sono alzati i toni. Per caso qualcuno/a vuole farsi qualche giorno di vacanza forzata?
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  33. Beh se anche fosse non ci sarebbe da scandalizzarsi troppo. L'uscita pubblica di Nizzi contro la saga e il curatore fu davvero squallida e inopportuna. "I panni sporchi bisognerebbe lavarli in famiglia", anche per una forma di rispetto nei confronti dei lettori che in fondo, poco importa delle beghe e le eventuali faide fra autori. Umanamente è comprensibile che in redazione si sia decisa una sottile forma di rivalsa (tipo declassare dalla regolare le storie) di un collega che, non dico dovesse portare riconoscenza per essere stato nuovamente invitato nello staff, ma quantomeno si poteva risparmiare quel veleno gratuito e dannoso per la serie che lo paga. Anzi è già tanto che le sue storie vengano ancora pubblicate (visto quanto sono costate suppongo!) poichè l'arroganza di Nizzi meritava che venissero chiuse nel cassetto e buonanotte. Il fatto che l'autore di Fiumalbo sia stato un baluardo della serie in un periodo delicato (tipo i tardi anni 80), non lo autorizza a simili scempi comportamentali, a mio avviso.
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  34. La comprerei all'istante! Attualmente prendo sia la Nuova Ristampa che TuttoTex per riempire buchi nella collezione, ma l'idea di una VERA ristampa, stile "3 stelle" in formato magari leggermente più grande (rigorosamente in b/n) mi attirerebbe non poco!
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  35. Da quello che ho capito, Torti se non lo ha voluto proprio Nizzi, sicuramente è stato un suo sponsor e sono convinto che forse sincero quando ha detto che l'aveva pensata per la serie regolare. Che la storia di Alessandrini sarebbe andata su un Maxi lo sapeva ancora prima di iniziare a scriverla. Idem per i due Color di prossima uscita ovviamente, E invece pare che sarà proprio lì che vedremo la sua prossima storia, mi dispiace per la tua tesi. Non è proprio così: se n'è andato perché Boselli non aveva assegnato a Biglia per il Texone una sua sceneggiatura che invece aveva dato a Bruzzo. Nizzi ha sostanzialmente preteso che a Biglia venisse data quella sua sceneggiatura ed al rifiuto se n'è andato, Il suo agiografo Guarino si è lamentato che in questa storia la redazione ha osato modificare un paio di dialoghi.
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  36. La penso più o meno allo stesso modo, nel senso che credo che la ragione principale del (presunto) dirottamento delle ultime storie di Nizzi sui Maxi sia da imputarsi soprattutto alle polemiche da lui mosse, per quanto la qualità media delle medesime storie sia dal mio punto di vista alquanto modesta, improntata ad una piattezza e ad una prevedibilità delle sceneggiature quasi stucchevole. Ne La città che scotta, invece, Nizzi a mio parere è riuscito a realizzare una trama nel complesso dignitosa e persino gradevole da leggere, sia pure al netto di una successione un po' telefonata degli eventi che, a cominciare dall'idea primordiale dell'amico nei guai che chiede aiuto a Tex, l'autore sembra aver pescato qua e là in molte storie passate, da Tex e pards che si rendono irriconoscibili per forzare la mano alla Giustizia, passando per azioni di guerriglia che non fanno vittime, per terminare col rapimento di una fanciulla da parte dei lestofanti di turno. Per tacere di quelli che, a mio avviso, sono errori piuttosto evidenti: dapprima, la famiglia dell'amico di Tex ASSENTE a quella che avrebbe dovuto essere l'esecuzione capitale pubblica del figlio ingiustamente condannato (quale miglior modo per indirizzare su si sé i sospetti 🤔??); non da meno, l'attacco a testa bassa che Tex guida contro il quartier generale dei nemici pur SAPENDO che questi tengono in ostaggio la figlia dell'amico..!! Eppure, ripeto, Nizzi stavolta ha saputo conferire alla storia un pizzico di brio che sembrava aver smarrito nelle sue più recenti prove, nonostante i già citati errori e le già citate soluzioni riciclate, o forse paradossalmente proprio per loro "merito" (le altre sue recenti prove erano sostanzialmente prive di topiche così evidenti, ma talmente piatte da sembrare i temi di uno scolaretto di medio rendimento delle elementari).
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  37. Ottimo primo albo, che lascia ben sperare per il seguito. Bocci non è tra i miei autori preferiti (anche su Dampyr gli preferisco i vari Majo, Luca Rossi, Genzianella, Dotti), ma è questione solo di gusti personali, obiettivamente è un grande artista e qui fa un lavoro eccellente. La storia è perfetta per i suoi disegni che creano un'atmosfera cupa, tenebrosa e allo stesso tempo fredda, perfetta per una storia di Tex fantastica/fantascientifica (il capolavoro di Bocci su Dampyr è l'albo "Terra di nessuno", inquietante horror bellico ambientato durante la Prima guerra mondiale, che ti lascia un certo senso di disagio anche dopo la lettura). Le scene ambientate nella foresta e tra i lupi sono magnifiche e spettacolari, ma ho apprezzato anche le p. 56-57 dove Bocci riesce a descrivere i macchinari fantascientifici in modo stilizzato e sfumato, quasi astratto, che rendono bene l'idea di qualcosa di incomprensibile e sconosciuto per Tex e gli altri, una fantascienza insomma che si confonde con la magia ancestrale e l'esoterismo. Per il resto l'albo crea subito quell'attesa e quel mistero che ti fa venir voglia di leggere subito anche il secondo, con il giusto dosaggio tra spiegazioni non eccessive e scene d'azione. Anche il ritorno a sorpresa di un vecchio personaggio è gradito, mi chiedo solo se sia solo un cameo oppure avrà un ruolo anche nel seguito. Ultima cosa: le pietre che provocano sulla pelle macchie che sembrano ustioni sono le stesse viste anche nella prima, celebre storia fantascientifica di Tex firmata da GLB (n. 55-56 "Last Hope"): che Boselli alla fine azzardi un collegamento tra questa storia con quella storica dell'alieno misterioso? Vedremo... Il prossimo albo, osservando le tavole in anteprima, mi intriga molto (totem nella foresta, spiriti indiani e minacciose presenze),sperando che Boselli riesca a mantenere questa atmosfera inquietante e allo stesso tempo accennata, non troppo esplicita. Di sicuro questo sequel de "Un mondo perduto" sarà migliore dell'originale, a mio parere una delle peggiori storie di un GLB ormai in vistosa fase calante (per non parlare del duo Nicolò/Monti ai disegni, non proprio nella loro prova più riuscita: con un Gros-Jean irriconoscibile).
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  38. Ma è politicamente scorretto nei confronti dei nazisti dell'Illinois... A parte che, se scarseggia la sceneggiatura, il bel disegno per me non è un motivo valido per l'acquisto. Io penso che non c'entrino le migliaia di albi con sceneggiature migliori. Pesa, enormemente in un appasionato di Tex, che Tex sia descritto come un macellaio scalpatore e Carson un futuro rintronato. Non pesa (e nulla sarebbe cambiato) se anzichè Tex e Carson, i due personaggi si fossero chiamati Billy Smith e John Ross, ma se si tratta dei due principali eroi della serie la cosa infastidisce parecchio. 'Sto qua, chiccavolo si crede. E' la prima volta che si cimenta in Tex e si permette di deciderne il futuro? Ma che decida il futuro di Druuna, non di Tex...
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  39. La grande rapina lo considero il mio Texone preferito. Una storia stupenda, una grande prova d'autore di entrambi gli autori. Oggi me lo sono ritrovato tra le mani, non ho potuto per ragioni di tempo leggerne che una minima parte, ma ricordo l'entusiasmo che in me hanno prodotto le varie letture nel corso di questi oltre trent'anni. Mi innamorai di Ortiz, un amore che non è mai venuto meno anche in futuro, nonostante le ultime prove non fossero all'altezza del periodo iniziale. Nizzi ispiratissimo, autore credo di un vero e proprio capolavoro della saga. Era ancora il suo periodo migliore, e credo che questa sua storia, un western sporco e cattivo come poche altre avventure del nostro, sia da annoverare tra le sue vette più alte. Magnifico.
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  40. Quella del "profeta" sobillatore di rivolte è una figura che Nolitta ha usato sia su Zagor (Mohican Jack) che su Mister No (Il profeta). Evidentemente era un argomento che gli stava a cuore.
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  41. Altro ritratto, stavolta a figura intera, dedicato a Capelli d'Argento alias Kit Carson.
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  42. Parlando di com'era Tex all'inizio, bisogna dire che anche Tiger... ...e pensare che adesso devono sempre far sparare gli altri per primi...
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  43. No, per la precisione sono 61 su 63 che hanno votato che han dato almeno la sufficienza. 40 l'hanno trovata da ottima (voto 8) ad eccellente (voto 9) e persino capolavoro (voto 10). Solo due l'hanno 'bocciata'. Fatti, non pareri e nemmeno opinioni.
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  44. Guardate che far tornare "un" diablero è facilissimo! Lo dice lo stesso stregone indiano: nella storia della sua tribù ce ne sono stati TANTI. Non sa da dove vengono, non sa perchè li odiano, ma NON È UNO SOLO. E anche Mitla e ilfratello dicono che sono venuti "dagli antichi rifugi". Sarebbe banale far arrivare una Diablera diversa, magari amica o parente di Mitla, con gli stessi poteri e un altro Diablero al suo fianco. MA (e qui mi raccomando, Borden!!!) NON DOVRÀ MAI ESSERE FATTO!!!! Oggi non sono più CAPACI DI FARE STORIE LASCIANDO IL MISTERO! Andrebbero a spiegare TUTTO, chi sono, da dove vengono, perchè ce l'hanno con gli Apaches... distruggendo non solo la storia nuova (che sarebbe un semplice remake come è successo con "taglia 2000 dollari") ma anche tutto il mistero che aleggia su "Diablero". Questa è una di quelle storie che NON PUÒ AVERE SEGUITI (O REMAKE) SENZA ROVINARLA, esattamente come "Massacro", "Una campana per lucero" e (sigh) "Il giuramento"...
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  45. Degli innegabili difetti insiti in quest'avventura si è già ampiamente parlato nei messaggi che precedono il mio. Riguardano a dire il vero un paio di sequenze al massimo: a ) i pards sorpresi sul treno che nascondono le armi; b ) i pards sorpresi sul limitare della foresta sull'isola del tesoro dai miliziani, che si liberano con estrema facilità dei cinturoni e delle pistole. Inoltre c'è il discorso iniziale sul treno di Carson a proposito di Montales. Che sembra posto lì, preventivamente, per arginare le critiche dei lettori sul ruolo marginale assunto dallo "scaldasedie" Montales nel corso della storia. Con un'accurata supervisione redazionale si sarebbe indubbiamente sforbiciata e riscritta la scena del treno, poi si sarebbe riscritto il dialogo su Montales. Poche pagine in tutto in una storia di 330 tavole!!! Ad essere onesti fino in fondo ci sarebbe da sottolineare, come pecca, anche l'atteggiamento tutto sommato remissivo di Tex nei confronti di Buchanan nel corso di tutta l'avventura. Mi spiego meglio: se hai qualcuno alle costole e sai che ti segue con cattive intenzioni, non ti fai pedinare per tutta l'avventura ma tenti invece di scrollartelo di dosso con le buone o le cattive. Specialmente se ti chiami Tex Willer. Dal secondo albo le cose vanno già nettamente meglio e si profila una bella avventura in terra messicana, con ambientazione esotica e marina e una bella caccia al tesoro nel più classico modello stevensoniano. Nella parte conclusiva si omaggia, al'interno della grotta, anche il ciclo di film di "Indiana Jones", particolarmente cari all'autore( i trabocchetti e le insidiose frecce sparate dai muri non appena si mette il piede su una lastra di pietra sbagliata, erano già presenti nella prima storica avventura della Tigre Nera). Di particolare fascino sono le prime pagine stilizzate che raccontano l'antefatto sul tesoro, classico prologo già visto in altre storie texiane, in cui Ortiz strappa più di un applauso. Che il disegnatore si sia divertito, almeno quanto lo sceneggiatore, a disegnare quest'avventura è intuibile dall'impegno profuso sulle tavole, alcune delle quali mostrano inquadrature veramente degne di nota. Certo contribuisce efficacemente anche la sceneggiatura, che contempla l'uso di un pallone aerostatico, con una visione dall'alto panoramica che, come ricorda l'autore Nizzi nel libro "Tex secondo Nizzi", è certamente meglio sfruttata rispetto alla precedente storia nolittiana dove il viaggio in mongolfiera appariva più pretestuoso. Nel commento alla storia, nel sopra citato e fondamentale volume, Nizzi ammmette la sua ignoranza sulla conformaziione dell'arcipelago della baja California, con delle isole che potevano apparire anche pianeggianti rispetto a quelle montagnose disegnate da Ortiz. Per una volta è andata bene, in effetti, come si deduce dall'immagine sottostante, quelle isolette sono proprio come le ha disegnate l'artista iberico! Nizzi, dicevo, afferma di essersi particolarmente divertito a scrivere questa storia. Lo si capisce anche dalla citazione per esempio dell'isola di Tiburon e all'avventura vissuta in compagnia della bella Lupe. L'isola in questione funge da supporto logistico per gli avversari e non mi dispiacerebbe che Boselli ne tenesse conto nell'avventura che sta scrivendo sul ritorno della messicana. Tutto il secondo albo ha il suo particolare fascino: è l'albo della vecchia missione diroccata e della cripta. Alzi la mano chi non apprezza queste situazioni in un albo di Tex. A dire il vero un paio di appunti si possono fare: Ortiz in questo frangente non eccelle nella rappresentazione grafica delle rovine, che non ricordano neppure da lontano le vestigia di un antico monastero. E Nizzi avrebbe potuto escogitare qualcosa di più emozionante per l'incontro con i crotali nella cripta, purtroppo spilerato dall'immagine della copertina (come spesso accadeva, assurdamente, all'epoca, sacrificando il piacere della lettura a ragioni strettamente commerciali ). Stupisce anche in negativo la perdita di memoria quando, assediati, i nostri pards non si ricondano più della possibilità di fuga attreverso il cunicolo che dà sulla seconda uscita segreta. Da notare infine la galleria di personaggi posti a corredo di quest'avventura che riprende dal passato la figura stramba di Doberado e aggiunge una serie nuova di ritratti presentando i suoi amici studiosi dell'università. E' l'occasione per scrivere diverse pagine intrise di fine umorismo, per me particolarmente divertenti e che certo segnano un deciso stacco con le storie "musone" che dominano in questi giorni. Insomma una storia che, nonostante tutti i difetti di cui si è parlato, si lascia comunque leggere con vivo piacere, per cui il mio voto complessivamente è 8 (otto).
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  46. Personalmente cerco nelle mie letture che mi diano svago, che mi suscitino emozioni, che mi facciano imparare qualcosa o che mi stimolino ad approfondire gli argomenti trattati. Per questo adoro Dago ed il suo creatore di cui indegnamente uso il nome. Commento per la prima volta una storia di Tex, perchè in questi tre albi Boselli mi ha fatto emozionare e commuovere (con gli incontri-scontri tra Cavallo Bianco e Colpo Coraggioso) e mi ha fatto trepidare per la sorte che avrebbe scritto per loro; mi ha dato svago ("costringendomi" a leggere di seguito i tre albi, anche con in braccio i miei figli di 1 e 3 anni); mi ha insegnato qualcosa sul rapporto tra le varie tribù indiane; mi ha stimolato a cercare ulteriori notizie sui Pawnee e sui Dog soldiers. Cosa posso chiedere di più ad una storia a fumetti? ai miei bimbi questa sarà una delle prime storie che farò leggere, perchè oltretutto ci sono spiegati benissimo i valori dell'amicizia, dell'onore, del rispetto per le persone al di là della nazione di appartenenza o del colore della pelle. Tutto questo considerato, che importanza dare alla centralità di Tex piuttosto che ai disegni di Font (a me piacevano poco anche quando lo leggevo su Lanciostory....)? Per me molto poco, visto quello che questi tre albi sono stati capaci di darmi.
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  47. Beh, però non scordiamo "I ribelli di Cuba"... l' nel soprannaturale si va eccome
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  48. letta la trilogia nella versione tre stelleun kolossal oserei definirlo per il taglio cinematografico che ha tutta la costruzione del giallo: gli indizi disseminati con la giusta dose, sequenze di azione che si alternano a quelle investigative con il giusto ritmo e frequenza e risoluzione del mistero con tutti i tasselli che vanno al posto giustosi questa avventura è un giallo mascherato da western con sfondo storicocomplimenti a Boselli per il modo in cui ha saputo miscelare il tutto creando un cocktail omogeneo e appaganteOttima la prova di Font con i suo personaggi nevrotici nel tratto che si muovono su sfondi ricchi di dettagli e particolaric'è un leggero calo solo nell'ultimo albo, il quale però contiene la bellissima sequenza del saloon number 10 ho letto tutto il topic, notando che negli anni le critiche sono sempre le stesse (storia di Tex, storia con Tex), ho capito che ormai la mia mentalit?, il mio metro di giudizio è diverso rispetto a quello di altri utenti perciò rinuncio alla polemica e mi godo una storia ben scritta la quale non mi ha proprio dato l'impressione di brodo allungato, anzidi solito le trilogie hanno i loro punti forti nelle partenze sparate e nei finali pirotecnici, lasciando gli approfondimenti ai capitoli centraliinvece, in questo caso ho letto tre albi adrenalinici, tra cui il migliore è stato proprio il capitolo centrale "quel treno a mezzogiorno"capitolo centrale che ha l'unica pecca nella copertina un po' freddamentre le altre due sono un capolavoro del maestro Villa
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  49. Un ottima storia dell'accoppiata Boselli-Font. Forse una delle migliori della fascia 500-600. Meriti di essa sono:- il fatto di rispolverare Kit Willer,- la presenza di un personaggio come Bronco Lane,- la costante azione, la fuga disperata di Kit, Bronco e i loro compagni, la lotta contro il tempo di Tex, Tiger e poi Carson per salvare la vita dei loro amici,- cattivi molto ben delineati e disposti a tutto per ottenere il loro obbiettivo.- la presenza di comprimari di assoluto livello come Wade Catlett e lo sceriffo di Phoenix. In conclusione peccato per la dipartita di Bronco Lane, che conferma la sfortuna di essere amico di Kit e la comparsa nel finale di Carson che svolge un breve ma importante ruolo. Forse poteva essere pure allungata permettendo così di rendere ancora maggiormente. Fantastica la scena della resistenza disperata a Quemado e dell'impiccagione tentata ai danni di Kit, Bronco e del frate. Storia che è un piccolo capolavoro. Voto 9,5 alla tramaVoto 8,5 ai disegni (molto adatti alla storia e all'ambientazione)
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