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TWF - Tex Willer Forum

Leo

Ranchero
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Tutto il contenuto pubblicato da Leo

  1. Leo

    [Maxi Tex N. 33] Laramie County

    La parte di Kit, Carson in solitaria, la bella figura dello sceriffo McKay, lo stesso personaggio di Alan Foster: è una storia western con bei personaggi e bei dialoghi. Ti dirò che non capisco proprio chi sconsiglia la storia pur non avendola letta. Diverso è l'atteggiamento di sfiducia di chi non ama il disegnatore e decide lui, per sé stesso, di non affrontare la storia. Qui posso capire la posizione, ma si rischia comunque di non leggere una storia che potrebbe piacere e risultare quindi soddisfacente.
  2. Leo

    [Maxi Tex N. 33] Laramie County

    Persone per bene. Imprenditori illuminati. Lo sono sempre stati.
  3. Leo

    [Maxi Tex N. 33] Laramie County

    CONTIENE SPOILER Le prime tavole sembrano proporre la solita storia di una faida tra due famiglie confinanti, a cui poco dopo si aggiunge l'elemento dei ladri di bestiame: due temi classici, che forse non sono estranei alla destinazione di questa sceneggiatura su un Maxi. Pensateci bene: da quant'è che sulla regolare non leggiamo una storia classica, una storia western old style? Forse, tali tematiche sono considerate talmente demodé da non poter più trovare asilo tra le pagine del mensile, e allora ecco che interviene il nostro bel Maxi, per giunta disegnato anche lui da un artista demodé, non fosse che per gli anni sul groppone, ad accogliere a braccia aperte questi "scarti di produzione". Più tardi, al "festival dell'ordinaria amministrazione" si aggiunge anche, del tutto avulsa peraltro dal resto della storia, la scena del regolamento di conti nei confronti di un baro, con l'unico elemento inconsueto nel protagonista di questa che resta tutto sommato una bella parentesi, Kit Willer al posto del già notissimo baro Tex. Il ritorno sui binari principali di questa avventura è cupo, con la morte del giovane figlio di Alan Foster: un uomo, quest'ultimo, tutto d'un pezzo, un duro e anche uno dei due contendenti della faida, quello tuttavia destinato a giocare la parte del "buono" agli occhi del lettore: la morte di suo figlio colpisce quindi, sia per le modalità con cui avviene che per le successive scene originate da questa giovane vita spezzata: la madre distrutta dal dolore e i sensi di colpa del cowboy Dixon, uno degli uomini di Templeton. Più volte Ruju indugerà sui rimorsi di quest'uomo, rimorsi che avranno un risvolto concreto nel finale. Nel frattempo Templeton, l'altro contendente, esce allo scoperto assoldando la posse di Cougar, protagonista di una bella parte in occasione dell'uccisione del ladro di bestiame Corrigan: sorridente, gioca al gatto col topo in maniera spietata e poi si fregia con Tex di stare dalla parte della legge. A proposito di legge, altrettanto riuscita è la scena della deposizione dello sceriffo McKay, anch'essa ordita dall'anima nera Templeton. E sempre a Templeton è legata un'altra bella sequenza, quella in cui Carson (che bello vederlo agire una volta tanto senza Tex!) va a parlargli in tutta franchezza di quello che potrebbe accadere se il ranchero si mettesse contro i pards. Il gran finale, in cui i vari nodi di questa avventura si sciolgono, l'ho trovato sbrigativo e un po' confusionario, non all'altezza del resto della storia. Non tale tuttavia da compromettere la riuscita di quest'albo, che con le sue tante belle sequenze e il suo ritmo frenetico si aggiunge ad una ormai nutrita schiera di bei Maxi scritti da @PRuju, che qui cito appositamente per fargli pervenire i miei più sentiti complimenti per l'ennesima bella prova su questa pubblicazione. Già, il negletto Maxi. Disegnato spesso da Diso e Cossu. Eppure i loro Maxi, grazie soprattutto alla penna di Ruju (ma anche Nizzi e Manfredi non se la sono cavata male), sono stati tra le cose più belle lette negli ultimi anni, e credo di non esagerare se dico che mi sono piaciute moltissimo storie come Il Ponte della Battaglia, Caccia a Tiger Jack, Dopo la Tempesta, Il Boss di Chicago. Storie ordinarie, d'accordo, ma scritte bene, texiane, senza fronzoli o grandi velleità ma comunque oneste, robuste, solide, appassionanti. Le storie vanno lette per essere giudicate. Certo, la pregiudiziale sui disegni la capisco. Ma a parte il fatto che anch'essi mi sono parsi tutto sommato adeguati, a mio parere resta apprezzabile una casa editrice che non lascia a terra nessuno, che trova sempre un posticino per coloro che meritano riconoscenza per quanto fatto in passato, che hanno contribuito anch'essi, nel loro piccolo, a mandare avanti la baracca di questo piccolo miracolo italiano. E se il maestro Diso, con tutta la sua veneranda età, non vuole saperne di andare in pensione, e trova ancora autori disposti a scrivergli belle storie e curatori a pubblicargliele, ebbene sappia che trova anche lettori pronti a sciropparsi quei gloriosi e stanchi segni, con affetto e - storia permettendo - gusto.
  4. Leo

    [Maxi Tex N. 33] Laramie County

    Gli ultimi maxi con Cossu, entrambi di Ruju, non sono stati affatto male. Io ne consiglierei la lettura invece. Circa la vendetta, sarà che è un sentimento che non mi appartiene, però rendi un pessimo servizio alla SBE (nei confronti della quale personalmente ho sentimenti di gratitudine e non di vendetta) non rendendone uno buono neanche al potenziale lettore, che potrebbe apprezzare, come è accaduto a me, anche gli ultimi vituperati Maxi di Ruju-Cossu e Nizzi-Torti. Ma anche quelli di Manfredi qui furono apprezzati da molti. Quindi, consiglio non richiesto, meglio se ti fai i fatti tuoi
  5. Leo

    [755] La cavalcata del destino

    Da parte mia, il post avevo mero intento distensivo/celebrativo. Penso infatti che molti lettori si infischino di tutti gli aspetti qui sviscerati
  6. Leo

    [755] La cavalcata del destino

    Ma ti pare che, una sera che possiamo incontrare il grande Mauro Boselli, ci mettiamo a fracassargli le palle accusandolo di aver scritto una storia ciofeca? Anch'io avrei comprato il cartonato per farmelo firmare, siamo pur sempre al cospetto di un grande autore al quale dobbiamo sempre dire grazie. Per Tex, per Zagor, per Dampyr, per le Storie, per Deadwood Dick, per le migliaia di pagine che ci hanno tenuto compagnia lungo un periodo di oltre trenta anni. Non sarà certo una CAVALCATA zoppa, a cambiare il suo DESTINO di idolo delle folle bonelliane
  7. Leo

    [755] La cavalcata del destino

    Decisamente, non torna. L'intento è celebrativo, nessun dubbio, ma basta questo per tacitare le critiche? Comunque io stavolta sono intervenuto non tanto per la storia, su cui mi ero ripromesso di non tornare più, quanto sul suo intervento, per dire che non basta conoscere la logica di feuilleton applicata da Glb per dire che quella storia non era poi così sentita. L'importante è il dopo. Ma di quello, a molti di voi, sembra fregargliene. Boh
  8. Leo

    [755] La cavalcata del destino

    Ymalpas in un precedente post paventava la possibilità che Borden potesse scappare dal forum, addebitando la responsabilità di questa eventualità ad alcuni nostri messaggi. A me era parsa un'enormita' (allora... oggi mi sa che vuole scapparsene davvero ). L'uscita di Ym mi suonò strana ma evidentemente lui ha la percezione che stiamo esagerando (o meglio stavamo, ma all'epoca a mio parere assolutamente no, e forse neanche ora), e che possiamo urtare Boselli, da qui forse una sua strenua difesa della storia che anch'io, senza offesa amigo , trovo francamente forzata. E che fa il pari con la paura, credo infondata nonostante la presenza di Exit 😀 , che Boselli possa fuggire dal forum. Ma il problema non è quanto fosse sentita da GLB o l'esegesi psicologica dell'autore che ai suoi tempi ha letto feuilleton e ne ha trasfuso le tecniche nel suo personaggio. Il problema è quello che ne è stato DOPO, di questa storia. Dopo che lui l'ha scritta e pubblicata. A prescindere dai suoi intenti e dal suo coinvolgimento emotivo. DOPO, questa storia è diventata una pietra miliare, per tutti gli appassionati della saga. E Boselli è tra questi. E Boselli SA cosa questa storia significhi per il lettore, sa quanto vada rispettata (con questo non voglio dire che non l'abbia rispettata, ma ha fatto un errore di valutazione, anche se non tutti la vedono così).
  9. Leo

    [755] La cavalcata del destino

    Ma è solo un intermezzo di due paginette, non il leitmotiv della storia.
  10. Leo

    [755] La cavalcata del destino

    Però, ragazzi, è da DECENNI che Carson si becca le bonarie insolenze di Kit. Sono innumerevoli le volte in cui il figlioccio rivolge commenti "irriguardosi" nei confronti dello zio, che si lamenta, sempre scherzosamente, dell'insolenza dei giovani e del sentimento del rispetto che difetta alle nuove generazioni. Ma quale rispetto volete che possa provare Kit nei confronti di Carson, dopo millemila avventure passate insieme? Sono due amici, e come tali si comportano. L'inedito qui sta nel fatto che, per una volta, dormono insieme Kit e Carson, quando di solito Carson nelle stanze d'albergo dorme con Tex (nelle notti nella prateria magari i suoni si disperdono nel vento); ed ecco che Kit fa ciò che altre volte ha fatto Tex, in un siparietto che, santoddio, non contraddice alcun canone ma è messo lì quale intermezzo simpatico che vuole destare nel lettore il sorriso, e secondo me, se smettiamo i panni di una seriosità veramente eccessiva, ci riesce pure. Siparietto nizziano? Ma ben vengano, Nizzi era un maestro in queste cose; come al solito, per Diablero "Nizziano" vuol dire automaticamente "antitexiano", "sciatto", "irriguardoso del canone", ecc. ecc. Dimentica però che Nizzi ha scritto per trent'anni, ed è chiaro che se una scena è apparsa ne La Tigre Nera (ma anche ne La Congiura c'è una scena simile, anche se non si arriva al lancio dello stivale), molti di noi la considerano perfettamente nel solco della tradizione. Molti tranne coloro, come Diablero, che vorrebbero cancellare decenni di storia texiana, a suo dire turpi e non salvabili. A suo dire, appunto. Ma non è così per tutti. C'è chi non si scandalizza al lancio di uno stivale del figlioccio verso lo zio, ma si fa una franca risata. Ma come? Hanno appena appreso che Higgins è vivo, ma insomma, che scandalo! Higgins è vivo: embé? I nostri avranno anche i loro mille pensieri che turbinano nella loro testa, ma una risata liberatoria quante volte la si è vista anche in cupi funerali? E non poteva starci un siparietto del genere in un contesto simile? Dai.
  11. Leo

    Sondaggio su Tex (4)

    Complimenti a Ymalpas per il bel sondaggio, al quale ho risposto con mucho gusto
  12. Leo

    [756/759] La Tigre colpisce ancora

    "Il soprannaturale esiste", dice Chabrol, e richiama l'astuzia di Omoro. E' evidentemente un momento preparatorio, non siamo ancora nella fase dell'azione (tipo "la resurrezione dello zombie"); siamo in un momento precedente, i nostri si avvicinano alla meta, sanno che potrebbe essere una trappola, e nei loro pensieri fa capolino il vecchio di mezzanotte... sarà che ho amato Omicidio in Bourbon Street, ma a me il parallelo è piaciuto, mi ha calato ancor di più nell'atmosfera. La Tigre è un personaggio a più livelli. E' un criminale, uno spietato assassino, un folle. Ma è anche a suo modo un idealista, e il suo punto di vista su Tex è importante per inquadrare il personaggio e immagino anche per i futuri sviluppi della storia (anche se io spero vivamente che non ci sia una riconciliazione, perché la Tigre è un personaggio troppo negativo per accettare compromessi con lui). In questo senso non trovo quindi affatto cringe i dialoghi in questione; certo, ci vuole la complicità del lettore che "tollera" tale espediente, ma è una convenzione a cui siamo stati abituati e che mi tocca poco.
  13. Leo

    [756/759] La Tigre colpisce ancora

    Non concordo con Diablero. Chabrol ha una funzione ben specifica, e la assolve in pieno. Il richiamo all'avventura de Il Vecchio di Mezzanotte non si risolve in "due pagine di salamelecchi" o in spiegazioni INUTILI e IRRILEVANTI per questa storia. Nel teatro delle paludi della Lousiana, i nostri stanno per affrontare Omoro e la setta del voodoo. C'è il pericolo che il soprannaturale intervenga e che possa essere fatale per i nostri: Chabrol, con la sua presenza e le sue parole, non sta spiegando qualcosa di irrilevante portandosi la casetta da lumachina dietro la schiena; sta invece rafforzando l'atmosfera di pericolo, richiamando l'esistenza degli spiriti e del potere degli stregoni. Sono in realtà poche vignette, una sorta di intermezzo in una storia serrata, che però non funge solo da mero intermezzo ma fa salire la percezione di un qualche pericolo arcano che aleggia lì nell'aria mefitica della palude. Sta creando un'atmosfera di tensione a beneficio del lettore. In merito all'altra critica, sul flashback in cui la Tigre e Mayang si raccontano qualcosa che già sanno, dissento anche qui. La Tigre non racconta solo a beneficio del lettore qualcosa che il suo servo malese sa già, cosa che è comunque una convenzione non solo fumettistica che ha sempre funzionato, ma coglie anche l'occasione per riferire a qualcuno, forse per la prima volta per quel che ne sappiamo, le sue impressioni sull'episodio, dalla nobiltà d'animo di Tex alle sue esitazioni sul burrone di fronte a un uomo che in fin dei conti avrebbe voluto come alleato. In questo senso il flashback raccontato dalla Tigre e non da una didascalia fuori campo ha un valore aggiunto.
  14. Quello a volte lo faccio anch'io
  15. Leo

    [756/759] La Tigre colpisce ancora

    CONTIENE SPOILER Bell'avvio forte, con la Tigre che sfoga la sua frustrazione per l'ennesima sconfitta vendicandosi dell'odiato bianco razzista, in una scena cruda ma evocativa di una situazione, quella dello sfruttamento schiavista delle minoranze, che contribuisce al fascino della figura della Tigre, presentato già da Nizzi non solo come un folle e spietato assassino, ma anche come un campione dell'autodeterminazione dei popoli orientali in contrapposizione all'imperialismo europeo. Sono reduce dalla lettura dei tre capitoli della saga di Nizzi, che ho trovato appaganti. Come ho scritto altrove, la Tigre è probabilmente il miglior personaggio dell'autore, che ne aveva decisa e raccontata la morte. E' questa quindi la seconda resurrezione improbabile, per non dire impossibile, nel giro di due mesi, dopo quella di Higgins (che non vediamo morto nella storia precedente, ok, però...), in un gioco di ritorni che sembra non aver fine. Ma il problema non sono i ritorni, perché, come ha scritto Betta53, se la storia è bella il ritorno è ben accetto ed io la penso come lei. Però io credo anche che il ritorno non debba abusare del patto di incredulità con il lettore perché quest'ultimo, il lettore, non è un singolo individuo che "firma" questo famigerato patto: ci sono tanti tipi di lettori, alcuni accettano tutto, altri si fanno andar bene le cose, altri storcono il naso, a seconda della sensibilità e dei gusti di ciascuno. Il mio modo di essere, un limite mio ma che non credo sia solo mio, non mi fa accettare di buon grado espedienti così forzati, come quello di un sosia spiattellato lì al momento giusto, e fatto cadere più o meno nella stessa posizione dell'originale. Ma il problema non sta neanche nella forzatura: quella la devi fare per forza, se vuoi proporre il ritorno. Il problema allora sta a monte, sta proprio nel ritorno appunto, ritorno di un morto che forse andava lasciato morto. Non nel ritorno in sé di un personaggio, ma nel ritorno di un personaggio morto, la cui "resurrezione" implica in automatico la forzatura improbabile. La storia si ricollega all'ultima di Nizzi con l'adrenalinica scena del duello tra Tex e la Tigre: scena appassionante, ma obiettivamente inaccettabile, con Tex in posizione di vantaggio che si fa quasi spacciare dall'avversario. Qui Boselli rimedia alla scelta di Nizzi, facendo dire alla Tigre che lo sguardo del ranger era ancora indomito, e che di sicuro avrebbe potuto sconfiggerlo anche da quella scomoda posizione, se solo la Tigre si fosse avvicinata troppo per colpirlo, quasi a dire che Tex non era ancora vinto, nonostante la scelta "scellerata" di Nizzi. Da qui l'esitazione della Tigre, che è giustificata anche da una certa fascinazione del folle criminale per il suo nemico ranger, una fascinazione che già si era intravista nelle ultime vignette de Il Castello nero ma che qui è ulteriormente esplicitata, con l'ammirazione espressa da Sumankan per un uomo diverso dagli altri bianchi, che avrebbe dovuto battersi al mio fianco. Poi, comincia una storia di infiltrati e di doppi e tripli giochi estremamente intrigante, anche grazie al fascino immancabilmente sprigionato dalle paludi della Louisiana e dai suoi figli settari del voodoo, tra tutti l'inquietante Omoro e la bellissima Lohana ma anche Juffure e il sanguinario Guedé. Colma di tensione in particolare la scena in cui Omoro costringe Jim a bere l'intruglio che propizia l'allucinazione sul Baron Samedi, e che si conclude con la rivelazione del tradimento di Lohana. Non concordo con le eccezioni sollevate sulla partecipazione di Tex ad un piano che lo stesso ranger sapeva fallato sin dall'origine. I pards non hanno alternative, non si fidano ma ormai sono in ballo e, come sempre, non si tirano indietro. In definitiva, superata la forzatura iniziale, la storia si fa appassionante e fa ben sperare in un seguito altrettanto avvincente. Unica stranezza, le tre pagine spese inutilmente per raccontare i segnali di fumo: non le ho capite, né ho capito la risposta di Borden su questo punto nel presente topic
  16. Mi piacerebbe leggerli tutti ad avventura finita, ma questo è un proposito che non rispetto quasi mai. Infatti l'albo di questo mese l'ho letto ieri...
  17. Finita la maratona sulla Tigre Nera nizziana con un'ultima storia che francamente ricordavo peggio di come invece mi è parsa oggi. Non che sia una storia esente da difetti, primo tra tutti la ripetitività dello schema. Nella seconda storia l'identico modus operandi della Tigre non mi è parso una debolezza, riproporlo in una terza tuttavia è forse un abuso. Qualcosa di nuovo tuttavia c'è: il principe non ha mutato il suo obiettivo, la sconfitta dell'uomo bianco, ma venendo a più miti consigli pensa di poterlo perseguire non già col terrorismo e con lo strapotere economico ma con l'oppio. Idea degna di un pazzoide anche questa, ma almeno è una variante, peraltro suggestiva, posto che richiama un problema, quello della tossicodipendenza, abbastanza attuale anche ai tempi della stesura della presente sceneggiatura. Sceneggiatura che si ravviva un po' a metà del primo albo, con le divertenti trovate del cocchiere perplesso e soprattutto della "festa" organizzata da Carson a base di fuochi d'artificio a Chinatown, una scena veramente memorabile nella sua spettacolarità. In mezzo, la comparsata del vecchio cieco, col bel gesto di beneficenza di Tex. Più tardi, la trappola di Craig è ben architettata e sorprendente, anche se i nostri nello scontro con i nemici sembrano irriconoscibili: Carson che si fa catturare e Tex che si fa battere da uno sgherro qualsiasi cadendo nel vuoto. Nulla di scandaloso, ma fastidio sì, quello l'ho provato. Una volta ci può anche stare, ma il guaio è che non sarà l'unica trappola in cui i nostri cadono bellamente, in questa storia. Bello il confronto tra la Tigre Nera e Carson prigioniero, con il primo che mente dicendo al ranger che Tex è morto; poi però ecco l'altra trappola in cui il nostro cade: attenzione, anche questa può essere ben architettata, ma due volte in poche pagine significa non rispettare appieno le caratteristiche del personaggio glbonelliano. Evidentemente Nizzi se ne infischia, e la sceneggiatura va avanti con il bel duello con la Tigre e con la fuga ignominiosa di quest'ultima. La lotta tra i due, sul ciglio del burrone, in un contesto naturale reso stupendamente da quel gran disegnatore che è Venturi (la cui Lohana non è però conturbante e ammaliante quanto quella di Civitelli) è spettacolare e avvincente ma, anche qui, proprio quando Tex sta per avere la meglio, c'è un ribaltamento di fronte che lo vede alla mercé della Tigre, tanto che solo l'improbabile intervento di Devlin consente di avere un lieto fine. Insomma, una storia in cui Tex non fa certo una bella figura, e neanche Carson. Sono questi elementi che rischiano di demolire il personaggio Tex, non già i personaggi ruba-scena che Nizzi qualche anno prima imputava a Boselli. Eppure con solo pochi accorgimenti si poteva salvaguardare Tex e, tramite ciò, far incrementare il giudizio di questa che è una storia in sé niente affatto male, se non fosse per l'appunto per le situazioni sopra illustrate.
  18. Leo

    [443/445] Il Ritorno Della Tigre Nera

    Mi sono autoquotato perché sono sostanzialmente d'accordo col me stesso di 11 anni fa: questa storia è il degno seguito del primo capitolo, con cui ha molti elementi in comune e tante differenze. L'ambientazione, New Orleans prima e la Laguna morta poi, con l'inquietante Omoro e la tremendamente affascinante Lohana, sono uno dei punti di forza di questo secondo capitolo, che alterna la parte investigativa a momenti drammatici, come il dolore del vecchio cajun per la morte del figlio e il ricatto dei criminali ai danni del Capitano Finnegan, sequenze che impreziosiscono questa storia, dandole una profondità maggiore di quella riscontrabile nel primo capitolo della saga. Sempre in più rispetto alla prima parte, c'è l'amore disinteressato e intenso della bella Lohana per quest'uomo, la Tigre, "preso dai suoi sogni", in una scena che pur nella sua brevità riesce a conferire nuovi tratti caratteriali al principe Sumankan, non solo la folle ambizione e la genialità ma anche una certa fragilità, ciò che dà maggiore spessore al personaggio. Anche stavolta i nostri cadono in trappola, proprio come nella prima circostanza: la scena dei due pards sospesi nel vuoto, alla prossima mercé degli alligatori sottostanti, l'ho trovata oggi come allora bellissima: Carson, da gran pessimista - e realista - qual è, si fa prendere dallo sconforto, provocando la dura reazione di Tex nei suoi confronti, che lo esorta a non mollare. Vuoi comandare fino all'ultimo, eh? dice Carson, che già in altre vignette precedenti si è lamentato scherzosamente dei modi dittatoriali del pard, definendo se stesso e gli altri mera truppa agli ordini del capo, in uno dei tanti siparietti che anche qui non mancano e che costituiscono a mio parere la cifra del periodo più ispirato e felice di Nizzi. Insomma, una gran bella storia, che pur prendendo le mosse dalla prima se ne discosta per ambientazione, per nuovi personaggi, quali Omoro e Lohana, per un finale anche più drammatico (il registro da commedia qui è meno forte, credo anche per il contesto lugubre in cui tutta la vicenda si dipana). Contesto lugubre che si deve anche alle matite di Civitelli, che non fa rimpiangere Villa regalandoci anzi con il suo tratto adatto al noir una storia simil horror inquietante e suggestiva. Insomma, due letture ravvicinate di due grandi storie! Della terza non ne ho un buon ricordo, purtroppo, ma mi ci cimentero' prima di affrontare l'albo in edicola.
  19. Leo

    [382/384] La Tigre Nera

    Bel commento davvero, Kamoose. La parte finale, con i pards che rinunciano all'inseguimento nonostante il vantaggio della Tigre sia al massimo di un'ora, non è piaciuta nemmeno a me. Tuttavia, si può sempre pensare che il terreno non si prestasse a consentire di seguire una pista, o ad altre soluzioni simili, così da giustificare una necessità che esula dalla storia in sé, vale a dire quella del ritorno del personaggio che Nizzi evidentemente non voleva precludersi.
  20. Leo

    [382/384] La Tigre Nera

    In attesa di poterne leggere l'ennesimo ritorno, il quarto, ho ripreso le vecchie storie di questo che è forse il più carismatico vilain nizziano, il principe Sumankan, la Tigre per eccellenza. I dialoghi iniziali tra i due pards tra le montagne e la successiva scena del teatro sono tra le cose più divertenti scritte dall'autore sulla testata, lui che è un vero maestro nel registro della commedia che padroneggia perfettamente e che sa calare ottimamente tra le pagine di Tex. Registro che tuttavia scompare rapidamente di fronte ad un'avventura a tinte molto fosche, con un avversario inesorabile e spietato che condanna a morti orribili nemici ed ex sodali. Più tardi esso si rivelerà un terrorista tanto folle quanto geniale, anche se non avrà bisogno di lampi di acume per avere ragione dei nostri, che cadono letteralmente nella rete nella stupefacente fortezza malese. Qui, nella fortezza, la tensione drammatica si scioglie di fronte alla spavalderia di Tex che fa nuovamente tornare toni da commedia brillante, toni che perdureranno lungo tutto il terribile "percorso infernale" che i nostri dovranno affrontare, in una prolungata sequenza alla Indiana Jones adrenalinica e appassionante. Il tutto, raccontato in maniera superba da un Villa che è ancora a metà, nella caratterizzazione di Tex (mentre è già "definitivo" su Carson), del suo personale "percorso infernale" che va dai tratti acerbi de il Ranch degli uomini perduti alla perfezione de L'Uomo senza passato. Grande, grandissima storia.
  21. Non so se già lo avete detto, nel qual caso me ne scuso, ma si sanno dei particolari su questo straordinario ritrovamento? Grazie
  22. Leo

    [755] La cavalcata del destino

    Bravo! Ecco lo spirito di un forum di discussione 🤣
  23. Leo

    [755] La cavalcata del destino

    Dico la mia. Diablero fa incazzare, eccome se lo fa. Io mi ci sono incazzato mille volte, trovandolo insopportabile. A volte, quando parla di strategia degli altri utenti per difendere ad esempio questa storia, mi pare esagerato: gli utenti sono tanti, ognuno ha il suo punto di vista, non c'è una regia dietro ad orchestrare i commenti per fare incazzare lui. Altre volte esagera con gli epiteti, quando utilizza i termini "schifo" o "sragionando" (detto peraltro a Ymalpas, che ha incassato da gran signore, evidentemente consapevole delle non cattive intenzioni di Diablero), e non sono d'accordo con Ym quando dice: Facile o difficile, ci si deve moderare, perché il lavoro degli autori e le opinioni degli altri forumisti vanno rispettati. Sono invece più d'accordo quando dice: Intervento da applausi, che però non deve essere l'alibi per parlare di schifo o mefistronzate (termine non diableriano, quest'ultimo) perché se poi i toni si inacidiscono, ecco che diventa difficile il lavoro del moderatore, e si spingono altri utenti, come Dix, a pensare di prendersi vacanze dal forum. E lo dico con grande stima per Diablero, che però dovrebbe moderarsi in alcune situazioni. Sei evidentemente un troll pagato da Boselli
  24. Leo

    [755] La cavalcata del destino

    Aggiungici anche che Villa si è commosso ed ecco che sei ancor più in difficoltà. Ma qui nessuno contesta la professionalità di Borden, il suo amore per il personaggio, la sua GRANDEZZA (arieccomi nel fans club...), sì, grandezza, come autore texiano e no. Però può sbagliare. Lo ha fatto in passato e lo rifarà in futuro. Ma se gli errori riguardano una storia non riuscita, amen, ognuno se ne fa una ragione; se invece ciò che io ritengo non riuscito riguarda una sostanziale riscrittura di una sequenza iconica del passato, allora lo contesto e argomento. Le sue controargomentazioni non sono state convincenti, ed anzi in un momento di sincerità ha anche ammesso che a volte si muove più da curatore che da autore. Sono le sue parole contro le opinioni di chi lo sta contestando: le sue pesano più delle mie, che non sono nessuno, ma con tutto cio' mi devono convincere. Se non lo fanno, non recedo. Ma senza offendere nessuno e sempre con rispetto verso il suo lavoro. E qui ho visto contestazioni anche feroci, ma non mancanze di rispetto.
  25. Leo

    [755] La cavalcata del destino

    Meno male lo diciamo tutti. Ma anche le sue storie possono essere discusse e criticate. Ma nemmeno io ho altro da dire, mi sono ormai tirato fuori dalla discussione. Però mi sembra non corretto zittire gli altri dicendo fatevene una ragione, quello è morto ora per decisione insindacabile del curatore. Ti rispondo dicendo che io non cambierò il mio modo di leggere Il Giuramento e di intendere l'ultima scena, per una scelta del curatore che mi pare profondamente sbagliata. Sul nerd, ho invitato a non utilizzare più quel termine, perché qui lo siamo tutti o nessuno Boom. Ora Boselli diserterebbe il forum per questo topic e per le posizioni oltranziste di alcuni di noi? Non il Bos che ho imparato a conoscere qui. Tra chi sta criticando questa storia, c'è anche chi spesso è stato considerato un fan esagerato di Boselli (e anche forse criticato per questo: naturalmente sto parlando di me); di lodi sperticate, e meritate, ne abbiamo fatte a profusione, entusiasmo ne abbiamo sparso a fiumi, per il Bos, e non solo per le sue storie texiane. Non credo quindi che se ne possa fuggire per questo franco confronto. Che poi a ripetere e ripetere e ripetere si vada al di là del buon senso, o del buon gusto, sono d'accordo anche io, e infatti nel merito della storia non intervengo più da un po' Ok. Ma lo so e so anche che continuerò, probabilmente, a sbagliarlo sempre
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