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Marcus Parker

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Messaggi pubblicato da Marcus Parker

  1. Episodio ottimo, finora senz'altro il migliore della serie Color Tex (peraltro in crescita dal primo numero a oggi). Boselli d' forma a un grande villain, vicino, per avidit? e per capacità seduttiva, al Golden Eye dei Territori del Nordovest; l'elemento di originalità viene dal rapporto particolarissimo tra questo personaggio e Tex. Non era facile tratteggiarlo in relativamente poche pagine, ma una sceneggiatura molto misurata consente all'autore di presentare i ricordi di Tex in maniera convincente e non retorica. Sempre ottimi i disegni di Ticci, anche se il colore... boh, probabilmente li rende meno ariosi.

  2. Episodio secondo me assai difficile da valutare, con una trama che regge nei primi due albi, ma dopo si fa sempre più esile. Per molti versi, si tratta di una sorta di congedo di Bonelli senior rispetto al "suo" mondo: Tampa, i grandi battelli-bisca, il voodoo, e poi il Messico del Morisco e delle antiche civilt? del periodo anteriore alla Conquista. Mi pare significativo, in questo senso, il passaggio in cui a Yama si dice che il suo proposito di servirsi dei figli del sole è destinato in ogni caso alla sconfitta. Se si sceglie di prescindere dall'"intreccio", i momenti degni di nota non mancano: mi limito a citare lo scontro - purtroppo non decisivo - fra Yama ed El Morisco (un cerchio che si chiude, dopo la scena dei funghi sacri nel n. 77?). C'è una piccola incongruenza, che mi ha sempre colpito: nella prima parte la storia sembra svolgersi immediatamente dopo i fatti dei nn. 162-163-164. Durante la sosta a casa del Morisco, invece, si dice che la casa di Pilares è stata ricostruita dopo essere stata devastata dal "selvaggio branco" di Rakos (228-229). Complessivamente buoni i disegni di Galep, anche se risulta evidente una sua maggiore stanchezza nella parte "messicana" della storia.

  3. Non avevo molti ricordi di questo episodio, che ho riletto da poco. La trama è abbastanza risaputa, anche se Nizzi sa maneggiarla con grande maestria: anzi, quel "mestiere" che forse nelle sue prove più recenti costituir? un peso qui gli consente di tenere sapientemente le fila della vicenda. Nella storia mi sembrano emergere due campi di forza che a conti fatti la rendono accattivante. Da un lato, un West in trasformazione, in cui il corso dell'azione sembra dipendere (ma non sarà così) dal risultato di un'analisi di laboratorio ed è difficile dare un volto agli avversari (una grande compagnia di Chicago, un avvocato piuttosto incolore, ecc.; all'opposto, nella sua recente avventura "ferroviaria" Boselli sceglier? la via di una "personalizzazione" estrema). Dall'altro, invece, non mancano i richiami alla memoria texiana, che danno inevitabilmente luogo a una certa complicità col lettore: i rapporti padre-figlio rinviano forse a "Sunset Ranch", mentre il dualismo fra i due fratelli richiama alla mente avventure come "L'aquila e la folgore" oppure "Fuga da Anderville" (in quel caso, però, si trattava di cugini).

  4. Ultimamente ho trovato molto riuscite le scene in Omicidio in Bourbon Street, in cui Carson corteggia garbatamente la splendida Mercedes nella sala da gioco di Diamond Johnny ("Ci puoi giurare, carina!"). L'elemento originale di quelle pagine forse sta nel fatto che i due si trovano a rischiare assieme subito dopo essere usciti dalla bisca.

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