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juanraza85

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  1. In realtà no, ma lo capirai solo leggendo la storia. Anche io, come Carlo ha tenuto a sottolineare, avevo compreso che El Muerto non tornerà davvero a tormentare Tex, perlomeno non letteralmente. Ho tratto al contrario l'idea che potrebbe trattarsi di una sorta di sogno ad occhi aperti che Tex potrebbe essere costretto ad affrontare per motivi ancora da scoprire. Comunque sia, il rispolvero di El Muerto ed altri nemici storici (nonché trapassati oltre ogni ragionevole dubbio), come anche la suddivisione dei disegni tra vari dei principali disegnatori texiani, sono senza dubbio da considerarsi ottimi presupposti per l'intento celebrativo dell'albo.
  2. Ho acquistato e letto il volume nella giornata di giovedì. L'idea di storia di GLB non mi è sembrata male, anche se probabilmente non parliamo di una storia destinata ad entrare nell'olimpo texiano; per poterne essere certi, tuttavia, non rimane che aspettare di poter leggere il seguito di Boselli e Torricelli. Ho comunque trovato di buon livello, ripeto, sia la sceneggiatura nel classico stile di GLB, col suo lessico ormai desueto che permette un piacevole tuffo nel passato, e parimenti gradevoli i disegni di Sergio Tarquinio.
  3. Secondo albo "di passaggio" tra lo scorso - che possiamo di fatto considerare il prologo della vicenda - ed i successivi due, nei quali dovremmo entrare nel vivo della storia e godere di azione in una certa quantità. In ogni caso, io ho trovato molto suggestivo il viaggio dei quattro pards da New Orleans a Panama e, da lì, sulla costa pacifica del Nicaragua, nella speranza di anticipare le mosse della Tigre Nera. Per quanto invece riguarda le due navi indiziate e tenute d'occhio dai Nostri, anche io sono dell'idea che quella portoghese possa regalare qualche sorpresa (nemmeno troppo gradita)...
  4. juanraza85

    [Maxi Tex N. 29] Mississippi Ring

    Dopo la seconda lettura a quasi due anni esatti di distanza dalla sua uscita, devo dire di aver ancora più apprezzato questo Maxi griffato Manfredi: certo, continuo ad essere dell'opinione che egli tenda ad acuire un pochino più del necessario le peculiarità caratteriali dei personaggi (un esempio per tutti, il colonnello Dickinson, protagonista di un paio di uscite in cui sembra in preda ad una sorta di esaltazione), tuttavia ancora più della prima volta posso affermare di aver trovato questa storia forse la meglio riuscita del nostro autore sulle pagine di Tex; o, per dirla altrimenti, la storia in cui il suo stile di sceneggiatura sembra meglio adattarsi a Tex ed al suo mondo. Trama piacevole e solo in apparenza semplice (anzi oserei dire a suo modo resa piuttosto arzigogolata dal lavoro di Manfredi sul campionario umano che vi compare), che vede Tex e Carson impegnati in un lungo ed avventuroso viaggio lungo il Mississippi, allo scopo di portare in salvo a Saint Louis due testimoni chiave contro una banda di trafficanti di bevande alcooliche di pessima qualità. Ben caratterizzati, al netto della succitata tendenza manfrediana nel pompare quasi ad limitem la psiche dei suoi personaggi, i due testimoni: il burbanzoso ed arrogante colonnello Dickinson, controverso ufficiale a riposo, e la vedova Evans, burbera ma combattiva, ambedue protagonisti di siparietti comici con Carson. Stesso dicasi per i "pards d'occasione" dei Nostri, il battelliere Beck ed il figlio Hud ed i due marinai Zebulon ed Ethan, tutti a proprio modo pittoreschi ma al tempo risoluti, e soprattutto per colui che, di fatto, è il principale antagonista di Tex e Carson: Drunky, killer professionista al soldo dei trafficanti ed incaricato di eliminare i testimoni, uomo tormentato dai fantasmi del passato ed uso suonare una marcia funebre con l'armonica in occasione di ogni suo delitto, colmo di rancore nei confronti del colonnello Dickinson. Non si può invece dire lo stesso, in verità, dei suoi mandanti, su tutti Capitan Destiny: di lui si è solo capito che durante la Guerra di Secessione si occupava di addestrare uomini dal carattere particolare per particolari missioni segrete (Drunky era stato uno di questi), tuttavia personalmente avrei gradito qualche indizio in più sulle circostanze che poi lo hanno trasformato in un volgare trafficante di whisky illegale. In compenso, trovo che Manfredi abbia gestito più che bene i due pards, apparsi in ottima sintonia tra loro, sia nei momenti di scherzo - che mai guasteranno - che, soprattutto, quando si è dovuta lasciare la parola alle Colt ed ai Winchester, circostanze nelle quali Manfredi ha saputo esaltare l'intesa tra i due. Di ottimo livello, infine, anche la prova ai disegni di Rotundo: tratto pulito e grande cura dei particolari, figure dei personaggi ben tratteggiate e curatissima raffigurazione del paesaggio che contorna il principale fiume d'America.
  5. Ho finito or ora di leggere il primo dei quattro albi di questa storia, che si preannuncia di amplissimo respiro. Devo dire anzitutto di aver molto apprezzato la modalità con cui Boselli ha gestito la riproposizione della Tigre (in parte sfruttando le "lacune narrative" della precedente storia di Nizzi, in parte ricorrendo ad opportuni ed inediti retroscena), e di aver ancora più gradito l'arzigogolata trama di questo albo dalla funzione comunque ancora principalmente introduttiva di quella che si preannuncia essere la vicenda vera e propria. Assai accurati anche i disegni di Venturi, ad ulteriore dimostrazione della cura che gli autori hanno voluto dedicare alla stesura ed alla realizzazione della storia in ogni dettaglio, quasi (o forse senza?) a voler cancellare dai ricordi di noi lettori l'ultima, non felicissima, storia di Nizzi, "colpevole" di aver voluto accantonare troppo precipitosamente un avversario del calibro di Sumankan. Inutile concludere dicendo che le attese per il prosieguo sono enormi, e le aspettative di pari passo se non di più!
  6. Aspettative ai massimi per il ritorno della Tigre, e soprattutto provo un'enorme curiosità per constatare quale escamotage avrà deciso di adoperare Boselli per il ritorno di Sumankan. Io a suo tempo un'ipotesi l'avevo avanzata, magari poco affascinante ma pratica, però dalle anticipazioni SBE ho tratto un'ulteriore sensazione, a suo modo decisamente più suggestiva. Staremo a vedere se sarà una di queste due, o in ambedue i casi sarò andato fuori strada.
  7. Questa storia è davvero un gioiello, tanto che stamattina l'ho riletta avidamente per la seconda volta ad appena una settimana di distanza dalla prima lettura. La bellezza della sceneggiatura di Boselli risiede primariamente, come sin troppo scontato, nella scelta di fare rivivere a Tex ed a noi lettori una delle pagine più tragiche della sua ultrasettantennale vita editoriale, forse la più tragica in assoluto, ossia la scomparsa dell'amata Lilyth. Per ottenere tale effetto, il Bos pensa bene di riesumare nientemeno che Sam Higgins, uno dei due furfanti butterati che anni prima avevano causato l'epidemia di vaiolo tra i Navajos su ordine di Brennan e Teller; il ruolo di Higgins nella presente vicenda, in verità, risulta ancora più marginale che nella precedente, tuttavia permette alla storia di raggiungere altissime vette di pathos in occasione della resa dei conti definitiva tra il furfante e Tex, nel bel mezzo della pianura dell'Oklahoma infestata da un violento tornado. Non è il Ranger ad attuare la tanto attesa vendetta, bensì è lo stesso Higgins, allo stremo delle forze psichiche e fisiche e tormentato dai propri fantasmi, a darsi da solo la morte: a Tex rimane comunque la consapevolezza di aver propiziato la definitiva uscita di scena di un personaggio spregevole. Non da meno sono gli altri antagonisti della vicenda, in primis il senatore Kurtzmann, viscido mandante della strage di Cherokee su cui Tex ed i pards indagano, anche stavolta causata da coperte infette di vaiolo. Anche la sua fine non può che lasciare un segno particolare, con un forte sapore di contrappasso dantesco dato da un cappotto infetto recapitatogli con l'inganno dall'agente Pinkerton Jack Nawuhoa, puro cherokee e collaboratore nella circostanza di Tex e dei pards. La bellezza di tali sequenze, ed ovviamente della storia nel suo insieme, non sarebbero state certamente possibili senza la superba prova grafica del Maestro Villa, autore di disegni che a mio avviso hanno raggiunto livelli di valore assoluto, ulteriormente impreziositi dall' accortissima colorazione di Matteo Vattani.
  8. juanraza85

    [Tex Willer N.58/60] Raza il Comanchero

    Ho letto con particolare interesse la prima parte della storia con il mio "omonimo" e suo padre Pedro Raza, dunque profittando del mio primo giorno di libertà dal lavoro (sperando di poter tornare ad essere più presente quanto prima) ho deciso di scrivere questo post per esprimere un rapido e non troppo esplicito commento. Assai apprezzabile l'idea del Bos di fare apparire nelle vicende del giovane Tex il famigerato Pedro Razza, che anche tramite i superbi disegni di Gomez esce perfettamente caratterizzato sin da questo primo albo: spietato, senza scrupoli, crudelmente sarcastico e disposto a tutto pur di trarre guadagno, eppure a suo modo molto legato al figlio Juan (a ben osservarli, impossibile non notare la somiglianza tra Pedro ed il Juan "maturo" del presente texiano). Gli elementi per un'ennesima storia di alto livello sembrano esserci tutti, confido nel seguito. Ed ancora di più, confido che Tex possa incontrarsi faccia a faccia con Pedro Raza.
  9. juanraza85

    [Tex Willer N.50/55] Il passato di Cochise

    Sono anche io fresco di lettura dell'ultimo albo di questa storia, che personalmente ritengo una delle migliori sin qui pubblicate sulla serie. Nemmeno io intendo spoilerare alcunché, per motivi più che ovvi, non riesco tuttavia ad esimermi dal sottolineare la natura del rapporto che viene a crearsi tra Tex ed uno dei personaggi. Davvero una stupenda chicca del Bos, cui rivolgo un ulteriore plauso per la gestione complessiva della sceneggiatura, così come meritevole di grandi complimenti è De Angelis per la superba prova ai disegni.
  10. juanraza85

    [750/751] Ritorno a Redrock

    Come credo sia stato già sottolineato da altri pards, anche io devo dire di aver trovato un po' forzata la casualità degli eventi, nello specifico Tex e Carson che passano da Redrock proprio allorquando Sam Spring decide di intraprendere un'offensiva atta a fare fuori il vecchio nemico Rick Sanders, ora sceriffo della cittadina. A proposito di quest'ultimo, poi, non ho apprezzato la contraddizione tra due affermazioni rilasciate a pochissima distanza di tempo l'una dall'altra: prima sostiene che negli ultimi tempi la vita a Redrock non abbia riservato sorprese, mentre a seguito del tentativo di accoltellamento ai suoi d'anni si sforza di riconoscere che vi erano già stati episodi strani, e giunge alla conclusione che dietro essi possa esserci la mano del vecchio nemico Spring.
  11. juanraza85

    [Tex Willer N.50/55] Il passato di Cochise

    Acquistato e letto ieri il penultimo albo di questa storia che a mio avviso, se contraddistinta come confido da una conclusione ad hoc, potrebbe assurgere all'epocalità. Nulla da dire, stavolta il nostro Bos ha reso decisamente la vita complicata al giovane Tex, inducendolo a cacciarsi nella tana del lupo, nello specifico al cospetto del redivivo don Santiago Querquer, che immediatamente coglie l'occasione di metterlo alla prova. Vedremo come il Nostro riuscirà a sgusciare fuori da questo scomodo frangente, ed al contempo sono altrettanto curioso di assistere all'epilogo della resa dei conti tra Cochise e l'ottuso Bascom.
  12. juanraza85

    [750/751] Ritorno a Redrock

    Acquistata e letta in mattinata la prima parte del ritorno di Rick Sanders e Sam Spring. Nel complesso, le mie impressioni sono abbastanza positive, per quanto mi trovi costretto a rilevare come Ruju sembri non riuscire proprio ad evitare di lasciar sempre intendere passaggi di sceneggiatura prima del tempo: parliamo di inezie, per carità, tuttavia un po' di suspense in più ogni tanto non guasterebbe (l'indizio rivelatore ci può stare, ma deve essere funzionale all'economia della narrazione). Avrei anche altre piccole osservazioni da condividere, ma per il momento mi silenzio, limitandomi a rinnovare i miei complimenti a @Barbanera per la sua seconda fatica in veste di soggettista.
  13. juanraza85

    [Maxi Tex N.32] La grande congiura

    Ho appena finito di leggerlo, prima di andare a tuffarmi nel tour de force lavorativo che mi terrà impegnato fino alla sera di Pasquetta. Devo dire che, complici le ultime scialbe prove di Nizzi, mi sarei aspettato di peggio, ed invece devo ammettere che, nel complesso, la storia è assai meno peggiore delle sue precedenti sceneggiature. Chiariamo subito, non stiamo certo parlando di una storia destinata a passare agli annali, tanto che Nizzi non manca di cascare in alcune delle sue più ricorrenti "nizzate" (Carson e Kit che, al netto di un ruolo meno di contorno del solito, fanno un po' la figura dei piccioni, tanto - troppi origlioni in giro, per tacere di alcune sequenze prive di peso specifico nell'economia della narrazione), tuttavia personalmente ho trovato la sceneggiatura abbastanza scorrevole e, seppur priva di guizzi di sorta, non particolarmente prevedibile né soporifera. Mi fermo qui per non rischiare di spifferare troppo, ripromettendomi di dilungarmi di più dopo le feste pasquali, aggiungo solo una personale considerazione su Ely Parker: pur bazzicandolo da anni, non è un così fine conoscitore del mefitico mondo politico di Washington.
  14. juanraza85

    [Maxi Tex N.32] La grande congiura

    Da quel che si legge dalle anticipazioni, si tratta del ritorno di Ely Parker che mi pare fosse inizialmente destinato alla regolare, ed è stato invece dirottato sul Maxi. Dalle premesse gli ingredienti per una storia interessante sembrano pure esserci, tuttavia anche io mi aspetto di leggere la classica storia senza guizzi del Nizzi ultima maniera (sarei ovviamente felicissimo di dovermi ricredere). Non mi convincono granché neanche i disegni di Filippucci, contraddistinti a mio avviso da una espressività troppo plateale. Del resto, nemmeno la sua performance nel Texone Canyon Dorado mi aveva convinto più di tanto.
  15. juanraza85

    [365/369] L' Uomo Con La Frusta

    Lo sceriffo Rupert (con i suoi panciotti arabescati) è una 'creazione' di GLB, comparso proprio in... "Tucson!", n. 211-213 (sebbene sia stato poi ripreso da Boselli) Giusta precisazione, pard . Comunque la considerazione resta.
  16. juanraza85

    [365/369] L' Uomo Con La Frusta

    Già nelle varie precedenti letture, avvenute diversi anni addietro, avevo tratto l'impressione che a questa storia, pur nel complesso ottima, mancasse quel qualcosina che potesse elevarla a tutti gli effetti al rango di pietra miliare. A seguito dell'ultima rilettura, tra ieri ed oggi, credo alfine di aver definitivamente individuato cosa possa essere quel qualcosina, almeno secondo il mio modesto punto di vista: a fronte dei tanti aspetti più che positivi, come l'idea di suddividere di fatto la storia in due storie distinte ma al contempo contigue, piuttosto che la superba caratterizzazione dei comprimari - Montales, Conchita e padre Elias su tutti - e soprattutto degli antagonisti Olivera e "Cobra" Galindez (decisamente meno Zamora, mero beneficiario dei loro intrighi), vi sono altri elementi, seppur forse rilevanti fino ad un certo punto, che mi hanno convinto poco, a partire da alcune sequenze - soprattutto nella prima parte, a cura di Nizzi e Fusco - forse un po' troppo improntate ad una certa verbosità, dall'assenza dello sceriffo Tom Rupert - in genere, un valido alleato ed una preziosa fonte di informazioni - in quel di Tucson (viene malignamente da pensare che, essendo un personaggio di invenzione boselliana, Nizzi lo soffrisse poco), per finire con la presenza del redivivo generale Velasco, roso da un odio indicibile verso Montales (che per lui evidentemente è, fatte le debite proporzioni, quel che Tex è per Mefisto), ma la cui partecipazione piuttosto ectoplasmatica alla vicenda pone qualche interrogativo sull'opportunità della medesima. Sia come sia, a prescindere da tali dettagli, va dato atto a Nizzi della buona riuscita di quello che, all'epoca, dovette essere anche una sorta di esperimento, ottenendo di sceneggiare due storie tra loro contigue ma al tempo stesso dotate ciascuna di una precisa identità. Nella prima, disegnata da Fusco, Tex viene attirato con l'inganno a Chihuahua ed incastrato con una falsa accusa di omicidio su iniziativa degli affaristi Brooke e Cantrell e, soprattutto, dell'astutissimo colonnello Olivera, anima nera del losco governatore Zamora. I puristi magari obietteranno sul fatto che, per quasi tutti i due albi e mezzo, Tex subisce passivamente gli eventi dietro le sbarre (tranne un paio di ripassate che riserva al capo dei secondini Zoro), venendo infine salvato dal plotone di esecuzione solo grazie ai buoni uffici politici di Montales, per poi essere rocambolescamente fatto evadere da Pedro "Cobra" Galindez (e partecipare alla sparatoria che ne segue); tuttavia, a mio avviso, tali considerazioni pur nella loro sostanziale oggettività vanno rivalutare in virtù del ruolo da coprotagonista a tutti gli effetti che Nizzi intende assegnare a Montales, vero obiettivo dei loschi maneggi di Olivera, cui riesce a far fronte brillantemente grazie alla sua risolutezza ed alla sua intelligenza "tattica", ed in secondo luogo per via del fatto che, con l'ingresso in gioco di Galindez, questa storia (o prima parte, che dir si voglia) intende preparare il terreno agli eventi della successiva. La seconda storia (o parte), affidata ai disegni di Civitelli, vede Tex tornare a vestire con il consueto piglio determinato e risoluto il ruolo di leader e trascinatore, prendendo in mano l'iniziativa e guidando il golpe ai danni di Zamora. Ottima la trovata di Nizzi di rivelare il doppiogiochismo di "Cobra" Galindez, facendo però sì che Tex venga a sapere del suo tradimento e lo sfrutti a proprio vantaggio, prevenendo le iniziative di Olivera ed anzi inducendolo a cadere in errore, a lasciare sguarnita Chihuahua e favorire in tal modo la rivolta ideata e condotta da Tex, più con l'astuzia che col ricorso alle armi (di fatto, la sola sparatoria i Nostri devono affrontarla in principio di seconda parte, presso la miniera di Corvada). A tenere unite le due storie, fondamentalmente, la presenza del bieco ed astutissimo colonnello Olivera, abilissimo nell'orchestrare da dietro le quinte un contorto piano che dovrebbe concludersi con l'eliminazione fisica di Tex (inviso agli affaristi Brooke e Cantrell, fornitori di armi per l'aspirante dittatore Zamora) e di Montales (irriducibile avversario dello stesso Zamora), di cui Nizzi tratteggia mirabilmente la grande intelligenza e la totale machiavellica mancanza di scrupoli, caratteristiche che non fanno evidentemente difetto neanche a "Cobra" Galindez, indomito rivoluzionario ma in realtà subdolo doppiogiochista smascherato solo per fortuito circostanze dall'amata Conchita, ottima alleata di Tex e Montales al pari di padre Elias e del capo dei ribelli José. Un po' in ombra, piuttosto, i tre pards di Tex, limitati da Nizzi quasi ad un ruolo di contorno; giusto Carson emerge un po', tra scazzottate in quel di Tucson, ansia per la sorte di Tex, dialoghi scherzosi con il pard e, infine, il merito di salvare la vita a Montales sparando a Velasco. Detto già della sostanziale inutilità della riproposizione di quest'ultimo, va rimarcato l'ancora minore spazio riservato a Brooke e Cantrell, con la netta differenza che, fungendo i due da esche per Tex, nel loro caso ci può stare un trattamento del genere. Per quanto riguarda infine i disegni, premettendo che sia Fusco sia Civitelli - i cui merito e la cui indiscutibile abilità non sono certo un mistero - sono autori di un'ottima prova, sono del parere che, forse, Fusco ha saputo meglio valorizzare sotto il profilo grafico gli antagonisti di turno.
  17. Proprio stamani ho comprato Dampyr, e quindi con esso la minicopertina de Il figlio del Diavolo e gli annessi magnetini. Ho pertanto deciso di attaccarla al frigorifero, dove presumo andrò a porre anche le altre tre che mi ritroverò tra le mani da qui al 19 aprile, ma a maggior ragione sono ora convinto ancora più di prima circa l'inutilità delle placchette al fine di farci accogliere con minor dispiacere l'aumento di prezzo di 50 centesimi. Tanto valeva spiegare i motivi dell'aumento e basta, per quanto fossero già noti e comunque di facile comprensione, senza volerci ad ogni costo propinare certi gadget adatti a teenagers.
  18. A differenza della maggior parte dei passati sondaggi, ho rimandato la partecipazione a questo, per il semplice motivo che di queste minicopertine a me poco importa. Le risposte che ho dato, in effetti, vanno prese come sostanzialmente casuali, ovvero quando andrò in edicola per acquistare gli albi mensili (tranne il Magazine Avventura e SuperTex) credo che, di fatto, pescherò a casaccio: a me interessa la storia che andrò a leggere, non una minicopertina che sa di orpello per edulcorare la brutta sorpresa dell'aumento di prezzo !! Va da sé, dunque, che mi guarderò bene dall'acquistare doppioni degli albi che comprerò (Tex gigante, Tex Willer, il Maxi e Dampyr), e tantomeno mi prodigherò per procurarmi tutte le minicopertine che la Bonelli metterà a disposizione in edicola o sul suo sito.
  19. juanraza85

    [Tex Willer N.50/55] Il passato di Cochise

    Man mano che si avvicina alla bocca del leone, aumentano i pericoli per Tex, costretto ora a guardarsi dalla marmaglia americana e messicana al servizio del redivivo Santiago Querquer, mentre in compenso sembra essersi guadagnato il rispetto di Skybuck e degli altri due indiani. Ciò detto, impossibile non constatare e non rimanere ammirati di come il giovane Willer, in qualsiasi circostanza, riesca sempre a cavarsela: se, il mese scorso, era riuscito nel tempo di un amen a convincere i tre rurales a fingere di cadere a terra morti, stavolta riesce a convincere l'arruolatore di Querquer a prenderlo tra i suoi uomini gabbando con la malizia di un esperto avventuriero uno dei suoi sgherri, e riuscendo così a compiere un ulteriore passo verso la conoscenza faccia a faccia del gran capo (il passo decisivo, facile intuirlo, avverrà ad inizio del prossimo numero). Parallelamente, tra l'esercito americano e gli Apaches di Cochise i venti di guerra soffiano sempre più impetuosi, per quanto il capo degli Tsokanende stia facendo quanto nelle sue possibilità pur di evitare lo scontro, dovendosi però scontrare con l'ottuso ed ostinato orgoglio del tenente Bascom. Sono estremamente curiosi di vedere, nei prossimi due albi, come la vicenda di Tex andrà ad intersecarsi con quella di Cochise: sono più che sicuro che ne vedremo delle belle.
  20. juanraza85

    [Texone N. 09] La Valle Del Terrore

    Sono tornato a rileggere questo Texone a distanza di diversi anni dall'ultima volta, e come in altre circostanze mi è accaduto, ora che ritengo di aver raggiunto una maggiore maturità come lettore ho potuto rivalutare l'opera con un occhio un po' più critico. Resta il giudizio più che positivo sulla sceneggiatura di Nizzi, sia perché prende spunto da fatti storici realmente accaduti e dalle peripezie di un personaggio storico di peso come John Sutter, ma soprattutto in virtù dell'ottima caratterizzazione che Nizzi riserva agli occasionali comprimari ed agli antagonisti con cui Tex e Carson hanno a che fare. Se rimediano un'ottima figura gli alleati, il dottor Ulrich Winckelried e la moglie Mina Sutter, apparentemente fragile ma a suo modo determinata, meglio ancora se la cava l'autore di Fiumalbo con gli antagonisti: in primis l'astuto e spietato Lucas Bonner, identità fittizia di Victor Sutter, lasciatosi passare per morto in un naufragio anni prima al fine di perpetrare una vendetta senza quartiere contro coloro che, dal suo punto di vista, accecati dal miraggio dell'oro avevano a suo tempo causato la fine della propria famiglia, ponendosi a capo della sanguinaria e fanatica setta dei Vendicatori, tramite la quale colpisce i proprietari delle miniere della Yuba Valley; sua principale alleata in tali deliranti piani di vendetta è la maliarda cinese May-Ling, donna fredda ed astutissima, ed estremamente fanatica, in grado inoltre di esercitare un notevole ascendente sull'ormai anziano John Sutter. Proprio il vecchio Sutter risulta, secondo me, il personaggio in assoluto meglio caratterizzato da Nizzi: stanco e prostrato dalle traversie della sua movimentata esistenza, segnata da varie tragedie familiari e dalla fine della sua ricchezza, all'apparenza sembra il classico personaggio disamorato della vita e colmo di nostalgia per il suo glorioso passato, in realtà è ben consapevole che dietro l'identità fittizia di Lucas Bonner si cela in realtà il figlio Victor, per il quale fa segretamente il tifo. Ben orchestrato, alla luce di tanti altarini, l'epilogo della vicenda: scoperto che May-Ling ha ucciso senza esitazione Victor, John Sutter la fredda a sua volta, privando in tal modo i Vendicatori di una guida carismatica che Wong evidentemente non è, e dunque facilitando Non poco il lavoro di Tex e Carson che, affiancati dal dottor Winckelried e dal domestico Tawan, seppur soverchiati nel numero e pressoché accerchiati, non faticano più di tanto nello strigliare gli avversari, liberando quindi la Yuba Valley da un incubo durato troppo a lungo. Doveroso soffermarsi, infine, sui disegni di Magnus, molto variegati, curati ed espressivi, soprattutto per quanto riguarda la caratterizzazione di ogni singolo personaggio (forse, in un paio di caso, persino eccessiva). In ogni caso, la sua firma ed il suo lavoro impreziosiscono non poco l'albo.
  21. A margine della lettura della seconda parte devo ammettere che, pur mantenendosi su buonissimi standard, che almeno per quanto mi riguarda il prosieguo della storia è stato meno frizzante di quanto mi sarei aspettato, di certo meno rispetto al precedente albo. Ed anche un tantino prevedibile, sin da quando Tex e company si fanno sorprendere dai bandoleros e dai loro alleati apaches, salvo venire paradossalmente "salvati" dai chupacabras, per finire allorquando viene svelato l'arcano circa la sorte della spedizione perduta (arcano forse dal sapore un po' zagoriano, ma che ho comunque trovato coerente nel contesto di tale sceneggiatura) e della conseguente eliminazione di tutte le creature. Nel complesso, dunque, per quanto mi riguarda la storia può dirsi promossa, pur essendosi un po' spenta nella sua seconda parte.
  22. juanraza85

    [750/751] Ritorno a Redrock

    Anzitutto, i miei più sinceri e doverosi complimenti al pard @Barbanera per la sua seconda fatica texiana, anche stavolta in veste di soggettista in una sceneggiatura di Pasquale Ruju. L'altra volta il connubio aveva prodotto un risultato finale più che apprezzabile, onde per cui confido possano fare altrettanto bene se non meglio in questa occasione. Inoltre, sono decisamente curioso di vedere come sapranno presentarci l'ex minatore Rick Sander nella veste di sceriffo e, soprattutto, come sapranno valorizzare Sam Spring, antagonista che invero, nella precedente apparizione, non ritengo avesse lasciato particolarmente il segno . Apprezzabile, inoltre, la decisione di aver affidato i disegni della storia a Rossano Rossi, per quanto mi riguarda un graditissimo ritorno.
  23. juanraza85

    [304/307] I Cospiratori

    Altra storia che non rileggevo da tempo, ma di cui conservavo un ricordo più che positivo. In effetti, come anche opportunamente sottolineato dal pard @Condor senza meta nel precedente post, possiamo ben affermare che in questa storia c'è tutta la texianità formato Nizzi (il Nizzi nel suo apice creativo, beninteso): trama abbastanza arzigogolata, colpi di scena, azione, imprevisti, scazzottate ed anche una discreta dose di ironia data dagli immancabili siparietti comici tra Tex e Carson. Fondamentale per l'ottima riuscita risultano, chiaramente, il tratto pulito e preciso e la certosina cura che, dal canto suo, Civitelli conferisce come sua abitudine ai disegni, in grado di valorizzare ulteriormente una sceneggiatura di respiro piuttosto ampio, che inizia in Texas, a Corpus Christi, per poi entrare nel vivo a sud del Rio Grande, tra Matamoros e Monterrey, teatro dell'epilogo. Chiamati in Messico dall'amico Montales, Tex e Carson (inizialmente affiancati anche da Kit e Tiger Jack) sono chiamati ad indagare su una congiura di prossima attuazione, dai cui propugnatori a tratti si ritrovano a doversi soprattutto difendere in maniera più o meno ortodossa, talora ricorrendo alle fedeli Colt, altre volte sfoderando cazzotti, altre ancora travestendosi da frati (memorabili, a tal riguardo, il siparietto in cui i due pards, nel convento, coinvolgono anche il frate, così come la sequenza del treno tra equivoci, imprecazioni, colpi di pistola e salto nel fiume dal ponte della ferrovia), riuscendo però ad uscirne vincitori come al solito grazie alla consueta audacia e risolutezza, oltre che al classico pizzico di buona sorte che, senza guastare mai, aiuta spesso e volentieri gli ardimentosi: in realtà, uscito anzitempo di scena Carson a causa di una brutta ferita alla spalla, è di fatto il solo Tex a sventare all'ultimo - tramite il fondamentale aiuto del capitano Marquez e del tenente Cordoba - un attentato ordito ai danni dei ministri degli Esteri statunitense e messicano, che aveva tra i principali ideatori il capo della polizia militare Velasco, avversario politico di Montales. Con la tipica fortuna degli audaci, Tex ha la faccia tosta di presentarsi sul luogo del compiendo misfatto ancora una volta travestito, stavolta da poliziotto (geniale, quando tutta la polizia di Monterrey cercava lui) e, casualmente, riconosce dietro le sembianze di un impacciato cameriere l'esecutore materiale dell'attentato, dando l'allarme e salvando la vita dei ministri, oltre che inducendo i congiurati ad eliminarsi a vicenda, chi nel tentativo di salvare la faccia e chi per vendetta. Se proprio devo muovere qualche appunto critico, ritengo di dover puntare il dito sulla gestione dei pards, storica croce e delizia di Nizzi: Kit e Tiger sono della compagnia a Corpus Christi, salvo poi essere "congedati" sul più bello con la scusa di dover provvedere al trasporto di vettovaglie da Galveston alla riserva navajo, mentre dal canto suo Carson, forse più spalla che coprotagonista al fianco di Tex, viene ferito dai congiurati ed esce di scena appena prima del gran finale. A voler essere maliziosi, sembra quasi che Nizzi con tali scelte di sceneggiatura abbia in un certo senso voluto rimarcare la propria personale concezione della texianità: Tex protagonista assoluto e leader incontrastato del quartetto, o meglio del duo, visto che alla fine con lui resta il solo Carson, mentre Kit e Tiger vengono destinati a seccature burocratiche, quando piuttosto avrebbe potuto evitare a monte di coinvolgerli nella storia (ne ho tratto l'impressione, appunto, che intendesse deliberatamente fare intendere che li ritiene superflui e non indispensabili alle dinamiche della serie, per come lui la concepisce). Quale che sia la verità, e stante la mia opinione sulla gestione dei quattro pards, trattasi comunque di una decisione legittima, che in ogni caso non compromette l'ottima riuscita della storia. P.S. Aggiungo solo una postilla a margine: quello sì, che era il vero Nizzi!!!
  24. Erano passati diversi anni dall'ultima volta che avevo letto questa storia, che ricordavo per sommi capi, per cui stamani essendo libero da impegni ho deciso di andare a rinfrescarmi la memoria. Per quanto la sceneggiatura sia piuttosto classica, non particolarmente movimentata e lasci indubbiamente un vago sentore di già visto, le vicende narrate procedono spedite e scorrevoli senza annoiare mai, ed anzi a loro modo incuriosendo man mano che la lettura va avanti; merito di Nizzi, soprattutto per la sua intuizione di far rindossare a Tex i panni di "Uomo della Morte", quanto mai utili per impedire un massacro senza a propria volta colpo ferire. Espediente narrativo, questo dell'Uomo della Morte, ben assecondato da Fusco, autore nel complesso di una prova che, se nelle battute iniziali a me era parsa contraddistinta da un tratto piuttosto "rigido", si è poco per volta "sciolta" per tornare sui consueti standard. Altro aspetto piuttosto insolito di questa storia, lo scarsissimo ricorso di Tex e Carson alle armi da fuoco, per effetto di un piano che Aquila della Notte studia nei minimi dettagli, con l'obiettivo di aiutare la tribù cheyenne di Lupo Grigio ad abbandonare l'inospitale riserva in Oklahoma, cercando al contempo di evitare ad ogni costo scontri diretti con i militari di Fort Nelson, guidati dal colonnello Middleton. Un antagonista, il colonnello Middleton, che Nizzi caratterizza piuttosto bene: ambizioso, cinico e guerrafondaio, dapprima decide di sbattere in gattabuia il capo Lupo Grigio onde provocare i suoi cheyennes ed avere dunque il pretesto per dare loro addosso, poi - a seguito dell'evasione del sachem, favorita dall'Uomo della Morte - spreme le sue truppe nel vano tentativo di riacciuffare l'intera tribù, divisasi nel frattempo in due gruppi (Lupo Grigio ed i guerrieri con Aquila della Notte; vecchi, donne e bambini con Capelli d'Argento ed un pugno di baldi giovani). Sconfitto su tutta la linea da Tex senza spari, ma tramite il ricorso all'astuzia ed ad una buona dose di faccia tosta ed ironia, si copre talmente di ridicolo - oltre ad inguaiare sé stesso ed i suoi uomini, per la propria ostinazione nel non voler chiedere supporto ad altre guarnigiorni - da beccarsi una sonora lavata di capo dal generale Davis e, a seguire, rimediando il congedo con disonore dall'esercito. Ma, soprattutto, la morte per mano di Tex (che, infine, non solo è costretto a mettere mano alla Colt, ma suo malgrado deve in un certo senso tenere letteralmente fede al ruolo scelto di Uomo della Morte), dopo avergli sparato alle spalle in un vicolo di Flagstaff, vari mesi dopo i fatti: una fine tanto cercata quanto ingloriosa, in linea con il personaggio.
  25. juanraza85

    [Romanzi a fumetti 16] Pearl

    Lo aveva preso dal (primo) marito, tale Brett Hart. Lei era nata Pearl Taylor.
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