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TWF - Tex Willer Forum

juanraza85

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Tutto il contenuto pubblicato da juanraza85

  1. La cosa non mi sorprende affatto e conferma le mie ipotesi al riguardo. Diventa sempre più probabile anche l'ipotesi che il n. 100 chiusa la prima avventura con Montales.. Ottime notizie entrambe. Partendo dalla prima, ben vengano quattro albi se le aggiunte che Boselli apporterà serviranno, come confido, a rendere più completa e circostanziata la riproposizione della storia di Tex contro El Diablo. Quanto alla seconda, più che altro una ipotesi invero, è inutile dire che chiudere la prima storia di Tex con Montales col numero 100 sarebbe davvero molto suggestivo ed avrebbe un certo valore simbolico.
  2. juanraza85

    [583/584] Missouri!

    Una nuova avventura di Tex nel cupo contesto della Guerra di Secessione, che si trascina col suo carico di odii e rancori sin nel "presente" texiano, col Nostro che dapprima ricorda gli avvenimenti passati e poi risolve una volta per tutte i conti in sospeso. Tutti elementi, questi, assai cari a Boselli, da cui trae una vicenda che, al pari delle altre storie di Tex ambientate nella guerra fratricida americana, non lesina un carico di enorme fascino misto ad amarezza, ovviamente con tanta azione e con un grande lavoro sulla caratterizzazione dei personaggi con cui Tex ha a che fare, in particolar modo gli antagonisti: autentiche carogne, ma a loro modo animati da un ideale tale da sfociare, talvolta, nel fanatismo. Un contributo non irrilevante all'ottima resa dell'impianto imbastito da Boselli è dato certamente dai disegni "brutti, sporchi e cattivi" di Mastantuono, sempre in grado di enfatizzare al meglio storie dal canovaccio piuttosto crudo e spiccio. Nel primo anno della guerra, Tex e l'allora inseparabile Damned Dick vengono incaricati dal capitano Dark di unirsi sulla chiacchierata compagnia J, formata in massima parte da Jayhawkers del Kansas, agli ordini del capitano Jude West, con lo scopo di indagare su di loro. Impossibile rimanere indifferenti dinanzi alla figura del capitano West: individuo indubbiamente carismatico, poco avvezzo alla forma, letteralmente venerato da molti dei suoi uomini più fedeli, ma al contempo anche molto poco dotato di senso dell'onore. In altre parole, più capobanda che militare (con la scusa di essersi fatto le ossa nella guerriglia contro i bushwackers sudisti), come Tex e Dick non tardano a scoprire, dovendo assistere alle prepotenze dei loro cosiddetti "commilitoni" ai danni della pacifica comunità di Glendale, nel Missouri, colpevole di essere per la maggior parte simpatizzante del Sud. Il passo è sin troppo breve perché, falsamente accusati di sedizione, Tex e Dick si ritrovino contro l'intera compagnia J, in particolare i fanatici Abe Lewis e Corky (fedelissimi di West), ma potendo contare sull'aiuto dell'onesto tenente Stacy Robbins, grazie al quale riescono infine ad avere la meglio senza, tuttavia, mettere le grinfie su West (anche perché aiutato nella fuga da Corky e Lewis, che in un atto di estrema fedeltà arriva addirittura a farsi passare per il suo comandante). Anni dopo, West si ripresenta a Glendale in compagnia della banda nel frattempo formata, con l'ausilio di ex nemici giurati come il bushwacker Rhett Corrigan, mostrandosi definitivamente per il volgare bandito che è sempre stato, rapinando la banca ed uccidendo innocenti. Tex, chiamato al pari di Dick in aiuto da Robbins, porta con sé i pards al gran completo che, invero, non faticano granché (tutto è relativo, ovvio) ad avere la meglio sulla marmaglia agli ordini di West e Corrigan, sui quali cala definitivamente il sipario per opera dei Nostri, in un'anonima fattoria abbandonata per una fine ingloriosa che sa un po' di metafora.
  3. Degna conclusione di questa storia che va ad integrare più che bene, e senza stravolgerla in alcun modo, l'originale griffato GLB. Una superba prova di forza, quella che ci regala il giovane Tex Willer, che con determinazione ed un pizzico di teatralità, oltre che grazie all'aiuto di tutori dell'ordine disposti a concedergli il beneficio del dubbio, sbaraglia la Mano Rossa (o meglio, le "due Mani Rosse") e, soprattutto, pone la prima pietra per il tanto atteso salto della barricata. Boselli ha svolto un ottimo lavoro di integrazione, contestualizzando la vicenda abbastanza esaustivamente, ed almeno per quanto mi riguarda dissipando qualsiasi perplessità potesse esserci riguardo la riproposizione di questo ciclo di primissime storie di Tex su questa serie (lecito aspettarsi, quindi, che l'avventura contro El Diablo e quelle che la seguiranno saranno sui medesimi standard).
  4. In questa storia di Tex, senza alcun dubbio tra le migliori negli oltre 75 anni di vita editoriale, a farla da padrona incontrastata è l'epicità. Quella tipica epicità che non solo si può leggere, ma si può nitidamente percepire vignetta dopo vignetta, pagina dopo pagina, lungo la lettura di tutti e tre gli albi. Un risultato merito della sceneggiatura di Boselli, abilissimo a plasmare una trama avvincente e circostanziata al meglio, narrata da Tex in flashback (uno dei cavalli di battaglia del Bos), contestualizzando le peripezie e le imprese di un pugno di uomini e donne coraggiosi in fuga dalla Grande Scorreria dei Comanches, e valorizzata egregiamente da un'altra prova superlativa del compianto Marcello, persino più attento del consueto nel curare anche il minimo dettaglio delle sue tavole (chissà come mai, del resto, almeno tre delle storie più memorabili della saga hanno i suoi disegni). Impegnato nella non facile missione di mettere in salvo più coloni possibili dalla scorreria intrapresa dai bellicosi ed irriducibili Comanches, Tex si ritrova a condurre alla salvezza una dozzina di coloni e sei condannati ai lavori forzati, tra le mille difficoltà ed i mille imprevisti che inevitabilmente si presentano in simili circostanze; costretti più volte a fuori programma ed a veri e propri cambi di programma, i membri dell'improvvisata carovana si dirigono infine verso Fort Quitman, trovandolo però abbandonato, dove si ritrovano improvvisamente assediati da circa un migliaio di Comanches. Pur senza averlo voluto, ed al prezzo di molte vite, hanno qui modo di dare un contributo fondamentale, respingendo l'assalto dei nemici e resistendo stoicamente fino al ritorno della guarnigione, di fatto salvando un Texas ancora semiselvaggia da fine certa, sotto la guida determinata di Tex, al contempo oculato e disposto a correre rischi. Il Tex di questa avventura è sicuramente uno dei migliori di sempre: carismatico, sempre deciso, sempre determinato, sempre pronto a rischiare in primissima linea, sempre in grado di prendere la decisione giusta (poi è chiaro che neanche lui avrebbe potuto prevedere l'assedio di Fort Quitman), emerge distintamente quale leader indiscusso e punto di riferimento imprescindibile, sia in occasione dei vari imprevisti, sia in occasione di decisioni non facili da prendere (nello specifico, togliere le catene ai forzati e successivamente dare loro un'arma), sia soprattutto durante il drammatico attacco dei Comanches al forte, quando la determinazione che mostra funge da sola ad infondere fiducia negli altri, facendo in modo che non si diano per vinti. Perché tale impresa riesca, tuttavia, si rende necessario l'arrivo dei soldati di stanza ad El Paso, avvertiti da Glenn Corbett, il tipico eroe che non ti aspetti. Se già con la caratterizzazione dei galeotti, scandagliati abbastanza a fondo nella loro psiche, Boselli svolge un ottimo lavoro, con Corbett in particolare egli tocca punte ancor più elevate: personaggio contraddittorio, almeno in apparenza senza etica né morale, sinceramente legato solo all'inseparabile amico Kirby Doyle, dà più volte prova di essere un combattente provetto seppur cinico, e soprattutto ha il grande merito di mantenere il livello di tensione altissimo fino alla fine, per via dell'ambiguità che lo contraddistingue letteralmente sino all'ultimo. In apparenza, fugge dal forte insieme al soldato Madsen (una vera carogna) con la promessa di condurlo in salvo in Messico, in realtà con l'obiettivo di darlo in pasto al nemico per assicurarsi via libera e recarsi oltre il Rio Grande, ma non per eclissarsi bensì per andare in cerca dei soccorsi. Un personaggio senza dubbio perennemente in bilico tra Bene e Male, estremamente riuscito, che trova infine il modo di riscattare i passati errori salvando Tex la maggior parte degli altri compagni di viaggio, guadagnando la loro stima ed eterna riconoscenza.
  5. Premesso di ritenere la scelta finale assolutamente condivisibile, io avrei trovato altrettanto adatta la prima bozza, ossia quella con Tex, Kit Carson e Gros-Jean in primo piano. La seconda opzione, con Tex e Gros-Jean in primo piano ed una masnada di lupi sullo sfondo, pur assai suggestiva, è a mio modo di vedere un po' troppo enfatica per il primo albo di una avventura. Un'impostazione simile la vedrei più consona per un albo conclusivo
  6. juanraza85

    [Maxi Tex N.33] La città che scotta

    Altre volte, in realtà, si è accennato ad adulteri nella saga di Tex. Mi vengono in mente la moglie del maggiore Parker che - ci è stato narrato - lo tradiva col capitano Loraine ne La maschera dell'orrore, o la moglie del rancher Longford che se la intendeva col soprastante - anche questo ci è stato narrato - ne I fratelli Donegan. L'adulterio di questo Maxi, al massimo, potrebbe essere il primo ad essere stato esplicitamente sdoganato. Facendo così crollare un ulteriore tabù .
  7. juanraza85

    [Maxi Tex N.33] La città che scotta

    La penso più o meno allo stesso modo, nel senso che credo che la ragione principale del (presunto) dirottamento delle ultime storie di Nizzi sui Maxi sia da imputarsi soprattutto alle polemiche da lui mosse, per quanto la qualità media delle medesime storie sia dal mio punto di vista alquanto modesta, improntata ad una piattezza e ad una prevedibilità delle sceneggiature quasi stucchevole. Ne La città che scotta, invece, Nizzi a mio parere è riuscito a realizzare una trama nel complesso dignitosa e persino gradevole da leggere, sia pure al netto di una successione un po' telefonata degli eventi che, a cominciare dall'idea primordiale dell'amico nei guai che chiede aiuto a Tex, l'autore sembra aver pescato qua e là in molte storie passate, da Tex e pards che si rendono irriconoscibili per forzare la mano alla Giustizia, passando per azioni di guerriglia che non fanno vittime, per terminare col rapimento di una fanciulla da parte dei lestofanti di turno. Per tacere di quelli che, a mio avviso, sono errori piuttosto evidenti: dapprima, la famiglia dell'amico di Tex ASSENTE a quella che avrebbe dovuto essere l'esecuzione capitale pubblica del figlio ingiustamente condannato (quale miglior modo per indirizzare su si sé i sospetti 🤔??); non da meno, l'attacco a testa bassa che Tex guida contro il quartier generale dei nemici pur SAPENDO che questi tengono in ostaggio la figlia dell'amico..!! Eppure, ripeto, Nizzi stavolta ha saputo conferire alla storia un pizzico di brio che sembrava aver smarrito nelle sue più recenti prove, nonostante i già citati errori e le già citate soluzioni riciclate, o forse paradossalmente proprio per loro "merito" (le altre sue recenti prove erano sostanzialmente prive di topiche così evidenti, ma talmente piatte da sembrare i temi di uno scolaretto di medio rendimento delle elementari).
  8. Impossibile non concordare con te
  9. La terza, ti è sfuggita la storia pubblicata sui n. 701-702 della regolare, la regina dei vampiri, su testi di Manfredi. Se non l'hai letta recuperala, ne vale la pena. L'avevo semplicemente dimenticata, ma comunque a suo tempo l'ho letta .
  10. Una volta tanto ho avuto la gioia di poter acquistare il mensile con un giorno di anticipo, ed alla mia gioia si è aggiunta la soddisfazione di aver potuto leggere un albo davvero piacevole, dalla funzione essenzialmente introduttiva di quel che leggeremo nei due successivi e presumibilmente più movimentati capitoli, in cui Boselli contestualizza bene quel che il quartetto al gran completo si accinge ad affrontare e non lesina qualche gradito colpo di scena. Mi sono molto piaciuti anche i disegni di Bocci, colonna dampyriana alla sua prima prova probante sulle pagine di Tex (la seconda, se si considera la breve col Morisco), che con un opportuno gioco di chiaroscuri caratterizza bene sia i Nostri che i personaggi di contorno, oltre all'ambiente circostante.
  11. juanraza85

    [Maxi Tex N.33] La città che scotta

    Sono anch'io freschissimo reduce dalla lettura del Maxi, e pur dovendo premettere di aver tratto la sensazione di aver avuto a che fare con qualcosa di già letto, né tantomeno di aver avuto tra le mani due capolavori, mi preme al contempo precisare di poter definire entrambe le storie nel complesso abbastanza dignitose. La città che scotta, sceneggiata da Nizzi secondo il canovaccio a lui tanto caro del vecchio amico nei guai che contatta Tex ed i pards, ricorda in virtù di ciò tante altre vecchie storie del Ranger da lui scritte, per molti versi risulta abbastanza prevedibile e potrei segnalare almeno un paio di passaggi a vuoto a mio avviso piuttosto evidenti (lo farò però in una prossima occasione, onde evitare prematuri spoiler), ma nel complesso si lascia leggere scorrevolmente ed a conti fatti a mio giudizio è meglio di tante recenti uscite griffate Nizzi. Quel che invece non riesco proprio a farmi piacere sono i disegni di Torti, che con rispetto parlando continuo a ritenere totalmente inadeguati e decontestualizzati sulle pagine di Tex. Nel leggere L'alleato misterioso, invece, ho percepito nella sceneggiatura di Serra - su soggetto di Civitelli - ispirazioni piuttosto boselliane, più specificamente tratte da una delle sue storie più particolari (per gli stessi motivi di cui sopra, non specificherò ora quale). Una storia tutto sommato gradevole e piuttosto breve, che io definirei più opportunamente "una storia breve in bianco e nero ed un tantino dilungata", figlia di una sceneggiatura che poggia su una base classica con elementi che in parte la scompaginano, ben valorizzata dal buon lavoro della Mandanici ai disegni (buona caratterizzazione grafica dei personaggi e cura dei dettagli).
  12. juanraza85

    [Maxi Tex N.33] La città che scotta

    Dalle anteprime, La città che scotta si preannuncia di impostazione assai classica, riprendendo il classico tema - piuttosto caro a Nizzi - di Tex che accorre in aiuto di un vecchio amico che ne richiede la presenza per uscire da un brutto guaio, un po' meno scontata promette di essere L'alleato misterioso, per via del segreto di cui costui ci viene detto essere depositario (non resta che confidare che Serra abbia saputo giostrare bene questa variabile). Non mi convincono granché i disegni, né quelli di Torti né quelli della Mandanici, entrambi dal mio modesto punto di vista tendenti un po' troppo al caricaturale. Di primissimo acchito, inoltre, ho anch'io avuto l'impressione che in realtà il loro autore fosse uno solo. Spero, quando avrò tra le mani l'albo, di poterli almeno in parte rivalutare.
  13. juanraza85

    [203/207] I Ribelli Del Canada

    Quella del "profeta" sobillatore di rivolte è una figura che Nolitta ha usato sia su Zagor (Mohican Jack) che su Mister No (Il profeta). Evidentemente era un argomento che gli stava a cuore. La figura del "profeta", inteso come leader carismatico che viene talvolta più o meno sottilmente manipolato da altri, è in generale piuttosto ricorrente nella letteratura o anche nel cinema, in quanto piuttosto versatile.
  14. Freschissimo di lettura della seconda parte, non ho difficoltà ad ammettere che la storia procede come meglio non potrebbe: Boselli tiene pienamente fede ai propositi che esprime nella rubrica di apertura dell'albo, ed è innegabile che gli elementi inseriti ex novo arricchiscano e non stravolgano la storia originale di GLB, dimostrando una volta di più di non essere un semplice reboot delle primissime avventure di Tex. Soprattutto, in questa "rivisitazione" di Boselli si ha modo di apprezzare una maggiore contestualizzazione del confronto tra Tex ed i membri della Mano Rossa (o, per meglio dire, delle due Mani Rosse), il che lascia ben sperare non solo per il prossimo e conclusivo albo della storia, ma anche per le avventure che la seguiranno nei mesi a venire.
  15. juanraza85

    [Speciale Tex Willer N.6] Minstrel Show

    In questo caso ho già provveduto ed apprezzato
  16. juanraza85

    [Speciale Tex Willer N.6] Minstrel Show

    Dopo averlo letto frettolosamente e senza la dovuta attenzione la scorsa estate, soprattutto a causa degli atroci ritmi di lavoro, stamani ho deciso di andarmi a rileggere questo Speciale, e posso decisamente affermare che si tratta a suo modo di un piccolo gioiello, per come Boselli ha saputo mescolare fatti realmente accaduti ed eventi frutto della sua sempre prolifica immaginazione, contestualizzando al meglio la partecipazione di Tex e Kit Carson (più il ranger Dan Bannion e Joey Nelson, vecchio amico di Tex) alla difesa della città di Lexington dall'assalto mosso dai bushwackers guidati da Arch Clement il 13 dicembre 1866. Ulteriore chicca, la partecipazione allo scontro del famigerato ma leggendario Jesse James, che in attinenza con la Storia si dà alla fuga e promette vendetta contro quei rangers che hanno guastato la festa a lui e ai suoi compari (sedicenti) guerriglieri. Pur ancora agli albori della loro amicizia fraterna, Tex e Carson dimostrano già un grande affiatamento ed una ancor maggiore ed innata intesa, facendo in modo di agire sempre in coppia, o quantomeno di concerto, sapendo sempre come coordinarsi, e riuscendo infine a sventare la minaccia dei bushwackers (a Tex, inoltre, va il merito di eliminare per sempre lo spietato sciacallo Arch Clement) anche grazie al fondamentale aiuto di Dan Bannion e Joey Nelson, che da cowboy e compagno di Tex si è nel frattempo riciclato in artista di minstrel show, in grado però di dimostrare all'occorrenza una certa dimestichezza con gli scontri a suon di colt e fucili. Promozione a pieni voti anche per i disegni di Ghion, puliti ma efficaci nel caratterizzare a dovere contesto, luoghi e personaggi. P.S. ho deciso di rileggere Minstrel Show esattamente dopo Per l'onore del Texas ispirato dal pard @Jeff_Weber, e devo dire che la sua indiretta indicazione ha giocato al pieno apprezzamento di ambedue le storie
  17. juanraza85

    [Texone N.39] Per l'onore del Texas

    Ho sempre trovato estremamente toccanti le avventure di Tex ambientate durante la Guerra di Secessione, cui il Nostro si è di fatto trovato costretto a prendere parte suo malgrado, a causa della quale ha visto morire amici come Rod Vergil o John Walcott, assistendo contestualmente al compimento di orribili atti di crudeltà che gli hanno svelato il lato peggiore della natura umana. Di tali peculiarità non è certo privo questo Texone, in cui Tex e Kit Carson rievocano a quattro mani un'avventura vissuta insieme durante la guerra (la prima, e probabilmente anche l'unica), densa di azione, colpi di scena e tantissimo pathos, in cui pur paradossalmente militando su fronti opposti perseguono lo stesso obiettivo, quello di salvare la vita di alcuni coloni texani di origine tedesca, colpevoli di opporsi con fermezza allo schiavismo del Sud. L'obiettivo, purtroppo, è raggiunto solo in parte, ma i Nostri - coadiuvato da Damned Dick e dall'affascinante agente Pinkerton Kate Warne - riescono comunque a fare giustizia e ad uscirne moralmente vincitori. La sceneggiatura di Boselli, impostata come altre volte su un doppio binario narrativo, vede i due futuri pards (i due si conoscono, ma non sono ancora inseparabili) impegnati in una delicata missione, ciascuno per conto proprio: Tex, in compagnia dell'allora inseparabile Damned Dick, è incaricato da Kate Warne di condurre in salvo in Messico un buon numero di coloni tedeschi "rei" di essere fedeli all'Unione, senza sapere che al contempo ha assunto di propria iniziativa il medesimo impegno anche Carson, che pur formalmente fedele alla confederazione sudista intende evitare un massacro, inimicandosi in tal modo vari colleghi Rangers e, soprattutto, la soldataglia al comando del fanatico James Duff, ai cui ordini agiscono anche assassini incappucciati incaricati delle azioni più spregevoli (tra cui anche un tentato omicidio ai danni del Rangers, che naturalmente fallisce). Le due sottotrame procedono speditamente ed autonomamente in perfetta sincronia, dando modo ad entrambi i Nostri di risultare fondamentali, finendo poi per convergere nel finale, quando però il destino si mette di mezzo, ed una quarantina di coloni tedeschi, separatosi in precedenza dalla carovana, vengono brutalmente impiccati al culmine di uno scontro a fuoco con gli uomini di Duff. Tra essi c'è anche Konrad Bock, amido d'infanzia di Tex, costretto dunque a subire un trauma assai simile a quello che aveva avuto suo malgrado protagonista Rod Vergil. In un finale estremamente enfatico, Tex e Carson - più Damned Dick e Kate Warne, of course - rendono comunque giustizia a Bock ed alle altre vittime del vile massacro annientando una volta per tutte la masnada agli ordini di Duff, che dal canto suo rivela fatalmente la propria vera natura di sciacallo: vista la mala parata, non solo non esita a tentare la fuga, ma manifesta anche l'intenzione di fuggire col bottino per goderselo in Messico, in barba ai tanto decantati proclami "patriottici". In una sequenza piuttosto cruda ma al contempo toccante, Tex e Carson si gettano all'istante al suo inseguimento, ma invano: dopo aver eliminato un suo commilitone più genuinamente patriottico, un Duff comunque gravemente ferito non esita a darsi la morte con la propria pistola, onde evitare di subire un processo da yba giuria di odiati yankees. Se la sceneggiatura di Boselli risulta così coinvolgente, va da sé che buona parte del merito è da attribuire alla maestosa prova ai disegni di Dotti, autore di tavole curate nei minimi dettagli ma al contempo dal tratto molto pulito, senza eccessivi e soverchi orpelli. Senza dubbio, una delle sue migliori prestazioni di sempre sulle pagine di Tex
  18. Il diritto di critica è e deve rimanere sacrosanto, sia su un Forum tematico come il nostro, che nella vita sociale (e visto i tempi cupi all'orizzonte non è cosi scontato, temo occorra difenderlo coi denti questo diritto). Suppongo che sul Forum serpeggi ancora la grande amarezza per l'abbandono di Borden, ma non bisogna commettere l'errore di dare la caccia alle streghe o scaricarsi responsabilità a vicenda. Con i tempi che GIA' corrono da alcuni anni a questa parte, io temo che dovremo apprestarci a difendere strenuamente non solo il diritto di critica, ma anche la stessa libertà di espressione . Detto ciò, e senza voler prendere le parti di nessuno, trovo assai spiacevole che, su un luogo virtuale di condivisione e confronto quale è il TWF, le discussioni talvolta - se non spesso - trascendono in scontri personali. Che però per fortuna la maggior parte delle volte hanno presto termine dinanzi al banco di un saloon virtuale 🍻.
  19. Quindi trattasi di una tripla, così come era riportato nel topic delle storie in lavorazione. La prima avventura sul monte Rainier, oltre ad essersi rivelata poco più che discreta (almeno per quanto mi riguarda) a causa di alcune opinabili scelte di sceneggiatura, aveva lasciato anche una certa sensazione di incompiutezza e diverse questioni che avrebbero forse meritato un maggiore approfondimento: ben venga dunque, benché personalmente non lo considerassi certo una priorità, un seguito di quella storia, che magari possa svelare qualche elemento in più riguardo i misteriosi Ghundar. L'aggiunta di un attacco collettivo di "febbre dell'oro", inoltre, promette di essere un ulteriore intralcio non da poco per Tex e compagni (tra cui fa piacere sapere vi sarà Gros-Jean come nella precedente avventura), che dovranno verosimilmente adoperarsi anche per tutelare un buon numero di teste di legno. I disegni di Bocci, che ho spesso avuto modo di apprezzare su Dampyr (oltre che nella recentissima storia in solitaria del Morisco), sono a mio avviso oltremodo adatti ad illustrare una vicenda che promette di essere assai prodiga di mistero. Gli elementi per ben sperare ci sono, confidiamo in Boselli .
  20. juanraza85

    [282/283] Un Mondo Perduto

    Nell'attesa dell'uscita tra un mese della nuova storia ambientata sul monte Rainier, ho ben pensato di sfruttare il primo pomeriggio per andare a rileggermi dopo tempo immemore la storia della prima e tutt'altro che rilassante escursione di Tex e dei pards sulla misteriosa vetta. L'impressione che ne ho ricavato è quella di una storia dall'ottimo potenziale, purtroppo sfruttato solamente in minima parte, vuoi per la durata relativamente breve (in rapporto al potenziale che vi si intravede), vuoi per alcune scelte forse discutibili di GLB in fase di stesura della sceneggiatura. Personalmente, difatti, ho ravvisato molti dettagli che avrebbero potuto o dovuto essere meglio approfonditi. In primis, la trasformazione fdi Gros-Jean, sia dal punto di vista fisico (a partire dai folti baffoni, passando per la relativa eleganza nel vestire, per terminare con la mole sostanzialmente uguale a quella degli altri), sia dal punto di vista più specificamente narrativo, che lo trasforma da cacciatore vagabondo a stanziale (dice di essere a Yakima da ormai sei anni), perdipiù proprietario di una piccola compagnia di pellicce. Ma, se su questo si può anche chiudere un occhio, a me è sembrato un vero peccato non approfondire affatto circa l'origine e le vicissitudini del misterioso popolo di "uomini rettile" che vive sulle cime del Rainier, scendendone solo per compiere razzie ai danni dei Klamaths, e soprattutto del loro "signore delle nevi", un geniale scienziato pazzo su cui però non si apprende granché altro. In più, non si ha mai la sensazione che i Nostri - al gran completo - se la vedano mai davvero brutta, eccezion fatta per la scalata al monte che costa lla vita all'eroico capitano Olden, generosissimo nel tagliare la fune per salvare la vita di Carson e Tiger. Infine, capitolo disegni: davvero mi è stato arduo capire chi, tra Nicolò e Monti, abbia disegnato quali pagine, tanto sono minime le differenze che un occhio invero non espertissimo in materia quale è il mio possa cogliere. Comunque, sono disegni che ben si prestano ad una storia come questa in cui, sostanzialmente, Tex non ottiene altro che di poter rassicurare i Klamaths circa la fine del popolo misterioso del Rainier nel misterioso terremoto conclusivo, presumibile conseguenza dell'incidente avvenuto nella cabina della nave spaziale.
  21. juanraza85

    Le 5 copertine più belle dei Texoni

    Il sondaggio promosso da @Hellingen mi ha messo in serissima difficoltà, poiché ammetto di aver riscontrato non pochi problemi, relativi non tanto alla scelta delle copertine quanto, principalmente, a decretarne l'ordine decrescente di bellezza che a me come da abitudine piace impartire in occasione di tali sondaggi (comunque sia, è palese che il problema sia solo ed esclusivamente mio ). Detto ciò, a seguire provvedo ad elencare la mia personale classifica, come al solito dal quinto al primo posto in ordine di personale gradimento: 5 - I predatori del deserto, di Bruno Brindisi 4 - I rangers di Finnegan, di Majo 3 - Tex l'inesorabile, di Claudio Villa 2 - La vendetta delle ombre, di Massimo Carnevale 1 - Patagonia, di Pasquale Frisenda
  22. juanraza85

    [760/761] La pattuglia scomparsa

    Il secondo ed ultimo albo non ha deluso le mie aspettative: Ruju ha giustamente alzato il tiro ed accelerato i ritmi della sceneggiatura in funzione della resa dei conti, che dal canto proprio non ha lesinato azione e colpi di scena. Ulteriore nota di merito, la sequela di eventi che hanno condotto all'epilogo hanno assunto una piega che sinceramente non mi sarei aspettato grazie ad un paio di scelte di sceneggiatura che hanno rimescolato le carte in maniera a me assai gradita. Più in generale, di tale storia nel suo insieme ho molto apprezzato il buon affiatamento tra Tex e Carson (per quanto, i momenti più ingrati finiscono sempre per toccare a lui), oltre che il buon affiatamento tra la coppia di pards ed il loro amico Jim Brandon, ma soprattutto è stata molto ben curata la gestione di una figura tormentata quale il tenente Louis Lagarde, perennemente alle prese con i propri "fantasmi", i quali però anziché confonderlo e mandarlo in confusione paradossalmente ne acuiscono la razionalità nelle scelte, anche in situazioni abbastanza complicate. Meno brillante, a mio avviso, la gestione del trafficante Pierre Boucher, che definirei un "antagonista mancato", piuttosto deludente nel momento topico della storia, e di fatto soppiantato in tale ruolo da Big Frank Farrell, ma tali dettagli non vanno a pregiudicare il buonissimo lavoro svolto da Ruju, ottimamente completato dai disegni di Font, che hanno saputo davvero rendere al meglio l'atmosfera selvaggia ma densa di fascino del Canada innevato.
  23. juanraza85

    [438/440] Gli Invincibili

    Le azioni di chiunque abbia lasciato un segno del proprio passaggio nella storia si prestano a varie chiavi interpretative. E del resto, a mio avviso, il fascino della figura di Shane O'Donnell risiede principalmente nella sua contraddittorietà, oltre che nel suo modo contorto di agire; fosse stato al contrario meglio inquadrabile e delineabile sotto il profilo psicologico e caratteriale, secondo me non avrebbe avuto altrettanta presa sui lettori di Tex.
  24. juanraza85

    [752] Fratello di sangue

    Ho appena riletto questa storia a distanza di nove mesi dalla sua uscita, traendone impressioni contrastanti. L'impianto di base della storia è nel complesso abbastanza dignitoso, per quanto poco articolato, tuttavia a mio avviso è macchiato da una sorta di peccato originale, nemmeno di poco conto: la vicenda, pur manifestando sin dal titolo l'intenzione di narrare il momento in cui Tex, Tiger ed un ancor giovane Kit Carson decisero di diventare a tutti gli effetti "fratelli di sangue", di fatto relega rale fatidico momento alle ultime due pagine dell'albo, con il giovane Kit che deve ricordarlo al padre di averlo omesso al termine del racconto di una avventura vissuta in gioventù con i due pards di più lunga data . La trama sviluppata da Giusfredi, che vede Tex narrare in flashback una sua avventura vissuta con Tiger e Carson in un Kansas ancora abbastanza selvaggio poco dopo la fine della Guerra di Secessione, è di impianto piuttosto classico: i tre pards devono fronteggiare una banda di profittatori bianche e, soprattutto, i loro alleati Osages, che contestualmente hanno preso di mira una carovana di emigranti svedesi (con tanto di chiaro riferimento alla serie 1883 con la bionda Astrid che, al pari di Elsa Dutton, appare in scena con una freccia che le trapassa l'addome). I Nostri riescono nell'impresa anche grazie all'inaspettato aiuto dei Pawnee di Fulmine Rosso, ripassato da Tex qualche giorno addietro (personaggio, questo, rimasto un po' indefinito, la cui personalità dovrebbe essere meglio approfondita e valorizzata - da quanto viene lasciato intendere - in un prossimo futuro). Insomma, passi una storia di buon livello ma ho trovato un po' forzato l'inserimento del racconto del momento preciso in cui Tex "scambia" il proprio sangue con i fraterni amici, quasi a voler "giustificare" l'incipit in cui Kit Willer fa lo stesso con il giovane amico navajo morente. Fuori discussione, invece, la qualità dei disegni di Font, che ben valorizzano l'ambientazione da Selvaggio Ovest che fa da sfondo alla vicenda.
  25. juanraza85

    [438/440] Gli Invincibili

    Con ogni probabilità, trattasi della storia di Tex più adrenalinica di sempre, sia in termini di azione che soprattutto in termini di pathos e di emozioni che è in grado di trasmettere indistintamente ogni volta che si va a rileggerla, foss'anche la centesima volta, foss'anche che la si conosce ormai a memoria. Davvero difficile, praticamente impossibile, trovare difetti in una storia così ben curata nei minimi dettagli, una storia di ampio respiro in cui Boselli mescola sapientemente avvenimenti che poggiano sulla realtà storica ed elementi frutto della sua inventiva, in cui non si contano i momenti da pelle d'oca, una storia in cui Tex è assoluto protagonista senza per questo oscurare i suoi pards, canonici ed occasionali (su tutti un fantastico Kit Carson), oltremodo valorizzata dai superlativi disegni di un Maestro del fumetto quale era il compianto Carlo Raffaele Marcello che, con ogni probabilità, con questa prova raggiunse il suo apice artistico e creativo. Boselli, come detto, sviluppa una trama al contempo ben delineata ma non poco complessa, che parte dalla vivace Galveston (teatro di un'epica scazzottata con riappacificazione finale tra irlandesi ed italiani, che ovviamente coinvolge anche i Nostri) per spostarsi poi sulla selvaggia Sierra Madre messicana. Tex, coadiuvato dai pards al gran completo (più l'erculeo e simpaticissimo Pat MacRyan, oltre al patriota irlandese Danny Moran, invero abbastanza impacciato), è sulle tracce di un gruppo di bandidos irlandesi sulle tracce del fantomatico tesoro dell'imperatore Massimiliano d'Asburgo, un gruppo agguerrito e quanto mai eterogeneo: Clarence " Hutch" Hutchendider, amico d'infanzia di Tex; il leader Lonnie Halloran, deciso e granitico; Will Kelly, dotato di una singolare e sagace autoironia; Grady Watts, taciturno e gran tiratore; Pagan O'Leary, ex patriota caduto in disgrazia; Tommy Gunn, malmesso e pessimista; il sudanese Karim, solo in apparenza mite; ed infine Shane O'Donnell, ultimo acquisto della banda. Se Boselli compie un ottimo lavoro nel valorizzarli tutti, rimarcandone peculiarità ed aspetti contraddittori, possiamo affermare senza esitazioni che con Shane O'Donnell rasenta il capolavoro, elevandolo di fatto ad autentico coprotagonista della storia: personaggio sotto molti aspetti ambiguo, dotato di un grande senso dell'amicizia ma al tempo stesso capace di prendere decisioni anche "forti" (che lo mettono a volte in cattiva luce), fervente patriota caduto in disgrazia e formidabile uomo d'azione, entra nella banda apparentemente per desiderio di arricchire sé stesso ed il losco socio Gutierrez, in realtà per destinare il tesoro alla causa feniana. Non che i Nostri fungano da semplici comparse, tutt'altro: non è anzi un'eresia sostenere che Tex, probabilmente, riesce ad ergersi come poche altre volte a protagonista e deus ex machina della vicenda: sempre in grado di mantenere la lucidità e di prendere la decisione giusta, alternando sfacciataggine e diplomazia alla più autentica temerarietà, coordina e guida alla perfezione i suoi pards, che dal canto loro non si limitano al compitino di sparring partners, ma anzi riescono tutti a trovare il proprio momento di gloria nell'epica battaglia decisiva presso il covo di Carrasco. Note di particolare merito per Kit Carson, sempre sul pezzo e pronto ad approfittare di qualsiasi errore del nemico (vedasi quando, nel bel mezzo della lotta, riesce ad impadronirsi temporaneamente della Gatling), e per Pat MacRyan, come sempre generosissimo, al punto da rischiare la vita senza esitazione per interrompere la tortura a suon di frustate nella schiena del malcapitato Karim. Ma la battaglia presso il covo del sedicente generalissimo Carrasco, ove tutti i componenti della banda oltre alla gloria trovano anche la morte (ad eccezione di Shane, Hutch e Karim), è solo una delle tante sequenze memorabili che si possono gustare lungo i tre albi della storia, e forse per assurdo neanche la più densa di pathos. Difficile, in verità, stabilire quale sia il momento più emozionante nell'arco di queste 330 pagine: per quanto mi riguarda, credo che sarò eternamente indeciso tra il prologo de facto, ovvero la morte di Shane per mano di Gutierrez e del vile traditore Danny Moran in quel di Tampico, a poche ore dalla partenza della nave con cui avrebbero dovuto ricondurre parte dell'oro di Massimiliano in Irlanda, o le ultimissime pagine, in cui un Hutch ormai sistematosi in un ranch nella valle del Pecos rievoca gli epici momenti vissuti insieme a Tex ed ai compagni della banda, i cui volti immagina di rivedere in cielo nell'ultima vignetta, da brividi lungo la schiena, capolavoro nel capolavoro di Marcello.
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