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TWF - Tex Willer Forum

Pedro Galindez

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Tutto il contenuto pubblicato da Pedro Galindez

  1. Pedro Galindez

    [Texone N. 29] L'orda Del Tramonto

    E'arrivato anche da me. Dovr? aspettare anch'io per un giudizio più articolato, ma anche IMHO i disegni di Roi non verranno probabilmente considerati uno dei punti di forza del ventinovesimo Texone: infatti, anche se accentuano l'atmosfera vagamente "horror - fantasy" della vicenda ( che di primo acchito mi è parsa molto "zagoriana", non senza qualche spruzzatina di elementi dampyriani e dylandoghiani ), li trovo spesso "sfocati" ( specialmente dopo la prima trentina di pagine ) e in parte anche squadrati.
  2. Tenuto conto che, da quando è stata redatta la lista ( che faticherei a ritrovare ), quasi certamente si saranno aggiunte avventure di ambientazione nordico - nevosa, forse è il caso di fare una nuova lista. Si tratta, per quanto ricordo, di queste avventure:a) Serie RegolareIl tranello ( nn. 10 - 11 )Impronte misteriose ( nn. 11 - 12 )La bufera ( nn. 75 - 76 )Sulle piste del Nord ( nn. 121 - 124 )La notte degli assassini ( nn. 166 - 168 ) ( non si svolge in Canada, ma non manca la neve )I ribelli del Canada ( nn. 203 - 207)Ombre dal passato ( nn. 239 - 240 )Un mondo perduto ( nn. 282 - 283 ) ( ambientazione montana, ma intonazione avventuroso - fantascientifica )Terra violenta ( nn. 340 - 341 )I predatori del Grande Nord ( nn. 343 - 346 )L'oro di Klaatu ( nn. 401 - 403 ) ( ambientata in Arizona, ma su un altopiano innevato )Yukon selvaggio ( nn. 412 - 414 )Bufera sulle Montagne Rocciose ( nn. 445 - 446 )La maschera dell'orrore ( nn. 493 - 496 )Athabaska Lake ( nn. 530 - 533 )Intrigo nel Klondike ( nn. 544 - 545 )Lo sceriffo indiano ( nn. 581 - 582 ) ( vale quanto detto per "L'oro di Klaatu" )I demoni del Nord ( n. 600 )L'oro dei monti San Juan ( nn. 631 - 632 )b ) Almanacchi del WestLa ballata di Zeke Colter ( Almanacco 1994 )c) MaxiNei territori del Nordovest ( Maxi 2001 )Alaska ( Maxi 2013 )d) TexoniL'ultima frontiera ( Texone n. 11 )Il prezzo della vendetta ( Texone n. 19 ) ( tutta la parte finale si svolge in ambiente innevato )
  3. Pedro Galindez

    [621/622] Mezzosangue

    Ho appena riletto questa storia. Anche se IMHO non può aspirare ad essere considerata un capolavoro, mi pare difficile negare che risulti molto leggibile. La trama mescola abilmente uno sfondo "superclassico" ( la lotta di Tex e dei pards contro i trafficanti di whisky e i predoni indiani del Sudovest Usa che è il fulcro di storie tanto diverse fra loro per ampiezza e valore artistico come, tanto per limitarci al Tex di GLB, "Sabbie insanguinate" [ nn. 188 - 189 ], "A sud di Nogales" [ n. 199 ] e "Tucson" [ nn. 211 - 213 ] ) e spunti abbastanza nuovi e interessanti, incentrati sul coprotagonista di questa vicenda, il giovane pistolero mezzosangue Makua. Non che sia il primo personaggio di tal genere ad apparire nella saga texiana, dato che il boselliano Mickey Finn ha alle sue spalle un background mica tanto dissimile; tuttavia, mentre il comanche - irlandese e altri personaggi a lui non tanto dissimili come Paco Ordonez sono caratterizzati fin dal principio della loro storia texiana come inequivocabili vilains, di Makua ci viene fatta vedere tutta l'evoluzione ( o meglio "involuzione" ) spirituale in modo tale da non privarlo mai del tutto di una certa misura di empatia da parte del lettore. Come infatti udiamo e vediamo nei due albi la sua condizione di nascita "irregolare" lo ha reso l'oggetto dell'odio e del disprezzo della tribù di sua madre, e anche i pochi valori positivi a cui poteva ( e magari voleva ) attaccarsi per sopravvivere . Nel seguito della vicenda, l'abilità di pistolero e la ferocia di Makua hanno modo di venire fuori in misura notevole , anche se, come gli fa notare il suo mentore Santos, ancora non è al livello di Tex e Carson, cosa che il confronto col ranger si incaricherà di dimostrare, riportando Makua al punto di partenza, con in più il peso delle sue colpe ( e della relativa pena ) e irrimediabilmente tagliato fuori da un futuro come pistolero: un personaggio insomma che ha preso la strada sbagliata, e ha pagato fino in fondo per questo, uscendone spezzato interiormente e quasi annichilito come individuo, cosa che la chiusa "epigrammatica" di Ruju ( una specie di marchio di fabbrica del suo stile ) si incarica di sottolineare in maniera molto efficace e anche "toccante", come ha puntualizzato Virgin. Ad accompagnare questo centro emotivo della vicenda, Tex e Carson ( come anche, nei limiti che la loro "partecipazione straordinaria" concede, Kit Willer e Tiger ) si mostrano brillanti ed efficaci tanto sul piano dell'azione che su quello della strategia che nelle scene di dialogo; anche i personaggi minori, specie Santos, la vedova Pilar Roca e Juanito Roca, sono bene resi e Ruju mostra la sua bravura di sceneggiatore inquadrando e risolvendo senza problemi il tutto nello spazio ( non breve, ma neppur lunghissimo ) di 220 pagine, senza slentamenti o inopportune accelerazioni. I disegni di Font mostrano le sue consuete tendenze al tratto sottile e alla raffigurazione caricaturale, e IMHO Tex e i pards ne soffrono alquanto; Makua e Santos ( in parte ) e i personaggi minori mi sembrano però di livello alquanto migliore sul piano qualitativo, mentre gli sfondi vengono risolti in modo efficace ed efficiente. In sintesi, IMHO: soggetto 8 sceneggiatura 8 disegni 7 +
  4. IMHO, il problema di Ortiz è che, nel declino, il primo elemento dei suoi albi texiani a peggiorare è stato, per sua disgrazia, uno che per molti lettori è non solo importantissimo, ma assolutamente fondamentale: la resa del volto di Tex e dei pards, che nelle ultime sue prove risulta assai spesso sgradevole. Questo compromette spesso la possibilità di apprezzare anche il Tex di disegnatori che non accusano in maniera tanto marcata il peso dell'età o degli acciacchi, figuriamoci quello suo. Personalmente ritengo che le sue ultime prove, da "Evasione!" in poi non siano certo il massimo, ma che, bene o male, riescano ad arrivare ad un livello mediamente decoroso o più che decoroso, con "vette" e "depressioni" in ogni singolo albo. Voto perciò "Gradimento medio". Per quanto riguarda il paragone con Galep che ha "animato" ( anche troppo ) la discussione, mi pare difficile che sia o possa essere oggettivamente equilibrato, e ciò per diverse ragioni:1) in primo luogo, Galep è stato il creatore grafico di Tex, che ha dedicato al nostro ranger il più e il meglio della sua attività da quando aveva meno di trent'anni a quando aveva superato la settantina; Ortiz, che lo si voglia o no, ha esordito nella serie regolare quando aveva passato da vari anni la sessantina e l'immagine di Tex, pur liberatasi dall'obbligo dell'esclusivo riferimento al modello di Galep, era comunque legata per il lettore medio a Letteri, Fusco, Ticci, Villa, Civitelli ecc., autori tutti assai diversi dal disegnatore spagnolo, che ha dovuto conquistarsi il credito dei lettori in una misura sconosciuta a Galep ( e probabilmente anche a Letteri, Nicol' Fusco o Ticci ); senza dire che , dal secondo centinaio in poi ( nel primo si era invece potuto giovare delle matite e/o delle chine di Uggeri, Gamba, Cormio ecc. ), Galep ha potuto essere utilizzato dalla Bonelli come "punta di diamante" della serie, da usare in maniera limitata e se possibile per occassioni importanti ( pensiamo agli albi centenari, a "Gli sterminatori" e alle storie di Mefisto e Yama ); Ortiz, come tutti sappiamo, ha assunto ( insieme a Font ) nel corso del quinto e sesto centinaio il ruolo del disegnatore "veloce", che deve assicurare la pubblicazione degli albi della serie regolare .2) in secondo luogo, quando paragoniamo ( come hanno fatto Ymalpas e Paco ) un disegno rifinito, colorato, fatto senza scadenze di pubblicazione dinanzi come quello di Galep a delle tavole in bianco e nero che dovevano essere assolutamente consegnate entro una certa data come quelle dell'ultima fase dell'attività di Ortiz, IMHO rischiamo fortissimamente di non tenere conto di condizioni di lavoro oggettivamente fin troppo differenti; se fossi ( come non sono ) un panegirista a tutti i costi di Ortiz, potrei replicare mettendo a confronto le tavole de "La maschera dell'orrore" con quelle di Galep per "Soldati a cavallo" ( l'età dei due disegnatori era più o meno la stessa, anche se all'epoca probabilmente Ortiz godeva di salute migliore ): se si prescindesse dai fattori menzionati al punto 1 ( e magari si ricordassero le diverse aspettative di produttivit? per quanto riguarda i due disegnatori ), IMHO difficilmente Galep avrebbe la meglio.... Per quanto infine riguarda i gusti personali di ciascuno a livello disegnatori ( altro argomento che ha suscitato discussioni nel topic ) , posso dire che, mentre apprezzo tutti i disegnatori "storici" di Tex ( l'ultimo Ticci non mi pare però tanto superiore all'ultimo Ortiz ), quelli di scuola iberica suscitano in me un gradimento variabile: trovo ottimo il primo Ortiz, più che buono Blasco ( malgrado le censure di Nizzi, a mio avviso facilmente estendibili anche Letteri o Nicol', che non sempre sapevano evitare sviste o discrasie tra una tavola e l'altra ), abbastanza gradevole De La Fuente, non molto gradevole Font.
  5. Pedro Galindez

    [637/640] El Supremo

    La spiegazione, IMHO, c'è: il grado di colonnello ( dei volontari ) fu ottenuto dal Carson storico, quello di maggiore gli fu attribuito da GLB in "Sangue Navajo" ( nn. 51 - 53 ).
  6. ATTENZIONE: IL POST PUO' CONTENERE SPOILERHo letto anch'io i due albi. IMHO la prestazione tanto di Boselli che di Acciarino è sostanzialmente positiva. Per quanto riguarda il primo, la sceneggiatura, pur ricca di azione e personaggi, scorre in maniera molto scorrevole e lineare ( potremmo parlare, come ha fatto l'Ammiraglio, di "classicismo boselliano", in quanto la narrazione si snoda in modo non troppo dissimile da quello classico di GLB e di Nizzi ) ma comunque sempre interessante e avvincente: a parte i tre pards, generalmente in ottima forma ( a parte forse il piccolo infortunio i personaggi principali ( "Billie" Bayon, i due Discoll, i due Damon e Nick Favor ) sono ben presentati e tratteggiati ( particolarmente positivo ?, a mio parere, il fatto che i "cattivi", compreso lo stupido e brutale Jared Damon, si mostrino pragmatici e realisti anche nei momenti in cui si sarebbe potuto temere un eccesso di Grand Guignol ); bastano inoltre pochi tocchi per dar vita anche ad alcuni dei personaggi secondari ( penso soprattutto allo sceriffo Disch, tronfio, vile e spudoratamente al soldo dei Damon, e al soprastante Stammers ). Come ha detto Paco, la conclusione della vicenda strizza l'occhio a "La sconfitta" ( il duello e la fine dei due Damon ), ma Boselli è a mio parere assai abile nell'inserire con sobrietà questi particolari nella sua sceneggiatura e nel presentare lo scontro tra i Damon e Tex in maniera tale da sottolinearne l'inevitabilità e le ragioni profonde ( in GLB, lo scontro tra Tex e i due "cattivi" appare al tempo stesso superficiale e sopra le righe, dato che Freddy Baker va a picchiare il naso contro Tex semplicemente per una stupida bravata, mentre suo padre è solo un ranchero tracotante ). Di fronte a ciò, i difetti del plot si riducono IMHO all'inserimento nella trama dei due vicesceriffi, che appaiono figure un po' scolorite e non molto coerenti sul piano del comportamento ( non si capisce perchè passino dalla parte di Tex dopo i "massaggi" ricevuti e prima di uno scontro dall'esito tutt'altro che scontato ); ciò comunque non mi pare in grado di inficiare in maniera decisiva la sceneggiatura. Per quanto invece riguarda la prova di Acciarino, vi sono alcune quasi inevitabili imperfezioni da esordiente ( i volti di Tex nell'ultima striscia di pag. 61 e nella prima di pag. 62 del numero 633 e quello di Kit Willer a fine pag. 87 del numero 634, reso quest'ultimo ancor meno gradevole dalla sproporzione tra la testa e il corpo del figlio di Tex ), ma nell'insieme la prova è piacevole e positiva. In sintesi ( e IMHO ):soggetto 8sceneggiatura 9disegni 8--
  7. Pedro Galindez

    Tex Secondo Nizzi

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  8. Pedro Galindez

    [358/362] Sioux

    @Yosey Wales: complimenti per la ricerca! Gli episodi in questione di "Alla conquista del West" erano già stati tirati in ballo nei Forum texiani, ma più che altro come fonti ( qualche "amico" di Nizzi aveva parlato più brutalmente di trama scopiazzata ) de "Le colline dei Sioux" ( nn. 480 - 482 ), il seguito di questa storia. Dal riassunto che hai scovato si vede però che anche la parte iniziale di "Sioux" ha qualche punto di contatto col telefilm americano ( anche se, a onor del vero, l'idea della spedizione in territorio indiano di bianchi non avvezzi alla vita del West che provocano con la loro stupidit? la reazione dei nativi si trova già nella storia zagoriana "La marcia della disperazione" [ Zagor nn. 112 - 116 ], pubblicata nel 1974 - 75, e probabilmente nota a Nizzi ancor meglio di "Alla conquista del West" ).
  9. S?, la cosa rispecchia avvenimenti storici: nella primavera del 1877 Toro Seduto condusse i Sioux in Canada per sottrarsi alla caccia delle giubbe blu dopo Little Big Horn, anche se nel 1881 fu costretto dal clima e dalla scarsit? di cibo a tornare negli Usa e ad arrendersi alle truppe americane.
  10. A mio parere, quanto detto da Paco non è campato in aria: volere o non volere, lo stile di Font è questo, ossia un tratto "aguzzo", acido e tendenzialmente volto a sottolineare gli aspetti comico - grotteschi e ( talora ) erotici di una vicenda. Di conseguenza, anche se per motivi anagrafici il disegnatore catalano ha iniziato a perdere qualche colpo, non mi sentirei di calcare troppo la mano su questo aspetto, dato che per me era assai poco adatto a disegnare Tex anche una quindicina di anni fa: IMHO non si tratta tanto ( come dice Ymalpas ) di "livelli di minima decenza" attualmente non raggiunti, ma semplicemente di sostanziale conservazione delle non gradevoli caratteristiche di partenza: si potr? certo affermare che altrove si incontrano delle graziose donnine, degli splendidi paesaggi e degli interni minuziosamente ricostruiti che in "Mezzosangue" non ci sono, ma non credo che la presenza anche di tutti questi singoli elementi possa portare Font ( o un qualunque altro disegnatore ) nell'Olimpo dell'arte texiana ( del resto, se questi aspetti avessero davvero un'importanza decisiva, anche il Galep e il Letteri degli esordi e della fase conclusiva presterebbero il fianco a qualche critica .... ). Insomma, io non riesco ad amare il Tex dell'intera carriera di Font, non già quello della sua più recente produzione.
  11. Pedro Galindez

    [Texone N. 13] Sangue Sul Colorado

    La scena a cui West10 fa riferimento è tratta da "La caccia" ( nn. 96 - 98 ), in cui Tex e Carson hanno in effetti qualche problema in più con la vecchia vedova Payson che con gli sgherri del maggiore Farriman
  12. ATTENZIONE: IL SEGUITO POTREBBE CONTENERE SPOILER Come è stato messo in rilievo da parecchi interventi, una delle caratteristiche principali della sceneggiatura di "Sei divise nella polvere" è l'assoluta mancanza di "tempi morti": ogni particolare e ogni pagina è assolutamente funzionale alla trama e, pure nei momenti in cui l'intreccio diventa maggiormente complesso ( come quando, nel secondo albo, si devono seguire non solo Tex e Carson, ma anche i tre distinti gruppi dei loro avversari ) Manfredi riesce sempre a dominarlo perfettamene e a presentarlo al lettore in maniera molto fluida e leggibile. Non si tratta di un risultato da poco, per una storia chiusa nel limite prefissato delle 220 pagine. Insomma, l'abilità professionale di Manfredi mi pare difficile da discutere. Più aperta alla discussione, IMHO, l'impostazione della vicenda e la caratterizzazione di Tex e Carson. Per quanto riguarda il primo aspetto, Manfredi ci propone un West non solo "non eroico" ma praticamente del tutto privo di qualsivoglia aspetto positivo: a parte i veri e propri cattivi ( caratterizzati, come molti hanno detto, in maniera accentuatamente western - spaghetti, con il bandido Pardo assai simile all'Indio di Per qualche dollaro in più e il manutengolo - affarista di Los Buitres preso pari pari dal Morton di C'era una volta il West, e animati dal vecchio principio dell'homo homini lupus; nessuno dei due aspetti è privo di antecedenti nella saga texiana, ma Manfredi dimostra di saperli usare con molta abilità ), anche i personaggi secondari e le comparse d'nno prova, di volta in volta, di razzismo ( la tentata impiccagione dello scout Apache ), ottusit? altezzosa ( il maggiore Newman, il factotum politico - giuridico di Ozona Mackenzie ) e avida meschinit? ( i cittadini di San Antonio che si prendono a sberle per arraffare i verdoni che il tenente Bigelow ha fatto gettare per rendersi più facile la fuga ). Di fronte a un tale ambiente, Tex e Carson subiscono una specie di processo di inacidimento e assumono nel 90% delle circostanze ( per quanto riguarda i loro rapporti con gli altri personaggi solo nei confronti dell'Apache Chigo - in cui loro e Manfredi vedono evidentemente un incorrotto "buon selvaggio" o un povero e incolpevole emarginato - e in parte di Bigelow si regolano diversamente ) l'atteggiamento dei numi offesi di fronte alla nequizia dei mortali, il che, anche quando hanno ragione ( e ce l'hanno spesso ) li rende tremendamente antipatici, come ha giustamente sottolineato Virgin per quanto riguarda Tex ( ma anche Carson, quando dice di rischiare la pelle non "per i cittadini onesti", ma perchè "gli va di farlo", sembra proprio un pallone gonfiato ). Come se ciò non bastasse, di solito, se uno assume l'atteggiamento da padreterno, a malapena sfugge alle critiche se proprio non c'è verso di fargliene; ma qui, come è stato sottolineato in vari forum, qualche serio appunto a Tex si può senz'altro farlo. In primo luogo, il nostro ranger capisce benissimo che Pardo è infinitamente più pericoloso per il Texas di Bigelow; tuttavia, con ottusit? poliziottesca, non solo insiste nel seguire le tracce della banda dell'ex tenente, ma, malgrado l'ostentato disperezzo che in tutta questa storia mostra per i militari, indirizza una pattuglia spedita a dar la caccia ai disertori verso Ozona e Pardo, mandandola consapevolmente al massacro. A massacro compiuto, non trova di meglio che dare dei vigliacchi ai cittadini che sono scappati: rimpiangeva forse che il loro buonsenso avesse evitato una strage del tipo di quella di Goldeena in "Massacro"? Quando poi ci si approssima al confronto con Pardo e i suoi, Tex può ben aver detto di avere "proiettili a sufficienza" per liquidare l'intera banda in un sol colpo e può ben mostrare il suo sovrano disprezzo per il disertore Ruiz che viene a proprogli la sua collaborazione per arrivare alla vittoria; resta il fatto che, per venire a capo di tutti i possibili avversari, non vuole n° può gettarsi a testa bassa nel pericolo stile "Due contro cento", ma deve ricorrere all'attacco di sorpresa in alleanza con Bigelow, il suo ultimo superstite soldato e Chigo in maniera non poi tanto diversa da quanto gli aveva prospettato Ruiz, cosa che attesta la sua abilità tattica, ma IMHO declassa a rodomontata la sua sparata precedente. Infine, dopo tanto innalzarsi sul piedistallo, per una sorta di beffardo contrappasso, Tex si fa soprendere "come un pivello" ( se lo dice lui.... ) da Bigelow e soltanto il fatto che Pardo venga rallentato dagli scontri con l'ex ufficiale e con Ruiz gli permette di saldare il conto col bandido. Insomma, se Manfredi dipana la trama da maestro, la sua caratterizzazione di Tex e Carson, malgrado i non pochi richiami verbali a GLB, è così vetrioleggiante da far passare per bonarie tiratine d'orecchi i momenti più rabbiosi del Tex nolittiano. I disegni di Ticci presentano IMHO le consuete caratteristiche della sua più recente evoluzione ( a mio giudizio involuzione ) stilistica; non si può però negare che la presenza di tanti personaggi e situazioni caratterizzati in maniera fin troppo marcata finisca per renderli abbastanza adeguati alla trama. In sintesi, IMHO: soggetto 7,5 sceneggiatura 7,5 disegni 7+
  13. (Leo 30 aprile 2012 00:30 ) Per quanto riguarda gli elementi drammatici non mi sento molto d'accordo con Leo (che ringrazio per l'apprezzamento per il mio post ), se non altro perchè, come lui stesso riconosce, l'azione e la drammaticit? nella vicenda non mancano di certo ( e il fatto che la vicenda non si limiti a questo, IMHO, non è un difetto, se non altro perchè così non diviene uniforme e monotona ). Più complesso, magari, il discorso a proposito dell'epicit? e del pathos. Se l'epicit? fosse un requisito essenziale per un capolavoro, e si avesse soltanto con la presenza di personaggi carismatici allora IMHO la definizione "capolavoro" andrebbe abolita per il 95% della produzione narrativa mondiale in versi e prosa: rimarrebbero come capolavori indiscussi soltanto l'Iliade, Guerra e Pace e ( forse ) la Divina Commedia e Moby Dick, mentre non lo sarebbero, tanto per fare qualche esempio, il Decamerone l'Orlando Furioso e I Promessi Sposi. Per tornare a Tex, se dovessimo applicare questo criterio, non sarebbero sicuramente capolavori "Il giuramento" ( come ho detto altre volte, per quanto male facciano a Tex, n° Brennan n° Teller sono molto dotati di carisma ) o "In nome della legge" ( come sopra ) e si potrebbero avere dei dubbi che lo sia "Il figlio di Mefisto" ( Blacky Dickart riceve i suoi poteri per eredit? ed è in sè un tipo abbastanza meschino ); se i comprimari ( che non hanno l'obbligo dell'eroismo e della grandiosit? ) sono caratterizzati in maniera convincente ed efficace, la vicenda è ben costruita e "prende" l'interesse del lettore dall'inizio alla fine, perchè dobbiamo negarle il titolo di capolavoro? . Anche l'importanza che Leo attribuisce al pathos mi sembra lievemente unilaterale: nella vita reale ( e "Tex", nel 90% dei casi, è un fumetto che tende al realismo ) il pathos è davvero così presente da dover essere condizione sine qua non della grande arte ( o del grande fumetto, nel caso specifico )? O piuttosto, come mostrano Boccaccio, Ariosto e Manzoni, la grande arte si può avere anche grazie ad altri fattori come la scioltezza narrativa, l'equilibrio compositivo, la sapiente variazione dei toni? Per me ci possono essere capolavori tanto in chiave "epico - titanica" quanto in chiave "realistico - romanzesca" e, sulla base di ciò, "I cospiratori" meritano pienamente il titolo.
  14. Direi proprio di no; del resto, lo stesso Galindez, quando sorprende Tex e Carson che stanno facendo cantare il capitano Baker, spara a quest'ultimo, ma non si sogna minimamente di aspettare a più fermo i due pards perchè, come lui stesso dice "non vale la pena di rischiare la pelle contro quei due serpentacci"; di conseguenza, se ci fosse stata una bench? minima possibilità di evitare di affrontare Tex a singolar tenzone, l'avrebbe certo colta. Del resto, "El Cobra" tanto ne "L'uomo con la frusta" che in "Guerriero Apache", preferisce il fare agire gli altri ( strumentalizzandoli ) all'agire in prima persona: in queste due ampie storie ammazza in prima persona soltanto Baker e solo perchè non ha più complici ( effettivi o involontari ) da sfruttare all'uopo.
  15. Pedro Galindez

    [Texone N. 27] La Cavalcata Del Morto

    Probabilmente per il fatto che, come ho già detto in un precedente post, la giovane e bella curandera che si presenta a Tex e al Morisco ha un aspetto abbastanza simile a Mitla perchè, a onta delle sue parole amichevoli e rassicuranti, le si possano attribuire sinistre intenzioni.
  16. Pedro Galindez

    Orrende Bestiacce

    In effetti, non ne ha pianificate: si è però trovato nella dolorosa necessit? di compierne una nella parte finale di "Mefisto" ( nn. 501 - 504 ), perchè il diabolico mago, per evitare di essere preso dal ranger che aveva scoperto il suo nascondiglio, gli aveva fatto perdere tempo sguinzagliando ratti e pantegane contro Carson, Kit e Tiger stesi incatenati in una cella. Sempre a proposito di Mefisto, Tex in "Incubo" ( nn. 78 - 80 ) ha analogamente sterminato i lupi che il suo arcinemico aveva messo a guardia dei tre pards catturati ( e da cui si riproponeva probabilmente di farli divorare, una volta catturato lo stesso ranger, che avrebbe fatto loro compagnia ); curiosamente, si tratta degli unici esseri viventi che il nostro ranger ammazza in quella storia....
  17. Pedro Galindez

    [618/620] Gli Schiavisti

    Anche se alcune perplessit? sul personaggio di Castillo possono IMHO essere condivise ( come altri personaggi boselliani prima di lui, eccede un po' troppo nel tessere le lodi di Tex ), mi pare davvero eccessivo considerarlo come una autentica palla al piede della vicenda: a me sembra abbastanza simpatico sul piano umano, mentre come uomo d'azione non pare molto diverso da tanti onesti ma limitati sceriffi, Giubbe Rosse, militari e rangers con cui Tex ha collaborato ( e proprio per questo, è altrettanto ingiusto dire che ruba la scena a Tex: non gli vengono certo attribuite prodezze del tipo di quelle accreditate a Juan Raza o a Bronco Lane ). Ancor meno fondato, IMHO, è il giudizio liquidatorio che L'Ammiraglio d' dei Rurales. Malgrado nella saga texiana non siano rare le accuse di inefficienza e corruzione nei loro confronti, sono però almeno altrettanto frequenti i casi in cui Tex collabora con loro ( che in certi casi gli cavano pure le castagne dal fuoco ), come mostrano vicende quali "El Morisco" ( nn. 101 - 103; per arrivare ai complici del signore delle pietre verdi Tex e Carson non si peritano di chiedere l'aiuto dei Rurales ), "Chinatown" ( nn. 110 - 113; nel finale della vicenda, senza l'intervento dei Rurales Tex e i pards verrebbero spazzati via dagli sgherri del trafficante d'oppio don Manuel Benavides ), "Gringos" ( nn. 319 - 321; i Rurales hanno un ruolo fondamentale nell'espugnazione del covo del trafficante di bestiame rubato El Lobo ), "Guerriero Apache" ( nn. 378 - 381; i Rurales del capitano Ruiz affiancano Tex e Carson nella distruzione della banda di Pedro Galindez.... ). Di fronte a tali esempi, firmati da GLB e Nizzi, mi pare che sbiadisca un poco la storia nolittiana degli uomini giaguaro, in cui un Tex eufemisticamente definibile "poco lucido" copre del suo furore e del suo disprezzo non solo i Rurales, ma quasi tutti quelli con cui viene a contatto; quanto a Segura, non ho letto "Il treno blindato", ma se la sua texianit? è quella che ho potuto avvertire in "Lungo i sentieri del West" o in "L'ora del massacro", non ne farei certo un modello paradigmatico... Sul piano strettamente storico, infine, il paragone tra Rurales, mounties e Texas Rangers ci sta tutto: come mostra la voce inglese di Wikipedia a loro dedicata ( cliccare qui per leggerla ) erano proprio quelli i termini di comparazione che venivano usati per loro all'estero, tanto per l'efficienza che per la spietata durezza ( !! ) e, sebbene n° l'una n° l'altra fossero nella realtà così grandi come nella leggenda, non mi pare proprio che Tex dicendo quel che dice alla fine del n. 620 stia proferendo chissà quali enormit?.
  18. Pedro Galindez

    [618/620] Gli Schiavisti

    Quanto detto da Ymalpas a proposito del paragone Paul Balder - Ramos mi pare piuttosto acuto, ma non del tutto convincente. Infatti IMHO si dovrebbe tenere conto anche di alcuni altri aspetti di "Guerra sui pascoli" che mi pare ridimensionino alquanto la superiorit? del Balder di quella storia ( diverso discorso credo sia da fare per il sequel nizziano, la cui importanza mi sembra sia stata decisiva per fare assurgere El Carnicero nell'Olimpo dei grandi nemici del nostro ranger ), sul colonnello schiavista. Infatti:a) prima che Tex intervenisse a togliergli dalle grinfie le sue vittime, Balder non aveva mai avuto noie dalla legge, perchè era stato sempre attento a non violarla apertamente, tanto che il locale sceriffo, pur beneintenzionato, si era subito premurato di dire a Tex e Carson che non dovevano contare sul suo appoggio; se dunque El Carnicero pensa solo a Tex, è perchè solo Tex gli sta rompendo le uova nel paniere. Viceversa Ramos poteva benissimo pensare che l'intervento di Tex a pestargli i piedi fosse una specie di catastrofe naturale, certamente grave, ma episodica; al contrario, il disprezzo e l'antipatia di Castillo verso Ramos, pur quasi privi di conseguenze fino ad allora, rappresentavano un discreto fastidio per quest'ultimo, che si era dato molto da fare per far trasferire il tenentino dei Rurales proprio per prevenire future grane e che finisce per complottare la sua morte perchè teme che, con Tex come modello, costui passi finalmente all'azione. b ) malgrado tutte le sue esclamazioni sulla pericolosit? di Tex, non è che El Carnicero mette in atto piani particolarmente abili o efficaci per toglierlo di mezzo: i tagliagole del suo luogotentenente Macho e i Lupi Rossi Yaqui da lui assoldati riescono tutt'al più a circondare la caverna in cui si sono asserragliati Tex e i due Kit; ma, dato che il lettore sa che Tiger sta riunendosi a loro insieme a molti Apaches guidati da Tahzay, non è che questa situazione risulti così piena di tensione narrativa; Macho & Co. fanno insomma molto più baccano e spettacolo, ma non sono molto più efficaci dei pistoleros pecoroni a disposizione di Ramos. Al contrario, le devastazioni che Tex e i pards infliggono alle proprietà di Balder, condite da ironie e sbeffeggiamenti nei suoi confronti, sono molto più devastanti per lui che per Ramos l'annientamento della banda di Riago e l'imboscata al gruppo di tagliagole che doveva riportargli gli schiavi Zuni. c ) di fronte alla morte Ramos appare effettivamente un gran vigliacco che muore in modo umiliante, mentre Balder prova a mostrare un po' di rabbia e di coraggio, conditi inoltre da una vena di follia; è vero però che El Carnicero aveva cominciato le sue triste gesta come cacciatore di scalpi, e dunque come uomo d'azione, mentre Ramos d' la netta impressione che le sue azioni inizino e finiscano sulla scrivania della sua hacienda: un personaggio, insomma, più alla Fred Brennan o alla Marcus Parker che alla Paul Balder. Insomma, a mio avviso, Ramos non sarà un personaggio che ricorderemo per decenni, ma nella trama in cui è inserito risulta perfettamente funzionale, e non mi pare risentire così tanto del paragone con Balder.
  19. Pedro Galindez

    [618/620] Gli Schiavisti

    Ho preso e letto, dopo i due precedenti, anche il n. 620 cosicch? posso provare a fissare le mie impressioni sulla storia. ATTENZIONE: IL SEGUITO DEL POST POTREBBE CONTENERE SPOILERSA mio avviso, pur non essendo un capolavoro assoluto, la vicenda è di buon livello: ha meno ambizioni e meno complessit? rispetto a "Caccia infernale" ( alla quale è stata paragonata, in parte anche per la presenza di due distinti antagonisti per Tex, uno dei quali - Revekti nella storia illustrata da Yannis Ginosatis, Espectro in questa - si affaccia nella vicenda solo a uno stadio relativamente tardo della medesima ) però scorre in maniera molto fluida e mantiene desto l'interesse del lettore dall'inizio alla fine. Tex brilla soprattutto come stratega, lucido, ardito e carismatico al tempo stesso ( come uomo d'azione è sempre all'altezza degli eventi, ma IMHO non gli viene mai chiesto di fare gli straordinari ), mentre i pards ( soprattutto Tiger, la cui avanzata nel covo di Espectro è una prodezza eccezionale, e Kit Willer; Carson, anche se cattura Riago nella parte iniziale della vicenda, è sfruttato principalmente nel classico ruolo di "spalla brontolona e combattente" ) hanno molto rilievo e anche i Navajos che li accompagnano trovano modo di brillare. Dei due "cattivi" principali, il colonnello Ramos è probabilmente quello che meno si imprime nella memoria del lettore, ma incarna in maniera convincente il tipico "dominatore della valle" così spesso incontrato nella saga, freddamente e abilmente spietato finch? se ne sta tranquillo nella sua hacienda, istericamente spaventato quando il suo mondo gli crolla addosso ( non solo metaforicamente ); i suoi subordinati, dal canto loro, sono spietati e meschini al punto giusto per essere disprezzati dal lettore ( emblematica è la loro vigliaccheria allorch? Tex li attacca alle spalle mentre stanno per spianare Canaan con il loro cannone, che non riescono ad usare per pura e semplice fifa, messa ancor più in rilevo dal fatto che alla fine una ventina di loro restano sul campo, mentre rurales e Navajos non lamentano neppure un caduto ), anche se questo sminuisce un pochino gli sforzi di Tex e dei rurales di Canaan per schiacciarli. Anche Espectro incarna un tipo di personaggio piuttosto consueto nei fumetti ( e presente anche nella saga texiana, come mostrano tra gli altri Vindex e Andrew Liddel "Il Maestro" ), quello del "mad doctor", qui presentato in versione antiindiana: la sua crudeltà senza limiti ( ben mostrata dai racconti in flashback del vecchio Zuni e di Riago ) e il suo covo pieno di trabocchetti lo renderebbero un nemico difficilissimo da sconfiggere per chiunque altro ma Tex ( un po' come capita con Mefisto e il barone de Lafayette in "Black Baron" ) non appena ha a disposizione le necessarie informazioni imbastisce rapidamente un piano ardito ma astuto per venirne a capo e lo mette in condizione di non nuocere ; si tratta insomma a mio parere di un antagonista magari non di proporzioni "storiche", ma incisivo e rilevante e non sbiadito come Revekti. Trai personaggi minori, meritano una menzione il tenente Castillo dei Rurales e il cacciatore di schiavi "pentito" Riago: il primo ( anche se possono un po' infastidire certi suoi "incensamenti" di Tex, che, come la sua giovane età, lo apparentano a personaggi del tipo del tenente Baines di "Spedizione in Messico" ) è un simpatico galantuomo beneintenzionato ( e anche colto, cosa che lo mette in sintonia con Kit Willer, come mostra la citazione di Cervantes nel loro dialogo a p. 46 del n. 619 ) ma non eroico ( salvo forse nell'emergenza ) n° particolarmente abile ( anche se capace di riconoscere e sfruttare le capacità dei suoi subordinati e di meritarsi la loro stima e il loro affetto ), come diversi uomini di legge che si incontrano nella saga texiana; il secondo è un "cattivo" il cui contributo alla felice conclusione della vicenda è essenziale ( senza di lui Tex non saprebbe come affrontare Espectro ), e per il quale Boselli si è felicemente discostato dalle sue consuete tipologie di vilains, mostrandocelo sè come un'autentica ( e abbastanza scaltra ) carogna, ma anche come un uomo capace di provare angoscia e persino rammarico per talune decisioni prese ( come mostra il suo racconto in flashback ). Per quanto riguarda i disegni, il tratto di Garcia Sejias mi pare molto morbido e piacevole e, ad onta di qualche approssimazione, contribuisce validamente alla valutazione positiva della storia. In sintesi, IMHO,:soggetto: 7,5sceneggiatura: 8+disegni: 8--
  20. Pedro Galindez

    [86/87] Rio Verde

    A mio parere, sebbene non si tratti propriamente di qualcosa di paranormale, ma di una semplice "tecnica" di cui ci si può appropriare con un accurato addestramento, è comunque il trasformismo ( e non l'astuzia ) la caratteristica "eccezionale" ( ed essenziale ) per cui Proteus ha una marcia in più su chiunque tenti di opporsi alle sue trame. Di conseguenza, ammesso che qualcuno degli sceneggiatori attualmente disponibili su "Tex" volesse rispolverare Perry Drayton, difficilmente potrebbe evitare di presentarcelo come "uomo dai cento volti"; magari non ci verrebbe mostrato nelle vesti di Kit Willer ( o di Tiger ) che rapina banche e ammazza direttori o impiegati, però la lista degli amici e conoscenti di Tex sotto le cui vesti Proteus potrebbe creare rogne al nostro ranger è ampia, e IMHO non vi sarebbe che da scegliere: potremmo avere un Proteus - Montales che convoca Tex in Messico per coinvolgerlo in qualche intrigo criminale, un Proteus - Morisco che porta a Tex un siero contro qualche malattia diffusa tra i Navajos.... che invece ne ammazzza una caterva, un Proteus - generale Davis che si presenta a Fort Defiance o a Fort Huachuca per dare ordine alla guarnigione di iniziare dall'oggi al domani una guerra di distruzione contro i Navajos ecc. Il vero problema però, come ho detto altre volte, sarebbe comunque che, dopo la novità ( relativa o meno ) dell'esordio della narrazione, difficilmente si potrebbe evitare di mostrare Tex alle prese con un certo numero di "incarnazioni" del bandito - trasformista, fino all'epilogo della vicenda, con l'ineluttabile ( magari per forzature dello sceneggiatore, come accade nella sua prima apparizione e nella vicenda nizziana ) sconfitta di un Proteus "nudo" ( come appunto in "Rio Verde" ), o ridotto al rango di comune bandito ( come in "L'uomo dai cento volti" ) o di bandito "circense" ( come ne "L'inafferrabile Proteus" ). Insomma, a mio avviso, per quanto possa senz'altro apparire simpatico e divertente al lettore ( come avviene in "Rio Verde" e in "L'uomo dai cento volti" ), Perry Drayton è chiuso in paletti narrativi persino più rigidi di quelli di Mefisto o di Yama, e perfettamente analoghi a quelli di Andrew Liddell ( "Il Maestro" ) e difficilmente potr? essere protagonista di storie capolavoro.
  21. Pedro Galindez

    Tex Repubblica

    Di nulla; approfitto per aggiungere anche i titoli:vol. 48: " La furia di Tex" ( che comprende anche la parte finale di "El Morisco", anche se il titolo e la copertina si riferiscono alla scena di Tex davanti alla tomba della moglie )vol. 49: "Il bivacco" ( che comprende anche l'inizio di "Gilas!", al quale fa riferimento il titolo )vol. 154: "Il sentiero della vendetta" ( il titolo si rif? a "Furia Rossa", ma la copertina di Villa mostra una scena de "La Tigre Nera", la cui parte finale occupa l'inizio del volume )vol. 155: "Il passato di Tiger Jack"
  22. Pedro Galindez

    Tex Repubblica

    Per quanto riguarda "Furia Rossa", si trova nei voll. 154 - 155; "Il giuramento" è invece compreso nei voll. 48 - 49.
  23. Pedro Galindez

    Partire Col Botto!

    IMHO, l'esordio folgorante ?, se non proprio fondamentale, certo molto importante perchè il pubblico si affezioni allo sceneggiatore e la stessa carriera degli autori texiani mi pare lo mostri. Vediamolo un po' analiticamente. Nolitta: il debutto è avvenuto "sotto mentite spoglie" ( se non erro, soltanto da "Il segreto del Morisco", le storie nolittiane sono state pubblicate col nome dell'autore ), e quindi non è stato percepito subito come tale, mentre le innovazioni che ha introdotto nel presentare Tex e ( in minor misura ) i pards hanno suscitato gli anatemi di alcuni lettori e gli osanna di altri. Si è dunque trattato di un esordio al tempo stesso in sordina per la persona dello sceneggiatore e controverso per la sostanza delle trame; di conseguenza non tale da conciliare a Sergio Bonelli l'incondizionato favore della maggioranza del pubblico. Nizzi: lo sceneggiatore modenese è stato condizionato dagli stessi fattori di Nolitta ( se ben ricordo solo dal n. 337 ha iniziato a firmare le sceneggiature col suo nome ), e in più dalla sua volont? di mantenersi fedele nella misura del possibile alle caratteristiche del Tex di GLB. Di conseguenza gli è stato impossibile crearsi un folto seguito all'inizio della sua attività ( anche "Fuga da Anderville" passava all'inizio come opera di GLB ), mentre in seguito, come ho detto altre volte, gli è toccato il ruolo ingrato di difensore della tradizione senza essere la tradizione ( ossia GLB ). Boselli: il rovescio della medaglia rispetto a Nolitta e Nizzi. E' stato infatti lui il primo sceneggiatore texiano dopo GLB a esordire con la propria firma e, dal momento che si trattava di un capolavoro con indubbi ed evidenti elementi di originalità non ci si deve meravigliare che il suo nome sia subito entrato nel cuore di non pochi lettori texiani. Per quanto riguarda i tre rimanenti autori, abbiamo a disposizione soltanto un numero ristretto di sceneggiature, ma mi pare di poter rilevare che tutti quanti, pur mettendo la loro firma fin dall'inizio, abbiano adottato un approccio al personaggio Tex cauto e prudente, affine a quello nizziano e spesso "rodato" dalla composizione di storie destinate ai Maxi ( Manfredi ) o agli Almanacchi ( Ruju ); probabilmente nessuno dei tre è ancora arrivato al capolavoro assoluto ( per quanto IMHO Manfredi ne "La grande sete" e Faraci ne "Lo sceriffo indiano" vi si siano avvicinati abbastanza ), ma a mio parere hanno tutti quanti la possibilità di arrivarci. Il problema ?, come ha detto Havasu, che i lettori di Tex sono "esigentissimi", e dunque ansiosamente in attesa del capolavoro e pronti a scorgere ogni possibile pecca: e, se Manfredi non ha risentito molto di questo problema, Faraci e soprattutto Ruju ne hanno talora fatto le spese, trovandosi di fronte a critiche in qualche circostanza molto dure.
  24. Concordo con te, Paco; in effetti, le opinioni di Michela Feltrin su questa storia ( di cui ha comunque commentato anche la prima parte in questa sede , con una valutazione meno liquidatoria, ma sempre fortemente limitativa ) sono per il 99% agli antipodi delle mie e IMHO mettono abbastanza bene in evidenza il suo consueto atteggiamento nei confronti di Nizzi ( qui ancora una volta accusato di ridurre Carson a macchietta ). Vi sono comunque un paio di osservazioni che mi hanno singolarmente colpito e che costituiscono a mio avviso delle autentiche "spezie":1) secondo l'autrice della recensione Olivera e Navarra sbagliano ad avanzare nello stretto sentiero che conduce alla miniera di Corvada "portandosi dietro i cavalli e senza verificare se erano state messe delle sentinelle". La seconda parte della sua affermazione mi sembra più che altro una illazione, visto che il testo e i disegni ce li presentano mentre sono allo sbocco del sentiero ( e non sappiamo dunque se non abbiano verificato, anche se è probabile che lo abbiano fatto, in quanto sono comunque così vigili che più avanti riescono persino ad accorgersi che i pards e Montales si sono resi conto della loro presenza, anche se poi Olivera ordina a Navarra di compiere una spettacolare quanto fallimentare carica allo scoperto ); per quanto invece riguarda la prima, mi pare sufficiente ricordare che Navarra e i soldati non sanno dei contatti dei loro capi con Galindez: di conseguenza, trovandosi in una zona infestata da guerriglieri, non hanno la bench? minima voglia di concedere loro una facile preda, lasciando in disparte i loro cavalli ( e magari qualcuno di loro a sorvegliarli.... e a farsi ammazzare ). Sarebbe insomma una colpa di Nizzi il fatto che i suoi soldati e ufficiali messicani si comportino con un po' più di accortezza rispetto alla media dei militari di ogni nazione che appaiono nella saga texiana 2) un altro motivo abbastanza ricorrente nelle critiche della Feltrin alle sceneggiature di Nizzi è il considerare il Tex nizziano come un maramaldo. In nome di tale presupposto, ella si impietosisce alquanto per la sorte di Brooke e Cantrell, affermando che " il deliberato pestaggio a cui vengono sottoposti da Tex e Carson rimane un atto di pura cattiveria ", in quanto "quando i due pards li incontrano, Brooke e Cantrell sono terrorizzati, sudaticci e remissivi, pronti ad essere condotti in cella"; immagino abbia dimenticato che il Tex di GLB non trattava affatto meglio ( e talora molto peggio ) gente oramai altrettanto incapace di nuocere ( o tutt'al più capace soltanto di sprecare un po' il fiato ) come Marcus Parker ( "l'uomo di Flagstaff" di "In nome della legge", ( nn. 141 - 145 ) la storia bonelliana che è stata l'archetipo di questa; prima che costui riesca a suicidarsi, Tex inizia a pestarlo per bene, e soltanto il fatto che i rangers che lo accompagnano riescono a fare ciò che Montales non è in grado di fare gli impedisce di ridurlo come un cencio ), il trafficante di armi e whisky Solly Slade di "A sud di Nogales" ( n. 199 ) o il colonnello Elbert di "Sangue navajo" ( nn. 51 - 53 ). Ma il culmine di questo atteggiamento critico viene raggiunto quando più avanti si afferma che "Tex non fa una gran figura nemmeno nei riguardi del Capitano Navarra ufficiale agli ordini di Olivera, ma non facente parte del complotto" perchè, nonostante abbia guidato la spedizione alla miniera di Corvada, "Navarra appare un ufficiale integro, che ha "eseguito degli ordini" com?era suo "preciso dovere" e dunque "non si meritava il trattamento riservatogli da Tex che, per estorcergli informazioni, lo fa mettere al muro fingendo di farlo giustiziare, umiliandolo". Mi pare proprio che qui Michela Feltrin sia addirittura arrivata al panegirico per questo baffuto e impettito gallonato . La spedizione di Corvada non doveva essere infatti una comune operazione militare, ma una vera e propria esecuzione in cui Montales, Tex, Carson, Kit Wiler e Tiger avrebbero dovuto essere liquidati in qualsiasi caso ( lo confermano le parole di Zamora, Olivera e Velasco nella prima parte del n. 367 ). Orbene, non si fatica affatto a immaginare che agli occhi di un ufficiale messicano medio la vita di un indiano e di un meticcio come Tiger e Kit valga meno di nulla, e non molto di più quella di due criminali yankees come Tex e Carson; ma per Montales il discorso mi pare ben diverso: come può un "ufficale integro" considerare "suo preciso dovere" procedere a giustiziare sommariamente un importante generale e uomo politico messicano, amico e consigliere del presidente? Evidentemente Navarra ha deciso, per il bene della sua carriera militare, di saltare sul carro di Zamora e Olivera e di avallare qualunque loro provvedimento, anche criminale, il tutto in nome dell' obbedienza agli ordini superiori ( come rileva sarcasticamente Tex, a cui Nizzi presta un beffardo ammicco all'abitudine di molti militari dell'ultimo secolo di ripulirsi la coscienza in tal modo ). Non vorrei che Michela Feltrin abbia involontariamente prestato a Navarra i tratti caratteriali del tenente Castillo, il simpatico comandante dei Rurales che stiamo in questi mesi vedendo all'opera ne "Gli schiavisti".......
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