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pecos

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  • Compleanno 16/05/1985

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  1. pecos

    [741/744] Sierra Nevada

    Questa seconda parte della "maratona Mefisto", ed in particolare questo secondo albo, non mi sta entusiasmando particolarmente. Prima di commentare la sceneggiatura vorrei dire una parola sui disegni di Civitelli, tecnicamente ineccepibili come sempre, ma un po' freddi, poco affini a mio avviso alle atmosfere gotiche che ci vengono in mente pensando al Mefisto di Galep (e che i Cestaro avevano saputo ben interpretare nella prima parte, pur in maniera molto diversa). Veniamo alla storia, e attenzione agli SPOILER Come dicevo, questo secondo albo non mi ha entusiamato. Evidentemente si tratta di un albo preparatorio prima del gran finale, ma l'impressione è che Boselli si perda in chiacchiere eccessive, compiaciuto del suo gioco di richiami e rimandi a tutte le storie precedenti e dei ripescaggi di mille personaggi della saga, tutto però a scapito delle emozioni e dell'atmosfera che, sinceramente, sono un po' assenti. Già la scena dell'evasione dal carcere l'ho trovata poco coinvolgente, un paio di guardie ipnotizzate e via, tutto facile facile e alla luce del sole. Per tre quarti dell'albo, per l'appunto, non sembra quasi di essere in una storia di Mefisto; le atmosfere gotiche, i viaggi nell'aldilà, le evocazioni di demoni sono rimpiazzate da un'aura cerebrale in cui si chiacchiera, si spiega, si discute se Yama sia rinsavito o no, se Mefisto sia morto e resuscitato o no... Per me si sfiora quasi il ridicolo quando la prima vera scena "magica" dell'albo vede come protagonista Padma che... va ad avvertire Morisco di preparare la cena perché i nostri sono in arrivo! Altro che apparizioni nelle fiamme di un falò, mostri scimmieschi che compaiono nell'oblò della nave... qui c'è da avvertire il buon Eusebio di mettere la pentola sul fuoco! Quello che manca, se vogliamo, è una "scena-madre" che valorizzi l'albo in sé, e non solo come albo preparatorio per i prossimi due. Altrimenti, letto da solo e con un'attesa di un mese davanti, risulta un po' "meh", si chiude l'albo con l'impressione che non sia successo niente. Si pregusta finalmente un po' di atmosfera "mefistofelica" solo nelle pagine finali dell'albo, ma la scena viene troncata troppo presto, a mio avviso sarebbe stato meglio anticiparla e farla diventare la scena madre dell'albo. Sono solo impressioni personali riguardo ad una storia che finora non mi sta prendendo, ma sono abbastanza sicuro che nel prossimo albo ci sarà un deciso cambio di marcia e ci avvicineremo ad un finale davvero degno della saga.
  2. pecos

    [Color Tex N. 21] La gazza ladra

    Sì, credo anch’io. L’ultima parte della storia mi ha dato un po’ la sensazione di essere “tirata via”, non nel senso di scarso impegno da parte degli autori, ma come se le pagine iniziassero a scarseggiare e fosse necessario chiudere.
  3. pecos

    [Color Tex N. 21] La gazza ladra

    Fresca storia estiva che si lascia leggere con piacere; tutto sommato meglio del previsto, vista la scarsa considerazione che ho di questa collana. Non mi spingo ad essere entusiasta come i pard Poe e Leo che hanno commentato prima di me, ma ne condivido l'apprezzamento soprattutto per i due personaggi della gazza ladra e del sadico assassino, così come per il ruolo riservato a Kit Willer, protagonista per buona parte della storia. L'aspetto più negativo, per me come per altri che hanno già commentato, è nell'ambientazione: il Mardi Gras di New Orleans è soltanto un misero sfondo per poche tavole alla conclusione della storia e non è per nulla determinante nella narrazione, né gli autori riescono davvero a farci entrare nell'atmosfera unica di questo evento. Di solito metto sempre un voto, in questo caso direi un 7-.
  4. pecos

    [297/299] Fuga Da Anderville

    L'ultimo messaggio di Diablero mostra come si possano presentare le proprie tesi anche in maniera pacata. Ne guadagnerebbero tutti, perché molte delle osservazioni che ha fatto sono senza dubbio interessanti anche per chi non le condivide, e mettono in luce nuovi aspetti delle storie di cui non si è discusso prima - non è forse questo il senso del forum di Tex? Rimane il fatto che negli interventi precedenti si sia abbondantemente passato il segno, sia per le gravi offese dirette ad un autore, sia per l'altrettanto grave atteggiamento nei confronti degli altri forumisti, che sono stati trattati più come dei decerebrati che come interlocutori dotati di raziocinio. Se e come prendere provvedimenti in proposito è compito della moderazione, e invito gli utenti ad astenersi dal richiedere sanzioni o ban, e soprattutto a non farlo nelle discussioni sulle storie. La discussione può proseguire, per chi ne ha voglia, con toni pacati e rispettosi. Per quanto mi riguarda, vado a rileggermi "Tra due bandiere".
  5. pecos

    [741 BIS] L’eredità del Bandito

    Domanda: dove va messo nella collezione il numero bis? A logica direi tra il 741 e il 742, ma così va a finire in mezzo a due albi che contengono una storia in continuità, non va bene… Forse la collocazione migliore è davvero lasciarlo in edicola
  6. pecos

    [741 BIS] L’eredità del Bandito

    Siamo al solito copione che si ripropone, periodicamente, da qualche anno a questa parte. Cioè ogni volta che la Bonelli ci mette di fronte all'ennesima uscita extra di Tex, di cui ormai ho perso il conto. E come ogni volta devo leggere i commenti degli "ingenui" per i quali "che problema c'è, se non lo vuoi comprare lascialo in edicola", tanto l'importante è che ci siano sempre più storie da leggere, e pazienza se alcune faranno c..are perché sono scritte male e in fretta. Poi, come ogni volta, comprerò anche questo albo, ormai più per collezionismo che per reale interesse, dato che non mi aspetto poi molto da questa storia. Ma anche per me la corda comincia ad essere al limite della tensione e lì lì per spezzarsi, e temo che verrà presto il momento in cui comincerò a lasciare tutto in edicola fuorché le storie di Boselli.
  7. pecos

    [Texone N. 38] I due fuggitivi

    Però la mia copia del texone puzza L'odore della carta è diverso dal solito, non mi piace
  8. Premetto che, a mio avviso, buchi e incongruenze non ce ne sono; al più, si può dire che la trovata per far liberare Tex non è riuscitissima (secondo me in parte anche per la sua realizzazione grafica). Il terzo albo - come al solito nelle sceneggiature boselliane - è un ingranaggio perfetto in cui tutti i fili narrativi si incastrano alla perfezione. Dal punto di vista tecnico, non c'è una pedina fuori posto. E in questo caso la complessa costruzione e alternanza di scene e personaggi è anche un elemento chiave della storia, perché causa la distrazione di Mefisto che perde il controllo della situazione e proprio per questo viene sconfitto. Tutto bene, quindi? Nì, perché secondo me in tutto questo l'effetto è quello di una frammentazione eccessiva, viene un po' a mancare l'atmosfera horror e soprattutto l'ambientazione del manicomio non è sfruttata al meglio: mi sarei aspettato un finale claustrofobico tra pazzi, demoni e visioni evocati da Mefisto, celle e strumenti di cura/tortura (quelli visti nel primo albo, che poi scompaiono)... Da lettore, mi sono sentito molto più coinvolto dalla lettura delle scene-madri del secondo albo, dalla corsa folle delle carrozze demoniache, che da questo finale al manicomio. A confronto con un secondo albo coinvolgente, che ti tiene col fiato sospeso ad ogni pagina, il terzo albo ha un po' meno mordente. A questo si aggiunge una inevitabile sensazione di conclusione non conclusa, perché sappiamo che la storia continuerà per altri 4 albi ma ci troviamo qui lo stesso a commentarne un finale
  9. Ormai avete già detto tutto a proposito di questa storia, ma lascio anch'io qualche piccola osservazione. 1) Per quanto ne dicano i suoi detrattori e quei lettori che proprio non lo possono soffrire, il buon vecchio Mefisto aveva ancora qualcosa da dire. Questa storia dimostra che uno sceneggiatore ispirato poteva ancora tirare fuori qualcosa che valesse la pena di raccontare, muovendosi tra cliché delle vecchie storie (i pard catturati) e situazioni inedite (l'ambientazione al manicomio). 2) Anch'io condivido i molti giudizi che vedono i primi due albi - ma soprattutto il secondo - superiori al terzo, un po' meno riuscito. Il secondo albo, appunto, è davvero notevole per la gestione del ritmo narrativo per le due scene-madri - la corsa pazza delle carrozze demoniache, e la trappola nella vecchia caserma dei pompieri - che sono davvero coinvolgenti e ti tengono incollato alle pagine. Il terzo albo, pur rimanendo una lettura più che piacevole, è però un po' più farraginoso, e non solo per qualche piccola incertezza di sceneggiatura che è già stata sottolineata (la "trovata" di Borden per far liberare Tex questa volta non è così felice come al solito). Quella che dovrebbe essere la scena-madre del terzo albo risulta eccessivamente frammentata e caotica per l'accavallarsi di scene e personaggi che, se da un lato sono funzionali nell'economia della narrazione a distrarre Mefisto e a fargli perdere la concentrazione necessaria per mantenere il controllo della situazione, dall'altro spezzettano in maniera forse eccessiva il finale. 3) Kit e Tiger. Non al meglio della forma: si fanno abbindolare un po' troppo facilmente una volta arrivati al manicomio, soprattutto dato che si sono convinti (anche in questo caso, un po' troppo facilmente) che ci sia Mefisto dietro la scomparsa di Tex e Carson. 4) Mefisto e Yama. Mi è molto piaciuto come Borden ha ripreso e ha gestito i due grandi nemici di Tex. Mefisto è lucidissimo, ma ha anche un paio di sprazzi di quella follia improvvisa che lo ha sempre accompagnato e che lo ha portato alla rovina in passato. Molti invece hanno parlato di Yama ridotto a macchietta; dissento ed anzi ho trovato azzeccata la scelta di giocare sulla sua mente ottenebrata ed imprigionata dalle "sentinelle di pietra", ed il modo in cui Tex riesce ad approfittarne. Sono curioso di vedere quale sarà l'evoluzione di Yama nella seconda parte della storia... 5) I disegni. Quando ero piccolo - erano gli anni '90 e mi ero letto tutto il Tex di GLB, mentre seguivo l'inedito in edicola mese per mese - chiesi a mio papà perché Mefisto non tornasse più nelle nuove storie. La sua risposta: "Perché nessuno lo sa più disegnare come lo faceva Galep". Ecco, io credo che in fondo qualcosa di vero ci sia in questa affermazione e che il successo di questo personaggio debba comunque tanto anche alla matita di Galleppini, che con "Black Baron" e "Il figlio di Mefisto" ha creato scene ed atmosfere indimenticabili. I Cestaro fanno comunque un egregio lavoro soprattutto per l'atmosfera gotica che sanno creare - in questo sono senza dubbio fra i migliori dello staff di Tex, insieme direi a Carnevale. Un po' meno bene invece nella caratterizzazione dei personaggi, soprattutto quelli secondari, a volte poco distinguibili. In conclusione, se la storia fosse a sé stante e si concludesse qui, ci sarebbe un po' di insoddisfazione per un terzo albo sotto tono rispetto alle grandi cose viste nei primi due. Ma il bello è proprio che non finisce qui, anzi credo che non si possa davvero valutare compiutamente questa storia prima di averne letto anche la seconda parte. Per fortuna non c'è troppo da aspettare
  10. Mi accingo alla lettura del terzo albo, ma prima credo sia doveroso un ringraziamento a Manfredi. Senza la polemica di qualche tempo fa sulla copertina e sul titolo di questo albo, non avremmo avuto il bell'articolo di Borden a rimpiazzare l'inutile paginetta di Frediani. Oltremodo interessante ed anche elegantissimo nel chiudere la polemica. La copertina di Villa è una delle migliori degli ultimi anni. Ci risentiamo più tardi per un commento alla storia
  11. Io approvo senza dubbio le seguenti proposte: e penso che meriterebbero anche le prossime:
  12. pecos

    OSCAR TEXIANI 2021

    Colgo anch'io l'occasione per qualche commento generale sull'annata appena trascorsa, rischiando di ripetere le considerazioni di @Leo che condivido in massima parte. Annata piuttosto sottotono per la serie regolare, anche se è da ricordare per l'esordio ai testi di due nostri forumisti (mi unisco al bentornato al pard @Barbanera, che ieri ho avuto il piacere di rileggere sul forum!). Decisamente ottimo però il numero bis L'agente indiano e soprattutto Alla ricerca delle navi perdute, che ovviamente prende il mio voto sia come miglior storia, che come miglior copertina (La campana nella nebbia), che come miglior personaggio (Tornuak). Venendo alla serie più giovane, Tex Willer, dobbiamo ammettere che è quella che ultimamente regala maggiori soddisfazioni: gli sceneggiatori non ne sbagliano una, e il gruppo di disegnatori è eccelso (tra l'altro, mi pare di poter dire che abbiano tutti uno stile abbastanza simile gli uni con gli altri, rendendo la serie piuttosto omogenea dal punto di vista grafico). Come non votare come miglior storia Sull'alto Missouri e miglior personaggio Ray Clemmons, visto il mio amore per Il passato di Carson di cui questa storia è un più che degno prequel. Miglior copertina: Texas Rangers. Infine, condivido la delusione di Leo per gli albi speciali, che quest'anno di speciale avevano ben poco (a parte di disegni del grande Casertano). Ho votato Mississippi Ring come miglior storia, con un Manfredi che finalmente scrive una buona storia di Tex; per me il Maxi si aggiudica anche l'Oscar per la miglior copertina. Infine, grande difficoltà a scegliere un miglior personaggio per le storie speciali, quindi indico il personaggio della storia che mi è piaciuta di più, il killer Drunky.
  13. Mah, io non posso dire che la mefistolata di Nizzi sia pessima, perché non me la ricordo quasi per nulla: non l'ho mai riletta da quando è uscita in edicola. E questo qualcosa vuol dire... Invece, nell'elenco di @Poe, a mio personalissimo gusto aggiungerei un "imperdibile" a fianco di Black Baron, una storia che ho sempre amato. La sequenza della distruzione della taverna è indimenticabile
  14. Appunto. In tutto questo, in effetti i nostri "fanno davvero poco". Serve un gruppo di uomini formidabile per l'impresa che Tex e pards hanno di fronte: affrontare i ghiacci dell'artico, salvare una spedizione perduta, affrontare una terribile tribù di indigeni cannibali... Invece che affidarsi a un gruppo di anonime comparse, qui Borden sceglie di caratterizzare tutti i membri della spedizione, dagli amici storici alle nuove comparse. Nessuno, a parte Tex, è protagonista perché TUTTI, insieme, affrontano l'impresa che hanno davanti. E poi figurati, se Borden non avesse messo né Brandon né Gros-Jean sai quanti commenti avremmo letto del tipo: "è una storia nel Grande Nord, come ha osato Boselli non mettere gli amici storici!" Borden, la prossima volta inserisci 10 tavole finali in cui vediamo Dallas e Mike in un ranch in Texas a mungere vacche circondati da una torma di ragazzini. Così la loro storia avrà una degna conclusione.
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