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pecos

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  1. pecos

    [668/670] I rangers di Lost Valley

    Quella rubrica era davvero un valore aggiunto agli albi di Magico Vento! Purtroppo non vedremo mai nulla di simile su Tex, ma almeno in questi casi in cui l'episodio si riferisce a fatti storici sarebbe doveroso usare quella paginetta (così com'è, insulsa) per un approfondimento.
  2. pecos

    [668/670] I rangers di Lost Valley

    La data di uscita ufficiale è comunque oggi, quindi non credo sia giusto lamentarsi visto che (almeno nel tuo caso) non c'è stato nessun ritardo...
  3. pecos

    [668/670] I rangers di Lost Valley

    Io non ho ancora l'albo, ma sono sorpreso di sapere delle critiche a Biglia... per me è un grandissimo, perfetto per il West e per Tex, e davvero non vedo l'ora di ammirare le sue tavole!
  4. pecos

    [666/667] L'onore di un guerriero

    Grande Ruju! Anche questa volta ha azzeccato una sceneggiatura che - al netto di qualche incongruenza e difetto - risulta coinvolgente ed appagante per il lettore. Ovviamente tutto ruota attorno a Lunga Lancia, un altro dei personaggi "tormentati" di Ruju (dopo il frate di "Le catene della colpa" e il ranger Logan); il capo indiano è davvero un personaggio che merita il titolo di un albo, di cui ci si innamora, a tal punto che sono rimasto deluso che il suo scontro con Tex fosse così breve: certamente gli avrei dedicato un paio di tavole in più, ed anzi speravo che mettesse davvero in seria difficoltà Tex. Ma oltre a Lunga Lancia ci sono altri punti di forza della sceneggiatura, in primis la varietà e l'imprevedibilità delle situazioni: nulla è banale, il lettore è sorpreso pagina dopo pagina da una storia che - pur mantenendosi classicissima, con ogni singolo episodio sicuramente già occorso sulle pagine di Tex - riesce sempre ad essere viva e frizzante. Ottima la gestione dei pard, divisi e con compiti diversi, come piace a me. Carson è l'unico sottotono, non gli viene dato molto peso se non con qualche battuta sporadica. Capitolo disegni: beh Ticci su Tex (soprattutto in bianco e nero!) è sempre un piacere, riporta alla memoria sensazioni ed emozioni del passato. Devo dire che forse questo sentimento di nostalgia contribuisce a valorizzare delle tavole che risentono innegabilmente di un po' di stanchezza e approssimazione. Non è il Ticci di una volta, ma il suo tratto è talmente inciso nel cuore del lettore texiano che il ritrovarlo sulla serie regolare è una grande gioia. Qualche punto debole: il finale in cui la questione del traffico d'armi è risolta davvero troppo velocemente; la spiegazione di Kit del modo in cui lui e Tiger riescono a uscire dalla grotta, ridondante e fastidiosa; l'abuso, a mio parere, da parte di Ruju dell'espediente di far comparire personaggi all'improvviso sulla scena (in questo caso Lunga Lancia compare prima dal nulla a frapporsi tra Tex e il fratello, poi di nuovo appare non si sa da dove durante lo scontro tra il fratello e la moglie): si tratta di un espediente di sceneggiatura di cui Ruju fa spesso uso (anche in altre storie) di cui preferirei un uso ridotto. Tutto questo non inficia comunque una storia davvero ottima.
  5. pecos

    [668/670] I rangers di Lost Valley

    Ehm... ora mi sento in colpa, col mio intervento di ieri ho trasformato il forum in un convegno di linguisti
  6. E fu anche il mio primo Tex comprato in edicola, alla tenera età di 9 anni!
  7. pecos

    [668/670] I rangers di Lost Valley

    Beh è una questione molto sottile, io oltretutto non sono un esperto di linguistica... La regola dovrebbe dire che, per i termini stranieri entrati stabilmente nell'italiano, si lasciano i plurali invariati (come negli esempi di Borden, ma anche per curriculum, referendum...). Per rangers... bah, chi lo sa In fin dei conti si possono considerare corrette entrambe le forme per il plurale. Quello che è certo è che è un termine intraducibile in italiano!
  8. pecos

    [668/670] I rangers di Lost Valley

    Perchè "italianizzare" il titolo ? "Ranger" è "Ranger",punto e basta. E' come se nella splendida tripla dedicata alla trasferta a Panama di Tex e Kit,si fosse scelto,al posto di "Giungla Crudele",magari un "Marines ! ",italianizzato in "Fanti di marina ! ". Esistono termini,ormai da tempo immemore entrati nelle corde della gente,che rimandano a cose o persone la cui traduzione ( a volte penosa o impossibile) sarebbe improponibile. Anche se sei un professionista del settore,mi sembra assai esagerata la tua percentuale di chi parla o mastica un po' di inglese e chi no. Beh, più che la parola "ranger" (che come dice Havasu è ranger, punto e basta), si poteva italianizzare "Lost valley", "Valle perduta" non mi sarebbe dispiaciuto. Così come, nel recente passato, avrei preferito il titolo "Deserto dipinto" (caro ai lettori di Tex) all'inglese "Painted desert". Un appunto anche su "rangers" lo devo fare, però: sarebbe stato più corretto scrivere "ranger" e non "rangers", perché i termini stranieri nella lingua italiana NON vanno declinati al plurale.
  9. So bene che tu la pensi così: hai più volte spiegato la tua interpretazione - perfettamente corretta e legittima - di quel Tex come un Tex non veritiero, forse inventato da un Carson che non si sa se sia Carson, di sicuro non lo stesso di GLB. Allora ci sta anche che Tex scalpi un avversario (quello che non ci sta, secondo me, è che Serpieri abbia preso il personaggio di Tex e ne abbia fatto quello che gli pareva; ma questa è un'altra storia su cui abbiamo già discusso a suo tempo ). Però ricordo di aver dibattuto con qualcuno che sosteneva che il fatto che Tex scalpasse un nemico fosse in sintonia col personaggio di GLB, che non vedeva nulla di strano in questo... beh, su questo credo invece che non ci siano dubbi, e l'aver ritrovato un messaggio di Borden che sosteneva la stessa cosa mi ha fatto sorridere Chiuso l'OT!
  10. Grazie borden, la cosa mi conforta due volte: - ricolloca Tex al posto giusto - la memoria non mi giocava brutti scherzi Comunque rileggo lo stesso la splendida storia degli eroi di Devil Pass. Eh eh... andando a rileggere il topic di questa storia, ho ritrovato alcuni messaggi sul tema "scalpare" che qualche tempo fa è stato al centro di grandi discussioni dopo l'uscita del cartonato di Serpieri... Beh, senza voler riaccendere la discussione e far polemiche, mi limito a osservare che anche il curatore aveva espresso in tempi non sospetti il suo pensiero con un perentorio "Tex NON scalpa"! Quindi sono confortato dal sapere che anche Boselli la pensava esattamente come me quando ho sostenuto che il gesto dello scalpare non c'entra nulla con Tex, e venivo contraddetto da tanti che invece lo ritenevano in sintonia col personaggio... Perdonate il messaggio ma l'aver ritrovato questi messaggi in cui Borden la pensa come me era un'occasione troppo ghiotta per passarla sotto silenzio
  11. I ritorni dei personaggi storici sono sempre graditissimi. Ovviamente il presupposto è che lo sceneggiatore abbia in mente il soggetto adatto, nato proprio per il ritorno di un certo personaggio, e non decida invece di inserire forzatamente quel personaggio in un soggetto che potrebbe vivere anche senza di lui. Ma non credo che con Boselli corriamo questo rischio. L'unica altra critica possibile è quella di un eccessivo affollamento di storie con il ritorno di personaggi del passato, ma anche su questo Borden è stato chiaro: le storie che sappiamo essere in preparazione hanno tempi di lavorazione molto lunghi e saranno dilazionate negli anni.
  12. pecos

    [668/670] I rangers di Lost Valley

    Storia che ho votato alcuni mesi fa nel sondaggio tra le storie più attese tra quelle in preparazione... Mi aspetto tantissimo, sia da Boselli - che finalmente con una tripla ci riporta in una storia epica sul tema delle guerre indiane - sia da Biglia, che ho sempre apprezzato dai tempi di Magico Vento e che ritengo un bravissimo interprete del West.
  13. pecos

    Il Mercato Di Tex

    Quando uno afferma qualcosa e snocciola dati senza fornirne le fonti, beh le sue affermazioni non valgono niente. Non c'è alcun motivo per cui dar credito a informazioni che non sono documentate. Nel mio mestiere, ogni affermazione che fai deve avere un riscontro rigoroso: altrimenti è aria fritta. Quindi, per me non ha proprio senso commentare i dati di Bottero; se avessimo dati di vendita ufficiali, allora potremmo iniziare a ragionarne, altrimenti si parla del nulla...
  14. pecos

    [666/667] L'onore di un guerriero

    D'accordissimo sull'ultima frase, che allargherei anche a molti altri disegnatori di Tex, le cui tavole colorate perdono secondo me molto fascino ed espressività. Se, dopo la sua penultima storia sul Color Tex estivo, anche la prossima storia di Ticci dell'albo celebrativo per il settantennale sarà a colori, non esulterò di certo (soprattutto se i colori saranno le solite piatte verniciature). Viva Ticci in bianco e nero!
  15. pecos

    [666/667] L'onore di un guerriero

    Ma questa storia l'ha scritta Ruju, non Faraci! Ma di che stai parlando???
  16. pecos

    [134] Gli Sterminatori

    Storia degna di nota soltanto per i disegni strepitosi di Galep, qui forse all'apice della sua carriera. Già nella precedente "Il figlio di Mefisto" il disegnatore aveva realizzato un capolavoro, qui - complice probabilmente il numero ridotto di tavole, la maggiore libertà grafica e i tempi di consegna non troppo stringenti - si supera, con illustrazioni che non hanno nulla da invidiare ai grandi artisti. Sarebbe lungo il discorso su Galep e sui suoi detrattori, che lo ritengono inferiore a tanti disegnatori odierni, ma queste tavole parlano da sole. La storia, invece, non è davvero niente di che: nonostante l'incipit sia promettente, si sviluppa e si conclude affrettatamente in un numero esiguo di pagine. Come voto complessivo assegno un 7, ma tenendo conto che i disegni meritano un 10!
  17. Sam Garner, il cacciatore di taglie, è senza dubbio l'elemento centrale di questa storia, non eccelsa ma pur sempre godibile. GLB decide che l'antagonista principale debba essere un uomo davvero cattivo, spietato, un gran bastardo, ma dalla parte della legge. A tutti gli effetti, il suo lavoro è quello di riportare i criminali davanti alla legge, una legge - quella del West - a cui poco importa se i ricercati sono vivi o morti, per cui non c'è pietà o comprensione, ma solo un numero sotto il ritratto dell'avviso di taglia. E' l'antagonista perfetto per mettere in luce uno degli aspetti principali del personaggio di Tex, che a volte qualcuno dimentica: Tex non è uno "sbirro" che compie il suo dovere senza valutare cosa sta facendo, Tex non è al servizio della legge - anzi, tante volte non esita ad infrangerla - quanto della giustizia. Una giustizia personalissima la sua, pronta ad apprezzare il pentimento dei criminali lasciandogli la libertà, quando capisce - come in questa storia - che hanno già pagato un prezzo abbastanza alto per le loro malefatte. La figura di Tex esce quindi rafforzata da questa storia e dallo scontro con Garner, anche se - cosa piuttosto anomala nelle storie di GLB - lui e Carson non giocano davvero un ruolo determinante, rimanendo al margine dell'azione per gran parte del tempo ed addirittura nel finale, in cui sono soltanto spettatori. Per me è una storia discreta, da 7 (anche per i disegni di Muzzi, che non mi ha mai fatto impazzire), ma non scontata e con spunti di interesse.
  18. pecos

    [128/129] Silver Star

    Ho sempre considerato "Silver star" come una storia minore, e certo la sua collocazione a ridosso dei più amati capolavori texiani la relega inevitabilmente in secondo piano. Però, riletta oggi dopo tanto tempo, devo dire che non sfigura: è certamente di più basso livello rispetto alla media del periodo, uno di quelli che siamo soliti chiamare "riempitivi", ma si fa leggere davvero con piacere. È in queste occasioni che si apprezza appieno la grande capacità di scrittura di GL Bonelli: nonostante la sceneggiatura viva di situazioni standard e non particolarmente originali (a parte l'idea di base della caccia al mustang selvaggio), sono il linguaggio, il ritmo, e le trovate che GLB inserisce nella sceneggiatura a tenere il lettore incollato all'albo e a divertirlo. Uno di questi momenti è l'interrogatorio condotto - a sorpresa - da Tiger, che convince un indiano a parlare mostrandogli il cadavere del compagno sfigurato dalle formiche rosse: una scena sorprendente per il lettore che non se la aspetta, e ravviva una sceneggiatura fatta altrimenti di situazioni ripetitive. Il finale tragico è poi una vera chicca. Nicolò realizza delle tavole davvero splendide. A lui erano state affidate questa e un'altra storia "minore" del periodo, "Dugan il bandito" (che con questa ha molto a che fare, non soltanto per il disegnatore), ma ben presto si rifarà illustrando uno dei massimi capolavori dell'intera serie - anche per lunghezza - ovvero "In nome della legge".
  19. pecos

    [125/128] Il Figlio Di Mefisto

    Approfittando di qualche momento libero in più, ho voluto rileggermi qualche grande classico texiano... e cosa c'è di meglio della mitica, prima apparizione del figlio di Mefisto?!? Grandissima storia, amatissima - la conosco quasi a memoria - ma sempre in grado di regalare emozioni uniche: l'atmosfera è puramente horror, con l'elemento western-avventuroso relegato principalmente allo scontro con i neri nella palude; tutto il resto sono viaggi nel regno dei morti, apparizioni di creature mostruose, morti che diventano zombi... Il tutto reso magnificamente dalle tavole di Galep, che qui è davvero al top! Il finale è forse un po' affrettato (ma poco male, perché ci penserà l'avventura successiva a raccontarci cosa è successo davvero sul veliero maledetto), ma le ultime vignette rimangono impresse nella memoria. Voto 10, di meno non si può.
  20. Sono sorpreso di leggere così pochi commenti su questo cartonato... significa che la maggior parte degli utenti del forum ha snobbato questa uscita? Io sono riuscito a leggerlo soltanto nei giorni scorsi, e confermo la bontà di questo prodotto editoriale nuovo e innovativo, che già mi aveva convinto nella sua prima uscita "Frontera!" (quello di Serpieri lo considero una cosa a parte, che non c'entra nulla). Ovviamente la parte grafica è l'elemento principale: molto belli i disegni di Stano, nel suo personalissimo stile, e ottima anche la colorazione. Per un confronto, devo dire che mi sembrano però di livello inferiore a quelli di "Frontera!" (secondo il mio gusto personale), dove Alberti aveva optato per una maggior libertà grafica e scelte molto innovative. Il lavoro di Stano mi sembra invece più nel solco della tradizione, forse per questo tipo di volume si poteva cercare di "osare di più". La storia è buona, divertente, scorrevole, non si può chiedere molto di più a una storia di questa lunghezza. Come hanno rilevato alcuni lettori nei post precedenti, anch'io devo dire che non mi è risultato del tutto chiaro il "triangolo amoroso" al centro della storia, né le motivazioni della ragazza... E nessuno si è sorpreso, nessuno ha niente da dire sul termine "puttana" che compare a pagina 32? Mi sa che è la prima volta, in una storia di Tex...
  21. pecos

    [664/665] Partita Pericolosa

    Arrivo per ultimo a commentare questa storia che sono riuscito a leggere soltanto oggi. In breve, devo dire di non essere uscito pienamente soddisfatto dalla lettura, anzi un tantino annoiato: si tratta di una storia a mio parere mediocre, senza dubbio ben scritta ma priva di guizzi che tengano accesa l'attenzione del lettore, in alcuni punti un po' scontata - insomma, una volta riposti gli albi nello scaffale sarà presto dimenticata. I disegni sono molto buoni, puliti e precisi come nella tradizione di Tex, anche se forse manca un po' di personalità. Per i pochi che non hanno ancora letto i due albi, ci possono essere SPOILER nelle righe seguenti Vado un po' più nei dettagli, partendo dalle note positive: finalmente una soggetto di Faraci più complesso e strutturato di quelli a cui ci eravamo abituati. Tante volte avevo criticato l'autore per la "pochezza" dei suoi soggetti, intesa come eccessiva semplicità e linearità. Qui invece ci sono diverse linee narrative che si intrecciano (la ricerca del giovane soldato in fuga, gli indiani, l'arrivo dei due affaristi da Chicago), che forse si potevano sviluppare ulteriormente in una storia di lunghezza maggiore. La critica maggiore che muovo a Faraci in merito a questa storia è però che, a fronte di un soggetto sufficientemente corposo e promettente, la sceneggiatura si rivela piuttosto piatta, senza profondità: mi sembra che le scelte dell'autore siano dirette verso una semplificazione estrema delle scelte narrative. Un esempio su tutti, per spiegarmi meglio: l'attacco dei soldati al campo degli indiani è davvero troppo semplice, senza nessuna tattica o strategia da entrambe le parti, con gli indiani a cui basta nascondersi fra gli alberi per mettere in scacco i soldati. Forse le poche pagine a disposizione hanno condotto a questa scelta, che però mi sembra eccessivamente semplicistica. Da lettore mi aspettavo qualcosina in più, che mi sorprendesse o mi interessasse. Questo è il maggior difetto della storia secondo me, che non la fa andare oltre una sufficienza. Un soggetto come questo, che non è per nulla originale (tutte situazioni viste e riviste), ha bisogno di una sceneggiatura spumeggiante, con idee originali, in grado di sorprendere il lettore, di farlo esclamare: "Ah, ma guarda cosa si è inventato Faraci qui!" Invece questo non accade, non ci sono sorprese, tutto scorre su binari già percorsi innumerevoli volte: chi si è sorpreso nel vedere Tex e Carson che trovano il giovane soldato in fuga? Scrivere Tex non è facile perché, oltre alla solita questione del rispetto del personaggio (ma qui credo che Faraci sia esente da critiche, perché il suo Tex è il vero Tex, su questo non ho dubbi), c'è una difficoltà ancora maggiore: quella di riuscire sempre a sorprendere il lettore. Se le trame, spesso, non possono che essere ripetitive, allora l'autore deve riuscire a trovare situazioni originali, per mantenere vivo l'interesse. Concludo con una nota sul finale, che invece ho trovato interessante e coraggioso (al di là del modo banale in cui si arriva ai soldati accerchiati nel campo). Secondo me è riuscito bene, diciamo da pagina 100 in poi: esce fuori tutto il carisma di Tex, e non mi sembra né forzato né fuori luogo. Il problema, per me, è quello che succede prima. Ah, dimenticavo: i titoli dei due albi. Pessimi, insignificanti, sbagliati.
  22. pecos

    [Maxi Tex N. 08] Il Treno Blindato

    Sono d'accordo sul tuo giudizio sulla storia, che ho sempre trovato molto divertente ed appassionante anche se - come sempre per quanto riguarda Segura - un po' al di fuori del canone texiano. Da ricordare che il soggetto deve davvero tanto allo spaghetti-western "Un esercito di cinque uomini", a cui è palesemente ispirato.
  23. pecos

    [664/665] Partita Pericolosa

    Non si può certo dire che le storie con indiani siano abbondate, negli ultimi anni, quindi per quel che mi riguarda ben vengano questi soggetti. Sarebbe bene avere alternanza nei temi delle storie per non essere troppo ripetitivi (mi vengono in mente i diversi soggetti basati sull'innocente in fuga che hanno caratterizzato la fine del 2015), ma bisogna tenere anche conto dei tempi di realizzazione e che non ci sono sempre 4-5 storie pronte tra cui pescare per scegliere cosa va in edicola.
  24. pecos

    [662/663] Carovana di Audaci

    Questa volta la storia di Faraci si mantiene su buoni livelli fino alla fine e si rivela una piacevole lettura. Pur mancando di un po' di complessità e di originalità, il soggetto è sceneggiato molto bene. Anzitutto nelle varie sparatorie: non semplici BANG BANG in cui si vedono soltanto personaggi sparare e altri cadere (cosa su cui avevo criticato Faraci in passato), ma gestite bene nello scenario, nella posizione dei vari gruppi, nei movimenti dei personaggi. Poi ci sono alcune belle trovate, come quella della tromba o dell'indiano freddato da Tex durante il suo duello con il capo indiano. Insomma, una storia che si merita un 7 pieno. Rimane comunque una storia di transizione, di quelle che certo non lasciano il segno, e nonostante i passi avanti rispetto alle ultime molto deludenti prove rimango con l'impressione che Faraci debba fare di più. Spero che in futuro ci presenti soggetti più articolati e complessi, e storie più strutturate. Sui disegni di Dotti c'è poco da dire: siamo al cospetto di un fuoriclasse, che mi auguro davvero possa diventare una delle colonne portanti della serie in futuro. Già non vedo l'ora di rivederlo, se non sbaglio con la storia del ritorno del Maestro e di Pat a New York...
  25. Letto il Magazine. Finalmente mistero svelato su tutte le novità annunciate riguardo a questa collana, un rinnovamento deciso e positivo che porta elementi di interesse in quella che, tra le pubblicazioni texiane, era forse la più trascurata. Una delle chicche è senza dubbio la storia di GLB con Carson in solitaria, davvero una bella pensata - ma forse si poteva fare qualcosa di più a livello "filologico" riportando l'identificazione dell'autore da parte di Francesco Bosco, invece di limitarsi a scrivere che non si conosce chi l'ha disegnata. Le rubriche sono più snelle e agili di quelle a cui eravamo abituati, per me il rinnovamento è positivo. Veniamo alle storie. Entrambe storie carine - meglio Boselli di Ruju - ma, ovviamente, non trascendentali. Dico ovviamente perché non mi aspetto mai molto da storie di questa lunghezza. E qui devo esprimere nuovamente il mio disappunto nel vedere il proliferare di storie brevi di Tex: nell'ultimo anno abbiamo avuto, oltre a queste due dell'almanacco, abbondanza di storie brevissime (4 sul Color autunnale, 2 sugli Album) e storie brevi, ovvero di lunghezza inferiore a quella di due albi della regolare (due sul Maxi, una sul Color estivo, una sulla regolare). Troppe, per me. Storie di questa lunghezza, per quanto ben scritte e con idee originali, non riescono a entusiasmarmi quanto una storia lunga. Ovviamente sul Magazine vanno bene, ma rimango convinto che le storie di Tex abbiano bisogno di altri ritmi narrativi, che solo un numero di pagine elevato può garantire. Tornando al Magazine, i disegni di Bocci sono spettacolari. Barison non mi ha invece convinto particolarmente, non è un autore di cui sentirei la mancanza in futuro.
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