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TWF - Tex Willer Forum

pecos

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Tutto il contenuto pubblicato da pecos

  1. Potete gentilmente segnalare gli SPOILER? Grazie.
  2. pecos

    I disegnatori peggiori di Tex per voi

    Ha uno stile personalissimo e unico. Anch'io gli preferisco altri, ma indubbiamente Roi su Dylan ha un fascino perturbante. Mi viene subito in mente Aracne, tra le sue storie. Tra l'altro, a proposito del Texone dice proprio con rammarico di non aver avuto tempo di sperimentare altri stili, ma di aver riportato lo stile che usava su Dylan. Se avesse avuto più tempo a disposizione, forse avrebbe ricercato qualcosa di diverso... chissà. Ho visto solo qualche intervista, a volte è un po' ingenuo ma sicuramente i suoi video sono davvero preziosi.
  3. pecos

    I disegnatori peggiori di Tex per voi

    Roi ha dichiarato in diverse interviste di essere stato chiamato sul texone "in emergenza", perché è un disegnatore veloce e c'era bisogno di riempire un buco lasciato da qualcun altro, per garantire la pubblicazione del texone. Per questo ha lavorato in fretta e furia, e nemmeno lui ricorda con piacere il suo lavoro sul texone, proprio perché non gli è stato dato il tempo di dedicarvisi. Appena ho tempo vi posto l'intervista, ma ne ha parlato più volte. Ecco l'intervista a Roi - parla del texone proprio all'inizio, minuto 3 circa. https://www.youtube.com/watch?v=dQmeBKqpadU
  4. Non volevo dire di non essermi goduti i primi due albi, tutt’altro; volevo sottolineare come sia un inizio piuttosto anomalo, in cui non c’è un nemico definito ma non abbiamo la minima idea di cosa succederà. Raramente succede con Tex di non avere la più pallida idea, dopo due albi interi, di dove lo sceneggiatore vuole andare a parare 😅 Ciò non toglie che siano due albi pienamente appaganti, anzi l’atmosfera di attesa, combinata con il fascino dello scenario estremo ed inedito, li rende decisamente riusciti. Trovo comunque il terzo albo il più coinvolgente dei tre, grazie ad un deciso cambio di ritmo ed alla tensione che si fa via via più opprimente. Mi è piaciuta particolarmente la scena dell’attacco dei “Mahaha”, davvero splendidamente sceneggiata e coinvolgente.
  5. Finalmente con l'avvicinarsi delle feste ho trovato il tempo e la serenità per gustarmi i primi tre albi di questa storia che attendevo da anni. La vicenda della Erebus e della Terror mi affascinava da tempo, e nell'attesa ho letto anche un libro sull'argomento che ricostruisce la storia della spedizione perduta del capitano Franklin; ma è ancora meglio andare alla ricerca delle navi perdute accompagnati dalla fantasia di Boselli, che racconta e reinventa la storia arrivando con la fantasia laddove mancano i documenti e le testimonianze, e attraversare grazie ai pennelli di Bruzzo le solitudini della tundra selvaggia e desolata. La storia forse stenta un po' a decollare nel primo albo, e sinceramente faticavo a capire dove volesse andare a parare Boselli, e cosa avrebbero trovato i nostri ad attenderli nell'estremo Nord. Chi sarebbe stato l'antagonista in uno scenario del genere? Il pur temibile Tornuak non mi sembrava certo un avversario all'altezza, in grado di sostenere da solo il ruolo di avversario principale in una storia ambiziosa come questa. Davvero, per due albi interi sono rimasto nella nebbia, senza capire cosa aveva in mente Boselli e come si sarebbe sviluppata la storia. Ma proseguendo con la lettura, Borden scopre le sue carte e svela a poco a poco il mistero, che al termine del terzo albo è ormai chiaro, anche se dovremo aspettare l'ultima parte per la conferma definitiva. Davvero una bella costruzione della storia e un bel colpo di scena! Certo, alcuni saranno scontenti per la relativamente scarsa presenza di Tex al centro dell'azione, ed in effetti critiche in questo senso ne ho lette nei post precedenti. Che dire, da un certo punto di vista sono anche giustificate - dal punto di vista di chi vorrebbe che la telecamera fosse sempre fissa sull'eroe. Però questa è una storia corale, di quelle puramente boselliane, con tanti gruppi di personaggi che si muovono in uno scenario inedito, affascinante ed estremo, oltre il circolo polare. Un appunto, però, lo devo muovere. Boselli rimane fedele alla realtà storica, con diversi accenni a ciò che negli anni è stato scoperto sulla spedizione perduta di Franklin (il biglietto di Victory point, la morte di Franklin, il possibile avvelenamento da piombo...). Dal momento del ritrovamento della Terror, e con la lettura del diario di bordo del capitano Crozier, parte invece con la fantasia e inventa un epilogo alternativo, senza fondamento storico, per la spedizione perduta. Ecco, forse sarebbe stato il caso di sfruttare l'inutile rubrica di Frediani per dare qualche indicazione al lettore sullo sfondo storico di questa vicenda; spiegare cosa c'è di vero e a che punto la storia si discosta dalla realtà; magari fornire qualche suggerimento di lettura al lettore incuriosito dalla storia della spedizione di Franklin. A mio avviso, in occasioni come queste, dove le vicende narrate hanno come sfondo un preciso episodio storico, sarebbe doveroso spendere qualche parola per informarne il lettore. Invece, anche questa volta, non è stato fatto.
  6. pecos

    [Tex Willer N. 34 / 36] Atascosa Mountains

    Sono d'accordo, anch'io sono rimasto basito nel vedere ben DUE personaggi, in un albetto di 60 pagine, in grado di disarmare gli avversari facendo saltare l'arma dalle mani con un colpo di pistola... Quello capace di far saltare le pistole dalle mani degli avversari è SOLO Tex, qua invece comincia ad esserne capace il primo ladro di polli della frontiera... A parte questo, comunque, la storia non è affatto male.
  7. I miei complimenti a @Mister P per lo spunto della sua storia, per me la migliore del lotto e tra le migliori storie brevi apparse su questa collana. Davvero davvero piacevole! Bravo!
  8. pecos

    Addio, Ulzana!

    Sono dovuto stare lontano dal forum per qualche tempo, e al mio ritorno la prima cosa che ho letto è stata questa terribile notizia. Non conoscevo Ulzana, eppure un po’ lo conoscevo. Ha lasciato una parte di sé qui sul forum, lo ha impreziosito e ha fatto crescere questa comunità virtuale con centinaia di messaggi. Un vero appassionato del fumetto western italiano e della sua storia, lo conoscevo come tale. Tra di noi ci conosciamo in questo modo, forse marginale, spesso senza esserci mai visti in faccia, ma condividendo del tempo, dei pensieri, talvolta, come oggi, delle emozioni. Basta questo per creare un senso di comunità che alcuni dei messaggi precedenti hanno così bene espresso, a far sì che possiamo chiamarci a vicenda “pard”. Proprio l’altro giorno ero rimasto sorpreso ed incuriosito nel leggere il suo nome tra gli autori di una delle storie brevi del color, perché pur essendo un utente storico del forum mi pare che non ne fosse stata data notizia. Ho letto oggi quella storia: non voglio commentarla, voglio solo dire che l’ultima pagina mi ha commosso. Ciao, pard Ulzana!
  9. pecos

    La vostra sequenza preferita

    E poi di tanto in tanto salta fuori qualcuno sul forum che dice che nelle storie di GLB non c'era pathos
  10. Dici che è Tex, quello?
  11. pecos

    [Strisce Anastatiche di Tex]

    Ho comprato le prime strisce, non so se proseguirò la raccolta - e vado a spiegarne il motivo, anche se temo di inimicarmi una parte del forum Anzitutto, trovo comunque l'iniziativa lodevole e spero abbia grande successo. Devo anche dire che avendo per le mani le prime strisce, mi rendo conto di come questo formato renda davvero giustizia al tratto morbido di Galep. Sono rimasto stupito di come l'esperienza di lettura dei disegni - straordinari - sia davvero diversa rispetto al formato dell'albo bonelliano a cui ero abituato. Si vede come Galep fosse davvero capace di raccontare una storia con i suoi disegni. Forse è questo il motivo che mi spingerà a proseguire la raccolta. Però, io sono un lettore relativamente giovane, ho iniziato a leggere il Tex ad inizio anni '90 recuperando l'intera collezione ai mercatini, senza prestare la minima attenzione alle edizioni (tra i miei albi si trovano indifferentemente tuttotex, tre stelle, anche alcuni originali prezzati 200L, ecc.). E quelli sono gli albi che mi hanno fatto innamorare di Tex. Il formato a strisce non mi appartiene, è il rileggere le prime storie nel formato e negli albi che avevo da bambino che evoca in me i ricordi, il sentimento di nostalgia, che è poi il motivo per cui si leggono e rileggono le vecchie storie. Quindi, anche se decidessi di comprare le anastatiche, in fondo sarebbe solo per collezionismo (a cui tutto sommato non sono così interessato), non per leggerle davvero. Ma sono le storie originali, senza censura!, mi direte. Un vero texiano deve leggere gli originali di GLB e Galep! Certo, è una gran cosa, ma forse questo non mi eccita particolarmente. Comunque forse alla fine le comprerò tutte, giusto per non dovermene pentire tra vent'anni
  12. Bravo Angelo, bell'atteggiamento. Diablero, non c'è bisogno di inca***si tutte le volte, anche se magari alcuni interventi possono sembrarti senza senso, si può ragionare con pacatezza e far notare agli altri dove sbagliano o chiarire i malintesi senza azzuffarsi. Ora, però, noto un po' di confusione sul forum. In questa discussione si dovrebbe commentare la storia inedita in uscita in formato a striscia; per parlare delle ristampe anastatiche c'è un altro topic:
  13. Grande Borden, bella presentazione! Non conoscevo la canzone, stupenda. La spedizione del capitano Franklin è menzionata anche in "Northwest Passage" di Stan Rogers:
  14. Sinceramente, Andrea, trovo il tuo commento piuttosto fuori luogo ed eccessivo. Il fatto di aversi visto un soggetto approvato non rende certo Barbanera un professionista del fumetto ed un collega di Ruju, rimane un forumista come noi che ha avuto il privilegio (e la bravura) di vedere un suo soggetto realizzato. Da lì in poi, non ha più messo mano alla storia, non ha collaborato con Ruju ed ha visto il risultato solo alla fine, come tutti noi; non vedo proprio perché non possa esprimere qui la sua soddisfazione per come Ruju ha realizzato il suo soggetto. Dai vecchio squalo non dire idiozie!
  15. Un commento ad una storia può contenere osservazioni interessanti che non riguardano la trama (ad esempio sullo stile del disegnatore, o sul proprio grado di apprezzamento della storia), e commenti più specifici che entrano nei dettagli. Io ad esempio sono qui senza aver letto il secondo albo, sono interessato ai primi ma mi irriterebbe leggere quelli del secondo tipo; non costa nulla segnalare questi ultimi con l'indicazione di SPOILER, come peraltro previsto dal regolamento
  16. Ho letto circa un anno fa questo libro che narra la storia della Erebus fino all'ultima spedizione del Capitano Franklin: Inutile dire da quanto aspetto questa storia e quanto sono contento che sia finalmente pubblicata! Ne approfitto per chiedere a @borden se ha qualche altro libro sull'argomento da consigliare
  17. Buon primo albo, buona sceneggiatura di Ruju che non eccede con le scene ad effetto, ma soprattutto un ottimo @Barbanera che ha ideato un bel soggetto intrigante! Niente da dire, per ora un primo albo che si legge molto piacevolmente, grazie anche agli ottimi disegni. Sembra un po' scontato chi ci sia dietro la maschera del mostro e non mi aspetto particolari sorprese da questo punto di vista, ma non lo ritengo un grosso difetto della storia.
  18. pecos

    [Color Tex N. 19] Il killer fantasma

    Ma che pasticcerie frequenti Condor???
  19. Mmm... potevo risparmiarmi la fatica del post precedente, se bastava questo.
  20. Prima di decidere se e in quale percentuale sono presenti elementi western nelle storie di Nizzi, bisognerebbe forse mettersi d'accordo su cos'è il western... Non mi sono mai posto questa domanda, e provo a scrivere qualche riflessione; se qualcuno che ne sa più di me vuole intervenire per aggiungere qualcosa o correggermi, ben venga La prima cosa che salta alla mente è che il western è anzitutto un'ambientazione, un'atmosfera: quella della Frontiera degli ultimi decenni dell'Ottocento, dopo la guerra di Secessione, in un mondo fatto di spazi sconfinati e piccole comunità che va via via scomparendo con l'arrivo del progresso. Ma questo, da solo, non basta per fare un western; è non è nemmeno condizione necessaria, perché possiamo avere storie puramente western ambientate da tutt'altra parte (il Grande Nord, il Messico, ma non solo) o addirittura in altre epoche. Ci sono invece tematiche così caratteristiche che bastano, forse, a definire cosa sia il Western: tra le principali che mi vengono in mente, menzionerei i conflitti con gli indiani, il rapporto tra l'uomo e le vastità selvagge, la Conquista di quelle vastità e l'avanzata del progresso e della civiltà (simboleggiata dal telegrafo e dalla ferrovia), un ordine sociale dove la legge istituzionale non esiste, "uomo e comunità e l'uomo fuori dalla comunità" (ripreso dal post di Diablero), forse anche il tema della vendetta (molto presente negli spaghetti-western). ("Fuga da Anderville" non ha nessuno di questi temi, come dice Monni è una storia di guerra, non ascrivibile al genere Western). Alla luce di questo, mi pare vero che diverse storie di Nizzi non contengano elementi tali da poterle definire western, ma bisogna anche dire che tante sue storie sono, invece, puramente western. Trovo anche che sia un errore dire che Nizzi scrive commedie e non western: questa è solo una questione di registro, non di sostanza. Il western di può declinare in una varietà di toni: come dice Boselli nell'intervista riportata da Poe, il western di GLB è epico e avventuroso, quello di Nolitta è più problematico e drammatico, quello di Nizzi vira verso la commedia, quello di Borden è un western romantico. Poi anche il western di GLB è contaminato da altri generi (fantastico, fantascienza...) e a volte anche le sue storie non si possono dire storie western.
  21. Approfittando delle sonnacchiose ferie estive ho appena riletto questa storia che ricordavo come una delle ultime ottime prove di Nizzi, sebbene non la riprendessi ormai da tanti anni. È stato davvero un bel tuffo nel passato, con una storia spumeggiante, ricca di personaggi, ma soprattutto in cui si respirano il fascino e l'Avventura delle solitudini del Grande Nord. Se non vado errato, il capolavoro boselliano "Nei territori del Nord-Ovest" usciva nello stesso periodo, e i due soggetti hanno qualche punto di contatto - certo il maxi di Boselli è inarrivabile, ma anche la storia di Nizzi si difende bene. Non mancano alcuni difetti "cronici" delle sceneggiature nizziane: qui ho trovato piuttosto macchinosa la serie di coincidenze che mettono i nostri sulla pista giusta nella seconda parte del primo albo (prima l'incontro con il sergente Buford, che li rimanda al barman, il quale finalmente spiattella tutta la storia sul traffico d'armi); in queste circostanze Nizzi dà sempre l'impressione di non essersi sforzato molto per inventarsi qualche trovata minimamente originale, ma si affida al solito scontato meccanismo. Poco male comunque, perché quando la storia funziona si è più benevoli anche di fronte ai difetti. L'identità del Teschio, come molti hanno scritto prima di me, è del tutto evidente già dal primo albo; quello che però rimane nascosto e che riesce pienamente a mantenere alto l'interesse del lettore per tutta la storia sono le motivazioni dietro l'agire del Teschio. Menzione d'onore, ovviamente, ai disegni di Ortiz, capace di trasportarci con efficacia nelle atmosfere nordiche che i lettori di Tex amano così tanto. Il mio voto finale è lo stesso del @Condor senza meta, un bell'8.
  22. pecos

    [Color Tex N. 19] Il killer fantasma

    Giudizio sintetico: con questa uscita del Color Tex andiamo un po' meglio rispetto agli ultimi (disastrosi) numeri, senza però arrivare a un risultato che qualitativamente (soprattutto dal punto di vista grafico, disegni e colori) valga la spesa. Ma se si è disposti a chiudere un occhio sui disegni, la storia è una lettura leggera e godibile. La storia, appunto, non è male, anche se si fa un po' fatica a ritrovare in queste pagine il meraviglioso sceneggiatore di Magico Vento. Ripeto sempre che da Manfredi mi aspetto storie di altissimo livello, ma nelle sue ultime storie di Tex sembra essersi assestato su una mediocrità che non è da lui. Il soggetto è piuttosto originale (ma non so se questo sia un complimento), la sceneggiatura di certo non annoia e ha qualche guizzo e trovata che tengono accesa l'attenzione. Tutto sommato, senza spoilerare nulla, una lettura piacevole, ma non entusiasmante. Il problema maggiore sono i disegni, che non aiutano ad entrare nell'atmosfera della storia, anzi affossano la sceneggiatura non eccelsa ma neanche da buttare via. Il pard @Poe ha già espresso nel suo perfetto commento i motivi per cui lo stile di Cossu proprio non va. Non è un problema di scarso impegno del disegnatore, la cura dei disegni è evidente, è proprio uno stile del tutto inadatto, che renderebbe indigesta qualunque sceneggiatura. Penso che la stessa storia realizzata dal bianco e nero di Letteri avrebbe avuto tutt'altro effetto. Lo ripeto ogni estate: da un albo "speciale" che si chiama "Color Tex" ci si aspetterebbe qualcosa di speciale proprio dalla parte grafica. E ogni anno ci ricasco e lo compro, ma solo perché sono uno di quelli che le storie inedite le comprano tutte.
  23. COLOR TEX N° : 19 IL KILLER FANTASMA UN ASSASSINO VESTITO DI NERO, TORNATO DALL’ALDILÀ… Formato: 16x21 cm, colore Pagine: 160 Uscita: 06/08/2021 Soggetto: Manfredi Gianfranco Sceneggiatura: Manfredi Gianfranco Disegni: Cossu Ugolino Colori: Celestini Oscar Copertina: Villa Claudio Si fa chiamare Jack-in-the-box, come i babau nella scatola che terrorizzano i bambini. Anche lui appare e scompare all’improvviso… Ma Jack Palmer è uno spietato killer e la sua caratteristica principale è che è già morto! Ora è tornato nella cittadina di Roxanne, per uccidere uno a uno i suoi nemici… Tra lo spettro e le sue vittime, ci sono solo le colt di Tex e Carson! Copyright SERGIO BONELLI EDITORE
  24. Senza dubbio hai ragione, caro Condor, ma "Alaska" è stata tirata in ballo da qualcuno dopo che io ho affermato che questa storia del ritorno di Manuela è la prima storia davvero insufficiente di Borden (per il mio gusto di lettore, ovviamente). In questo senso, il confronto ci sta: per quanto non entusiasmante, la sceneggiatura di "Alaska" rimane passabile, mentre "Una colt per Manuela Montoya" proprio non mi è piaciuta. Per me, questi non sono i soli elementi che determinano il giudizio negativo complessivo. Aggiungici: le scene e i dialoghi da telenovela nel primo albo, un secondo albo estremamente macchinoso, per concludere con la scena del linciaggio finale, che, come ho già spiegato, ho trovato decisamente fuori luogo. Cari amici, ovviamente le critiche che ho mosso non hanno nessuna pretesa di universalità, riflettono semplicemente le mie impressioni ed il mio gusto di lettore, come sempre. Non penso che sia esagerato dire che questa storia non mi è piaciuta, o sarebbero esagerati 3/4 dei commenti sul forum...
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