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TWF - Tex Willer Forum

pecos

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Tutto il contenuto pubblicato da pecos

  1. pecos

    Interviste Agli Autori

    Non ho frainteso niente. Dice chiaramente che la bellezza delle storie è collaterale, che se le storie sono belle va bene, ma anche se sono brutte fa lo stesso.
  2. pecos

    Interviste Agli Autori

    Più che altro, quello che preoccupa è che dica che il successo di Tex non è dovuto alla bellezza delle storie. Cosa ci si può aspettare da uno che scrive Tex con questa impostazione? Se fare una storia bella o brutta non conta, ma conta solo "la personalità di Tex, il suo modo di agire e di parlare" (come se lui stesso non avesse "tradito" questi aspetti per primo, nella parte finale della sua carriera), allora stiamo freschi... Se questo è lo spirito con cui ha scritto Tex negli ultimi anni prima dell'abbandono, molte cose si spiegano. È davvero impensabile che un autore dica che la bellezza delle storie che uno scrive non contino. L'obiettivo di chiunque è quello di raccontare una bella storia - che poi ci riesca, è un altro paio di maniche.
  3. pecos

    [726/727] Il pistolero vudu

    Ribadisco la mia interpretazione, l'amuleto era magnetico, quindi oltre a deviare le pallottole di Tex, ha anche l'effetto indesiderato di imprimere un angolo di partenza diverso da quello desiderato alle pallottole di Carrillo... ecco perché il pistolero infallibile non riesce a centrare Tex da tre metri Vabé, a parte queste interpretazioni tra il serio e il faceto, la scena finale ha davvero un effetto ridicolo/grottesco. Anche perché il primo amuleto, come dici tu, funzionava: senza che ci fosse dato sapere se fosse davvero magico o solo per una botta di c..., la soluzione narrativa era efficace e coerente con l'universo e la tradizione di Tex. Il secondo amuleto, e con quello i vari superpoteri della strega che si accumulano uno dopo l'altro, lo sono meno. Ruju ha un po' il difetto di cercare sempre il colpo di teatro nelle sue sceneggiature. Come dici tu, qui c'è la ricerca di effetti speciali di scena in scena; uno come Borden, invece, mi sembra punti molto di più su un intreccio solido e complesso, e sulle "trovate" di sceneggiatura. Per me una storia molto più classica come Guatemala gli è anche riuscita molto meglio di questa, che comunque - come già detto - ho trovato piacevole e divertente.
  4. pecos

    [726/727] Il pistolero vudu

    Aggiungo alla risposta di Zagor70 che i "trofei" di Carrillo sono tutti appesi alla parete del suo capanno. Quindi non si può dire che Ruju abbia lasciato cadere la cosa nel nulla. Che poi sia un elemento accessorio che non sposta di una virgola la storia dal punto di vista narrativo, sono d'accordo. È un elemento in più che dovrebbe contribuire alla caratterizzazione di Carrillo... che poi sia riuscito, quello sta alla valutazione del lettore.
  5. pecos

    [726/727] Il pistolero vudu

    Scusa, ma Nizzi l'ho citato anch'io prima di Diablero nel mio post...
  6. Non si chiede a tutti di avere una padronanza della lingua come il Manzoni, ma almeno - almeno! - una rilettura dei messaggi per correggere gli errori di battitura è dovuta, per rispetto agli altri utenti. Avevo già richiamato Andrea su questo punto, ma anche qui nella sua risposta continua a (far finta?) di non capire. È un atteggiamento che ad alcuni può dare fastidio. Sono d’accordo comunque che le lezioncine andrebbero evitate. L’utente è sotto osservazione da parte dei moderatori, lasciate che siano loro a gestire la situazione anche con messaggi privati.
  7. Andrea, ti è già stato detto: la grammatica e l’ortografia nei messaggi sono importanti. Devi rileggere i messaggi prima di cliccare “invia”, e correggere almeno gli errori di battitura. Il regolamento del forum richiede che i messaggi siano scritti in ITALIANO CORRETTO. Monni, anche Lei: su “po” ci va l’apostrofo, non l’accento, suvvia!
  8. pecos

    [726/727] Il pistolero vudu

    Attenzione agli SPOILER Al termine della lettura dei due albi - che mi sono letti “di filato”, senza la consueta pausa di un mese tra un albo e l’altro - condivido la sensazione schizofrenica del pard Leo: se da un lato la storia è oggettivamente stramba, fatta di espedienti visti e rivisti, e scade quasi nel ridicolo/grottesco con le pallottole che seguono improbabili traiettorie curvilinee, dall’altro mi ha divertito. Sono rimasto incollato alle pagine e la storia non mi ha certo annoiato, come invece altre prove recenti di altri autori, certo più classiche ma anche con ben poco mordente. La sceneggiatura ha un paio di sbavature più significative di altre: - Faccio mio il commento del @Diablero relativo al primo albo, che mette in luce come la scelta di far spuntare l’ex domestico del colonnello, che mette al corrente Tex di tutto, risulta una scorciatoia di sceneggiatura piuttosto grossolana. Non era evidentemente questo l’aspetto della storia che interessava a Ruju, e ho l’impressione che abbia voluto “tirar via” su questo punto sbrigandosela il prima possibile, ma certo con un risultato piuttosto dozzinale che ricorda la sciatteria delle imbeccate degli origlioni nizziani. - Un po’ di distrazione nei dialoghi, con i pard che si rivolgono a Rachelle inizialmente dandole del voi, poi passando al tu a metà del primo albo, tornando al voi nel secondo albo ed infine di nuovo al tu. Forse con una rilettura un po’ più attenta si poteva fare meglio. Per il resto, come dice Leo la sceneggiatura procede per scene e trovate che non brillano per originalità ma che d’altro canto non annoiano. Mi è piaciuto questo punto del commento di Poe, che come sempre riesce a cogliere aspetti interessanti: Hai proprio ragione, sembra che Ruju abbia voluto giocare col tema della personalità declinandolo in tutte le sue varianti: il trasformismo, lo scambio di persona, la “possessione”. Non condivido il giudizio finale, perché a me le storie sono piaciute tutte e tre! Però adesso, Ruju, passiamo oltre e cambiamo un po’ tematica Magari si tratta di un medaglione con un forte potere magnetico: il primo attrae le pallottole, che vi si schiantano proteggendo il portatore; il secondo le respinge, deviandone le traiettorie. Chissà Disegni di Ramella, infine, non perfetti per quel che riguarda anatomie, proporzioni e cura dei dettagli, ma molto suggestivi ed evocativi, soprattutto nelle scene della palude. Promosso anche lui
  9. pecos

    Il Tex di Boselli è veramente Tex?

    Su una cosa non sono d'accordo, riguardo al post di Leo: che quello di Borden si possa chiamare Tex 2.0. È una definizione che non mi è mai piaciuta. Perché allora sarebbe, come minimo, il Tex 4.0, dato che prima di questo ci sono stati quello di Nolitta e quello di Nizzi (che, per quanto cercasse di imitare il più possibile GLB, ne era comunque diverso). E forse il Tex 2.0 lo ha scritto GLB stesso. Per il resto, chapeau
  10. Beh ora posso tirare un sospiro di sollievo 😅
  11. pecos

    [478/479] La Miniera Del Fantasma

    Sì, sono assolutamente d'accordo, certe sceneggiature sono obiettivamente meno riuscite di altre, ma come giustamente dite, più "per eccesso" che "per difetto". Anche "I trapper di Yellowstone", al netto di alcune pesantezze, a me non è affatto dispiaciuta, mentre per dire non ho apprezzato "Winnipeg", che invece altri hanno ritenuto un capolavoro. Ho riletto recentemente la tanto vituperata "Alaska" ed ho trovato una sceneggiatura certo lontana da quella del miglior Boselli, ma non insufficiente. Ma visto che Leo sta facendo una bella rilettura cronologica di Boselli, tu Virgin potresti fare lo stesso con Nolitta...
  12. pecos

    [478/479] La Miniera Del Fantasma

    Io sono piuttosto d'accordo con Poe, soprattutto quando evidenzia la cura e l'inventiva che Borden mette in tutte le sue sceneggiature. Si può parlare certo di storie meno riuscite, ma a mio avviso questo rientra più nella sfera del gusto personale che nella qualità intrinseca delle sceneggiature. Vedi ad esempio Virgin, per il quale Patagonia è uno dei pochi "passi falsi" di Boselli, mentre per me è (e per molti altri) è nella top ten delle storie di Tex, non solo boselliane. Se questi sono i passi falsi... Comunque le storie della fascia 400-500 hanno davvero una marcia in più. Ah, e nella tua rilettura antologica non dovresti farti mancare il texone Gli assassini!
  13. pecos

    [416/418] Cercatori Di Piste

    Occhio Diablero, è una trappola! Se dai la risposta sbagliata Leo non ti rivolgerà più la parola
  14. Mah, mi pare di ricordare che i commenti dei lettori fossero in parte negativi riguardo a "Il ritorno del Morisco", soprattutto ne avevano criticato i soliti "luoghi comuni" della scrittura boselliana - la trama forse eccessivamente intricata, il buonismo, il personaggio grigio Juan Raza... A me era piaciuta e secondo me è una storia da recuperare, anche se ovviamente non è del tutto nelle tue corde come gusti personali.
  15. Sì, secondo me la presenza dei Nez-Percé è volutamente ambigua - è vero che Tex li vede, ma è anche vero che loro non rispondono ai suoi richiami, ne sono indifferenti, quasi come se se ne fossero già andati, come se fossero già ritornati al loro altrove... Simboleggiano proprio quel mondo che se ne è andato, ormai appartengono al passato, la loro presenza nel presente è solo temporanea. Io ci ho visto questa suggestione, poi se vuole Borden potrà confermare che era proprio questa la sua intenzione... ma in ogni caso, non è forse vero che ogni opera di letteratura poi diventa indipendente dalle intenzioni dell'autore, ed il bello non è forse che ogni lettore ci può leggere, in fondo, quello che vuole?
  16. Questo è un piccolo gioiellino boselliano, che - mi azzardo a dire - scrive una delle poche avventure di Tex attenendosi alle canoniche unità aristoteliche di tempo, luogo e azione. @virgin Invece, a mio avviso questa è una bella scena (mentre sono d'accordo con te sulla forzatura della scena del crepaccio). La vallata sperduta e innevata, dove i pochi sopravvissuti sono ridotti allo stremo delle forze e impegnati in una lotta all'ultimo sangue fra di loro e contro le forze della natura, diventa quasi un luogo magico (impressione rafforzata anche dalla "mummia" dello sciamano ritrovata nella grotta). I Nez-Percé sembrano (sono?) fantasmi usciti dal passato di Castelman, un'apparizione misteriosa e quasi soprannaturale. Forse è solo una mia impressione, ma l'effetto creato dalla scelta narrativa di cui parlavo sopra (unità di tempo, luogo e azione) è quello di trasportarci in un luogo "altro", estremo, dove tutto può succedere e l'uomo deve combattere contro le forze della Natura con tutte le sue forze. Il tutto si fonde con un altro tema presente nella storia, che è quello dell'avanzata della civiltà - simboleggiata, come sempre nel West, dal treno - che distrugge un mondo nel nome del progresso. È il mondo avventuroso, romantico e incontaminato dei trappers che se ne va, di cui gli indiani sono appunto gli ultimi sopravvissuti destinati a scomparire e appunto appaiono come spettri, silenziosi e quasi evanescenti, quasi su un altro piano di realtà - Tex li vede, ma sembra che i suoi richiami non giungano a loro... Questa è una storia più ricca e profonda di quanto la sua brevità possa lasciar pensare. Tutta la scena iniziale, il modo in cui vengono presentati i personaggi, fino al deragliamento e al disastro, ti tiene incollato alle pagine. Spettacolare. incredibile! devi porre rimedio! Quella del ritorno del Morisco è una storia che ha diviso il pubblico, da molti criticata anche duramente. A me è piaciuta molto, anche se non la rileggo da diversi anni. Forse non è il tuo genere vista la presenza di elementi soprannaturali, ma per altri aspetti credo ti piacerà: qui Borden ci porta per la prima volta nel passato del Morisco...
  17. pecos

    [435/437 ] Wild West Show

    A mio avviso questo dimostra la grande varietà di queste prime sceneggiature di Borden, che vanno dal puro western delle prime storie con Marcello, alla fantascienza/horror de "La minaccia del deserto" o la successiva del Morisco, dal western alla John Ford di "Sulla pista di Fort Apache" ad un western sporco e cattivo come "I sette assassini". Il villain di questa storia è una sorta di Mad Doctor che strizza l'occhio a tutta una tradizione letteraria che nasce a fine '800 e che poi viene appunto ripreso soprattutto nei fumetti dei supereroi.
  18. Spunto interessante. In realtà mi sembra che Borden abbia riservato a Letteri le storie con atmosfere più fantasy/horror: dopo questa avremo la storia del Maestro e quella del ritorno del Morisco. E ha fatto bene, perché Letteri, anche se non più al top, rimane straordinario - la trasformazione del corpo di Link o i bubboni del Maestro sono indimenticabili! Condivido il giudizio molto positivo su questa storia, una delle più GL Bonelliane tra queste prime avventure scritte da Borden, con anche qualche suggestione del mio racconto lovecraftiano preferito, il colore venuto dallo spazio. Da rileggere!
  19. pecos

    [416/418] Cercatori Di Piste

    Non mi sembra un'idea così malsana... mi sa che ti aspetta un bel divertimento
  20. Grande Tex, scusa se te lo dico ma... proviamo a scrivere qualcosa di più articolato? Sono giorni che replichi di qua e di là con messaggini di mezza riga. Puoi provare ad argomentare un po' il tuo pensiero ogni tanto? Altrimenti è puro SPAM. Tornando in tema, nei miei messaggi precedenti ho cercato di riassumere alcune osservazioni che diversi forumisti avevano proposto prima di me e con cui mi trovavo d'accordo (specialmente con @Poe). Non nell'intento di riproporre la solita stantia discussione "è meglio Galep" vs "è meglio Villa", ma evidenziando alcuni aspetti stilistici che differenziano i due. Su cosa vorrei per il futuro: 1) Villa rimane un copertinista perfetto e non lo sostituirei; 2) sono d'accordo con Diablero sul fatto che non è per nulla necessario che la copertina riproduca una vignetta interna dell'albo, anzi tutt'altro. Le copertine migliori che abbiamo visto negli ultimi tempi avevano sì attinenza con la storia, ma non riproducevano necessariamente una scena interna: 3) Mi piacerebbe molto vedere copertine puramente "generiche", come era consuetudine con Galep, ma il risultato potrebbe non essere pienamente soddisfacente: Questa copertina non ha a mio avviso l'impatto che avevano quelle di Galep. 4) Sulla colorazione "classica", penso che fosse perfetta per le copertine di Galep, ma che penalizzi i disegni di Villa. A mio avviso un cambio di colorazione sarebbe auspicabile.
  21. In tutto questo, nessuno ha nominato Dotti, che a mio avviso su Tex Willer sta facendo un ottimo lavoro: Merito anche dei colori. Sinceramente, in queste copertine lo preferisco anche a Villa.
  22. @Diablero nel suo messaggio coglie un punto importante, che è la capacità di Villa, anche in copertine sovraffollate, di mantenere l'"inquadratura" su Tex, in modo che la sua figura si stagli rispetto agli elementi di contorno: ottiene questo effetto o giocando sui diversi piani della composizione, o inserendo elementi che formano una vera e propria "cornice", come in queste copertine in cui l'occhio va immediatamente su Tex:
  23. [Disclaimer: questo messaggio è abbastanza critico nei confronti di Villa, ma ritengo comunque meraviglioso il suo lavoro da copertinista di Tex] Ci sono diversi aspetti che differenziano profondamente le copertine di Villa da quelle classiche di Galep, ma dico cose che sono già state osservate da diversi di voi. 1) La postura del corpo. Sono pienamente d'accordo con @Poe, nelle copertine di Villa Tex ha spesso una postura molto rigida, statuaria: come esempio, aggiungo alle copertine dei due Maxi postate da Poe poco sopra, queste: In generale il Tex di Villa mi dà l'impressione di un eroe dell'antichità, immutabile, con una rigidezza nei movimenti e nella postura che perde di fronte alla morbidezza e naturalezza del Tex di Galep. Che, appunto, nelle sue pose trasuda Avventura, dinamicità, c'è lo spirito del West: vedi le due copertine che ho postato nel mio messaggio precedente, o queste: 2) I dettagli. Anche qui, le copertine di Galep si caratterizzano per una composizione con pochissimi elementi, Tex al centro della scena, con pochi elementi di contorno che bastano però a costruire una scena ad effetto, che colpisce subito l'osservatore: Villa invece riempie ogni spazio, a volte ottenendo un effetto di sovraffollamento che può penalizzare l'effetto complessivo. Un esempio per me è la copertina seguente, molto bella ma a mio avviso con troppi elementi: 3) La colorazione. Probabilmente ha ragione @Dix Leroy, la colorazione "classica" a cui siamo abituati è fondamentale per la riconoscibilità di Tex nell'espositore dell'edicola. Però trovo che tale colorazione sia perfetta per le copertine di Galep - con pochi dettagli che così risaltano ancora di più, e sfondi spesso monocromatici - e che penalizzi invece quelle di Villa, molto più ricche e in cui il più delle volte gli sfondi sono comunque riempiti di dettagli, mai vuote come in Galep. E forse è questo che fa la differenza quando si parla di visibilità in edicola: non tanto la colorazione, quanto l'avere una copertina piena di dettagli di fianco ad una in cui un paio di elementi si stagliano con decisione e colpiscono l'osservatore. I disegni con colori originali di Villa sono un'altra storia rispetto a quelle ricolorate, una gioia per gli occhi. Non è un caso che tra le copertine di Villa che più mi sono piaciute negli ultimi anni, ci sono queste, che sono veri capolavori (e che non credo fossero poco visibili in edicola...):
  24. pecos

    Interviste Agli Autori

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