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anakyn

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  1. anakyn

    [Maxi Tex N. 15] L'ora Del Massacro

    Interessante l'accenno al finale di Puma Nero, perchè è uno degli aspetti più caratteristici della storia e sinceramente lo attribuivo in toto a Segura. Mi sembrava assolutamente tipico della sua tendenza a non concedere alcuno zuccherino al lettore, anzi spesso forzare una situazione verso la sua conclusione più amara (caratteristica per cui lo adoro, oltretutto). Mi stupisce dunque molto che non fosse farina del suo sacco. Ma mi stupisce positivamente, perchè è a mio parere quella è stata una scelta di sceneggiatura piuttosto coraggiosa chiunque l'abbia scritta/rivista/aggiunta. Forse hai capito alla rovescia. La storia di Puma Nero è in toto di Segura! E io che che ho detto? Beh, da ciò che avevi scritto avevo capito che nella versione originale "il finale non esisteva, era un filo slegato della sceneggiatura". Se è invece di Segura finale compreso, i conti tornano - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Comunque, in generale la mia impressione è che Segura sia poco apprezzato dagli estimatori texiani perchè questi ultimi sono quasi in toto degli aficionados decennali del personaggio (me compreso), e vivono così l'interpretazione texiana di Segura alla stregua di un tradimento. Probabilmente nei fumetti meno "storici" di Tex le interpretazioni "estreme" vengono invece vissute con maggior leggerezza,
  2. anakyn

    [Maxi Tex N. 15] L'ora Del Massacro

    Interessante l'accenno al finale di Puma Nero, perchè è uno degli aspetti più caratteristici della storia e sinceramente lo attribuivo in toto a Segura. Mi sembrava assolutamente tipico della sua tendenza a non concedere alcuno zuccherino al lettore, anzi spesso forzare una situazione verso la sua conclusione più amara (caratteristica per cui lo adoro, oltretutto). Mi stupisce dunque molto che non fosse farina del suo sacco. Ma mi stupisce positivamente, perchè è a mio parere quella è stata una scelta di sceneggiatura piuttosto coraggiosa chiunque l'abbia scritta/rivista/aggiunta.
  3. anakyn

    [Maxi Tex N. 15] L'ora Del Massacro

    La coppia Segura-Ortiz mi ha colpito sin dall'esordio, e se il loro primo Maxi mi aveva colto impreparato per l'elevata dose di violenza ed un "universo morale" molto diverso dal Tex tradizionale, le storie successive sono riuscito a godermele completamente. Certo, è un Tex diverso. Emb?? Mi si indichino le Tavole della Legge texiana, dove sarebbero stampati in secula seculorum i riferimenti da seguire ossequiosamente per ogni cavalcata del nostro eroe. Fortunatamente invece tali Tavole esistono solo nella mente degli estimatori più irrigiditi (non sanno cosa si perdono), mentre il compianto Bonelli ha avuto spesso il coraggio di proporre alternative al modello standard, ed a mio parere l'accoppiata Segura-Ortiz ha rappresentato e rappresenta tuttora la più originale e forse anche la più riuscita di tali sporadiche alternative. Tra gli aspetti che storicamente apprezzo di più di tale coppia, e che nell'ultima storia sono in buona parte (non del tutto) rappresentati: - la trama non vive solamente sui binari che compongono la storia principale, ma sa uscirne per proporre quadretti di contorno, spesso significativi e capaci di colorare il contesto; offrono insomma vivacit? e realismo - il loro è un West crepuscolare, ruvido e ricchissimo di personalit?; in altri termini, terribilmente affascinante - i disegni sembrano ritagliati addosso alla storia, tanto da rendere difficile concepire la matita di Ortiz lontana dalla penna di Segura: scurissimi, cupi e graffianti come il contesto nel quale albergano - è un Tex apparentemente nichilista perchè privo di retorica e dialettica, eppure i valori che rappresenta sono sempre l', semplicemente si preferisce renderli meno espliciti - nessuno dei personaggi è mai banale, Tex in primis - non c'è pietà per il lettore: i personaggi che in qualsiasi altra storia texiana sopravviverebbero qui muoiono (vedi Puma Nero e compagnia) e nessun finale è mai davvero lieto - violenza e morte sono palpabili e la loro presenza è costante, restituendo così l'immagine di un West dove pietà e valori sono doni particolarmente rari e preziosi - l'Eroe sa essere tale senza bisogno di diventare superomistico - Tex è pieno zeppo di difetti Mi accorgo comunque che gran parte dei punti sopra, che a me paiono pregi perchè li interpreto nell'ottica di una storia che vuole dichiaratamente presentarsi alternativa nei confronti dei canoni standard, vengono invece vissuti alla stregua di inaccettabili bestemmie per chi non conosce altro Tex rispetto a quello infallibile e sempre pronto a brillare come unica stella del suo firmamento. A me invece ogni tanto (e sottolineo ogni tanto, visto che se seguo Tex da una vita è perchè mi piace fondamentalmente la sua figura tradizionale) stuzzica vedere un Tex più vicino a pregi e difetti dei comuni essere umani. Vederlo sbagliare e farsi sorprendere, vederlo meno magnetico del solito, al punto che i suoi compagni di viaggio non sempre vengono risucchiati dal suo carisma; soprattutto però, vederlo libero dalla necessit? di sbandierare ai 4 venti quanto sia buono e giusto. Senza autocelebrazioni, che invece ultimamente sembrano frequenti nelle comunque ottime storie di Boselli. D'altro canto, noto che col passare degli anni le storie Segura-Ortiz soffrono di un ritmo meno serrato e, pur rimanendo gradevolmente originali, non raggiungono i picchi di brillantezza dei loro Maxi migliori. Se fosse il loro ultimo albo Texiano, sarei profondamente dispiaciuto perchè significherebbe rinunciare all'unico Tex autenticamente "diverso"; e credo che, trattandosi di circa 1 albo ogni 2 anni, la cosa sarebbe rimasta accettabile anche per chi lo ritenesse troppo estremo.
  4. anakyn

    [593/595] La Mano Del Morto

    Purtroppo la mia impressione non è cambiata dopo aver letto il secondo e terzo albo: la storia mi ha piuttosto deluso rispetto alle aspettative sempre alte che mi suscitano i lavori di Boselli. Notevole la sequenza del treno, all'interno di un secondo albo che è il più interessante dei tre, grazie all'alternanza fra le sequenze d'azione di Tex/Carson e l'alone di mistero che circonda il percorso di Kit, scandito da un ritmo più lento. Il problema principale sono i disegni: Font punta molto sul dinamismo dei personaggi, ma il suo modo di rappresentarlo mi è indigesto; anche le espressioni facciali urtano parecchio le mie preferenze. Della sceneggiatura fila abbastanza bene l'intreccio, che pur se complesso viene snodato senza lasciare incongruenze n° dubbi. Ma i dialoghi, quelli proprio no: troppi, invadenti e fuori luogo (celebrativi persino nel mezzo di una scena d'azione potenzialmente drammatica), tranne quelle rare eccezioni dove prevale la sobrietà, come nel rapporto fra Kit Willer e l'indiano da lui catturato. Molta enfasi e poco realismo, ed alla fine il termine che meglio riassume il mio giudizio sulla storia è il seguente: artificiale.
  5. Non condivido che in piccola parte l'opinione di Wasted sul Boselli autore e su coloro che lo apprezzano, però devo dire che i suoi argomenti mi colpiscono, potranno non essere solidissimi ma non per questo meno forti, nel senso di intensamente descritti. A me Boselli piace molto (non sempre: l'ultima storia ad esempio non la sto apprezzando un granch?) non tanto per lo sfoggio di cultura (raro, spesso solo accennato) quanto per la capacità di innescare emotivit?; non tanto per gli intricati intrecci, quanto per le sinergie fra i personaggi che negli intrecci "vivono". Il didascalismo (si dice così? lo spero) in parte c'è, ma personalmente lo trovo un arricchimento e molto raramente una fonte di fastidio; in Boselli il fastidio mi deriva piuttosto da alcune uscite ad effetto spesso evitabili (anche in questo caso l'ultima storia in edicola è un buon esempio). Trovo fondate le critiche relative ad una certa pesantezza nei dialoghi e nelle situazioni: lacune che però emergono con evidenza solo quando il fulcro della storia non funziona, altrimenti vi si fondono con successo. E' un autore a cui piace il rischio, e non si accontenta di rielaborare meccanicamente le stesse dinamiche, per quanto brillanti esse siano: di conseguenza, può sfornare il capolavoro indimenticabile (come quello da poco riletto sulla raccolta di Repubblica, o il recentissimo Patagonia) e a volte rimanere intrappolato in un'infruttuosa ricerca di stupire. Per fortuna a mio parere la prima casistica è assai più frequente della seconda.
  6. anakyn

    [593/595] La Mano Del Morto

    Quest'ultimo Tex non mi è piaciuto, l'ho trovato verboso e poco ispirato: ho riscontrato quei (rari) difetti di Boselli che nella maggior parte dei casi o non ci sono, o vengono occultati dalle sue notevoli qualità, come la potenza emotiva e la coralità dei personaggi, che però in questa storia secondo me non stanno funzionando. I personaggi ci sono, ma non incidono, non "graffiano"; inoltre, trovo fuori luogo alcune frasi ad effetto abbastanza stonate (esempio: quell' "avrebbe vinto questa mano" riferito alle carte a terra come immediato commento alla morte di Wild Bill... boh). Notevole e molto cinematografico l'incipit nel passato, e non male la sequenza in solitaria di Carson nel ranch fuori città, ma la vicenda tende ad annacquarsi nella seconda parte, che scorre un p? statica. Buffalo Bill in questo primo albo sembra una macchietta un p? suonata che subisce il fascino della bottiglia: un ritratto assolutamente non all'altezza delle sue precedenti apparizioni, specialmente la prima (quella targata G. L. Bonelli, se non ricordo male), dove il suo spessore rivaleggiava con quello di Tex; questo aspetto mette una certa tristezza. Ci sono comunque le premesse per un prosieguo di ottimo livello, in primis la natura "aperta" degli aspetti fondamentali della vicenda: ecco perchè mi aspetto prenda quota nei prossimi due albi.
  7. anakyn

    [591/592] L' Uomo Di Baltimora

    SPOILER Volevo aggiungere un'annotazione su un particolare del finale che mi ha colpito, e cioè il parallelismo fra la descrizione del diverso carattere di Tex e Kit (svolta da Hodson), ed il loro altrettanto diverso comportamento nel salutare Hodson stesso al momento della partenza. Tex, uomo che per Hodson rimane in parte impenetrabile e comunque mai del tutto coinvolto affettivamente, con una stretta di mano; Kit invece, descritto come ragazzo schietto ed aperto, con un abbraccio. Non sarà un colpo di genio ma è comunque testimonianza dell'attenzione dell'autore per ogni aspetto e sequenza della storia.
  8. anakyn

    [591/592] L' Uomo Di Baltimora

    Storia memorabile, molto ben costruita razionalmente e non priva di picchi emotivi, come ad esempio Faraci è stato davvero in gamba (anzi: bravissimo) nel gestire una coralità di personaggi non eccessiva ma nondimeno complessa, i loro ruoli e le loro personalit?: non tanto sul fronte dei "cattivi" (i banditi), che attinge agli archetipi classici del West, quanto sull'altro, dove ha saputo sia inventare del tutto, con la figura assolutamente originale di Hodson, sia reinterpretare addirittura i personaggi cardine della serie, con Tex e Kit certamente non stravolti, ma enfatizzati in alcune peculiarit? del loro carattere e della loro fisicit? (specialmente il volto di Kit, dove il merito va ai disegni di Bruzzo) che solitamente passavano in secondo piano. Parlo di un Tex particolarmente duro e carismatico, e di un Kit particolarmente audace e indomito: tratti che non inventa certo Faraci, ma che l'autore esalta splendidamente non solo per mezzo della vicenda in sè, ma anche (e soprattutto) tramite l'uso intelligente del personaggio chiave della vicenda, quell "uomo di Baltimora" che, disegnando e narrando il West sulle orme di Tex, ci permette nemmeno troppo indirettamente di soffermarci su di esso un p? più a lungo del solito, e di mettere a fuoco chi è (cos'è), chi incontra (che personaggi popola), dove sta andando e perchè. E' proprio questo sguardo "metaletterario", rarissimo in un fumetto diretto e popolare come questo, che nel leggere Tex ci esorta ed induce a capirlo, il guizzo creativo principale della vicenda; e se alcuni (come il sottoscritto) lo apprezzeranno e lo conserveranno come un gioiello raro, altri probabilmente lo contesteranno in quanto lontano dalle presunte linee guida e dal fantomatico "spirito" del contesto Texiano. In ogni caso, Faraci ha dimostrato un bel coraggio nel proporre una storia così, e l'editore una notevole illuminazione nell'accettarla. Scendendo un p? più nei dettagli... Un ulteriore particolarit? della sceneggiatura sta nell'uso del flashback non come cardine dell'intera vicenda, bensì in forma minimale, come ulteriore pretesto metaletterario qui usato per mettere in rilievo la spericolata generosit? di Kit. Passando ad Hodson, egli è una figura che sia nelle caratteristiche sia nelle scelte di percorso viene sviluppata con una certa ambiguit? di fondo (ad esempio: l'abilità nell'uso delle armi in contrasto con il mestiere di scrittore), instillando nel lettore il sospetto che nasconda qualcosa (perchè segue sempre Tex, quasi ossessivamente?)... e al di l' di come vengono risolti il finale ed il personaggio stesso di Hodson (che si nutre di complessit?), questa scelta rappresenta un'ulteriore fonte di pathos e di interrogativi, cioè la materia prima con cui attrarre il lettore. Mi è poi piaciuta molto non solo la caratterizzazione di Tex e Kit ma anche il rapporto fra i due, emotivamente ricco ma senza quella soggezione del padre che spesso Kit dimostra nel fare le proprie scelte. Insomma qui abbiamo a che fare con un Kit maturo, deciso e pienamente responsabile, piuttosto diverso da quello parzialmente irrisolto visto ad esempio nel bellissimo "Patagonia": ma il discorso non va risolto in un mero confronto fra il Kit "forte" e quello "debole", preferendo il primo o il secondo, bensì nell'evidenziare la ricchezza e la differenza di stili che gli autori di Tex sanno mettere in campo. E se per certi versi tale ricchezza può disorientare, è mia opinione che se gestita bene (e dipende in particolare dall'editore/curatore) costituisca oggi più che mai un vantaggio decisivo per un fumetto che dopo 60 anni di vita è ancora in grado di rinnovare la propria pelle, rinfrescandola. Mi accorgo che non ho speso molte parole per i disegni: li ritengo molto belli, ben curati e con un bel contrasto, ed in particolare mi hanno colpito i tratti del viso di Kit (mi hanno un p? ricordato quelli di certi Dylan Dog), sebbene purtroppo si continui a non far risaltare il suo sangue indiano: è un peccato, ma non capisco se derivi da scelta editoriale o da difficolt? grafiche. Insomma: bravi tutti, e la conferma di aver trovato una sceneggiatore validissimo e dallo sguardo molto personale. Voto: 9 alla storia e 10 alle prospettive per il futuro, nella speranza che non rimanga una perla isolata.
  9. E' un'accoppiata che personalmente mi piace moltissimo, sebbene i loro lavori possano spaziare dal quasi flop al capolavoro. Soprattutto, credo siano assolutamente adatti l'uno all'altro: i disegni cupi e ruvidi di Ortiz valorizzano al massimo le sensazioni crepuscolari evocate da Segura, e viceversa. Sono uno di quegli appassionati Texiani che, pur apprezzando la tradizione, non ne sono condizionati al punto di fissare troppi paletti per definire quale dovrebbe essere il contesto/personaggio Tex, e dove invece comincia a "non essere più lui". Mi era capitato qualche tempo fa in un altro topic di indicare quali fossero per me le peculiarit? irrinunciabili di Tex, una sorta di Comandamenti che nessun autore dovrebbe tradire: Segura (al contrario di Bonelli padre e Boselli, a mio parere i più aderenti a tali canoni) è uno di quelli che maggiormente si prendono libertà, ma secondo me mai al punto di "andare oltre". Non sarebbe un'accoppiata molto adatta alla serie regolare, dove si sa quanto sia importante mantenere una linea narrativa e grafica abbastanza aderente alla tradizione, promuovendo tutt'al più cambiamenti graduali e non radicali: ma sui Maxi, che per un'azzeccatissima scelta editoriale rappresentano il principale terreno di sperimentazione Texiana (ancor più che i Texoni), li trovo adattissimi. Il loro West, i personaggi che lo affollano ed i valori da esso evocati si discostano da quelli prevalentemente dipinti sulle pagine di Tex, ed è forse per questo che molti non li digeriscono: Tex stesso sembra più nichilista rispetto all'eroe di grande caratura morale che siamo abituati a leggere sulle altre serie del fumetto. Parla meno ed è circondato da morte e violenza; guarda caso, però, continua a schierarsi dalla parte giusta, a proteggere gli indifesi e combattere i prepotenti. Delle loro storie, un paio le considero gioielli indimenticabili: "Il cacciatore di fossili", originalissimo, con personaggi strepitosi ed un grande affiatamento Tex/Carson, e "Il treno blindato", che riesce a fondere coralità dei personaggi (anche qui, alcuni sono unici), intreccio, intuizioni sbalorditive e scene di intensa emozionalit?.
  10. anakyn

    1 - Tex Willer Magazine

    Innanzitutto complimenti vivissimi a tutta la redazione, non solo per i contenuti della rivista ma anche per la gradevole veste grafica che avete fornito al Magazine. Ho sinora letto solo il primo articolo, quello su "Patagonia", e devo dire che la visione di chi l'ha scritto è particolarmente originale, sebbene spesso lontana dalla mia personale sensibilit? sulla storia, che nel complesso giudico assolutamente splendida. Ma alcuni rilievi testimoniano di una profondit? di analisi sorprendente, per quanto discutibile: mi riferisco in particolare a come sono state interpretate le figure di Kit Willer e Mendoza, con un approccio multi-sfaccettato e per nulla convenzionale. Il ritratto di Kit come ragazzo con problemi formativi e relazionali non credo corrisponda alla visione dell'autore, n° a come generalmente preferiscono vederlo i lettori di Tex, ma può essere indicativo di alcuni tratti del personaggio in parte nascosti, in parte mai esplicitati, e nondimeno presenti nella sua personalit?. Mi sento invece più distante dall'interpretazione della figura di Mendoza: d'accordo evidenziarne il carattere irrisolto e la debolezza che deriva da un'insicurezza nelle scelte da compiere (a cui fa contrasto la decisione di Tex nello schierarsi con gli indios), ma trovo meno giustificata l' "accusa" di opportunismo e codardia, e cioè in definitiva il ritenere che ogni sua scelta sia frutto di interessi personali. Credo invece che Mendoza sia stato dipinto come un personaggio fortemente combattuto, ma nondimeno ricco di valori e di una visione del bene purtroppo contrastante coi propri doveri "professionali"; il finale secondo me chiarisce bene, con la giusta carica di emotivit? e con espressioni tratteggiate da una mano di eccezionale sensibilit?, l'angosciante ma infine risolto groviglio di pulsioni al quale Mendoza ha dovuto a lungo far fronte, restituendoci un personaggio di notevole spessore anche se necessariamente ambiguo. Complimenti ancora.
  11. Se il termine "evoluzione" ti d' tanto fastidio, come te ne dava prima quello "tradizionalista", prova a sostituirlo con adattamento. Ai tempi che corrono, cioè il contesto in cui anche gli autori crescono, ed al pubblico, che a Tex d' da mangiare.
  12. Quoto me stesso perchè non posso più modificare il messaggio sopra... Volevo solo approfondire in breve: qui intendo la capacità di affrontare, accettandolo, il male minore, sapendo che ciò condurr? al bene maggiore. E' un valore di Tex che entra in gioco solo nelle storie complesse, dove il Nostro è un Eroe calato in un sistema dalle molte variabili e di interpretazione difficile, sia perchè richiede intelligenza sia per la fatica di accettare conseguenze negative. Tra le storie recenti, "Patagonia" è emblematica.
  13. Secondo me, la questione dipende da quali consideriamo, come lettori di Tex, i limiti invalicabili sui quali un autore non deve mai nemmeno permettersi di progettare una "scalata". Come limiti invalicabili intendo sia le caratteristiche fondative di Tex e dei personaggi principali (cioè ciò che fanno se si presenta la situazione X o Y) sia le non-caratteristiche dello stesso Tex (cioè ciò che lui ed i pards NON farebbero mai nelle situazioni X o Y). Sono tali fattori uniti al contesto d'azione, a mio parere, che distinguono un fumetto dagli altri. Oltretutto, prendere tutto ciò come principale strumento di giudizio di un autore ci aiuta (forse, in parte) a ragionare in termini più concreti, sebbene non ancora oggettivi. Tra le caratteristiche-SI' di Tex ci metto, tra altre che al momento dimenticher?: - non tirarsi mai indietro di fronte ad un ingiustizia (indipendentemente se intenda risolverla a testa bassa o con un piano sofisticato... tra i punti chiave a mio giudizio non rientra il metodo, ma solo la volont? di agire) - sacrificare sè stesso piuttosto che veder cadere un suo compagno - possedere una visione ampia del Bene (cioè saper riconoscere, in una situazione complessa, la strada che porta al "bene maggiore") - manifestare un carisma straordinario a chi gli sta attorno Tra le caratteristiche-NO (come NON si comporterebbe mai) elenco: - innamorarsi dopo la morte di Lilyth - dubitare del proprio universo di valori (una sorta di coscienza tesa al nichilismo, che è invece presente in alcuni fumetti moderni) - derogare al rigore morale per ragioni opportunistiche Oltre a ciò, va rispettato il contesto western, pistole, saloons, cowboys, soldati e indiani; miscelare con una buona storia ed ecco servito Tex. Sinch? un autore si mantiene dentro i binari sopra esposti, per rimane a tutti gli effetti un autore di Tex, e mai mi permetterei di considerarlo diverso da tale. Potr? piacermi più o meno degli altri, ma rimarr? comunque fedele al personaggio. Crepuscolare o solare, impulsivo o razionale, burlone o serio, sempre Tex rimane, ed è anzi bello vederlo cambiare perchè in qualche modo si avvicina, pur rimanendo "oltre", a noi che lo leggiamo e che come lui, ogni giorno ed ogni situazione possiamo viverla in modo diverso, senza per questo disconoscerci quando ci guardiamo allo specchio. Ora, dei "Comandamenti" di cui sopra, secondo me solo l'ultimo Nizzi ha infranto qualcosa, nella misura in cui il suo Tex appare stanco, rigido, talvolta più a suo agio con la Legge che con la Giustizia. Ma riguarda uno sceneggiatore a sua volta evidentemente stanco, e per questo non cambia la mia opinione su Nizzi, che complessivamente ritengo un autore splendido, ricco e di grande personalit?, oltre che probabilmente colui che ha salvato Tex dall'oblio dopo la morte di Bonelli padre. Nolitta è quello che forse ha rischiato di più (senza però scivolare), lambendo il confine tra l'incrollabile volont? di Tex e l'insicurezza che lo assale in alcune situazioni: per questo ritengo che il suo Tex sia il più originale nel carattere. Del resto a me le prime storie di Nolitta piacciono tantissimo, per cui quel lieve senso di disagio nel percepire un così netto distacco dal Tex originario se ne va molto presto nel proseguire delle sue storie. Boselli è probabilmente colui che enfatizza maggiormente i canoni fondamentali descritti sopra, ma non per questo significa necessariamente che sia (stato) il migliore, perchè per scrivere una buona storia bisogna calibrare anche altri aspetti secondari, sui quali magari altri autori hanno qualcosa in più (penso alla leggerezza e l'ironia di Nizzi, che invece cedeva un p? sul fattore Carisma). Gli altri hanno personalizzato senza demolire le fondamenta, compresi sceneggiatori minori ma piuttosto radicali come Segura, nelle cui storie apprezzo la sovraesposizione di violenza (sinch? è sporadica sui Maxi, dovesse filtrare anche alla serie regolare sarebbe un problema), la perenne sensazione di cupezza ed il legame solidissimo fra Tex e Carson. Di GL Bonelli ovviamente non parlo, è chiaro che lui è aderente al 100% avendo inventato il personaggio: ma anche qui e come per Boselli, non significa per forza essere il Migliore. Insomma, ad oggi io trovo che Tex non sia mai stato stravolto, e rimanga lo stesso personaggio di 60 anni fa; non a caso quelli che allora erano ragazzini lo leggono più numerosi dei ragazzini attuali. Chiaro che le opinioni cominciano a differire dalla mia nella misura in cui si accresce la mole di regole "sine qua non", senza le quali la sensibilit? del lettore non vede più Tex stampato sulla carta, ma solo un suo clone.
  14. anakyn

    Un Nuovo Amico Per Tex

    Son sicuro di essere condizionato dal fatto che "La congiura" è storicamente la mia storia preferita di Tex, e che il Barbanera di Villa più che un semplice personaggio è un'autentica miniera di espressioni e dinamismo, però anch'io voto per la terza opzione: il salto della barricata. Ma proprio per i motivi di cui sopra, vorrei in primo luogo che Barbanera venisse tolto dalla naftalina... è evidente che sta ancora insultando i propri mozzi sulle onde di qualche mare in tempesta, perchè non far collidere quell'onda con Tex?Se anche Boselli non avesse stimoli nel riprenderlo (come mi pare abbia scritto), beh... non esiste mica solo Boselli... oltre alle nuove leve, c'è pure un certo Nizzi che potrebbe lasciare col botto... no?
  15. Interessantissimo sviluppo potenziale, ma non per Tex, assolutamente. Il Nostro è legato in modo troppo intenso ed integerrimo ad alcuni valori (nel caso del personaggio in sè) e dinamiche (se consideriamo gli intrecci delle storie) da poterne stravolgere in modo così netto i canoni. Qui non si tratta di un Barbanera che in fondo non aveva accoppato nessuno, ed oltretutto aveva esplicitamente attratto un pizzico di simpatia da parte dei "buoni" già quand'era un "cattivo"... no, qui si parla di uno spietato, fanatico assassino assetato di vendetta e gonfio di egoismo, senza quasi più umanit? n° onore residui. Combattere al suo fianco poteva starci, specie se di mezzo ci fosse stato qualche vincolo esterno e fortissimo su Tex (un ricatto, un ostaggio, ecc...), ma schierarsi dalla sua parte, e cioè simpatizzare per la causa di uno che ha versato fiumi di sangue e terrore, questo proprio no: sarebbe stata un'autentica rivoluzione per Tex, assolutamente unica e mai vista in precedenza. Per l'eventuale lettore, non si sarebbe trattato di apertura verso il personaggio ma proprio di un personaggio diverso. Quindi un plot (molto) apprezzabile in generale, ma del tutto alieno a Tex. ... anche se, alla luce di come (da lettori) abbiamo dovuto salutare la Tigre Nera, si potrebbe covare qualche rimpianto per non aver osato una sceneggiatura più coraggiosa.
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