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Don Fabio Esqueda

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Tutto il contenuto pubblicato da Don Fabio Esqueda

  1. In un blog dove si spacca in quattro un semplice filo d'erba (=grande merito dei commenti!), il passare sotto silenzio (o quasi....) l'ERRORACCIO del disegnatore, significa che la lobby interna funziona a meraviglia. In questo caso, purtroppo, nemmeno l'intervento del Settimo Cavalleria di stanza ad Arezzo potrebbe lenire lo sconforto. A mio giudizio, questo sfortunato episodio dimostra che questa volta TUTTI quanti in redazione abbiano avuto voce in capitolo nei controlli si sono dimostrati assolutamente APPROSSIMATIVI. Io sinceramente l'erroraccio come lo chiami tu, non l'ho neanche notato. Probabilmente mi è sfuggito o ero distratto, comunque non ci vedo tutto questo scandalo, all'epoca di Galep c'erano personaggi che da una vignetta all'altra avevano i capelli lunghi o rasati, avevano la barba e la perdevano, poi tornava. Non è certo da questi dettagli che valuto una storia - e questa finora mi ha lasciato piuttosto interdetto, per varie ragioni di cui parlerò ad avventura completata - ma onestamente il paragone di Sam mi sembra alquanto improprio: erano anni in cui Galep e lo stesso GLB non avevano il tempo praticamente di mangiare e dormire, in cui era sempre buona la prima (vignetta). Oggi è tutto diverso, c'è una redazione ampia, spazio e tempo per revisioni, etc, e dunque francamente certi errori lasciano con la sensazione di un lavoro svolto con poca cura.
  2. Speriamo che non sia rimasto tu vittima di un pesce d'aprile, Sam... ma se fosse vero, che goduria!!!
  3. Don Fabio Esqueda

    Il Denaro Di Tex

    Io invece credo che la discussione sarebbe stata interessante. Peccato sia stata creata solo per rompere ad arte i cosiddetti. Tempo fa, in occasione del sondaggio sul miglior disegnatore texiano, risposi in modo duro a John Deere; in seguito mi pentii, ipotizzando di essermi sbagliato sulle sue intenzioni, ma ora mi accorgo che ci avevo visto giusto. Che senso ha perdere il proprio tempo rompendo il cazzo agli altri? Si vive una volta sola, e il proprio tempo andrebbe speso meglio. A maggior ragione, se un (molto presunto) esperto di Tex non sa che, con l'oro dei Navajo, è stato ricostruito il raso al suolo Fort Defiance: Sangue navajo canta.
  4. Don Fabio Esqueda

    [Texone N. 29] L'orda Del Tramonto

    Letta anch'io, e sono un po' diviso. Pregi e difetti. Ruju dimostra personalit? nel soggetto, gestisce bene i due pard, imprime un ottimo ritmo al racconto (serrato senza essere accelerato) anche grazie a dialoghi ottimamente calibrati, crea un alone di fascino misterioso su Vladar - l'apertura, con il nemico che appare e scompare sulla collina, è magnifica - e sul Principe Florian. Molto efficace l'uso dell'elemento violento, molto presente ma mai fine a sè stesso. Roi, che fino a ieri non conoscevo, sceglie di mantenere uno stile espressionista. Sorge il dubbio che dietro ciò ci sia poca cura - Tex e Carson, ma anche gli altri personaggi, sono spesso talmente abbozzati da non essere riconoscibili - ma, anche considerando i presupposti per cui la collana dei texoni è nata e le tinte gotiche della storia, è una scelta che risulta efficace. Ad un certo punto IMHO la storia tuttavia perde mordente, con Ruju che non riesce assolutamente a sviluppare le psicologie degli antagonisti: da dove nasce la sete di sangue di Vladar, da dove la brama di potere di Florian° Quella che sembrava una sfida tra Highlander si risolve in una del tutto improbabile truffa. Altro che personaggi ben riusciti, si rivelano montagne che partoriscono il classico topolino. E ancora: del tutto inconsistente la figura di Zaira, le cui arti divinatorie tanto decantate si perdono in una spiegazione ad uso e consumo dei pard e del lettore. Il finale, con la doppia resurrezione di Vladar, rasenta, o meglio raggiunge in pieno, l'assurdo: possibile che nessuno, e specialmente Tex nel secondo caso, si accorga che il nostro è ancora vivo e vegeto? Si potrebbe aprire la consueta discussione sulla sospensione dell'incredulità, e io vi dico che c'è una fantasia credibile e una fantasia non credibile. La chiusura ad effetto, peraltro, non è neppure efficace (che fine fanno gli altri personaggià), ed è texiana quanto io, per citare un noto film di Leone, sono il nipote di Lincoln. Voti difficili, come sempre quando bisogna mediare tra estremi. Ad ogni modo, in sintesi: Soggetto: 6,5Sceneggiatura: 6Disegni: 6,5 Complessivo in stelle: 3/6 ** Ho scelto una modifica nella scala del mio giudizio complessivo: da cinque stelle passo a sei. Colpa di Grillo?
  5. Bisogna distinguere: ci sono storie non ambientate nel Grande Nord in cui la neve ha un ruolo fondamentale - e, in aggiunta all'ottimo elenco di Pedro, citerei anche Il ragazzo selvaggio (nn.317-319) e Il segno di Cruzado (nn.242-245) - e al contrario storie in cui la neve o è assente o ha poca rilevanza narrativa, seppur ambientate tra gli Stati Uniti settentrionali e il Canada. A questo secondo proposito possiamo citare Il grande re (nn.53-55) e La strage di Red Hill (nn.431-435). Edito: la neve è forse la vera protagonista di Missione a Boston (nn.414-416).
  6. Don Fabio Esqueda

    8 - Tex Willer Magazine

    Ho provato anche con Chrome, e stessa cosa degli altri browser...
  7. Capelli, posso essere franco? Beh, domanda retorica, ma franco sarà. Io non sono certamente un boselliano, per quanto, soprattutto col tempo, abbia imparato ad apprezzarne molto alcune qualità: sopratutto, una scrittura molto cinematografica. Sono in arretrato di quasi un anno con gli inediti e dunque non ho ancora letto la storia in questione, ma, al di l' dell'assurdit? del giudicare senza aver letto, mi sembra che in fondo ti piaccia recitare sempre un po' la parte del classico brontolone insoddisfatto. Anch'io preferisco i grandi classici ai giorni nostri, ma cerco di analizzare ogni storia in modo aperto, senza partire alla caccia del difetto come ho la sensazione tu, magari inconsciamente, faccia. E ci sta perfettamente il brontolare quando il brontolio ha la sua ragion d'essere, ma ci sta anche il commento positivo quando ne ha altrettanta. Non ti ho mai visto commentare una storia quando il commento sarebbe positivo, vecchia o nuova che sia, ma solo intervenire quando c'è da protestare. Tant'? che ormai mi aspetto dai tuoi messaggi solo "sgrunt", :malediz... , :shock: , :fumo: , "Boselli no, Nizzi no", etc. Che palle, scusa la franchezza, e te lo dice uno che quando c'è da andare già duri con la critiche non si risparmia di certo! Non ti annoia interpretare sempre lo stesso personaggio, francamente un po' macchiettistico, del brontolone suddetto alla Stumpy? Io preferirei, nel leggere i tuoi post, più propositivit?!P. S. Scusa per i toni un po' duri. Ti assicuro che non corrispondono ad antipatia nei tuoi confronti, ma al desiderio di poter confrontarmi davvero con le tue idee, e non col "vecchietto del west" che ti sei costruito addosso!
  8. Don Fabio Esqueda

    [21] [Almanacco 2014] I Rapitori

    Leo, qui si apre un problema filosofico complessissimo. Facendola breve, io sono convinto che un'opera abbia valore solo in relazione a un soggetto che ve ne attribuisce. Un soggetto che, inevitabilmente, ha i suoi filtri. Giudicare l'opera e non l'autore? Non ho mai capito cosa ciò significhi: l'opera è un prodotto mentale, e valutando l'opera non posso che valutare la mente del suo creatore. Quanto al valutare l'opera in sè, senza relazionarla alle altre e a tutte le variabili, mi sembra, più che semplicemente riduttivo, anche impossibile. Se la storia l'avesse scritta Boselli (sul quale peraltro io ho più dubbi di te)? Non so, è un discorso infattibile. Quello che posso dire è che - in questo momento - quello che mi aspettavo da Faraci era personalit?, e la personalit? era il mio primo criterio. E' mancata e ne è conseguito il 5. Se l'avesse scritta Boselli, su cui ho dubbi ma che certamente non difetta in tal senso, i miei criteri di giudizio sarebbero stati inevitabilmente diversi. Com'? giusto che sia!Infine, sul discorso delle 110 pagine, con l'assoluta simpatia che ho nei tuoi confronti, continuo a non condividere il tuo punto di vista: lo spessore lirico di un racconto per me non ha la bench? minima relazione con il suo numero di pagine.
  9. Don Fabio Esqueda

    [21] [Almanacco 2014] I Rapitori

    Io invece credo, Don Fabio, che la storia si debba giudicare per quello che essa ?, e non rapportandola all'opera complessiva dell'autore. In questo senso, secondo me avresti potuto riconoscerle quel 6/6,5 che pure ti sentivi di darle. Leo, io invece difendo il criterio per cui ho dato 5. Perchè? Perchè io credo che il valore di una storia - ma in generale di qualsiasi opera - non sia assoluto, ma dipenda da molteplici variabili, tra cui - fondamentale - la prospettiva di chi giudica. E in tal senso, una storia leggera come questa l'avrei fatta passare a un autore che avesse già dimostrato di saper lavorare sull'universo Tex con idee, tempra e personalit?, non a Faraci.
  10. Don Fabio Esqueda

    [21] [Almanacco 2014] I Rapitori

    Ci tengo a spiegare il mio 5 - che son stato tentato di far diventare 4,5 - a soggetto e sceneggiatura. In effetti, come detto da Havasu e da altri, la storia in sè ha la sua fluidità e risulta leggibile: le avrei dato 6, o persino mezzo voto in più, se non fosse inevitabile considerare una storia in rapporto alle altre di un autore. E cosa se ne può evincere? Che Faraci scrive delle storielle senza sale - altro che certi riempitivi di GLB, che riempitivi erano ma molto gustosi - dimostrando pochissimo carattere nell'affrontare il personaggio. Qualcuno ha fatto riferimento ai "Bang Bang" più calibrati che altrove, ma questo è per me spiegabile col fatto che le pagine erano 110; fossero state il doppio, avremmo avuto la solita azione fine a sè stessa di tante altre storie, tra cui la stessa Sotto scorta da tanti lodata. Storie dal fiato corto, cortissimo, senza la capacità di creare personaggi forti o anche grandi narrazioni corali. Ogni volta c'è un capobanda che fa fuori uno degli accoliti, solo per convincere il lettore che sè, siamo di fronte ad avversari temibili ed efferati, senza minimamente essere capace di crearne una psicologia; ogni volta un inseguimento, che Tex sia lepre o cacciatore; ogni volta la ripresa di formule GLBonelliane, sempre in modo artefatto. Faccio notare che Boselli esord' con Il passato di Carson, Nizzi scrisse Fuga da Anderville come quinta storia: storie che vanno al cuore dei personaggi, dell'universo di Tex. Faraci di storie per il nostro ranger ne avrà scritte ormai una quindicina: è arrivato il momento di tirar fuori non dico un capolavoro come le due suddette, ma racconti di carattere e dunque soluzioni più varie. P. S. Un benvenuto a Conde Claros.
  11. Don Fabio Esqueda

    [21] [Almanacco 2014] I Rapitori

    Ho appena terminato la lettura. E' secondo me priva di due difetti tipici di Faraci: spiegazionismi, qui quantomeno attenuati, e passaggi totalmente inverosimili. E questo rende la lettura più fluida. In tal senso, il confronto con altre storie dell'autore milanese è positivo. Ciò detto e specificato, dopo più di dieci storie - vado a spanne: pigro come sono lascio ad altri la ricerca del dato ufficiale - mi è impossibile non constatare la totale mancanza di personalit? dell'autore nell'approccio a un personaggio come Tex, che ne richiederebbe in quantit? industriale. Non è una storia brutta, ma è inutile. Come sempre, Faraci cerca di convincere il lettore della pericolosit? e dell'efferatezza degli antagonisti con la scena cruenta dell'uccisione di un complice da parte del capo, senza essere capace di infondervi il minimo spessore psicologico. Il tutto peraltro stride - e ripeto quanto detto o pensato a riguardo di almeno altre tre storie - con i comportamenti da rubagalline dei componenti la banda, capaci solo di organizzare una poco credibile estorsione. Anche per quanto riguarda Tex, è vero che il ranger non fa brutte figure, ma è scambiato per un semplice segugio e pistolero infallibile (anche troppo: il finale è il solito tirassegno): dello spaccone simpatico di GLB, ma anche del primo Nizzi e talvolta anche di Boselli e Nolitta, non c'è traccia. Peraltro, mi hanno infastidito le gocce di sudore sul suo volto in alcune sequenze: non so se sia stata una precisa indicazione di Faraci o farina del sacco di Suarez (prova grandiosa, viceversa), ma rende male il personaggio, che non è un emotivo. Quanto ai compagni di avventura di Tex, beneficiati, come fatto già notare da Sam, da un culo più che discreto, sembrano anch'essi messi l' senza un perchè. Il poco spazio a disposizione può essere una scusante? Non lo credo affatto. Anche perchè, per quanto mi riguarda, lo spessore lirico di un racconto non si misura certo dal suo numero di pagine. Semmai, è una fortuna per Faraci: senza idee è più facile raggiungere tavola 110 che tavola 220. Insomma, serve un cambio di marcia: vedremo se con il nuovo corso preannunciato dall'autore ci saranno dei passi avanti. Sudore a parte, la prova di Suarez è al contrario IMHO molto convincente. La sua interpretazione di Tex, pur debitrice di molti modelli, è personale, ma allo stesso tempo estremamente efficace (vedasi i due primi piani di pag.91). A tratti mi ricorda quella di Kubert. D'altre parte, sono magnifici anche i paesaggi (prima vignetta a pag.86, ad esempio): è grandiosa l'attenzione ai particolari, degna delle grandi storie del primo Ticci, ma sempre tenendo a fuoco i personaggi e l'azione. Insomma, in sintesi:Soggetto: 5Sceneggiatura: 5Disegni: 10Complessivo: **/*****
  12. Che si tratti di Golden Pass, dove due ragazzini tendono un agguato a Tex e Carson per rifarsi - se non erro - di quanto perso al tavolo da gioco? Ricomparendo nel finale, quando la penna è passata da Nolitta a Boselli, rimettendoci - sempre se non erro - la pelle. Altra possibilità potrebbe essere l'inizio di Fuoco incrociato, quando due giovani e inesperti - ma diversi nel carattere: l'uno deciso, l'altro più insicuro e pavido - killer provano, senza successo, a far fuori i due rangers in versione segugi.
  13. La storia in questione è Il laccio nero (nn.171 - 175), cui ti ha già accennato Ely. E' ambientata proprio a Frisco coi disegni di un Letteri in grandissima forma. Sempre di Letteri, e sempre con avversari "color limone" , è la bellissima Chinatown! (nn.109 - 113). Quest'ultima è ambientata a Texas City e vede il ritorno di due personaggi già visti ne Il sicario (nn.46 - 47): Tip Durbin e Rudy Nilsen. La prima storica avventura che vede protagonista una thong è tuttavia I sicari del Drago (nn. 4 - 5), che alcuni - non io - considerano un unicum con La banda del Rosso (n. 4). Per quanto riguarda il Voodoo, è imperdibile Il figlio di Mefisto (nn. 125 - 128), sebbene probabilmente si discosti dal genere di cui hai chiesto informazioni. Stessa cosa si può dire de Il marchio di Satana, in cui Tex e Carson si trovano ad affrontare un'intera città in mano ad una setta di satanisti. Per il momento, direi che puoi partire da queste.
  14. E' una storia che non leggevo da un secolo. Ha due grandi pregi, peraltro comuni a quasi tutte le storie di GLB: è avvincente e irresistibilmente divertente. Le scene della sparatoria sul ponte - ricordata da Nizzi ne Gli strangolatori - e della battaglia nel covo di Wang sono memorabili, così come quella della tortura della "porta delle mille felicit?", che neppure il laido Don Manuel Espinosa riesce a sopportare, ottenendo dal suo socio cinese (classico sodalizio criminale sui generis GLBonelliano tra gialli e messicani o gringos) la fine del supplizio (non che poi ai condannati vada meglio: mangiati vivi dai ratti nelle fogne ). Si respira un'aria sempre scanzonata, con il culmine nella creazione della "Cooperativa della buona fratellanza", con tanto di strepitoso acronimo: naturalmente il "presidente" è un gambler, quella simpatica canaglia di Rudy Nilsen, che torner? con Tip Durbin in Chinatown. Ancora, è strepitoso lo scambio tra Tex e lo stesso Rudy, quando all'offerta del ranger di "collaborazione" il baro si chiede: "Come aiutante becchino?" Devo però essere sincero: a questi pregi si uniscono anche dei difetti. Il primo, già ben evidenziato da Paco, è nel ruolo defilato dei tre pard, pur sempre validissimi nell'azione. Il secondo - ed è detto da uno che adora il Tex dai modi spicci, più bandito che uomo di legge - è nel comportamento del ranger, qui spesso arrogante senza un buon motivo (vedasi il pizzo sui giocatori d'azzardo). La cosa mi risulta piuttosto sgradevole. Qualche altra notazione: - Il fascino di queste storie dell'epoca coi cinesi è anche nel fatto che oggi non potrebbero essere scritte. E' cambiato il mondo, le persone e la comunicazione viaggiano velocissime, e insomma la Cina non è più la terra segreta, lontana e misteriosa di un tempo: al di l' delle polemiche che inevitabilmente si scatenerebbero e dei comprensibili timori della casa editrice, penso che per l'autore di oggi una tale verve politicamente scorretta sarebbe innaturale. - Guardate la penultima vignetta a pag.99 del primo albo: è chiaramente il volto di Tex della copertina del n.386. Facile quindi immaginare che quest'ultima sia il frutto di un collage: del resto, a quell'epoca Galep era allo stremo delle forze e specialmente in grave difficolt? sui volti. - A quanto ci è dato sapere, a meno che mi sia perso qualche passaggio, Tex è tuttora proprietario del saloon "Longhorn", acquistato peraltro in modo assai particolare. Quindi, oltre allo stipendio da ranger e agente indiano, e all'oro dei monti Navajo, c'è un'altra fonte di reddito per il nostro. Chissà quanto gli rende! - Interessante la figura dello sceriffo McFergus, uomo retto ma poco coraggioso, così come l'atteggiamento di Tip Durbin nei suoi confronti: non c'è stima ma certamente un forte rispetto. - I disegni di Galep, qui aiutato da Uggeri, sono sempre di grande qualità e fascino. - Don Diego Navarrete, il caudillo protagonista di Uccidere o morire (nn. 223 - 226), sempre creato graficamente da Galep, ricorda nettamente nei tratti fisici e caratteriali Don Manuel Espinosa. I miei voti: Soggetto: 7,5 Sceneggiatura: 7,5 Disegni: 8 Sintetico in stelline: ***/*****
  15. Ho letto quell'intervento di Borden e lo riporto di seguito. Riferendfosi a La Congiura Boselli dice: Quindi Boselli la definisce una bella storia e non passabile. E poi quando si chiede quante volte Nizzi abbia sceneggiato a quel livello non fa che ingrandire ulteriormente la grandezza della storia: cioè Boselli dice, a mio parere, che la storia era davvero sceneggiata alla grande, ad un livello quasi irripetibile, tanto che Nizzi ha raggiunto quel livello poche altre volte (e d'altronde questo è il concetto di capolavoro). Credo quindi che il concetto espresso da Borden fosse ben diverso. Inoltre, perchè Borden non può dare un suo giudizio su una storia come Athabaska Lake? Non è certo lesa maest?... io sono un grande estimatore di Nizzi, ma anche per me quella storia è mediocre: posso esprimerlo? E perchè Borden non dovrebbe farlo? Beh, Leo, è evidente che il tono del messaggio di Boselli sia tutto fuorch? un elogio a Nizzi: Boselli ingrandir? anche il valore di La congiura (che IMHO è una storia di grande livello, ma che non tocca i vertici di altre), ma diminuisce quello di tante altre storie bellissime. Inutile nascondersi che - ed è una cosa emersa in svariate circostanze - tra i due autori il rapporto non sia buono. Me ne posso dispiacere, ma è normale nella vita che sia così: a tutti noi qualcuno è simpatico, qualcuno sta sul cazzo.
  16. Sul cancellare non sono d'accordo, John. Lo sono sullo spostare la discussione e sul fatto che i post di Pietro siano scritti con un italiano corretto e con toni meno irruenti.
  17. Pietro, permettimi di dire due cose preliminari: la prima è che siamo clamorosamente off topic e sarebbe il caso che qualche moderatore spostasse la discussione; la seconda è che, francamente, si fa molta fatica a leggere i tuoi post: la punteggiatura non è un orpello, ma qualcosa con cui si costruisce la frase e la si rende comprensibile agli altri. Venendo alla sostanza, io non sono certamente un accanito sostenitore di Boselli, anche se alcune storie mi sono piaciute molto e consideri alcune assoluti capolavori (tra cui Il passato di Carson...). In ogni caso, rimandando la discussione a spazi più consoni di questo, posso dire che, se Boselli ha affermato quanto dici sul forum di Dampyr a riguardo della carriera di Nizzi, non lo condivido per nulla; mentre sono un po' più d'accordo sullo specifico di Athabaska Lake, che non reputo mediocre ma in cui comunque vedo difetti del tutto alieni dal primo Nizzi. Quanto al discorso sulla complicità tra i pard, anche secondo me talvolta (ma assolutamente non nell'ultima storia) Boselli è stato un po' freddo. E in questo senso con Nizzi mi son sempre trovato più "a casa". E tuttavia è vero che, specialmente dopo la crisi - che risale al '92, tra scrittura e pubblicazione di una storia passa tempo! - letteraria, ha talvolta esagerato nel rendere Carson spalla comica. Talvolta, s'intende.
  18. Pietro, per parlare in modo specifico di questa storia dovrei rileggerla. Ricordo che non ne sono stato entusiasta, sebbene non mi sia neppure dispiaciuta in toto. A livello generale, io sono stato spesso molto critico con Boselli, anche se da un po' di tempo, grazie alla lettura o rilettura di alcune sue storie (i texoni di Venturi e Font, Spedizione in Messico, I sabotatori e Il segreto del Giudice Bean, che mi è piaciuta molto), la mia posizione è piuttosto mutata. Su questo forum, a parte qualche eccezione (e comunque eccezioni che hanno la piena legittimit? di essere espresse), non mi sembra che siano molto diffusi i giudizi negativi su Nizzi. Posso solo esprimermi per quanto mi concerne: agli inizi, e per molti anni in solitaria, Nizzi per me ha scritto un Tex magnifico. E soprattutto sempre riconoscibile come Tex. Poi, in seguito alla crisi, ho la sensazione che si sia intestardito a riannodare i fili con il personaggio, fili di cui tuttavia aveva un po' perso il controllo. Ad esempio, non ho compreso il perchè abbia continuato a sceneggiare su soggetti altrui, quando, per stessa dichiarazione dell'autore, era stanco e con poche idee. Questo però non significa che se Nizzi ha scritto storie francamente pessime come I fratelli Donegan perdano di valore storie magnifiche come Fuga da Anderville, Furia rossa o La ballata di Zeke Colter!
  19. Ho capito il tuo punto di vista, ma il mio è proprio differente. A meno ovviamente che le forzature siano buffonate in stile Ukasi o Hamatsa - che paiono tanto poco credibili da essere ridicole - non vi do troppo peso. Mentre do molta importanza al sapore della storia, e qui ho respirato l'aria scanzonata del Tex dei bei tempi: quella genuina e casereccia che mi è spesso mancata nel Tex di oggi.
  20. Non posso negare che alcune delle incongruenze segnalate da Leo siano in effetti presenti: in particolare, possiamo dire che la liberazione di Moon è perfettamente inutile. Detto questo, posso dire che non è certo questo a farmi gradire o sgradire una storia. E questa, da parte di un autore che altre volte ho sentito artificioso, ha il più tipico dei pregi del "vecchio Tex": un'ironia genuina. E' sottile, deliziosamente sotto le righe. E questo mi basta e avanza: uno dei due 10 è mio.
  21. Una delle storie più belle degli ultimi anni, a mio parere, più giocata sulle atmosfere - rese in modo eccezionale da Frisenda, capace di costruire uno splendido West a metà tra classico e crepuscolare - e sui personaggi che non sull'azione, pur se presente e ben gestita. Tex e Carson sono perfetti, abili nel fare ma anche amici scanzonati. Per certi versi più banditi che uomini di legge, come piace a me, ed è stata una bella sorpresa rivedere fiammiferi tra le dita e parole come "... se questo sacco d'immondizia non si decide a dirmi la verità, giuro che gli farà saltare i denti che gli restano e che dovr? ingoiare le pietanze con l'imbuto!": modi di fare e parlare che sono sostanza, e non mera forma, dei due pard. Accanto a loro, davvero felice il ritorno di Roy Bean, nei confronti del quale Boselli ha sempre uno sguardo affettuoso. Non c'è mai il buonismo artefatto che ho avvertito in sue altre storie. Sorta di fuorilegge bonario in un mondo in cui la legge non si sa bene cosa sia, vive dei suoi sogni fino a rendersi conto, nel geniale finale, che in fondo sogni erano. "Ormai sarà tornata in Europa, dai suoi duchi e granduchi... ma sarà per la prossima volta!", commenta con aria disincantata. Non amara. E qui mi ha ricordato un personaggio delizioso come Zeke Colter. Del nostro giudice si sorride, come fa Carson nello spassoso dialogo con Tex sulla strada verso Rio Escondido. Ma non si ride, e Frisenda è magnifico nell'infondere umanit? nel suo personaggio, così come nelle altre figure. Insomma, una prova di grande spessore dell'artista milanese, che sembra proprio omaggiare alcuni colleghi: la semi-soggettiva di Carson a pag.62 (primo albo) è ripresa da Villa, che nella cover de La grande invasione aveva a sua volta omaggiato John Ford; l'ultima immagine di pag.40, sempre nel primo albo, non mi risulta nuova, anche se ora mi sfugge il possibile riferimento; infine, anche il Carson di pag.73 mi sembra ripreso nella postura da qualche riferimento texiano (Capitanio?). In sintesi trapper.gif : Soggetto: 9 Sceneggiatura: 10 Disegni: 10 Giudizio complessivo in stelline: *****/*****
  22. E' una storia che non leggevo da molto tempo e che ricordavo poco. Non è priva di difetti, ma allo stesso tempo presenta spunti interessanti e un finale - violentissimo, simile a quello di Squali! - di primo livello. La trama è un po' contorta e ci sono un po' di incongruenze (incomprensibile ad esempio il secondo attentato a Linda Dayton: Whitney era già stato riconosciuto) e forzature (Crandall che imbecca i pard verso Li Wong con una confessione nel delirio; scena simile peraltro a quella di L'ombra del patibolo, in cui Clay Heber ferito mette sulla strada giusta i nostri). E' però interessante questa struttura poliziesca - ottima la definizione di Kerzakhov - quasi una partita a scacchi tra i vari complici, ed emergono personaggi ambigui di un certo spessore (specialmente lo sceriffo Walsen, del cui coinvolgimento Tex non si convince inizialmente). A questa struttura poliziesca corrisponde anche un atteggiamento del nostro ranger che ricorda più quello tipico di Nizzi che dello stesso Gian Luigi Bonelli: ovvero del detective, il cui fine ultimo è dipanare la matassa sul tragico destino di Dayton padre. Ci riesce a dire il vero solo con il provvidenziale aiuto di Li Wong, e sbagliando in precedenza alcune mosse (i pard si fanno fregare sul tempo sia con Velasco che con Morgan). Le scene finali, dal ritrovamento dei cadaveri nella missione al linciaggio di Crandall, sono violentissime e di grande presa, e costituiscono forse il maggior punto di forza della storia. Notevole IMHO - e qui la penso molto diversamente da John Walcott: la fanciulla dimostra coraggio ma poi sviene quando ha la certezza sulla sorte del padre: cosa ci può essere di strano? - è qui il ruolo della giovane Linda, che prova orrore anche nel vedere Crandall, che pure del padre era stato il carnefice, impiccato: c'è molta dignit? e umanit? in questa ragazza. Disegni di Nicol' - aiutato da Gamba e, azzarderei, forse da qualcun altro: che sia di Monti ad esempio la terza vignetta a pag.46, nell'ultimo albo? - sempre di grande fascino. Soggetto: 7,5 Sceneggiatura: 8 Disegni: 8,5 Sintesi: ****/*****
  23. Sul punto sollevato da Harlan, sono d'accordo solo in parte. Mi spiego. E' fuori discussione che scrivere sia un mestiere difficile, e che richieda alcune doti fondamentali: la prima, la passione per il racconto; una padronanza piena della lingua (che non significa, beninteso, solo non fare errori ortografici o sintattici); una profonda conoscenza della saga; capacità di visualizzare la scena narrata. E' anche vero, però, che lo scrivere ha la bellezza di essere aperto a tutti: e ognuno, con una sola penna o una sola tastiera, può provare a cimentarcisi, al di l' dei risultati che possono essere magnifici come disastrosi.
  24. Figurati, Ram?n, non c'è proprio alcun problema. Ad ogni modo, I cospiratori è al 100% di Nizzi. Cosa successe quando GLB cominciò a scrivere meno e venne affiancato da altri autori (specialmente Guido Nolitta, pseudonimo sotto cui si celava Sergio Bonelli, e Claudio Nizzi)? Che lo stesso Sergio, in veste di editore, temendo che i lettori avrebbero reagito all'abbandono del creatore di Tex disertando le edicole, nascose la vera paternit? delle storie spacciandole per opera di GLB. Dopo un certo periodo (potrei controllare con precisione se fossi a casa) fu infine permesso a Nizzi - che aveva fino a quel momento agito come ghost writer, non senza malumore, come dichiarer? in seguito - di firmare le storie col proprio nome. In seguito, fu rivelata la reale paternit? anche delle storie di Nolitta e Nizzi in precedenza ritenute (dal lettore ignaro) di GLB.
  25. Ma infatti, Harlan non se la prenda, il suo è un discorso del tutto senza senso. Non ho capito perchè un lettore non dovrebbe argomentare "se l'avessi scritta io, avrei..."Bah.
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