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Carlo Monni

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Tutto il contenuto pubblicato da Carlo Monni

  1. Carlo Monni

    [756/759] La Tigre colpisce ancora

    Questo perché probabilmente l'hai guardato con una prospettiva errata. Il rapimento di Kit serve a più di una funzione narrativa. La meno importante è rafforzare la determinazione di Tex nell'inseguimento della Tigre Nera. Soprattutto, quel che è veramente importante è la costruzione del rapporto tra Kit e Daniel Silva in cui Kit agisce sostanzialmente da buona coscienza del ragazzo che non conosce realmente suo padre e prima che la storia finisca sarà , ne sono sicuro, costretto a fare una scelta. Per tutto l'albo Kit è tutt'altro che inerme e se la caverebbe benissimo da solo se la fuga non fosse oggettivamente impossibile. Il suo rapporto con la Tigre Nera è emblematico: Sumankan può anche avere un suo personale codice d'onore, ma è e rimane un cattivo. Non ci sarà redenzione per lui, Tex ed i pards non lo aiuteranno a riconquistare il suo trono , ma nemmeno staranno dalla parte di Van Gulik. Saranno 110 pagine molto interessanti mi sa .
  2. In genere chi fa certe osservazioni non ha la più pallida idea di come si costruisce una storia, di quali ne siano i tempi ed i ritmi. Io, forse, ce l'ho perché fin da ragazzino mi diletto a scrivere e può darsi che qualcosa abbia imparato. Mi ricordo di uno che una volta si è lamentato per quello che definiva finale affrettato e poi è saltato fuori che avrebbe voluto qualche pagina di saluti tra Tex, i pards e gli altri personaggi della stori.
  3. Bellissima storia nello stile del miglior Boselli. Mi ha fatto ridere e commuovere al tempo stesso Mi ha sorpreso trovare Cico sposato e con figli, ma la sorpresa è stata piacevole e pensandoci bene Pamina era la scelta migliore come moglie del Piccolo Uomo dal Grande Ventre. Tutti i personaggi sono ben caratterizzati. Non è mancata nemmeno una bella rissa in stile fordiano scatenata da Arkansas Joe, decisamente un bel personaggio e spero lo si possa rivedere spesso prima della sua inevitabile fine cinque anni circa dopo il periodo in cui è ambientata questa storia. E veniamo a Zagor. Confesso che il vederlo mi ha provocato una struggente malinconia. Boselli lo ha caratterizzato in maniera ottimale: è ancora in gamba nonostante l'età, è ancora un idealista che non vuole smettere di combattere per un sogno che ormai non potrà più avverarsi. Il finale è amaro lo definirei nolittiano nello spirito quantomeno. L'ultima didascalia fa pensare che questa sia stata l'ultima impresa conosciuta di Zagor. A Lucca Giusfredi ha detto che il capitolo finale sarà molto particolari. Che sia l'incontro tra il Tex maturo ed uno Zagor ormai anziano a cui Boselli pensava già circa 25 anni fa? Sinceramente non mi dispiacerebbe.
  4. Carlo Monni

    [756/759] La Tigre colpisce ancora

    La pagina di anteprima che si è vista mostra un Kit decisamente energco secondo me.
  5. Hai dimenticato Donna Parker e Luz Drigo, la figlia di Lupe Velasco.
  6. Carlo Monni

    [Color Tex N. 24] Mesa Blanca e altre storie

    In realtà è semplice: 1) sono passati due giorni, tempo più che sufficiente. 2) In realtà, proprio come Nash, non si sono mai allontanati da Mesa Blanca. Non c'è bisogno che si mostri tutto quello che accade tra una scena e l'altra. In realtà è fermo a guardare le lapidi delle sue vittime. Sa che nessuno gli sparerà alla schiera e quindi può farlo.
  7. Impossibile: il giovane Baker era biondo e senza baffi mentre questo ha i capelli neri ed i baffi.
  8. Se ti riferisci al saloon di Pueblo Feliz quello è Sandy il cercatore d'oro comparso nella storia di Nolitta invece quello nel saloon di shadow è il tizio con cui si era battuto prima Scott e che Tex credeva morto Perché era morto come Ruby del resto. Se sei già morto cosa vuoi che sia una morte in più o in meno.
  9. Carlo Monni

    Gino D'Antonio

    Capito in questa discussione ed ecco che mi ritrovo a rispondere ad un post di tre anni fa . In effetti questa è stata l'unica vera condizione che Boselli pose a Berardi a suo tempo: che scrivesse la storia da solo. Se Calza o Mantero avessero voluto provare a scrivere Tex avrebbero potuto presentare un loro soggetto in proprio, per così dire Tornando a D'Antonio, nell'ormai lontana tarda primavera del 2006 assieme a Rossano Rossi accompagnai a Milano Civitelli che doveva fare le ultime revisioni all'albo n. 555, "Il killer misterioso" che sarebbe poi uscito a gennaio 2007. Per una fortunata coincidenza trovammo in redazione proprio D'Antonio. Sergio Bonelli ci invitò tutti a pranzo ed io mi ritrovai seduto alla destra di D'Antonio e di fronte a Bonelli e Canzio. In quell'occasione D'Antonio disse che scrivendo Tex si accorse di aver giudicato male il personaggio e che scriverlo gli piaceva. L'unico problema era il vincolo sulla lunghezza delle storie. Bonelli e Canzio replicarono quasi all'unisono: "Per lei non c'è". Allora D'Antonio chiese se poteva presentare dei soggetti. Fu divertente vedere sulle facce di Bonelli e Canzio l'espressione di chi pensa: e ce lo chiede pure ? Allora D'Antonio cominciò a chiedere se Tex era mai stato tra gli indiani della costa del Pacifico e se avesse mai incontrato Calamity Jane. A proposito di quest'ultima, Bonelli disse che a lui non piaceva molto vedere personaggi storici su Tex, ma che non poteva dirgli di no. Ce ne tornammo a casa tutti ringalluzziti dall'idea che D'Antonio avrebbe scritto Tex. Lo rividi a settembre a Città di Castello, ospite di Tiferno Comics, e lo vidi molto entusiasta. Mi disse che gli erano venuti in mente altri tre soggetti di cui uno sul conflitto tra Apache e Hopi. Sua figlia, che era con lui, sorrise e disse che purtroppo era molto pigro e non aveva ancora scritto niente. Lui promise che si sarebbe messo presto al lavoro. Purtroppo non potè farlo. Mi sono chiesto spesso che Tex avremmo letto se fosse riuscito a scrivere quelle storie. Uno che a me sarebbe sicuramente piaciuto è la mia risposta. Gran peccato che D'Antonio non abbia accettato la sfida già nel 1980 quando, finita la Storia del West, Sergio Bonelli glielo propose.
  10. Parliamo di una scorreria del 1865, massimo 1868.
  11. Basterebbero i riferimenti in sceneggiatura ad albi usciti tra l'agosto e l'ottobre 1966 a smentirlo. Tarquinio ha i ricordi confusi ma ha anche 98 anni.
  12. Ha la lunghezza giusta per Le Grandi Storie e prima o poi ci finirà .
  13. Deduzione errata, te lo dice uno che le strisce le ha comprate fino alla fine. Al termine di ogni albo c'era sempre una colonnina con il prossimamente. Se nell'ultima parte manca è perché qualcuno ossia Sergio Bonelli ì, l'unico che avrebbe potuto prendere questa decisione gli ha detto che non era più necessario lasciare quello spazio perché non più necessario. Notare che sia all'inizio che alla fine di ogni sequenza GLB scrive rispettivamente un breve riassunto dell'albo precedente ed un breve teaser, diciamo così, di quello successivo poi lascia uno spazio per il titolo perché lui non sa quale sarà. Il titolo del singoli albi non è una decisione che spetta a lui, ma alla redazione, ossia a suo figlio Da quello che si vede, però,, direi che l'ultimo lo ha suggerito lui.
  14. Giusto. In pratica è un prequel di "La grande invasione"
  15. Credo di aver capito a cosa ti riferisci e se è così, non posso che darti ragione. Chiariamo innanzitutto una cosa: alla fine di ogni capitolo è stata inserita una striscia con un'illustrazione per arrivare a fondo pagina e questo spiega perché la storia si articola in 81 pagine e non in 80. il riferimento ai n. 70/72 fa sì che si possa datare la sceneggiatura a non prima dell'ottobre 1966. La mancanza del prossimamente al termine del terzo capitolo porta a ritenere che mentre Tarquinio lo stava disegnando o prima Sergio avesse già deciso di chiudere la serie a striscia ed avesse avvertito il padre di non mettere più l'avviso del prossimo numero a pag 80.
  16. C'è un'intervista di Tarquinio in cui lo dice abbastanza esplicitamente. All'epoca credevamo tutti che lui avesse fatto solo delle prove, non immaginavamo affatto che avesse già realizzato l'equivalente di 80 pagine odierne.
  17. Non ti definirei mai un minus habens, così come non definirei mai me stesso un sotuttoio, al massimo potrei definirmi un: "Su certe cose ne so un po' più di te" ed una delle cose che so è come funzionano ed in parte come funzionavano le cose in Bonelli. Rifletti su due semplici cose: 1) le pagine di sceneggiatura sono state ritrovate insieme alle tavole disegnate. Se Bonelli ne avesse scritte di più sarebbero state lì e non vale dire che potrebbero essere altrove perché non è così che funziona. Nemmeno è pensabile che Bonelli le abbia trattenute presso di sé, sarebbero saltate fuori molto prima, per esempio quando cinque anni fa sono saltati fuori appunti ed abbozzi di soggetti del grande vecchio. L'ipotesi più ragionevole resta la mia. Ti posso aggiungere un corollario: una volta giunte in redazione le prime pagine di Tarquinio Sergio è rimasto perplesso ed ha detto al padre di sospendere il lavoro in attesa di vedere come Tarquinio avrebbe proseguito ed ha preso la decisione finale solo dopo che Tarquinio aveva terminato il primo blocco. E pensaci due volte prima di insultare velatamente gli altri.
  18. Sempre con rispetto parlando, tu stai dimostrando ancora una volta che non hai la più pallida idea di come funzionassero allora le cose e di come funzionino ancora oggi. Gli albi a striscia venivano stampati a blocchi di tre per volta poi venivano tagliati in tre part. probabilmente esiste un termine tecnico ma io non lo conosco. Guarda caso GLB ha scritto proprio tre albi a striscia. Quello che è successo è che quando Tarquinio ha consegnato la sua parte Sergio Bonelli è rimasto perplesso sui visi, Ha chiesto a Tarquinio di modificarli. Lui si è rifiutato e Sergio ha detto al padre di fermarsi per il momento in attesa di decidere cosa fare. Lui lo ha deciso, non suo padre che non aveva la minima autorità per farlo. Nel frattempo GLB non è rimasto con le mani in mano, ma ha continuato a scrivere per gli altri disegnatori.
  19. Mai integralmente. Solo qualche vignetta sparsa e, credimi, è stato meglio così.. Per la cronaca, la storia era "Golden Pass" e Ticci ha ridisegnato completamente anche le pagine già realizzate da Galep.
  20. Carlo Monni

    [95/96] La Carovana Dell'oro

    Ripensaci. Io ne sono abbastanza sicuro.
  21. All'epoca delle strisce non sii faceva assolutamente caso alla ripetizione dei titoli. Hai presente quante storie finiscono in un albo intitolato "Giustizia"? Tante, credimi. Dammi un po' di tempo e se vuoi ti posso fare un elenco di tutti i titoli ripetuti in 973 albi, Quello che tu citi, peraltro, non è non è il titolo del primo albo della storia, ma del nono di ben 17 capitoli .
  22. Ora ne ho la prova definitiva: Dix, tu sei irrecuperabile. In fondo il tuo nickname ha un senso perché tu non sei mai uscito dagli anni 50, anzi, forse, sei rimasto ancora più indietro. Non sei il solo, intendiamoci, ma almeno Angelo1961 nel suo candore di conservatore riesce a strappare un sorriso e rimane simpatico, tu sei solo irritante,
  23. Carlo Monni

    [95/96] La Carovana Dell'oro

    Fu la penultima ad uscire in quel formato, ma dopo quella Bonelli ne scrisse sicuramente altre otto. In pratica tutta la sequenza che parte da pag. 69 del n. 96 e termina con il n. 115, escluso il n. 100, era stata pensata per il formato a striscia e ci sono stati aggiustamenti in corso ma la divisione in blocchi di 80 strisce è ancora percepibile.
  24. Mi auguro vivamente che tu stia scherzando. Se lo avesse detto chiunque altro ne sarei stato sicuro, ma con te onestamente il dubbio mi sorge, dopotutto sei quello che con le sue uscite proprio in questo thread è riuscito a far scappare Boselli dal forum quindi nulla mi sorprenderebbe di meno dello scoprire che eri serio. Ora che mi sono sfogato, ritorniamo alle cose serie. A me sembra ragionevole che per il prosieguo della storia si adotti la stessa veste grafica e che per un'eventuale edizione da edicola si adotti invece la formula della storia completa con un apparato redazionale ridotto al minimo indispensabile. Di una cosa sono ragionevolmente certo: Boselli ha sceneggiato la sua parte a blocchi di 80 strisce rispettando la scansione che la storia avrebbe avuto se fosse stata scritta nel 1966. Dopo aver acquistato il volume, posso dire che effettivamente quella scelta è stata la soluzione migliore possibile per presentare degnamente questa storia perduta e ritrovata e tanto peggio per coloro a cui interessa solo leggere una storia e non riescono a capire perché non sia stata semplicemente completata e presentata direttamente in edicola come si è fatto in altre occasioni. La differenza è molto semplice: sono passati 57 anni non pochi mesi. E qui chiudo.
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