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TWF - Tex Willer Forum

[338/340] I Diavoli Rossi


Voto alla storia  

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Soggetto e sceneggiatura : Claudio Nizzi
Disegni: Aurelio Galleppini
Periodicità mensile: Dicembre 1988 è Febbraio 1989
Inizia nel numero 338 a pag. 64 e finisce nel numero 340 a pag. 45




Appiedati sui Chiricahua, dopo uno scontro con un gruppo di Apaches, Tex e Carson intercettano la diligenza per Tucson, sulla quale viaggiano un ex capitano, una ragazza, un sarto, un uxoricida e un cacciatore di taglie, che tiene in una cappelliera la testa mozzata di un bandito! Sulla diligenza per Tucson che ospita i pards, il grossolano cacciatore di taglie Colin Chase scalda gli animi dei passeggeri finch? Tex gli fa gettar via la cappelliera. Scampata all'agguato degli Apaches di Piccolo Lupo, la comitiva ripara nel trading post di Yampa Fork e le prime vittime dei diavoli rossi, armati proprio dal bounty-killer, non tardano ad arrivare! Il vile Bellamy, uno dei viaggiatori, in fuga dopo aver strozzato la moglie, muore durante una sortita suicida: già preso di mira da Tex come sospetto, temeva di finire sulla forca. Dopo l'ingloriosa fine del bounty-killer Chase, fuggito invano dal trading post di Yampa Fork per cercare scampo fra gli Apaches di Piccolo Lupo da lui riforniti d'armi, i pards e i superstiti della diligenza per Tucson respingono con tenacia i pellerossa fino all'emozionante e drammatica soluzione finale.



© Sergio Bonelli Editore

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Guest Wasted Years

Bella storia, con un Galep piuttosto tardo ma ancora valido. Bella la trovata di riunire tanti personaggi con vissuti diversi nellla stessa diligenza, e grande Tex, davvero in forma e tizzone d'inferno a sufficienza da riempire il muso di cazzotti ad un rinnegato doppiogiochista. Bella e drammatica la figura di Colin, che muore da eroe dopo essere stato un bandito gentilulomo. Non è l'unico a morire da eroe, c'è anche il vecchio capitano che muore dopo aver compiuto la sua catarsi da ex vile recluta a coraggioso soldato. Odiosa e patetica la figura dell'uxoricida davvero vigliacco.
Il vecchio cammello si fa a tratti prendere dallo sconforto, ma da una pettinata a Colin Chase da levargli i capelli ed anche il pelo. Alla fine arrivano i nostri
Davvero Texiana questa storia, di un Nizzi che riesce a interpretare bene i personaggi, ed a creare il giusto pathos per rendere la storia memorabile.
8 pieno.

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Colin Chase morto da eroe? :huh: A me pare di ricordare che

viene ucciso da Piccolo Lupo mentre tenta di fuggire, perchè il capo apache è convinto che Chase sparasse su di loro dalla diligenza, mentre invece era stato obbligato a sparare per non svelare il suo gioco di rinnegato
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Guest Wasted Years

Mi riferivo naturalmente al bandito gentiluomo Ray Benton e non a Colin. Che volete, se ci si mette a scrivere a certe ore dopo aver festeggiato la fine dell'anno in maniera piuttosto allegra, si rischia di scrivere delle cavolate!Pardon haha :lol: ups ups ups :lupod: :s :s

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Come ha giustamente puntualizzato Wasted, i disegni di Galep sono ancora molto godibili ( oltrech? impreziositi da alcuni particolari che ricordano gli albori di "Tex"

, ad esempio gli uccellini che girano intorno alla testa del povero Colin Chase dopo il "massaggio" che gli ha inflitto Tex
); penso inoltre che la caratterizzazione di alcuni personaggi non sarebbe così incisiva senza il contributo della matita del creatore grafico di Tex: è questo il caso di Colin Chase e, soprattutto di Ray Benton ( che, col suo aspetto biondo e giovanile, ricorda irresistibilmente IMHO Andy Wilson, inserendo così un omaggio alla storia passata di "Tex" in una vicenda che è essa stessa un omaggio [ per gli "amici" ;) di Nizzi nella critica fumettistica una scopiazzatura] a "Ombre Rosse" di John Ford, la cui trama è ricalcata nell'impostazione di fondo ). Di fronte a ciò non mi pare giusto fermarsi a sottolineare alcune figure macrocefale, l'aspetto di Carson tendenzialmente molto invecchiato e qualche faccia deformata di Tex. Wasted ha giustamente sottolineato la grande forma del "vecchio cammello" e la sua propensione al pessimismo, va però a mio parere aggiunto che tale pessimismo si dimostra ben fondato, tanto che lo stesso Tex lo condivide;del resto, per scampare agli Apache è necessario non solo tutto l'eroismo e l'abilità dei due pards, ma pure il contributo di gran parte degli altri componenti della diligenza e della coppia di coniugi messicani della stazione postale
anche Tex, mentre si arrampica sulla serpa della diligenza, ci lascerebbe le penne se non fosse per l'intervento del capitano Fremont
e, alle ultime battute, neppure ciò sarebbe sufficiente senza un ultimo colpo di scena. Come si è detto, il soggetto non è certo originale; la sceneggiatura di Nizzi è però molto brillante, e i dialoghi sono degni di rivaleggiare con i migliori esempi di GLB. La mia valutazione personale:soggetto 8sceneggiatura 10disegni 8+ Modificato da Pedro Galindez
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  • 4 mesi dopo...

Anche se non sono la prima cosa che viene in mente quando si pensa a questa storia, sono abbastanza numerosi e degni di nota i particolari crudi presenti:

la scena in cui Bellamy strangola la moglie che lo ha scoperto mentre cercava di eclissarsi coi suoi gioielli, gli accenni alla testa del fuorilegge ucciso da Chase ( anche se questa non viene mostrata e se ne resta nella cappelliera ) e, infine, la raccomandazione che Tex fa a Pablo, quando tutto pare perduto, di uccidere le donne per impedire che gli Apache le sevizino
. Va comunque detto che Nizzi li presenta con molta sobrietà, cosicch? la vicenda IMHO non assume mai toni pulp, ma rimane nell'ambito ( duro ma non gratuitamente crudele ) del West classico.
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Bellamy risalta come uno dei personaggi più odiosi e pavidi della saga. L'espressione terrorizzata e codarda

quando sulla diligenza si nasconde prima di essere richiamato bruscamente da Tex, quando compie (si fa per dire) il suo servizio di guardia sugli spalti
? IMHO un autentico capolavoro di Galep. Che supera se stesso abbinando a tale espressione di vilt? quella avida
dell'infame uxoricida che ha in mente solo di arrivare in un posto sicuro dove godere i gioielli che non abbandona mai e che gli faranno compagnia in una morte ignobile davvero meritata (anche se forse era meglio la forca
Voto della storia un sicuro 10.
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  • 1 anno dopo...

Questa storia, per quanto mi riguarda,? indimenticabile... a parte i ricordi d'infanzia, e a parte il fatto che questa è stata una delle prime tra le "vecchie storie di Tex" che abbia mai letto, il motivo per cui questi albi li riprendo continuamente in mano, sfogliandoli a ripetizione, soffermandomi su vignette viste e riviste decine di volte, sta nel fatto che questa è la storia che mi ha fatto innamorare di Galep... Inizialmente lo odiavo:"SuperTex" non mi piacque infatti proprio per i disegni... ma chissà per quale motivo, mi innamorai a prima vista delle tavole che compongono questa storia, e cominciai a copiarne vignette su vignette:indimenticabile quella orizzontale di pag.46, di cui mi impression°(e mi impressiona)il modo in cui Galep riesce a rendere la potenza con cui il colpo di Tex disarma il rinnegato, quasi che quella povera mano fosse stata colpita da un fulmine. Eppure ora sostengo che la decadenza di Galep si manifesta appieno proprio con questa storia;? una verità innegabile, ma il mio debito nei confronti di queste pagine rimarr? inestinguibile, forse perchè se non le avessi lette Galep avrei continuato a odiarlo, e forse perchè non mi sarei mai appassionato al disegno, mia passione di infanzia e adolescenza. E se quella detta prima è una verità innegabile,? altrettanto innegabile che Galep, anche se in decadenza, è comunque Galep:il suo tratto rimane maestro nel rendere la drammaticit? della vicenda;e la sua resa delle ambientazioni rimane eccezionale:sembra che il suo west sia un qualcosa in cui il lettore può camminare davvero, in cui le notti sono davvero oscure e fredde, dove il sole si espande sulla scena quasi fosse vero sole. Non ?, per Galep, questione di infondere realtà ai disegni, ma è questione di infondere magia... una magia che attrae a sè in maniera irresistibile... Tutto questo probabilmente ci sarebbe stato in maniera molto minore, se ai testi non ci fosse stato un Nizzi d'annata, che realizza una delle storie migliori del suo periodo d'oro. A dire il vero,"I diavoli rossi" è una storia senza troppe pretese, nata senza aspirare al rango di Capolavoro, che non regge il confronto con gli altri indiscutibili capolavori nizziani. Tuttavia il suo fascino risiede proprio nella sua semplicit?, e in una sceneggiatura perfetta(siamo evidentemente di fronte a un omaggio palese a "Ombre rosse" di Ford), che dosa momenti esaltanti di pura azione ad altri pieni di una calma colma di tensione... a tutto ciò si aggiunge una straordinaria mole di comprimari, ognuno col suo carattere e la sua specificit?, ognuno con la sua storia e il proprio destino:tra gli altri mi piace ricordare il capitano Freemont, tragico e sfortunato,Colin Chase, carognone rinnegato e traditore, e Bellamy, subdolo assassino in guanti bianchi. E a dominare la scena ci sono sempre loro, i due satanassi, qui monumentali, eroi che vivono pienamente il momento dello scherzo come quello della tragedia... Dopo quanto scritto mi sembra inutile e riduttivo dare voti ad una storia per me, sopratutto a livello personale, così importante...

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  • 1 anno dopo...

Questa storia mi è piaciuta sin dall'inizio, anzi per dirla tutta mi è piaciuta dalla prima fino all'ultima pagina. Si respira l'atmosfera western, lo so, molti diranno che è chiaramente copiata da Ombre rosse... e chissenefrega rispondo io. Ispirarsi ad un capolavoro del cinema per far una bellissima storia a fumetti lo trovo un'ottima cosa specialmente se questo è il risultato. Prima di parlare ancora della storia vorrei dire due parole sui disegni. E' vero, si nota che la mano di Galep non è più quella dei tempi d'oro specie su alcuni visi ma certe vignette sono da antologia. Credo che Paco ha già esposto bene quel che penso anch'io sui disegni di Galep di questa storia, vorrei aggiungere che la vignetta in cui la ragazza mima con le sue mani i pugni dati da Tex al bounty-killer è fenomenale, come anche quando inquadra solo il braccio alzato con il winchester di Tex che spara un colpo per fermare la diligenza. Ma anche le vignettone, come quella in cui ci sono tutti gli indiani di piccolo lupo di fronte alla stazione di cambio, sono bellissime. Puro western. La storia è molto bella, ottima la scenetta in cui Carson mette in riga il bounty-killer Chase subito dopo essere entrato sulla diligenza. Sono questi i siparietti comici che vanno bene fra Tex e Carson, con Tex che gli da del nonnetto e Carson che risponde per le rime e che mette a tacere Chase non appena questi pensa di poterlo prendere in giro. Con Carson che ha la sua dose di pessimismo ma a ragion veduta e con un Tex che finisce per dargli ragione. Come detto l'omaggio a Ombre rosse è ben evidente e secondo me non disturba affatto. Si sta con il fiato sospeso fino alla fine chiedendosi chi sarà il prossimo a rimanere ucciso e verso la fine, almeno io l'ho fatto, ci si chiede quand'? che si sentir? la tromba della carica delle giacche blu. Ottima anche la scelta dei personaggi da far viaggiare sulla diligenza. Insomma un Nizzi veramente in palla, confrontarsi con Ombre rosse poteva risultare solo una scopiazzatura invece è uscita un'ottima storia, anzi un ottimo remake. Voto 10E se mi è permesso un 10 anche alla copertina del grande Claudio Villa per il volume della serie storica a colori. Tex sul tetto della diligenza che spara con il suo winchester mentre le freccie gli volano da tutte le parti... e poi quel senso di movimento dato da piccoli particolari alla diligenza. Bellissima copertina.

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  • 1 anno dopo...

Forse non sarà un capolavoro assoluto, ma di certo è una delle avventure di Tex che meglio fotografano l'autentico genere western. L'ho letta e riletta d'un fiato più volte, e credo continuerà a rileggerla. Più che il tema di fondo, tipicamente western e di per sè nulla di particolarmente originale, ritengo magistrale la cura dedicata da Nizzi ai vari co-protagonisti della vicenda, tratteggiati in maniera iper minuziosa nei loro pregi e nei loro difetti, con un occhio di riguardo alle loro sfumature. Un campionario di variegata umanit? che costituisce, senza alcun dubbio, il vero punto di forza della storia. Oltretutto, pur nella tragicit? della vicenda, non sono mancati qua e l' alcuni brevi momenti di sottile ilarit?. In definitiva, do un bel 9 sia alla storia che al buon Galep (ho scritto altrove che non è il mio disegnatre prediletto, ma non intendevo certo dire che fosse scarso, e comunque in tale storia si è obiettivamente superato)

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  • 8 mesi dopo...

Finalmente, grazie alla Nuova Ristampa, ho colmato un buco nella mia collezione e ho potuto leggere I Diavoli Rossi. Storia dal soggetto ultra classico, è sceneggiata in maniera magnifica. Per la verità, mi sembrava di leggere una storia di Boselli per via dei numerosi comprimari, e soprattutto per il fatto che Nizzi tratteggia per ciascuno di essi un passato, una psicologia, una spiccata personalit?. Mi è piaciuta tantissima la coppia della Wells Fargo, il vecchio postiglione (tipico personaggio alla Sergio Leone) e il capo scorta giovane e un po' fifone. Ma, se questo duo fa colore, altri sono i personaggi destinati ad incidere sulla storia, e almeno due di essi sono tipicamente boselliani: il capitano Fremont, vecchio e distinto gentiluomo dallo sguardo dignitoso e triste e il giovane fuorilegge Ray Benton. Quest'ultimo, pur essendo un fuorilegge, muore da eroe durante l'assedio. Il primo, invece, ha un'ombra nel proprio passato, occhi (superbamente resi da Galep) velati di tristezza e rassegnazione. Qui l'artista sardo è superlativo nel rendere la figura del capitano: il lettore capisce immediatamente di trovarsi di fronte ad un uomo pieno di dignit? ma con qualcosa di sfuggente e di triste dentro di sè. Nizzi, nel libro di Guarino, elogia Galep per la figura di Bellamy, per come Galep è riuscito a rendere la sua lucida follia: ebbene, se anch'io penso che Galep sia stato molto bravo nel tratteggiare Bellamy, credo però che il suo capolavoro in questa storia sia stato invece Fremont. Nizzi fa di Fremont un personaggio profondo, con un suo spessore, un suo passato, una sua dignit? e personalit? (e in ciò a me pare un personaggio molto boselliano), ma questa profondit? e dignit? sono rese vive proprio dalla grandezza di Galep. Se qui si comincia a vederne la decadenza (e si vede eccome, ragazzi, in molte vignette davvero poco guardabili), si riesce comunque a scorgere ancora la grandezza dell'artista, che riesce a conferire ai suoi personaggi una vera e propria ANIMA. Questa storia dimostra appieno come Nizzi, quando vuole scavare nella vita degli altri personaggi, quando vuole dare risalto ai comprimari, sa essere anche lui un grande. Già lo aveva fatto anni prima con Fuga da Anderville, e questa storia ne è un'altra testimonianza. Se Nizzi non ha voluto ricorrere spesso a questi schemi narrativi (a differenza di quanto ha fatto Boselli) è perchè la sua "poetica" prevedeva un grande Tex al centro e personaggi manichei e comunque poco approfonditi psicologicamente sullo sfondo. Era una sua scelta, una sua convinzione, un suo "credo" (lui stesso dice che sa di cosa parla, al riguardo, e fa l'esempio dei cittadini di Fiumalbo che vogliono storie molto avvincenti e poco complicate). Leggendo questa storia, mi viene un po' di rammarico per le storie che Nizzi avrebbe potuto scrivere se non avesse avuto salde queste convinzioni. I Diavoli Rossi dimostra che, percorrendo questa strada, averebbe potuto darci anche altre soddisfazioni, oltre alle tante che già ci ha dato. E' vero che ci ha pensato Boselli a sdoganare un certo modo di scrivere Tex, ma I Diavoli Rossi mi fa pensare che, se lo avesse voluto, anche Nizzi avrebbe saputo rendere al massimo con questo tipo di storie.

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condivido l'nalisi di Leo. Nizzi sapeva sceneggiare e nessuno deve mettere in discussione questo. Non ha voluto osare, ecco la sua grande pecca, seppur con scusanti forse giuste come quella di rispettare la centralit? del personaggio. La trama è classica, per una vicenda solitamente western. Omaggi a Ford, certo, ma con due tizzoni infernali come Tex e Carson alle prese con fughe e agguati di indiani inferociti. I personaggi sono molto ben caratterizzati e la storia scorre liscia come una pinta di birra. Nessuna lungaggine, nessun eccesso, ogni elemento è inserito armoniosamente in quel mosaico chiamato avventura classica di cui Nizzi è gran compositore. I disegni: non me ne voglia nessuno. So che Galep (il GRANDE Galep) stava attraversando un momento purtroppo di declino rispetto al suo glorioso passato, però in questa storia il suo tratto pulito, la sua matita insuperabile e le sue chine superbi si vedono ancora. Peccato qualche primo piano non riuscito ma io, poi, non sono un disegnatore e nemmeno mi esprimo a giudicare. Posso solo dire che rispetto ai disegni memorabili di storie come "La Vendetta di Tiger Jack" c'è un po' di appannamento. Però ora parlo con il cuore: per me Galep è sempre Galep. Onore a lui!Storia da nove tondo.

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Bah.... proprio in questa storia non vedo nessuna maestria di Nizzi per il semplice fatto che e' un omaggio fin troppo "fedele" al capolavoro western "Ombre Rosse". Sara' perche a me non piacciono moltissimo tutte quelle storie di Tex che traggono troppi spunti dai film, ma a me questa storia non appassiono' all'epoca, anche per i disegni di un Galep, ahime', che lasciano un po' troppo a desiderare.

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Bah.... proprio in questa storia non vedo nessuna maestria di Nizzi per il semplice fatto che e' un omaggio fin troppo "fedele" al capolavoro western "Ombre Rosse". Sara' perche a me non piacciono moltissimo tutte quelle storie di Tex che traggono troppi spunti dai film, ma a me questa storia non appassiono' all'epoca, anche per i disegni di un Galep, ahime', che lasciano un po' troppo a desiderare.

Capiscoiltuo ragionamento Anthony, però la "maestria" di Nizzi è proprio quella di prendere una trama trita e ritrita di elementi ritornanti nel campo del western (la diligenza assalita, i personaggi raccolti in un fortino assediato, indiani in rivolta che lanciano frecce infuocate, l'arrivo della cavalleria eccetera) e di renderla davvero fruibile, per una lettura fresca, scatattante, felice. Una storia priva di lungaggini, spiegazionismo, oppure dei soliti difetti del Nizzi della fascia dopo quattrocento (penso a "Oppio", storia che ho riletto ieri: incredibile che nella trama Tex e Carson non solo non fanno niente, non prendono mai parte attivamente all'azione ma tutta la storia è un continuo origliare tra muri, nei saloon, o all'interno di un carro. Insomma per tutta la cicenda di azione ce n'? poca ma di gente che non si fa i cavoli proprio ce n'? tanta!); "I Diavoli Rossi", invece, è ricca di avventura con un buon Tex. Per questo la ritengo meritevole di punteggi alti. Galep: innegabile che i disegni non siano qualitativamente paragonabili alle eccellenti prove del passato a cui l'artista ci aveva abituato, ma comunque mi sembrano sempre superiori a quelli di tanti altri artisti che si sono succeduti nel disegnare il personaggio, soecie negli ultimi anni.
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Galep: innegabile che i disegni non siano qualitativamente paragonabili alle eccellenti prove del passato a cui l'artista ci aveva abituato, ma comunque mi sembrano sempre superiori a quelli di tanti altri artisti che si sono succeduti nel disegnare il personaggio, soecie negli ultimi anni.

Su questo ti do ragione Ulzana. Meglio cento volte il Galep di quel periodo che i vari Ortiz-Diso-Font e compagnia bella.
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Non ho visto Ombre Rosse e quindi non posso giudicare. Posso però giudicare la storia che ho letto e ciò che di essa mi è piaciuto non è la superficie, vale a dire gli indiani che inseguono la diligenza ed il trading post assediato. Ciò che mi è piaciuto di questa storia sono elementi che credo siano solo suoi, non attinti dal film: parlo del banchiere Bellamy, della sua follia e della sua vigliaccheria, del sublime Capitano Fremont, dei suoi occhi velati e del suo penoso destino, della coppia di postiglioni, il vecchio e il giovane, gustosi nei loro battibecchi e commoventi nel funerale del capo-scorta, dello splendido Carson che mette in riga Casey. Questi elementi sono presenti nel film? Anche in questo la storia è debitrice di Ombre Rosse? Se sè, nulla quaestio, se no, Nizzi allora è stato un maestro. Non nel soggetto, classico al limite del plagio (o, perchè no, della citazione), ma nella sceneggiatura. Quella ho commentato e quella reputo bellissima.

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Galep: innegabile che i disegni non siano qualitativamente paragonabili alle eccellenti prove del passato a cui l'artista ci aveva abituato, ma comunque mi sembrano sempre superiori a quelli di tanti altri artisti che si sono succeduti nel disegnare il personaggio, soecie negli ultimi anni.

Su questo ti do ragione Ulzana. Meglio cento volte il Galep di quel periodo che i vari Ortiz-Diso-Font e compagnia bella.
Una storia così disegnata dal primo Ortiz a mio parere sarebbe stata bellissima. L'Ortiz de La Grande Rapina, de Gli Uomini che uccisero Lincoln, della splendida La miniera del fantasma...
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sè Anthony, sono d'accordo che il primo Ortiz era molto meglio di quello attuale. Per Leo: per quanto riguarda la trama in effetti è la struttura ad essere simile a Ombre Rosse, ma Nizzi ha realizzato una trama sua. Nel film di Ford non ci sono due eroi puri come Carson e Tex, ma un eterogeneo gruppo d'individui: dalla prostituta, all'evaso (John Wayne) al medico ubriacone. Nel film, stupendo, che ho visto tanti, troppi anni fa e che dovr? assolutamente recuperare in dvd, c'è una lotta contro il pregiudizio, in cui la prostituta e Ringo sono visti come i perdenti, quasi peggio degli indiani che li assediano. Un fumetto che si avvicina a questo film e la stupenda storiella breve di Capitan Miki intitolata "La Diligenza di Carson City". E' un fumetto molto raro disegnato e scritto dalla Essegesse, uscito nel lontano 1951. Ecco, l' la trama è davvero un riconosciuto omaggio al cinema di Ford da parte della premiata ditta torinese. Lo stesso Salasso dottore ubriacone e comprimaro di Capitan Miki è preso proprio da questo filmPoi, Leo, se proprio vogliamo trovare una trama simile nel Tex di Boselli (che so tu ami molto) basta leggere "Gli Eroi del Texas" disegnato da Marcello. La storia è totalmente diversa al film naturalmente, però c'è un assedio e ci sono gli assediati, e tra gli assediati chi rivela un atteggiamento eroico è proprio il gruppo di galeotti. Anzi nelle trame boselliane c'è spesso questo binomio buono-cattivo in cui le apparenze si diversificano fin quasi a diventare di difficile interpretazione. Una lezione fumettistica che non ha radici solo nel capolavoro fordiano ma anche nelle storie di D'Antonio e del grande Nolitta, in cui alle volte i buoni sono i cattivi e i peccatori diventano martiri-eroi. Nat Murdo, nella serie Zagor e nella capolavoro epico "L'Esploratore Scomparso" e nel suo seguito "Il Clan delle Isole" è proprio un personaggio che, da buono, si rivela invece cattivo salvo che... e non aggiungo altro nel caso tu non abbia letto le storie in questione (che ti consiglio vivamente di recuperare, come tutte quelle scritte dal Borden per Zagor). :generaleN:

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Poi, Leo, se proprio vogliamo trovare una trama simile nel Tex di Boselli (che so tu ami molto) basta leggere "Gli Eroi del Texas" disegnato da Marcello. La storia è totalmente diversa al film naturalmente, però c'è un assedio e ci sono gli assediati, e tra gli assediati chi rivela un atteggiamento eroico è proprio il gruppo di galeotti. Anzi nelle trame boselliane c'è spesso questo binomio buono-cattivo in cui le apparenze si diversificano fin quasi a diventare di difficile interpretazione. Una lezione fumettistica che non ha radici solo nel capolavoro fordiano ma anche nelle storie di D'Antonio e del grande Nolitta, in cui alle volte i buoni sono i cattivi e i peccatori diventano martiri-eroi. Nat Murdo, nella serie Zagor e nella capolavoro epico "L'Esploratore Scomparso" e nel suo seguito "Il Clan delle Isole" è proprio un personaggio che, da buono, si rivela invece cattivo salvo che... e non aggiungo altro nel caso tu non abbia letto le storie in questione (che ti consiglio vivamente di recuperare, come tutte quelle scritte dal Borden per Zagor). :generaleN:

In effetti questa storia presenta delle analogie con Gli Eroi del Texas (o La Grande Invasione), anche se ritengo che quest'ultima sia superiore a I Diavoli Rossi. Anzi, credo che La Grande Invasione sia più bella di tante altre storie, dato che la ritengo la terza migliore di Boselli (le prime due neanche te le dico, visto che hai presente la mia passione per Borden...). L'Esploratore Scomparso non l'ho letto. Avevo pensato di recuperare tutta l'opera boselliana su Zagor, proprio perchè il suo modo di scrivere, caldo ed epico, mi appassiona tantissimo e ritenevo allora che dovessi necessariamente conoscere il mio autore preferito anche nelle altre sue manifestazioni artistiche. Ma Borden, quando scrive Zagor, scrive proprio Zagor (e ci mancherebbe), intendendo con ciò che utilizza tutte le caratteristiche del personaggio nolittiano, comprese quelle che a me sono troppo indigeste (vale a dire elementi fantastici o addirittura fantascientifici...).
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Le storie di Boselli su Zagor con elementi fantastici sono poche. "Il Terrore Dal Mare" disegnato da Andreucci sembra una storia alla Tex tipo "Diablero" dove l'elemento diciamo fantasy è in superfice ma la storia è godibilissima avventura. Howard, Hodgson e Lovercraft per intenderci... i disegni di Andreucci, poi, sono magnifici! Cosè come ilsequel di quella storia ambientata in Scozia..."L'Esploratore Scomparso" è avventura pura, così come la saga dei Comanche di Lupo Grigio, le avventure canadesi, quella con i Mohaves disegnata da Piccinelli (lunga quattro albi). Ultimamente Boselli ha scritto un racconto di avventura con i Cangaceiros brasiliani e una alla Doyle del Mondo Perduto con tanto di dinosauri, certo, però ti ricordo che anche in celebri storie di GLB c'erano elementi fantastici ("Le Terre dell'Abisso" per esempio). Elementi fantascientifici ci sono, non si può negare, in storie come "Le Sette Città di Cibola" però posso garantirti che Boselli riesce ad amalgamare tutto benissimo. Poich? siamo off topic ti suggerisco soltanto di recuperare i primi quattro albi con la storia disegnata da Marcello "L'Esploratore Scomparso": leggili. Se ti piaceranno vedrai che leggerai anche "Alaska" (il suo seguito e non il maxi di Fernandez eh eh eh). Si tratta di AVVENTURA pura davvero! :)

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  • 4 mesi dopo...

E' sempre un piacere leggere delle storie come questa. E' una di quelle storie che pur non essendo dei capolavori sono molto godibili e ricche di elementi e spunti interessanti che hanno contribuito a mantenere il livello qualitativo della serie sui suoi standard abituali. Concordo, con chi l'ha già espresso, sulla somiglianza di questa storia con "La grande invasione" di Boselli. Infatti entrambe presentano elementi in comune per essendo di due livelli diversi: l'invasione indiana, i bianchi assediati e costretti in una situazione disperata, personaggi molto diversi tra di loro tra gli assediati e con psicologie e personalit? ben definite (il che per Nizzi è una cosa più insolita). Il soggetto è molto semplice ma ben sviluppato e calibrato al punto giusto a ennesima dimostrazione che con una trama solida anche un soggetto semplice è efficace. Sono infatti dosate, secondo me, in maniera ottimale i momenti di azione e i dialoghi. Disegni: Galep a una delle sue ultime prove con Tex riesce a mettere in mostra ancora tutto il suo talento dando ancora una prova di buon livello qualitativo. La decadenza si inizier? a vedere dalla storia successiva. Molto ben rappresentate alcune scene come l'inseguimento alla diligenza o l'assedio degli Apache. Trama 8Disegni 7,5Soggetto 7,5

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La somiglianza tra questa storia e "La grande invasione" è a tratti notevole, sono d'accordo. Freemont è un personaggio splendido così come Bellamy incarna al meglio l'egoismo di certi avventurieri arraffoni. Purtroppo, e so che mi attirer? delle critiche feroci :colt: , i disegni di Galep sono in parabola discendente e personalmente ritengo che sarebbe stata molto più efficace disegnata da Ortiz, o forse anche da Repetto. Perdonatemi, una delle mie storie preferite è "Sulla pista di Fort Apache" :inch:

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Non c'è nulla da perdonare Chunz. Sulla pista di Fort apache, ma anche il cacciatore di fossili o montagne maledette, possono fare innamorare di Ortiz, la cui fase finale è stata a mio parere più felice di quella del grande Aurelio, anche qui obiettivamente in calo. C è anche da dire che, nonostante tutto, Galep qui riesce ad essere ancora efficace, anche grazie alla sua peculiare bravura nel far recitare i personaggi

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personaggi molto diversi tra di loro tra gli assediati e con psicologie e personalit? ben definite (il che per Nizzi è una cosa più insolita).

Ad essere sincero io ho sempre pensato che quella volta Nizzi dovesse essere a corto di idee e, disperato, abbia acceso la TV: per sua fortuna rete 4 dava Ombre Rosse.
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