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TWF - Tex Willer Forum

[400] La Voce Nella Tempesta


Voto alla storia  

37 utenti hanno votato

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Sinceramente devo dire che anch'io, come Paco, ho trovato piuttosto sgradevole il giudizio di Jason. Del tutto legittimo non apprezzare l'ultimo Galep, nonostante a mio giudizio il suo tratto avesse conservato tutto il suo fascino, ma qui si apre a un giudizio sulla persona che, per quanto altrettanto legittimo, trovo assolutamente aleatorio, oltre che poco rispettoso per il padre di Tex (che Jason si appresta a superare!) .

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No, scusa Paco, ma io credo che il tuo intervento stavolta sia un po' esagerato e fuori luogo. Jason ha piu' volte ribadito che secondo il suo parere, per il bene verso il suo Tex, Galep doveva smettere. E' una sua opinione e questa volta non vedo in lui nessun tipo di presunzione. Anche per me Galep doveva ritirarsi molto tempo prima, invece di presentarci un Tex (sia nelle ultime cover e sia nelle sue ultime storie) che era l'ombra di se stesso, proprio per evitare di "macchiare" la sua straordinaria e indiscutibile carriera. Cosa c'e' di male nel pensarlo?

  • +1 1
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Jason ha scritto chiaramente che galep ha amato Tex,"ma non a tal punto".... già solo questo basta. Jason non si è fermato a un giudizio sui disegni, ma è giunto a un giudizio su Galep in quanto tale e sul suo amore per Tex. E questo è inaccettabile.

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Grazie,Anthony... -ave_
Probabilmente di qui in avanti dovr? scrivere "secondo il mio parere" a caratteri quantomeno grandi...


Galep ha considerato Tex Willer come un figlio, ma non a tal punto da lasciarlo quando quel tratto incerto, pallido ricordo dei tempi che furono, si manifest? peggiorando sempre più:a mio parere il bene verso il personaggio lo avrebbe dimostrato esattamente così.

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il fatto che uno scriva "a mio parere" non lo autorizza a scrivere qualsiasi fesseria o cosa offensiva gli venga in mente. Riflettici sopra. E prima di mettere in dubbio l'amore di Galep per il SUO personaggio, per una volta nella tua vita forumistica, pensaci bene!

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  • Collaboratori

Anche per me Galep doveva ritirarsi molto tempo prima, invece di presentarci un Tex (sia nelle ultime cover e sia nelle sue ultime storie) che era l'ombra di se stesso...

Sulle copertine devo darti ragione. Più volte ho pensato anche io che, data la loro funzione e importanza, meritavano un artista al meglio delle sue capacità. E i disegnatori che si cimentavano in quei determinati albi meritavano comunque una copertina ben riuscita. Si fosse dato il via libera a Villa dal n° 350, avremmo evitato una successione di cover, che data anche la loro grandezza, sono un pugno nella stomaco per chi Galep l'ha amato. Per le storie, invece, continuo a pensarla diversamente da te. Innazitutto sono poche quelle che realizzava. Se prendiamo il periodo della decadenza, se ne contano solo quattro, corrispondenti grosso modo a otto albi su cento. Una storia ogni tre anni.313/315 - Gli strangolatori - ottobre 1986 - tre albi339/340 - I diavoli rossi - gennaio 1989 - due albi377/378 - Giustizia per i navajos - marzo 1992 - due albi400 - Tex 400 - febbraio 1994 - un alboInsomma Galep non lo si vedeva certo con la frequenza di una volta. C'è un bel topic intitolato Della decadenza di Galep dove si potrebbero spostare tutti questi messaggi.
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il fatto che uno scriva "a mio parere" non lo autorizza a scrivere qualsiasi fesseria o cosa offensiva gli venga in mente.
Riflettici sopra. E prima di mettere in dubbio l'amore di Galep per il SUO personaggio, per una volta nella tua vita forumistica, pensaci bene!

Allora lo ripeto:a mio parere, avesse concluso la sua carriera poco dopo l'uscita del numero 300, non soltanto avrebbe lasciato nei cuori dei lettori un ricordo senza dubbio maggiormente piacevole di quel grande artista che era stato e che adesso stava decadendo in maniera paurosa, ma il testimone delle cover, elemento di grandissima importanza in un fumetto, sarebbe di conseguenza passato a Claudio Villa.


Comunque sia, in questo modo stai macchiando di insulti me,Anthony, il dottor Monni e chiunque altro condivida le nostre parole.
Abbiamo espresso un parere differente dal tuo, e allora? Per te sarà anche difficile da diferire, ma, seppur moderatamente, non esiteremo nel continuare a difenderlo.


C'è un bel topic intitolato Della decadenza di Galep dove si potrebbero spostare tutti questi messaggi.

Sono daccordissimo con te, pard... clap
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  • 2 mesi dopo...
  • 9 mesi dopo...

secondo me, si puo' passare sopra allo stile dei disegni, per i vari motivi da voi sovraelencati, ma la storia e' veramente poca cosa.... la grande banda di fuorilegge sembrano 4 scannagatti la bellona???bah..... sar'a poi perche' non amo particolarmente l'irlandese ma non ho un buon ricordo di questo albo....

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  • 3 mesi dopo...
  • 4 mesi dopo...

Ho già detto in passato che spesso le cosiddette storie celerative mi sembrano messe negli appositi albi unicamente per accondiscendere tale scopo, pur del tutto legittimo, ma senza essere di particolare rilevanza. Tuttavia, non si può dire che sia anche il caso della presente, effettivamente ben riuscita. Il tema di fondo non sarà originalissimo, ma è molto ben sviluppato, con tutti i passaggi ben concatenati tra loro. Oltretutto, direi che abbiamo avuto la fortuna di assistere forse alla miglior comparsata di Pat Mc Ryan, davveroun concentrato di comicit? misto a spirito d'avventura e vita di frontiera. In sostanza, mi sento di poter dare un bell'8,5 sia alla storia che ai disegni di Galep (davvero un degno canto del cigno, nonostante la sua salute già precaria)

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  • 4 mesi dopo...

la storia di Nizzi è carina, scritta con mestiere e comunque scrittori come Ruju, Faraci o Mandredi ne hanno di strada da fare su Tex se vogliono arrivare ai livelli delle tante storie che l'autore modenese, quindi va bene criticare Nizzi però andiamoci cauti!I disegni di Galep... non pensate che, se l'avesse termiata, Bonelli avrebbe pubblicato anche Golden Passè Forse in redazione nessuno aveva il coraggio di dirgli di smetterla. Si è pensato di fargli smettere di disegnare le cover per dargli meno pressione e dedicarsi con più cura alle tavole ma poi, purtroppo, il grande disegnatore nel '94 ci lasciò. Sono quasi venti anni che non c'è più. Penso a La Vendetta di Tiger Jack, che magnifici disegni, quello è il suo canto del cigno! Per il resto amo e rispetto troppo Galep che dalla mia bocca non usciranno mai critiche anche se capisco il punto di vista di chi magari avrebbe voluto vederlo ritirarsi un po' prima; però in fondo i disegni delle sue ultime storie sono buoni ed era doveroso fargli fare il numero quattrocento... anche la cover di questa storia dembra un addio... non scorder? mai questa copertina come non dimenticher? mai l'albo del mese dopo che ne annunciava la scomparsa... fin° un'epoca con questo numero.

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  • 3 settimane dopo...

Una storia senza grosse pretese, orientata largamente all'azione e dotata di un buon ritmo narrativo, che offre al lettore una lettura tutto sommato piacevole e a tratti divertente. :indianovestito: Questo albo in se stesso ha assunto un ruolo del tutto irrilevante nella serie, ma concordo con Ulzana nel sostenere che funge da spartiacque tra la fine di un'epoca e l'inizio di un'altra "era" per il nostro insuperabile Ranger. Col numero 400 si chiuse l'epoca di maggior splendore della saga nonchè del periodo d'oro di Nizzi, e si apr? una frontiera del tutto nuova, che a seconda dei punti di vista, può considerarsi (non a torto) l'inizio del decadimento della serie, specialmente in termini di vendita, ma anche un'epoca colma di innovazioni (il cambio del copertinista è la prima di queste), di cambiamenti grafici e narrativi a dir poco rivoluzionari e segnata dall'accrescimento e dal successivo completamento dello staff degli autori. Un periodo molto lungo e travagliato che, a mio parere, dura ancora oggi. Ma torniamo in tema... Discreta la sceneggiatura, contrassegnata da dialoghi elaborati ma non privi di una buona dose di vena comica e di espressioni colorite, che non mancano mai di entusiasmare il lettore, da una narrazione in prevalenza scorrevole (salvo alcune lacune iniziali), ma anche da una spartizione delle sequenze non particolamente riuscita e spesso oscillante tra scene di eccessiva prolissit? e altre decisamente brevi e del tutto insipide. Non brilla certo per originalità la trama issata da Nizzi in quest'occasione, ma che si rivela in ogni caso molto interessante nel suo genere malgrado il pessimo sviluppo della vicenda, dovuto purtroppo al ristretto numero di pagine. sisi Dopo il primo burrascoso approccio con i banditi dello spietato rapinatore Ned Kimbaugh, la prima parte della storia è largamente dominata

dall'incontro tra i quattro pards e Pat mac Ryan e dalla sopracitata scena del flashback che si estende per ben quaranta pagine (da pag. 17 a pag. 57), in cui il nostro irlandese spiega a beneficio di Tex e i suoi amici il motivo della sua improvvisa richiesta d'aiuto. La seconda parte della vicenda prosegue lineare e ha come protagonisti Tex e Carson a Rock Spring, i quali, dopo aver smascherato la bella Mavis, sorella del bieco Ned, affrontano in una violenta sparatoria la banda Kimbaugh. La comparsa dello sceriffo, con il decisivo supporto di Kit Willer e Tiger Jack, fa sè che i banditi vengano rapidamente sbattuti in cella. La storia si conclude con l'arresto del capitano Taylor, amante di Mavis e complice dei fuorilegge. :shock:
Anche se il ruolo rivestito da Kit e Tiger si rivela inconfutabilmente marginale, la gestione dei quattro pards è relativamente buona, con Tex e Carson in cima alla classifica. Molto ben riuscita, inoltre, la caratterizzazione del bravo Pat, riproposto in gran spolvero da Nizzi in base alla tradizionale versione di Bonelli Padre, che inoltre viene reso partecipe di alcune scene davvero divertenti. Non si può dire altrettanto, invece, della magra figura fatta dalla gang Kimbaugh, i cui componenti si riveleranno, alla fine, delle persone insignificanti. -_nono Niente di speciale i disegni di Aurelio Galleppini, qui giunto all'apice della sua fase di declino artistico. Le difficolt? maggiori del fumettista sardo, ormai duramente provato dalla malattia che lo colp? nel 1993, si riscontrano in modo particolare nei movimenti statici dei cavalli, nelle mani e nei volti dei vari comprimari, caratterizzati da delle vistose sproporzioni anatomiche, e da uno stile grafico ulteriormente impoverito e quasi ridotto all'osso. Non mancano, beninteso, delle scene ben disegnate, come ad esempio la strip grande di pagina 23, che raffigura il crollo del saloon di Fort Bridger, o la rappresentazione dei numerosi paesaggi dello Utah, disegnati abbastanza bene. Ma il calo stilistico è davvero palese e sono costretto ad ammettere, seppur con un certo rammarico, che per la parte grafica questo albo non raggiunge purtroppo la sufficienza. :(A salvare in minima parte la situazione fu la colorazione, sostanzialmente superiore rispetto al famigerato "Tex 300", che nonostante le tonalit? cromatiche di scarso livello, contribuisce a definire meglio gli ambienti e le figure laddove il segno di Galep era assente o appena abbozzato. In definitiva, un autoconclusivo di 110 pagine che, incorniciato da una struggente e malinconica copertina, rappresenta il sofferto addio di un grande artista al suo innomerevole pubblico di lettori, ai suoi fan e al suo Tex. L'ultimo straziante saluto di Galep a quel Tex che aveva disegnato ininterrottamente per 46 anni. Quel Tex che ora, cappello al vento, si allontanava verso nuovi orizzonti, nell'abbagliante luce del tramonto, per non fare mai più ritorno. BK Modificato da billy kid
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  • 2 anni dopo...

In edicola attualmente nella collana "nuova ristampa", passata alla storia per l'ultima copertina (e ultimi disegni) del grande Galep, questo albo si legge tutto d'un fiato, senza infamia e senza lode. Storia senza grosse pretese, scritta da un Nizzi un po' sottotono, disegnata da un Galep ormai alla fine della sua vita, non merita più della sufficienza, ma rimane la storica e malinconica copertina con Galep/Tex che saluta i suoi lettori, e noi non possiamo che dirgli grazie!

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In edicola attualmente nella collana "nuova ristampa", passata alla storia per l'ultima copertina (e ultimi disegni) del grande Galep, questo albo si legge tutto d'un fiato, senza infamia e senza lode. Storia senza grosse pretese, scritta da un Nizzi un po' sottotono, disegnata da un Galep ormai alla fine della sua vita, non merita più della sufficienza, ma rimane la storica e malinconica copertina con Galep/Tex che saluta i suoi lettori, e noi non possiamo che dirgli grazie!

Niente da aggiungere.

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  • 2 anni dopo...

I ricordi sono i pilastri su cui si poggia la personalità di ogni individuo: poi quelli della giovinezza, attorniati dall'alone di malinconia e tenerezza come sono,  una volta riaffiorati dalla memoria, rendono faticoso ogni forma d'imparzialità di giudizio. Come dimenticare quel lontano giorno di febbraio di venticinque anni fa, quando finalmente stringevo fra le dita il primo albo celebrativo a colori della mia colorazione? All'epoca una pubblicazione multicolor era un vero e proprio evento e non di rado mi capitava di contare i mesi per regolarmi sulla data d'uscita. Appena vidi quella copertina così suggestiva e triste, rimasi affascinato. Ancora ragazzino non focalizzai appieno il valore simbolico e umano di quel saluto, con cui Galep prendeva commiato dai suoi fans e dalla sua amata creatura, così come diedi meno peso a quell'importante passaggio di consegne, che vedeva premiato Villa, uno dei disegnatori che già apprezzavo di più. La storia allora mi parve stupenda e i disegni non mi disturbarono affatto. Di acqua sotto i ponti ne è corsa parecchia da quel freddo giorno d'inverno; oggi con un quarto di secolo in più sul groppone e di letture texiane, rivedo tutto sotto una diversa angolazione, come è giusto che sia nel lungo percorso dell'esistenza, dove l'esperienza accompagna le nostre metamorfosi caratteriali e di giudizio. Solo adesso comprendo appieno di quanto fosse carica di pathos e umanità quella figura di Tex con sorriso mesto, incamminatosi cappello alla mano lungo la via del tramonto, stagliandosi contro gli accesi raggi del crepuscolo. Solo adesso comprendo quanto fatica saranno costate a Galep le ultime tavole, logorato dalla malattia ma restio ad abbandonare la passione di una vita e i suoi lettori, spinto dal suo amore verso Tex. Oggettivamente, la sua opera conclusiva non rende onore al suo talento e alla sua carriera, ma mettendoci nei panni di Sergio Bonelli, come avrebbe potuto bocciare il frutto di un tale lavoro e relegare in pensione il papà grafico della celebre saga ammiraglia della sua casa editrice, allora come oggi? Anche gli affezionati lettori storici, come avrebbero potuto accettare di non vedere la firma di Galep su quell'importante albo celebrativo che anticipò di un mese appena la triste dipartita del compianto disegnatore? Tutto le altre valutazioni tecniche vanno in secondo piano a mio avviso; la storia, sebbene esile strutturalmente e debole graficamente, conserva un'importanza emotiva che il tempo non può scalfire. Da non dimenticare, inoltre, che fu pure il primo albo celebrativo affidato a uno sceneggiatore che non fosse il grande G.L. Bonelli e suppongo che Nizzi abbia pure per questo accusato un po' di timore reverenziale. Dopo tutto ciò che ho appena scritto, cercherò comunque di recuperare un briciolo di razionalità ed esprimere una mia votazione, il più possibile imparziale. Il mio voto finale è 6

  • +1 1
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Storiellina scialba dalla lettura della quale si deduce che i centenari non dovrebbero esistere, considerato che gli autori, viste le enormi attese, non ne azzeccano una. Escludo, ovviamente, Boselli.

Voto alla storia e ai disegni: 6

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  • co fondatore
On 28/3/2019 at 23:00, Condor senza meta dice:

Come dimenticare quel lontano giorno di febbraio di venticinque anni fa, quando finalmente stringevo fra le dita il primo albo celebrativo a colori della mia colorazione?

Uhm, devi aver confuso "collezione" con l'altro termine. Comunque il primo centenario che ho avuto tra le mani è stato il #300... e tu hai un anno più di me. Dilettante :P !

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<span style="color:red;">4 ore fa</span>, Mister P dice:

Uhm, devi aver confuso "collezione" con l'altro termine. Comunque il primo centenario che ho avuto tra le mani è stato il #300... e tu hai un anno più di me. Dilettante :P !

Peste e corna! Mai una volta che non mi scappi un refuso! :D E dire che prima di confermare l'invio del commento, lo rileggo, ma qualche svarione mi sfugge sempre. In questo caso specifico, me ne sono accorto quando ormai non potevo più modificare. Ovviamente il termine era "collezione" come hai correttamente dedotto, Marco. Grazie comunque per la segnalazione :). Una cosa è certa: visto i miei precedenti, difficilmente potrei ambire a un ruolo di editor o revisore in una casa editrice! :azz: :laugh:

P.s. Cominciai a leggere Tex nel 1989 o giù di lì, e in quel periodo la serie viaggiava verso il numero 350, di conseguenza dovetti attendere un po' di anni prima di acquistare direttamente all'edicola l'albo celebrativo. Inizialmente leggevo Topolino e Diabolik, ma appena la mia pista incontrò quella del celebre ranger, il passato fu cancellato come da un colpo di spugna e da allora, non ho più smesso di acquistarlo. Che emozione mi portò quel 1994: il primo Tex a colori e dopo pochi mesi, la possibilità di acquistare sugli scaffali di un negozio di dischi un inedito album dei Pink Floyd. Ricordo che ero al settimo cielo. Che bella quell'età, quando basta poco per essere felici! :)

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15 ore fa, Condor senza meta dice:

Cominciai a leggere Tex nel 1989 o giù di lì, e in quel periodo la serie viaggiava verso il numero 350, di conseguenza dovetti attendere un po' di anni prima di acquistare direttamente all'edicola l'albo celebrativo.

Quanto ti capisco! Sono più giovane, è vero, ma il mio primo Tex preso in edicola è stato Caccia infernale (n°606). Il mio primo centenario è stato il 700...

On 1/4/2019 at 22:15, Andrea67 dice:

Storiellina scialba dalla lettura della quale si deduce che i centenari non dovrebbero esistere, considerato che gli autori, viste le enormi attese, non ne azzeccano una. Escludo, ovviamente, Boselli.

Voto alla storia e ai disegni: 6

Condivido la tua opinione sulla storia. Non sono molto d'accordo sul fatto che non debbano esistere i centenari, comunque segnano un traguardo e ogni centenario non si limita alla storia che ha all'interno, ogni centenario è un pezzo di storia.

Noto comunque un grande freddezza nelle tue parole, la storia è mediocre, come lo è di fatto Il medaglione spagnolo, ma personalmente non riesco a rimanere impassibile e distaccato. Non può non venire almeno un po di magone di fronte alle ultime storie dei creatori del Nostro!

Modificato da JohnnyColt
  • +1 1
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  • co fondatore
<span style="color:red;">17 ore fa</span>, Condor senza meta dice:

Che emozione mi portò quel 1994: il primo Tex a colori e dopo pochi mesi, la possibilità di acquistare sugli scaffali di un negozio di dischi un inedito album dei Pink Floyd. Ricordo che ero al settimo cielo. Che bella quell'età, quando basta poco per essere felici! :)

I primi 20 anni di vita sono questo, poi comincia il pianto e lo stridore di denti.

Comunque chiesi The Division Bell per il compleanno e invece mi fu regalato (su cassetta) The Piper. Così divenni barrettiano (e fan del rock psichedelico).

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<span style="color:red;">5 ore fa</span>, JohnnyColt dice:

Non può non venire almeno un po di magone di fronte alle ultime storie dei creatori del Nostro!

Come non quotarti. Con il numero 400 veramente si chiude un' epoca. Per fortuna poi è continuata e continua ancora alla grande.

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  • 1 anno dopo...
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