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TWF - Tex Willer Forum

[254/256] La Valle Infuocata


Voto alla storia  

32 utenti hanno votato

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Soggetto e sceneggiatura: Guido Nolitta
Disegni: Fernando Fusco
Periodicità mensile: Dicembre 1981 è Febbraio 1982
Inizia nel numero 254 a pag. 88 e finisce nel numero 256 a pag. 99



Nel deserto di Mojave, Aquila della Notte e Piccolo Falco si imbattono in una strana carovana che sta trasferendo nella Death Valley una misera tribù di Shoshones. Moses Hewitt, vecchio amico di Tex, è sull'orlo della rovina: la banca di mister Hatfield gli ha negato un prestito per pagare gli operai della sua ditta di estrazione del borace, e i concorrenti della Nevada Borax Company usano metodi sleali, costringendo i poveri Shoshones è deportati nella Valle della Morte con false promesse è a lavorare come schiavi! L'intervento di Willer convince il banchiere a concedere credito a Moses, ma qualcuno che non vede di buon occhio i ficcanaso comincia a tessere una trama mortale. Furnace Creek, nella Death Valley, è una sorta di campo di sterminio per gli Shoshones, costretti a estrarre borace dodici ore al giorno dagli aguzzini della Nevada Company! Ma Tex e Kit Willer smantellano la losca rete di sicari e di sordidi reclutatori di ingenui indiani, fino a scoprire l'identità del vero padrone della Nevada!



© Sergio Bonelli Editore

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Guest Wasted Years

Su questa storia ho già scritto e postato. Mi disturba alquanto la figura da piccione che Tex fa nell'albo Indian Agency, mentre è molto bella la caratterizzazione che Nolitta fa di Moses Hewitt e interessante la prima parte della storia. Fortissima la richiesta di prestito alla banca, con sistemi davvero degni del Tex di GLB. I nostro se ne va a spasso con il figlio e trova il sistema di aiutare un vecchio amico, e di salvare dei poveri shoshones malcapitati. Soliti colpi di scena alla Nolitta, e anche simpatici siparietti. Il mio preferito l'ho appena postato sul topic delle facce basite a questo indirizzo

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  • 2 anni dopo...
  • Rangers

Questa ricorda alcune storie dei primi numeri, quando Tex accompagnava il figlio in una specie di viaggio d'istruzione (vedi ad esempio l'albo "La Montagna Misteriosa"). Ed è strano infatti che Nolitta metta in bocca a Tex frasi del tipo: "Sto facendo fare a mio figlio una specie di viaggio d'istruzione", rivolgendosi allo sceriffo di Las Vegas. Strano perchè ormai Kit dovrebbe ben conoscere quei territori, sembra quasi che l'autore abbia voluto scrivere una storia ambientandola ai tempi delle storie citate prima. Sorvolando su questo particolare che mi ha sempre incuriosito, la trama non è male. Sono presenti invece alcune stonature come già segnalato da Wasted prima di me, fra tutte la sicurezza che ha Tex mentre lascia il figlio nelle mani degli sgherri della Nevada Borax Company, mentre lui si dirige dall'agente indiano, ben sapendo che il marcio è ben presente. Due personaggi invece sono perfetti: - Hewitt, il vecchio amico di Tex che tenta il suicidio per ben due volte: la prima cercando di fermare il pistolero - bullo che ha già la pistola fuori dalla fondina; e la seconda, molto originale sulle pagine di Tex, il tentativo di impiccagione nella stanza d'albergo!- Lo sceriffo di Las Vegas, che alla fine a sorpresa si rivela sul libro paga dei cattivi di turno, mentre all'inizio sprizzava da tutti i pori la sua stima per Tex. Voto: 7 :trapper: Curiosità sui disegni. Osservando la firma di Fusco, che aveva la buona abitudine di aggiungere l'anno ogni tot tavole, ci accorgiamo che nelle prime tavole della storia a pag. 91 de La Scogliera dell'Orrore, la data è 1979. Nell'albo successivo, a pag 58: 1980Sempre nello stesso albo, a pag. 106: 1981Mentre a pag. 91 di Indian Agency: 1982. Ora osserviamo le date nelle storie precedenti. Ore Disperate - I Quattro Evasi (albi 241 - 242) portano la data '79 - '80Segno che l'instancabile disegnatore lavorava a più storie contemporaneamente. Ed infatti: Il Marchio di Satana - Furia Infernale (248 - 249): firme datate '80 e '81!! :trapper:

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  • 5 mesi dopo...

Anche a me leggendo questa storia e vedendo le firme datate di Fusco mi è venuto il sospetto, per non dire certezza, che Fusco lavorasse a più storie contemporaneamente e mi sono chiesto il perchè1) Perchè lo sceneggiatore, in questo caso SB, consegnava la trama un p? alla volta2) Mancanza di ispirazione su alcune tavole o al contrario ispirazione che viene per determinate scene e quindi meglio non perderla3) Perchè si regolava in base alle scadenze e lavorare su più storie gli consentiva di tenerle meglio sott'osservazione per evitare di sforare4) Nessun motivo particolare, devo fare queste storie la mattina mi alzo e lavoro su quella che mi va A me la storia è piaciuta. Ben divisa in varie parti, con vari siparietti e colpi di scena.

La parte dell'arrivo a Las Vegas di Tex e Kit e dell'incontro al saloon con il vecchio amico, del duello, del tentativo di suicidio, la scena dal banchiere, ed il personaggio dello sceriffo con tutto quel che ne consegue sono fantasticheCerto Tex fa un p? la figura del piccione, anche se comunque Tex i suoi dubbi li aveva espressi chiaramente indicando al figlio i due come una coppia di sciacallo e avvoltoio, forse andava un p? aggiustata la scena del colloquio. Sulla scena dall'agente indiano credo che SB abbia fatto disegnare Tex con le mani nel catino per aumentarne la superiorit?. Ossia nonostante Tex è stanco ed affaticato da un lungo viaggio nel deserto ed intento a rinfrescarsi riesce comunque a far fuori i suoi avversari. Da notare che la figura del pollo la fa anche l'agente indiano. Sta per arrivare Tex, sei stato avvertito e lo aspetti in una tinozza disarmato?
Voto 9+
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  • 1 anno dopo...

C'era un sondaggio nel forum:qual'? il tuo albo preferito (non storia!)?
Mi ricordo che votai "la valle infuocata". Una scelta un po strana forse, dato che ci sono decine e decine di albi migliori... ma le prime 40-50 pagine di questo numero, mi hanno letteralmente colpito.


In questa storia c'è un Tex, che siamo poco abituati a vedere, che ha delle reazioni strane (guardare le scene in cui riconosce dei vecchi amici, quella in cui (praticamente) da dell'alcolizzato all'albergatore :D ) che fanno emergere (o ricordare) altri aspetti del ranger.
Che dire poi di quest'immagine?

Immagine postata



Sbaglio o Tex si riferisce al lettore?Mai visto niente del genere :)


SUl piano dell'azione poi,Tex viene presentato con una scena molto ma molto western:saloon, pistolettata (con la rapidit? della folgore!), e bandito che crolla a terra in due attimi, stile film/videogioco. Posto anche qui l'immagine in questione, perchè si lascia interpretare meglio delle mie parole:

Immagine postataImmagine postata




Nolitta poi, fa spiccare anche il rapporto tra Tex e il figlio. La corsa di inizio storia è quasi commovente per certi aspetti:deserto, solo loro due al galoppo, con il povero Kit che arranca haha . Anche qui si presenta quindi, una scena di vita quotidiana che siamo poco abituati a veder raccontata.
Una storia che non viene fatta risaltare quindi dalla trama, che di per se è molto semplice ma per la sua forma, ci sono molti tocchi, oserei dire poetici. Oltre la scena della corsa, guardate quest'immagine... parla da sola:

Immagine postata



Menzione,(in forma scritta, per chi non l'avesse capito) per Fusco:storia che non avrebbe alcun senso con un altro disegnatore.


Niente voti questa volta :trapper:


(ri)lettura, manco a dirlo, consigliatissima.


@west10:

Forse, l'agente indiano aveva pensato di distrarlo e poi prenderlo alle spalle con il suo aiutante. Cosa che poi effettivamente ha fatto, anche se con scarsi risultati.
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  • 1 mese dopo...

cavolo come mai solo 4 commenti per questa bella storia???Molto bella l'idea principale della storia, ossia il viaggio istruttivo di Tex e Kit, mi sarebbe piaciuto che magari con una piccola parentesi ci venisse spiegato chi sono tutti questi vecchi amici che Tex ritrova nella grande citta' Las Vegas, tutti ben caratterizzati e simpatici, il vecchio sceriffo burlone ma ligio al dovere, l'amico spiantato e stupenda la scena col banchiere... con relativo prestito forzato... proviamoci oggi sai le risate, mi sarebeb anche piaciuto che magari l'albo la valle infuocata fosse intitolato Death valley , pero' visto poi il tittolo dell'albo successivo, sarebbero suonati male 2 albi con titolo in inglese???per favore mi dite che numero ha questa storia nella collezione a colori della repubblica???

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  • 1 mese dopo...

L'unica stonatura di questa storia ?, come ha ben detto Sam, il fatto che Tex lasci suo figlio in mano a quelli che lui stesso aveva definito uno sciacallo e un avvoltoio. Per il resto, questa è una storia nolittiana al cento per cento, e quindi bellissima. I personaggi di Bonelli junior trasudano umanit?, sembra quasi di poterli conoscere di persona tanto sono autentici. Hewitt è un personaggio straordinario, ma una menzione di merito deve essere fatta a mio parere per lo sceriffo, un uomo simpatico da cui non ti aspetti ciò che accade in seguito. Nolitta e Fusco: I Ribelli del Canada, il Colonnello Watson, Caccia all'uomo e poi questa storia. E' un binomio d'oro, sono i Boselli & Marcello dei primi tempi...

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  • 1 anno dopo...

Avventura bellissima,concordo in pieno con Leo quando afferma "Nolitta&Fusco coppia d'oro,come Boselli&Marcello". Colpi di scena a non finire,Tex molto duro,addirittura spietato quando finisce Morris con un proiettile in gola,personaggi convincenti e con un Fusco che con i suoi disegni magistrali immedesima talmente il lettore in quella fornace tanto da farlo sudare copiosamente al sole dei 40 gradi !

 

Gustoso il siparietto con il messicano sentinella,che mi ha ricordato tantissimo " Emiliano non tradisce,gringo....Emiliano dice tutto,gringo ! " di "Lo chiamavano Trinità".        Voto : 10

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  • Collaboratori

La splendida La valle infuocata è un classico esempio di storia "minore" ovviamente se consideriamo lo standard dell'epoca ( è di poco successiva a Il marchio di satana e Giungla crudele ). Eravamo nel 1981, con il Tex che si avviava lentamente a perdere lettori ( ma il bancone dell'edicola, ricordo, contava ancora una trentina di copie dell'inedito contro la misera decina di oggi ). Questo è il Tex nolittiano così diverso da quello paterno in cui non tutti si riconoscevano. Sono passati da allora più di trent'anni  e le storie riempitivo di oggi si chiamano, per citarne una recente, Il ricatto di Slade. Non so quanto c'è in me del lettore nostalgico ma la differenza qualitativa, testi e disegni, mi sembra degna di nota. Intavoliamo lunghe discussioni sul calo dell'interesse dei lettori nei confronti del fumetto in generale, c'è da chiedersi invece se con storie come questa e i capolavori di cui sopra, la situazione sarebbe davvero la stessa. Ho i miei fondati dubbi.

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La splendida La valle infuocata è un classico esempio di storia "minore" ovviamente se consideriamo lo standard dell'epoca ( è di poco successiva a Il marchio di satana e Giungla crudele ). Eravamo nel 1981, con il Tex che si avviava lentamente a perdere lettori ( ma il bancone dell'edicola, ricordo, contava ancora una trentina di copie dell'inedito contro la misera decina di oggi ). Questo è il Tex nolittiano così diverso da quello paterno in cui non tutti si riconoscevano. Sono passati da allora più di trent'anni  e le storie riempitivo di oggi si chiamano, per citarne una recente, Il ricatto di Slade. Non so quanto c'è in me del lettore nostalgico ma la differenza qualitativa, testi e disegni, mi sembra degna di nota. Intavoliamo lunghe discussioni sul calo dell'interesse dei lettori nei confronti del fumetto in generale, c'è da chiedersi invece se con storie come questa e i capolavori di cui sopra, la situazione sarebbe davvero la stessa. Ho i miei fondati dubbi.

Bravo Ymalpas! Sei interprete perfetto dei miei pensieri. Se continui così ti do la delega anche per le prossime recensioni  :laugh:  :ok:

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  • 5 mesi dopo...
  • Sceriffi

Splendida storia della premiata ditta Nolitta&Fusco, che sicuramente merita ben più di una rilettura. Molto bella la scelta dell'ambientazione, tra la nascente Las Vegas e la torrida e terribile Death Valley.

Come spesso accade, Nolitta mette Tex di fronte a situazioni molto difficili, che lo coinvolgono soprattutto dal punto di vista emotivo: prima il tentato suicidio dell'amico, poi le terribili condizioni a cui sono sottoposti i lavoratori/schiavi Shoshone, in quello che ricorda un vero e proprio campo di concentramento, sono scene in cui lo stesso Tex perde la sua impassibilità e anche noi ci sentiamo partecipi e toccati. Uno degli aspetti che amo di più della scrittura di Nolitta.

Belli anche i personaggi di contorno, dal vecchio amico Hewitt , allo sceriffo di Las Vegas, al laido agente indiano che prepara la trappola per Tex standosene a mollo in una tinozza - fantastico! Unica pecca, il fatto che Tex e Kit si fanno un po' infinocchiare dai discorsi dei due capoccioni della Nevada Company, quando le terribili condizioni dei poveri indiani sono già del tutto evidente.

Voto 8.

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  • 3 anni dopo...

Andrò un po controcorrente,ma a me questa storia non è molto piaciuta...certamente texiana, ma presenta molti limiti tipicamente nolittiani.

intendiamoci,l idea di fondo era originale,con lo sfruttamento dei poveri shoshones da parte della compagnia mineraria, interessante lo sfruttamento dei depositi di borace.

Ci sono però troppe incongruenze e lungaggini esagerate che rendono la storia un po' pesantuccia.
Ad esempio,che il banchiere succhiasangue presti dei soldi all amico di Tex (ed è lui il capo dei cattivi) l ho trovato davvero esagerato e  (maldestralmente) fuorviante.Che lo sceriffo diventi uno dei cattivi dopo che fa la parte dell amicone di Tex per più di un albo,anche questo l ho trovato fuorviante e sbagliato.Troppe pesantezze nella storia,soliti dialoghi prolissi alla Noliitta,Kit a volte isterico e irritante,Tex troppo arrendevole nel primo incontro alla miniera,ingenuo a ficcarsi nei guai alla riserva shoshone ritenendo l agente indiano fuori dalla cricca,nonostante le testimonianze degli shoshones in senso contrario

La figura di Old Moses Ewitt invece non è male e potrebbe venir ripresa in un'altra toria
 

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Perdonami ma non riesci proprio ad evitare erroroni, punteggiatura messa come capita, assenza di apostrofi eccetera? Io trovo che un intervento scritto così non meriti la lettura, anche se potrebbe essere interessante. E non dirmi lo smartphone, anche io scrivo dallo smartphone ma ho le app per scrivere leggibile.

Non condivido mezza parola di una recensione molto superficiale, che non considera che il banchiere si trovi davanti un Tex che gli umilia i giannizzeri e che non ha interesse a suscitare ancora i suoi sospetti, che lo sceriffo si associ apparentemente a Tex per spiarlo e per tentare di levarlo di mezzo. Tex che dà le spalle al nemico è un topos nolitiano che molti trovano irritante, però se leggi Nolitta così è. Come prendersela con Boselli perché usa i paroloni.

 

 

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<span style="color:red;">3 ore fa</span>, Wasted Years dice:

Perdonami ma non riesci proprio ad evitare erroroni, punteggiatura messa come capita, assenza di apostrofi eccetera? Io trovo che un intervento scritto così non meriti la lettura, anche se potrebbe essere interessante. E non dirmi lo smartphone, anche io scrivo dallo smartphone ma ho le app per scrivere leggibile.

Non condivido mezza parola di una recensione molto superficiale, che non considera che il banchiere si trovi davanti un Tex che gli umilia i giannizzeri e che non ha interesse a suscitare ancora i suoi sospetti, che lo sceriffo si associ apparentemente a Tex per spiarlo e per tentare di levarlo di mezzo. Tex che dà le spalle al nemico è un topos nolitiano che molti trovano irritante, però se leggi Nolitta così è. Come prendersela con Boselli perché usa i paroloni.

 

 

De gustibus non est disputandum...anche io ho studiato un po' nella mia vita:D

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  • 2 mesi dopo...

Altra storia cosiddetta "normale" di Nolitta, ma superiore alla precedente.
Vi sono parecchie scene da ricordare, tipo la sparatoria con l'agente indiano nella tinozza, quella finale, lo scontro con i due buttafuori della banca, quello con il fratello del bandito ucciso da Tex, ed ancora quelli con gli operai della "Nevada".
Certo stavolta Nolitta esagera un pò con l'ingenuità di Tex, e lo dice un Nolittiano zagoriano al quale dà fastidio anche lo Zagor troppo ingenuo: presentarsi a Tanner col ramoscello d'ulivo, dopo aver visto in che modo vengono trattati gli Shoshones, e addirittura accettare la sua proposta di far rimanere Kit é troppo da ingenui. Per fortuna, però, che Tex riesce ad uscirne da par suo.
A proposito di Kit, a me sembra che Nolitta lo caratterizzi molto bene e gli dia il suo giusto spazio quale figlio di cotanto padre.
Voto alla storia: 7,5
Voto ai disegni: 7,5

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  • 2 mesi dopo...

Classico esempio di come sciupare un discreto soggetto con una sceneggiatura non all’altezza. Nolitta dopo la precedente mezza ciofeca, imbecca un buon spunto, basato sullo sfruttamento minerario del borace e la concorrenza sleale di una compagnia di furfanti, che non esita a schiavizzare una tribù di Shoshones, pur di mandare sul lastrico la società rivale, gestita da Hewitt, un vecchio amico di Tex, che disperato tenta il suicidio. Purtroppo la trama non riesce minimamente ad avvalorare il soggetto, vuoi per una lentezza a tratti esasperante, vuoi per dialoghi molto verbosi e pesanti. Si procede nella lettura stentando, fra badilate di noia e pochi sussulti, fatta eccezione solo per i classici colpi di scena nolittiani, che sul finale ci svelano la vera anima nera del progetto criminale e il tradimento dello sceriffo Anderson, che al loro arrivo a Las Vegas aveva indossato la maschera dell’amicone affidabile. Poca roba. Ancor più increduli, si assiste a due leggerezze imperdonabili di Tex, che fanno dubitare se il personaggio, che agisce fra le pagine dell’albo, sia davvero l’eroe che conosciamo o un clone rincitrullito dell’originale :D. E’ duro accettare che un acuto ranger che all’inizio della storia intuisce le intenzioni dell’amico, salvandolo dal suicidio, col proseguo della trama riesca a farsi cogliere impreparato nella sede dell’agenzia indiana, nonostante sappia già che Glen Spark sia un furfante matricolato. Ancor più assurda la scelta di dividersi da Kit e lasciarlo nelle mani di Tanner e Dennison, quando ormai anche un neonato avrebbe capito il loro ruolo marcio nella faccenda. Due passaggi narrativi incomprensibili e gravi, che a mio modo di vedere compromettono irrimediabilmente la prova dell’autore. Bisogna riconoscere che il Tex nolittiano non manca di coraggio e abilità da pistolero per rimediare ai suoi errori, ma alcune valutazioni rimangono inaccettabili visto la caratterizzazione ben delineata fatta dal creatore. Per mettere in difficoltà il protagonista, Nolitta lo fa spesso e volentieri cadere in trappole troppo forzate (e scontate!), tanto che ci si chiede, se il suo eroe abbia preso qualche colpo nella zucca, perdendo parte del suo innato quoziente intellettivo. :D

Per un fan di Carson come il sottoscritto, pesa inoltre la sua reiterata assenza tra le pagine della saga in quei mesi; con “La valle infuocata” terza storia consecutiva marcata Nolitta, il vecchio cammello colleziona la terza assenza (seconda e tre quarti se si considera la minima parte avuta in “Il solitario del west”). Troppo poco, ai limiti del mobbing fumettistico. :P

Nella media i disegni di Fusco, che ho comunque maggiormente apprezzato in altre prove. Il mio voto finale è 5

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  • 2 anni dopo...

L'ho riletta senza ricordarmi che era Nolitta l'autore (negli originali non è indicato) e quindi pensavo fosse GLB, e fino a metà storia ho continuato a crederlo, poi ho visto Tex che abbandona il figlio in mano al nemico e si fa fregare addirittura da un ciccione a mollo in una tinozza, e ho capito che non poteva essere oppure che GLB aveva bevuto troppo Whisky. Ma insomma, era Nolitta, ovviamente.

Comunque, a parte questi rilievi, una gran bella storia e anche molto Texiana curiosamente, Texiana nei dialoghi, nelle vicende, nei sapori, nei pestaggi davvero degni di GLB.

Il marchio di Sergio si vede, appunto, dopo la metà della storia, con quelle incredibili ingenuità, che comunque non inficiano una buona prova.

Fusco direi ottimo.

Nolitta 7+

Fusco 7.50

  • +1 1
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  • 1 anno dopo...

In questo thread ho visto che si è fatta l'ipotesi che Fusco lavorasse a più storie contemporaneamente. In realtà sarebbe assurdo, c'è una spiegazione molto più semplice, sviscerata in questo post e nei successivi, e confermata da Boselli dopo una domanda diretta. Semplicemente, Fusco abbandonò temporaneamente questa storia di Nolitta per dedicarsi ad una nuova sceneggiatura di GL Bonelli ("il marchio di Satana", che se vedete ha date intermedie a quelle di questa storia), e la riprese solo una volta terminata quella.

 

A quanto ne so Nolitta già all'epoca consegnava la sceneggiatura  "a pagine" (come oggi fanno praticamente tutti, l'usanza di consegnare sceneggiature intere si è estinta) e quindi è possibile che anche lui si sia fermato a metà sceneggiatura, per poi riprenderla mesi dopo.

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<span style="color:red">10 ore fa</span>, Diablero dice:

A quanto ne so Nolitta già all'epoca consegnava la sceneggiatura  "a pagine" (come oggi fanno praticamente tutti, l'usanza di consegnare sceneggiature intere si è estinta) e quindi è possibile che anche lui si sia fermato a metà sceneggiatura, per poi riprenderla mesi dopo.

È esattamente così. Sergio scriveva solo se necessario. Mica aveva tempo da perdere. 

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<span style="color:red">19 ore fa</span>, Diablero dice:

(come oggi fanno praticamente tutti, l'usanza di consegnare sceneggiature intere si è estinta

 

Non è che si è estinta. A quanto ne so , lo faceva solo G.L. Bonelli e neanche sempre. Dipendeva da quanti e quali sceneggiatori alimentare. Negli anni 80 Nizzi scriveva più storie contemporaneamente per più disegnatori esattamente come fanno tutti anche oggi. In seguito, dopo aver ceduto alcuni disegnatori a Boselli, prese l'abitudine di mandare la sceneggiatura a blocchi di singoli albi, mai completa. Il mito delle sceneggiature intere è, per l'appunto, un mito..

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On 6/10/2023 at 11:51 PM, Carlo Monni said:

Non è che si è estinta. A quanto ne so , lo faceva solo G.L. Bonelli e neanche sempre. Dipendeva da quanti e quali sceneggiatori alimentare. Negli anni 80 Nizzi scriveva più storie contemporaneamente per più disegnatori esattamente come fanno tutti anche oggi. In seguito, dopo aver ceduto alcuni disegnatori a Boselli, prese l'abitudine di mandare la sceneggiatura a blocchi di singoli albi, mai completa. Il mito delle sceneggiature intere è, per l'appunto, un mito..

Non può essere un mito, il sistema usato normalmente per Comics, Manga, Disney, Historietas (cioè per la stragrande maggioranza dei fumetti nel mondo) e che veniva usato sicuramente dalla Bonelli all'epoca del formato a strisce. In generale la consegna delle sceneggiature di un episodio completo in generale è la NORMALITÀ.

Perché non lo è nel fumetto Bonelli? (anche a quello che ne so io, oggi non lo fa nessuno). Perché il fumetto Bonelli (e in generale il formato bonelliano) ha caratteristiche che lo rendono unico al mondo:

1) Un numero di pagine molto superiore, gli equivalenti - come numero di pagine - degli albi bonelliani in america e in giappone sono normalmente le raccolte in volume (com'erano in origine anche gli albi giganti Bonelli).  Nella gran parte dei fumetti nel mondo una "puntata" può variare da poche pagine (per esempio, 7 per 2000AD in inghilterra) fino a poche decine (22 per i comics USA, una trentina fino a poco tempo fa - non sono aggiornato - per i disney, etc.), quindi avrebbe poco senso consegnare "a pagine".

2) MOLTI disegnatori ALTERNATI, per il tempo richiesto per disegnare quelle pagine. In Giappone tipicamente il disegnatore è sempre lo stesso (anche se è frequentissimo l'uso di assistenti), quindi finché non ha finito una puntata non ha bisogno di altre sceneggiature. E non ne disegnerà mai 2 contemporaneamente. Negli albi Bonelli invece ci possono essere davvero tante storie disegnatori in parallelo da tanti disegnatori)

 

Prima dell'avvento della pubblicazione dei primi albi giganti inediti (fine anni 60) sono ragionevolmente sicuro che anche alla Bonelli, tutti scrivessero sceneggiature complete di un albo a strisce. Poi, man mano che si diffondeva il formato "bonelliano" anche per le storie inedite, tutti quanti man mano che rimanevano indietro non riuscendo a seguire tanti disegnatori uno per volta, saranno passati allo sceneggiare in parallelo tante storie.

 

(per essere chiari, del tuo post sto contestando solo l'uso della parola "mito", che pare indicare che sia una cosa assurda e fuori dal mondo mentre ancora oggi è la NORMALITÀ nella maggior parte dei fumetti mondiali, ed è la Bonelli e i bonellidi a rappresentare una curiosa e peculiare eccezione "locale")

Modificato da Diablero
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7 ore fa, Diablero dice:

Non può essere un mito, il sistema usato normalmente per Comics, Manga, Disney, Historietas (cioè per la stragrande maggioranza dei fumetti nel mondo) e che veniva usato sicuramente dalla Bonelli all'epoca del formato a strisce. In generale la consegna delle sceneggiature di un episodio completo in generale è la NORMALITÀ.

Perché non lo è nel fumetto Bonelli? (anche a quello che ne so io, oggi non lo fa nessuno). Perché il fumetto Bonelli (e in generale il formato bonelliano) ha caratteristiche che lo rendono unico al mondo:

1) Un numero di pagine molto superiore, gli equivalenti - come numero di pagine - degli albi bonelliani in america e in giappone sono normalmente le raccolte in volume (com'erano in origine anche gli albi giganti Bonelli).  Nella gran parte dei fumetti nel mondo una "puntata" può variare da poche pagine (per esempio, 7 per 2000AD in inghilterra) fino a poche decine (22 per i comics USA, una trentina fino a poco tempo fa - non sono aggiornato - per i disney, etc.), quindi avrebbe poco senso consegnare "a pagine".

2) MOLTI disegnatori ALTERNATI, per il tempo richiesto per disegnare quelle pagine. In Giappone tipicamente il disegnatore è sempre lo stesso (anche se è frequentissimo l'uso di assistenti), quindi finché non ha finito una puntata non ha bisogno di altre sceneggiature. E non ne disegnerà mai 2 contemporaneamente. Negli albi Bonelli invece ci possono essere davvero tante storie disegnatori in parallelo da tanti disegnatori)

 

Prima dell'avvento della pubblicazione dei primi albi giganti inediti (fine anni 60) sono ragionevolmente sicuro che anche alla Bonelli, tutti scrivessero sceneggiature complete di un albo a strisce. Poi, man mano che si diffondeva il formato "bonelliano" anche per le storie inedite, tutti quanti man mano che rimanevano indietro non riuscendo a seguire tanti disegnatori uno per volta, saranno passati allo sceneggiare in parallelo tante storie.

 

(per essere chiari, del tuo post sto contestando solo l'uso della parola "mito", che pare indicare che sia una cosa assurda e fuori dal mondo mentre ancora oggi è la NORMALITÀ nella maggior parte dei fumetti mondiali, ed è la Bonelli e i bonellidi a rappresentare una curiosa e peculiare eccezione "locale")

 

 

 

Dimentichi la lunga stagione dei fumetti d'avventure quotidiani degli anni Trenta e successivamente. Lì gli autori erano avanti di qualche settimana, ma le storie venivano consegnate alla stampa a pezzi. Puoi giurare che Raymond e Caniff e Foster e soci non hanno MAI  consegnato una storia completa.

 

I feuilleton da Dickens a Sue, si stampavano PRIMA che David Copperfield o I Misteri di Parigi fossero stati scritti per intero. Idem, i serials del cinema anteguerra. 

Modificato da borden
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