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TWF - Tex Willer Forum

[53/55] Il Grande Re


Pedro Galindez
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Voto alla storia  

21 utenti hanno votato

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Soggetto e sceneggiatura: G. L. Bonelli
Disegni: Aurelio Galleppini
Periodicità mensile: Marzo 1965 - Maggio 1965
Inizia nel numero 53 a pag. 117 e finisce nel numero 55 a pag. 90


Un sedicente e misterioso Grande Re, dispensando moderni fucili e promettendo la costituzione degli Stati Uniti dei Popoli Rossi, raduna i più focosi guerrieri delle tribù indiane del Nord per una massiccia rivolta contro l'uomo bianco. Il Grande Re, detto anche Leopardo Nero, è Louis Laplace, ricco uomo di colore abbagliato da folli ambizioni di gloria: odiando a morte i bianchi, vuole fondare nel Nord una libera nazione indiana. Suo consigliere è il viscido Pierre Gaul, un intrallazzatore avido di denaro che tiene i contatti con i trafficanti d'armi di Harry Madison, pronti a rifornire di fucili la montante ribellione rossa. Tex recupera il totem della pace sottratto ai Mohicani per convincerli a scendere sul sentiero di guerra e, usando diplomazia e pugno di ferro, costringe i riottosi a una resa incruenta. Pacificate le tribù del Nord, Tex e Kit Willer attaccano il covo del Grande Re, un castello fortificato in mezzo a un lago. Kit viene catturato e, per liberarlo, Tex assale il maniero alla testa di un esercito indiano. Abbandonato da tutti, il folle Leopardo Nero si suicida, facendo saltare in aria il suo covo.

Copyright Sergio Bonelli Editore

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  • 6 mesi dopo...
  • Rangers

Grande storia di Tex e figlio Kit in lotta contro il misterioso Grande Re, che col suo folle sogno sta radunando numerose tribù indiane, con l'intento di fondare un regno e cacciarfe l'uomo bianco. Il Grande Re, è un uomo di colore, tale Louis Laplace, sfuggito al razzismo e rifugiatosi in un castello nel Grande Nord, qui fonda il suo regno, affiancato dall'avido Pierre Gaul, che al momento giusto non esita a tradire il suo Re. Il bello di questa storia sta anche nel fatto che Tex e figlio agiscono separati. Tex con la fascia di Wampum si occupa di far cambiare idea alle tribù indiane, dato la sua influenza come capo dei Navajos. Indimenticabile quando ritrova il caratteristico totem dei Mohicani, uno strano meteorite spugnoso che se toccato emana uno strano suono. :trapper: Il figlio Kit, invece si occupa di troncare i rifornimenti d'armi destinati al Grande Re, e agisce veramente bene, usando tutti gli insegnamenti del padre. Gianluigi inserisce tante parti memorabili, il duello indiano, oppure Kit che devia gli inseguitori che stavano per prendere Tex. Bellissimo il finale con tutte le tribù indiane che si alleano, e danno l'assalto alle ultime guardie rimaste accanto al Leopardo Nero. Unico peccato è che GlB, non abbia usato in questa storia il grande amico Jim Brandon, dato che Tex e Kit ricevono l'aiuto della Polizia Canadese. Comunque il mio voto è 9.

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  • 9 mesi dopo...

Che dire di questa storia se non che è un autentico Capolavoro, una delle storie più belle di Tex?Bonelli e Galep, già nel pieno della maturit?, regalano una storia epica, tesa e drammatica, in cui è costante il senso di minaccia che incombe sui territori canadesi e americani, minacciati dalle mire del Grande Re. Sembra che quel che Tex stia affrontando è un qualcosa di troppo grande e vasto anche per lui, un qualcosa che ormai si è da molto tempo messo in moto, inarrestabilmente:ecco quindi che lui e il figlio non possono che separarsi, e agire contemporaneamente su fronti diversi:non c'è tempo per prendere le cose con calma e affrontarle una alla volta... Kit Willer!.... questa è una di quelle storie che i detrattori di Piccolo Falco dovrebbero leggere per mettere alla prova le proprie(rispettabilissime)idee su un personaggio che qui dimostra tutto il suo carisma e tutta la sua forza;Kit è un vero fulmine scatenato che si lancia incontro al pericolo anche se contro forze soverchianti;che, se pur prigioniero(non per colpa sua!), non ha problemi a creare un vero inferno di fuoco e a liberarsi... Davvero GL Bonelli odiava questo personaggio?.. se così fosse, avrebbe mai scritto questa storia?La trama è costruita come meglio non si potrebbe, i dialoghi sono puro stile Bonelliano;alcune scene sono poi da antologia, come quella in cui Tex accetta la sfida del guerriero sioux;Bonelli è maestro nel districarsi tra i vari personaggi, creando, nel secondo albo, quasi due storie parallele, una con protagonista Tex l'altra con protagonosta Kit, senza che la vicenda perda qualcosa in dinamicit? e "avventurosit?". Due i personaggi straordinari di questa storia:il Grande Re, nella sua ambiguit? di avventuriero in cerca di potere e autentico rivoluzionario idealista, che non si arrende alla propria sconfitta e decide di morire orgogliosamente nel suo castello(tanto che Tex ammette:"in ogni caso è stato un uomo di fegato");e qull'animaccia nera, quell'autantico macchinatore di intrighi che risponde al nome di Pierre Gaul, un personaggio che anche grazie al genio di Galep rimane per me indimenticabile. Certo, probabilmente vedere oggi in una storia dell'inedito castelli nel cuore del Canada, pieni di improbabili indiani con improbabili armature, e con un nero bizzarro con la corona in testa, non ci piacerebbe... ma tutto questo, che poteva essere elemento di banalit? e bambinaggine, ne "Il grande re" diventa un qualcosa di bellissimo, un qualcosa dal potente fascino retr? che però non stanca e non annoia, anzi;un qualcosa che rende questa storia non solo caratteristica di un periodo in cui questi elementi erano frequenti in Tex, ma addirittura storia che dimostra in pieno la grandezza di Bonelli, che da questi elementi banali, da film di serie Z, sa far venir fuori un capolavoro!Di Galep invece che dire?Che è e rimarr? il più grande disegnatore di Tex?Che i suoi personaggi e i suoi paesaggi vivono?Che sa usare le ombre come pochi altri?... tutto ciò non basterebbe a descrivene la grandezza.... Ai due autori, un ovvio 10 e lode.. Alla storia, un altrettanto ovvio 10 e lode...

  • +1 1
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Per quanto mi riguarda è una delle più belle avventure di Tex, un grande affresco con la partecipazione dei giovani guerrieri di tante tribù che in parte mi ha ricordato un'altrettanto bella avventura di Zagor: Iron Man (di cui raccomando la lettura). La figura del Leopardo nero è decisamente meno ambigua di quella del lugubre Pierre Gaul; Louis Laplace desidera la ricchezza e il potere - potere che gli ingenui guerrieri gli conferiscono ben volentieri - per riscattare anni di umiliazioni sue e della sua razza, tuttavia non usa l'ideale che propone agli indiani esclusivamente per i suoi scopi, come fa appunto Pierre Gaul. Tra l'altro sia il Grande Re che Pierre Gaul risultano morti, ma nessuno dei due, in realtà, è stato ritrovato cadavere. Dopo riapparizioni di nemici ritenuti defunti, come El Carnicero, non mi spiacerebbe affatto un ritorno di uno dei due. Voto complessivo: 10

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  • 1 anno dopo...

Una gran bella storia con un giusto mix di ingredienti e dosi. Le ambinzioni di un uomo che vuole vendicarsi di anni di soprusi, l'avidit? del suo braccio destro che non esita a venderlo al momento opportuno, le tribù indiane affascinate da questo nuovo leader, i suggestivi territori al confine tra gli Stati Uniti e il Canada,Tex ed il figlio più attivi che mai finalmente separati e poi l'attacco finale... Perfetto!!!Grande BonelliGrande Galep VOTO 9

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  • 7 mesi dopo...

Grande storia, con grandi personaggi, ottimo esempio di azione e caratterizzazione. Entra di buon diritto tra le migliori storie di G. L. Bonelli. -ave_ :inch:

Ed ora un po' di dettagli.

1) Torna, dopo tanto tempo, la coppia Tex e Kit Willer. Non viene data alcuna giustificazione per l'assenza degli altri.

2) Spedito in Canada, perla precisione n a Winnipeg, ad indagare sul losco mercante Madison, Kit ne distrugge da solo l'organizzazione e ne brucia i magazzini, degno emulo del padre. Tempo dopo a Winnipeg si ricorderanno ancora di lui, come si legge in ?Sulle piste del Nord".

3) Tex invece si reca tra le tribù del Nord e riesce a calmarne i bollenti spiriti, grazie anche al brillante recupero del lor totem (termine molto improprio, ma usiamolo pure), trafugato dagli uomini del Grande Re su impulso del suo sinistro braccio destro Pierre Gaul.

4) Il misterioso meteorite spugnoso che emette note musicali quando è sfiorato e che rende le acque del lago di un bel rosso scarlatto, oltre che calde e temporaneamente mortali, forse non è sfruttato a sufficienza. Poco più di un pretesto per rafforzare il prestigio di Tex tra le tribù canadesi.

5) Louis Laplace, il Grande Re o Leopardo Nero che dir si voglia è un personaggio molto interessante, una figura tragica e molto shakespeariana, che ha molto in comune con personaggi come Riccardo III e Macbeth. Non è un semplice cattivo, il suo sogno, per quanto irrealizzabile, non può che strappare simpatia e lui stesso ala fine non può che avere la pietà e l'ammirazione dei suoi stessi avversari.

6) Poco ci viene detto di Louis Laplace prima che diventasse il Grande Re. Si può intuire che, venendo dalla Louisiana fosse stato uno schiavo ed è chiaro che la frustrazione per il modo con cui è considerato dai bianchi anche dopo essere diventato ricco ha giocato un ruolo non indifferente nel far nascere il suo delirio di onnipotenza ed il folle sogno di costruire una nazione indiana, in cui gli oppressi come lui potessero trovare posto. La sua ossessione per l'impero romano dimostra che aveva una certa cultura. Agli schiavi era proibito imparare a leggere e scrivere, ma o lui aveva un padrone progressista ed illuminato o si è rifatto dopo esser diventato ricco.

7) Pierre Gaul, al contrario è una vera anima nera, il suo solo scopo è il guadagno e quando vede la mala parata, non esita ad abbandonare la nave che affonda? o almeno a provarci, La sua stessa avidit? sarà causa della sua fine, quando cercher? di impadronirsi del tesoro di Jean Lafitte accumulato dal Grande Re. Mal gliene incoglie, perchè il Leopardo Nero è pazzo, ma non è stupido. A Pierre Gaul non rester? che morire annegato insieme al tesoro che tanto bramava.

8) Epica e tragica, proprio come quella di un eroe da tragedia, la fine del Grande Re, che piuttosto che farsi catturare preferisce saltare in aria col suo stesso castello, assiso sul suo trono. Le parole di Tex; "In ogni caso è stato un uomo di fegato" sono il suo giusto epitaffio.

9) In questa storia si parla per la prima volta del tesoro di Jean Lafitte, famoso pirata e contrabbandiere che operò in Louisiana tra il 1805 ed il 1823 e dette perfino il suo contributo alla difesa di New Orleans nel 1815. Lafitte mor? apparentemente nel 1823. Apparentemente, dico, perchè ben presto si diffusero voci sulla sua sopravvivenza e naturalmente voci sul suo favoloso tesoro nascosto da qualche parte tra le paludi della Louisiana e la baia di Galveston. Il fatto che il Grande Re sia in possesso del tesoro di Lafitte sembra in contrasto con quanto affermato successivamente nella storia ?New Orleansè in cui pare che il tesoro in questione si trovi da qualche parte nel Bayou. In realtà, col senno di poi, la contraddizione non esiste: ormai possiamo dare per assodato che Tex agisce nello stesso universo narrativo di Zagor ed in storie relativamente recenti Zagor ha incontrato proprio Jean Lafitte in persona (ovviamente sopravvissuto oltre il 1823, che ha spiegato di aver nascosto più tesori in luoghi differenti. Louis Laplace ne semplicemente trovato uno e la mappa dei Dawson ne indicava un altro.

10) Non so quanti si sono accorti di un errore di Galep, che, nella parte finale della storia, disegna i soldarti di Fort Pierre nel South Dakota con le divise della Polizia Canadese.

11) Come sempre, molto buoni i disegni di Aurelio Galleppini.

  • +1 1
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  • 10 anni dopo...

“Il Grande Re” risale al 1965 e la prima storia del Comandante Mark è dell’anno dopo, 1966, e mi sono sempre chiesto se l’idea di collocare l’imprendibile fortino dei Lupi dell’Ontario su un isolotto al centro del lago, collegato alla terraferma da un pontile e da un ponte levatoio, la EsseGesse non l’avesse presa proprio da questa avventura, che vede il Grande Re costruire il proprio castello in Canada proprio in una posizione simile, difficilmente espugnabile.

Comunque sia, questa bellissima storia di GL Bonelli/Galep, che parte con una trama apparentemente classica (la rivolta delle tribù del Grande Nord) via via che prosegue si rivela piena di elementi originali e atipici, a partire dall’antagonista, il folle e idealista Leopardo Nero, che vuole unire gli indiani per creare una libera nazione priva dell’oppressione dei bianchi, vero e proprio personaggio da tragedia, come è stato giustamente osservato:

 

Il 13/8/2011 at 13:06, Carlo Monni dice:

Louis Laplace, il Grande Re o Leopardo Nero che dir si voglia è un personaggio molto interessante, una figura tragica e molto shakespeariana, che ha molto in comune con personaggi come Riccardo III e Macbeth. Non è un semplice cattivo, il suo sogno, per quanto irrealizzabile, non può che strappare simpatia e lui stesso ala fine non può che avere la pietà e l'ammirazione dei suoi stessi avversari.

 

Più tradizionali, ma altrettanto ben caratterizzati sono l’avido braccio destro del Grande Re (Pierre Gaul), e i trafficanti di armi di Winnipeg che un Kit Willer in solitaria, scatenato come non mai, mette sotto scacco, mentre Tex cerca di pacificare le tribù in rivolta.

 

Storia con ottime scene d’azione, duelli, sparatorie, incendi, un finale spettacolare ed epico, eppure alla fine la cosa che resta più impressa - almeno a me - è il misterioso e stranissimo meteorite sferico che rende le acque del lago scarlatte, il totem che i Mohicani venerano come fosse l’occhio di Manito. Come gli è venuta in mente un’idea così surreale a GLB? Da dove mai l’avrà ricavata?...

In ogni caso l’inserimento di un elemento così insolito e straniante, quasi fantascientifico, in una storia “realistica” funziona: le pagine in cui i tre tipacci sottraggono ai Mohicani il meteorite, lo sfiorano e questo emette suoni, oppure quelle in cui Tex lo recupera, immergendosi nel lago - e a un tratto si trova di fronte alla sfera, con la superficie come un alveare, che tinge di rosso le acque -, sono veramente originali e ben riuscite, grazie soprattutto a Galep, che conferisce alle scene un’atmosfera davvero particolare.

 

La storia successiva, d’altra parte, sarà quella dell’alieno, e il meteorite misterioso che emette suoni, uccide i pesci, e colora tutto di rosso, in un certo senso sembra anticiparlo. Peccato che non venga ripreso nel finale: sarebbe stato bello concludere l'avventura - dopo la vittoria delle tribù indiane unite e di nuovo in pace - con un’ultima vignetta sull’Occhio di Manito che è tornato al suo posto, grazie ai Willer padre e figlio.

  • +1 1
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Bella recensione @Poe

Riletta tempo fa, incuriosito dal pard @Grande Proteus che la premiò come migliore storia nella sua personalissima TOP50, ne ho ricavato anch'io impressioni molto simili alle tue.

Storia veramente avvincente, imbastita come meglio non si potrebbe. 

<span style="color:red">17 ore fa</span>, Poe dice:

Come gli è venuta in mente un’idea così surreale a GLB? Da dove mai l’avrà ricavata?...

Ecco il genio dello sceneggiatore!!

Poteva venir fuori un pastrocchio con un'idea così particolare, invece GLB riesce a farla diventare il valore aggiunto alla storia.

  • Grazie (+1) 1
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Questa per me è stata la prima o seconda storia letta di Tex. 

Sono  certo di averla letta nel formato a strisce ed è stata sicuramente la storia che mi ha fatto "innamorare " del nostro ranger. Della figura di Pierre Gaul (cognome di un famoso ciclista dell'epoca) ho un ricordo vivissimo. Mi faceva paura e allo stesso tempo mi affascinava. Avevo 9 o 10 anni, bei tempi.

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  • 3 mesi dopo...
  • 1 anno dopo...

Figura inverosimile quella di questo Grande Re. Tuttavia GLB ne trae una vicenda articolata e avvincente. Si fa leggere ancora oggi, sembra incredibile ma i classici sono tali proprio per questo. Chissà quali e quante storie di questi anni rileggerò con analogo piacere... 

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