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TWF - Tex Willer Forum

[10/11] Il Tranello


Pedro Galindez
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Voto alla storia  

27 utenti hanno votato

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Soggetto e sceneggiatura: G. L. Bonelli
Disegni: Aurelio Galleppini
Periodicità irregolare: Luglio 1960 - Settembre 1960
Inizia nel numero 10 e finisce nel numero 11 a pag. 66

Sono passati alcuni anni. Tex vive nel campo di Freccia Rossa. Lilyth è morta durante un'epidemia dopo aver dato alla luce Kit Willer, chiamato Piccolo Falco dai Navajos. Kit Carson convince Aquila della Notte a rientrare nei Rangers e a partire per una pericolosa missione, protetto dal sacro wampum: deve vendicare Arkansas Joe e bloccare la congrega della Mano Rossa, aiutando così le Giubbe Rosse di Jim Brandon a impedire che il Canada torni sotto il monopolio della Compagnia delle Pellicce! L'impresa è titanica, ma Tex trova un formidabile alleato nel possente trapper canadese Gros-Jean... Il sacro wampum salva la vita a Tex e a Gros-Jean, finiti nelle mani degli indiani: i Dakotas riconoscono in Aquila della Notte il rispettato capo bianco dei Navajos. L'alleanza fra le tribù ribelli va in frantumi. Purtroppo, i Sacks, guidati da banditi bianchi, tentano un'estrema sortita: rapire Kit Willer per costringere Tex alla resa. Il vile piano fallisce sotto una tempesta di piombo!



? Sergio Bonelli Editore

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  • 6 mesi dopo...

E' stata - ed è - una delle mie storie preferite in assoluto. Avrebbe potuto sembrare insolita la rapida "conversione" di Gros-Jean da tenace avversario a leale amico di Tex, ma non lo è se si prende in considerazione il carattere del franco-canadese, abbastanza ingenuo e idealista per combattere per quella che crede una "santa causa", ma altrettanto e più onesto e intelligente da capire l'errore commesso e schierarsi senza esitazione dalla parte giusta. IMHO è proprio questa intelligenza che lo distingue dall'altro forzuto della serie, Pat l'irlandese, che al contrario non brilla per acutezza mentale. E poi, in soli due albi, ci sono tanti di quei colpi di scena: Lilyth è morta e lo sapevamo da poche battute nell'albo n. 9, ma cominciamo a conoscere il piccolo Kit (dal nome che ricorda il grande amico del padre), veniamo a sapere che Arkansas Joe, il grande collega di Kit Carson quando Tex fu ammesso nei rangers, è stato assassinato, vediamo Kit rapito e liberato da un colpo di mano di Tex e Jim Brandon, il quale rischia per lui anche la vita.... insomma, una sorpresa continua. E molte altre cose da raccontare per cui probabilmente non basterebbe un forum.

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  • 1 anno dopo...

Primo vero capolavoro per una delle storie a più ampio respiro di Tex. Qui Bonelli padre d' ampio spazio alla sua vena creativa e mette Tex in una serie di situazioni ed ambienti del tutto nuovi in cui l'unica costante è il suo coraggio e la sua insuperabile vena eroica. Ricorda molto il film "Giubbe rosse" di Cecil B. DeMille.

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  • 1 anno dopo...

Una curiosità: nella prima striscia dell'avventura il figlio di Tex viene ripetutamente chiamato "Kid" e non "Kit"; parrebbe difficile credere a un errore così marchiano e ripetuto da parte del letterista, e allora vien da chiedersi - piuttosto - se, visto che Kit comparir? nuovamente molte strisce dopo, nel frattempo G. L. Bonelli non abbia avuto un vero e proprio ripensamento sul nome del piccolo Willer.

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Una curiosità: nella prima striscia dell'avventura il figlio di Tex viene ripetutamente chiamato "Kid" e non "Kit"; parrebbe difficile credere a un errore così marchiano e ripetuto da parte del letterista, e allora vien da chiedersi - piuttosto - se, visto che Kit comparir? nuovamente molte strisce dopo, nel frattempo G. L. Bonelli non abbia avuto un vero e proprio ripensamento sul nome del piccolo Willer.

Tutto è possibile e di sicuro neanche Sergio Bonelli se lo ricorda più dopo 60 anni. Io, però, per quanto improbabile possa sembrare, propenderei più per un errore di qualcuno, corretto solo alla seconda apparizione del bambino. Quelli erano tempi eroici dopotutto :colt:
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  • 4 mesi dopo...

Tutti dicono che questa storia è il primo, grande, capolavoro Texiano e sapete una cosa? Hanno ragione! :inch::inch::inch:

Prima, vera, storia di ampio respiro di Tex. Qui G. L. Bonelli da ampio spazio alla sua vena creativa e mette Tex in una serie di situazioni ed ambienti del tutto nuovi in cui l'unica costante è proprio lui: Tex con il suo coraggio e la sua insuperabile vena eroica.

Cose da ricordare di questa storia:

1) Un nuovo capitolo nella vita di Tex, rappresentato editorialmente dall'inizio di una nuova serie, la terza, ed un nuovo numero 1 a simboleggiare un distacco dal passato, probabilmente.

2) All'inizio di questa storia si faceva riferimento ad un'avventura vissuta da Tex nelle Montagne Lucenti. In realtà questa storia non fu mai pubblicata nonostante G. L. Bonelli l'avesse scritta e Mario Uggeri l'avesse disegnata. La storia verr? ritritata fuori e spacciata per contemporanea un paio d'anni dopo in una situazione d'emergenza in cui Galep era rimasto indietro con le scadenze a causa di una malattia, se non ricordo male. Il riferimento è scompardso nelle edizioni più recenti.

3) Un altro, abbastanza cospicuo, salto temporale: dall'avventura precedente sono passati non meno di 4, forse anche 5 anni. Personalmente ho sempre trovato difficile credere che per tutto questo tempo Tex sia davvero sempre rimasto alla Riserva badando al figlio e cacciando: i guai, di solito, se non li cerca lui, lo trovano comunque. :colt:

4) Per la prima volta appaiono, sia pure brevemente, tutti e quattro i pards, anche se Kit, che qui vediamo anche per la prima volta, è ancora solo un bambino... ed una piccola peste, ovviamente (come sa bene il cappello di Kit Carson :lol2:).

5) Tex agisce da solo (sempre che non si considerino Gros Jean e Jim Brandon, sèintende) per la maggior parte della storia, per poi venir raggiunto da Tiger, che si è messo sulle tracce di Kit, rapito dai sicari di Husky Tull.

6) Questa è anche l'ultima apparizione "in presa diretta" di Kit Carson con i capelli neri, sia pure ormai spruzzati di grigio qua e l'. Peraltro proprio il fatto che le tempie di Kit siano grige è un chiaro indizio del tempo passato dall'episodio precedente.

7) Veramente commovente la scena in cui Kit Carson riconsegna a Tex la sua vecchia stella, la stessa che gli fu appuntata sul petto da Marshall nel n° 1 e che lui restitu? deluso nel n° 8.

8) Apprendiamo della morte di Arkansas Joe, personaggio in precedenza visto solo nel n° 1 per poche vignette. La collera di Tex ?, però, forte come se si trattasse di un vecchio amico.

9) Questa è anche l'ultima apparizione di Marshall ed un p? me ne dispiace. In seguito apprenderemo che ha lasciato l'incarico. Lo confesso: mi piacerebbe sapere che fine ha fatto e magari rivederlo ancora. Ok, era più vecchio di Carson, ma non per questo deve necessariamente essere morto. Da notare che in diversi episodi degli anni successivi, quando Tex è titubante se accettare o no un incarico, basta che il ?committente? di turno menzioni una richiesta di Marshall che Tex accetter? l'incarico senza discussioni. Ammirevole il suo senso dell'onore verso un uomo che in almeno un paio d'occasioni ha dato ordine di catturarlo vivo o morto (ma che, ammettiamolo, aveva una più che discreta anmmirazione per lui nonostante la sua avversione alla disciplina). :lol2:

10) Appare qui per la prima volta la cintura di Wampum, che Freccia Rossa d' a Tex. Il vecchio capo ci informa che fu donata da un capo Dakota a suo padre (e non a lui stesso come erroneamente ricordavo ed ho scritto a commento di ?Il patto di sangue?,. Mi scuso :snif:). Resta sempre da chiedersi che ci facesse un Navajo tra i Dakotas od un Dakota tra i Navajo. Forse, visti i tempi in cui dovrebbe essere accaduto, bisognerebbe chiederlo a Zagor. :capoInguerra: :old: laughing

11) Per quanto riguarda la trama, è decisamente vero che GLB ha attinto a piene mani al film "Giubbe rosse" di Cecil B. De Mille, ma bisogna pur dire che non si limita affatto a riproporre puramente e semplicemente personaggi e situazioni di quel film, ma vi mette molto di suo, allontanando rapidamente ogni sospetto di plagio anche involontario.

12) In ogni caso non si può negare che il Sergente Jim Britt delle Giubbe Rosse (interpretato da Walter Hampden) sono l'indubbia base per i personaggi di Jim Brandon e Gros Jean. Anche l'abbigliamento che Tex usa dopo l'assedio al Forte Kinder è mutuato da quello di Gary Cooper nel film, ma sono licenze che si possono concedere volentieri.

13) Visto che li abbiamo nominati, come non notare che questa prima incursione di Tex nei territori del Grande Nord vede anche la prima apparizione di Jim Brandon e Gros Jean, destinati a diventare tra i comprimari storici e tra i più amati dai lettori?

14) La Compagnia delle Pellicce che sta dietro alla rivolta della Mano Rossa (o Scarlatta) adombra chiaramente la realmente esistente Hudson Bay Company, che per lungo tempo fu proprietaria e governante di fatto dei territori che oggi costituiscono la quasi totalit? del Nord Ovest Canadese, ceduti nel 1869.

15) Decisamente buona la caratterizzazione di almeno due dei banditi ricercati da Tex e che alla fine rapiscono il piccolo Kit per ricattare Il padre. Ci erano stati presentati come spietati, ma alla fine dimostrano di avere un loro codice d'onore, che li riscatta un p?, anche se sono gli assassini di Arkansas Joe.

16) Una curiosità: il fatto storico che ha ispirato questa storia e cioè la rivolta dei Metis del 1885, è anche la fonte di ispirazione di un'altra storia di Tex e cioè: "I ribelli del Canada" di Nolitta & Fusco.

17) Curiosità cronologica: il corpo della North-Western Mounted Police fu costituito nel 1873 e, di conseguenza, questa storia si svolge minimo in quell'anno. Va da se che la rivolta citata nella storia non può, quindi, essere quella dei Metis, ma una costruita ad hoc da Bonelli. Nulla di strano. In Tex accade continuamente.

18) Reparto incongruenze: non ne sono sicurissimo ma credo che i gradi della North-Western Mounted Police fossero modellati su quelli della Polizia e non con quelli militari. Temo che GLB abbia fatto confusione tra NWMP e militari (e dati i tempi eroici non cui sarebbe da stupirsene).

19) Secondo le solite fonti a cui attingo, in questa storia le matite di Galep sarebbero state inchiostrate dal solito Mario Uggeri, coadiuvato stavolta anche da Pietro Gamba, da non confondere col più noto cugino Francesco. Ipotizzo che Pietro Gamba abbia fatto la maggioranza del lavoro mentre Uggeri era impegnato a disegnare la storia precedente (Nonch? ?Il mistero delle Montagne Lucenti") e che Uggeri sia intervenuto più avanti, ma potrei sbaglairmi benissimo.

E con questo, concludo anche questa fatica.>:azz: laughing

Modificato da Carlo Monni
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  • 6 mesi dopo...

Senza dubbio, fin dalle prime pagine di questa storia si respira l'odore del Mito. Per la prima volta vediamo Kit Willer- e il fatto di vederlo bambino, per chi come me ha letto questi albi un po' di anni dopo aver cominciato a leggere Tex, è una cosa che fa un certo effetto. Inoltre fa la sua comparsa uno dei simboli più importanti dell'intera saga, la fascia di Wampum. Come se non bastasse, fanno il loro esordio Jim Brandon e Gros- Jean. E il loro è un grande esordio: Brandon salva Kit nella parte finale mettendo a rischio la propria stessa vita, mostrando così la sua eroicit?; e Gros- Jean, soprattutto, personaggio irresistibile, simpatico e pasticcione, ingenuo ma idealista retto, che sa essere pard più che degno (ottimo nelle scene d'azione, salva la pelle a Tex in almeno un'occasione) e al contempo spalla comica: divertentissimo il suo ingresso a Fort Kinder e la scena in cui spacca il locale con furia ceca, senza nemmeno capire che stava per rimetterci la pelle! E poi il suo esordio è grandioso: nemico di Tex pronto a fargli la pelle!Non so dire se questa storia sia un capolavoro. Ma, al di l' di questo, sinceramente non riesco a metterla sullo stesso piano anche soltanto dei ?capolavori canadesi? che Bonelli e i suoi successori hanno sfornato negli anni successivi. Forse la parte successiva al grandioso assedio di Fort Kinder è un po' più noiosa, e forse lo stratagemma per renderla più vivace ?il rapimento di Kit- è un po' forzato; tuttavia il colpo di scena è efficace, e ha il merito di farci capire che quel nanerottolo col vizio di scoccare frecce è della stessa pasta del padre!Comunque siamo di fronte a una grande lettura, addirittura indispensabile se pensiamo alla ?continuity? della saga texiana. Inoltre ci mostra due o tre aspetti particolari della scrittura del primo Bonelli: l'uso più frequente di veri e propri intermezzi comici (mai troppi, comunque, e mai centrali come, per esempio, avviene in Nolitta); la maggior quantit? di volte in cui Tex finisce prigioniero; e la propensione del Nostro per i travestimenti: qui è troppo simpatico il travestimento da indiano, coi capelli di Tex che Galep allunga improvvisamente. Magia del fumetto!Voto: 8,5

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Una curiosità: nella prima striscia dell'avventura il figlio di Tex viene ripetutamente chiamato "Kid" e non "Kit"; parrebbe difficile credere a un errore così marchiano e ripetuto da parte del letterista, e allora vien da chiedersi - piuttosto - se, visto che Kit comparir? nuovamente molte strisce dopo, nel frattempo G. L. Bonelli non abbia avuto un vero e proprio ripensamento sul nome del piccolo Willer.

Posso benissimo sbagliare, ma Kid è un vezzeggiativo per dire bambino, o anche capretto. Sarà stato un errore di stampa, o un modo tenero di chiamare Piccolo Falco? Ripensamento non credo, è abbastanza normale che il figlio di Tex abbia il nome del migliore amico del padre, che gli fa anche da padrino e da "zio" honoris causa.
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  • 1 anno dopo...

Come per Cheyenne, anche per me è forse la migliore storia di Tex in assoluto. C'è anche una spiegazione molto importante: è la prima storia di Tex che ho letto. L'albo era "a striscia" e l'anno era il lontano 1951.....

  • Grazie (+1) 1
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  • 11 mesi dopo...

Impossibile non elogiare questa splendida avventura, il primo vero e proprio capolavoro texiano, nonché probabilmente la miglior storia dei primi 40-50 numeri e in assoluto una delle più apprezzate dagli affezionati lettori (il sottoscritto in primis: Il Tranello fa sicuramente parte della mia TOP 5  B)). 

 

Ad impressionare però, ancor più della favolosa trama della vicenda (la prima ambientata in quel favoloso territorio qual è il Canada: adoro le storie canadesi, sono tradizionalmente tra le mie preferite in assoluto, troppo affascinante l'ambiente, con le foreste innevate, gli indiani del nord, etc  :wub:), è l'importanza che ha questa Il Tranello per la continuity della saga: le sorprese non mancano fin dalle primissime pagine, dalle quali scopriamo che sono passati diversi anni dall'ultima avventura di Tex, che nel frattempo è diventato padre di Kit, ma che allo stesso tempo è tragicamente divenuto vedovo della povera Lilith (chissà come avranno preso a quel tempo tutti questi repentini cambiamenti i lettori dell'epoca  :help:  :P). Ma le sorprese non finiscono qui: ricompare un invecchiato Kit Carson, che dà a Tex la triste notizia della prematura scomparsa del mitico Arkansas Joe, la comparsa più famosa dell'intera serie  :lol:, con il Nostro che per vendicare l'uccisione del vecchio amico accetta di rientrare a far parte del corpo dei Rangers, addentrandosi in seguito nel lontano e remoto territorio canadese, nel quale - tra le altre cose - conoscerà due tra i personaggi più amati dai lettori: la giubba rossa Jim Brandon e il trapper francese Gros-Jean. 

 

Tutto ciò basta e avanza per capire quanto sia straordinaria e fondamentale per la saga texiana questa storia, impreziosita da una trama come detto eccezionale (mi aggiungo a quelli che preferiscono la prima parte, con l'interminabile e memorabile assedio, alla seconda, che rimane comunque di notevole qualità :ok:), con degli indiani crudeli al punto giusto e dei cattivi bianchi molto ben caratterizzati.

 

Epicità allo stato puro. Grazie GLB e Galep  :inch:

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  • 2 mesi dopo...

Una curiosità: nella prima striscia dell'avventura il figlio di Tex viene ripetutamente chiamato "Kid" e non "Kit"; parrebbe difficile credere a un errore così marchiano e ripetuto da parte del letterista, e allora vien da chiedersi - piuttosto - se, visto che Kit comparir? nuovamente molte strisce dopo, nel frattempo G. L. Bonelli non abbia avuto un vero e proprio ripensamento sul nome del piccolo Willer.

Mi viene da pensare che sia un errore da parte del letterista in quanto nell'albo 10 "Il tranello" troviamo un Tex al villaggio navajos alle prese con un figlio turbolento che lancia asce.......e questo bambino  viene chiamato più volte Kit!

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Splendida l'idea di Bonelli nel numero 11 "il segno indiano" di far incontrare sui monti canadesi Tex e Tiger Jack il quale si era messo sulle tracce degli assassini di Arkansas Joe i quali avevano anche rapito durante una battuta di caccia il piccolo Kit Willer!!!!!!

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  • 2 mesi dopo...

Questa è una grande storia, a partire dalla trama, ben strutturata e terminata come meglio non si poteva, mi è piaciuto Tex a fianco di Jim e Gros-jean, le prime 70 pagine me le sono bevute, che bella storia, la più bella fin ora nella mia rilettura... GLB in gran forma...
Per quanto riguarda i disegni, come dicevo, Galep comincia a far vedere quanto vale veramente e l'ambientazione lo aiuta...
Tex in gran forma, anche quando la situazione sembrava senza via d'uscita riesca a scaparla... del resto non si chiamerebbe Tex Willer!!!
Una delle mie 20 storie preferite
Sceneggiatura: 9-
Disegni: 8,5
Tex: 8

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  • 3 anni dopo...

Estratto da un commento di Carlo Monni: "12) In ogni caso non si può negare che il Sergente Jim Britt delle Giubbe Rosse (interpretato da Walter Hampden)"

In realtà il Sergente si chiama Jim Brett ed è interpretato da Preston Foster. Walter Hampden interpreta l'indiano Big Bear.

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  • 2 settimane dopo...

Letta oggi questa bella storia che, non essendo un Texiano della vecchissima guardia, non ho mai considerato un capolavoro, ma sicuramente è la più bella dei primi 50 numeri, quando viene surclassata, sempre a mio parere, dal Capolavoro (quello sì) Sangue Navajo. Certo, se consideriamo il periodo in cui é stata scritta, la differenza di qualità dalle storie precedenti, l'importanza che ha nella continuazione della saga, allora certamente la si può considerare un piccolo capolavoro.
Quel che é certo é che ci si diverte dall'inizio alla fine, senza mai annoiarsi (e questo é un pregio del primo GLB, pregio che purtroppo perderà, nel corso degli anni, con la scrittura di molte storie "soporifere"), che ci sono molte "prime volte" (tra cui Brandon e Grosjean) e che c'é un grande Tex.
Voto alla storia: 8
Voto ai disegni: 8

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  • 3 mesi dopo...
  • co fondatore

Signori, amo questa storia sin dalla prima volta che l'ho letta sulla NR. Lunga quanto tre albi attuali (la divisione sulla NR in due storie la trovo fastidiosamente arbitraria), era la vicenda più lunga mai pubblicata. E cosa abbiamo! Foreste sconfinate, lande innevate su cui ci si può muovere solo con la slitta (Dinamite sarà stato contento, in scuderia a ingrassare), due nuovi pard, grande azione, epicità ed eroismo. I momenti emozionanti o divertenti non mancano: la difesa di Fort Kinder, Gros Jean che sfascia il saloon, la liberazione di Kit Willer..

Galleppini al top. Credo che gli aiuti da parte di Pietro Gamba comincino col Figlio di Tex... sbaglio?

 

Voto: 10 e lode.

  • +1 2
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<span style="color:red;">22 ore fa</span>, Mister P dice:

Signori, amo questa storia sin dalla prima volta che l'ho letta sulla NR. Lunga quanto tre albi attuali (la divisione sulla NR in due storie la trovo fastidiosamente arbitraria)

 

Non lo è affatto: sono due storie differenti con trame, situazioni ed  avversari completamente diversi che hanno in comune solo l'ambientazione in Canada. Non basta a farne un'unica storia. Io le ho sempre considerate due storie diverse fin da almeno ve3nt'anni prima che tu nascessi e quasi 40 prima che qualcuno inventasse la Nuova Ristampa.

 

Cita

, era la vicenda più lunga mai pubblicata. E cosa abbiamo! Foreste sconfinate, lande innevate su cui ci si può muovere solo con la slitta (Dinamite sarà stato contento, in scuderia a ingrassare), due nuovi pard, grande azione, epicità ed eroismo. I momenti emozionanti o divertenti non mancano: la difesa di Fort Kinder, Gros Jean che sfascia il saloon, la liberazione di Kit Willer..

Galleppini al top. Credo che gli aiuti da parte di Pietro Gamba comincino col Figlio di Tex... sbaglio?

 

Secondo l'articolo di Carlo Schluga sullo Speciale Tex di Cronaca di Topolinia, Pietro Gamba si affiancò alle chine a Mario Uggeri con questa storia.

 

 

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  • co fondatore
<span style="color:red;">1 ora fa</span>, Carlo Monni dice:

fin da almeno ve3nt'anni prima che tu nascessi

Grazie per avermi ringiovanito

 

<span style="color:red;">1 ora fa</span>, Carlo Monni dice:

e quasi 40 prima che qualcuno inventasse la Nuova Ristampa.

No, sei tu che ti sei invecchiato.

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l

<span style="color:red;">41 minuti fa</span>, Mister P dice:

Grazie per avermi ringiovanito

 

La mia impressione era che tu fossi nato circa a metà anni ottanta.

 

Cita

No, sei tu che ti sei invecchiato.

 

in effetti avrei dovuto dire trenta.;)

 

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  • 2 anni dopo...

Pietra miliare di Tex per vari motivi già ben evidenziati nei precedenti commenti: prima storia di Kit Willer (ancora bambino), prima avventura nel Grande Nord di Tex, prime apparizioni di Jim Brandon e Gros-Jean prima storia in cui compaiono tutti e quattro i pards (anche se in momenti diversi), primo utilizzo della cintura di Wampum, ultima apparizione del comandante dei ranger Marshall, ultima volta che vediamo Carson con i capelli neri.

 

Grandissima storia, disegnata magistralmente da Galep, che ha persino come inaspettato estimatore Tiziano Sclavi, che la considera un autentico capolavoro.

La migliore del primo centinaio, secondo me, a pari merito con “Sangue Navajo” (al terzo posto “La gola della morte”).

Avventura allo stato puro, con tutti gli ingredienti tipici del genere: una rivolta indiana, inseguimenti nella foresta, scontri a fuoco tra le paludi, un forte assediato da difendere, Tex insolitamente travestito da pellerossa per infiltrarsi tra i nemici, agguati, tranelli, divertenti siparietti comici di un Gros-Jean scatenato come non mai…

 

Il meticcio franco-canadese (nella sua migliore apparizione, a mio parere) è sicuramente uno dei punti di forza della vicenda, una via di mezzo tra Carson (abile nell’uso delle armi, astuto e deciso quando serve) e Pat McRyan (forte fisicamente, qualche volta un po’ goffo ma non come l’irlandese), con un suo carattere ben preciso: è un idealista che crede nella causa dei ribelli, ma è pronto a cambiare idea quando si accorge di essersi sbagliato,  è a volte un ingenuo ma nient’affatto stupido o inconsapevole, anzi un trapper esperto e istintivo allo stesso tempo, simpatico e un po’ pasticcione (Tex all’inizio lo chiama persino “babbeo”).

 

 Il “Tranello” può essere anche vista come una bella storia di amicizia tra lui e Tex, e il tema dell’amicizia compare più volte nei discorsi, a partire dall’annuncio iniziale della morte di un altro grande amico, Arkansas Joe, di cui però noi non sappiamo niente (chissà se Boselli ne terrà conto in “Tex Willer” giovane). Un po’ meno sviluppata invece quella tra Tex e Jim Brandon.

 

Avventura di 224 pagine, ricca di numerose scene memorabili. Proviamo a elencarle:

-          Kit Willer bambino che infilza il cappello di Carson con una freccia e Tex arrabbiato che dice: “Te lo romperò sulla schiena quel tuo dannatissimo arco!”.

-          Il primo scontro tra Tex e Gros-Jean, con Tex che lo sbeffeggia facendogli saltare i tacchi delle scarpe con la pistola.

-        Lo scontro con gli indiani nella foresta, con Gros-Jean “inchiodato” a un albero da un coltellaccio che gli ha trapassato la spalla piantandosi nel tronco (ben poco   realistico ma emozionante) e che, terrorizzato dall’arrivo dei nemici, chiama in soccorso Tex.

-          Ancora Gros-Jean furibondo che taglia con l’accetta l’ultimo palo di sostegno del saloon, rischiando di farselo crollare in testa.

-          Lo scontro finale, con Kit Willer legato al palo indiano, e Jim Brandon che per salvarlo gli fa da scudo beccandosi due pallottole nel braccio.

-        Ma soprattutto, a metà storia, il capolavoro nel capolavoro, la difesa epica e disperata da parte di Tex, Gros-Jean e un manipolo di Giubbe rosse, di Fort Kinder, assalito da torme di Sacks.     Scena indimenticabile per sagacia strategica di Tex, tensione drammatica, ritmo, coinvolgimento emotivo del lettore, un episodio che verrà ripresa più volte nel corso della serie (Boselli se ne ricorderà nella “Grande invasione”). Bellissimo il finale, con Tex che spara come un forsennato con due pistole contro i nemici che hanno aperto un varco e dice: “Eccoli! Addio Gros-Jean!”. E il meticcio che fa saltare per aria tutto quanto e poi si carica sulle spalle un Tex svenuto per l’esplosione, coi vestiti a brandelli, e mormora: “Sei stato l’anima della difesa del forte, amico mio, e sarebbe un grosso delitto se tu dovessi lasciarci la pelle. Sacre diable!...”

             Applausi…

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Per chi non conoscesse il famoso scritto di Tiziano Sclavi (del 1984) su Tex e la storia “Il tranello” lo riporto qui sotto:

 

“Più di vent’anni fa, quando i fumetti erano per me una specie di mito, leggevo “Tex”. Pensavo che gli albi non fossero preparati volta per volta ma che, in un enorme magazzino, ci fossero tutti i “Tex” di tutti i mesi a venire. Poiché abitavo in un piccolissimo paese sulle colline, pensavo che se mai fossi riuscito ad arrivare alla grande città (non Milano o Roma, ma “la grande città” in generale), sarei andato in quel magazzino e avrei comprato tutti i numeri futuri, quelli che l’edicola centellinava e vendeva, chissà perché, solo uno per volta.

Mi ricordo, in particolare, l’avventura di un assalto ad un forte canadese sotto la pioggia. Mi sembrò un capolavoro. L’albo finiva con Gros Jean che stava distruggendo una baracca e attaccava con una scure l’ultimo pilone portante. Che cosa sarebbe successo? La baracca gli sarebbe crollata addosso? La risposta era nell’albo successivo, intitolato “Il segno indiano”. Un piccolo ricordo doloroso. E c’è un altro, legato a “Tex”: per una promozione, mi furono regalate mille lire, con la raccomandazione di “tenerle da conto”. Io le spesi tutte comprando cinque albi di “Tex” (o almeno mi sembra che costassero duecento lire, allora). Per punizione, gli albi mi furono sequestrati e nascosti in soffitta. Tra di essi, mi ricordo due titoli: “Satania” e “Il fuoco”.

Ora lavoro nella Casa Editrice che fa “Tex” (oltre a “Zagor”, “Mister No”, “Martin Mystère” e tante altre cose). Confesso che, da quando sono qui, non ho mai avuto il coraggio di andare in archivio e prendere “Il segno indiano”, “Satania” e “Il fuoco”. Una volta sono andato a vedere i nostri magazzini, in un paese vicino Milano. Sembrano identici a quello che si vede nel finale dei “Predatori dell’Arca Perduta”, con montagne di casse e albi, e con chissà quali misteri. Forse ci sono davvero tutti i numeri a venire, e senz’altro ci sono i numeri che sognavo vent’anni fa. Ho invece riletto più volte la storia dell’assalto al forte canadese sotto la pioggia (per la cronaca, nell’albo “Il Tranello”) e continua a sembrarmi un capolavoro. E “Tex”, e i fumetti in generale, continuano ad essere un mito.

Ecco, su “Tex”, ora che sono un “addetto ai lavori”, non so dire altro. E sul mio mestiere posso dire che non lo considero un mestiere ma una specie di sogno che, incredibilmente, continua, con la stessa meraviglia di quando ero un bambino.”

 

Tiziano Sclavi

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  • 1 anno dopo...

Sicuramente una grande storia, anzi due. La prima più d'avventura con Tex veramente mai visto così implacabile contro degli indiani, benché si tratti dei vigliacchi Sacks. La scena dei cannoni riempiti di chiodi e molto altro, mi fa tornare in mente le storie truculente del Giornale Illustrato dei Viaggi pubblicate da Sonzogno nella stessa epoca di Tex. La seconda parte, ovvero quella relativa al rapimento di Kit (Kid), ha più il gusto sentimentale dei roman-feuilleton e di un fumetto come Il Piccolo Sceriffo. Voi cosa ne pensate?

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  • 5 mesi dopo...

Mi ritrovo a commentare una storia epica!

 

Gianluigi Bonelli, ormai conscio del valore editoriale della sua creatura fumettistica, decise di spaziare in cerca di nuovi spunti narrativi.

Con la storia in questione inaugura l'epopea del Grande Nord, fra foreste intricate, giubbe rosse e paesaggi innevati e non è una casualità che, ogni volta che i nostri agiscono a queste latitudini, gli episodi esulano dalla ordinarietà e si fanno ricordare.

 

Nella prima occasione, l'autore si supera, creando due comprimari destinati a divenire storici, che rispondono al nome di Jim Brandon e Gross Jean.

 

Ma durante la rilettura mi ha pure molto colpito l'atmosfera malinconica e quasi poetica dell'incipit.

Freccia Rossa legge nel cuore dello sfortunato marito della defunta figlia e capisce che è il caso che torni a vivere liberamente la sua vita di guerriero.

All'arrivo in riserva del caro Carson, oltre a vedere per la prima volta il piccolo Kit, discolo e dispettoso con tanto di predicozzo del papà, fin da subito il capo indiano comprende che la missione proposta è l'occasione ideale per permettere ad Aquila della Notte di sconfiggere i cattivi ricordi e la malinconia.

 

L'assicurare alla giustizia gli assassini del povero Arkansans Joe diviene così l'occasione per curare le ferite del cuore del giovane rangers e serve da pretesto alla prima trasferta al nord del nostro eroe.

 

Bonelli per l'occasione decise di accantonare Tiger (solo inizialmente) e Carson e giunti in Canada, affianca al suo protagonista il simpatico meticcio Gross Jean.

Dopo una breve scaramuccia iniziale, Tex capisce che il simpatico gigante è un uomo leale e fra i due si instaura subito un forte rapporto di amicizia e collaborazione.

Non meno importante la conoscenza con il giovane sergente delle Giubbe Rosse Jim Brendon, che lascia intravedere fin dall'inizio un'innata eleganza e tanta correttezza e onore.

 

Inizia così un'autentica santabarbara, fra i ribelli della mano rossa (magari qui si poteva usare un nome più originale ma pazienza!), indiani in sommossa, forti assediati e tanta adrenalina e azione.

 

Bonelli, ci dona una sceneggiatura scoppiettante, molto serrata, con un giusto bilanciamento fra azione, pathos e scene ironiche di alleggerimento (vedi l'ingresso di Gross Jean nel forte in groppa allo spaventato mulo o la demolizione del saloon).

 

Tex dirige con fermezza e pugno duro la lotta contro gli avversari della rivolta, e non cessa di cercare i tre assassini americani, alleatosi ai rivoltosi.

Lo vediamo travestito da indiano, introdursi nel covo dell'infido mercante (interessante l'idea della droga indiana che anticipa di circa un decennio il pentotal di diabolika memoria), quasi saltare in aria durante l'esplosione del deposito del forte assaltato, un leader indiscusso nei piani di difesa e sempre in prima linea, mai domo.

 

Quando sembra che stiano per partire i titoli di coda della vicenda, Bonelli tira fuori un'altra idea brillante, ovvero il rapimento del piccolo Kit a scopo di ricatto.

Tralasciando l'evidente difficoltà logistiche di un piano simile, visto la notevole distanza, la sessione finale è davvero memorabile.

La scena col coraggioso bimbo appeso al palo e tutta la drammatica sequenza con il sacrificio di Jim, che salva coraggiosamente il figlio del neo amico, è da manuale e contribuisce a consegnare al mito, la prima trasferta canadese di Tex. A proposito: dimenticavo che per la prima volta vediamo il sacro Wampum, donato da Freccia Rossa al suo futuro erede. 

 

Quanta carne al fuoco, per un'avventura fiume strepitosa e memorabile. Spettacolo puro.

 

Sontuosi pure i disegni di Galep, che a tratti ho notato più curati del solito. Particolare il look di Tex nella seconda parte con giubbino abbottonato sul petto, che sembra tirato fuori da un manuale di altamoda, ma è tutto il contesto che è reso alla perfezione, dalla dinamicità delle vignette, agli sfondi, non tralasciando la resa ottima dei primi piani e la recitazione dei personaggi. Il mio voto finale è 10 

Modificato da Condor senza meta
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