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TWF - Tex Willer Forum

[17/19] Gli Sciacalli Del Kansas


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Voto alla storia  

26 utenti hanno votato

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Soggetto e sceneggiatura : Gianluigi Bonelli
Disegni: Aurelio Galleppini - Lino Jeva
Periodicità irregolare: Settembre 1961 - Gennaio 1962
Inizia nel numero 17 a pag. 152 e finisce nel numero 19 a pag. 3


Si avvicinano i lampi della Guerra di Secessione e anche Kit Willer entra nei Rangers: la sua prima missione a fianco del padre mira a impedire atti di sciacallaggio da parte di chi tenterà di trarre profitto dagli eventi bellici.

Fra gli sciacalli che sfruttano il clima della Guerra Civile, il più verminoso è Sterling, alias Lupo Bianco! Fingendosi guida esperta, conduce le carovane di coloni del Kansas nel territorio dei Pawnee dove i malcapitati vengono depredati e massacrati: il bottino rimpingua certi ricconi di Dodge City in combutta con la gang di Dallas Kid. Il gioco si chiude quando Tex, Kit Willer e Kit Carson entrano in scena come scorte dei pionieri: Lupo Bianco andrà incontro a un atroce destino per mano dei suoi stessi alleati! Il cadavere torturato di Lupo Bianco viene sepolto da Tex, Kit Willer e Kit Carson.

 

Copyright Sergio Bonelli Editore

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Guest Wasted Years

Meravigliosa storia!Il traditore Sterling è davvero un verme, ed è bellissima la parte riguardante l'assedio sulla grande roccia. Tex e Carson riescono a procurare del cibo ma poi un colpo di mano degli indiani rovescia le sorti. Piccolo falco è però in arrivo... con la cavalleria!Finale macabro, e una giusta paga di giuda. Che bei Tex, apparentemente semplici ma geniali.10

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  • 2 mesi dopo...
  • Rangers

Ho dato un bel voto massimo a questa stupenda storia.

Dopo aver seppelito Donna Manuela Guzman nel deserto, i nostri partono per tornare al comando dei Ranger.

Donna Manuela poco prima di morire, era riuscita ad accennare all'imminente scoppio della guerra tra Nord e Sud, ed infatti la conferma i nostri la trovano proprio al comando dei Rangers.

Qui Hovendal affida ai nostri la missione di intervenire in aiuto degli oppressi, dei civili, per fermare atti di sciacallaggio, banditismo e cattiverie varie :generaleS: :generaleS:

Memorabile il giuramento di Kit Willer, che diventa anche lui Ranger, anche se più avanti GlB sembra quasi essersene dimenticato, relegandoli solo il titolo di essere "figlio di un ranger".

Indimenticabile soprattutto l'assedio alla roccia, quella è la parte della storia che amo di più.
Qui GLB tira fuori tutta la sua maestria, riesce a trasmettere la tensione dell'assedio, la paura delle scorte alimentari che stanno terminando, la morte che attende dietro l'angolo.

Bellissime le scene in cui Tex riesce a procurasi l'acqua e il cibo.

Poi una volta scampati all'assedio, cambia totalmente scena d'azione e ci spostiamo a Dodge City, dove come spesso accade la legge è in mano ad uno sceriffo impotente e pauroso, che è in grado di chiudere la cella solo quando Tex e Pards l'hanno riempita di banditi.
Quindi epico il finale con sparatorie all'interno dell'Emporium e il ritrovamento di Sterling (alias Lupo Bianco), atrociamente torturato.

Piccola nota, che forse è una Svista:

La metto sotto Spoiler.

Quando è in corso la sparatoria all'Emporium tra i nostri e gli Uomini di Pendleton, capitanati da Dallas Kid, due uomini riescono a salire ai piani superiori, ma Kit willer, con l'uso della dinamite riesce a tramortirli e a legarli, lasciandoli al piano superiore, in una stanza.
Dopo poche pagine, vediamo i nostri che si introducono nel passaggio sotteraneo e si apprestano a lasciare l'Emporium, portandosi appresso solo Boulder e il suo "garzone".
Quindi viene appiccato l'incendio dai banditi presenti sulla strada, con l'utilizzo di barili pieni di petrolio, la domanda è questa: e i due banditi legati che fine fanno??
Secondo me muoiono bruciati vivi, per voi?

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Sono i Tex che amavo, i personaggi erano - per la maggior parte - tagliati tutti d'un pezzo, diretti, identificabili. Si tirava forse via su certi dettagli psicologici, ma forse per questo scopo sono più adatti i libri. I fumetti devono essere letti con semplicit?, e i primi Tex mi davano proprio questo grande piacere. Un 10 è ben meritato.

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  • 1 anno dopo...

Capolavoro assoluto del periodo (insieme al ?Il Tranello? e a ?L'enigma dell'ippocampo'). In questa storia si può sorvolare sulle vere o presunte incongruenze storiche e godere di un racconto dal ritmo serrato e dal forte sapore epico. Perchè di storia epica si tratta, storia che usa in modo impareggiabile il classico canovaccio della carovana in marcia verso l'Ovest minacciata dagli Indiani. La trama è abbastanza lineare, ma, nel contempo, articolata e del tutto priva di tempi morti. Davvero eccezionale tutta la sequenza dell'assedio sulla rupe ed anche se il lettore smaliziato sa che inevitabilmente Tex e Carson se la caveranno, l'autore è bravissimo a mantenere alta la tensione sino all'atteso arrivo dei "nostri". L'avventura, pur dando alla serie Gigante ben 3 titoli, comprende in realtà solo il n. 18 e sfiora soltanto sia il n. 17 che il n. 19 (infatti vediamo che la storia inizia nelle ultime 3 pagine (+ 1 striscia) del n. 17 e finisce nelle prime 3 pagine del n. 19. Il primo e l'ultimo albetto a striscia della storia, infatti, sono per la maggior parte dedicati alla fine dell'avventura precedente e l'inizio della storia successiva.

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  • 8 mesi dopo...

Storia a dir poco stupenda, vero e proprio capolavoro del periodo preclassico di Tex!Sullo sfondo della guerra civile, annunciata da una Manuela Guzman morente, i tre pards si muovono in un universo violento e senza alcun tipo di solidarietà o pietà umane. La guerra rimane invisibile, non ne vediamo gli orrori diretti;quelli che osserviamo sono i suoi orrori collaterali, il che ci lascia pensare all'enormit? di quegli orrori diretti la cui vista ci è fortunatamente preclusa?Bonelli, dopo la Guzman, crea un altro nemico degno di questo nome. Il rinnegato Lupo Bianco non ha sicuramente il carisma della rivoluzionaria messicana, e, al contrario della sua precedente collega, non è forse mai entrato negli annali della saga. Eppure è un nemico degno, risoluto e dal cervello fino, che riesce a mettere in seria difficolt? Tex e soci in più di una occasione- alla fin fine, se non fosse stato per Kit e i militari,Tex e Carson sarebbero stati spacciati. Subdolo perchè, oltre a essere un rinnegato che approfitta delle disgrazie del suo popolo per abusarne come il peggior avvoltoio, tiene nascosta la sua anima sporca:tanto che n° il lettore n° Kit Carson si sarebbero aspettati quel colpo sulla zucca. Ed è un nemico dal cervello fino perchè, in fin dei conti, riesce a fregare il nostro Tex con un piano astuto e raffinato- a proposito, chi ha criticato il Tex de ?La prova del fuoco? farebbe bene a rileggersi questa storia (tra l'altro, qui non muore solo un giovane ranger, ma molti pacifici coloni). Lupo Bianco è inoltre protagonista di alcuni splendidi momenti. Il primo, quando, dopo aver colpito Carson,Tex gli spara addosso sfregiandolo;il secondo, quando lo stesso Carson gli fa volare la tazza di mano con un colpo di fucile, in una sequenza brevissima e divertente;l'ultima, quella finale:qui la maestria di Bonelli è grande, perchè pur non mostrandoci il corpo straziato, ci lascia intuire in pieno le sue misere condizioni;mettendo in bocca a Tex le parole che esortano il figlio a non guardare perchè è ancora giovane,Bonelli ci lascia vivere la scena nella maniera più intensa, senza sbatterci lo splatter in faccia (e ancora una volta dico:immaginate questa scena raccontata da Segura!). La prima parte della storia è spettacolare:assistiamo, secondo me, a uno degli assedi più belli di tutta la saga-e questo perchè, come dicevo prima, non solo Tex è il solito furbone (vedi la scena delle borracce), ma anche i suoi avversari sono molto intelligenti, e rispondono alle astuzie di Tex con altrettante astuzie. E sentiamo tutto il phatos del momento, quando gli indiani stano per iniziare l'ultimo attacco:veramente emozionante la vignetta in cui Vernon, pistola in pugno, alza gli occhi al cielo come a cercare il consenso di dio?Il resto della storia è sicuramente meno scoppiettante, ma non per questo meno riuscito! Perchè Bonelli decide di regalare ai lettori uno dei loro temi preferiti:Tex e pards in una cittadina senza legge, soli contro tutti, a riportare l'ordine a suon di sganassoni e pallottole! Ed ecco che assistiamo a un nuovo assedio, non meno spettacolare del precedente:i nostri, nel magazzino di Boulder, che affrontano tutti gli sgherri del boss, e che non trovano di meglio che mettere in azione la dinamite!Dopodich?, il triste epilogo, in cui Bonelli ci mostra il solito trionfo della giustizia. Ma è una giustizia, questa volta, tutt?altro che magnanima o giusta:per l'imputato non ci sarà processo, e la condanna verr? eseguita nel modo più cruento e sbrigativo. Per concludere, a questa storia do un 10 sicuro! Non so se essa si possa inserire nel numero dei capolavori della saga, ma alla fin fine chi se ne frega?

  • +1 1
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  • 1 mese dopo...

Avendo "Dodge city" in versione TuttoTex, non mi ero mai accorto di un particolare che rende la copertina orignale di questo albo una delle più innovative, sconcertanti, strane, della storia della Bonelli!!
Guardate un p? cosa succede se rovescio la copertina....

Immagine postata

:mellow::blink: -ave_

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Le case furono disegnate da Sergio Bonelli in persona e fecero arrabbiare moltissimo Galleppini...

Quello che non capisco è perchè Sergio Bonelli fece una cosa del genere.
Nel 1961 SB aveva già 29 anni quindi è da escludere l'ipotesi dello scherzo goliardico... o no?!?
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Le case furono disegnate da Sergio Bonelli in persona e fecero arrabbiare moltissimo Galleppini...

:mellow: Questa storia è proprio assurda!... davvero quelle casette non hanno alcun senso!L'unica spiegazione valida è che Sergio Bonelli quella sera doveva aver alzato il gomito un p? troppo! sisi
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  • Collaboratori

No, è semplice invece. In quei giorni la SBE era una piccola società a conduzione familiare con Sergio factotum. Come ben si sè, Galleppini non aveva proprio tempo per disegnare anche le copertine della serie gigante, che venivano così confezionate alla bell'e meglio dalla piccola redazione, con ritagli, nuovi sfondi e rifiniture dovute in genere a Bignotti ( che con Sergio disegnava anche i titoli degli albi a forma di salsiciotto ). Bignotti per esempio disegn° le teste degli indiani nel numero 23 e lo sfondo del 24, potrebbe essere l'autore di tutta la 22 ( che non è di Galep )... Insomma non era sempre facile, presa dagli albi d'oro l'immagine di Tex, darle uno sfondo sull'albo: per il 18 ci pensè maldestramente Sergio, che l'ha poi ricordato l'aneddoto nel suo libro curato da Busatta.

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  • 8 mesi dopo...

Ed eccoci a commentare un'altra pietra miliare del corpus narrativo Texiano (Ammazza come mi esprimo forbito :lol2:). Cosa dire di questa storia? Che si può sorvolare tranquillamente sulle vere o presunte incongruenze storiche e goderci una gran bella storia dal forte sapore epico, tanto per cominciare. Perchè è questo che ?: una storia epica, che usa in modo impareggiabile il classico canovaccio della carovana in marcia verso l'Ovest minacciata dagli Indiani. La trama è abbastanza lineare, ma, al tempo stesso, articolata e del tutto priva di tempi morti.

 

1) Si tratta della prima storia che affronta il tema delle carovane in viaggio verso l'Ovest. Storicamente la grande ondata migratoria cominciò intorno al 1848, quando, dopo la guerra con il Messico, furono acquisiti e quindi aperti alla colonizzazione i territori degli attuali stati di California, New Mexico, Arizona, Nevada, Utah (per tacere di parti di Colorado e Wyoming) nonchè del cosiddetto Oregon Country , comprendente gli attuali stati di Oregon, Idaho e Washington. I pionieri partivano in genere da Independence, nel Missouri, e seguivano una pista chiamata Oregon Trail. Una volta arrivati a Fort Hall, in quello che oggi è l'Idaho sudorientale, la pista si biforcava: a Nord verso l'Oregon, a Sud verso la California, diventando California Trail. I pionieri di questa storia, la carovana Vernon, sono appunto diretti in California.

 

2) Non mancano i più tipici clichè delle storie di carovane. In particolare lo scontro con gli Indiani. Qui arricchito dal fatto che la carovana è deliberatamente portata al massacro, la guida Sterling, che gli indiani conoscono come Lupo Bianco, un tipo in gamba, visto che per breve tempo riesce ad ingannare perfino Tex e soci e Carson quasi ci rimette la buccia. :colt:

 

3) Davvero eccezionale tutta la sequenza dell'assedio sulla rupe ed anche se il lettore smaliziato sa che inevitabilmente Tex e Carson se la caveranno, l'autore è bravissimo a mantenere alta la tensione sino all'atteso arrivo dei "nostri". :inch:

 

4) Un altro punto da segnalare è che in questa storia (non è la prima volta e non sarà l'ultima) Tex (e GLB per bocca sua) esprime chiaramente qual è la sua opinione sul razzismo e dà degli Indiani un ritratto efficace, che anticipa di parecchi anni certe svolte cinematografiche americane (a dire il vero, John Ford sia ne "Il massacro di Fort Apache" che ne "I cavalieri del Nord Ovest" aveva già dimostrato una certa simpatia per le ragioni degli Indiani, ma i suoi film erano comunque centrati dalla parte dei pionieri e della Cavalleria), senza cadere, però, negli eccessi retorici di quei film. 

 

5) Kit Willer entra ufficialmente nel corpo dei Rangers, fatto di cui gli autori tenderanno a dimenticarsi negli anni successivi.

 

6) A partire da questa storia, Kit Carson torna ad indossare i suoi classici abiti e tali resteranno sino ad oggi, se si eccettua qualche variazione sul tema da parte di autori come Nicolò e Giolitti.

 

7) Quanto a Sterling/Lupo Bianco, Tex, temendo di non poterlo rintracciare in seguito escogita un piano davvero machiavellico, facendo credere ai Pawnee che Sterling li ha traditi. Il piano ha avuto successo: Sterling è stato ucciso dai Pawnees per colpe che non aveva, ha però comunque pagato per colpe di cui si era effettivamente macchiato. Forse Tex avrebbe potuto catturarlo e, con le testimonianze dei superstiti della carovana, farlo condannare a morte, ma poco importa: il suo piano alternativo è riuscito e la giustizia in stile Tex ha colpito ancora.

 

8) Tex, però, dimostra essere un buon padre e manda via il figlio per impedirgli di vedere gli esiti delle torture su Sterling.

 

9) Ed ora il punto dolente: le incongruenze cronologiche. Riporto un mio vecchio intervento su TWO che riscriverei parola per parola: tutto questo racconto e quelli immediatamente successivi sono pieni di incongruenze storiche, praticamente impossibili da integrare con la storia di Tex. Partiamo con il racconto di James Hovendal: si cita il fatto che mentre Tex ed i pards erano assenti c'è stato l'assalto all'arsenale da parte di John Brown e della sua banda e che poi la situazione è precipitata, portando alla guerra. Peccato che l'assalto di John Brown all'arsenale sia avvenuto nel 1859 e che tra esso e lo scoppio della guerra ci siano stati nel mezzo: l'acuirsi del conflitto di frontiera tra abolizionisti del Kansas e schiavisti del Missouri, la nomina di Lincoln a candidato del Partito Repubblicano, la spaccatura del Partito Democratico tra schiavisti arrabbiati e moderati, l'elezione non proprio pacifica di Lincoln, l'interregno di 4 mesi prima che questi prendesse il posto del predecessore Buchanan, che nel frattempo si astenne dal prendere ogni iniziativa contro la secessione di ben 11 stati, ed infine l'attacco sudista a Fort Sumter che diede inizio alla Guerra. Tutto questo, secondo Bonelli, sarebbe avvenuto mentre Tex ed i pards davano la caccia a Dona Manuela, davvero impossibile, direi, a meno di ipotizzare che la caccia a Dona Manuela sia durata per più di due anni (due anni nel deserto? Cavoli). Ancora: Hovendal cita un incontro tra Lincoln e Jefferson. Evidentemente Bonelli aveva fatto confusione tra Jefferson Davis, presidente sudista, e Thomas Jefferson, terzo presidente degli Stati Uniti. L'idea del Corpo dei Rangers come forza di Polizia Neutrale, poi è totalmente antistorica e del tutto fuori dalla realtà per chiunque abbia una minima conoscenza di come funzionasse ai tempi uno stato. All'epoca non c'erano forze internazionali come l'ONU: gli americani dell'epoca o erano sotto la giurisdizione dell'Unione (come lo erano, ad esempio, il New Mexico e la California) o sotto quella della Confederazione (come il Texas o la Virginia). Si poteva essere neutrali, ma solo a titolo personale e non certo facendo parte di un Corpo che per forza di cosa non poteva che esser parte delle forze del Nord o di quelle del Sud in alternativa. Si potrebbe anche citare il fatto che ne "La mesa verde" Mac Parland parla del fenomeno dei fuorilegge nato "dopo la fine della guerra". Per Tex, Kit e Carson non sono certo passati 4 anni o più. Per non parlare delle contraddizioni con le storie passate, che vedono citazioni di Geronimo e Custer, tutti diventati famosi dopo la guerra. E vogliamo parlare delle contraddizioni con la storia personale di Tex? Se Kit Willer ha 15 anni nel 1861, allora è nato nel 1846 e la maggior parte delle avventure giovanili di Tex sono avvenute prima che il Texas entrasse nell'unione e molto prima che i Navajos fossero internati in una Riserva, per non parlare del fatto che Tex non avrebbe potuto avere un cavallo di nome Dinamite 20 anni prima che questa venisse inventata e nemmeno usare fucili a ripetizione, telegrafo e quant'altro. Non biasimo certo G. L. Bonelli perchè all'epoca aveva poche informazioni storiche ed ha dato una versione tutta personale della Guerra Civile, che, in fondo, ha un notevole fascino a cui non ha saputo resistere. Dopo pochi anni, però, ha lui stesso corretto il tiro a poco a poco, sino ad arrivare allo spartiacque rappresentato da "Tra due bandiere", il che dovrebbe voler dire che si era reso ben conto del pasticcio da lui fatto in precedenza (e quando parlo di pasticcio, mi riferisco, spero che sia chiaro, allo sfondo storico e non alla qualità delle storie, che rimangono comunque, specie questa, gradevoli da leggere ancor oggi).  

 

10) Svarioni storici a parte, infatti, questa è In sostanza: una gran bella storia e non c'è altro da dire.

 

11)Come la precdente, anche questa storia non finisce al termine di un albetto, ma dopo poche pagine dall'inizio e prosegue nella successiva senza alcuna soluzione di continuità.

 

12) Una curiosità per quanto riguarda i disegni. Le matite di tutte le prime pagine sino alla sequenza dell'assedio sono di Lino Jeva con chine di Galep. Buona parte delle pagine dell'assedio sulla rupe sono interamente, matite e chine, di Jeva stesso (ma non so indicare esattamente quali ); il resto, dalla fuga dell'indiano in poi, vede il ritorno alle matite di Galep con chine presumibilmente di Pietro Gamba e qualche intervento nel finale anche di Francesco Gamba sempre alle chine. Basta così.

 

 

  • +1 1
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  • 3 anni dopo...

Grandiosa storia, la più bella dopo il tranello in questi primi albi...
L'assedio nel roccione è da antologia, un Tex fenomenale, irripetibile; Ingegnosa l'idea di Tex di legare le borracce alla fune per prendere l'acqua...
La cosa che mi ha stupito è il fatto che quando Kit si trova a lottare con un indiano rischiando una coltellata, Tex si limita a mirare alla mano dell'indiano mentre subito dopo, quando gli indiani scappano, Carson dice: "E' un vero piacere guardare gli indiani quando voltano la schiena" e subito dopo gli spara alle spallea uno, un controsenso no? tanta durezza dopo un tale perdonismo?
I disegni sono eccezionali, Galep ottimo anche stavolta (e pure chi lo ha aiutato).
Sceneggiatura: 8
Disegni: 8
Tex: 8

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  • 6 anni dopo...

voto 10!

Non mi importa nulla del fatto che i disegni visti oggi non siano paragonabili a quelli di un Ticci, un Villa o un Civitelli. La storia è avvincente, briosa, emozionante persino.

Mi è venuta una domanda. Si tratta della prima delle innumerevoli botte in testa subite dal povero Carson o ce ne sono state già altre? Non ho fatto caso a questo dettaglio nella lettura dei numeri precedenti.

Come scritto in altra discussione le espressioni variopinte di Carson sono tante e esilaranti

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  • 7 mesi dopo...
  • 2 settimane dopo...
Il 21/7/2011 at 00:22, Carlo Monni dice:

Ed eccoci a commentare un'altra pietra miliare del corpus narrativo Texiano (Ammazza come mi esprimo forbito :lol2:). Cosa dire di questa storia? Che si può sorvolare tranquillamente sulle vere o presunte incongruenze storiche e goderci una gran bella storia dal forte sapore epico, tanto per cominciare. Perchè è questo che ?: una storia epica, che usa in modo impareggiabile il classico canovaccio della carovana in marcia verso l'Ovest minacciata dagli Indiani. La trama è abbastanza lineare, ma, al tempo stesso, articolata e del tutto priva di tempi morti.

 

1) Si tratta della prima storia che affronta il tema delle carovane in viaggio verso l'Ovest. Storicamente la grande ondata migratoria cominciò intorno al 1848, quando, dopo la guerra con il Messico, furono acquisiti e quindi aperti alla colonizzazione i territori degli attuali stati di California, New Mexico, Arizona, Nevada, Utah (per tacere di parti di Colorado e Wyoming) nonchè del cosiddetto Oregon Country , comprendente gli attuali stati di Oregon, Idaho e Washington. I pionieri partivano in genere da Independence, nel Missouri, e seguivano una pista chiamata Oregon Trail. Una volta arrivati a Fort Hall, in quello che oggi è l'Idaho sudorientale, la pista si biforcava: a Nord verso l'Oregon, a Sud verso la California, diventando California Trail. I pionieri di questa storia, la carovana Vernon, sono appunto diretti in California.

 

2) Non mancano i più tipici clichè delle storie di carovane. In particolare lo scontro con gli Indiani. Qui arricchito dal fatto che la carovana è deliberatamente portata al massacro, la guida Sterling, che gli indiani conoscono come Lupo Bianco, un tipo in gamba, visto che per breve tempo riesce ad ingannare perfino Tex e soci e Carson quasi ci rimette la buccia. :colt:

 

3) Davvero eccezionale tutta la sequenza dell'assedio sulla rupe ed anche se il lettore smaliziato sa che inevitabilmente Tex e Carson se la caveranno, l'autore è bravissimo a mantenere alta la tensione sino all'atteso arrivo dei "nostri". :inch:

 

4) Un altro punto da segnalare è che in questa storia (non è la prima volta e non sarà l'ultima) Tex (e GLB per bocca sua) esprime chiaramente qual è la sua opinione sul razzismo e dà degli Indiani un ritratto efficace, che anticipa di parecchi anni certe svolte cinematografiche americane (a dire il vero, John Ford sia ne "Il massacro di Fort Apache" che ne "I cavalieri del Nord Ovest" aveva già dimostrato una certa simpatia per le ragioni degli Indiani, ma i suoi film erano comunque centrati dalla parte dei pionieri e della Cavalleria), senza cadere, però, negli eccessi retorici di quei film. 

 

5) Kit Willer entra ufficialmente nel corpo dei Rangers, fatto di cui gli autori tenderanno a dimenticarsi negli anni successivi.

 

6) A partire da questa storia, Kit Carson torna ad indossare i suoi classici abiti e tali resteranno sino ad oggi, se si eccettua qualche variazione sul tema da parte di autori come Nicolò e Giolitti.

 

7) Quanto a Sterling/Lupo Bianco, Tex, temendo di non poterlo rintracciare in seguito escogita un piano davvero machiavellico, facendo credere ai Pawnee che Sterling li ha traditi. Il piano ha avuto successo: Sterling è stato ucciso dai Pawnees per colpe che non aveva, ha però comunque pagato per colpe di cui si era effettivamente macchiato. Forse Tex avrebbe potuto catturarlo e, con le testimonianze dei superstiti della carovana, farlo condannare a morte, ma poco importa: il suo piano alternativo è riuscito e la giustizia in stile Tex ha colpito ancora.

 

8) Tex, però, dimostra essere un buon padre e manda via il figlio per impedirgli di vedere gli esiti delle torture su Sterling.

 

9) Ed ora il punto dolente: le incongruenze cronologiche. Riporto un mio vecchio intervento su TWO che riscriverei parola per parola: tutto questo racconto e quelli immediatamente successivi sono pieni di incongruenze storiche, praticamente impossibili da integrare con la storia di Tex. Partiamo con il racconto di James Hovendal: si cita il fatto che mentre Tex ed i pards erano assenti c'è stato l'assalto all'arsenale da parte di John Brown e della sua banda e che poi la situazione è precipitata, portando alla guerra. Peccato che l'assalto di John Brown all'arsenale sia avvenuto nel 1859 e che tra esso e lo scoppio della guerra ci siano stati nel mezzo: l'acuirsi del conflitto di frontiera tra abolizionisti del Kansas e schiavisti del Missouri, la nomina di Lincoln a candidato del Partito Repubblicano, la spaccatura del Partito Democratico tra schiavisti arrabbiati e moderati, l'elezione non proprio pacifica di Lincoln, l'interregno di 4 mesi prima che questi prendesse il posto del predecessore Buchanan, che nel frattempo si astenne dal prendere ogni iniziativa contro la secessione di ben 11 stati, ed infine l'attacco sudista a Fort Sumter che diede inizio alla Guerra. Tutto questo, secondo Bonelli, sarebbe avvenuto mentre Tex ed i pards davano la caccia a Dona Manuela, davvero impossibile, direi, a meno di ipotizzare che la caccia a Dona Manuela sia durata per più di due anni (due anni nel deserto? Cavoli). Ancora: Hovendal cita un incontro tra Lincoln e Jefferson. Evidentemente Bonelli aveva fatto confusione tra Jefferson Davis, presidente sudista, e Thomas Jefferson, terzo presidente degli Stati Uniti. L'idea del Corpo dei Rangers come forza di Polizia Neutrale, poi è totalmente antistorica e del tutto fuori dalla realtà per chiunque abbia una minima conoscenza di come funzionasse ai tempi uno stato. All'epoca non c'erano forze internazionali come l'ONU: gli americani dell'epoca o erano sotto la giurisdizione dell'Unione (come lo erano, ad esempio, il New Mexico e la California) o sotto quella della Confederazione (come il Texas o la Virginia). Si poteva essere neutrali, ma solo a titolo personale e non certo facendo parte di un Corpo che per forza di cosa non poteva che esser parte delle forze del Nord o di quelle del Sud in alternativa. Si potrebbe anche citare il fatto che ne "La mesa verde" Mac Parland parla del fenomeno dei fuorilegge nato "dopo la fine della guerra". Per Tex, Kit e Carson non sono certo passati 4 anni o più. Per non parlare delle contraddizioni con le storie passate, che vedono citazioni di Geronimo e Custer, tutti diventati famosi dopo la guerra. E vogliamo parlare delle contraddizioni con la storia personale di Tex? Se Kit Willer ha 15 anni nel 1861, allora è nato nel 1846 e la maggior parte delle avventure giovanili di Tex sono avvenute prima che il Texas entrasse nell'unione e molto prima che i Navajos fossero internati in una Riserva, per non parlare del fatto che Tex non avrebbe potuto avere un cavallo di nome Dinamite 20 anni prima che questa venisse inventata e nemmeno usare fucili a ripetizione, telegrafo e quant'altro. Non biasimo certo G. L. Bonelli perchè all'epoca aveva poche informazioni storiche ed ha dato una versione tutta personale della Guerra Civile, che, in fondo, ha un notevole fascino a cui non ha saputo resistere. Dopo pochi anni, però, ha lui stesso corretto il tiro a poco a poco, sino ad arrivare allo spartiacque rappresentato da "Tra due bandiere", il che dovrebbe voler dire che si era reso ben conto del pasticcio da lui fatto in precedenza (e quando parlo di pasticcio, mi riferisco, spero che sia chiaro, allo sfondo storico e non alla qualità delle storie, che rimangono comunque, specie questa, gradevoli da leggere ancor oggi).  

 

10) Svarioni storici a parte, infatti, questa è In sostanza: una gran bella storia e non c'è altro da dire.

 

11)Come la precdente, anche questa storia non finisce al termine di un albetto, ma dopo poche pagine dall'inizio e prosegue nella successiva senza alcuna soluzione di continuità.

 

12) Una curiosità per quanto riguarda i disegni. Le matite di tutte le prime pagine sino alla sequenza dell'assedio sono di Lino Jeva con chine di Galep. Buona parte delle pagine dell'assedio sulla rupe sono interamente, matite e chine, di Jeva stesso (ma non so indicare esattamente quali ); il resto, dalla fuga dell'indiano in poi, vede il ritorno alle matite di Galep con chine presumibilmente di Pietro Gamba e qualche intervento nel finale anche di Francesco Gamba sempre alle chine. Basta così.

 

 

 

Bella storia, pur con le sue incongruenze storiche. A questa avventura comunque preferisco la precedente. Per il resto ... da leggere la recensione di @Carlo Monni.

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  • 3 settimane dopo...

Letta nel classic tex, estremamente fluida la transizione tra la storia precedente e questa, storia veramente epica e con svariati colpi di genio come quelli per procurarsi cibo e acqua; bello e ben caratterizzato Sterling; mi ha un po' impressionato la scena in cui vorrebbero uccidere le donne pur di non farle cadere nelle mani degli indiani, mi sono chiesto cosa sarebbe successo se la cavalleria fosse arrivata un minuto dopo, inoltre per quanto "comprensibile" la motivazione, mi viene da dire: "finché c'è vita  c'è speranza" che mi sembra corrispondere anche alla filosofia di Tex e dei pards.

Ultimo appunto sul titolo che, come in molti albi di questo periodo, trovo fuorviante, IMHO è molto più "serrata" la corrispondenza titolo-storia negli albi odierni.

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  • 6 mesi dopo...

Prosegue la mia rilettura degli episodi mitici degli albori.

 

La storia in questione inizia e si conclude senza soluzione di continuità e riprende, purtroppo, l’incongruenza della Guerra Civile, accennata già nell’avventura precedente con Manuela Guzman.

Tuttavia Bonelli il conflitto civile lo tiene solo ai margini, senza mai mostrarlo direttamente ai lettori, e ai nostri tocca il compito di proteggere i civili da eventuale banditi e sciacalli durante il periodo bellico.

 

Inutile ribadire la premessa sulla difficoltà d’inserire questo periodo di storie in una potenziale continuity texiana, visto che il celebre “Tra due bandiere” contraddice in toto l’ambientazione e le date, comunque al netto di questa notevole zavorra, la sceneggiatura merita un plauso.

L’autore in palla, snocciola pagine e pagine con un ritmo narrativo apprezzabile e riesce a donare una cornice di epicità agli eventi, sfruttando uno spunto classico ma sempre valido di carovane di pionieri e assalti indiani, con tanto di traditori rinnegati, che per brama di denaro, non si creano remore a “vendere” la vita di innocui civili.

 

Sterling (alias Lupo Bianco) è una carogna matricolata e possiede molto acume, visto che mette più volte in difficoltà i tre pards. L’assedio dei Pawnee sulla rupe assolata è sceneggiato magistralmente da Bonelli, che riesce a ricreare un pathos notevole e molta tensione narrativa. Un’autentica sfida a scacchi per la sopravvivenza, dove ogni minuto o cibaria può fare la differenza, nell’attesa dell’arrivo dei soccorsi chiamati dal giovane Kit.

 

La seconda parte ambientata a Dodge City è pur essa esplosiva, ma perde un po’ di epicità, tuttavia il grande Bonelli ci regala un epilogo crudo ma ad effetto, con la morte di Sterling, massacrato dai suoi ex alleati Pawnee, così come indotto da Tex con un diabolico piano di vendetta.

 

Curioso notare con l’attenzione dei dettagli attuali, come i Pawnee vengono rappresentati in maniera standard (molto diversa dalla corretta rivisitazione attuale apparsa nelle storie di Mauro), così come apprendere che anche il giovane Kit giura per diventare ranger, ma di fatto nel proseguo della saga questa sua carica si perde come un ago nel pagliaio.

 

In merito alla progressiva caratterizzazione del rapporto fra padre e figlio, fa quasi tenerezza leggere la scena in cui Tex, trova il pretesto per allontanare il giovane dal campo di battaglia per salvargli la vita, o quando lo ammonisce di non osservare lo scempio del corpo di Sterling, essendo ancora troppo ragazzo per “simili spettacoli”.

Pure curioso il dialogo tra Tex e Carson, in cui il secondo tesse le lodi del piccolo monello e il padre gli suggerisce di non farsi sentire per non montargli la testa. Piccoli dettagli, ma molto importanti secondo me.

 

La grafica è affidata al solito e infaticabile Galep, che, per l’occasione, si avvale della collaborazione di alcuni ghost artist non accreditati, fra cui spicca il solito Gamba, aiuto prezioso sia alle matite che alle chine.

Livello sempre alto, anche se in alcune sessioni si percepisce una certa fretta realizzativa, ma che non incide tanto nell’esito complessivo. Il mio voto finale è 8

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