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TWF - Tex Willer Forum

[573/574] Terre Maledette


ymalpas
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Voto alla storia  

66 utenti hanno votato

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Ottima storia! Tanti personaggi, all'inizio apparentemente non collegati tra loro, che nel corso della narrazione incrociano i propri destini, nel bene e nel male. Boselli è stato bravissimo anche nell'inserire il tutto in un contesto carico di ansia e nervosismo, dettato prima dal vento incessante delle praterie, poi dalla forte pioggia e dal temporale, poi dal distruttivo tornado, creando una situazione decisamente carica di tensione. Font mi è piaciuto molto, anche se la caratterizzazione di Tex e Carson non rimane tra le mie preferita. Ha reso splendidamente l'atmosfera cupa della storia. Voto: 7 (con propensione al 7,5)

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  • 3 mesi dopo...

Buona storia nella quale oltre ai soliti nemici Tex deve combattere anche contro le forze dalla natura. Tex forse è in questa storia meno protagonista del solito. La presenza di molti, tanti personaggi anche importanti lo oscurano un po. Peccato che Carson sia poco presente e che svolga solo un ruolo marginale nel finale. Buona la trama ricca ti tensione e suspence. I disegni di Font seppur non tra i miei preferiti rimangono molto adatti a questo genere di ambientazioni e l'ho trovato molto bravo nel rendere l'idea delle forze dalla natura attraverso i suoi disegni. Voto 7,5 alla tramaVoto 7+ ai disegni

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  • 2 mesi dopo...
  • 2 settimane dopo...

Buona storia, contraddistinta dalla presenza di personaggi non sereotipati, dotati ciascuno di una propria particolarit?, e con un Font che, pur non essendo tra i miei disegnatori prediletti (troppo affusolate, a mio parere, le sagome dei pards rispetto alle raffigurazioni canoniche), rende benissimo con i propri disegni il pericolo suscitato dal tornado. La trama, pur non particolarmente originale (quante volte Tex si è trovato a dover fare da scorta, volente o nolente, a qualcuno, oppure ha dovuto subire l'intrusione di estranei nelle proprie vicende?), tutto sommato scorre bene, proprio per la buona caratterizzazione dei personaggi, e le sorprese che vengono fuori nel finale.7,5 alla trama e 8 ai disegni (per i motivi di cui sopra)

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  • 2 mesi dopo...

Tex è un grande eroe. Granitico, inossidabile. Incarna i valori universali di giustizia e lealt?. E? un simbolo, il Superman del fumetto italiano. E un grande eroe ha bisogno di grandi sfide per alimentare il suo mito e mantenere immutato il proprio fascino presso i lettori. Boselli imbastisce la sfida massima per Aquila della notte, affrontare gli elementi della natura: un potentissimo tornado. Quella tra uomo e natura è una sfida che si ripete perpetua dall'alba dei tempi. E la sopravvivenza è un traguardo da conquistare con tenacia, intelligenza e fortuna. La storia poi è arricchita dai classici e sapienti topos boselliani come coralità, personaggi protagonisti vivi del racconto e non mere comparse, colpi di scena e sequenze epiche. Due albi da togliere il fiato, penalizzati soltanto da un finale troppo affrettato (che avrebbe richiesto più spazio, anche se io non ho mai amato la vecchia impostazione delle storie spezzate) e da dei disegni di Font molto altalenanti (soprattutto nella caratterizzazione di Tex). Villa strepitoso come sempre.

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  • 2 settimane dopo...

Mi è piaciuta molto questa storia.
Il bravo Boselli non ha problemi ne fatiche nel dirigere questa storia e i suoi elementi. Bellissimi i primi scontri nelle pianure scritti: fra tutte quelle asperit? di rocce ed erbe con il buio che cala, bisogna difendersi dall'attacco dei killers; l'indiano Mocassin si nasconde nel territorio ed è come imprendibile perchè segnala continuamente ai suoi complici ma non si riesce a capire dov'?. Questa parte riguarda Porter, guardia del corpo di Lyman, che rimane vittima dei sicari. A tal proposito ne segnalo uno, evidentemente il tipico idiota di turno.

Fa tanto lo sbruffone, quasi prende in giro Jim Bennet ma poi .... si fa ferire da Porter perchè si espone troppo e poi ancora Tex lo fa cantare subito, non sa nemmeno chi è Tex (ogni furfante dovrebbe conoscerlo) e si fa ammazzare nell'indifferenza degli altri compagni (sapevano bene che era inutile e ingombrante)


Ma è a questo punto che interviene il nostro Ranger che sistema già due (immancabili le sue abilità nel buio). Grandissimo Font a disegnare gli ambienti bui e cupi; quando gli fa lui lo avverti proprio la cappa di buio che nasconde la vista e gli avversari.

Poi si passa alla parte di spiegazione della faccenda, su cui non parlo. A Tex e a Lyman si aggiungono una famiglia di contadini, povera, ingenua ma sincera e disponibile; con loro c'è anche Hank, un giovanotto di più esperienza rispetto alla famiglia, che riserver? un po' di sorprese.

Il viaggio prosegue ma su di loro incombe l'arrivo di un tornado, i cui presagi si manifestano (cielo troppo sereno, cielo che si fa sempre più blu scuro, gli animali si innervosiscono, il vento che si alza, la grandine che precede il fronte del tornado). In un villaggio abbandonato inizia uno scontro con altri due killers, ancora una volta realizzato al buio e stavolta anche in avverse condizioni atmosferiche. A causa delle varie dinamiche dello scontro, quasi nessuno riuscir? a trovarsi un rifugio e buona parte delle persone rimarrano travolte dal tornado. Il bilancio finale è vittorioso per Tex che cattura uno mentre Hank ne elimina un altro, rivelando che forse è più esperto di quel che sembra.
La cosa non convince molto Tex, che con il suo solito fiuto comincia a sospettare che il bravo Hank ha qualcosa da nascondere nel passato. Nelle parole di Tex "l'unica cosa sincera di lui è il suo interesse per Rhonda" (nota a sfavore di questo personaggio, tipica giovanetta da salvare, e per questo mi sta su).

Un altro punto di svolta è l'agguato presso il fiume. Qui noto che Lyman ha una resistenza un po' forzata

Viene beccato in pieno, tuttavia riesce a rimanere in vita per un bel po' e sopravvivere nonostante rimanga per un po' senza cure.
.


Il personaggio di Hank si svela totalmente e dopo la sparizione di alcuni personaggi minori (Dooley, Sammy e l'indiano Mocassin, fregato da uno più abile di lui) si svolge il duello finale: Tex e Hank contro il freddo Jim Bennett e il giovane Durango. Si tratta di personaggi tosti: da una parte il killer freddo Bennet, dalle poche parole, con un passato problematico e con la sola possibilità di uccidere, insomma un personaggo che mi è piaciuto molto (mi dispiace un po' per la sua fine); dall'altra parte Durango, giovane capace di rapinare da solo una grande banda e anche di seguire Tex Willer; lungo la storia mantiene sempre la stessa sicurezza anche nel duello finale.

La resa dei conti finale con Lowe avviene grazie all'aiuto di Carson e dello sceriffo (che a sentire certi discorsi dy Lyman o di vari scagnozzi, è intimorito da Lowe, solo che poi non ha problemi ad allearsi con i Ranger, indicando che non è così misero come poteva sembrare). Lowe non è un cattivo che si ricorda; sono molto più decisivi e interessanti gli scontri nelle indian plains. Alla fine di quest'ultimi mi sembra anche un po' strano che ci sia la parte nella città e dintorni (mi dimenticavo quasi di Lowe) tanto è inferiore il finale rispetto al resto.

Alla fine do otto e mezzo alla storia (mezzo voto in più grazie ai disegni di Font)

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  • 1 anno dopo...

Ho riletto questa storia per rinfrescarmi il personaggio di Durango: ragazzi, Boselli e Font non deludono mai. Hanno scritto tutte storie (di due albi) bellissime: Colorado Belle, Uccidete Kit Willer e poi questa, davvero bella. Quello che mi è piaciuto molto in questa storia è il vento, quel WHOOOOOSH (cui Boselli è affezionatissimo) che fa da colonna sonora e soprattutto da collante delle varie scene della storia, specie all'inizio. In quel vento cavalca Tex, da quel vento sono scacciati i coloni dalle loro terre, nel vento attendono i sicari di Bennett e quel vento viene "scrutato" dalla guida Porter e dall'Avvocato Lyman. Quel suono onomatopeico fa da cerniera alle singole vignette e ci fa capire che stavolta il teatro è piccolo e vasto insieme; nelle sconfinate e selvagge Badlans Plains a breve si incroceranno i destini dei soliti, tanti ma per me mai troppi personaggi boselliani. E quel vento, compagno costante, prima si placa in un'immobilit? irreale, e per questo diventa ancor più tangibile, più minaccioso. L'intera atmosfera si impregna di attesa di qualcosa di arcano e inquietante, e infatti, quel vento irrealmente placato eccolo ritornare più violento ed infine furioso nelle forme catastrofiche di un tornado. Bravissimo Borden a ricreare un'atmosfera di imminente minaccia che grava come un macigno sugli animi dei protagonisti della storia e del lettore. Per tutto quanto detto, per me il primo albo è un capolavoro. Ho amato meno il secondo, soprattutto perchè mi è parso troppo forzato il fatto che Hank fosse, per una straordinaria coincidenza (non amo queste coincidenze troppo forzate per dare più sale alla storia), proprio l'ex socio di Bennett: un'esagerazione per me evitabile. Bello resta il quadriello tra Hank e Bennett e tra Tex e il giovane ed odioso Durango (ragazzino che qui fa ben poco per guadagnarsi il posto di bel personaggio: di fronte a Tex si squaglia come neve al sole. resta la sua vanagloria: speriamo sia più pesante nella prossima storia).

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  • 3 mesi dopo...

Sulla storia avete già detto tutto, di mio aggiungo che Font mi sta facendo ricredere sul suo conto. Trovo molto migliorati i volti e le espressioni che per me sono sempre stati un suo punto debole. Oltre a questo il dinamismo dei personaggi mi sembra meglio raffigurato. Bene bene

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  • 4 anni dopo...

Una storia molto complessa,che lascia l amaro in bocca nel finale...e non mi riferisco certo a quella carogna di Hank, che è una iena travestito da agnello,ma allo sceriffo Bennett, che è un uomo che ha scelto di diventare un bandito per colpa proprio del cantastorie,che gli ha sedotto e poi ucciso la moglie, fingendosi all' inizio suo amico.

 

Ancora una volta,si intravede una caratteristica del Tex di Boselli.un nemico del nostro che ha una vita e caratteristiche in comune con lui.Infatti era un uomo di legge giusto, sposato con un Indiana,ha un pard indiano ottimo cercatore di piste, è svelto di comprendonio e un fulmine con le colt.La moglie è morta di morte violenta.

Nonostante Bennett passi da uomo di legge a fuorilegge, facendo l inverso rispetto a Tex,e soprattutto dicendo in punto di morte a Tex stesso che non si è mai pentito della sua scelta di diventare un killer,mi è sempre parso un Hombre tormentato e con un senso di angoscia interiore.Hank è un killer spietato,che prova gusto nell'uccidere,mentre Bennett ha un sussulto nel duello finale quando il suo ex amico gli ricorda la fine della moglie, dimostrando così il suo lato umano e la sua fragilità dietro la maschera da duro...

La storia mi è piaciuta soprattutto per questo personaggio.

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Continua l'alta qualità con Boselli al timone. Davvero non ci si annoia mai con le sue storie: bei personaggi, originalità delle trame, stacchi cinematografici e colpi di scena a ripetizione.

A proposito di quest'ultimo punto, immensa l'entrata di Carson nel finale che, nonostante le poche pagine a sua disposizione, riesce a ritagliarsi un ruolo determinante. Mi piacciono i pistoleri e qui ce n'erano addirittura tre, uno dei quali lo rivedremo al più presto.
Buoni i disegni di Font, ma, per quanto concerne i suoi volti, Hank e Steve sono praticamente identici.

Per il resto, nulla quaestio.
Voto alla storia: 8,8
Voto ai disegni: 8

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Bella storia, ottimamente  disegnata  da Font che rende molto  bene le pianure delle Badlands e caratteriza bene i personaggi ( anche se alla prima lettura nemmeno io riuscivo sempre a distinguere Hank e Steve.) Molto interessanti praticamemne tutti i personaggi , dalla famiglia di contadini  al simpatico avvocato  a Durango a Bennet. Mi ha molto sorpreso  la vera natura di Hank, trovata sicuramente  originale ma che  mi ha un po' deluso, visto che all' inizio mi stava simpatico.

Un po' troppo accelerato  il finale, e un po' troppo  abbozzato  il cattivo in guanti bianchi  dietro al tutto.

Strepitosa e ricca di suspense la scena del tornado. Ottimamente utilizzata l' onomatopea " Whooosh" ( sembra ridicolo, ma è  così: a me questa  onomatopea  piace e Boselli l' ga inserita bene nei  giusti punti della vicenda.)

 

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  • 10 mesi dopo...

Tutt'altro che banale, Terre maledette vede un intreccio molto complesso di molteplici tematiche: le terribili forze della natura, il fallimento dei coloni, la prepotenza del solito "signore" locale che vuole imporre la propria legge, il tradimento, gli amori giovanili.

Ne esce una storia assai godibile.

 

A mio giudizio, il primo albo, in alcuni tratti angoscioso come La grande invasione, è migliore del secondo.

 

Il finale mi è parso confusionario. Mi sono chiesto se fosse proprio necessaria la messa in scena dell'impiccagione. Inoltre, mi è sembrata superflua la comparsa di Carson.

 

Il personaggio di Durango, che ho apprezzato meglio in Giovani assassini, in questa avventura è, a mio giudizio, un po' troppo abbozzato.

 

Dei disegni di Font non mi lamento; non li ho trovati terribili come altri utenti di questo forum.

 

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  • 3 settimane dopo...

Salve...Recuperato questo doppio dopo qualche anno mi sono fatto un'idea. Mi piacciono le storie corali di Boselli, mi piace il Tex "umano" con ferite, errori e senza l'aura di super eroe. Ho letto questo fumetto dopo il capolavoro di Steinbeck "Furore". Casualità interessante. Il Tornado e i paesaggi ben resi da Font( però lo spagnolo non mi esalta), la trama ed i personaggi ben orchestrati. Per me ha accelerato troppo nel finale ad Amarillo. Comunque storia e disegni validi.

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  • 6 mesi dopo...

In prossimità dei festeggiamenti per il sessantennale, apparve chiaro il passaggio di consegne “quasi ufficiale” fra Nizzi e Boselli nel ruolo di sceneggiatore leader della serie. Per più di sei mesi consecutivi il nome dell’autore milanese figurò fra i crediti della regolare e negli albi a seguire la tendenza sarebbe stata riconfermata, fino al riconoscimento, non da poco, di scrivere l’albo celebrativo per il numero 600. Di certo, considerata l’ormai irreversibile fase d’involuzione nizziana, ancor più messa in evidenza dall’ottima continuità narrativa di Borden, la scelta redazionale fu sacrosanta e volendo, anche un po’ tardiva. Storie come “Tornado” sono il fulgido esempio di quanto l’attuale curatore meritasse “la promozione” e rileggerle è sempre un grande piacere. Per l’intera durata dei due albi, la sceneggiatura mantiene ritmi adrenalinici con tanta azione e continui colpi di scena. Ma sarà proprio lo spunto del Tornado, introdotto magistralmente vignetta per vignetta ad aggiungere ulteriore pathos e tensione alla narrazione. Come nella migliore tradizione boselliana, l’intreccio è ben intessuto e si avvale su un parterre di personaggi studiati ad hoc e rappresentanti il vero valore aggiunto alla prova. Sulla via di Amarillo Tex si ritrova a dover salvare il giovane Steve Lyman, un avvocato preso di mira da svariati killer prezzolati, che per conto del consueto “padreterno” paesano Lowe, cercano di sopprimerlo per impedirgli di deporre in processo proprio contro il boss. Ma la pista dei due finisce con l’incrociare quella della famiglia di contadini e dell’amico Hank, in fuga dai loro ranch devastati dal vento e dalla carestia. Attraverso le desolate Indians Plain la storia si fa appassionante e dopo la stupenda trovata narrativa del tornado, che mette ulteriore pepe e tensione alla vicenda, il rimescolamento di carte introduce alla fase finale dove si “scoprono gli altarini” e il lettore va incontro a una serie di sorprese impreviste. Proprio Hank, che inizialmente accattiva la simpatia con il suo fare scanzonato e tanto di chitarra a tracolla stile “Guitar Jim”, si rivelerà il personaggio più fuorviante per il lettore. Un’evoluzione inversa rispetto alla media dei personaggi che Borden ci ha abituato ad apprezzare, che si tinge di “nero” dopo essere stato introdotto come bravo ragazzo. Il suo gettare la maschera sorprende ma non mancano gli indizi disseminati lungo il percorso dall’autore per intuirlo. La pistola ben oliata, il segnale sulla roccia, la conoscenza del villaggio fantasma, le frasi di Dooley sono tutti segni che inducono a riflettere e lo stesso Tex si mostra ben presto guardingo e giustamente sospettoso. Jim Bernett, sebbene dall’altra parte della barricata, col proseguo della storia si mostra fondamentalmente meno malvagio di Hank e proprio il tradimento di quest’ultimo, con successiva morte dell’amata moglie indiana, a fungere da evento catalizzatore della sua conversione al crimine. Meno caratterizzato Durango, che avrà comunque modo in futuro di tornare nella saga con un ulteriore trovata dell’autore atta a sorprendere i fans, ma ci sarà modo al tempo debito di commentare quella storia. Un po’ in fase calante il finale, con un eccesso di spettacolarità di scene, che si fanno apprezzare, ma forse un po’ troppo artefatte, vedi il duello a quattro fra Tex, Durango, Bennett e Hank, o l’epilogo frettoloso della carriera criminale di Lowe, con l’ingresso in scena di un frizzante Carson e la sua teatrale scenetta della finta impiccagione del boss. Anche con sequenze meno sui generis l’esito sarebbe stato comunque garantito. Buona la performance di Tex, che sebbene non il “padre padrone” della scena, si rivela comunque un uomo esperto, navigato e affidabile: l’eroe tutto d’un pezzo che chiunque vorrebbe al suo fianco nelle peripezie della vita. Sotto l’aspetto grafico Font se la cavò benissimo in una prova non semplicissima da realizzare. Tutte le sequenze del tornado sono ben rappresentate e il disegnatore spagnolo mostra di essere impeccabile nelle rappresentazioni paesaggistiche e metereologiche, un po’ meno nelle fattezze e nelle anatomie dei personaggi che appaiono  troppo smilze e con tratti troppo stilizzati e caricaturali, ma come scritto in alcuni precedenti commenti, dopo un tot di tavole ci si abitua alle sua caratteristiche stilistiche e il suo tratto latino riesce perfino a farsi apprezzare, seppur inconsueto.  Il mio voto finale è 9

  • +1 1
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  • 1 mese dopo...

Spiace dire che questa storia non mi è tanto piaciuta. Anzi mi ha proprio annoiato.

Penso di aver detto altre volte che le consuete caratteristiche del Tex Boselliano (tanti personaggi, comprimari, Tex non centrale, una certa mancanza di ironia, personaggi grigi o che cambiano psicologia nel corso della storia) se rendono indimenticabili le storie in cui il Bos è ispirato e danno loro uno spessore indimenticabile, per il mio gusto invece affossano le storie nelle quali questa ispirazione non è proprio al massimo.

Qui l'ispirazione mi pare non al top e le caratteristiche di cui sopra vengono a zavorra, fino a rendere quasi irriconoscibile una storia (che è comunque discreta) che non sembra nemmeno di Tex.

Confesso di essermi persino perso più di una volta nel corso dell'intricata vicenda, cosa che, persino con Borden, mi capita ben di rado. Probabilmente perchè non trovando divertimento perdevo attenzione.

L'unica scena che ho trovato davvero bella è quella della zattera, verso la metà del secondo albo. Anche l'apparzione improvvisa di Carson...mah.

Anche Font non mi ha soddisfatto. Troppe facce una quasi uguale all'altra, davvero si stenta a riconoscere i personaggi. Anche il volto del suo Tex non mi piace.

Boselli: 5

Font: 5

Modificato da valerio
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  • 1 anno dopo...

Storia letta solo ora, nel corso del progressivo recupero dei numeri persi durante la mia pluridecennale "assenza texiana". Presenta pressoché tutti i topos boselliani: vicenda corale, un po' intricata, tanti personaggi (i cui destini si intrecciano nel corso della storia), alcuni dei quali virano durante la vicenda dal bianco al nero (o viceversa). Ma anche usando gli stessi ingredienti (che sia il caso di variarli un po', ogni tanto?), non sempre la pietanza riesce in modo ottimale, come in questo caso, in cui, complice anche un finale non proprio indovinato, il giudizio complessivo è solo a stento sufficiente. Insopportabile, fin dalla sua prima apparizione, il personaggio di Durango (quasi quanto il fratello Kid, di cui il momento che ricordo con più piacere è il manrovescio mollatogli da Carson): spero che la superflua presenza di Dallas nella recente vicenda delle navi perdute abbia chiuso definitivamente il sipario sulla famiglia Rainey,  anche se temo di no. 

Modificato da Jim Brandon
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<span style="color:red">19 ore fa</span>, Jim Brandon dice:

complice anche un finale non proprio indovinato,

 

Ecco, quando la lessi apprezzai buona parte della storia, eccetto proprio il finale e la resa dei conti con il mandante...è ormai passato del tempo, ma mi pare che ci fosse proprio una bella forzatura o un passaggio poco chiaro che all'epoca abbassò la mia valutazione della storia, che tutto sommato rimane a mio avviso buona.

P.S.

Anche io penso che non sia ancora arrivata la chiusura definitiva della saga Rainey....

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Credo cheĺ

<span style="color:red">11 ore fa</span>, Il Biondo dice:

 

P.S.

Anche io penso che non sia ancora arrivata la chiusura definitiva della saga Rainey....

Mi sembra che talora Boselli tenda ad affezionarsi un po' troppo a certi suoi personaggi: passi, ad esempio,  per Dawn (a piccole dosi), ma nella storia delle navi perdute Dallas e Mike costituivano, a mio avviso, due vere "zavorre". 

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  • 1 anno dopo...

Il vasto, desolato e inospitale scenario delle Indian Plains si rivela una cornice perfetta per questa avvincente e serratissima avventura, divenendo fin dalle prime tavole un altro protagonista del racconto, di certo non un elemento minore considerando che in molte occasioni i personaggi vengono loro malgrado travolti dalla potenza degli eventi naturali.

A cominciare dal quel sinistro e incessante soffiare di gelido vento (“E’ come come se mi tagliasse in due” dice l’avvocato Lyman), il freddo, la pioggia di intensità sempre crescente e infine l’arrivo del devastante tornado che a metà racconto e nel pieno di una tensione quasi insostenibile spazza via le carte in tavola travolgendo tutto e tutti.

Secondo Tex la via più breve è sempre la migliore ma in questo caso il destino si mette di traverso, questa scelta non si può dire delle più fortunate per il ranger diretto ad Amarillo (dove lo aspetta il buon Carson), allo stesso tempo si rivelerà invece decisiva per la famiglia Simms, contadini in viaggio verso terre più generose e vivibili, ma sopratutto per il giovane avvocato Lyman, deciso a testimoniare contro il potente Ben Lowe e per questo braccato da un gruppo di pistoleri decisi a fargli la pelle.

 

Boselli imbastisce un soggetto rigoroso che coinvolge il lettore fin dal principio e che, come l’imminente arrivo della tempesta, cresce lentamente fino a giungere al suo culmine nella strepitosa sequenza del tornado, è una narrazione dove la figura di Tex spicca sempre in primo piano, un faro nella notte per i comuni mortali che fuggono dagli assassini prezzolati e dalla violenza della natura.

Sono molti i personaggi in scena ma tutti ben delineati, spicca la semplice ingenuità della famiglia Simms, protagonista di un viaggio ad alto rischio ma inevitabile, il coraggio del giovane avvocato che affronta un nemico ben al di sopra delle sue forze e infine l’ambiguità della figura di Hank Mallard, un uomo dalla doppia faccia che si finge menestrello ma non disdegna di ammazzare a sangue freddo.

Eppure è proprio il personaggio di Hank a colpirci di più, perché anche lui è travolto da un fato beffardo che non solo lo rimette sulla pista del suo vecchio amico/nemico Jim Bennett, ma lo pone di nuovo davanti all’abisso di una scelta criminale, troppo forte la tentazione della taglia sulla testa dell’avvocato Lyman, troppo luccicante la prospettiva di una svolta decisiva.

Del resto lo ribadisce lo stesso Tex, spesso il confine tra bene e male e molto labile “un confine molto più facile da superare di quello che si pensi...a volte bastano le circostanze della vita”, ed è esattamente quello che succede sia per Hank Mallard che quando lo incontriamo sembra aver cambiato vita mettendo da parte l’oscuro passato, sia per il killer di nero vestito Jim Bennett una volta integerrimo uomo di legge.

Tanto di cappello a Boselli perché Terre maledette è una grandissima storia, una storia intensa ed emozionante, ricca di tensione e piena di sorprese (vincente anche la comparsata del vecchio Carson nel finale), con personaggi che lasciano il segno anche se si vedono per poche pagine come il viscido bandito Dooley e il suo compare indiano Naweka, come la guida Porter e il giovane pistolero Durango.

Se proprio vogliamo trovare qualcosa di non eccelso, la si può individuare nel finale dove la narrazione si fa evidentemente più compressa e i nodi vengono sciolti troppo in fretta, perché il limite dei due albi è ormai raggiunto e la storia va chiusa, credo che con una trentina di pagine in più il risultato sarebbe stato ancora migliore.

 

E infine, ultimo ma non ultimo...Alfonso Font.

Confesso di avere da sempre un debole per questo disegnatore, il suo tratto è allo stesso tempo sporco e preciso, le sue vignette piene di particolari e mai “tirate via”, senza dimenticare la sua straordinaria capacità nello storytelling, nel raccontare per immagini con un linguaggio di rara efficacia.

Terre maledette è per me il suo capolavoro grafico, la sequenza che vede la famiglia Simms travolta dalla pioggia e dall’inondazione è resa in modo spettacolare e ci sembra quasi di sporcarci di fango anche noi, ma il culmine si raggiunge nella lunghissima scena dove la potenza del tornado esplode in tutta la sua forza, la devastazione del villaggio Creek, la tensione dello scontro al buio fra Tex, Dooley e l’indiano nella casa diroccata, gli animali che fuggono davanti alla potenza della natura e i diversi personaggi che cercano un riparo di fortuna.

Font è un grande artista che innalza il suo talento quando il contesto naturale e lo scenario ambientale diventano parte fondante del racconto, esattamente come avviene in Terre maledette, mi sorprende leggere in questo topic diverse critiche per questo disegnatore, addirittura che si fatica a distinguere i protagonisti uno dall’altro...ma come?

Font è uno dei migliori disegnatori nella caratterizzazione dei personaggi, nel caso specifico basta guardare la cura che dedica nella definizione del vestiario, dalla guida Porter, ai contadini, tutta la banda di killer è delineata alla perfezione (gli anelli disegnati sulla mano di una mezza calzetta come Ringo), senza contare la varietà di espressioni ed emozioni che riesce a far uscire dai volti, il ghigno di Dooley, la granitica durezza di Tex, l’impenetrabilità di Bennett, l’arroganza infantile di Durango, l’ambiguità di Mallard.

Alfonso Font è un fuoriclasse del fumetto, poi ci sta che per gusto personale non piaccia ma discuterlo da un punto di vista tecnico è pura eresia.

Storia: 8,5 Disegni: 9

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