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TWF - Tex Willer Forum

Claudio Nizzi


ymalpas
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Just now, pecos dice:

Su un punto in particolare credo che Diablero abbia ragione: chi ha iniziato a leggere Tex da ragazzino, tenderà a "mitizzare" quelle letture giovanili da cui ha iniziato - chiunque ne fosse l'autore - perché, almeno è quello che succede a me, durante le riletture successive subentrano sempre elementi personali e soggettivi, ricordi e nostalgia. Ma è anche questo il piacere di riprendere in mano una vecchia storia.

 

Anch'io, come Virgin, sono cresciuto col Tex di GLB, di Nizzi e di Boselli :lol: Ho iniziato comprando in edicola il 401, era il lontano 1994; pochi giorni prima, il mio primo Tex era stato "La legge del più forte", recuperato in uno scatolone di mio padre. Da lì ho iniziato la lettura dell'intera serie, procedendo in parallelo con i vecchi Tex riletti in ordine cronologico, e con le nuove storie della fascia 400, in cui si alternavano Nizzi e Boselli.

Devo ammettere che non ho mai prestato troppa attenzione all'autore delle sceneggiature. Mentre mi divertivo a riconoscere i vari disegnatori storici che si alternavano nelle storie, forse non ero nemmeno consapevole che c'erano diverse persone che quelle storie le scrivevano. Me le gustavo, e basta. Sapete quando ho iniziato a fare attenzione al nome dello sceneggiatore sul tamburino? Proprio nella fascia 500. Ormai leggere quel "Nizzi" mi infastidiva, e anche qui mi ritrovo perfettamente con Virgin che si "predisponeva a una lettura meno appassionante e divertente". Ero talmente nauseato che negli anni successivi non ho mai ripreso quelle storie, quando rileggevo qualcosa di quella fascia stavo ben attento a scegliere le storie di Boselli e non di Nizzi. Tutto questo ben prima di iniziare a frequentare i forum; il giudizio me lo ero fatto da solo. E nonostante quel Nizzi fosse lo stesso Nizzi che mi aveva divertito con "La leggenda della vecchia missione" e "L'uomo con la frusta".

 

Cos'era che mi nauseava? Io, onestamente, non mi sono mai preoccupato del Tex piccione, dei cinturoni slacciati, del personaggio "tradito". Non credo nemmeno di averci mai fatto troppa attenzione. Quello che non sopportavo erano le sceneggiature. Terribili, vuote, senza idee, piatte, banali. Da un certo punto in poi, pur se con qualche sempre più rara eccezione, le sceneggiature sono diventate il trionfo della banalità. E qui mi ricollego ad un post precedente di Diablero, che notava come in questo periodo la produzione di Nizzi fosse pure aumentata rispetto al periodo pre-crisi! Per forza: sono pagine scritte col pilota automatico, senza guizzi, senza lo sforzo di inventarsi qualcosa; se si arrivava a un punto di stallo, ci mettiamo un origlione e facciamo andare avanti la trama; se manca qualche pagina per arrivare alla fine del secondo albo, aggiungiamo un bello spiegone; e così via... Per me, il problema non era il "tradimento" del personaggio, che non era più il Tex di GLB; il problema erano le storie, che erano storie brutte.

 

E proprio per questo - adesso dico una cosa forte :capoguerra: - a me il Tex di Nolitta è sempre piaciuto! E questo (per smentire Diablero) nonostante io non abbia certo iniziato a leggere Tex con Nolitta, ma è stato forse l'ultimo autore a cui sono arrivato. Sono belle storie! Non fanno cagare! :lol: E, forse, all'epoca mi facevo molte meno pare e quello che mi bastava era la lettura di una bella storia ;)

Si, su questo concordo. Il Nizzi dei 500 è spesso (non sempre, ci sono le loro brave eccezioni) uno scrittore che scrive col pilota automatico (lo ammette anche lui nel libro di Guarino, in fondo). E il problema non è nelle botte in testa, ma nel fatto che le storie diventarono "basic", troppo basic.

Quello che si contesta a Diablero è, semmai, questa sua critica retroattiva del Nizzi migliore, quello cha va dai 200 ad alcune storie del 400. Ecco, qui si rasenta l'incomprensibile, anche se ovviamente si rispetta l'opinione, come qualunque opinione qui dentro.

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  • Sceriffi
Just now, valerio dice:

Si, su questo concordo. Il Nizzi dei 500 è spesso (non sempre, ci sono le loro brave eccezioni) uno scrittore che scrive col pilota automatico (lo ammette anche lui nel libro di Guarino, in fondo). E il problema non è nelle botte in testa, ma nel fatto che le storie diventarono "basic", troppo basic.

Quello che si contesta a Diablero è, semmai, questa sua critica retroattiva del Nizzi migliore, quello cha va dai 200 ad alcune storie del 400. Ecco, qui si rasenta l'incomprensibile, anche se ovviamente si rispetta l'opinione, come qualunque opinione qui dentro.

 

Ma guarda, io credo che rileggere le storie del miglior Nizzi con senno di poi, scottati dalla sua ultima produzione, possa portare a ravvisare anche in quel primo periodo la presenza dei difetti che poi avrebbero caratterizzato la maggior parte delle sue storie, diciamo dal numero 450 in poi. Se uno ci fa attenzione, i difetti ci sono.

Forse però noi preferiamo goderci quelle storie - che sono indubbiamente belle storie - e magari non darci troppo peso. Oppure non ce ne accorgiamo nemmeno, le sceneggiature erano talmente coinvolgenti e divertenti da farli passare in secondo piano.

 

 

In ogni caso io ritengo che anche il Nizzi migliore non fosse un soggettista del livello di altri - GLB, Boselli, Manfredi, Berardi, giusto per limitarci a quelli che abbiamo visto all'opera anche su Tex. Ok, di Nizzi non ho mai letto nulla al di fuori delle sue storie di Tex mentre di Boselli o Manfredi ho letto molto di più (tutto Dampyr e tutto Magico Vento, per esmepio). Però l'impressione che ho da lettore, e non da addetto ai lavori, è che senza dubbio è un autore che sapeva fare il suo mestiere in modo egregio nei tempi migliori, ma non ha mai raggiunto i livelli di creatività di altri suoi colleghi. E questo si è reso evidente quando, cessato il periodo di maggior inventiva, non è stato in grado di supportare il suo "mestiere" con delle idee che rendessero valide le sue sceneggiature.

  • +1 1
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<span style="color:red;">8 minuti fa</span>, pecos dice:

Ma guarda, io credo che rileggere le storie del miglior Nizzi con senno di poi, scottati dalla sua ultima produzione, possa portare a ravvisare anche in quel primo periodo la presenza dei difetti che poi avrebbero caratterizzato la maggior parte delle sue storie, diciamo dal numero 450 in poi. Se uno ci fa attenzione, i difetti ci sono.

Forse però noi preferiamo goderci quelle storie - che sono indubbiamente belle storie - e magari non darci troppo peso. Oppure non ce ne accorgiamo nemmeno, le sceneggiature erano talmente coinvolgenti e divertenti da farli passare in secondo piano.

 

 

In ogni caso io ritengo che anche il Nizzi migliore non fosse un soggettista del livello di altri - GLB, Boselli, Manfredi, Berardi, giusto per limitarci a quelli che abbiamo visto all'opera anche su Tex. Ok, di Nizzi non ho mai letto nulla al di fuori delle sue storie di Tex mentre di Boselli o Manfredi ho letto molto di più (tutto Dampyr e tutto Magico Vento, per esmepio). Però l'impressione che ho da lettore, e non da addetto ai lavori, è che senza dubbio è un autore che sapeva fare il suo mestiere in modo egregio nei tempi migliori, ma non ha mai raggiunto i livelli di creatività di altri suoi colleghi. E questo si è reso evidente quando, cessato il periodo di maggior inventiva, non è stato in grado di supportare il suo "mestiere" con delle idee che rendessero valide le sue sceneggiature.

 

Pecos, converrai però che una cosa è riscontrare difetti ex post, un'altra dire che ai lettori "nati" con Nizzi piacciono le sue "storielle semplicissimi e banali", svalutando così l'intera opera di un autore che invece è stato salvifico per la testata fino a un certo momento.

 

Sul discorso dei soggetti siamo d'accordo.

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  • Sceriffi
Just now, Leo dice:

 

Pecos, converrai però che una cosa è riscontrare difetti ex post, un'altra dire che ai lettori "nati" con Nizzi piacciono le sue "storielle semplicissimi e banali", svalutando così l'intera opera di un autore che invece è stato salvifico per la testata fino a un certo momento.

 

Senza dubbio. Questa è una sciocchezza.

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21 minuti fa, pecos dice:

In ogni caso io ritengo che anche il Nizzi migliore non fosse un soggettista del livello di altri - GLB, Boselli, Manfredi, Berardi, giusto per limitarci a quelli che abbiamo visto all'opera anche su Tex. Ok, di Nizzi non ho mai letto nulla al di fuori delle sue storie di Tex mentre di Boselli o Manfredi ho letto molto di più (tutto Dampyr e tutto Magico Vento, per esmepio). Però l'impressione che ho da lettore, e non da addetto ai lavori, è che senza dubbio è un autore che sapeva fare il suo mestiere in modo egregio nei tempi migliori, ma non ha mai raggiunto i livelli di creatività di altri suoi colleghi. E questo si è reso evidente quando, cessato il periodo di maggior inventiva, non è stato in grado di supportare il suo "mestiere" con delle idee che rendessero valide le sue sceneggiature.

 

Questo è indubbio: la sensazione che ho sempre avuto anch'io è che Nizzi sia sempre stato un buon mestierante. Non è un'offesa, sia ben chiaro, né un modo per deprezzarlo: anche gli onesti mestieranti fanno un egregio lavoro e io li apprezzo parecchio, non foss'altro perché a differenza di gente che si ritiene, a torto o a ragione, un grande artista, hanno meno pretese di stupire e quindi rischi di sbracare. Fra gli studenti, ad esempio, io apprezzo moltissimo quelli magari meno dotati, ma che si spaccano di studio e prendono otto; quando magari quelli più dotati affrontano i compiti con sufficienza e strappano un sette con poco lavoro.

Penso che sia semplicemente un dato di fatto. I bravi sceneggiatori di fumetti si dividono in geni assoluti (Gianluigi Bonelli, Guido Martina), in autori estremamente dotati e fini (Boselli, Berardi, Romano Scarpa, Rodolfo Cimino) e infine in sceneggiatori solidi e professionali (Alessandro Sisti, Claudio Nizzi)*.

Nizzi non ha, come ben dice @pecos, la creatività di altri autori; non ha nemmeno la cultura sopraffina di un Boselli o di un Guido Martina; ma è stato, indubbiamente, un autore di grande talento che con una certa dose di studio e se vogliamo di manierismo è stato in grado di dare vita a storie molto riuscite in grado di rivaleggiare con quelle di autori oggettivamente più dotati. Certo nelle sue storie non ci sono l'esplosività di quelle di Gianluigi Bonelli o le sfumature di quelle di Boselli, ma, accidenti, prendete "I cospiratori", "La congiura" e "La Tigre Nera", per dire le prime che mi vengono in mente, e ditemi se non sono fra le migliori storie di Tex di sempre.

Purtroppo, come sempre succede quando i buoni risultati sono dovuti più allo studio e alla ricerca che non al talento naturale, col declinare delle motivazioni e della persona la caduta di Nizzi è stata brutale; l'intensificarsi della produzione ha, come giustamente già detto, aggravato ulteriormente la situazione. Le ultime storie di Guido Martina e Gianluigi Bonelli, con tutti i loro difetti dovuti all'età avanzata degli autori, mantengono comunque scintille di quello che quegli sceneggiatori erano stati in grado di fare al loro apice; quelle di Nizzi, ahinoi e ahilui, no.

 

*= i nomi tra parentesi sono tali, ovviamente, sulla base dei miei gusti e della mia sensibilità. :D

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14 minuti fa, pecos dice:

 

Senza dubbio. Questa è una sciocchezza.

Che poi dire, magari, che la congiura non è una opera valida perchè a un certo punto compare un origlione, a me pare una idea bizzarra. Ameesso che l'origlione sia un errore (semmai è una scorciatoia discutibile quando diventa troppo freuqente).Dico l'origlione perchè non vedo altri errori in quella storia.

A quel Nizzi le idee non mancavano affatto. Ravvedere errori in quel Nizzi mi pare complicato, e mi pare significhi cercare peli nell'uovo in opere molto belle.

Posso anche capire il discorso di Anderville, dove c'è un Tex impotente (in una storia, comunque, straordinariamente bella). Se uno non accetta minimamente una cosa del genere, ci sta che non accetti la storia. Ma il Nizzi di quegli anni è anche molto altro rispetto ad Anderville.

Mi sfugge poi una cosa. Non va bene il Nizzi personale di Anderville ma non va bene nemmeno il Nizzi filo Bonelliano delle altre storie del periodo.

Come lo si voleva Nizzi?

Modificato da valerio
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<span style="color:red;">43 minuti fa</span>, pecos dice:

Su un punto in particolare credo che Diablero abbia ragione: chi ha iniziato a leggere Tex da ragazzino, tenderà a "mitizzare" quelle letture giovanili da cui ha iniziato - chiunque ne fosse l'autore - perché, almeno è quello che succede a me, durante le riletture successive subentrano sempre elementi personali e soggettivi, ricordi e nostalgia. Ma è anche questo il piacere di riprendere in mano una vecchia storia.

 

Anch'io, come Virgin, sono cresciuto col Tex di GLB, di Nizzi e di Boselli :lol: Ho iniziato comprando in edicola il 401, era il lontano 1994; pochi giorni prima, il mio primo Tex era stato "La legge del più forte", recuperato in uno scatolone di mio padre. Da lì ho iniziato la lettura dell'intera serie, procedendo in parallelo con i vecchi Tex riletti in ordine cronologico, e con le nuove storie della fascia 400, in cui si alternavano Nizzi e Boselli.

Devo ammettere che non ho mai prestato troppa attenzione all'autore delle sceneggiature. Mentre mi divertivo a riconoscere i vari disegnatori storici che si alternavano nelle storie, forse non ero nemmeno consapevole che c'erano diverse persone che quelle storie le scrivevano. Me le gustavo, e basta. Sapete quando ho iniziato a fare attenzione al nome dello sceneggiatore sul tamburino? Proprio nella fascia 500. Ormai leggere quel "Nizzi" mi infastidiva, e anche qui mi ritrovo perfettamente con Virgin che si "predisponeva a una lettura meno appassionante e divertente". Ero talmente nauseato che negli anni successivi non ho mai ripreso quelle storie, quando rileggevo qualcosa di quella fascia stavo ben attento a scegliere le storie di Boselli e non di Nizzi. Tutto questo ben prima di iniziare a frequentare i forum; il giudizio me lo ero fatto da solo. E nonostante quel Nizzi fosse lo stesso Nizzi che mi aveva divertito con "La leggenda della vecchia missione" e "L'uomo con la frusta".

 

Cos'era che mi nauseava? Io, onestamente, non mi sono mai preoccupato del Tex piccione, dei cinturoni slacciati, del personaggio "tradito". Non credo nemmeno di averci mai fatto troppa attenzione. Quello che non sopportavo erano le sceneggiature. Terribili, vuote, senza idee, piatte, banali. Da un certo punto in poi, pur se con qualche sempre più rara eccezione, le sceneggiature sono diventate il trionfo della banalità. E qui mi ricollego ad un post precedente di Diablero, che notava come in questo periodo la produzione di Nizzi fosse pure aumentata rispetto al periodo pre-crisi! Per forza: sono pagine scritte col pilota automatico, senza guizzi, senza lo sforzo di inventarsi qualcosa; se si arriva a un punto di stallo, ci mettiamo un origlione e facciamo andare avanti la trama; se manca qualche pagina per arrivare alla fine del secondo albo, aggiungiamo un bello spiegone; e così via... Per me, il problema non era il "tradimento" del personaggio, che non era più il Tex di GLB; il problema erano le storie, che erano storie brutte.

 

E proprio per questo - adesso dico una cosa forte :capoguerra: - a me il Tex di Nolitta è sempre piaciuto! E questo (per smentire Diablero) nonostante io non abbia certo iniziato a leggere Tex con Nolitta, ma è stato forse l'ultimo autore a cui sono arrivato. Sono belle storie! Non fanno cagare! :lol: E, forse, all'epoca mi facevo molte meno pare e quello che mi bastava era la lettura di una bella storia ;)

 

Pecos ti quoto in toto, mi ritrovo anche io in quanto scritto sopra, e le mie impressioni sono state le medesime. Nizzi gran professionista, che ha scritto tante belle pagine di Tex, ma da un certo punto in poi è andato avanti troppo solo di mestiere, mestiere che conosce come pochi, con scarsa vena, idee ripetitive e poco cuore. E purtroppo i risultati sono stati quelli che tutti sappiamo nonostante il mestiere che purtroppo da solo non basta.

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Il 30/4/2020 at 11:07, virgin dice:

Penso che sia semplicemente un dato di fatto. I bravi sceneggiatori di fumetti si dividono in geni assoluti (Gianluigi Bonelli, Guido Martina), in autori estremamente dotati e fini (Boselli, Berardi, Romano Scarpa, Rodolfo Cimino) e infine in sceneggiatori solidi e professionali (Alessandro Sisti, Claudio Nizzi)*.

 

Il 30/4/2020 at 11:07, virgin dice:

Le ultime storie di Guido Martina e Gianluigi Bonelli, con tutti i loro difetti dovuti all'età avanzata degli autori, mantengono comunque scintille di quello che quegli sceneggiatori erano stati in grado di fare al loro apice; quelle di Nizzi, ahinoi e ahilui, no.

 

E però Un Treno per Redville è una delle sue ultimissime storie. Ed è una bella storia. E con questo non sto rivalutando un periodo per altri versi pessimo. Sto solo dicendo che qualche unghiata l'ha data pure Nizzi (così come anche con Puerta del Diablo).

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Ma sì, ma sì: stai parlando con quello che ritiene "Il villaggio assediato" un piccolo gioiellino, Leo. ;)

Questo però non toglie che un autore che scrive "I fratelli Donegan", "Fort Sahara", ""Moctezuma", "L'artiglio della Tigre", "La banda dei messicani", "Oltre il fiume" e "Assalto alla diligenza" sia, per me, ormai in disarmo. Per fortuna, poi, ogni tanto ha tirato anche fuori di meglio, come le due che dici tu e quella che ho detto io; ma è un po' poco per controbilanciare l'orrore del resto. :D

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<span style="color:red;">1 minuto fa</span>, virgin dice:

Ma sì, ma sì: stai parlando con quello che ritiene "Il villaggio assediato" un piccolo gioiellino, Leo. ;)

Questo però non toglie che un autore che scrive "I fratelli Donegan", "Fort Sahara", ""Moctezuma", "L'artiglio della Tigre", "La banda dei messicani", "Oltre il fiume" e "Assalto alla diligenza" sia, per me, ormai in disarmo. Per fortuna, poi, ogni tanto ha tirato anche fuori di meglio, come le due che dici tu e quella che ho detto io; ma è un po' poco per controbilanciare l'orrore del resto. :D

Di queste io salvo Monctezuma, che non mi pare così horror, anche se, è vero, ci sono un pò troppe catture. Le altre per carità di Dio...

Beh nei 500 c'è anche Athabaska Lake che è piuttosto bella. Ritorno a Culver City e pioggia non mi dispiacciono. Il maxi Rio Hondo è bello e lo squadrone infernale è una buona lettura.

  • +1 1
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<span style="color:red;">34 minuti fa</span>, valerio dice:

Di queste io salvo Monctezuma, che non mi pare così horror, anche se, è vero, ci sono un pò troppe catture. Le altre per carità di Dio...

Beh nei 500 c'è anche Athabaska Lake che è piuttosto bella. Ritorno a Culver City e pioggia non mi dispiacciono. Il maxi Rio Hondo è bello e lo squadrone infernale è una buona lettura.

 

Monctezuma non la ricordo. Athabaska Lake la ricordo come una lettura noiosa, e così Ritorno a Culver City. Molto carina Pioggia. Lo Squadrone Infernale la ricordo come una storia proprio brutta.

 

Discorso a parte merita Rio Hondo: una storia classica, senza fronzoli. Ma ha qualità importanti, come la solidità dei dialoghi e la personalità di personaggi indimenticabili: il conflitto padre-figlio Bascomb, il vecchio pioniere che parla con la moglie morta sulla collina, la splendida e vendicativa vedova Herrero. Ho sempre ritenuto questo Maxi il migliore insieme a quello di Red Eye e a Nueces Valley.  

<span style="color:red;">45 minuti fa</span>, virgin dice:

ma è un po' poco per controbilanciare l'orrore del resto. :D

 

D'accordissimo su questo.

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<span style="color:red;">1 minuto fa</span>, virgin dice:

Il Maxi di Golden Eye, alias Red Duck, @Leo, non cadermi così. :D

 

Non lo leggo da troppi anni :D

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  • Sceriffi
<span style="color:red;">1 minuto fa</span>, Leo dice:

 

Non lo leggo da troppi anni :D

 

Vergogna! Urge subito una rilettura :D

 

Io l'ho appena fatto!

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Io non lo rileggo da dieci anni minimo, eppure ce l'ho ancora stampato nel cervello scena per scena. Più che una storia, uno storione, e mi perdonino i pescatori del forum. :D

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<span style="color:red;">4 ore fa</span>, virgin dice:

I bravi sceneggiatori di fumetti si dividono in geni assoluti (Gianluigi Bonelli, Guido Martina)

Concordo pienamente.

E non solo per GLB ma soprattutto per Martina che ritengo in assoluto il miglior autore di fumetti.

Pecos Bill è un perfetto capolavoro e Oklahoma lo segue a ruota.

E "L'inferno di Topolino"?

Non esiste l'eguale.

Si persi che Disney in persona nel 1949 permise a Martina di firmare la sua opera, caso unico per moltissimi anni nella produzione Diney.

 

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Un Nizzi "alternativo"? Leggete Jimmy e Juanita, storia di Nick Raider... e altri episodi scritti per questa serie. In molti casi troverete un approfondimento più psicologico dei temi trattati, un utilizzo della sceneggiatura, nel caso citato, "alla Berardi", per dire. Poi Nizzi per anni è stato un memorabile autore di storie brevi per Il Giornalino e Corriere dei Ragazzi, oltre che adattatore di romanzi a fumetti. Leggendo sto topic pare che Nizzi sia l'ultimo degli scribacchini... e dai!

 

Da lettore di Tex, apprezzo le storie di Nizzi perché mi intrattengono nel modo giusto. Le sue storie migliori si lasciano leggere, quelle peggiori no. Su facebook, intendiamoci che non fa testo però sono dati, Un capestro per Kit e La rupe del diavolo hanno ricevuto commenti buoni e di elogio. Segno che è un autore che piace. Poi qua siamo, anzi siete, per carità, liberi di discutere su questo autore, ma alla Bonelli conta questo.

 

 

Just now, Letizia dice:

Concordo pienamente.

E non solo per GLB ma soprattutto per Martina che ritengo in assoluto il miglior autore di fumetti.

Pecos Bill è un perfetto capolavoro e Oklahoma lo segue a ruota.

E "L'inferno di Topolino"?

Non esiste l'eguale.

Si persi che Disney in persona nel 1949 permise a Martina di firmare la sua opera, caso unico per moltissimi anni nella produzione Diney.

 

 Giusto. GLB ha adatto perfino la Bibbia a fumetti, per dire... ;)

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21 minuti fa, Ulzana dice:

Un Nizzi "alternativo"? Leggete Jimmy e Juanita, storia di Nick Raider... e altri episodi scritti per questa serie. In molti casi troverete un approfondimento più psicologico dei temi trattati, un utilizzo della sceneggiatura, nel caso citato, "alla Berardi", per dire. Poi Nizzi per anni è stato un memorabile autore di storie brevi per Il Giornalino e Corriere dei Ragazzi, oltre che adattatore di romanzi a fumetti. Leggendo sto topic pare che Nizzi sia l'ultimo degli scribacchini... e dai!

 

Da lettore di Tex, apprezzo le storie di Nizzi perché mi intrattengono nel modo giusto. Le sue storie migliori si lasciano leggere, quelle peggiori no. Su facebook, intendiamoci che non fa testo però sono dati, Un capestro per Kit e La rupe del diavolo hanno ricevuto commenti buoni e di elogio. Segno che è un autore che piace. Poi qua siamo, anzi siete, per carità, liberi di discutere su questo autore, ma alla Bonelli conta questo.

 

 

 Giusto. GLB ha adatto perfino la Bibbia a fumetti, per dire... ;)

Beh, alla fine sono due o tre che dicono che Nizzi è uno scribacchino qui dentro eh. Gli altri apprezzano il bello e sono critici con il brutto. Penso che Nizzi, nel suo insieme, sia apprezzato dal 90 per cento degli utenti qui, pur con le sacrosante critiche sulla sua fase peggiore.

Sulla Bonelli: Tanti nemici tanta gloria. Uno che divide fa parlare e crea interesse, oltre a tutto il resto...quindi..

Modificato da valerio
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<span style="color:red;">18 minuti fa</span>, andreadelussu74@gmail.com dice:

Direi di aprire una nuova discussione

Quì parliamo anche di Boselli e perciò per non andare off topic meglio continuare con una nuova discussione

?

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10 hours ago, valerio said:

Ho preso un'ora di tempo e l'ho letto eh😂

Dove avrei frainteso?

 

Andiamo per orine, punto per punto.

 

 

Quote

1) All'inizio Nizzi ti piaceva, forse perchè venivi da Nolitta.

 

Non è quello che ho scritto.

 

Quote

2) Dopo hai capito che ti piaceva solo perchè venivi da Nolitta e rileggendolo successivamente non ti piace più nemmeno all'inizio (vedi Anderville, che non ti piace più), perchè anche li prendeva botte in testa.

 

Non è quello che ho scritto.

 

Quote

3) Successivamente il tuo gruppo di amici fanzinari (o quasi), ha preso a fare i conti degli "errori" del Nizzi.

 

Non è quello che ho scritto, anche se qui il fatto che ho appena accennato alle nostre attività può averti portato ad immaginarti cose lontanissime dalla realtà.

 

Quote

4) il Nizzi post 300 non ti ricordi nemmeno più le storie perchè non le leggi, ma sei sicuro che siano molto brutte e piene di errori, perchè all'epoca li contavi.

 

Non è quello che ho scritto.

 

Quote

5) Molti "fans" di Nizzi lo sono perchè non hanno letto Bonelli e sono nati texianamente con Nizzi.

 

Letteralmente può somigliare a quello che ho scritto, ma non nel senso perchè hai stravolto quello che intendo per "fan" (non uso quella parola per indicare genericamente a chi piace Nizzi)

 

 

Quote

 

Mi pare il sunto sia questo, no?

 

No, direi di no...

 

 

 

Modificato da Diablero
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Just now, Diablero dice:

 

Andiamo per orine, punto per punto.

 

 

 

Non è quello che ho scritto.

 

 

Non è quello che ho scritto.

 

 

Non è quello che ho scritto, anche se qui il fatto che ho appena accennato alle nostre attività può averti portato ad immaginarti cose lontanissime dalla realtà.

 

 

Non è quello che ho scritto.

 

 

Letteralmente può somigliare a quello che ho scritto, ma non nel senso perchè hai stravolto quello che intendo per "fan" (non uso quella parola per indicare genericamente a chi piace Nizzi)

 

 

 

No, direi di no...

 

 

 

Figlio mio, allora ci vuole un esperto di lingue antiche con specializzazione in Diablerese e votato alla traduzione di testi enciclopedici (vista la durata) per capire cosa si cela nei tuoi interminabili discorsi. Abbi pietà.😃

  • Grazie (+1) 1
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Ehm, @Diablero, non offenderti, ma il tuo messaggio, col quale pure mi trovo in gran parte d'accordo, dato che ti ho pure messo "mi piace", mi aveva trasmesso esattamente le stesse informazioni che ha colto @valerio.  

Dato che a quanto pare capisco meglio il latino di Cicerone dell'italiano di Diablero, me ne torno a leggere il De officiis! :D

 

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2 minuti fa, virgin dice:

Ehm, @Diablero, non offenderti, ma il tuo messaggio, col quale pure mi trovo in gran parte d'accordo, dato che ti ho pure messo "mi piace", mi aveva trasmesso esattamente le stesse informazioni che ha colto @valerio.  

Dato che a quanto pare capisco meglio il latino di Cicerone dell'italiano di Diablero, me ne torno a leggere il De officiis! :D

 

Bo. Forse ci ha fatto una supercazzola.

Comunque tira degli spiegoni che quelli di Nizzi non sono nulla al confronto.

Il problema è che sono difficilmente intelleggibili.

Forse ci vuole un vecchia strega Papago con arti divinatorie e carisma di indovina.

Modificato da valerio
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<span style="color:red;">3 minuti fa</span>, valerio dice:

Il problema è che sono difficilmente intelleggibili.

 

In realtà sono intellegibilissimi. Diablero ha una qualità di scrittura che rende agevole anche uno spiegone lunghissimo (e quindi per me non risulta mai estenuante, per fugare un suo timore).

 

Solo che, non volendo ora fare l'esegesi del suo bello e lungo post, anch'io avevo capito, in soldoni, le stesse cose. 

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Trovo molto interessante il discorso aperto da Diablero sulle differenti generazioni di lettori e sul loro Tex di formazione. Riconosco che c’è del vero, se mi volto indietro vedo facilmente come la mia concezione dei personaggi sia stata tutta condizionata dai primi anni in cui li ho avvicinati. Ho sviluppato un approccio al fumetto Bonelli, non a ciascun personaggio in particolare ma a tutto quel mondo assieme, che poi nelle sue linee essenziali non è più cambiato. Non è tanto una questione di gusti in senso stretto - il giudizio critico con il passare del tempo ovviamente cambia - ma proprio di inquadramento ideologico. 

Ho avvicinato i Bonelli nel 2006, quando andavo in seconda media e poco prima di iniziare a conoscere e leggere i forum, tra cui TWO (mi chiamavo “jacopo93”). Avevo capito che mi piacevano i fumetti, dunque naturale che cercassi la miglior qualità: presto mi fu chiaro che per le serie storiche non l’avrei trovata se non nei vecchi albi e nelle ristampe. Tex fu quello cui mi fu più facile avvicinarmi, dato che mio nonno collezionava la NR, allora giunta al 160/170 e che usciva due volte al mese. Avevo solo l’imbarazzo della scelta, infatti in pochi mesi lessi pressoché tutte le storie della golden age, ricavandone una forte impronta. D’altra parte, quel Tex per me divenne sì la normalità, ma in chiaroscuro. Per la mia sensibilità di dodicenne del terzo millennio, alcuni aspetti non mi piacevano: le storie erano perlopiù troppo lunghe, i dialoghi erano verbosissimi e la grafica d’antan appesantiva. Per i numeri ex-striscia sotto il 90, con le vignette ancora più compatte, avevo un completo rigetto, non riuscii a prenderli in mano se non molto tempo dopo (questo credo tra l’altro sia alla base del mio completo disinteresse per i tremendi stravolgimenti di Tex che starebbe attuando Boselli secondo i più accesi degli sparuti forumisti di TWO rimasti gli ultimi anni). Soprattutto, raramente empatizzavo con i personaggi, mi sembrava si prendessero tutti troppo sul serio. Insomma, il Tex con cui mi sono battezzato e che amo è quello di GB, qualsiasi versione se ne distanzi per me resta apocrifa, ma non posso dire sia mai diventato il “mio” fumetto. 

Quell’anno, avvicinai anche il fratello western Zagor, ne lessi per un po’ l’inedito ma arrivato al 500 cifra tonda me ne allontanai senza rimpianti: incredibile a dirsi, ma che non fosse una collana in salute già mi sembrò evidente allora. I due personaggi cui più mi legai furono così quelli di cui in quel periodo iniziarono le ristampe: il Dylan Dog di Sclavi (talmente originale da non essere ripetibile) e il Mister No di Nolitta e Castelli. In particolare quest’ultimo, che di Nolitta fu la creatura a mio parere più matura e che infine mi insegnò cosa cercavo: un compromesso di genere tra spensieratezza e drammaticità, un eroe che fosse il migliore ma non il più forte, storie lunghe ma con il gusto per i ritmi rilassati. E’ dunque su queste basi, che ho riconosciuto come le mie preferenze in fatto di fumetti, che mi approccio oramai a ogni storia Bonelli, anche di Tex.

Quel che mi capita, dunque, è d’adorare storie come “Giungla crudele”, pur essendo perfettamente consapevole che nulla hanno a che vedere con il Tex più puro, e d’essere singolarmente indulgente per molte scene che lettori più impostati di me giudicherebbero come grandi mancanze di rispetto al personaggio. Li capisco, mi è perfettamente chiaro come Diablero si possa sdegnare così ampiamente della produzione del secondo Nizzi (voialtri, che capite l’equazione “Tex di Nizzi” = “Tex si slaccia il cinturone”, pensate che lui sia prevenuto contro Nizzi perché a voi non sorge quello che per lui è un assoluto automatismo, cioè “Tex si slaccia il cinturone” = “Brutta storia di Tex”). Quel che importa a me però è solo di divertirmi, al di là di quale sia il logo di copertina. Quindi ecco: se non mi diverto, può essere solo perché la storia è scritta male. In quest’ottica, io credo che il Tex di Nolitta e quello del secondo (e terzo) Nizzi molto spesso siano semplicemente scritti male, cioè siano stonati rispetto al contesto. Fare un personaggio molto più fallibile del Tex di GB e inserirlo in un contesto gbonelliano può darsi sia per alcuni un errore ideologico, ma a mio parere è senz’altro e in primis un errore tecnico. Mister No ha scritto in fronte sin dall’inizio che non salverà il mondo, la gente attorno lo considera un illuso, l’impresa è disperata e le storie raccontano di come lui, eroicamente, non s’arrenda all’evidenza per un senso morale superiore: questo ha senso. Il Tex di “Caccia all’uomo” è circondato da personaggi che lo considerano un supereroe, è sempre descritto come un satanasso abituato all’impossibile, eppure alla fine non salva comunque dall’impiccagione Faccia d’angelo: questa è una presa in giro per il lettore. In storie di questo genere l’incoerenza è intrinseca, è come se il personaggio principale vivesse al di sopra delle proprie possibilità. In altre, invece, pur rimanendo la stessa impostazione ideologica “umanizzante”, mi pare che il minor eroismo di Tex sia calibrato molto meglio. In questi casi, se c’è il giusto brio, la storia non di rado mi lascia molto contento. Il Nizzi di epoca 400 secondo me nel prendere botte in testa non appare così pallone gonfiato come nella centuria successiva, è più basso profilo di quello degli anni successivi. Fateci caso: il Tex di Nizzi più fantozziano è quello che riceve le lodi più sperticate da chi gli sta attorno, quasi come se il Nizzi post-500, perso ormai completamente il polso della narrazione, cercasse di compensare con le parole quel che nella sceneggiatura non si vede nei fatti. C’è uno squilibrio evidente, che di solito è quel che fa più innervosire. 

 

<span style="color:red;">14 ore fa</span>, Diablero dice:

NON concordo invece sull'idea dell'"unità d'azione di sapore aristotelico" di G Bonelli.  Semmai, la "telecamera fissa in diretta sul protagonista" è tipica di NOLITTA (vedi Zagor o Mister No per esempio, dove non vediamo quasi mai cosa fanno i "cattivi" e li scopriamo spesso insieme ai protagonisti nel corso della storia)

 

 

Sull’unità d’azione hai ragione, Diablero, non ricordavo gli esempi che mi hai fatto e in effetti credo sia uscito qui il mio orientamento nolittiano😅 Ripensandoci, mi era già venuto in mente nei giorni scorsi l’inizio de “Gli eroi di Devil Pass”. A proposito, quell’assolutamente gbonelliano non citare Aquila della Notte se non con reverente timore da parte dei suoi navajos per tutta la prima lunghissima sequenza, tra l’altro, crea una forte suspance che è del tutto funzionale al seguito della storia. Si induce nel lettore l’attesa di un eroe che c’è, che viene prima nominato e poi quando compare mantiene le promesse. Più o meno la stessa cosa, in piccolo, capita in “Tex 500”: miti indiani, un sacrilegio da vendicare, attesa di fuoco e fiamme..poi però lì la montagna partorisce un topolino. Il contrasto è da parodia, e non ci credo propria sia voluto.

 

P.S. Dagli appunti che presi ormai anni fa, leggo che giudicai “I predatori del Grande Nord” come la storia peggiore della fascia 300-400, di sicuro anche in proporzione alla carne al fuoco. Mi stupisce un giudizio tanto severo perché so che viene considerata molto bene dalla stragrande maggioranza dei lettori, ma la ricordo molto poco. A pelle, direi che la mia stroncatura poteva essere motivato solo dalla presenza in quantità abnorme dei difetti del Nizzi successivo. Al di là dei gusti personali, vi risulta? 

(Diablero, potresti rileggere questa per dare il colpo di grazia alla tua residua benevolenza verso l’autore: o la va o la spacca)

 

P.P.S. Valerio, mi pare di capire che quel che Diablero sta riconsiderando del Nizzi pre-400 sia la qualità complessiva delle sue storie, non l'utilizzo più o meno Gbonelliano che fa di Tex e dei suoi pards. Insomma, detto alla mia maniera, il lato prettamente tecnico dei suoi lavori, non l'aspetto ideologico.

 

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