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TWF - Tex Willer Forum

[328/330] Gli Spiriti Del Deserto


ymalpas
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Voto alla storia  

53 utenti hanno votato

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Ho riletto questa storia dopo una vita. Pur non essendo tra le migliori di Nizzi, devo ammettere che sa essere divertente. La scena in cui i rangers sono nel fiume sotterraneo, con il tetto della caverna che si abbassa sempre di più e con Tex che dice a Carson che è un peccato che non ricordi più una preghiera è da applausi, e mi ha richiamato l'analoga scena de La legge del più forte, quando Tex, che sta per morire affogato insieme a Carson in una vasca che si sta chiudendo sopra le loro teste, dice al Vecchio Cammello: "dì la verità, in questa tinozza te la stai spassando un mondo". In entrambe le scene, questa di GLB e quella di Nizzi, Tex ha dei nervi disumani, riesce ad ironizzare anche quando la fine sembra inevitabile. Carson invece si incazza, non sta al gioco, quasi non sopporta la capacità del suo pard di saper ridere anche di fronte ad una morte ormai certa. 

Peraltro, ne Gli Spiriti del Deserto c'è un momento in cui Tex, immerso completamente nell'acqua, pensa: "è la fine" e il volto ha finalmente un'espressione quasi disperata. Dico finalmente, perché finalmente fa capolino anche in Tex un piccolo barlume di umanità. 

 

Altra scena superlativa di questa storia è quella notturna sulle rive della laguna, con Carson di guardia mentre comincia a suonare la lugubre campana della nave perduta. Tex si sveglia ma, poco dopo, decide di continuare a dormire, nonostante l'atmosfera da incubo che li sovrasta. Quando Tex si gira dall'altra parte in una situazione obiettivamente irreale per rimettersi a dormire, Carson, stizzito, pensa: "Tizzone d'inferno! Quel figlio di fulmine sta già russando un'altra volta!". In generale, tutto il rapporto tra Tex e Carson in questa storia è molto divertente, Nizzi era al suo apice ed era coadiuvato da un Villa ancora un po' acerbo (concordo con il post di Barbanera) ma già fenomenale.

 

La storia per me non è un capolavoro, anche perché non amo particolarmente queste situazioni improbabili. Nonostante un soggetto che mi fa quindi storcere un po' il naso, non si può non apprezzare una felicissima sceneggiatura.  

  • +1 2
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  • 2 settimane dopo...

Nizzi imbastisce un'altra buona storia con la quale si respira un pizzico di mistero per almeno metà della stessa, fino a che ci
viene spiegato tutto.

Alcune sequenze sono illustrate meravigliosamente, ed anche questo contribuisce ad aumentare il livello della storia.
Voto alla storia: 7,2

Voto ai disegni: 9

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Una storia ottimamente riuscita, benché non un capolavoro, che si lascia sempre rileggere assai volentieri, scorre bene senza mai annoiare, ha come sfondo una vicenda non banale e sotto alcuni aspetti anche affascinante. Mi preme anzitutto conferire un personale particolare merito a Nizzi per aver imbastito una sceneggiatura che, specie nella prima parte in cui la storia ha come teatro Riito, sperduto e desolato paesino ai margini del deserto, ha a mio avviso trasudato un'atmosfera di incalzante tensione che aleggiava nell'aria, al pari dello sceneggiatore di un film horror di primo livello. Atmosfera che, secondo me, è fondamentale in una storia come questa, dotata di una robusta dose di mistero.

 

Inoltre, ho trovato che questa sia una delle storie in cui meglio emergono alcune differenze caratteriali tra Tex e Carson, comunque affiatati e complici come al loro solito: Tex mantiene sempre una calma imperturbabile, davvero dimostra di avere nervi d'acciaio, sa sempre cosa fare e quale decisione sia più opportuna da prendere, viceversa Carson si dimostra un po' più impressionabile (il che non sta a dire che sia un fifone, semplicemente è magari dotato di una sensibilità diversa sotto la scorza del brontolone). Differenza, questa, che emerge in modo particolare allorquando i due si trovano a bivaccare di notte ai margini della laguna, e gli yaquis al servizio di Velarde suonano la campana della nave perduta per tentare vanamente di attirarli in trappola. Davvero inconsueti, dal canto loro, gli antagonisti ed il loro modus operandi: personaggio senza dubbio interessante Juan Velarde, ex archeologo riciclatosi trafficante d'oppio in seguito a fortuite quanto incredibili circostanze, che forse avrebbe potuto essere caratterizzato e sfruttato meglio di come non lo sia stato. Ben imbastito, di conseguenza, il contesto in cui si trova ad operare: una comunità cinese nascosta agli occhi del mondo intero, stabilitasi in una valle sperduta due secoli prima a seguito di un incredibile naufragio, ed una tribù di yaquis asserviti da Velarde con l'oppio, dotati di piccoli ma velenosissimi dardi in grado di provocare una morte tanto rapida quanto atroce.

 

Non pienamente sfruttata (ma Nizzi si è abbondantemente rifatto quando lo ha riproposto anni dopo), nemmeno la figura di Manuel Doberado, archeologo idealista e di stampo diametralmente opposto rispetto a Velarde. Caratterizzazione non troppo sfruttata, c'é da immaginare, anche in conseguenza della scelta di presentarcelo ancora convalescente dopo essere stato in coma per vari mesi a seguito della puntura di uno dei dardi avvelenati. Nel contesto, invece, trovo comunque ben riuscita la caratterizzazione del rapporto per certi versi "ambiguo" tra Velarde e Doberado, col primo che si erge di fatto a padrone dei destini del secondo, pur lasciando a suo modo intravedere inizialmente (molto meno nel finale) una sorta di stima ed affetto nei suoi riguardi, sentimenti che Doberado ricambia solo in parte, o meglio più sul piano dell'affetto che su quello della stima.

 

Un plauso convinto anche ai disegni di Villa, di cui ho apprezzato in modo particolare la raffigurazione del deserto e della laguna, oltre che del Morisco.

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<span style="color:red;">33 minuti fa</span>, juanraza85 dice:

Un plauso convinto anche ai disegni di Villa, di cui ho apprezzato in modo particolare la raffigurazione del deserto e della laguna, oltre che del Morisco.

 

La sequenza tra i gorghi del fiume sotterraneo nel finale è una delle cose più belle che abbia mai visto su Tex

 

Pari alla discesa in canoa delle rapide di Ticci de "L'oro del Colorado" e della corsa nelle viscere della montagna de "Il ritorno di Zhenda/Abissi" di Civitelli :ok:

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  • 1 mese dopo...

L'opera di lettura, studio e documentazione della pubblicazione bonelliana, effettuata da Nizzi prima di approdare alla serie ammiraglia, dovette essere davvero immane e minuziosa. L'autore, oltre a ricreare uno stile narrativo molto affine a quello del creatore della serie, assimilò per bene anche le tematiche care al suo celebre precedessore e con molta abilità, prese spunto da esse, per proporre episodi abbastanza avvincenti. "Gli spiriti del deserto" è uno degli episodi più gbonelliani uscito dalla penna dello sceneggiatore modenese. Già il particolare soggetto richiama alcune tematiche care a G.L. Bonelli: la leggenda di una nave arenata nel deserto; una valle misteriosa isolata dal mondo esterno e abitata da una comunità di cinesi discendenti dai naufraghi; un popolo indiano raro come i Pima posti alla guardia del segreto regno, soggiogati dal consumo d'oppio, coltivazione che porta ad arricchire l'avido villain della storia, che altri non è che un archeologo opportunista, che prima di tutti ha scoperto l'accesso alla misteriosa valle. L'alone di mistero che circonda le indagini di Tex e Carson, rende molto interessante la prima parte della storia. Le morti misteriose, le tante scomparse nei pressi della Laguna Salada e molte dicerie cariche di superstizione, inducono inizialmente a credere che qualcosa di soprannaturale si celi dietro la vicenda. I nostri pards, duri come il granito e decisi più che mai, non si fermano dinanzi i primi intoppi e riescono a trovare il bandolo razionale della matassa. La scena del duello fra Velarde e i rangers nei pressi dell'arca perduta, è molto a effetto (sebbene gli indigeni non brillino per pericolosità), come risulta molto carica di adrenalina la fuga lungo il passaggio per evitare la dinamite scagliata dall'avversario. Particolare la scelta narrativa di Nizzi di far eliminare il villain da uno dei suoi Pima, amareggiato dalla distruzione dell'arca sacra, ma il vero picco emotivo dell'episodio è l'odissea vissuta da Tex, Carson e Doberado lungo il tumultuoso fiume sotterraneo. Le tavole in cui i nostri vedono sempre più abbassarsi il soffitto della caverna sono da cardiopalma, come è un tuffo al cuore vedere la disperazione dipinta sul volto di Tex appena scopre che il cunicolo in cui son precipitati è totalmente sommerso. Forse mai come in questa sequenza il nostro eroe sente di essere vicino alla morte e l'umana paura sul suo volto, straordinariamente rappresentata da Villa, è un apice narrativo nizziano difficilmente raggiungibile. A pensarci bene tuttavia, un tocco soprannaturale lo si ritrova tra le pagine: solo un sortilegio può aver permesso a Doberado di mantenere i suoi occhiali dopo cascate, vortici e tuffi nel fiume :D. Sebbene Claudio Villa fosse ancora alle prime esperienze grafiche sulla collana, il suo talentuoso apporto fu fondamentale per la buona riuscita dell'episodio. Davvero magistrali le sue espressioni facciali, come da lode i suoi paesaggi o le dinamiche sequenze del fiume sotterraneo. Un disegnatore immenso, che si propose già da allora come punta di diamante della scuderia e delizierà il lettore con un crescendo grafico che lo porterà a divenire uno dei più amati fumettisti bonelliani. A tal proposito, proporrei una provocatoria petizione fra forumisti e lettori, per indurre i vertici della Sergio Bonelli Editore a liberarlo dai gravosi impegni di copertinista e restituircelo a tempo pieno come autore della serie. Dover aspettare decenni per ammirare i suoi capolavori fra le pagine degli albi, è una tortura che al confronto, quelle dell'Artiglio Nero son carezze. :D Il mio voto finale è 8

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Gran bella storia, disegnata splendidamente da Villa, che, pur non ai livelli di oggi , era già  bravissimo.   Tanti i pregi della sceneggiatura : dalla terrificante scena dello scheletro all' agguato nel canyon con la triste morte  di Pagua:snif:( da brividi la promessa  che Tex gli fa dopo la morte:clapping:)  alla scena  nella cantina a quelle col Morisco e soprattutto a quella stupenda del fiume sotterraneo , di grandissima bellezza e di grandissima tensione, anche grazie ai magnifici disegni, una delle  più  belle mai apparse su Tex. Decisamente  interessanti i personaggi di Doberado e del carismatico  cattivo

Velarde. Voto 9.

Modificato da Grande Tex
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  • 1 anno dopo...

Ed eccoci a questa bella storia. Che parte un pò lenta ma poi ha un crescendo continuo, fino al finale travolgente del fiume sotterraneo, decisamente una delle più belle scene che si ricordino. In mezzo una storia di valore, non un capolavoro assoluto ma una vicenda magnificamente narrata e discretamente interessante. I due Satanassi in gran forma, così come il narratore.

Villa era ancora un pischello e si vede, ma era già su livelli di eccellenza, poi ulteriormente migliorati.

Nizzi 8.50

Villa 8

  • +1 1
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Dici benissimo, @valerio. Rileggendo questa storia due cose saltano all'occhio:

1) la sua estrema semplicità; ha una trama che definire linearissima è dire ancora poco;

2) la sua estrema spassosità: una storia davvero divertente, suggestiva, dalle grandi atmosfere.

Io vi sono parecchio affezionato perché da bambino fu grazie a questa storia, letta sul cartonato Mondadori preso in prestito in biblioteca, che mi innamorai di Tex (il primissimo che lessi era "Caccia all'uomo", non mi piacque per nulla). Ma anche senza l'effetto nostalgia, una storia davvero valida.

 

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<span style="color:red;">4 minuti fa</span>, virgin dice:

Dici benissimo, @valerio. Rileggendo questa storia due cose saltano all'occhio:

1) la sua estrema semplicità; ha una trama che definire linearissima è dire ancora poco;

2) la sua estrema spassosità: una storia davvero divertente, suggestiva, dalle grandi atmosfere.

Io vi sono parecchio affezionato perché da bambino fu grazie a questa storia, letta sul cartonato Mondadori preso in prestito in biblioteca, che mi innamorai di Tex (il primissimo che lessi era "Caccia all'uomo", non mi piacque per nulla). Ma anche senza l'effetto nostalgia, una storia davvero valida.

 

Si si, è davvero molto divertente, anche grazie ai dialoghi e ai battibecchi tra i due amiconi, cosa in cui Nizzi eccelle(va).

Caccia all'uomo invece a me piace abbastanza. Non sono un amante di Nolitta nel complesso, ma la ritengo una buona storia, pur se piuttosto lontana dal personaggio in effetti.

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  • 7 mesi dopo...
On 4/1/2019 at 22:50, Condor senza meta dice:

L'opera di lettura, studio e documentazione della pubblicazione bonelliana, effettuata da Nizzi prima di approdare alla serie ammiraglia, dovette essere davvero immane e minuziosa. L'autore, oltre a ricreare uno stile narrativo molto affine a quello del creatore della serie, assimilò per bene anche le tematiche care al suo celebre precedessore e con molta abilità, prese spunto da esse, per proporre episodi abbastanza avvincenti. "Gli spiriti del deserto" è uno degli episodi più gbonelliani uscito dalla penna dello sceneggiatore modenese.

L'intro del precedente post di "Condor senza meta" è la prima cosa che ho colto leggendo questa bella storia di Nizzi. Ci vedo veramente tanti riferimenti a storie e situazioni glbonelliane. La stessa esistenza di questa comunità di cinesi sotterranea mi rimanda ad alcune delle ambientazioni più "fantasiose" create da GLB.

Ecco, da questo punto di vista, il termine "erede di GL Bonelli" che gli era stato affibbiato nelle intro dei Texoni può calzare bene.

La storia non rientra tra le mie preferite di Nizzi, non perché non sia valida, tutt'altro, ma perché in questo suo periodo iniziale veramente fecondo ne ha ideate di migliori, più consone al mio gusto.

Va comunque sottolineato il climax narrativo di questa storia, dove il susseguirsi degli eventi da quando i due pards arrivano a bivaccare ai limiti della laguna è vertiginoso e lascia il lettore senza fiato. La scena del fiume sotterraneo era l'unica cosa che ricordavo nitidamente dopo tanti anni che non rileggevo questa storia.

Sui disegni di Villa cosa dire... io li trovo semplicemente meravigliosi. Scontato rimarcare la bellezza delle scene del succitato fiume, ma io trovo anche i primi piani dei vari personaggi (compresi Tex e Carson) sempre perfetti (gli occhialini di Doberado lo caratterizzano a meraviglia).

Bellezza dei disegni che si accoppiava anche ad una produzione molto veloce, da quello che disse Nizzi per il Villa di quei tempi.

Chapeau!

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  • 1 mese dopo...
  • 1 mese dopo...

Riletta probabilmente per la quarta volta. Non solo mi ha dato l'occasione di rileggere questo topic e trovarci i begli interventi di @ymalpas e @Carlo Monni (oltre che il mio, decisamente meno bello, però), ma anche di riprovare, seppure attraverso uno specchio distorto, le emozioni che provai bambino. Presi il volume cartonato in prestito dalla biblioteca di San Polo; all'epoca per arrivarci attraversai in bicicletta un buon chilometro di campi di granoturco, oggi coperti dalla nuova stazione della metropolitana e varie altre opere inutili e deturpanti. Sono tutti dettagli che mi tornano in mente e che non riesco a separare dalla lettura della storia.

Ogni volta che la rileggo rimango sempre più stupito di quanto la trama sia elementare, di quanto la vicenda sia appassionante e di quanto Tex e Carson siano azzeccati. Un collage di citazioni glbonelliane, dice @Carlo Monni giustamente: e quanta naturalezza, quanto divertimento in questo collage. I disegni di un Villa giovanissimo, eppure già magistrale, completano il tutto.

Date le varie risonanze personali, mi risulta sempre difficile essere felice quando chiudo l'albo. Sono malinconico; di una malinconia bella, sempre malinconica, però.

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Da parte mia, non ho molto da aggiungere alle impressioni di coloro che mi hanno preceduto nel commento.

Di certo, tra le storie di Nizzi questa è una di quelle che più ricorda i frutti della fervida fantasia del papà di Tex.

I disegni di Villa non sono ancora al livello dell'ultimo trentennio, ma sono comunque eccellenti.

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  • 1 anno dopo...

Allora...Letta oggi. Villa, mio disegnatore preferito, è ottimo seppur non eccezionale come negli ultimi anni(qualche proporzione non convincente). Nizzi imbastisce una storia misteriosa, esotica, con indiani e cerbottane, campane, con Tex e Carson in difficoltà. Azione, avventura, qualche battuta, una buonissima storia, gustosa proprio.

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  • 1 anno dopo...

Riletto. Se è vero che Nizzi ha frequentato poco e-tendenzialmente- male il fantastico puro, va anche detto che in quella "zona di confine" dell'avventura più esotica e "pulp", a base di società segrete e civiltà perdute, ha regalato alcuni gioiellini destinati a lasciare il segno : penso a "Thonga il Tiranno", "La Valle del Terrore", nonché al capolavoro "La Tigre Nera", per citare i primi che mi sovvengono. In questa storia abbiamo una tribù di Pima tossicodipendenti, a difesa di un veliero vecchio di due secoli spiaggiato in un canyon del deserto messicano, dalla cui cambusa si accede a un intrico di caverne che conducono ad una valle abitata da una comunità di cinesi che coltivano l'oppio, comandati da Vincent Price ! La storia è linearissima, e ha una progressione micidiale. La parte introduttiva ha ritmi dilatati, e toni atmosferici atti a far sedimentare l'atmosfera di minacciosa inquietudine in cui Tex e Carson penetrano dall'ingresso del Paesino di Riito (a tutti gli effetti l'equivalente del "paesino di Dracula" che preannuncia l'ingresso nella landa dei misteri). Nella seconda parte, il ritmo accelera vertiginosamente, e parte l'escalation dell'azione e delle invenzioni, culminanti nella fantasmagorica scena del fiume sotterraneo, che personalmente considero uno dei più grandi esempi di "ritmo visivo" visti su Tex. Villa qui è già perfettamente maturo, e indubbiamente grandissima parte dell'impatto della storia lo si deve alle sue meravigliose tavole, specialmente i suggestivi vignettoni che si aprono di tanto in tanto (penso alla prima rivelazione del villaggio cinese, bagnato dalla luce della luna), le sequenze notturne più atmosferiche, per non tacere dell'escalation finale nelle grotte infinite in balia dei pazzi gorghi del fiume, assoluto apice del capolavoro grafico. Tex e Carson dal canto loro, sono già a tutti gli effetti la versione da buddy-action Nizziana, e regalano momenti spassosi. Da segnalare anche il grandissimo numero di morti ammazzati (una strage di Pima) e gli insulti basatissimi che Tex e Carson elargiscono a Pima e Cinesi con gran generosità ("scimmiotto", "limoncini", "babbuini").  Gran storia !

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