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[Maxi Tex N. 05] Nei Territori Del Nord Ovest


bressimar
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Voto alla storia  

70 utenti hanno votato

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Soggetto e sceneggiatura: Mauro Boselli
Disegni: Alfonso Font
Periodicità annuale: Ottobre 2001



Chi è il divoratore di anime dall'occhio d'oro? E perchè Jim Brandon, dopo aver letto l'enigmatico messaggio che ne fa menzione, abbandona i suoi uomini e si allontana, da solo e in borghese, nei territori del Nord' Tex e Carson, chiamati da Gros-Jean, si gettano subito sulle tracce dell'amico scomparso, su cui grava, oltretutto, l'infamante sospetto della diserzione, ma dovranno fare molta attenzione? Ai pericoli dell'inverno che arriva si aggiunge, infatti, una minaccia misteriosa e sinistra: quella dello Spirito del Vento, il terribile Wendigo!



[ Nota: il messaggio iniziale di questa discussione è stato modificato per consentire l'inserimento dei dati della storia ]



Altra storia ambientata in questi posti che solo a prendere in mano l'albo mi viene freddo... e tutti con le loro giacchette di pelo sopra alla camicia... mah.. :lol:
scherzi a parte io francamente non ho apprezzato troppo questa storia, forse un po' troppo fantasiosa per i miei gusti, anche se la trama mi è parsa ben sviluppata e con un buon ritmo.. il fatto è che preferisco storie più tradizionali e canoniche...

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  • co fondatore

Più tradizionale di questa quale c'è? Tex va ad aiutare Brandon nel Grande Nord, cosa successa molte altre volte. Poi, veniamo a scoprire che anche Jim ha il suo Grande Nemico, Golden Eye e assistiamo ad una sorta di 'spin off' in flashback all'interno dell'episodio (gli scontri precedenti con Golden Eye), spin off che personalmente non m'ha disturbato. Boselli ha l'intelligente idea di recuperare il personagigo di Gros Jean, diventato, nel corso degli anni, una versione canadese, giusto con un po' più di sale in zucca, di Pat MacRyan e per questo gliene son grato :) . Bello il finale. Buonissimo il lavoro di Font, disegnatore che continua a piacermi molterrimo ^_^ .

Dunque:

TESTI: 9+
DISEGNI: 9

Dissi.

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In un altro topic ho detto che la coppia Boselli-Font non ha mai deluso. Questa storia ne è la dimostrazione. Font ci racconta il Grande Nord con la maestria di Fusco e Ticci, mentre Boselli ci narra una storia che non può non essere ricordata!Col metro di misura svizzero prendono un 6 più che pieno!

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  • co fondatore

non al livello di Fusco che è il maggior esponente di questa categoria...

Premesso che il Grande Nord fuschiano garba molto anche a me, intendi anche più di Ticci :o ?
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  • 7 mesi dopo...

Questa a mio avviso è una delle storie speciali più belle di Tex!L'accoppiata Boselli-Font in questa storia si palesa davvero in piena forma, riuscendo a regalarci un capolavoro difficilmente non apprezzabile. La storia un po' "paranormale" si discosta un tantino dalle tradizionali texianit?, ma resta comunque un buon filone che Boselli sa manovrare alla grande. Peccato solo per il troppo spazio offerto alla meticcia Dawn che ruba un po' la scena a Tex e Carson. Ma la sceneggiatura si snoda facilmente sopra la storia e la evoca in modo eccellente, perfettamente raccontata da Font, i cui paesaggi sono capolavori assoluti, anche considerando l'ambientazione che Font va ad illustrare. I personaggi hanno un tratto essenziale e preciso pur non essendo impeccabili, ma di sicuro sono ottimi anch'essi. Concludendo:Soggetto: 8Sceneggiatura: 9Disegni: 9

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  • 8 mesi dopo...
  • Collaboratori

Articolo tratto da : www.fumetto. it
A cura di: Giuseppe Pica



Qualche anno fa, in un incontro tenuto presso l'Universit? ?La sapienza? di Roma, Sergio Bonelli, in un dibattito sul fumetto, ammise candidamente che lui, editore, non avrebbe mai permesso ciò che la DC Comics stava facendo in quel periodo con un personaggio immortale come Batman: la decostruzione del mito, l'analisi psicologica dei suoi motivi e delle sue pulsioni, un nuovo approccio nel raccontare le sue storie, la narrazione impietosamente realistica delle sue gesta. No, lui non l'avrebbe mai permesso con il suo Tex. Piuttosto, avrebbe chiuso la testata.
Ecco spiegato, allora, come mai ci sono stati Arkham Asylum, The Killing Joke, The Dark Knight Returns, storie che tutti - TUTTI - gli appassionati del medium fumetto hanno letto e apprezzato, almeno una volta. Ecco spiegato, purtroppo, come mai, alle soglie del 2002, sia uscito fuori il maxi Tex ?Nei Territori del Nordovest?, ennesima storia del ranger più famoso d'Italia, letto ininterrottamente da numerose generazioni di lettori perchè sempre uguale a se stesso, sempre ripetitivo, sempre granitico nel suo mondo, un mondo in cui i buoni sono buoni e i cattivi cattivi; in cui il bianco abbaglia, e il nero copre tutto con la sua cappa. E basta.

Francamente, in tempi come questi, in cui tutti discutono sulla ragion d'essere di un medium da sempre disprezzato, da sempre deriso, da sempre fonte di derisione per i suoi fruitori (nonostante gente come Buzzati, Eco e Citati ne abbiamo cantato le lodi), non si capisce davvero come si possa ancora proporre una storia così piena di stereotipi, di sensazioni di d'ja-vu, di ripetitivit?. O meglio, non si capisce come mai i lettori permettano ancora a storie del genere di arrivare in edicola.

La storia: Jim Brandon, l'amico ?giubba rossa? del dinamico duo sparisce misteriosamente in una missione personale in Alaska. Naturalmente, Tex Willer e il fido Carson (oramai sempre più relegato al ruolo di macchietta, quasi fosse un ?Cico? qualunque), una volta venuti a conoscenza della cosa, non ci pensano due volte, e corrono in suo soccorso, sventando agguati come niente fosse, ammazzando cattivi senza il minimo rimorso, dispensando giustizia come noialtri al mattino facciamo colazione, perchè loro possono farlo. S?, loro sono i ?buoni?. Dai personaggi di contorno al soggetto in sè, tutto fa acqua in questa storia, e dire che da più parti si plaudiva al nuovo e coraggioso approccio che Boselli stava dando alla serie, svecchiandola. Mah.

Tutto fa acqua, dicevamo, tranne i disegni di un autore ?mito?, quell'Alfonso Font che, grazie a serie come ?Clark e Kubrik: Spazialisti ltd' e ?Il Prigioniero delle Stelle?, tanto per citarne un paio, ha dimostrato di essere (continuando a farlo, peraltro, con ogni nuova storia da autore completo) uno degli artisti più capaci della sua generazione. Qui alle prese per la terza volta con il ranger più fascista della storia del mondo, Font, una volta di più, dimostra di essere uno dei più grandi al mondo, riuscendo a rappresentare in maniera coerente ed efficace paesaggi innevati e foreste (allora) ancora inesplorate, nativi americani e bufere di neve, impressioni di freddo tagliente e ambienti fatti di legno e pietra, dando la sensazione di esserci effettivamente stato, in quei luoghi; di averli conosciuti davvero, quei poveri disperati che sopravvivevano in condizioni improbe in attesa di un colpo di fortuna che, probabilmente, mai sarebbe arrivato.

Ma non è un po' poco? Il fumetto non è forse altro? Non serve anche a raccontare storie, a intrigare il lettore, a stimolarlo in maniera intelligente? Non erano queste le qualità migliori di serie western come ?Blueberry?, ?Ken Parker? e la mai troppo compianta ?Storia del West? di D'Antonio?

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  • Collaboratori

Inutile dire, amici, che dissento dall'articolo che ho postato sopra. Il mondo è vario e neanche il buon Boselli è esente da critiche, da quanto ci è dato di leggere. Mah...

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Guest Wasted Years

Mi viene voglia di dare ragione a Nizzi. Il quale ha le sue brave colpe, ma dice bene quando sostiene che alcuni vogliono che Tex sia come altri fumetti che in Italia hanno fallito. I lettori di Tex sono affezionati alle granitiche certezze del ranger, ai suoi valori ben radicati, e Tex non è certo insensibile al dolore o un ammazzatutti come sembra dall'articolo. Mi pare che l'atteggiamento dell'autore abbia qualcosa di snobbistico, legato al dovere essere (secondo lui) e non all'essere, e condizionato da una mentalit? che vede il fumetto popolare come "limitato". Io non concordo affatto. Boselli ha dato il giusto input al rinnovamento di Tex, e Tex compie 60 anni di pubblicazione, non certo per aver seguito le mode e le idee di chi lo vorrebbe stravolgere. Se a qualcuno non piace, è libero di non acquistarlo. ECCHECCAVOLO : :D:P:o:o :oedit: GRANDE BORDEN!PS, il temine fascista non appare un po' eccessivo anche a voi?

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A me è piaciuto moltissimo, Dawn compresa (e così scopriamo anche un po' di passato di Brandon). Mi colp? ancora di più il ragazzino dai lunghi capelli bianchi, l'unico sopravvissuto (a cui Font regala bellissime espressioni rabbiose e Boselli un ingresso in scena perfetto). Mi piacerebbe che fosse ripescato, in qualche prossima avventura canadese. Bella storia, bellissimi disegni, molto molto belli.

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  • Collaboratori

Il seguito di questa storia, cara texiana, è già in lavorazione: sarà un maxi, disegni di Lito Fernandez se non erro, chissà quindi che non ti si veda presto accontentata. Si parla anche di un Boselli particolarmente ispirato... e io ci voglio credere, perchè se non fosse stato altrimenti, difficilmente, credo, avrebbe rimesso mano a quello che è uno dei suoi capolavori.

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  • 3 mesi dopo...
  • 3 settimane dopo...
Guest Wasted Years

Riletto... gran bella storia, particolare ed interessante. Il soggetto è classico, è vero, ma il fatto di svelare un comune passato tra Gros Jean e Jim Brandon gli conferisce un sapore diverso. Gli altri personaggi sono molto intriganti, dal malvagio Golden eye alla fiera Dawn, dal bambino con i capelli bianchi allo sciamano che cura Jim con la magia e le relative profezie. Molto scorrevole da leggere, al contrario di altre storie di Boselli, tiene sempre alto l'interesse, non annoia mai e arriva ad un finale financo un pelino inatteso. Merita un buon 9, IMHO.

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  • 8 mesi dopo...

Concordo anch'io con la valutazione dell'albo: intrigante ed emozionante la storia, bellissimi i disegni! Solo un piccolo neo: pure io avrei preferito che a "giustiziare" Golden Eye fosse stato Jim Brandon e che per una volta Tex avesse lasciato che un suo amico si vendicasse da solo! <_<

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  • 6 mesi dopo...

Albo così bello da riuscire a farmi adorare una storia "nordica", che in precedenza non avevo mai ammirato molto... ad eccezione di fort Whoop Up, ma l' al di l' dell'ambientazione e di Jim Brandon, gli elementi di spicco non erano particolarmente attinenti ai canoni delle storie "canadesi". Nemmeno la tanto celebrata "Sulle piste del Nord", coi testi di GL Bonelli e disegni del grandissimo Ticci mi era piaciuta da impazzire, questa invece ha una marcia in più ed il merito sta principalmente negli elementi ricorrenti delle sceneggiature boselliane, qui gestiti al meglio e senza sbavature: tensione drammatica, forti componenti emotive, comprimari di spicco. In più l'intreccio è particolarmente attraente ed intrigante, la retorica celebrativa è tenuta a freno, e persino quei detrattori di Boselli che lamentano la scarsa centralit? di Tex qui non troveranno motivo di scontento, visto che

? proprio Tex a far fuori il Cattivone di turno
. Voto: 9
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Ogni volta che rileggo questa storia mi convinco che si tratti di una delle migliori storie di Tex.
Lasciamo stare il disegno grandioso sul quale è costruita la trama, i personaggi riusciti, l'andamento imprevedibile, il ritmo appassionante. E perfino il senso dell'avventura. Ciò che trovo perfino più magistrale del resto è la presentazione di Dawn, alla quale sono dedicate non una, bensì tre scene.
Nella prima scena nella quale appare, Dawn è indagata nel proprio aspetto aggressivo: litiga con un uomo fin quasi ad accoltellarlo, porta vestiti molto pesanti che quasi ne nascondono il fisico ed ha il volto impiastrato di grasso.
La seconda scena è quella, celebre, del bagno. Da notare come borden e Font siano stati abilissimi nel giocare con i limiti e raggiungere il limite massimo di ciò che può essere mostrato su Tex: un corpo nudo, esibito non integralmente, ma quanto mai presente. Viene così mostrato il lato più femminile e sensuale di Dawn, che non rinnega l'aggressività (estrae il coltello), ma la completa, e viene anche accennata la sua lieve fragilità, nella vignetta in cui lei guarda Jericho.
Nella terza scena Dawn viene mostrata in un terzo abito (be', visto che prima era nuda, diciamo pure secondo): ordinato e dimesso, in una versione più misurata e della propria femminilità.
Insomma, tre scene diverse, uno svolgersi progressivo invece di un punto: il personaggio viene presentato in modo profondo, perchè le contraddizioni e le ambiguità possono essere ampiamente intuite, ma che al tempo stesso non svela nulla di ciò che si scoprirà in seguito: il personaggio di Dawn avrà sì un'evoluzione, ma non tradirà mai ciò che si è visto in queste scene. Un'evoluzione talmente sfaccettata e viva da poter reggere una storia (certo, non di Tex) anche senza Golden Eye, Jim Brandon e tutto il circo che ne consegue.
Mirabile il lavoro di Font e la sua interazione con borden, visto che in questa storia molto si basa anche sul disegnato (sguardi, sottintesi etc...).

  • +1 1
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  • 10 mesi dopo...

Dopo averla riletta tutta d'un soffio, non posso che accodarmi a chi ha sempre considerato questa storia come un vero capolavoro!Non credo che questa sia la miglior prova di Boselli su Tex;tuttavia, almeno per quel che mi riguarda, non posso che considerare questo come il miglior maxi mai pubblicato. Ogni scena è costruita alla perfezione, e alla fine tutti i punti interrogativi vengono a risolversi all'interno di uno sviluppo della trama assolutamente perfetto. Un ingranaggio riuscitissimo, che si compone di una sceneggiatura magistrale che lascia il lettore attaccato alla pagina, che regala emozioni forti grazie a scene spettacolari e a personaggi che rimangono impressi. Comincio con Jim Brandon. Certo, non è questa l'unica storia in cui il poliziotto fa la sua bella figura, e non è certo grazie a questo maxi se Brandon è diventato uno dei personaggi di rilievo dell'universo texiano. Ma il merito di Boselli è stato quello di rivitalizzare un personaggio che avrebbe potuto impantanarsi in un ruolo (quello di integerrimo colonnello) ormai ampiamente decodificato e privo di sorprese. Che poi, a dire il vero, c'era già stata l'avventura nolittiana contro i Wolfers a mostrarci un Jim Brandon diverso dal normale?ma se quella scelta di Nolitta contrasta ampiamente con l'immagine di un personaggio leale, incorruttibile, fiero della sua divisa, non incline ai compromessi,Boselli non fa nulla di parimenti discutibile:Brandon non agisce in maniera subdola, ma, disinteressandosi delle conseguenze dei suoi gesti, mette da parte il suo rango per portare la giustizia in territori desolati. E non lo fa (questo è il punto) mascherandosi e spacciandosi per fuorilegge, ma lo fa in maniera onesta e leale, esponendo se stesso ai rischi della diserzione:? Jim Brandon ad agire, non un uomo mascherato;ed è l'uomo d'onore Jim Brandon ad agire, non il potente colonnello della Mounted Police!Oltre a questo,Boselli mette in scena un pezzo importante del passato del personaggio, un pezzo di cui eravamo totalmente all'oscuro:veniamo a sapere, più o meno di sfuggita, che Jim ebbe una (grossa?) delusione d'amore;e che questa delusione d'amore non gli imped' di seguire i suoi ideali e aiutare l'amico-rivale. Veniamo a sapere che il nostro ha un grande Nemico, un Nemico subdolo e crudele da cui Brandon esige vendetta. Tutte queste cose ci avvicinano al colonnello Brandon:lo rendono più umano, più vero, più complesso. Diciamo che nella prima metà dell'albo c'era un solo elemento che mi infastidiva. Un'elemento però che, oltre che veniale,? andato scomparendo man mano che la storia procedeva:il carisma di Kathy Dawn contrapposto a quello di Gros-Jean. Provo a spiegarmi meglio. A un certo punto sembrava che la miglior guida di tutto il Canada non fosse più il nostro beneamato meticcio, bensì la splendida meticcia:lei va in testa, lei decide la strada da seguire, lei conosce gli indiani con i cani migliori, ecc. Poi ho capito (non che ci volesse molto!):Boselli aveva bisogno di mettere in mostra il nuovo personaggio, di caratterizzarlo ?in presa diretta? di fronte al lettore-proprio perchè personaggio nuovo e quindi sconosciuto. Lo sceneggiatore ha avuto però il merito di non esagerare, di non lasciarsi prendere la mano:dallo scontro al Trading Post Katy ritorna nelle seconde linee, lasciando la prima linea a due Tex e Carson che, come al solito in Boselli, sono assolutamente fantastici. E la galleria di personaggi non finisce certo qui!-ma elencarli tutti, oltre che dispendioso in termini di tempo,? anche perfettamente inutile:chiunque, aprendo queste pagine, si farà un'idea chiara sulla bellezza e complessit? dei personaggi che agiscono. Stesso discorso per le scene:troppe sono memorabili o degne di nota! Ne citer? quindi solo un paio, che non sono certo tra le più spettacolari, ma che mi hanno incuriosito molto perchè rappresentano il lato umoristico dell'avventura. La prima è quella in cui Carson cade dalla slitta. La costruzione del siparietto è magistrale:Katy non fa in tempo a finire la frase che sente un tonfo alle sue spalle;accorsa sul posto, trova il vecchio cammello che non le lascia nemmeno finire la frase e che poi, dimostrando ancora una volta di essere un gran figlio di buona donna, fa la parte del vecchietto acciaccato per appoggiarsi alla ragazza con un espressione sul viso che dimostra tutta la bravura di Font. Tex, alle spalle dei due, vede la scena pensieroso e non si lascia sfuggire l'occasione di sfottere il pard'Pag.161, ancora Carson che brontola prevedendo una notte in bianco. Pagina successiva:Carson dorme beato!, e viene svegliato da un calcio di Tex (sbaglio o è la prima volta che vediamo Tex usare maniere così brusche col suo pard');il nostro crede che sia giunto il suo turno di guardia, e Gros-Jean non si lascia sfuggire l'occasione per prenderlo in giro, provocandone la collera. Due intermezzi simpatici e riusciti, due pause nel pieno dell'avventura. Font lo considero da sempre come uno dei migliori disegnatori moderni di Tex. In questa storia il suo tratto mi sembra più sporco e, in un certo senso, tirato via;ma il suo Tex di allora mi sembra migliore di quello attuale, o quantomeno più riconoscibile. Sui paesaggi e le ambientazioni c'è poco da dire:qui Font dimostra che la sua fama è tutt?altro che immeritata!

  • +1 1
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Ho letto due righe e ti sei già contraddetto!Prima definisci la storia un vero capolavori, poi affermi che pensi che Boselli abbia scritto di meglio su Tex ! :) Il Capolavoro è detto tale in quanto segna il massimo livello della produzione di un autore !Povero Paco, ti sto massacrando stanotte :D !!!

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Ho letto due righe e ti sei già contraddetto!Prima definisci la storia un vero capolavori, poi affermi che pensi che Boselli abbia scritto di meglio su Tex ! :) Il Capolavoro è detto tale in quanto segna il massimo livello della produzione di un autore !

@Don Fabio:1)dov'? la contraddizione? 2)il tuo concetto di capolavoro è quantomeno opinabile.
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  • 5 mesi dopo...

Un ottimo Maxi, probabilmente uno dei migliori mai pubblicati, più che soddisfacente sia sul piano narrativo che su quello grafico. Mauro Boselli raggiunge straordinarie vette soprattutto attraverso la grande complicità che lo lega al grande Alfonso Font, per il quale idea numerosi e caratteristici personaggi, spesso ambigui, sicuramente interessanti. Azzeccatissimo l'elemento sovrannaturale, nelle fasi iniziali ben sviluppato anche se un po'... come dire..."abbandonato" nel corso della vicenda. Ritornando a Font, possiamo affermare di trovarci di fronte ad un autore dalle grandissime capacità, in grado di rendere perfettamente ambienti quanto personaggi. Dominano l'espressivit? e la cura quasi maniacale degli ambienti, sia esterni quanto interni. Soggetto:9Sceneggiatura:9Disegni:8Globale:9-

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