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TWF - Tex Willer Forum

[583/584] Missouri!


Voto alla storia  

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  • 3 settimane dopo...

Altra buona storia di Boselli basata su avvenimenti della guerra di secessione e narrati da Tex ai suoi pards. Ottima la caratterizzazione di Damned Dick, che troviamo sorprendentemente nel finale "attuale". A proposito di questo, avrei preferito che durasse un pò di più, magari con qualche taglio sul flashback.
Sui disegni, dopo il Tex incazzato dei Cestaro, quello di Mastantuono sembra addirittura infuriato. E va beh che é un duro, ma ogni tanto facciamolo anche sorridere.
Voto alla storia: 7,4
Voto ai disegni: 7,5

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  • 9 mesi dopo...

Ho da poco riletto questa bella avventura e avevo quindi deciso di condividere con voi le impressioni nuovamente positive, accompagnate però da due riflessioni critiche: 1) la storia avrebbe reso sicuramente di più se fosse stata articolata in tre albi, cosa che avrebbe evitato alcune ellissi narrative; 2) i disegni di Mastantuono non mi hanno convinto fino in fondo.

 

Mi ha però lasciato perplesso il dibattito che, all'uscita dei due albi, animò questo forum. 

 

Con un "leggero" ritardo, voglio contribuire anche io con le mie riflessioni.

 

1) Tex è il protagonista indiscusso della saga. Ma ciò non significa che non possano esserci storie corali o storie in cui il nostro ranger fa un lieve passo indietro per lasciare la scena ai suoi comprimari. Non a caso, alcune storie che io ritengo capolavori (Furia rossaIl passato di Carson) vedono un Tex un po' meno protagonista. In Missouri! Tex è ben presente, ma la sceneggiatura intende mette in risalto la crudeltà e le ambiguità  di una guerra civile. Per ottenere ciò non si può fare altro che dare una caratterizzazione forte a tutti i comprimari, che non possono essere ridotti a macchie sullo sfondo, né possono avere caratteristiche psicologiche tetragone. Ma questo non significa, a mio giudizio, sminuire il ruolo di Tex.

 

2) Si è accusato l'Autore di aver fatto fare al nostro eroe la figura dell'ingenuo. Ora, a parte che il Tex del flashback non è l'uomo fatto e finito del presente narrativo, ma un giovane alle prese con vicende ben più grandi di lui, nel racconto in esame compie errori di valutazione in due casi.

 

 - 2a) Tex si avventura presso il campo dei Bushwaker per salvare il figlio dei coloni contando (invano!) sulla copertura Jayhawcker.

 - 2b) Tex tenta di convincere il capitano West a cedere pacificamente il comando.

 

Ebbene, non mi sembrano dei veri e propri errori.

Nel primo caso, Tex non poteva ancora sapere quanto i Jaywackers fossero infìdi. In ogni caso, conoscendolo possiamo essere certi che, se pure avesse immaginato il tradimento, non avrebbe esitato a rischiare la vita pur di salvare il ragazzo.

Nel secondo caso, la situazione era apparentemente disperata, sicché valeva la pena di fare un tentativo di salvare la vita ai civile imprigionati mostrando (sia pure solo a parole) la sua patente.

 

In conclusione, le aspre critiche alla storia mi sono sembrate ingenerose. A mio giudizio, si merita un bell'8.

 

 

 

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Tex si trova impegolato in una delle vicende più difficili e ardue della Guerra Civile:la Guerra "privata" tra Kansas e Missouri,tra West e Rhett Cardigan,tra bushwakers e jayhawkers,tra schiavisti ed antischiavisti:una guerra più vecchia di quella Civile tra Nord e Sud,e che vide violenze e brutalità da entrambe le parti.

Boselli se la cava splendidamente perché riesce a lasciare VOLUTAMENTE sullo sfondo lo scontro tra Nord e Sud e riesce a rendere in modo eccellente lo scontro e la Guerra privata tra abitanti di due border States, ben diversa da quella combattuta sui campi di battaglia della Virginia e del Tennesee.il succo della storia è, secondo me, l aver dimostrato che i guerriglieri furono da ambo le parti,se si eccettuano poche eccezioni,delle carogne o dei dannati fanatici,obnubilati dalla violenza e protetti dalla "patente legale"di violenza che la Guerra concede agli eserciti occupanti...

Tex,che doveva fare in concreto?cercare come fa di limitare le violenze del Capitano West, partendo dal presupposto che un ufficiale nordista idolatrato dai suoi uomini e con poteri illimitati in una città "schiavista" non è facile da contrastare.e rischia nel finale di battersi contro un'intera compagnia di cavalleggeri per salvare dalla forca dei cittadini innocenti.

Per cui,Tex è sempre lui, ma come al solito deve fare i salti mortali per evitare un bagno si sangue.

Tex legge come SEMPRE il cuore degli uomini. Il colore della divisa è secondario per lui.combatte per il Nord,ma sa benissimo che la stragrande maggioranza dei contadini con la divisa grigia non avevano schiavi e combattevano solo per obbedienza ai propri Stati...d altra parte,il Kentucky era uno Stato schiavista e combatteva con il nord,idem il West Virginia.e il Generale Sherman,uno dei principali Leaders del Nord,non era un abolizionista e fu criticato per la ferocia delle sue azioni militari in Georgia durante la marcia su Atlanta,che alcuni storici ritengono un esempio di "pulizia etnica"...

 

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  • 6 mesi dopo...

La recente rilettura della mia collezione mi sta regalando un’autentica girandola d’emozioni. Parecchi episodi li conservo scolpiti nella memoria e riprenderli è sempre un piacere, altri li ricordo meno e per l’occasione li sto rispolverando e albo dopo albo è come goderseli per la prima volta. Ciò che più però mi sta colpendo è il notare come una stessa storia, letta in fasi diverse della propria esistenza, possa procurarti sensazioni diverse. Gli albi sono identici a come li avevi lasciati un decennio prima ma evidentemente nel frattempo (come è ovvio che sia) cambia il modo in cui li vedi. Mi scuso per la lunga premessa che può apparire off topic ma mi premeva esternare questa strana sensazione, riacutizzata in maniera eclatante durante la rilettura di “Missouri”. All’epoca dell’uscita in edicola ricordo che, sebbene l’avessi in gran parte apprezzata, non avevo colto a fondo la bellezza intrinseca della storia. Ovviamente anche oggi non mi sento di sostenere che sia l’episodio migliore composto da Boselli per la saga, ma è indubbio che dopo una lettura più attenta e matura ho di gran lunga rivalutato il complesso. A mio avviso uno dei grandi meriti di Borden su Tex è sempre stato (e lo è tuttora) il suo approccio alla scrittura, più da fumetto d’autore che da serie popolare. I suoi soggetti, a parte qualche caso meno riuscito, sono sempre molto articolati e complessi; le sue sceneggiature innovative sebbene nei solchi dei più classici stilemi western e poi, la caratterizzazione psicologica dei personaggi rimane sempre il fiore all’occhiello della sua produzione. “Missouri” rimarca lo schema fortunato del capolavoro al debutto, con un incipit movimentato a cui segue un lungo flashback ambientato nel passato che anticipa la resa dei conti finale. Tex porta nel suo racconto, a beneficio del figlio, le lancette del tempo indietro, fino ai tempi della guerra civile. Aldilà della missione vera e propria affidatagli dal comando nordista, la grandezza del flashback sta proprio nella truce atmosfera di odio e terrore aleggiante attorno alle violenze del conflitto, che l’autore trasmette al lettore con magistrale perizia. Come in ogni dannata guerra, il torto e la ragione non stanno mai da una sola parte e anche la sanguinosa disputa tra i Jayhawkers del Kansas e i Bushwackers missouriani, fulcro del racconto, ne è una lampante testimonianza. Una paradossale sottoguerra intestina tra due stati sulla carta alleati contro la Confederazione ma divisi da una forte rivalità e il diverso orientamento in merito alla politica abolizionista.

Nella vicenda rievocata da Tex tutti i facili luoghi comuni che vedrebbero gli antischiavisti dalla parte della ragione, vengono messi in discussione con una matura e cruda riesamina delle brutture del conflitto, dove nulla è mai quello che sembra, a parte gli orrori della violenza e la morte. Come in un racconto realista, Borden ci descrive le angherie, i soprusi, le razzie compiute da uomini, convinti che la divisa e il conflitto li autorizzi a tutto. Scene forti come la fucilazione di innocui civili a Trading River, accusati senza processo né prove di dare rifugio a dei ribelli, dipinge con mestizia le assurdità delle guerre e l’enorme prezzo da pagare della gente comune. Un detto recita che “Nella lotta fra elefanti, chi ci rimette sono le formiche, schiacciate dall’enorme mole dei contendenti” e trovo perfettamente adatta questa similitudine, visto che ogni guerra lascia scritto un capitolo di storia, dove i deboli e gli sconfitti non saranno mai menzionati e la realtà dei fatti verrà sempre addomesticati dai vincenti. Tex e “Damned” Dick si adoperano più che altro a cercar di salvare gli innocui civili, in un triste gioco più grande di loro; in parte la lieve ingenuità giovanile ma soprattutto i molteplici voltafaccia degli arroganti ufficiali gallonati, li mettono in seria difficoltà, soprattutto nella scena della liberazione del giovane ragazzino rapito, ma il coraggio e gli ideali del futuro ranger sono doti ben radicate nel suo cuore. È superfluo specificare l’ottimo lavoro svolto da Boselli nella caratterizzazione delle sue creature di carta che agiscono nell’episodio. Il tenente Robbins è il tipico galantuomo in divisa che opera seguendo la sua forte etica morale, come non manca il coraggio e il buon senso in figure come Hawkins o il dottor Edwards. Ma a mio avviso è magistrale il lavoro che Borden svolge sui villain. Già le figure secondarie del caporale Lewis e Corky Smith sono dipinte molto bene, soprattutto il ragazzo che appare come un facinoroso roso dall’odio e la violenza, che coglie l’occasione del conflitto per dar sfogo alla sua naturale indole: tuttavia nella sua mesta fine mostra pure una solida fedeltà al suo comandante. Di certo il villain più di spessore è senza dubbio il capitano Jude West. Sebbene sia un ufficiale arrogante, spietato e mosso da sentimenti negativi che lo assimilano alla categoria dei banditi, si nota subito che è un osso duro da rodere e soprattutto il suo carisma lo porta a essere seguito e stimato dai suoi uomini. Emblematica in tal senso, la bella sequenza della morte del giovane soldato di colore Rebo, che sul punto di esalare il suo ultimo respiro, si preoccupa di far riferire a West di essere stato un suo degno soldato: una forte senso di appartenenza, purtroppo mal riposto nei confronti di un’emerita canaglia! L’epilogo finale ambientato nel presente e che vede la squadra dei nostri al completo, con la bella sorpresa della presenza del redivivo Damned Dick, in effetti è un po’ accelerato e non tiene il confronto con le sezioni narrative precedenti. Qualche tavola di sceneggiatura in più sarebbe stata l’ideale, soprattutto per chiarire maggiormente l’alleanza fra West e Rhett Corrigan, due guerriglieri posti su schieramenti opposti durante la guerra, ma accomunati da una simile indole. In fondo non trovo tanto implausibile la loro collaborazione, anche se, senza tanti chiarimenti, potrebbe sembrare un po’ campata in aria. Di certo Rhett si mostra meno di spessore rispetto a West anche nella sessione del presente, visto che a differenza del socio, sembra ormai muoversi solo per denaro, mentre l’ex capitano del Kansas, anche a distanza di anni, continua a covare i suoi risentimenti e il desiderio di vendetta verso gli artefici del suo fallimento in divisa, che lo induce alla sua spedizione di vendetta a Glendale che movimenterà il crudo incipit. Riassumendo: non sarà il capolavoro di Boselli e forse qualche ingranaggio narrativo andava oliato meglio, ma la reputo davvero una gran prova “d’autore” che arricchisce una saga già di suo monumentale. Il comparto grafico, affidato a Corrado Mastantuono al debutto sulla regolare, si rivela efficace per la cupa ambientazione, visto che il suo tratto spigoloso e sporco si sposa perfettamente con la trama. Comprendo che lo stile sintetico e nervoso dell’autore, a tratti affine a quello di Font, divida la platea dei fans texiani, in virtù soprattutto di una presentazione grafica dei pards non convenzionale, che può apparire poco riuscita, ma bisogna riconoscergli molta personalità e dinamismo. Ammetto che non è il mio autore preferito ma non mi ha mai disturbato, anzi lo reputo col tempo molto migliorato nella leggibilità delle vignette e nella resa grafica generale. Il mio voto finale è 8

  • +1 2
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  • 2 settimane dopo...
On 30/7/2012 at 10:07, la tigre nera dice:

La storia è buona, riprende elementi e personaggi molto interessanti ma a mio avviso è notevolmente penalizzata dai disegni che non rendono onore a una storia di questo calibro. Molti gli spunti interessanti tra cui la ripresa dell'ambientazione della guerra di secessione e dei combattimenti tra Jayhawkers e Bushwackers, nordisti e sudisti e la presenza di un vecchio amico di Tex come il grande Damned Dick. Quest'ultimo ricopre a mio avviso un ruolo simile e quello di Carson anche se meno brontolone e più disposto a gettarsi nella mischia. Nella trama viene resa bene l'idea dei sopruso a cui la popolazione e costretta. Il punto dolente sono i disegni, poco curati e poco dettagliati che non aiutano certo la letture della storia e un p? la penalizzano. Voto 8 alla tramaVoto 6 ai disegni

 

On 13/2/2013 at 23:37, Leo dice:

Missouri: già il titolo è molto evocativo, e richiama immediatamente il clima e l'atmosfera di quelle terre al confine che, anche più di altre, hanno pagato la guerra di secessione per questo loro essere "terre di mezzo" o terre di nessuno. Il parallelismo citato da Virgin tra la guerra americana e la nostra guerra civile è particolarmente azzeccato, perchè in qualche modo è riproposto da questa storia, soprattutto alla luce delle recenti revisioni storiche che hanno svelato l'altra faccia dei partigiani e della Resistenza: non erano tutti soldati e uomini d'onore; molti di essi erano solo dei banditi che hanno approfittato della violenza dilagante per poter mimetizzare i propri appetiti e le proprie miserie dietro una causa e una bandiera di cui non gli importava nulla. Quanti hanno rubato e ucciso certi dell'impunit? garantitagli dallo stato di guerra? Quanti hanno predato e arraffato senza ritegno, e quanti altri invece hanno combattuto per il solo gusto di farlo, per una rabbia interiore da estinguere solo con la violenza? Non erano solo i repubblichini, alleati del mostro nazi-fascista, i cattivi, così come in America non lo erano solo i confederati. Nordisti e repubblichini, partigiani e confederati: tra di loro, al di l' della bandiera di appartenenza, vi erano veri uomini e dietro di essi, molto spesso, si nascondevano, da ambo le parti, autentici sciacalli, i profittatori, le iene, specie che proliferano nella guerra e nel caos. Boselli ci fa conoscere proprio loro, le iene e gli sciacalli, e questa volta non sono i soliti repubblichini, non i soliti confederati, ma, con una scelta più "choccante", i nordisti, i soldati dell'Unione; sono loro che fanno la parte del cattivo. Gorki è una figura emblematica, perfetta nel suo essere odioso, nella sua cattiveria innata, nella sua miseria morale celata dietro la nobile causa dell'abolizione della schiavit?. Gorki ha solo bisogno di una guerra da combattere, di un nemico da angariare e da violentare e di un bottino da depredare. Che avvenga in nome dell'abolizionismo o dello schiavismo poco importa, ed è solo un caso che si trovi da questa o quella parte della barricata. Ma Gorki è solo un animale del branco, di un branco istupidito dall'ebbrezza della violenza imperante; chi invece si mantiene lucido e per questo è ancora più colpevole è Jude West, altro grande personaggio: Boselli conferisce a quest'ultimo miseria morale e vigore intellettuale insieme, animo da lupo vorace e carisma, e così questo essere abietto riesce in realtà ad incutere rispetto e ammirazione, tanto che Rebo, in punto di morte, rivolge il proprio estremo pensiero proprio al suo capitano. Miserabile, quindi, ma anche carismatico; farabutto, ladro e assassino ma anche abile, freddo, temuto e anche amato condottiero di uomini. In questo marasma, Tex e Dick devono stornare i sospetti dei commilitoni e devono ingoiare il rospo di dover fare le spie dei propri compagni d'arme, nei confronti dei quali (almeno Dick) solidarizzano inizialmente, ed è tutto complicato e difficile. Poi le cose diventano chiare, quando le ruberie, le violenze e l'assassinio non risparmiano neppure una vedova dell'Unione e un ragazzino di quindici anni: ecco il vero volto di Jude West, ecco i bravi ragazzi del Kansas. Primo albo superlativo, una delle prove migliori di Boselli. Cala in effetti nel secondo albo: anch'io trovo affrettata la conclusione, forse sarebbe stato meglio che la storia si concludesse col flashback, e restasse solo un racconto di Tex ai pards. L'intervento successivo avrebbe avuto bisogno di più pagine, e a quel punto o allunghi la storia o è meglio finirla l'. Resta comunque una grande storia, con testi intensi accompagnati da disegni cupi e duri che ho apprezzato moltissimo, simil-"fontiani" e molto efficaci.

 

On 2/1/2019 at 17:47, Barbanera dice:

La migliore storia della Guerra Civile di Borden e la seconda dell intera saga di Tex (dietro la per me l' inarrivabile "Fuga da Anderville").

 

Ottima apertura con l' incursione dei due ex nemici nella cittadina missouriana. La decisione di Bos di "attivare" una trama di Guerra Civile in una realtà di conflitto "non convenzionale"come quello tra Missouri e Kansas,tra Jayhawker s e Bushwakers,tra schiavisti ed antischiavisti,in cui le differenze a lato pratico però tra gli uni e gli altri sono impercettibili è del tutto savia e azzeccata.Tex nella Guerra Civile non può spargere sangue sudista,a meno che non si tratti di canaglie accertate o per legittima difesa.

Un primo albo fenomenale,in cui viene spiegata anche l' origine del "Battle himn of Republic"... soprattutto viene approfondita la figura ambigua ma potenzialmente negativa del capitano West, stretto tra rabbia repressa e fedeltà alla causa antischiavista mascherata però da odio atavico per i Missouriani...

...il secondo albo è meno riuscito del primo,dal momento che la storia viene condensata in appena due albi e il finale ambientato in contemporanea è molto veloce,forse troppo.

 

L' alleanza tra Rhett e West, benché dovuta alla contingenza, appare un po' troppo sopra le righe....forse la storia avrebbe meritato un albo in più per essere davvero ottimale, troppe cose non vengono approfondite come avrebbe meritato una storia così avvincente.

 

Capitolo disegni:se da una parte l accuratezza storica e l attenzione per i particolari è manichea, con guerriglieri che indossano divise logore e capì di vestiario civile (ed è la verità) dall'altra Mastantuono non mi fa impazzire.i suoi disegni non mi ispirano particolarmente.

 

Voto:8,5

 

 

Allora...Tematica e storia sono interessanti. La. Guerra Civile americana ha molte sfaccettature tra cui le anime nere e grigie dei gruppi di guerriglieri da ambo le parti. Il Boss tratteggia bene i personaggi. Jude West, Corky, Abe, Robbins ed anche quelli "minori" (il dottore diventato sindaco, i civili rapiti etc). Le difficoltà ed i dubbi di Tex e Dick nel passato. Tex piccione? Non trovo ma gli errori se li vogliamo chiamare così li accetto. È più giovane ed è in un contesto ambiguo. Su Mastantuono sono scettico. Il tratto sporco e nervoso è adatto per certi contesti però i miei preferiti sono Villa e Civitelli (anche Marcello mi piace) quindi ho difficoltà con certi stili. Finale un po' troppo veloce. Globalmente siamo sul 6,5 /  7- .

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  • 3 settimane dopo...

Buona storia di Boselli, che ci riporta alle guerre tra nordisti e sudisti. La storia si basa, quasi completamente, su un lungo flash back e si completa con un finale "attuale".

Il flash back è davvero troppo lungo, ma comunque scritto bene ed anticipa, in qualche modo, la tendenza di Borden ad occuparsi delle vicende passate di Tex (cosa peraltro messa subito in chiaro all'esordio, col passato di Carson).

Come sempre abbiamo un gran numero di personaggi e un Tex, che in compagnia di Dick fa un pò da spettatore per gran parte della storia, ma al momento opportuno entra in azione da par suo.

Interessante vedere i pard al completo con Dick nel finale.

Difetti evidenti ne vedo pochi. Magari qualcona di quelle che si tende a definire "piccionatura" nella lunga arte giovanile in flash back, ma cose da poco e nel Tex ancor giovane ci stanno.

Mastrantuono è un artista valoroso e ho molto apprezzato i suoi disegni e la caratterizzazione dei volti dei pard.

 

Boselli 7:50

Mastrantuono 7:50

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  • 5 mesi dopo...

Storia molto bella, tra le migliori di Boselli (voto: 9), ma stranamente sottovalutata. Forse perché di soli due albi (e in effetti uno in più gli avrebbe giovato, rendendola un capolavoro) o forse perché  - secondo alcuni - Tex non è abbastanza al centro della scena. Eppure mai come in questa storia bellica la sceneggiatura corale di Boselli è funzionale al tema di fondo: non solo la crudeltà e l’assurdità della guerra, come nel GL Bonelli di “Tramonto rosso” (“All’inferno le guerre! E all’inferno tutti gli sporchi e pazzi politicanti che con le loro dannate chiacchiere seminano incomprensione e odio fra la povera gente!”, p. 113 del n. 115),  ma soprattutto il caos, le zone grigie e le posizioni ambigue che sempre si vengono a creare in ogni conflitto, unito al tema delle sofferenze dei civili, della gente comune, che allora come oggi sono le principali vittime delle guerre.

È chiaro che il Tex inserito in un contesto storico preciso non può essere l’abituale risolutore di ogni situazione o lo spavaldo possessore della verità, come solitamente lo conosciamo. Anche lui, come tutti in guerra, è dentro una vicenda che lo sovrasta e che spesso non è facile da decifrare. Sì, forse a tratti sembra un po’ Bill Adams della Storia del West di Gino D’Antonio, ma a me in questa versione “imperfetta” non dispiace affatto. “Missouri” è una storia classica e moderna allo stesso tempo, come quasi sempre quelle di Boselli, imbastita con la consueta maestria, cura dei dettagli, capacità di sintetizzare vicende e figure complesse, e in più con il pregio non da poco dell’originalità. Molto migliore, secondo me, della sopravvalutata “Sulla pista di Fort Apache” (la cito perché ho letto di recente dei commenti un po’ troppo entusiastici), che per quanto impeccabilmente sceneggiata, risulta troppo, troppo classica, tanto che nel leggerla hai continuamente la sensazione di qualcosa di già visto e rivisto ad ogni pagina.

Concludo col consiglio di pubblicare “Missouri” in un prossimo brossurato da libreria insieme a ”Jethro”, altra perla di Boselli e Mastantuono. Sarebbe un bel balenottero di 440 pagine, di gran lunga migliore della recente riproposta in volume de “I ribelli del Canada”, altra storia secondo me sopravvalutatissima.

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  • Sceriffi
<span style="color:red;">9 minuti fa</span>, Poe dice:

Forse perché di soli due albi (e in effetti uno in più gli avrebbe giovato, rendendola un capolavoro) o forse perché  - secondo alcuni - Tex non è abbastanza al centro della scena. Eppure mai come in questa storia bellica la sceneggiatura corale di Boselli è funzionale al tema di fondo: non solo la crudeltà e l’assurdità della guerra, come nel GL Bonelli di “Tramonto rosso” (“All’inferno le guerre! E all’inferno tutti gli sporchi e pazzi politicanti che con le loro dannate chiacchiere seminano incomprensione e odio fra la povera gente!”, p. 113 del n. 115),  

Concordo sul giudizio della storia, ma non concordo su alcune cose.

E' da un po', che non rileggo "Tra due Bandiere", però, tra le storie a tema guerra di Secessione, per me è la peggiore.

In tutta la storia, Tex svolge i suoi incarichi, e la guerra rimane in disparte, fino a quando, Glb non si ricorda, che c'è anche la guerra civile, e fa morire il povero....

<span style="color:red;">16 minuti fa</span>, Poe dice:

Concludo col consiglio di pubblicare “Missouri” in un prossimo brossurato da libreria insieme a ”Jethro”, altra perla di Boselli e Mastantuono. 

Molto dificile, da quello che ho visto, la collana dei brossuratoni, ristampa storie vecchie, la più recente, dovrebbe essere la terza storia di Proteus, che è della fascia 301-400.

Più probabile, è una ristampa nella collana dei cartonati, che a parte tre volumi, "Oklahoma", " Il Massacro di Goldena" e "Gli eroi di Devil Pass", sta ristampando storie più recenti,

"Il segno di Yama", "Nueces Valley", "Nei Territori del NordOvest" ed "Il Passato di Carson".

Solo che, questi volumi hanno più di 300 pagine, mentre le storie di Boselli-Mastantuono no.

Quindi non escluderei, anche la possibilità, di una ristampa, nella collana dei cartonati rossi, dove hanno ristampato "I giustizieri di Vegas", sempre dello stesso duo.

<span style="color:red;">28 minuti fa</span>, Poe dice:

Molto migliore, secondo me, della sopravvalutata “Sulla pista di Fort Apache” (la cito perché ho letto di recente dei commenti un po’ troppo entusiastici), che per quanto impeccabilmente sceneggiata, risulta troppo, troppo classica, tanto che nel leggerla hai continuamente la sensazione di qualcosa di già visto e rivisto ad ogni pagina.

Non è sicuramente una storia originale, ma la storia, fa un salto di qualità, grazie ai personaggi.

Poi è ovvio, che non è un capolavoro, ma resta una gran storia!

<span style="color:red;">27 minuti fa</span>, Poe dice:

Sarebbe un bel balenottero di 440 pagine, di gran lunga migliore della recente riproposta in volume de “I ribelli del Canada”, altra storia secondo me sopravvalutatissima.

Per me, "I ribelli del Canada", è una gran storia, tranne che per le ballerine.

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Siamo abbastanza d'accordo. "Sulla pista di Fort Apache" è scritta molto bene, con una cura estrema non solo ai personaggi secondari, ma persino alle semplici comparse, però non ha nulla di originale, neanche un guizzo. Quando l'ho letta mi capitava di prevedere sempre cosa sarebbe successo nelle pagine successive (non che io sia particolarmente astuto, ma mi pareva un montaggio di cose già viste sia in Tex che in tanti film western).  La parte migliore è quella con Tiger e lo scout sulle tracce di Chunz.

"I ribelli del Canada", lo so, è  una storia che divide molto i lettori. Dalla mia ho il parere di Boselli a cui (ma non vorrei ricordare male) non era piaciuta.

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  • 3 anni dopo...

Una nuova avventura di Tex nel cupo contesto della Guerra di Secessione, che si trascina col suo carico di odii e rancori sin nel "presente" texiano, col Nostro che dapprima ricorda gli avvenimenti passati e poi risolve una volta per tutte i conti in sospeso. Tutti elementi, questi, assai cari a Boselli, da cui trae una vicenda che, al pari delle altre storie di Tex ambientate nella guerra fratricida americana, non lesina un carico di enorme fascino misto ad amarezza, ovviamente con tanta azione e con un grande lavoro sulla caratterizzazione dei personaggi con cui Tex ha a che fare, in particolar modo gli antagonisti: autentiche carogne, ma a loro modo animati da un ideale tale da sfociare, talvolta, nel fanatismo. Un contributo non irrilevante all'ottima resa dell'impianto imbastito da Boselli è dato certamente dai disegni "brutti, sporchi e cattivi" di Mastantuono, sempre in grado di enfatizzare al meglio storie dal canovaccio piuttosto crudo e spiccio.

 

Nel primo anno della guerra, Tex e l'allora inseparabile Damned Dick vengono incaricati dal capitano Dark di unirsi sulla chiacchierata compagnia J, formata in massima parte da Jayhawkers del Kansas, agli ordini del capitano Jude West, con lo scopo di indagare su di loro. Impossibile rimanere indifferenti dinanzi alla figura del capitano West: individuo indubbiamente carismatico, poco avvezzo alla forma, letteralmente venerato da molti dei suoi uomini più fedeli, ma al contempo anche molto poco dotato di senso dell'onore. In altre parole, più capobanda che militare (con la scusa di essersi fatto le ossa nella guerriglia contro i bushwackers sudisti), come Tex e Dick non tardano a scoprire, dovendo assistere alle prepotenze dei loro cosiddetti "commilitoni" ai danni della pacifica comunità di Glendale, nel Missouri, colpevole di essere per la maggior parte simpatizzante del Sud. Il passo è sin troppo breve perché, falsamente accusati di sedizione, Tex e Dick si ritrovino contro l'intera compagnia J, in particolare i fanatici Abe Lewis e Corky (fedelissimi di West), ma potendo contare sull'aiuto dell'onesto tenente Stacy Robbins, grazie al quale riescono infine ad avere la meglio senza, tuttavia, mettere le grinfie su West (anche perché aiutato nella fuga da Corky e Lewis, che in un atto di estrema fedeltà arriva addirittura a farsi passare per il suo comandante).

 

Anni dopo, West si ripresenta a Glendale in compagnia della banda nel frattempo formata, con l'ausilio di ex nemici giurati come il bushwacker Rhett Corrigan, mostrandosi definitivamente per il volgare bandito che è sempre stato, rapinando la banca ed uccidendo innocenti. Tex, chiamato al pari di Dick in aiuto da Robbins, porta con sé i pards al gran completo che, invero, non faticano granché (tutto è relativo, ovvio) ad avere la meglio sulla marmaglia agli ordini di West e Corrigan, sui quali cala definitivamente il sipario per opera dei Nostri, in un'anonima fattoria abbandonata per una fine ingloriosa che sa un po' di metafora.

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