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Tex - Vita Quotidiana D'un Eroe


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Quella di Tex e dei suoi pards è una vita movimentata, vivacizzata da continue avventure. Una vita accesa e animata, piena di rischi e imprevisti, che comporta numerosi spostamenti, lunghi e lontani viaggi verso delle terre dai confini non sempre ben definiti. Un'esistenza rocambolesca che nella narrazione è brutalmente diversificata dalla dura realtà di un mondo selvaggio e contraddittorio, fantastico e romanzesco.

Ma c'è anche una vita tranquilla, serena? fatta di attimi fuggenti di quiete che si insinuano inconsueti tra le tante avventure. è la vita quotidiana dell'eroe, trascorsa placidamente dentro i confini della riserva navajo ( ma non solo ).

L'albo I due rivali, presenta numerosi squarci che illustrano quel tipo di vita che definirei ordinaria, spesa cioè in attività banali, come ad esempio la caccia, che è spesso concepita come un'appassionante distrazione. Quando Manuela Montoya chiede a Kit Willer se non ha mai desiderato di vivere in una grande città, la risposta del ragazzo è lampante ed inequivocabile: ?La vita nella riserva è molto meno noiosa di quanto tu possa immaginare?. Per molti versi la visione che emerge dalle pagine del fumetto costituisce un rovesciamento della realtà storica, lasciando intuire che l'internamento in una terra desertica ed inospitale, costituisca invece un confinamento in una sorta di oasi di pace, concepita come un riparo per i nativi dal mondo dei bianchi. Tex Willer viene spesso definito un ?rinnegato?, un amico degli indiani, ma anche un ?estraneo?, stranger upon the stage, un'uomo che se vogliamo rifugge le sue origini e si pone quindi per i bianchi come un ?disadattato?, senza però rientrare, è bene chiarirlo, nella categoria degli emarginati / asociali. Kit Willer confessa ad esempio a Manuela Montoya di non essere molto attirato dai saloon, quando ci entra è sempre in compagnia di suo padre e degli altri pards, ma si tratta di visite occasionali, anche perchè lui vive abitualmente nelle terre della riserva dove non si possono certo vedere locali del genere.

La quotidianit? nella riserva ovviamente non è solo caratterizzata da attività ricreative. Tex, nelle vesti di agente indiano, si occupa anche della sua gestione, che non è sempre facile, non mancano infatti i grattacapi, nei casi più gravi egli è addirittura chiamato a Washington per sciogliere i nodi di oscure trame orchestrate ai danni dei navajos.

Inoltre la vita nella riserva presenta molti inconvenienti. Il più importante è senza dubbio l'assenza di quella che potremo chiamare la Civilt?. Non quella del progresso scientifico, ben rappresentato dalle ferrovie che avanzano, i treni infatti alla fine del XIX? secolo sono ancora dei mezzi di trasporto assai disagevoli, tanto che per Tex un buon cavallo è ancora il mezzo migliore per battere una pista in maniera decente e per Carson queste sono parole stampate sulla Bibbia. Ma per riequilibrare il discorso, diciamo che se un telegramma arriva al Trading post di Kayenta, e da l' viene segnalato con speciali fumate che vengono trasmesse di villaggio in villaggio sino a che raggiungono la persona interessata, i tempi di consegna per intenderci sono brevi, una semplice lettera può restare nel casellario della posta per mesi, in attesa che il destinatario capiti da quelle parti e la ritiri e questo va già meno bene.

L' habitat della riserva, primitivo e estremamente rudimentale, primigenio nella sua essenza, non può offrire tutti quelli che sono i grandi piaceri offerti dalle città, con i luccicanti bagliori che sprigionano le vetrine di un french restaurant, che ti invitano ad esempio ad assaporare i succulenti piatti della tradizione francese, oppure i tavoli levigati di qualche locale notturno dalle insegne non meno fascinose, dove le luci soffuse si mischiano ai corpi sinuosi e conturbanti di qualche ballerina poco agghindata nei suoi abiti, che per qualche dollaro ti tiene compagnia. Nella storia Una trappola per Carson il portiere dell'albergo consiglia ai due pards di fare un salto alla ?Belle France?? un locale di alta classe gestito da una coppia di francesi, come se ne ritrovano pochi da quelle parti, lusso a parte, offre infatti lo spettacolo di ballerine che si esibiscono nello stile di Parigi. Se Tex non si lascia tentare dall'opportunità, che ribadiamolo è pur sempre rara per loro, il vecchio cammello non esita a cogliere l'occasione e corre dritto ad infilarsi in un luogo che poi si riveler? essere particolarmente adatto per ?la trappola? ordita ai suoi danni da Mefisto e dai suoi due degni accoliti d'oltreoceano.

Dei quattro pards, il vecchio Carson è quello che si può considerare il meno attaccato alla riserva. Se come gli altri si concede lunghi soggiorni tra i navajos quando ovviamente non è distratto da qualche avventura, egli non rinuncia comunque a fare dei viaggi di piacere in qualche accogliente cittadina. Talvolta non è solo, quando la stagione non permette le normali attività nella riserva e un alone di monotonia si introduce nelle loro esistenze, sono infatti tutti i quattro pards a concedersi una visita a qualche amico, magari due settimane trascorse accanto a Tom Devlin, il capo della polizia di San Francisco, la storia è Il laccio nero, oppure una tappa nel Montana, nella cittadina di Heaven, dove ad attendere i quattro tizzoni d'inferno ci sono una madre e una figlia, ormai da qualche anno in attesa di cogliere fiori d'arancio. E se un Jack Thunder manca all'appello, provate ad immaginare il divertimento di Tex e Tiger. Di solito però, dopo i numerosi casi risolti con successo nelle grandi metropoli, da San Francisco a New Orleans, il primo a premere per un immediato ritorno a casa è proprio Kit Carson. Per questa caratterizzazione, credo che meriti più degli altri il nome di cavaliere solitario, senza terra. Sono parole che rubo a Lena Parker, anche se Mauro Boselli non gliele ha mai fatte pronunciare.

L'ambiente cittadino può offrire più semplicemente la possibilità di un bagno caldo, assolutamente da non sottovalutare, magari in una delle lussuose tinozze importate dall'Est, come quelle ad esempio dell'Alamenda Hotel di Mike Tracy. Ci rendiamo conto della loro importanza se ci avventuriamo ad esempio tra le pagine di un albo come Indian agency. Il trading post di Mesquite Spring è un avamposto della civilt? nel bel mezzo di un territorio dalla natura terribilmente ostile: il bruciante e assolato clima della Death Valley ha consigliato l'acquisto di una costosa e preziosa vasca all'agente indiano degli shoshones, Glen Spark. E proprio a mollo nella sua tinozza lo trova Tex in occasione del loro fatidico incontro, fa un terribile caldo, l'agente indiano consiglia a Tex di rinfrescarsi la gola con un bicchiere di whisky e quindi di darsi una piccola risciacquata con l'acqua del secchio, il sudore infatti, dopo la passeggiatina che il nostro satanasso si è concesso sotto il sole, gli bagna ancora la fronte. Non appena avrà finito di lavarsi, l'uomo promette al ranger di lasciargli fare un bagno completo, sentirete che meraviglia? e nei disegni di Fusco, voglio precisarlo, la tinozza suscita anche tutta l' ammirazione dei lettori. Neanche il tempo di chiarire se il padrone di casa cambier? o meno l'acqua, che l'atteggiamento così gentile e premuroso verso un ospite di riguardo come il ranger, cambia e si tramuta di l' a poco in propositi meno amabili e simpatici, nasce infatti una sparatoria che decreta ineluttabilmente la fine di Spark e della tinozza, bucata anch?essa da due proiettili calibro 45. Questo è il commento di Tex, che sembra quasi amareggiato per aver rovinato un oggetto così bello e di gran valore:

- Peccato per la tinozza? era davvero bella, Spark, e doveva esserti costata un patrimonio!... e tanti saluti a messer satanasso!

Gli episodi che in qualche maniera possono ricollegarsi a questa discussione sono molti e variegati.
A voi la parola amigos!

originally edited by YMALPAS (22/9/2006, 14:19)

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Riguardo Carson, ricordo un particolare che sia Nizzi che Boselli dimenticano: Carson ha un alloggio a Santa F?. Tra l'altro, nel soggetto originale di TUMAK L'INESORABILE, Civitelli aveva specificato che all'inizio della storia il Vecchio Cammello si trovava proprio l', poi in redazione hanno deciso di sopprimere questo particolare.

originally edited by MISTER P (22/9/2006, 16:53)

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Riguardo Carson, ricordo un particolare che sia Nizzi che Boselli dimenticano: Carson ha un alloggio a Santa F?.

Questo particolare non lo ricordavo neppure io. Immagino da quanto tu dici che esista qualche storia di GLB nella quale lo si afferma ( o si mostra ). Se qualcuno ne sa qualcosa...


Tra l'altro, nel soggetto originale di TUMAK L'INESORABILE, Civitelli aveva specificato che all'inizio della storia il Vecchio Cammello si trovava proprio l', poi in redazione hanno deciso di sopprimere questo particolare.

Il buon Civitelli ha delle buone idee in testa, e si dimostra attento a dei particolari che non possono non rafforzare il senso di continuit? nella serie. Mi chiedo perchè poi l'idea sia stata abbandonata!


Aaaarrrgghhh.... non vorrei che fosse tutto legato al problema della limitazione alle canoniche 220 pagine!

Sarebbe stato uno spunto originale per incrementare il valore della storia, non proprio eccelsa!

originally edited by YMALPAS (22/9/2006, 17:45)

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[...]
Per molti versi la visione che emerge dalle pagine del fumetto costituisce un rovesciamento della realtà storica
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L' habitat della riserva, primitivo e estremamente rudimentale, primigenio nella sua essenza, non può offrire tutti quelli che sono i grandi piaceri offerti dalle città
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Dei quattro pards, il vecchio Carson è quello che si può considerare il meno attaccato alla riserva. Se come gli altri si concede lunghi soggiorni tra i navajos quando ovviamente non è distratto da qualche avventura, egli non rinuncia comunque a fare dei viaggi di piacere in qualche accogliente cittadina
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Come promesso, eccomi qui a dire la mia, in un momento di possibilità.


Come avrete notato, ho riportato tre passaggi, che voglio ora "analizzare" un po' con voi.

Per quanto riguarda il primo passaggio tengo solo a mettere un'immagine iniziale, "dedicata" al buon Ym:

[immagine non presente su questo forum]

Il motivo?

Semplicemente perchè ci vien presentato, a suo/tuo giudizio, un

rovesciamento della realtà storica

La punizione vien data perchè tale affermazione può risultar fuorviante in un discorso con le premesse lanciate da Ym.


Se ti basi unicamente (scusate la forma del tu, ma è dovuta in quanto risposta all'ideatore del thread) sul fatto che il fumetto sembra trasmettere al lettore un'idea di pace e ospitalit? all'interno delle riserve, allora si può concordare.

Però, tra tutto il tuo discorso fai piuttosto una contrapposizione west "cittadino" contro il west "selvaggio".

Partendo proprio da questa tua analisi, diremmo principale, possiamo quindi passare all'applicazione della punizione proposta all'inizio.

Il motivo è semplicissimo.

Basti pensare che prima dell'arrivo della civilt?, presentata sotto forma di linee ferroviarie, l'ambiente era incredibilmente ricco, sia sotto l'aspetto di selvaggina (basti pensare alle immense mandrie di :bisonte: ) che di piante.

F? l'arrivo in numero spropositato di bianchi a stravolgere il tutto.

I primi coloni s'insediarono in solitudine con le loro famiglie, cercando dei posti vicini a foresta ed acqua, ove i primi vicini si trovavano a varie miglia di distanza.

La vita era dunque come quella dei nativi, malgrado alcune differenze ove quella principale era simboleggiata da una casa che esprime l'aspetto sedentario dei bianchi.

Non è infatti strano che, dopo i primi arrivi di massa e il raggruppamento di coloni, i primi bianchi che si stabilirono li rimasero isolati, svolgendo lavori come ad esempio il Trapper o il boscaiolo.

Mestieri che tenevano a lungo fuori dai confini cittadini, proprio come il mestiere di Tex e pard... i cavalieri solitari, che preferiscono passare la maggior parte della loro vita all'aperto, impregnandosi di quel che la natura offre, senza però disdegnare una volta ogni tanto, un ricongiungimento con quella che viene definita "civilt?".

Come ben si può vedere, l'idea che

l' habitat della riserva, primitivo e estremamente rudimentale, primigenio nella sua essenza, non può offrire tutti quelli che sono i grandi piaceri offerti dalle città

dipende da fattori puramente personali.


Come abbiamo visto era pieno di gente che preferiva esser fuori, nella natura.

Trapper, boscaioli, ma anche cercatori d'oro... non è raro che essi rimanessero poi a vivere in solitudine su per i monti.

La natura ha un aspetto sempre molto invitante se si accetta di guardare con occhi aperti. Essa offre (prima ancor più d'ora) cibo, riparo, pace, ...

Quella che viene definita civilt? alla fin fine è solo un caos, un amalgamarsi di corpi e di menti, ove tutti pian piano iniziano a seguire qualcosa, senza ritrovarsi pienamente.


A questo punto si può anche analizzare il comportamento d'un vecchio cammello

Dei quattro pards, il vecchio Carson è quello che si può considerare il meno attaccato alla riserva. Se come gli altri si concede lunghi soggiorni tra i navajos quando ovviamente non è distratto da qualche avventura, egli non rinuncia comunque a fare dei viaggi di piacere in qualche accogliente cittadina

Il motivo è estremamente semplice... Kit Carson ha passato molto più tempo degli altri nella "civilt?" e gli riesce meno rinunciare a qualche comodit?, quali per l'appunto un bagno caldo o, nel suo caso, un allegro spettacolino di gambe.



La vita quotidiana di Tex è quindi una scelta di vita. Esso avrebbe potuto decidere senza nessun problema di stare nei pressi di Kayenta, oppure di costruire una casetta nella riserva, dato che anche i navajo, loro malgrado, eran ormai costretti ad una vita sedentaria.

Eppure no, esso ha scelto la vita che noi tutti sappiamo, uno stile di vita nel rispetto della natura e dell'altro, una vita che permette di mettersi sempre alla prova, assaporandone ogni attimo.


La civilt?, intesa come "agglomerato" di persone, è quindi così civile?
Oppure è un annullamento progressivo delle decisioni personali liberamente dettate, ove la voglia di prestigio porta ad un aumento della criminalit??

Criminalit? che Tex, costretto per essa ad uscire dal suo mondo, combatte, per poi tornare alla sua quiete appena possibile.

originally edited by Tex Fanatico (27/9/2006, 09:25)

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Per molti versi la visione che emerge dalle pagine del fumetto costituisce un rovesciamento della realtà storica.

In effetti mi riferivo proprio al fatto che le riserve sono generalmente viste nelle pagine degli albi di Tex come una sorta di parco naturalistico... almeno quella navajo! La realtà, anche nel fumetto, però è assai più complessa.


In certe riserve il quadro si complica notevolmente.

Numerosi sono infatti i casi di ribellione che lasciano intuire un'esistenza più dura e meno prospera. Succede così che qualche giovane capo, di solito poco saggio e inesperto, non a caso definito il più delle volte una "testa calda", rifiuti di piegarsi al giogo dei bianchi e si ribelli, sognando magari di coprirsi di una gloria, effimera ed illusoria...
Se qualche decina di guerrieri si lasciano sedurre dai sogni ad esempio di un Cruzado, le sanguinose scorrerie tra le fattorie isolate possono avere inizio... scatenando ovviamente un pericoloso gioco al massacro, che si conclude con l'intervento dell'esercito che riporta la pace, sappiamo bene a che prezzo.
I grandi capi come Cochise e Tex sono ben consapevoli della realtà senza uscite, così hanno spesso un atteggiamento quasi di passivit? e di disfattismo di fronte alle violenze e gli abusi dei grandi generali delle giacche blu, si veda a titolo di esempio il rapporto tra il ranger e il generale Davis nelle due storie incentrate sui Sioux di Nuvola Bianca.

L' habitat della riserva, primitivo e estremamente rudimentale, primigenio nella sua essenza, non può offrire tutti quelli che sono i grandi piaceri offerti dalle città

Le storie di Tex sono ambientate in un periodo, gli anni ottanta dell'ottocento, dove la colonizzazione può definirsi ormai quasi conclusa. Le riserve nascono proprio da un'esigenza di mettere dell'ordine, di regolamentare i rapporti tra le due parti.


Chiaramente una contrapposizione netta viene a definirsi tra questa - wilderness - propria dei nativi, e il mondo dei bianchi, caratterizzato dalle piccole fattorie e i loro pascoli, oppure dalle prospere cittadine come Tucson o Nogales, che sono degli avamposti della civilt? dell'est, ma comunque ben lontane dal raggiungere i livelli di città come San Francisco o New Orleans.

La vita quotidiana di Tex è quindi una scelta di vita. Esso avrebbe potuto decidere senza nessun problema di stare nei pressi di Kayenta, oppure di costruire una casetta nella riserva, dato che anche i navajo, loro malgrado, eran ormai costretti ad una vita sedentaria.
Eppure no, esso ha scelto la vita che noi tutti sappiamo, uno stile di vita nel rispetto della natura e dell'altro, una vita che permette di mettersi sempre alla prova, assaporandone ogni attimo.

Ottima analisi! Il solo che può definirsi veramente attratto dalle comodit? è Kit Carson, ma anch'egli, come i suoi pards, è legato profondamente a questo tipo di ambiente e stile di vita che TexF ha magnificamente definito con le parole sopra riportate.


originally edited by YMALPAS (27/9/2006, 15:00)

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Le storie di Tex sono ambientate in un periodo, gli anni ottanta dell'ottocento, dove la colonizzazione può definirsi ormai quasi conclusa. Le riserve nascono proprio da un'esigenza di mettere dell'ordine, di regolamentare i rapporti tra le due parti.

Questo è il difetto che mozza le gambe ad una serie come quella di Tex. Sicuramente periodo scelto nell'epoca eroica per scarsa conoscenza della storia del West, poi fatto diventare definitivo per rispettare la cronologia che ormai s'era affermata anche a costo di incongruenze come quella della "doppia guerra civile" combattuta dal nostro all'epoca delle strisce e poi nuovamente durante il centinaio d'oro. Un personaggio come Tex sembra più adatto per come è impostato a vivere sino alla metà dei Settanta dell'Ottocento, invece, anche grazie alla scandalosa gestione nizziana, Tex s'è snaturato diventando sbirro, ruolo molto più adatto negli Ottanta dell'Ottocento, quando gli ultimissimi avamposti di frontiera ancora apparentemente 'libera' erano nel territorio indiano dell'Oklahoma (conquistato nel 1890, dopo la deportazione degli Apaches in Florida, in quell'avvenimento che suggella definitivamente l'epopea del vecchio West ---> vedi anche il maxi OKLAHOMA) e qualche altro territorio non ancora sfruttabile con la tecnogloia dell'epoca (come deserti in cui ancora non era stato scoperto il petrolio, ecc...) sparso qua e l' nell'Ovest in generale.


originally edited by MISTER P (27/9/2006, 15:52)

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Le riserve nascono proprio da un'esigenza di mettere dell'ordine, di regolamentare i rapporti tra le due parti.

Mi spiace, ma qui sono implacabile...


Le riserve nascono per l'egoismo dei bianchi, sempre più rivolti verso sè stessi, giudicando inferiori/inutili/non importanti/... tutti gli altri, figurarsi poi una civilt? che era ferma all'uso dell'arco, che non conosceva le macchine, ...


Ebbene si, il bianco, con la sua brama egoistica è l'unico responsabile delle riserve (e dello sterminio!)

Mettere dell'ordine? Ma se era un territorio così vasto dove potevano viverci tutti tranquillamente assieme.

Le prime riserve, così come i primi patti, potevano risultare "giusti" (ma è poi giusto rinchiudere qualcuno che era sempre stato libero?), peccato che poi tali accordi son stati visti e rivisti in base alla necessit? di legname, o alla scoperta dell'oro!


Un fatto che ci vien presentato anche a noi grazie a Tex.

[immagine non presente su questo forum]

originally edited by Tex Fanatico (28/9/2006, 08:41)

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Discorso condivisibile TexF, peraltro non ho detto niente che andasse contro quanto tu hai poi esposto dopo, si tratta infatti di un modo di regolamentare i rapporti ( vedi i famosi "Trattati" ) tra le due parti, che poi si sia in presenza di un vero e proprio soppruso compiuto ai danni dei nativi, beh... questo è un altro paio di maniche! :P

originally edited by YMALPAS (28/9/2006, 14:01)

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