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TWF - Tex Willer Forum

[593/595] La Mano Del Morto


Sam Stone
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Voto alla Storia  

84 utenti hanno votato

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  • 11 mesi dopo...

letta la trilogia nella versione tre stelleun kolossal oserei definirlo per il taglio cinematografico che ha tutta la costruzione del giallo: gli indizi disseminati con la giusta dose, sequenze di azione che si alternano a quelle investigative con il giusto ritmo e frequenza e risoluzione del mistero con tutti i tasselli che vanno al posto giustosi questa avventura è un giallo mascherato da western con sfondo storicocomplimenti a Boselli per il modo in cui ha saputo miscelare il tutto creando un cocktail omogeneo e appaganteOttima la prova di Font con i suo personaggi nevrotici nel tratto che si muovono su sfondi ricchi di dettagli e particolaric'è un leggero calo solo nell'ultimo albo, il quale però contiene la bellissima sequenza del saloon number 10 ho letto tutto il topic, notando che negli anni le critiche sono sempre le stesse (storia di Tex, storia con Tex), ho capito che ormai la mia mentalit?, il mio metro di giudizio è diverso rispetto a quello di altri utenti perciò rinuncio alla polemica e mi godo una storia ben scritta :trapper: la quale non mi ha proprio dato l'impressione di brodo allungato, anzidi solito le trilogie hanno i loro punti forti nelle partenze sparate e nei finali pirotecnici, lasciando gli approfondimenti ai capitoli centraliinvece, in questo caso ho letto tre albi adrenalinici, tra cui il migliore è stato proprio il capitolo centrale "quel treno a mezzogiorno"capitolo centrale che ha l'unica pecca nella copertina un po' freddamentre le altre due sono un capolavoro del maestro Villa

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  • 1 anno dopo...

Ho riletto oggi i tre albi di questa fantastica storia
Disegni fatti a regola d'arte soffermandosi su ogni singolo elemento e testo Borsellino che adoro...trama intricata, complicata ma se spiegata (alla fine) si riesce a inquadrare il tutto.
Storia davvero bella, azzardo a dire che sia la più bella della fascia 500-599 e una delle migliori storie scritte da Borden

Bella la pensata di inserire Calamity Jane in tutti e tre gli albi ma rivelare la sua presenza solo all'ultimissimo...
Unica nota dolente é il finale con il giudice per me troppo frettoloso ma con una storia da tre albi non mi posso e non mi devo lamentare!!!

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  • 3 mesi dopo...
  • Sceriffi

"La mano del morto" è una delle storie più ambiziose della fascia 500-600, in cui Boselli azzarda a raccontare un nuovo incontro di Tex con la Storia, o anzi con la Leggenda - e sono ben tre le leggende del West che qui incontrano la pista di Tex: Wild Bill, Buffalo Bill e Calamity Jane! Solo questi tre nomi dovrebbero bastare a far intuire che siamo di fronte a una di quelle storie davvero importanti, che si meritano lo spazio di tre interi albi per essere raccontate nella maniera migliore (in un periodo in cui la norma erano storie nelle canoniche 220 pagine, e rarissimamente si andava oltre).

Una di quelle storie "da grandi occasioni", che si dipana lungo le sconfinate praterie del West attorno a un mistero che verrà svelato soltanto nelle pagine finali, da Phoenix attraverso l'Arizona, il New Mexico (Albuquerque), il Colorado (Denver), fino all'epilogo nel Dakota, in quella Deadwood dove tutto era cominciato con la rievocazione, nel prologo, dell'omicidio di Wild Bill. Un lungo viaggio tra cavalcate, treni e marce nel deserto, introdotto da uno splendido dialogo tra Tex e Carson mentre lasciano Phenix, teatro di una sorta di "primo atto" della storia: "...come mai ho la sensazione che andremo invece molto più lontano?" "Forse te lo suggerisce l'esperienza, Carson! Questo è solo l'inizio della nostra pista! Ma non sappiamo dove finirà per condurci..."

Non si tratta, a mio parere, di un capolavoro assoluto, forse per via di una trama eccessivamente complessa e un po' macchinosa, che richiede più attenzione del solito per essere seguita nei dettagli, a tal punto che Boselli decide di inserire addirittura una scena in cui i pards ricapitolano la situazione (evidentemente a beneficio del lettore, che a quel punto della lettura avrebbe potuto trovarsi un po' spaesato). Anch'io, che normalmente amo le trame complesse e non lineari, ho faticato un pochino a seguire l'evolversi di quello che è, in fin dei conti, un vero e proprio giallo; tutt'altro che illeggibile, comunque.

Altro aspetto che mi ha lasciato un pochino insoddisfatto è l'anonimato in cui rimangono i nemici principali, gli organizzatori dell'attentato a Wild Bill, a parte forse il tetro Mr Black che però fa ben presto una brutta fine. Ma d'altra parte mi rendo conto che questo anonimato, la mancanza di nemici con un volto ben definito, sia proprio l'effetto cercato, perché in questo caso la storia non ruota intorno alla sfida tra Tex e gli antagonisti - come quasi sempre accade - bensì è completamente incentrata sul mistero della morte di Wild Bill e sul vendicatore sconosciuto. E' questo uno degli aspetti che la rendono decisamente insolita, ma anche molto riuscita.

I disegni di Font questa volta, al contrario di altre prove precedenti, non mi hanno completamente entusiasmato: come al solito, alla sua maestria nella rappresentazione paesaggistica (splendide le vedute di Deadwook o della "Lonesome Prairie") fanno da contraltare le anatomie sgraziate dei personaggi e i visi di Tex, spesso davvero brutti. Ma l'artista è da anni una delle colonne portanti della serie, e nonostante ad alcuni non piaccia io gradisco sempre il suo tratto.

In conclusione, la storia non è un capolavoro, ma non merita meno di 9!

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Mi è piaciuto l'inseguimento di Calamity Jane da parte di Kit, una trovata notevole del nostro Borden.

In generale non è facile lavorare con riferimenti storici abbastanza definiti, ma qui mi pare il risultato sia stato piuttosto buono.

Ogni tanto una storia così ci vuole, a parer mio. Chissà che prima o poi salti fuori qualche altro capo indiano realmente esistito :indiano:

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  • 4 anni dopo...

Da quando seguo questo forum, prima solo da visitatore, ora da iscritto, ho recuperato l'abitudine di rileggere le vecchie storie, cosa che non facevo ormai da parecchio tempo. In questi giorni è toccato a La mano del morto, che ho ritrovato stupenda.

 

Intervenendo a nove anni di distanza dalla pubblicazione, quando già tanti commenti si sono succeduti, è inutile ripetere quanto già scritto da altri. Boselli ha allestito una trama complessa e avvincente, e il lettore non è soddisfatto prima di essere giunto all'ultima vignetta dell'ultima pagina. Il che significa che l'autore ha raggiunto il suo obiettivo!

 

Mi preme sottolineare, però, che è bello vedere i due Kit (che fin troppo spesso sono stati ridotti a mere macchiette) dimostrare tutto il loro carattere e le loro abilità. A mio avviso, la statura di Tex emerge soprattutto se i suoi pard non sono un vecchietto simpatico e brontolone, un ragazzo ingenuo ma saccente e un indiano silenzioso; ma piuttosto il temibile Kit Carson, lo scatenato Kit Willer e l'implacabile Tiger Jack.

 

I disegni di Font mi lasciano sempre interdetto. A valutare le vignette una per una, il giudizio deve essere negativo per i volti sgraziati di Tex e Carson e per le loro teste incassate nelle spalle. Però, chiuso l'ultimo albo, rimane la sensazione che il disegnatore ,il West, lo rappresenti proprio bene!

 

 

 

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Storia ben orchestrata da Boselli che a tratti entusiasma.
Il giudizio complessivo é positivo.
Che il vendicatore fosse Calamity Jane l'avevo capito da quando Kit dice di aver visto delle impronte di un uomo di bassa statura.
Di solito non mi piacciono le storie nelle quali vengono inseriti personaggi realmente esistiti, ma si sa che Boselli usa farlo spesso e, devo dire, in maniera anche molto competente.
Voto alla storia: 7,8
Voto ai disegni: 8

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  • 1 anno dopo...

Erano svariati anni che non mi accingevo a rileggere questa lunga maratona narrativa; ovviamente il lasso di tempo trascorso non mi permetteva di ricordare per filo e per segno la trama, tuttavia conservavo un ricordo positivo e oggi, dopo essermela nuovamente gustata, ho appurato che quella sensazione era riduttiva, visto che la prova di Borden è davvero avvincente e ben riuscita. Un episodio molto lungo e complesso, che occupa tre interi albi ma che ha l’indiscusso merito di tenere sempre alta l’attenzione del lettore, lasciandolo inchiodato alle pagine, grazie soprattutto a una sceneggiatura curata e funzionale. La trama di base è alquanto intricata e richiede una lettura attenta per carpire al meglio gli snodi principali della vicenda, ma personalmente storie simili, se scritte bene (e questa lo è) mi appagano molto. Di solito quando l’universo di Tex entra in rotta di collisione con la storia propriamente detta, rimango perplesso e spesso nei miei commenti ho avuto modo di chiarire il perché, di conseguenza anche stavolta il rischio di rimanere deluso ero alto, visto che ben tre leggende viventi del west del calibro di Hickok, Buffalo Bill e Calamaty Jane apparivano insieme sulla saga, ma il grande merito di Boselli fu quello di imbastire una trama ben architettata e coinvolgente che s’incastonò perfettamente con le pieghe storiche e il connubio “storia-fantasia” si rivelò cosi azzeccato da rendere l’esito più che soddisfacente. Tavola dopo tavola ci addentriamo in un ricco intreccio che porta a scoprire una ramificata congiura dietro la fine del celebre Wild Bill Hickok.  Due misteriosi casi di sangue, apparentemente slegati, permettono a Tex di individuare un sottile filo conduttore e di intraprendere con sagacia una fitta opera investigativa che porterà lui e i suoi pard a una vera e propria odissea costellata da inseguimenti, sparatorie e azione pura tra Arizona, Colorado e South Dakota. Il giallo dei presunti mandanti dell’omicidio di Hickock s’intreccia con la presenza del misterioso vendicatore che dissemina a mo’ di firma le famigerate carte che caratterizzavano la “mano del morto, ovvero la doppia coppia di assi e otto neri che il povero Wild Bill stringeva al tavolo del poker al momento in cui fu freddato. I nostri in pieno stato di forma si dividono i compiti e sia il giovane Kit che Carson brillano di luce propria, mostrandosi degni comprimari di un Tex deciso e duro come il granito. Borden arricchisce il succulento piatto con un’abile sceneggiatura, che saltando da uno scenario all’altro, accresce la tensione e la suspense, e delizia il lettore con scene ben scritte e cariche di adrenalina come quella del treno in partenza da Albuquerque o d’impatto come il vagare del giovane Kit appiedato ma comunque salvato dall’inatteso gesto della borraccia donatagli dalla sua preda. Risalendo la fila e dopo l’individuazione di altri componenti del complotto, lo scontro finale si concentra a Deadwood dove tutto era iniziato quel maledetto pomeriggio d’estate al saloon n°10. Tex e pards, congiunti a Martha Jane Canary (ovvero la misteriosa vendicatrice della “mano del morto”) scrivono la parola fine dopo un movimentata battaglia, sconfiggendo il misterioso “fante di quadri”. Che dire, davvero un’ottima prova, priva di cali di ritmo e sbavature, che si legge con molto piacere e schiaccia ogni pensiero. Non facile districarsi sulla lunga distanza di una tripla con queste cadenze narrative, garantendo comunque un adeguato sviluppo di una trama, molto ricca e complicata. Borden ci riuscì di par suo sciogliendo ogni nodo e garantendo pure dialoghi mai eccessivamente verbosi e pesanti. Anche la caratterizzazione dei personaggi, sebbene meno marcata di altre prove, si rivela accettabile e stavolta i nostri si trovano al centro dell’azione non rischiando minimamente di essere oscurati dai comprimari. Poco importa se i villain dietro le file della congiura si rivelino in fondo alquanto anonimi, l’attenzione dell’autore stavolta è palesemente rivolta all’azione e allo svelamento del giallo costruito pazientemente tavola dopo tavola e gestito con maestria. Alla riuscita dell’episodio contribuì notevolmente Font, ormai “titolare inamovibile” della squadra texiana. Forte della sua sintonia artistica con Borden, l’autore spagnolo sfornò una buona prova grafica e valorizzò ulteriormente la già valevole sceneggiatura. La sua caratterizzazione dei pards continua a essere poco convenzionale e abbastanza sgraziata, ma il sottoscritto, una volta immersosi nelle vignette cariche di tratteggi funzionali, sfondi ben delineati e dinamismo narrativo, finisce ogni volta per abituarsi pure alle sue fattezze caricaturali e anatomie non impeccabili. Di fatto, suppongo sia da sempre un gioco di prestigio quello di Font, consistente nel farsi comunque da me apprezzare, sebbene rappresenti l’opposto dell’ipotetico mio autore ideale. Il  mio voto finale è 9

  • +1 2
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  • 4 settimane dopo...

Storia eccellente.

Comincio subito col dire che PER IL MIO GUSTO è davvero troppo complessa, e per complessa intendo infarcita e di personaggi e di situazioni intrecciate da risolvere.

Faccio mia la battuta di Carson, che a un certo punto dice "mi sta venendo il mal di testa".  E se, a un certo punto, persino i nostri eroi paiono non capirci più nulla, figurarsi il sottoscritto.

Comunque tanta carne al fuoco per un Boselli debordante. C'è il solito cattivo che poi si allea con i nostri e, alla fine, è persino in odore di diventare vicesceriffo (personaggio molto bello, a onor del vero), ci sono una marea di cattivi, c'è Cody e c'è addirttura Calamity (una bella sorpresa). Insomma, il mal di testa di Carson è ben giustificato e anche il nostro, ma va detto che Borden è davvero inimitabile nel saper gestire tutto questo caos, in cui un altro si perderebbe e finirebbe per fallire, mentre lui riesce a darci una storia che, seppur non considererei un capolavoro, è davvero una storia ragguardevole.

Nessun errore visibile di sceneggiatura e pards in gran forma.

Font è un bravissimo disegnatore, ma non incontra il mio gusto per quanto riguarda i personaggi. I suoi pard sono proprio indigesti. Però i paesaggi e tutto il resto sono davvero bellissimi.

Borden 7/8

Font 6:50

Modificato da valerio
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  • 5 mesi dopo...

La rilessi più o meno un mese fa, ma poi collegandomi al forum mi passò completamente la voglia di commentare. Non per la qualità della storia, quanto per una specie di rigetto nei confronti della mania che mi ha preso per molti anni della mia vita: leggere qualcosa e poi subito commentarlo. Non era più bello quando avevo dodici-tredici anni e ingurgitavo le storie di Tex una via l'altra, spesso capendone la metà; e non avevo né la connessione a internet, né qualcuno con cui parlarne a parte mio padre (e non commentavamo comunque le singole storie)? No, non era meglio: capivo molto meno; ma almeno non esprimevo la mia opinione su tutto quanto leggevo.

 

Ho trovato la storia forse l'opposto di come la ricordavo: ricordavo una storia dal complotto molto intricato e appassionante, ma cervellotica e senza momenti di grande divertimento. La ritrovo, ora, una storia dal complotto arzigogolato sì, ma che non riesce mai davvero a prendermi (i fatti sono molto remoti: esclusa la morte di Wild Bill, personaggio che comunque non colpisce più di tanto, non ci sono motivi per interessarsene). L'impressione è che Boselli abbia puntato più su altro. Belle scene western, i soliti incroci di personaggi in stile boiardesco che ogni volta ti strappano un sorriso di soddisfazione, bei détours (tutta la parte con Harrigan e Lory è un gioiellino: dico détour perché, sebbene sia funzionalissima allo sviluppo della trama e all'evoluzione del personaggio di Harrigan, @borden si è palesemente divertito a soffermarsi sui sentimenti della ragazza, le sue interazioni con gli altri, su Carson e le vecchine... scenetta meravigliosa! :D ), gente presa a cazzotti che vola sfondando porte, rese dei conti epiche con un colpo di scena finale un po' appeso, ma che non disturba più di tanto perché il focus è puntato su altro: il divertimento, l'avventura, il West, l'incrocio fra storia, avventura e leggenda.

Insomma, rileggendo l'avventura mi sono davvero divertito, senza dubbio molto più di quando, dieci anni or sono, la lessi la prima volta (mi vengono i brividi a pensarci: la lessi da studente di terza liceo che si preparava alla maturità, la rileggo ora da professore di ruolo. Io ero altr'uom da quel ch'i' sono, Tex è sempre lì su quelle pagine, eterno, immutabile, ma più vivo di me, come un eroe dell'epica).

 

I disegni di Font? Lo stroncai spesso, quando leggevo Tex in presa diretta. Invecchiando trovo che il suo calo nella resa delle anatomie sia evidente; ma quanto sono belli i paesaggi, le atmosfere e la recitazione degli stessi personaggi? Non sarà mai fra i miei preferiti (a parte il Texone e "Nei territori del Nord-Ovest"), ma qui mi è piaciuto parecchio.

 

Diedi otto, all'epoca. Do otto anche oggi, pur avendo della storia un'opinione completamente diversa. :D

  • +1 1
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  • 4 mesi dopo...

Allora...Scrivo questa recensione prima di aver letto le vostre.

È una storia ricca (forse fin troppo) che mi ha tenuto incollato agli albi. Il Boss partendo da un fatto di cronaca e da una doppia coppia ha costruito una bella matassa. Location diverse, mistero, sparatorie, intrighi, tanti personaggi tra Storici e non. Lettura piacevole e soddisfacente. Font non mi piace molto (in alcune vignette Tex è deforme e gobbo) però il suo tratto stavolta non mi infastidisce troppo. La trama la devi seguire ma ti coinvolge. Buonissima prova del Boss, non tra i suoi capolavori ma per me nel novero delle prove riuscite (e sono tante).

Il 8/7/2020 at 14:39, valerio dice:

Storia eccellente.

Comincio subito col dire che PER IL MIO GUSTO è davvero troppo complessa, e per complessa intendo infarcita e di personaggi e di situazioni intrecciate da risolvere.

Faccio mia la battuta di Carson, che a un certo punto dice "mi sta venendo il mal di testa".  E se, a un certo punto, persino i nostri eroi paiono non capirci più nulla, figurarsi il sottoscritto.

Comunque tanta carne al fuoco per un Boselli debordante. C'è il solito cattivo che poi si allea con i nostri e, alla fine, è persino in odore di diventare vicesceriffo (personaggio molto bello, a onor del vero), ci sono una marea di cattivi, c'è Cody e c'è addirttura Calamity (una bella sorpresa). Insomma, il mal di testa di Carson è ben giustificato e anche il nostro, ma va detto che Borden è davvero inimitabile nel saper gestire tutto questo caos, in cui un altro si perderebbe e finirebbe per fallire, mentre lui riesce a darci una storia che, seppur non considererei un capolavoro, è davvero una storia ragguardevole.

Nessun errore visibile di sceneggiatura e pards in gran forma.

Font è un bravissimo disegnatore, ma non incontra il mio gusto per quanto riguarda i personaggi. I suoi pard sono proprio indigesti. Però i paesaggi e tutto il resto sono davvero bellissimi.

Borden 7/8

Font 6:50

Concordo.

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Il 12/5/2010 at 18:48, paco ordonez dice:

Brava Cheyenne, hai capito perfettamente quello che volevo dire!Voglio precisare:nel precedente intervento non volevo certo fare il drammatico;e non volevo nemmeno risultare offensivo-p.... e mentali mi sembrava il termine migliore e perchè no, anche più simpatico :trapper: Dico un'altra cosa:io sono il primo ad essere affezionato alle bistecche alte tre dita e alle patatine fritte dorate al punto giusto! :trapper: Quando riprendo in mano qualche vecchia storia, sono scene come queste cha riprendo in mano:e questo succede soprattutto quando(e non voglio denigrare Tex con questo, anzi!)vado in bagno. Ora,? normale che quando mi rivedo qualche albo per puro divertimento o passatempo, non mi riprendo "La mano del morto":? una storia complessa, articolata, perfino un p? cervellotica:quale divertimento potrei avere da una storia così, quando vado in bagno e voglio una lettura più leggera?Non prendo "La mano del morto", ma riprendo per esempio "La banda del teschio", con i due pards meravigliosamente affamati e un Carson cascamorto(e mi diverto come se avessi ancora 10 anni)."La mano del morto" non si presta a una lettura leggera, non è una lettura leggera;di certo,? una lettura molto più pesante della media texiana(e comunque non stiamo certo parlando del "Cosè parl' Zarathustra"!!). Ora, questa sua complessit? è un difetto?Il fatto che Tex rida poco è un difetto(di questa storia e di questo Tex)?Il fatto che non ci viene mostrata la scena (che io amo e vorrei vedere ogni mese) delle bistecche e patatine, rende "La mano del morto" una storia poco texiana?Diciamola tutta:il fatto la storia che abbia poche scene divertenti, il fatto che non potr? portarmela in bagno per farmi due risate, la rende poco riuscita?Ripeto:a me il Tex divertente e divertito, spaccone, simpatico, sfottitore,? quello che piace di più:questo è un altro dei motivi per cui considero Nizzi il più grande sceneggiatore texiano del post Bonelli. Ma se il Tex di Boselli è in questo diverso dal Tex di Nizzi, non mi strappo certo i capelli!... e quando uscir? il Texone, non mi munir? certamente di una lente di ingrandimento per sgamare ad ogni costo la quantit? di sorrisi, gli eventuali errori, le incongruenze... Concludo, quindi, facendo un invito simpatico:non facciamoci prendere dalla sindrome di Ubc! :trapper:

Credo sia bello avere storie diverse, stili diversi, sempre nel rispetto di alcune caratteristiche base. Cioè alcuni limiti che un personaggio come Tex ha. Limiti che il curatore non deve far superare. All'interno di questi paletti poi gli sceneggiatori possono sbizzarrirsi.

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A distanza di diversi anni, ho deciso di andare a riprendere questa storia, riuscendo ad apprezzarla assai più della precedente lettura, o forse al massimo delle due precedenti, ed a rivalutarla appieno, ovviamente al rialzo. Una storia complessa, figlia di una delle trame a mio avviso più complesse ed arzigogolate che Boselli abbia mai realizzato, che trae spunto dal controverso omicidio di cui fu vittima una leggenda del West come Wild Bill Hickok.

 

Davvero un peccato che, per ovvi motivi, i Nostri non abbiano potuto incontrare di persona Hickok, ma hanno comunque modo di collaborare con una pard d'eccezione come Calamity Jane e dipanare un intrigo fittissimo e complicatissimo, culminato con la morte di tutti i mandanti dell'omicidio di Wild Bill Hickok. Un intrigo in grado non solo di rendere la storia avvincente e mai banale, ma anche di ovviare alla scarsa rilevanza fattuale degli antagonisti di turno, eccezion fatta per Harrigan che, nel corso della vicenda, ha modo di redimersi e, di fatto, convince Tex e Carson a chiudere un occhio circa il fatto che aveva quasi ucciso il loro amico sceriffo Will Patterson (in diverse circostanze, dubito che i due pards sarebbero stati altrettanto indulgenti). Ottima, di contro, la caratterizzazione di Calamity Jane, sia pure rimasta in incognito fin quasi alle battute finali della vicenda, ma comunque inarrestabile nel contribuire in parallelo a rendere giustizia a Wild Bill, tallonata con caparbietà da Kit Willer, anch'egli protagonista di una nuova prova in solitaria per circa un albo, in cui non corre alcun pericolo ma dimostra tutta la sua abilità nel conquistare la fiducia del giovane sioux amico di Calamity Jane e scoprirne l'identità.


Assai felice, a mio avviso, la decisione di affidare i disegni ad Alfonso Font, che con il suo tratto notoriamente assai adatto alla raffigurazione di un West duro e selvaggio è stato in grado di conferire un certo fascino ad una storia che rappresenta uno spaccato dell'epoca western nella sua fase più realistica nonché, in un certo senso, anche crepuscolare. Molto suggestive, in particolare, le pagine del primo albo in cui si ripercorrono l'omicidio di Wild Bill ad opera di Curly Jack McCall ed il farsesco processo che seguì, al pari di quelle in cui, nel terzo albo, si ammira la selvaggia bellezza delle Black Hills, oltre che quelle della resa dei conti finale a Deadwood.

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<span style="color:red">2 ore fa</span>, juanraza85 dice:

 

.....
Davvero un peccato che, per ovvi motivi, i Nostri non abbiano potuto incontrare di persona Hickok, ma hanno comunque modo di collaborare con una pard d'eccezione come Calamity Jane e dipanare un intrigo fittissimo e complicatissimo, culminato con la morte di tutti i mandanti dell'omicidio di Wild Bill Hickok. 
....

Credo che il mancato incontro sia stato proprio voluto, calcolato (a meno che - e non mi dispiacerebbe fosse così - non si scoprisse in seguito che in realtà Tex e Carson avevano già incontrato Wild Bill). La ragione, secondo me, è data dalla caratteristica del personaggio Wild Bill. Non è semplice fare incontrare Tex e Carson con chi è considerato il più temuto pistolero del West. Non si sarebbe potuto farlo apparire migliore dei nostri due pard (sacrilegio!), ma neppure inferiore (sarebbe apparso grottesco e ingiusto). La sfida, basta e avanza. All'epoca parve normale a GLB far battere Buffalo Bill da Tex. Addirittura fare stravincere, sia con le colt sia col fucile. Ma credo che Boselli non avrebbe mai potuto e voluto replicare una simile forzatura con Wild Bill.

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<span style="color:red">40 minuti fa</span>, james dice:

Credo che il mancato incontro sia stato proprio voluto, calcolato (a meno che - e non mi dispiacerebbe fosse così - non si scoprisse in seguito che in realtà Tex e Carson avevano già incontrato Wild Bill). La ragione, secondo me, è data dalla caratteristica del personaggio Wild Bill. Non è semplice fare incontrare Tex e Carson con chi è considerato il più temuto pistolero del West.

 

In realtà, io intendevo sottolineare che l'incontro di persona non è potuto avvenire affinché fosse garantita quel minimo di attinenza storica che non guasta mai, soprattutto con personaggi realmente esistiti del calibro di Wild Bill Hickok. Anche perché, e in questo concordo con te, fare coesistere un personaggio del genere con Tex, seppure in una sola avventura e pur adattandolo al contesto texiano, non sarebbe stata impresa facile (non impossibile, ma di certo un po' ardua).

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  • 1 anno dopo...

Ecco una storia che periodicamente recupererò dallo scaffale per potermela gustare una volta in più, anche per poter annodare tutti i fili che si intrecciano in questo racconto western a sfondo storico e con forte tinte di giallo.

La sceneggiatura prende spunto dal reale assassinio di un eroe del West, Wild Bill avvenuta nel 1876 e si sviluppa nel presente texiano dove i nostri, coadiuvati a che da Buffalo Bill, indagano sulla scia di morte che si scatena dapprima in Arizona per poi spostarsi man mano verso nord est. Morti dovute proprio a causa di quella avvenuta ai danni di Wild Bill una partita a poker e alla sua famosa "Mano del morto".

I tempi di sceneggiatura sono perfetti, i tre pards (manca Tiger) sono in gran forma così come sono degni di nota tutti, o quasi, i personaggi che vediamo protagonisti lungo questi tre albi.

Anche Font si esprime a livelli altissimi. Così come per altri utenti anche io vedo come un piccolo punto debole nei pards, alcuni volti e la prestanza fisica sono migliorabili, ma riesco comunque a farci l'occhio, anche perché il resto mi manda in visibilio.

 

Voto complessivo 9 (pieno)

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  • 1 anno dopo...

"La mano del morto" è un'ottima storia western in tre albi pieni di azione, mistero, suspence. Carson e Kit Willer protagonisti alla grande insieme a Tex. Un montaggio alternato notevole ed efficace tra diverse linee narrative, in una girandola di situazioni mai noiose. Disegni di Font dinamici e d’atmosfera, di livello qualitativo alto come nel Texone “Gli assassini”. Ben costruito il personaggio di Luke Harrigan, delinquentello redento ma credibile (una delle scene più memorabili è quella del secondo albo con Luke che cinicamente “usa” la sua ragazza nel tentativo di sfuggire ai Nostri prendendo il treno). Finale pirotecnico con Calamity Jane che entra in modo originale e sorprendente tra i personaggi storici incontrati da Tex.

 

Il centro di tutto l’intrigo è proprio nelle parole di Calamity: - “[Wild Bill Hickok] e io stavamo cercando di dare nomi e volti ai componenti di una cricca di affaristi che, con la corruzione e una serie di incidenti ben calcolati, avevano provocato la guerra delle Colline nere”.

Insomma, Boselli immagina che Wild Bill sia stato ucciso per interrompere le sue indagini su coloro che avevano causato il sanguinoso scontro delle Black Hills. A loro si  contrappone ora Calamity Jane, con un gruppo di guerrieri Dakota, a cui Tex nel finale rende omaggio per il coraggio e rettitudine: - Te ne vai già da Deadwood, Jane?

- Preferisco cambiare aria per un po’ e andare a caccia nelle terre dei miei amici Dakota, libera e selvaggia come loro… sinché sarà possibile farlo.

- E’ possibile ancora grazie a te, - le risponde Tex.

 

E così probabilmente Calamity Jane se ne torna coi suoi Dakota a “Lonesome Prairie”, la valle nascosta sacra, dove si incontrava con l’amato Wild Bill, prima che venisse ucciso, e dove ha trascorso con lui giorni felici. Un rifugio, una valle incontaminata che in questa storia è un po’ il simbolo utopistico della resistenza agli affaristi e ai provocatori di guerre che sfruttano Deadwood e i suoi dintorni per arricchirsi ai danni degli indiani.

Tex.jpg

 

Modificato da Poe
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