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Il Sesto Centinaio In Pillole


ymalpas
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Sto pensando di creare un insieme di discussioni per presentare le storie di Tex centinaio per centinaio. Inizio ad occuparmi di quello che si è appena concluso, è un ottimo modo per avere una visione d'insieme delle storie del ranger e di straordinaria utilità per i nuovi lettori che ancora non hanno letto tutti gli albi. La dedico anche a tutti coloro che si apprestano a continuare l'avventura con gli albi a colori di Repubblica. L'unico dubbio che mi resta è che l'impresa di raccontare tutte queste storie di Tex non è da poco, vediamo dunque quanto mi sorregge la buona volontà. Per iniziare, ecco il primo terzo del sesto centinaio.

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Il sesto centinaio si apre col numero 501 intitolato Mefisto! del 9 luglio 2002, 2,20 è il prezzo, circa 270.000 le copie dell'inedito mensile di Tex vendute nel corrente anno. Per chi da tempo aspettava il mitico ritorno di Mefisto, la copertina - una delle migliori realizzate da Villa - è da urlo. L'estate 2002, per il pubblico bonelliano, è decisamente all'insegna di Tex Willer, scrive orgoglioso Sergio Bonelli e l'anteprima sul sito della SBE promette sicuramente spettacolo! Nella "ville lumi?re" ( Parigi ) uno stregone ind' in grado con le sue arti magiche di resuscitare l'arcinemico di Tex, incontra Lily Dickart, sorella del negromante! Ma prima occorrerà trovare le sue ossa con l'aiuto della mambo Loa nelle segrete del castello diroccato in Florida... La storia inizialmente non delude le attese, nonostante ci si lamenti della lunga introduzione o della costruzione approssimativa dei caratteri. Le perplessit? aumenteranno con l'andare delle pagine, i detrattori di Nizzi gli rimprovereranno la scelta di Phoenix come nuovo covo, la frettolosa liquidazione di Yama, l'eccessivo protagonismo di Lily e infine, soprattutto, un Mefisto visto come un vecchio patetico preda dei suoi incubi e eternalmente sull'orlo di una crisi di nervi. Col terzo albo la lettura rafforza l'idea di una storia inconcludente che si trascina stancamente, la sceneggiatura è noiosa, priva di apprezzabili guizzi e ha un ritmo troppo discontinuo. Banale è la parola più adatta per commentare la cattura di Carson, Kit e quella ferocemente criticata di Tiger. L'improvvisa morte dell'interessante personaggio di Boris suscita disorientamento nei lettori per come avviene. Il finale della storia, con la fuga di Mefisto, sembra letteralmente tagliato via. In definitiva l'unica cosa che salva in parte quest'avventura sono gli strepitosi disegni di Claudio Villa.


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La successiva Guerra nel deserto è un classico di Tex con gli indiani e i soldati, o almeno vorrebbe esserlo. Le idee di Nizzi per questa storia corta di un albo e mezzo sono essenzialmente due: Carson ferito, catturato e legato a un palo e Tex accusato di omicidio. Diciamo subito che le buone premesse del primo albo non sono tutte mantenute nell'albo conclusivo, la storia è cioè il classico riempitivo a cui è stato affibbiato il primo di uno dei tanti titoli inappropriati che costelleranno la fascia 500. I disegni di Repetto, generalizzando il discorso, entusiasmano poco.


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A sud del Rio Grande è la prima di Boselli del centinaio. Il titolo di lavorazione è "Una pallottola per Raza" e l'interesse della storia è manifestamente volto a scoprire chi lo abbia tradito. Boselli esagera nel delineare il protagonista Raza ( in una sequenza abbatte da solo sette avversari ) e col buonismo, C'è chi rimprovera anche i dialoghi che non sarebbero il massimo. Una storia, come la precedente, appena sufficiente sulla quale pesano enormemente i disegni del decadente Guglielmo Letteri.


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Nizzi ritorna con una storia di ambientazione canadese intitolata Il mercante francese. Il primo albo piace, la trama si rivela scorrevole e anche i nemici ( Charbonne e Snake Bill ) ricordano i bei tempi, ma i restanti due albi confermano la tendenza che vuole un autore con poche idee e scelte narrative non sempre felici! Storia complessivamente sufficiente grazie anche ai disegni di Fusco.


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Ritorno a Culver City è un buon western cittadino e nasce da un'idea di Civitelli. Nizzi la elabora, ma solo alcuni spunti del disegnatore aretino sono presi in considerazione, anche per il veto dell'editore di trattare certi temi. Cosè nel primo albo l'unica idea, che è anche la migliore delle prime 114 pagine, è quella del ritorno al ranch paterno. Non convincono invece le sequenze che vedono Tex alle prese con lo sceriffo corrotto della città e in modo particolare le tavole finali del primo albo dopo la sparatoria quando il ranger si fa arrestare senza reagire. Messi da parte i proverbiali difetti che vengono imputati all'autore modenese il secondo albo mantiene un buon ritmo, senza cadute. Magnifici invece i disegni di Civitelli.


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Vent'anni prima una delle prime sceneggiature scritte da Nizzi fin° dritta sul bellissimo texone di Buzzelli. Il mondo dei boscaioli, che sembra affascinare il narratore, ritorna dunque sulle pagine della testata con quest'avventura. Le foreste dell'Oregon, che ha il pregio di contare sulla partecipazione di Gros-Jean e che vede i due pards nei panni inediti di due montanari spaccalegna, è generalmente considerato un buon albo. Altamente sconsigliata invece la seconda parte intitolata "I fucili di Shannon" ( titolo ancora una volta non appropriato ) che fece storcere il naso ai puristi texiani e non solo, con un finale frustrante. La storia all'epoca rappresent? probabilmente il picco negativo mai toccato dall'autore.


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A Il lungo viaggio, lunga storia che si dipana su tre albi, ho sempre personalmente rimproverato una sola cosa: la sequenza iniziale sul treno quando i bandidos attaccano il treno per ripulire i passeggeri dei loro dineros e Tex invece di reagire chiede a Carson di nascondere le pistole. A dire il vero ci sarebbe da aggiungere anche il particolare non del tutto insignificante che vede un hombre come Montales, governatore di Chihuahua, relegato ormai al ruolo ufficiale di scaldasedie. Ma il resto della storia non è male, persino Ortiz incanta per un attimo disegnando le tavole del prologo della storia ambientato nel sedicesimo secolo. Da citare anche l'isoletta di Tiburon e Tex che si lascia andare ai ricordi di quella storica avventura vissuta in compagnia di una giovane messicana chiamata Lupe.


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L'inedito del dicembre 2003 è una storia di Nizzi di 110 tavole disegnate dai fratelli Cestaro e originarimente concepita per la serie degli Almanacchi del West. Pioggia! non delude le attese dei lettori e riporta pochissime critiche: letta oggi non è una storia sensazionale, ma la trama è ben congegnata e soprattutto senza sbavature e il ranger si comporta in maniera tosta senza manifestare i soliti tentennamenti.


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Muddy Creek si apre con le parole di Sergio Bonelli che ricordano la scomparsa di Vincenzo Monti ( le pagine alterneranno tavole sue e altre di Brindisi ). La storia è tutto sommato gradevole e migliora nel secondo albo con un finale buonista che vede la riconciliazione della famiglia Macomber e il pentimento della giovane prostituta Kathleen. Trama ballerina nel momento in cui Tex presenta il conto all'avvocato Dillon con quest'ultimo che, derringer in mano, sbaglia incredibilmente bersaglio a pochi passi ( e allo stesso tempo, uno "strano" Tex che incomprensibilmente lo lascia fare dopo averlo avuto in pugno! ).


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Per la sua decima avventura scritta per Ticci, Nizzi mette in campo il west e le sue praterie, e... I cacciatori di bisonti. Storia che si situa ampiamente sopra la sufficienza, malgrado qualche pecca ( per esempio si veda, nell'immagine sopra, il protagonista catturato due volte solo nel primo albo ).


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Assente da circa un anno e mezzo dalla serie, ritorna Boselli con una storia lunga tre albi, disegnata dallo spagnolo Font che inaugura con l'autore meneghino una lunga e prolifica collaborazione sulla serie regolare. La rarefazione della presenza dello sceneggiatore nella fascia 501-550 è da addebitarsi a una serie di fatti tra i quali la morte di Capitanio, la bocciatura delle tavole di Marcello, la lentezza di Sommer. I lupi rossi è dunque una storia molto attesa dai lettori e mantiene le promesse solo in parte. In effetti i due primi albi vedono una partecipazione molto limitata del ranger, protagonisti di primo piano sono invece lo skidi pawnee Cavallo Bianco e il cheyenne Colpo Coraggioso. Il giudizio migliora molto nella concitata parte finale che contribuisce a candidare la storia come la migliore della testata scritta negli ultimi anni.


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I fratelli Donegan è una storia molto contestata. Il primo albo è mediocre ma si fa comunque leggere, anche se Tex e Carson sono calati in diverse situazioni in cui ci si aspetterebbe una reazione diversa ( alludo per esempio alla sequenza del linciaggio di un'innocente da parte dei cinque fratelli sceriffi ). Il secondo albo moltiplica queste situazioni, si vedano i due pards ripetutamente salvati dagli arapahos. Nel complesso la storia è da dimenticare e contende a "I fucili di Shannon" lo scettro delle peggiori pagine scritte da Nizzi.


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Una storia di Boselli di due albi, in un periodo di vacche magre, dovrebbe essere una bella boccata d'aria per Tex. Invece, questa Il diadema indiano non convince pienamente e va annoverata come uno degli episodi meno riusciti scritti dall'autore. La storia ha diversi fili narrativi, tra gli ingredienti di sicuro interesse includiamo per esempio il mistero del talismano e il tesoro degli antichi conquistadores nascosto nel pueblo sacro, ma il tutto non riesce realmente ad appassionare il lettore, per via anche dei disegni di Letteri ( alla sua ultima apparizione sulla serie regolare ) che penalizzano notevolmente la parte grafica della storia.


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Con Athabasca Lake, una storia di quattro albi, arriviamo a quota 533 nella serie regolare, cioè a un terzo degli albi della fascia 500, fascia che possiamo finora catalogare senz'altro in termini negativi. Latitano le buone storie ma potrebbe comunque insinuarsi nella serie l'ombra del capolavoro e questa avventura, con ai pennelli il grande Fusco, di ambizioni ne ha davvero tante! Purtroppo dobbiamo però affrettarci a concludere che resta lontana miglia dai fasti dell'epoca d'ora nizziana che aspira a far rivivere con una lunga storia ambientata nel grande nord. Di idee Nizzi per questo nuovo capitolo della saga texiana ne ha tante, basti pensare a quella iniziale della degradazione del colonnello Brandon e la conseguente reclusione in un famigerato penitenziario immerso nelle profonde e impenetrabili foreste canadesi, ma in definitiva mancano i personaggi memorabili, la freschezza e i lampi di genio che avevano caratterizzato i suoi capolavori del passato. "Athabasca Lake" si legge comunque bene, è di una spanna superiore agli ultimi lavori dell'autore, anzi è probabilmente la storia migliore da lui scritta negli ultimi otto anni.

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La valle dell'odio è la Bonito Valley. L'odio è quello di due famiglie rivali, i Foreman e i Montez, da anni coinvolte in una sanguinosa faida. Tra loro si insinua la figura del losco maneggione MacKinney, dietro cui si nascondono misteriosi soci dell'Est che nella valle intendono speculare e trarre profitto. Il quarto incomodo è un killer, un inquietante cecchino, assoldato da MacKinney per seminare ancora di più l'odio tra le due famiglie. Il soggetto è buono la sceneggiatura molto meno. Un Nizzi svogliato sembra cioè aver svanito l'arte che meglio lo contraddistingueva: il "giallo". La storia merita la sufficienza, ma poteva aspirare a ben altre vette, e viene ricordata oggi solo per i magnifici disegni dei fratelli Cestaro.


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La successiva Tumak l'inesorabile ha un titolo molto discutibile data la partecipazione assai marginale avuta del mancato protagonista, molto meglio il titolo di lavorazione "Canyon di fuoco" scelto da Nizzi o Civitelli, al quale è ascrivibile l'idea alla base della storia, incentrata sugli anasazi e un pueblo nascosto, tutto questo a meno di un anno di distanza dalla precedente storia di Mauro Boselli. Il primo albo nel quale sogno e visione, mistero, profezie e magia si mischiano abilmente, è buono; il secondo è invece pieno di difetti e non a caso dobbiamo registrare le lamentele civitelliane sui tagli subiti dal suo soggetto nella seconda parte della storia. Sarà un caso ?


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Nell'agosto 2005 ritornano Boselli e Font in una storia di due albi intitolata Colorado Belle. L'autore per sua stessa ammissione cerca una difficile ricerca della via della semplicit?, in questa storia dimostra che la strada da percorrere è ancora lunghissima. Cosè a "Colorado Belle" si deve rimproverare il calderone delle 220 pagine ( inizia in questo periodo da parte della casa editrice la nefasta e claustrofobica strategia delle storie brevi con albi conclusivi ) nel quale ribolliscono decine di personaggi: oltre al fantasma della protagonista, ricordiamo anche Deadman Dick, Latigo, Blackbird, Lee Jong, Beckford, il pastore Charles Morrow, i giovani Mark, Annie e Rosemary, l'ute Bisonte Nero... I lettori sono entusiasti della prova, ma con l'andare del tempo è logico aspettarsi che una simile alchimia di personaggi e situazioni stanchi e mostri tutti i suoi limiti. Ne riparleremo nelle storie successive dove il coctail si riveler? amaro.


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Il defunto Link Walker ha accumulato un bottino di 300.000 dollari dopo svariate rapine. Per arrivare al tesoro, che la Pinkerton intende recuperare, c'è una mappa in possesso di Flora Kelly, moglie del rapinatore. La patata bollente è affidata ai due pards che dovranno recarsi con la vedova in Messico dove li aspettano i dollari nascosti in fondo a una miniera. Ma superare indenni le rapide della Puerta del Diablo non baster?, sulla loro pista infatti si sono messi davvero in tanti, a cominciare dai desperados di Horacio Fuentes, per finire coi miliziani del sanguinario colonnello Uriaga e infine lo stesso Walker, redivivo. Molti personaggi, tanta azione, per una tutto sommato piacevole avventura. A Nizzi va il plauso per aver dato vita a un personaggio femminile di spessore ma vanno rimproverati anche i due salvataggi subiti dal ranger nel secondo albo e soprattutto i cinturoni slacciati dai due pards ancora una volta con troppa facilit?!


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Fratello bianco è un albo di Tex è Si, ovviamente si, anche se quello che dovrebbe fare Tex in questa storia lo fa invece il fratello rosso, l'apache Taiga, il vero protagonista di quest'avventura. La truffa ai danni dei lettori è resa ancor più evidente dai disegni di Giovanni Ticci, colui che con "Sulle piste del nord" e "Gli eroi di Devil Pass" ha enormemente contribuito a creare il Mito. Possiamo sorvolare sui ripetuti salvataggi di Tex e Carson da parte di chi invece dovrebbero proteggere e salvare ( Taiga, appunto ), ma come giustificare la situazione umiliante di pagina 42 del n° 543 ( "State calmo sceriffo, ecco le mie pistole! E tu farai bene a imitarmi, se ti è rimasto un po' di sale in zucca. Un paio di notti in guardina non hanno mai ammazzato nessuno."- "Ma sè, forse hai ragione." ) disegnata da un Ticci è Nizzi è ritornato ai deludenti risultati de "I fratelli Donegan", un pessimo Tex di cui non ci sentiamo per niente fratelli.


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Le carogne di Boselli, in Intrigo nel Klondike sono Bones e Pollard, hanno il difetto di essere più o meno tutte monodimensionali. Cambiano le facce ma il taglio dell'abito è sempre lo stesso. Per questa storia che ricorda nell'impianto il film "Caccia selvaggia" con l'eskimo Ayklut accusato di omicidio nel ruolo del fuggiasco (incarnato nel film da un indimenticabile Charles Bronson), braccato da una posse di inseguitori ( tenetelo a mente perchè di "posse" riparleremo poco più sotto ), due cattivi così ci stanno a pennello. Quello che va meno bene sono i disegni di Repetto. A suo agio nel farci sentire il freddo intenso delle foreste innevate del grande Nord, il maestro argentino si mostra meno a suo agio nel rendere le fisionomie dei vari personaggi. La storia nel complesso è buona, ma la ricchezza dell'azione nell'esiguit? delle pagine lascia un sapore di riempitivo.


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Due storie di Boselli una di seguito all'altra raramente si erano viste nella serie che nel 2006 veleggia tristemente sulle 240.000 copie vendute dell'inedito ( cioè circa venti o trentamila perse rispetto al 2002, non per un normale calo fisiologico che pure c'è, ma come diretta conseguenza dell'andamento disastroso assunto dalla testata durante gli ultimi anni ). Quello che voglio dire è che se le colpe sono in larga parte imputabili a un autore "bollito" (come Nizzi viene ormai definito ingenerosamente nei forum), è vero che anche Mauro Boselli non inanella più veri capolavori: L'ultima diligenza è il tipico esempio dell'attuale tendenza boselliana, certo una buona storia, che non lascia però dietro di se un ricordo, se non annebbiato. Ghost town, bande di cattivi, rispettabili cittadini in fuga dagli indiani, trading post abbandonati, un colpevole con la maschera, gli ingredienti ci sono a profusione ma manca quel qualcosa che rendeva memorabili le storie boselliane del centinaio precedente. Prima e unica apparizione di Manfred Sommer sulla serie regolare.


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Ci sono diverse chiavi di lettura possibili per Documento d'accusa. Santos ha ucciso il generale Leland responsabile della persecuzione e della morte del padre Natay e della madre Huana. Tex che di quel dramma è stato un protagonista impotente vent'anni prima, è ora spettatore impotente davanti al plotone d'esecuzione che mette fine alla vita di un buon soldato. Se ammettiamo valida la tesi per cui anche Tex deve arrendersi di fronte alla condanna di un tribunale militare che nessuna attenuante può concedere al giovane militare per il crimine di cui si è macchiato, allora questa di Nizzi è senz'altro una buona storia, tra le migliori dell'ultimo periodo perchè sa toccare le corde dei nostri sentimenti. Già altre volte, dopotutto, l'eroe si è scontrato contro i fatti della Storia con la "s" maiuscola uscendone sconfitto.


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Anche la successiva storia di Nizzi nasconde curiosamente un dramma. Puma Zoppo ha un conto in sospeso con gli abitanti della cittadina di Alamita, che dieci anni prima si divertirono a sue spese lasciandolo zoppo e uccidendo il suo miglior amico, e intende vendicarsi. In Un treno per Redville le disgrazie personali dell'antagonista accecato dall'odio cercano inutilmente di rendere convincente una storia che resta lontana dall'essere impeccabile. Personaggi incolori, scelte del ranger talvolta incomprensibili, lettura che in generale suscita poche emozioni per la sua prevedibilit?. Confermata anche la tendenza di Nizzi a sfornare un buon primo albo e a non dare una degna conclusione ad un soggetto che certamente avrebbe meritato di più.

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Gli utenti del forum si sono espressi, in media, con un bel sette pieno, segno che Il villaggio assediato, storia che vide esordire il disegnatore Mario Milano, è piaciuta ai più. Lee Ramsey con la sua banda di tagliagole minaccia gli spauriti abitanti del villaggio minerario di Greystone, tra i quali si annida un complice della banda. Nizzi d' vita così a un appassionante giallo e a dei personaggi interessanti come la bella Liza, il boscaiolo Otis, il trapper Moses... A svelare l'identit? del misterioso traditore è purtroppo la stessa SBE con una terza di copertina spoilerante, che penalizza fortemente il secondo albo, che a stento riesce a mantenersi sul livello del precedente, con l'autore che si dimentica dei suoi personaggi e ci mostra in Tex, figura centralissima, un eroe a cui tutto riesce bene. Un punto in più alla storia lo regala il dramma personale della protagonista.


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La banda dei tre, nella mia classifica personale, è la peggiore storia di Nizzi. L'autore, che si riappropria di uno spunto civitelliano, vuole imbastire un giallo ma non ci riesce. La trama risulta nel complesso poco credibile: il personaggio del vecchio sceriffo Elmer che cerca dopo quindici anni di dare un volto e un nome agli assassini della moglie è solo l'emblema di una storia banale e improbabile nelle situazioni e nei suoi personaggi. Bravo come al solito Civitelli, ma poco a suo agio nelle ambientazioni.


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Morte nella nebbia è quanto c'è del miglior Boselli. La storia è quella di Marcello completamente ridisegnata da Font a partire dal 2004, la sceneggiatura è quindi contemporanea delle avventure più convincenti dell'autore scritte per il sesto centinaio, vale a dire "I lupi rossi" e "Colorado Belle". Kit Willer e il suo amico Bronco Lane vivono una drammatica odissea, braccati dalla legge e dal suo odioso rappresentante, il forcaiolo sceriffo Langdon. Per una storia densa di avvenimenti, duecentoventi tavole si rivelano ancora una volta scarse, specialmente se teniamo conto dell'eccessiva dilatazione spaziale e temporale che assume la trama. Ottimi i disegni di Font, per chi li gradisce ovviamente.



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La prima storia di Tito Faraci, Evasione!, è in realtà la seconda scritta dall'autore. Accolta positivamente dai lettori dopo una spasmodica attesa, l'avventura può essere giudicata piacevole ma allo stesso tempo anche poco originale. Due le cose da annotare: prende rilievo la tendenza dell'autore ad arricchire la trama di inutili orpelli ( per esempio l'incontro di Tex con il puma ) e l'uso del personaggio di Carson, che Faraci caratterizza in maniera grintosa, ma che lungo l'arco della storia agisce in maniera separata da Tex, evidentemente per esigenze di sceneggiatura. Il fatto porta dunque ad una mancata azione corale di Tex col vecchio cammello di cui i lettori saranno privati anche nelle due storie successive dell'autore.


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La criticatissima Moctezuma, spesso additata da molti lettori per mettere in evidenza tutti i difetti dell'ultimo Nizzi è tutto sommato una breve storia da rivalutare e non solo per gli splendidi disegni di Fusco ( alla sua ultima apparizione sulla serie regolare ). I presupposti per un giudizio negativo sembrano trovare fondamento fin dalla copertina che mostra un Tex incatenato ed impotente. A sud di Bisbee Don Diego Villalta, che deruba e terrorizza i campesinos della regione, ha appena rapito la bella Maria Dolores Aribas, fidanzata dell'unico uomo che riesce a tenergli testa, il bravo Aureliano Torres. I loro destini si incrociano con quello di Tex Willer, che caduto nelle mani dell'odioso despota, finisce per liberare tutti gli oppressi dai sopprusi. Di una sceneggiatura ricca di piombo e azione finiranno ingiustamente per essere ricordati soltanto gli episodi della fustigazione dell'eroe e della sua succesiva liberazione da parte della vecchia Pilar.


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Il 2007 è stato l'anno degli esordi di nuovi sceneggiatori e disegnatori. Pasquale Del Vecchio realizza le tavole di Soldi sporchi la nuova avventura estiva di Claudio Nizzi che, poco ispirato, ritorna al giallo e realizza un primo albo interlocutorio, abbellito dalla splendida copertina disegnata da Villa. Il secondo albo mostra limitate ambizioni e scarsa fantasia nell'autore, con una sceneggiatura non esente da imperfezioni e clich?s abusati, ma comunque sufficiente.



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Boselli ritorna con Spedizione in Messico, tavole di un altro esordiente, Dante Spada, che ( come Mario Milano prima e Bianchini dopo ) si stufer? del West allontandosi dalla serie dopo la pubblicazione di questa avventura. La storia parla di una spedizione non ufficiale e segreta che spinge i quattro pards nelle desertiche montagne della sierra messicana per riportare nella riserva (in Arizona) la banda di Coyoteros di Calvado insediati dai cacciatori di scalpi di Islero. Boselli imbastisce un bel giallo, arricchito da una schiera di personaggi ambigui, come l'ingenuo tenentino Baines appena uscito da Westpoint che accompagna i quattro satanassi e il viscido Larriego, capitano dei rurales, che dovrebbe collaborare con Tex. Sono forse questi personaggi, spinti un po' all'esagerazione nella loro caratterizzazione e sacrificati con estrema leggerezza dall'autore ( si veda l'interessantissimo Islero che muore subito nelle pagine iniziali del secondo albo ) che teoricamente possono strappare qualche critica a dei lettori insoddisfatti. "Spedizione in Messico" è comunque una buona storia senza troppe pretese, leggermente inferiore alla precedente "Morte nella nebbia" e in linea con la media delle storie Boselliane degli ultimi anni che mostrano tanta creativit? e tanto spreco.


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John Rickfield, il protagonista de La sentinella, è un ufficiale sudista ignaro del fatto che la Guerra di Secessione è terminata da tempo! Il soggetto, per quanto inverosimile, potrebbe prestarsi ad una buona storia, ma così non avviene. Se la prima parte, complice un'insolita ambientazione e tanta azione, potrebbe anche essere accettabile, la seconda è letteralmente disarmante. Disegni di Repetto in calo rispetto alla precendente avventura ambientata nel Klondike.


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"Terra promessa" è un classico di Tex e Nizzi decide di dargli un seguito in una storia di due albi. La SBE poco propensa di solito a dare indicazioni temporali la intitola Dieci anni dopo lasciando ancora una volta perplessi i lettori. I quali sono divisi da una legittima aspettativa che riguarda il ritorno dei quaccheri e i disegni dell'esordiente Rossano Rossi e dalla constatazione che ormai dall'ultimo Nizzi, in termini di sceneggiatura, non ci si debba più aspettare molto. Constatato che paradossalmente questa volta Nizzi non ha neppure un buon soggetto sul quale imbastire una trama convincente ( nel primo albo la storia alla "guerra sui pascoli" risulta fin troppo semplice e ordinaria ) egli riesce a risultare convincente almeno con i personaggi, in modo particolare con l'arrogante ( ma innamoratissima ) Rhonda Carpenter. L'albo di febbraio 2008 stranamente migliora assai il giudizio finale sulla storia anche se il finale lascia interdetti con la morte del fanatico religioso Elia Glendon.


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Buffalo Soldiers segna l'inizio di una fase che vede la collaborazione tra l'editore Bonelli e lo sceneggiatore Mauro Boselli che insieme danno vita ad una serie di soggetti storici che figureranno sia sulla serie regolare che sugli albi speciali. La storia rompe anche la suddivisione delle storie in due albi che niente aveva di tradizionale. E' anche la seconda volta di Ticci con Boselli, che a partire da questo momento diventer? anche lo sceneggiatore principale di Tex. "Buffalo soldiers" delude un poco, perchè è un po' confusionaria, perchè d' troppo spazio ai soldati colore e alla questione razziale, perchè le gesta di Pompey sono troppo vistose, perchè qualche sequenza non convince del tutto.


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La successiva avventura, Il fuggiasco, è una storia breve che vede ai disegni l'esordio di Seijas sulla serie regolare. Non è peraltro un semplice riempitivo: il soggetto boselliano nasconde un'insolita idea, il fuorilegge redento che lotta contro il destino e l'ingiustizia, che in fondo è anche l'idea che ebbe nel 1948 un certo G. L. Bonelli dando vita a Tex. Il personaggio di Frank Harris risulta persino simpatico e molto originale è anche Donovan l'occasionale spalla di Tex, un ranger del Texas ( un ranger sarà protagonista anche nella successiva storia di Ruju ). Il secondo albo non mantiene tutte le promesse iniziali e si trasforma in una specie di novella "Caccia all'uomo" con un finale edulcorato. Complessivamente storia più che sufficiente ma niente di più.


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Terre maledette di Boselli e Font è una storia per la quale potremo ricopiare le parole spese per altre recenti storie boselliane elencandone i pregi e i difetti. Gli ingredienti ai quali l'autore si affida sono come al solito i numerosi attori, una trama complessa e le surreali atmosfere rese ancora più cupe da una natura inospitale che domina i destini dei personaggi. La storia si trascina monotonamente quasi per un albo, la tensione sale ed esplode definitivamente con l'impressionante passaggio del tornado ( la parte più convincente della storia ) che però si riveler? solo uno dei tanti, troppi, elementi su cui si basa la sceneggiatura di Mauro Boselli. Sette e mezzo la valutazione media data ai due albi sul forum.

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  • 3 settimane dopo...
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Settembre 2008. Tex compie sessant'anni e la SBE gli dedica un albo celebrativo a colori, testi di Nizzi e disegni di Civitelli che lascia trapelare la sua soddisfazione per l'incarico ricevuto. Il titolo scelto è molto evocatorio, Sul sentiero dei ricordi, che sono quelli di un'avventura di Tex vissuta in compagnia della moglie Lilyth tanti anni prima. La sceneggiatura, semplice nella sua immediatezza, vede i due personaggi asserragliati in una vecchia missione fronteggiare una banda di apaches ribelli. I lettori apprezzano la storia, lo storico bacio di Tex a Lilith e la minigonna sfoggiata da quest'ultima, ma digeriscono male il protagonismo della donna, specie quando Tex le mette tra le mani un winchester. L'assenza di calore e sentimento nella coppia è compensata dalle pagine finali intrise di una forte malinconia.

 

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Omicidio in Bourbon Street segna il timido ritorno alla politica dei tre albi. La lunga storia è insolitamente affidata a due disegnatori esordienti, Bianchini e Santucci, che impreziosiscono con le loro tavole una ricca sceneggiatura di Boselli, che nell'incantevole scenario delle paludi che circondano New Orleans, tra magioni abbandonate e atmosfere spettrali e terrificanti, inscena un bellissimo giallo. Libri maledetti e strani rituali alchimistici accompagnano così il lettore nella lettura di quella che è nel podio delle tre migliori storie del centinaio.



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Un altro esordiente, Piccinelli, disegna i due albi della Vendetta per Montales lasciando a bocca aperta i lettori per la sua bravura. Meno riuscita è la sceneggiatura di Boselli, che non riesce stavolta a dare una convincente conclusione alla storia dopo un ottimo primo albo. Incongruenze a parte, è il soggetto ad essere ballerino a partire dalla stessa pretesa di calare Montales nei panni del vecchio guerrillero dei primi numeri. Il vecchio messicano sembra un pesce fuor d'acqua in un covo di bandidos campeggiati da un rivoluzionario di belle speranze, che un tempo gli era stato amico e che, nonostante il titolo, ora lo ricatta. A contorno la solita pletora di personaggi molto appariscenti, con un mostruoso gobbo che decine di metri sottoterra suona delle infernali campane.

 

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Lo sceriffo indiano è la seconda storia di Faraci ad essere pubblicata sulla serie regolare ma in realtà la prima scritta dall'autore. Gli spettacolari disegni dei fratelli Cestaro fanno da sfondo a una sceneggiatura che vede Tex in solitaria venire in soccorso di un suo vecchio amico, un indiano diventato sceriffo di Greystroke e ora accusato di omicidio. L'autore mette sul tavolo molte carte vincenti come la virile amicizia; l'alternarsi delle stagioni; una onnipresente natura con pericolosi animali selvatici che attentano alla vita dell'eroe: l'aspetto razziale e infine il tema del giallo. Faraci infarcisce anche i dialoghi con molte espressioni bonelliane e mostra un Tex per molti versi sbruffone e sbarazzino, come piace ai vecchi lettori!



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Missouri! riprende un discorso che l'autore aveva iniziato molti anni prima con la storia "La grande invasione". Un lungo flashback racconta di come, durante la guerra civile, Tex e l'amico Damned Dick finirono tra le file dei famigerati jayhawkers del Kansas di Jude West. Boselli ricrea sapientemente la crudeltà della guerra, con i suoi saccheggi, soprusi, incendi e fucilazioni, ma non sposta di una virgola il suo approccio alla testata. Cosè c'è chi si lamenta della solita sovrabbondanza di personaggi e situazioni, dell'esiguità delle 220 tavole per una tematica che avrebbe meritato più ampio respiro o della pesantezza della narrazione infarcita di lunghe spiegazioni storiche... La storia in definitiva convince solo a metà, con un secondo albo di molto inferiore al primo. Gradevoli i disegni dell'esordiente Mastantuono.



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La grande sete segna l'esordio sulla serie regolare di un acclamato sceneggiatore. I due albi trattano di un tema moderno ma allo stesso tempo insolito, la guerra dell'acqua, c'è tanto da lasciar sospettosi i lettori perchè l' approccio da parte del nuovo autore potrebbe essere troppo innovativo. Niente di più sbagliato, la storia è una delle più classiche di Tex e a sorprendere è semmai la facilità con la quale Manfredi presenta personaggi e situazioni nella piena tradizione bonelliana. La trama è semplice e non troppo ambiziosa, ricorda le migliori di Claudio Nizzi, i lettori apprezzano.




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Dopo una lunghissima attesa dovuta alla lentezza del disegnatore Venturi, L'artiglio della Tigre, capitolo conclusivo di una lunga avventura iniziata nell'estate del 1992 che ha visto Tex fronteggiare quello che è forse il più riuscito degli antagonisti degli ultimi trent'anni, è una storia convincente nel suo primo albo e fatidicamente deludente nel secondo, che vede il protagonista salvato in extremis dalla polizia di San Francisco. Al di là delle critiche piovute sui due albi per diverse piccole incongruenze, la decadenza di Nizzi si avverte soprattutto a livello della narrazione scialba degli eventi in cui i due pards precipitano ingloriosamente. Il discorso della pochezza della storia non può essere certamente ricondotto a quello delle 220 tavole, poco convincente appare anche la motivazione dei pesanti tagli subiti dal soggetto iniziale presentato dall'autore all'editore.

 

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La rivolta dei cheyennes ha un soggetto stra-abusato: alcuni speculatori vogliono che la ferrovia passi attraverso gli altopiani del Colorado, ma i bellicosi Cheyennes hanno la riserva proprio in quell'area geografica. Il primo albo, piacevole nella sua classicit?, è caratterizzato anche da una scorrevole lettura, vuoi per i disegni di Del Vecchio in ottima forma. L'albo di dicembre invece, pur ricco d'azione e sparatorie, fa propendere infine per un giudizio che è appena dignitoso. La storia è priva di mordente, poco fantasiosa e i personaggi appaiono come annacquati.




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Lord Hodson è uno dei personaggi più originali concepiti negli ultimi anni, un nobile e simpatico giramondo, abile con la penna e la matita ( scrive libri e li illustra con delle preziose tavole ), è soprattutto un piedidolci sorprendente con la pistola in pugno. E' lui, se non si è capito, L'uomo di Baltimora. Faraci orchestra bene la trama ma eccede forse con qualche smanceria di troppo. Un finale romanticheggiante chiude con un tocco di classe la seconda parte della storia dove protagonista sopra le righe è soprattutto Kit Willer, sveglio, in gamba e temerario fino all'incoscienza, tanto da farlo definire da qualcuno inverosimile. Buono l'esoprdio ai pennelli di Bruzzo, che si mostra però in certi frangenti ancora non perfettamente padrone dei personaggi.

 

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L'affiatata coppia Boselli & Font ritorna con una lunga avventura di tre albi dove La mano del morto è quella di Wild Bill Hickok. Quella che si delinea lungo la storia è una complessa e avvincente partita a scacchi in cui vengono eliminate molte pedine dal gioco e che termina con la vittoria di una reginetta del West, Calamity Jane, che vendica l'amico e amante ucciso vigliaccamente diversi anni prima. Nella storia padroneggia il virtuosismo dell'autore che mantenendosi sulla soglia del mistero, sviluppa in profondit? una trama che richiede un particolare sforzo di comprensione con il quale il lettore può dinamicamente prepararsi alla rivelazione finale. Dei tre albi brilla soprattutto quello centrale.

 

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Doveva essere l'ultima storia di Fusco, per un momento si era pensato solo ad un soggetto approvato ma non concretizzato in una sceneggiatura da un Nizzi ormai completamente assorto nella scrittura dei suoi primi romanzi. Invece Oltre il fiume contro tutte le previsioni vede la luce nel 2010 illustrato con delle tavole inguardabili di un Ortiz in una fase sempre più decadente. La storia ha i difetti dell'ultimo Nizzi... pecca di scarsa originalità, di uno sviluppo incolore della trama, di incongruenze varie, di personaggi ridotti a semplici macchiette e marionette nelle mani dell'autore. Insomma un triste ritorno quello di Cane Giallo, l'antieroe ute umiliato da Tex ai tempi del Devil Pass. Nelle sue ultime storie, un autore evidentemente a corto di idee, si riappropria di personaggi epocali ( citiamo anche i mormoni di "Terra promessa" e un suo personaggio, la Tigre Nera" ) e li inserisce in storie con poche o nessuna pretesa, che oltre a non brillare non contengono neanche un'idea che possa giustificarne il ritorno.

 

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L'ultima storia che chiude il centinaio vende in media 220.000 copie e questo dato preoccupante sta a significare lo stato di crisi in cui versa non solo il fumetto italiano ma anche il personaggio che ne è l'icona. Ruju, che esordisce sulla serie regolare dopo una manciata di brevi storie scritte per l'Almanacco del West, è un autore criticato di cui sono in tantissimi a diffidare e a volere lontano dal Ranger. E l'asso nella manica che non ti aspetti l'autore lo tira fuori proprio con La prova del fuoco, una storia che ammutolisce la critica e fa felici migliaia e migliaia di lettori, mostrando lo sceneggiatore non solo perfettamente a suo agio con il personaggio ma capace di innovare intelligentemente con delle idee originali che alimentano una trama sapientemente intessuta. Dopo una storia di questa portata il timore di Ruju deve essere solo quello di doversi ripetere a questi livelli.

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beh, a rsichio di fare arrabbiare i moderatori, ma dopo aver letto tutto d'un fiato questo meraviglioso post, non posso aggiungere altro che:   :inch: :inch:   :inch:   :inch: E se ci fosse una faccina che APPLAUDE ne avrei messe una decina.....(questo e' anche un "velato suggerimento" per farla aggiungere...)

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Grazie pards! L'idea di questo topic è anche quella di tirare un po' le somme su un discusso centinaio. A dire la verità c'è già un altra discussione in cui il discorso è affrontato, ma in questo forse è più facile dire se siete d'accordo con me nella mia analisi ( che poi non è solo mia )...

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Al di là del fatto che le considerazioni sulle singole storie possono essere anche diverse dalle sue, non posso che complimentarmi col nostro Ymalpas per lo splendido topic!  Topic molto bello anche da un punto di vista grafico! E concordo pienamente su "Moctezuma", riletta da poco. Certo, ci sono alcune cose nel comportamento del ranger che non mi sconfinferano per niente, e la storia è indubbiamente sempliciotta... però qualcosa di buono da salvare c'è!

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Ho appena finito di leggere questo bellissimo topic qualche ora fa e sono d'accordo con Paco. Le considerazioni personali di ognuno di noi, su ogni singola storia, possono essere anche diverse da quelle esposte dal nostro Ymalpas (in diversi casi, neanche così tanto diverse, direi), ma non c'è dubbio che Sandro abbia dimostrato ancora una volta (se mai ce ne fosse stato bisogno) di essere veramente un grande, una vera pietra miliare di questo forum. Complimenti vivissimi, pard.

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  • Collaboratori

E' faticoso ma sarebbe bello dedicare spazio anche alle altre "centinaia", magari iniziando con il settimo che è appena iniziato e aggiornandolo poco alla volta mano a mano che escono le storie!

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Non saprei, Sandro... personalmente trovo più affascinante fare una retrospettiva su un centinaio una volta che esso è terminato. Secondo me si può avere una migliore visione d'insieme. Certo che come lavoro è un po' pesante. Se fossi nelle condizioni di poter scansionare vignette e pubblicarle, mi incaricherei volentieri del quinto centinaio. Ma, oltre alla mancanza di scanner e tinypics, mi trovo anche in terribile penuria di tempo...

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