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[606/607/608]Caccia Infernale


Sam Stone
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[606/607/608]Caccia infernale (di M. Boselli e Y. Ginosatis)  

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Non sarebbe meglio se una storia finisse semplicemente quando è giusto che finisca, come accadeva in passato? "

Io dissento rispettosamente sia da te che dall'amico Giorgio. Fin da quando ero bambino (e parliamo dell'ormai lontano 1969, purtroppo, mica dell'altro ieri :snif:) io detestavo il fatto che le storie si interrompessero a metà albo, se non addirittura a poche pagine dal suo inizio, ed ora che finalmente mi hanno accontento, non posso che augurarmi che continuino così. ::evvai::
Ci vuole proprio di tutto per fare un mondo, Carlo. A me, come a Don Fabio, piaceva che la storia finisse dove doveva finire e durasse quanto doveva durare. Anche una storia molto breve può avere il suo interesse, e naturalmente anche una decisamente lunga. Ma vorrei vedere quale poeta riuscirebbe a produrre capolavori se gli dicessero che deve comporre per forza un sonetto (14 versetti, due quartine e due terzine), oppure che la sua opera deve contenere un tot di strofe in versi endecasillabi a rima baciata. Certo, Tex non è poesia ma è politica editoriale e, possibilmente, cassetta. Ma per chi lo legge...
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Ma vorrei vedere quale poeta riuscirebbe a produrre capolavori se gli dicessero che deve comporre per forza un sonetto (14 versetti, due quartine e due terzine), oppure che la sua opera deve contenere un tot di strofe in versi endecasillabi a rima baciata.

Cheyenne... è soltanto ciò che è stato fatto in tutta la storia della letteratura! :shock: Anche tutte le opere antiche duravano in base alla lunghezza del papiro. Le storie da scrivere in multipli di centodieci pagine sono soltanto l'ultima incarnazione delle costrizioni di ogni tempo. La libertà scrittoria non esiste. Se la sono inventata i poeti degli ultimi due secoli, e infatti si vede che bei risultati... :malediz... Modificato da virgin
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Io dissento rispettosamente sia da te che dall'amico Giorgio. Fin da quando ero bambino (e parliamo dell'ormai lontano 1969, purtroppo, mica dell'altro ieri :snif:) io detestavo il fatto che le storie si interrompessero a metà albo

Io invece ho sempre adorato il fatto che una storia avesse il suo giusto spazio (a proposito della querelle Cheyenne-Virgin: qui stiamo parlando di narrativa, non di poesia, per la quale il discorso sarebbe molto diverso!). Costringere una storia in un multiplo di 110 pagine significa, nel 95% dei casi, o allungare il brodo o restringerlo. Risultato: una cattiva minestra.

Si vede che sei digiuno di politica ed organizzazione editoriale

Questo è poco ma sicuro :indianovestito: .

Comincio con una semplice considerazione: un qualunque disegnatore che cominci a lavorare su una storia destinata alla serie regolare oggi, giugno 2011, sarà pubblicato non prima del 2014. Per forza di cose la redazione deve lavorare proiettata nel futuro.

Uhm, questo non capisco cosa c'entri con le 110 pagine.

Seconda considerazione: il prossimo anniversario, quello dei 70 anni, cadr? tra poco più di sette anni, nel settembre 2018. Le decisioni al riguardo (storia ed autori) dovranno essere prese più o meno tra 4/5 anni. A quel punto, tenuto conto sia dei tempi ordinari di lavorazione di tutte le storie in ballo e dei singoli autori coinvolti, si dovr? necessariamente decidere di che lunghezza dovranno essere le storie ancora da realizzare per arrivare al fatidico n° 695, tenendo conto anche del fatto che di l' a cinque numeri ci sarà anche il n° 700.

Ti rendi conto che stiamo parlando di due storie due la cui lunghezza è prefissata? Due storie a cui peraltro si dovr?, come hai detto tu, pensare tra quattro anni?

Organizzare le storie in multipli di 110 pagine permette una migliore programmazione nonchè una migliore gestione delle emergenze (i casi in cui un disegnatore ha, per qualsiasi ragione, problemi di consegna).

Non ho capito cosa c'entra l'emergenza con il numero fisso di pagine. Se un disegnatore non fa in tempo a rispettare i tempi di consegna, sarà pubblicata prima una storia già completata. Mi sembra sia sempre successo.

Infine, chi vi ha mai detto che le vecchie storie non fossero a durata programmata? Lo erano, se devo dar retta a quanto mi raccontano in Redazione, ed erano quasi sempre calibrate sul disegnatore che doveva realizzarle.? Avete mai fatto caso al fatto che le storie per Muzzi erano quasi sempre molto brevi o che quelle di Civitelli erano sempre di 252 pagine?

Sinceramente credo che le storie di Muzzi fossero brevi a causa della scarsa fiducia riposta in lui dall' editore, come dimostrano le facce di Tex di Galep. E' stato scelto solo per riempitivi (almeno, pensati come tali). Quanto a Civitelli, sono andato a far due conti e proprio non mi sembra che vi sia una regola simile: "Fuoco incrociato" consta di 182 pagine, "I cospiratori" di 291, "Zhenda!" supera le 330, "Delitto nel porto" corrisponde al massimo a due albi (vado a spanne, non ho voglia di controllare ogni dato). Vero è che, quando è stato possibile, si è cercato di terminare una storia a pag.114, proprio al fine di valorizzare maggiormente la successiva ( vedasi "Giubbe rosse"- ""Il figlio di Mefisto" o "In nome della legge" - "Terra promessa"). Ad ogni modo, è anche vero che una storia fondamentale come "Il giuramento" comincia nelle ultimissime pagine del n.103, e allungare "El Morisco" non sarebbe stato certo difficile!

Infine, cosa non da poco, il vecchio sistema costringeva i disegnatori a disegnare periodicamente una cosiddetta ?striscia di raccordo?, che unita all'ultima di una determinata pagina componeva la prima pagina di ogni al bo successivo a quello di inizio

E quale sarebbe il problema? :indianovestito:

Io continuo di gran lunga a preferire l'attuale sistema.

E io l'altro! Non si era capito? :trapper: Modificato da Don Fabio Esqueda
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Anche tutte le opere antiche duravano in base alla lunghezza del papiro. Le storie da scrivere in multipli di centodieci pagine sono soltanto l'ultima incarnazione delle costrizioni di ogni tempo. La libertà scrittoria non esiste. Se la sono inventata i poeti degli ultimi due secoli, e infatti si vede che bei risultati...  :malediz...

Ho capito... quindi ad esempio Quasimodo ha scritto "Ed è subito sera" su un biglietto del tram? _ahsisi Ah no, tu parli di prima degli ultimi due secoli. Allora diciamo che Dante prima di intraprendere l'opera grandiosa che oggi va sotto il titolo di Divina Commedia, o Virgilio prima di scrivere l'Eneide, hanno misurato la superficie scrittoria che avevano a disposizione e poi hanno deciso il numero e la lungbezza delle cantiche? Permett9imi di dubitarne -_nono

(a proposito della querelle Cheyenne-Virgin: qui stiamo parlando di narrativa, non di poesia, per la quale il discorso sarebbe molto diverso!)

Il mio era comunque solo un paragone :)
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La libertà scrittoria non esiste. Se la sono inventata i poeti degli ultimi due secoli, e infatti si vede che bei risultati...  :malediz...

Catalogare tutta la poesia dei due ultimi secoli con un'icona non è da te Virgin. A parte poi che è l'icona sbagliata. perchè non hai usato questa ::evvai:: ?
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Io dissento rispettosamente sia da te che dall'amico Giorgio. Fin da quando ero bambino (e parliamo dell'ormai lontano 1969, purtroppo, mica dell'altro ieri :snif:) io detestavo il fatto che le storie si interrompessero a metà albo


Io invece ho sempre adorato il fatto che una storia avesse il suo giusto spazio (a proposito della querelle Cheyenne-Virgin: qui stiamo parlando di narrativa, non di poesia, per la quale il discorso sarebbe molto diverso!). Costringere una storia in un multiplo di 110 pagine significa, nel 95% dei casi, o allungare il brodo o restringerlo. Risultato: una cattiva minestra.

Si vede che sei digiuno di politica ed organizzazione editoriale


Questo è poco ma sicuro :indianovestito: .

Comincio con una semplice considerazione: un qualunque disegnatore che cominci a lavorare su una storia destinata alla serie regolare oggi, giugno 2011, sarà pubblicato non prima del 2014. Per forza di cose la redazione deve lavorare proiettata nel futuro.


Uhm, questo non capisco cosa c'entri con le 110 pagine.


Ma è semplicissimo: lavorando a multipli di 110 pagine, ovvdro ragionando per albi, la progarmmazione è più facile.

Seconda considerazione: il prossimo anniversario, quello dei 70 anni, cadr? tra poco più di sette anni, nel settembre 2018. Le decisioni al riguardo (storia ed autori) dovranno essere prese più o meno tra 4/5 anni. A quel punto, tenuto conto sia dei tempi ordinari di lavorazione di tutte le storie in ballo e dei singoli autori coinvolti, si dovr? necessariamente decidere di che lunghezza dovranno essere le storie ancora da realizzare per arrivare al fatidico n° 695, tenendo conto anche del fatto che di l' a cinque numeri ci sarà anche il n° 700.


Ti rendi conto che stiamo parlando di due storie due la cui lunghezza è prefissata? Due storie a cui peraltro si dovr?, come hai detto tu, pensare tra quattro anni?


No, parliamo di almeno 4 storie, perchè anceh a cosa metetre nei numeri 696/699 dovr? essere deciso e, guarda caso, il formato ad albi completi consente di inserirci agevolmente due storie di due albi.
Ti faccio poi notare che se si decidesse di affidare a Villa una delle due storia anniversario, sarebbe bene che gliela affidassero prima come mminimo nel 2014.

Organizzare le storie in multipli di 110 pagine permette una migliore programmazione nonchè una migliore gestione delle emergenze (i casi in cui un disegnatore ha, per qualsiasi ragione, problemi di consegna).


Non ho capito cosa c'entra l'emergenza con il numero fisso di pagine. Se un disegnatore non fa in tempo a rispettare i tempi di consegna, sarà pubblicata prima una storia già completata. Mi sembra sia sempre successo.


Ma se accadesse in prossimit? di una storia anniversario e la storia già pronta non avesse la lunghezza giusta? Occorrerebbe inventarne anche una per fare da tappabuchi e con ristrettissimi tempi di consegna per sceneggiatore e disegnatore
(che dovrebbe anche essere uno velocissimo e non è facile trovarlo). Col sistema ad albi completi, la storia giusta si trova sempre.

Infine, chi vi ha mai detto che le vecchie storie non fossero a durata programmata? Lo erano, se devo dar retta a quanto mi raccontano in Redazione, ed erano quasi sempre calibrate sul disegnatore che doveva realizzarle.  Avete mai fatto caso al fatto che le storie per Muzzi erano quasi sempre molto brevi o che quelle di Civitelli erano sempre di 252 pagine?


Sinceramente credo che le storie di Muzzi fossero brevi a causa della scarsa fiducia riposta in lui dall' editore, come dimostrano le facce di Tex di Galep.
E' stato scelto solo per riempitivi (almeno, pensati come tali).


Secondo me era semplicemente perchè Muzzi era lento. Tutto qui.
D'altro canto se tu pensi che "La caccia", "La dama di Picche", "Il cacciatore di taglie" fossero dei riempitivi, io dico: ridateci riempitivi così.

Quanto a Civitelli, sono andato a far due conti e proprio non mi sembra che vi sia una regola simile: "Fuoco incrociato" consta di 182 pagine, "I cospiratori" di 291, "Zhenda!" supera le 330, "Delitto nel porto" corrisponde al massimo a due albi (vado a spanne, non ho voglia di controllare ogni dato).


Ok, forse avrei dovuto dre: quasi tutte.
Se però ti prendessi la briga di contare le pagine delle storie di Civitelli a partire da "Agguato nella miniera", noterai ls ricvorrenza del n° 252.

Vero è che, quando è stato possibile, si è cercato di terminare una storia a pag.114, proprio al fine di valorizzare maggiormente la successiva ( vedasi "Giubbe rosse"- ""Il figlio di Mefisto" o "In nome della legge" - "Terra promessa"). Ad ogni modo, è anche vero che una storia fondamentale come "Il giuramento" comincia nelle ultimissime pagine del n.103, e allungare "El Morisco" non sarebbe stato certo difficile!


Ah, ma quella storia, come quelle precedenti (con l'ovvia esclusione del n° 100) erano state concepite pwer il formato a striscia e solo successivamente riadattate per il nuovo formato. Non credermi sulla parola: prova a contare le strisce e vediamo se non noti una sorta di cesura ogni 80 almeno all'inizio. Tra le altre cose la storia inizia anche dalla seconda striscia della pagina, cosa evitaqta in futuro.

Infine, cosa non da poco, il vecchio sistema costringeva i disegnatori a disegnare periodicamente una cosiddetta ?striscia di raccordo?, che unita all'ultima di una determinata pagina componeva la prima pagina di ogni al bo successivo a quello di inizio


E quale sarebbe il problema? :indianovestito:


Che una volta deciso quando la storia sarebbe stata pubblicata e quindi a che punto doveva essere spezzata, bisognava preparare la strscia di raccordo e quindi l'autore doveva scriverla (o lo faceva per lui qualcuno in redazione) ed il disegnatore disegnarla 8o lo faceva anche questo qualcun altro). A te non sembra un problema, a loro si.

Io continuo di gran lunga a preferire l'attuale sistema.


E io l'altro! Non si era capito? :trapper:a


Bisogna anche essere duttili ed adattarsi ai tempi nuovi.

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Ma è semplicissimo: lavorando a multipli di 110 pagine, ovvdro ragionando per albi, la progarmmazione è più facile.

Suvvia, stiam parlando di pura pigrizia burocratica a discapito della qualità!

No, parliamo di almeno 4 storie, perchè anceh a cosa metetre nei? numeri 696/699 dovr? essere deciso e, guarda caso, il formato ad albi completi consente di inserirci agevolmente due storie di due albi.
Ti faccio poi notare che se si decidesse di affidare a Villa una delle due storia anniversario, sarebbe? bene che gliela affidassero prima come mminimo nel 2014.

Non saranno due, ma quattro storie a cui si dovr? cominciare a pensare nel 2014-2015: dai, questo è arrampicarsi sugli specchi! Cosa c'entra l'affidare a Claudio una storia (peraltro della misura prefissata di 110 pagine) con largo anticipo con il tema in discussione?

Ma se accadesse in prossimit? di una storia anniversario e la storia già pronta non avesse la lunghezza giusta? Occorrerebbe inventarne anche una per fare da tappabuchi e con ristrettissimi tempi di consegna per sceneggiatore e disegnatore
(che dovrebbe anche essere uno velocissimo e non è facile trovarlo). Col sistema ad albi completi, la storia giusta si trova sempre.

Eh vabb?, diciamo che dal n.691 al 700 ha senso fare come dici tu! Si tratta pur sempre di numeri che usciranno tra un bel po' di tempo!

Secondo me era semplicemente perchè Muzzi era lento. Tutto qui.
D'altro canto se tu pensi che "La caccia", "La dama di Picche", "Il cacciatore di taglie" fossero dei riempitivi, io dico: ridateci riempitivi così.

Pu? darsi che Muzzi fosse lento (nonostante mi sembri ben strano che fosse stato scelto un disegnatore lento come spalla al povero Galep, oberato dal lavoro), ma certamente i visi rifatti da Galep non mi sembrano propriamente una dimostrazione di fiducia da parte della casa editrice. Quanto al valore di quei riempitivi, mi sento di concordare sul loro valore. Ciò non toglie che come riempitivi siano stati pensati.

Se però ti prendessi la briga di contare le pagine delle storie di Civitelli a partire da "Agguato nella miniera", noterai ls ricvorrenza del n° 252.
E chi ha voglia di ricontrollare tutto?? :trapper:

Ah, ma quella storia, come quelle precedenti (con l'ovvia esclusione del n° 100) erano state concepite pwer il formato a striscia e solo successivamente riadattate per il nuovo formato. Non credermi sulla parola: prova a contare le strisce e vediamo se non noti una sorta di cesura ogni 80 almeno all'inizio. Tra le altre cose la storia inizia anche dalla seconda striscia della pagina, cosa evitaqta in futuro.

Ok, ma sinceramente non credo che sarebbe stato a quel punto un problema disegnare otto pagine in più, considerando la mostruosa velocit? di Letteri. Capirei si stesse parlando di Venturi o Magnus!

A te non sembra un problema, a loro si.

Uhm, non ho ancora capito di cosa si tratti esattamente. Perchè la striscia di raccordo dovrebbe servire se il numero successivo finisce a pag.110 e non a pag.77 o 56° Le cose cambierebbero solo in caso di albi autoconclusivi.


Alla fine della fiera, per quanto non sia dentro alle vicende editoriali, non mi sembra, onestamente, che 'la regola del 110' sia di così fondamentale importanza. Del resto, senza di essa Tex ha campato (molto meglio di adesso: ma questo è un mio giudizio personale) per più di qurant'anni.
L'unica cosa saggia è riconoscere che 'de gustibus non est disputandum': a te non piacciono le storie interrotte magari a breve dalla fine (chessè, come in "L'artiglio ha colpito') , a me non piacciono quelle inscatolate come fossero tonno in confezioni da 110 g l'una. Sei più fortunato tu, visto l'andazzo! :trapper:

Modificato da Don Fabio Esqueda
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Ah no, tu parli di prima degli ultimi due secoli. Allora diciamo che Dante prima di intraprendere l'opera grandiosa che oggi va sotto il titolo di Divina Commedia, o Virgilio prima di scrivere l'Eneide, hanno misurato la superficie scrittoria che avevano a disposizione e poi hanno deciso il numero e la lungbezza delle cantiche? Permettimi di dubitarne -_nono

Be', Cheyenne, non è un caso se tutti i "libri" (i più tardi "canti") hanno un numero di versi molto simile in tutta la tradizione antica, da Omero a Nonno di Panopoli: la lunghezza di un rotolo era quella e non si poteva cambiare di molto. ;)Anche le tragedie e le commedie erano confezionate per star dentro un papiro ed essere recitate in un lasso di tempo molto preciso. Le misuravano con la clessidra, pensa!

Catalogare tutta la poesia dei due ultimi secoli con un'icona non è da te Virgin. A parte poi che è l'icona sbagliata. perchè non hai usato questa  ::evvai::  ?

Poesia degli ultimi due secoli??? Ho parlato di poesia degli ultimi due secoli? :shock: E' evidente che mi sono confuso! La poesia degli ultimi due secoli è come la mafia: non esiste. Mi scuso per il disguido. :lol2: Scusate per il proseguimento dell'OT, ma anche no, visto che siamo tornati a parlare, altrettanto OT, della lunghezza degli albi... :rolleyes:
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Il mio era comunque solo un paragone :)

Cheyenne, il paragone che hai proposto ( "La divina commedia") mi sembra che sia il più sbagliato di tutti, millimetrica com'? nella struttura in terzine di endecasillabi e nella suddivisione in canti. Certo, per una scelta personale e non su commissione. In ogni caso, qui si parla di narrativa(disegnata) ed è tutto un altro discorso!
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Secondo me era semplicemente perchè Muzzi era lento. Tutto qui.
D'altro canto se tu pensi che "La caccia", "La dama di Picche", "Il cacciatore di taglie" fossero dei riempitivi, io dico: ridateci riempitivi così.

Pu? darsi che Muzzi fosse lento
Fidati, era lento (almeno per gli standard dell'epoca). Lui stesso lo ammette nelle poche interviste che ha rilasciato, in cui dice che doveva lavorare a ritmi massacranti per tener dietro alle scadenze e che per questo il suo lavoro dava l'impressione di essere poco curato.


Quello che ti sfugge è che all'epoca Sergio Bonelli non aveva molti disegnatori della sua scuderia tra cui scegliere. La Araldo non era la grande casa editrice di oggi e molti dei disegnatori che in seguito avrebbero lavorato per lei allora erano felicemente accasati con la concorrenza. Insomma, nel 1960 Muzzi era quasi l'unica possibilità.

ma certamente i visi rifatti da Galep non mi sembrano propriamente una dimostrazione di fiducia da parte della casa editrice.

I visi rifatti da Galep avevano esclusivamente a che fare con il fatto che quelli fatti da Muzzi non piacevano a Sergio perchè poco simili al modello galeppininiano. In seguito scelse di abbandonare quella fedelt?, ma ormai con Muzzi l'andazzo era quello. La cosa buffa è che se si vedono i volti di Tex realizzati interamente da Muzzi (per esempio nelle illustrazioni per ?Cavalcando con Tex?) si nota che il volto di Tex si rif? proprio al modello di Galep. Credo però che ormai fosse invalsa una sorta di pigrizia editoriale.


Quanto al valore di quei riempitivi, mi sento di concordare sul loro valore. Ciò non toglie che come riempitivi siano stati pensati.


E tu come fai ad esserne così certo, hai un filo diretto con GLB che te lo ha detto personalmente dall'aldil'? Te lo ha assicurato Sergio Bonelli stesso o magari Muzzi in persona?
Francamente le tue granitiche certezze mi lasciano sempre perplesso.

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  • Rangers

Bene.... per il duello sulla main-street vi consiglio di trovarvi a metà strada, (va bene la zona di Treviglio?), potete scegliere tra la pistola (o meglio, la colt), la balestra, oppure vi procurate un cavallo, e vi sfidate a duello come in una giostra medievale.....? Pu? andare?E' ovvio che il perdente offre il pranzo al prossimo raduno del TWF!!!! ;):colt::indiano::old:

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  • Rangers

Ma possibile che dobbiate sempre litigare?
Ormai non esiste più discussione civile, dovete sempre tirare fuori frasi, parole e discorsi di attacco tra di voi!!
Calmatevi!

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Ecco un altro che entra in lizza! Che si fa, si scatena una bella rissa da saloon (e dopo gli incerottamenti del caso tutti offrono un giro generale), oppure vediamo chi è così intelligente da darsi una calmata e non prendere tutto come una provocazione personale?


p. s. da quanto mi pare di aver capito Virgin usa molto l'arma dell'ironia (che può essere gradita o anche no se diventa sarcasmo), quindi è probabile che sia necessario sviscerare a lungo i suoi post per capire cosa volesse dire realmente. Ciò può anche significare che di tanto in tanto è meglio parlare - o scrivere - senza troppi giri di parole, giusto per non creare spiacevoli equivoci.

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  • Rangers

Ho cancellato il messaggio di Lupo che corre, in quanto offensivo!!
Questa settimana non ho avuto tempo, ma penso che oggi eliminer? molti messaggi di attacchi personali, che con la discussione non c'entrano niente!!
Datevi tutti una regolata, sarebbe meglio ritrovare un clima pacifico, cosa che da un p? di tempo non è più così su questo forum!!

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Un'osservazione sulla recensione di UBCLa recensione apparsa su UBC può piacere o no, personalmente la trovo in alcuni punti troppo severa, ma se è ben documentata, argomentata, e soprattutto, non guarda in faccia a nessuno come questa, è un utilissimo termine di confronto. L'autore ha insistito su un punto, in pratica l'inconsistenza della missione di Tex, sul quale ho avuto parecchi dubbi anch?io nella lettura di seguito di tutta la tripla, ma che ho deciso di non mettere in rilievo. Tex, Tiger, Laredo e i 5 scouts apache: 8 persone che sèimbarcano in territorio messicano seguendo a ritroso le tracce di componenti e aiutanti della banda di Revekti per arrivare in un luogo imprecisato, il suo covo, senza quasi nessuna informazione. Non sanno cosa troveranno, forse non si rendono nemmeno conto del numero dei nemici che dovranno affrontare. Di contro la trentina di uomini della banda Cunningham che hanno un piano e molte più informazioni. Tex si comporta quindi come uno sprovveduto che porta se stesso e altra gente in una missione quasi suicida, senza un piano, senza nemmeno ricorrere a Cochise, che, lo abbiamo visto altre volte, è molto ben informato di quello che succede in terra Apache, Messico compreso?Non si è nemmeno accorto che le sirene erano arrivate in terra navajo, e allora cosa vuol fare, affrontare tutti i nemici a viso aperto con i suoi quattro gatti senza nemmeno pararsi le spalle?I soldati non potevano certo sconfinare in Messico, chiedere guerrieri a Cochise non lo fa, nemmeno lascia un messaggio al figlio ferito per avere i suoi Navajos alle spalle per dargli man forte, il salvataggio finale infatti è frutto dell'intuizione di Kit, e allora? Tex è così stupido?Tutto questo l'ho pensato anch?io, ho criticato alla morte il ridicolo piano iniziale nella storia di Loman, potevo farmi sfuggire questo?In effetti non si riescono a capire bene le intenzioni di Tex, bisogna ricavarle da due striminzite vignette de ?La valle degli d'i?, quando sta per arrivare nel luogo del massacro dei Pima. Per quello che capisco, Tex ha intenzione di compiere quello che oggi si chiamerebbe un ?omicidio mirato?, cioè vuole arrivare il più inosservato possibile, ecco perchè la scelta di condurre l'azione con pochissimi uomini, al covo di Revekti, contando sul possibile aiuto dell'infiltrato Goyaklee, ed eliminarlo, perchè catturarlo vivo mi sembra una cosa un po' improbabile, vista la difficolt? e visto anche che potrebbe avere l'effetto opposto di galvanizzare i seguaci scatenandoli. Se questo piano fosse stato efficace non potremo mai saperlo, perchè la banda Cunningham si mette in mezzo, Tex deve cambiare programma in corsa e la storia prende un'altra piega. Insomma, non me la sono sentita di attribuirgli la responsabilità di un piano ridicolo e suicida, però, forse un po' più previdente lo poteva essere. Per esempio, riferendomi allo scontro finale, abbiamo visto Tex usare la dinamite e/o le frecce incendiarie mille volte, qui non ci si è minimamente pensato, si va diretti al corpo a corpo e se non fosse arrivata la ?cavalleria? buonanotte al secchio. E poi la percezione di 200 guerrieri nemici io non l'ho proprio avuta. Tex, il dormiglioneNella lettura del primo albo della storia, per me il migliore e anche molto bello, c'è un episodio quasi insignificante che a prima vista non avevo notato, ma che alla fine della storia dimostra ancora di più il Tex in sordina che ci siamo trovati di fronte. Sul finire dell'albo in questione il suo gruppo è attaccato di notte, Laredo sèinsospettisce e si sveglia per un ululato, vede Tex che dorme e si domanda se faccia finta. A sparatoria finita veniamo a sapere che dormiva veramente, si fidava così tanto di Tiger e della scarsit? dei nemici da essersi fatto veramente un sonnellino, notare bene, col fuoco acceso per fare da esca. Mah, a me non sembra che ci faccia una bella figura, anche quella larva umana che risponde al nome di Laredo è stata più pronta di lui. E il Tex che dorme con un occhio solo, sempre pronto a reagire?

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Premesso che non sono un Catone, che non insegno l'arte della scrittura a nessuno (? mio diritto dire che scriverei Tex in tutt'altro modo, o no?), che non accuso nessuno di disonest? intellettuale (bensì di cieca partigianeria), che non insegno l'italiano a nessuno (che il congiuntivo di Lupo fosse sbagliato l'ho evidenziato solo come pretesto per attaccarlo sul contenuto del suo intervento) e che non mi piace il mettere in bella mostra le proprie conoscenze (perchè la Cultura è ben altro), mi scuso comunque con Virgin per l' attacco pubblico e con gli altri per aver creato il parapiglia!Tornando in topic, un altro difetto di questa ridicola (più la rileggo e più mi sento di definirla tale) storia è nella scelta delle alleanze di Tex. Quello che, secondo la logica narrativa, sarebbe dovuto essere l'antagonista, Revekti, si mostra assai meno crudele del Circo Cunningham, che tortura Apache, massacra Pima e che ricorre alle frustate per l'autodisciplina. Nei confronti di questa simpatica combriccola Tex si mostra accondiscendente quanto si esprime e agisce in modo durissimo nei confronti del "maledetto profeta" (la cui efferatezza ci viene mostrata solo in modo indiretto con le gabbie ). Per quanto il tutto sia comunque sconclusionato, un' eventuale alleanza con Revekti mi sarebbe sembrata meno illogica, tanto più che è lui l' invaso e Cunningham l' invasore.

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Un'osservazione sulla recensione di UBCLa recensione apparsa su UBC può piacere o no, personalmente la trovo in alcuni punti troppo severa, ma se è ben documentata, argomentata, e soprattutto, non guarda in faccia a nessuno come questa, è un utilissimo termine di confronto. L'autore ha insistito su un punto, in pratica l'inconsistenza della missione di Tex, sul quale ho avuto parecchi dubbi anch?io nella lettura di seguito di tutta la tripla, ma che ho deciso di non mettere in rilievo. Tex, Tiger, Laredo e i 5 scouts apache: 8 persone che sèimbarcano in territorio messicano seguendo a ritroso le tracce di componenti e aiutanti della banda di Revekti per arrivare in un luogo imprecisato, il suo covo, senza quasi nessuna informazione. Non sanno cosa troveranno, forse non si rendono nemmeno conto del numero dei nemici che dovranno affrontare. Di contro la trentina di uomini della banda Cunningham che hanno un piano e molte più informazioni. Tex si comporta quindi come uno sprovveduto che porta se stesso e altra gente in una missione quasi suicida, senza un piano, senza nemmeno ricorrere a Cochise, che, lo abbiamo visto altre volte, è molto ben informato di quello che succede in terra Apache, Messico compreso?Non si è nemmeno accorto che le sirene erano arrivate in terra navajo, e allora cosa vuol fare, affrontare tutti i nemici a viso aperto con i suoi quattro gatti senza nemmeno pararsi le spalle?I soldati non potevano certo sconfinare in Messico, chiedere guerrieri a Cochise non lo fa, nemmeno lascia un messaggio al figlio ferito per avere i suoi Navajos alle spalle per dargli man forte, il salvataggio finale infatti è frutto dell'intuizione di Kit, e allora? Tex è così stupido?Tutto questo l'ho pensato anch?io, ho criticato alla morte il ridicolo piano iniziale nella storia di Loman, potevo farmi sfuggire questo?In effetti non si riescono a capire bene le intenzioni di Tex, bisogna ricavarle da due striminzite vignette de ?La valle degli d'i?, quando sta per arrivare nel luogo del massacro dei Pima. Per quello che capisco, Tex ha intenzione di compiere quello che oggi si chiamerebbe un ?omicidio mirato?, cioè vuole arrivare il più inosservato possibile, ecco perchè la scelta di condurre l'azione con pochissimi uomini, al covo di Revekti, contando sul possibile aiuto dell'infiltrato Goyaklee, ed eliminarlo, perchè catturarlo vivo mi sembra una cosa un po' improbabile, vista la difficolt? e visto anche che potrebbe avere l'effetto opposto di galvanizzare i seguaci scatenandoli. Se questo piano fosse stato efficace non potremo mai saperlo, perchè la banda Cunningham si mette in mezzo, Tex deve cambiare programma in corsa e la storia prende un'altra piega.

Appunto, non lo sai... E attaccare in quel modo è quello che Tex ha SEMPRE fatto!!! Chi non lo sa non conosce Tex!! Si comportava forse in modo diverso nelle storie di G. L. Bonelli quando i quattri pards andavano DA SOLI contro Mefisto, Yama, il Grande re e le loro centinaia di seguaciò O nel Ritorno di Montalesè Stanno forse un attimo a riflettere Tex e i suoi quando si gettano al soccorso degli irlandesi nella mia Gli Invincibili? Questo è Tex! Un eroe pronto ad affrontare anche le estreme conseguenze. E che in questa mia (a torto ) vituperata storia si stanno per verificare, tra l'altro..... Questo, ribadisco, è Tex, non quello che si chiede se può rischiare la pelle per salvare una ragazza o che se la svigna davanti a cinque o sei inseguitori!Sulla storia dico la mia: sono consapevole che 1) non è equilibrata in tutte le sue parti e 2) avrei dovuto usare Tex un po' di più e meglio nella parte centrale. Lo sapevo già senza bisogmo di sentirmelo dire: ma mi è venuta così. Non si può tornare su una storia già disegnata, nel nostro artigianale lavoro. Ma IMHO tutte le altre osservazioni sono,RIPETO: IMHO ) pretestuose e inutili ai miei fini pratici oltre che sbagliate. Se molti hanno vissuto male questa storia, sarà colpa anche mia, non lo posso negare , ma se è perchè, come qualcuno dice, vi ho abituati troppo bene , allora avrei forse dovuto in passato scrivere storie banali, fiacch, mediocri e soprattutto povere di idee... Però ad altri è piaciuta. Difficile dunque per me credere di aver sbagliato su tutto oltre che sui punti condivisi di cui sopra... Quando vedrà Loi a Pavia gli chieder? (in privato) se è stato così severo per liberare (finalmente!) uBC della nomea di essere filoboselliana! Anche solo inconsciamente questo deve avergli fatto abbassare il voto. E la sua recensione è anche un bell'esercizio di retorica con tutti i suoi capitoletti (proprio quello che rifiuto di considerare la mia storia, che non è n° fredda n° retorica ). borden
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Sono appena arrivato ma voglio dire subito la mia :capoInguerra: Copertine: molto belle tutte e tre, anche se quel Tex inchinato di fronte a Revekti mi è piaciuto poco, diciamo che al posto di Villa avrei cercato altre soluzioni. Disegni: eccezionali, davvero bellissimi. Spero di rivedere presto Ginosatis!Storia: la parte dolente. Sono un sincero ammiratore di Boselli, ma stavolta devo dire che mi ha convinto poco. Aldil' delle molte incongreunze della trama rilevate anche da altri, la cosa che meno mi è piaciuta è stata la caratterizzazione della figura di Parkman, in particolar modo riguardo al suo rapporto con Laredo. Per come era stata impostata la cosa nei primi due albi, stavo pregustando un bello scontro tra i due, magari condito da un drammatico duello a fine battaglia, e invece mi sono traovato di fronte a un ravvedimento di Parkman evitabilissimo e anche poco comprensibile... è stato un colpo di teatro telefonato e parecchio brutto, che ha svuotato tutta la storia del carico di pathos che aveva creato. Mi è piaciuto poco il ruolo di Laredo, assolutamente insignificante in tutti e tre gli albi, e ho trovato sottotono anche Tex, un po' confuso e troppo in balia degli eventi. Ho visto invece un ottimo Tiger, un Kit non banale e una caratterizzazione degli scout ben fatta (tranne Goyaklee, altro che si converte sulla via di Damasco... un po' troppi, non vi pare?). Revekti è un cattivo di seconda mano, peraltro ucciderlo è un gioco da ragazzi; ho trovato davvero malfatta la parte in cui Miles Cunningham lo frega come un gonzo qualsiasi, mah! I personaggi migliori sono quelli della banda Cunningham, ma anche l' ho trovato qualche punto debole: possibile che a Parkman gliela giurino in mille senza che nessuno provi almeno a piantargli un coltello nella schiena?In definitiva, storia che si merita la sufficienza ma che mi ha lasciato un retrogusto di insoddisfazione. Buono il primo albo, bene anche il secondo e invece del tutto inadeguato il terzo. Scusate se ho ripetuto concetti già esposti, non ho avuto modo di leggere tutte le 20 pagine di risposte :indianovestito:

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Caro Freddo ai piedi, complimenti perchè dimostri tutto il contrario del tuo nick! Sei sfuggito benissimo ad una trappola nella quale cascano spesso i neofiti, cioè quella di esprimere un parere secco e conciso senza una motivazione di fondo; hai, appunto, motivato benissimo il tuo giudizio sulla storia, distinguendo tra quelli che a tuo parere erano i punti positivi o negativi; e lo hai fatto con termini cortesi e corretti. Complimenti davvero ::evvai::Edito per aggiungere una cosa che avevo dimenticato: mi dichiaro completamente d'accordo con Borden sulla prima parte della sua risposta a Don Fabio ::evvai::

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Copertine: molto belle tutte e tre, anche se quel Tex inchinato di fronte a Revekti mi è piaciuto poco, diciamo che al posto di Villa avrei cercato altre soluzioni.

Purtroppo il povero Villa non ha colpe sulla scelta del soggetto della copertina. E' la redazione o Sergio Bonelli in persona che le propone a Villa.


Anche per me il soggetto della cover de "Nel covo del profeta" e' pessimo e ritrae tra l'altro una scena che non si e' mai verificata all'interno dell'albo. Io spero di non vederne piu' per un bel pezzo copertine con questo Tex sempre in ginocchio e con la camicia strappata. Ne ho abbastanza.

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TEX AI CONFINI DEL MONDO




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Nelle storie di Boselli sono frequenti, e tuttavia in linea con la tradizione bonelliana e nizziana, diversi ?lociò che di volta in volta si presentano come ?locus amoenusè oppure ?locus horridusè.

Localit? idilliache come la Lonesome Prairie di ?La mano del morto? o tenebrose come le miniere di San Rafael in ?Vendetta per Montalesè.

La loro peculiarit? è quella di essere delle regioni o dei posti che si differenziano dal resto dell'ambiente circostante per vegetazione, clima ecc e che permettono la presenza di insediamenti umani in rottura con il mondo esterno.

Ne troviamo diversi nel primo centinaio, l'isola di Tiburon, la Città d'oro, le terre dell'abisso. Sono uno degli elementi tipici di quel Tex, che il creatore ha estrapolato dalla letteratura romanzesca, che permettono l'evasione di chi legge nella finzione letteraria.

Ai continuatori di Bonelli non è sfuggita la possibilità di sfruttare un è altrove è che ponesse Tex ai confini del mondo. Basta rileggere ?Gli spiriti del deserto? o lasciarsi condurre in un affascinante viaggio nei cunicoli intarsiati della montagna in cui si situa il covo orientaleggiante de ?La Tigre Nera? nella prima storia del ciclo malese disegnata da Villa.

Boselli ama molto porre i suoi personaggi in degli ambienti estremi e fuori dal comune e ?La valle degli dei? è solo l'ultimo esempio di una lunga serie.

Però ?Caccia infernale? non sarà ricordato per i sinistri faccioni del canyon e neppure per la palude fumante, che costituiscono i due accessi alla valle segreta nel cuore della Sierra Madera.

Sono degli elementi lontani dall'essere preponderanti e che fanno parte della ricchezza compositiva delle opere dell'autore. Nella narrazione prendono rilievo graficamente ma appaiono secondari nello sviluppo dell'azione. Ed è un peccato. Non a caso nessuno ne fa riferimento, nessuno di noi ne parla.

Eppure una valle inaccessibile dove crescono dei cactus dalle radici con proprietà allucinogene dovrebbe di per se costituire il motivo d'interesse principale della storia.

Cosè non ?. I faccioni restano muti, privi di segreti, come tanti elementi decorativi posti sulle pareti. Non sapremo mai se sono opera di Revekti o rappresentino un semplice monito dal lontano passato e avvertano così i viandanti dal non avventurarsi in delle terre maledette.

Foriere di morte sono anche le acque fumanti poste a ovest della sierra. Ma la presenza dei paletti con i teschi appesi non deve ingannare. Questa volta infatti non sono un simbolo di morte, bensì l'unica via di salvezza per giungere dall'altra parte.

E? curioso il rovesciamento di valori che possiamo attribuire agli oggetti o alle sculture, che da sole costituiscono una chiave di lettura del mondo alla rovescia in cui Tex e gli uomini di Cunningham si stanno avventurando.

Non stupisce che in un viaggio all'inferno, si parlo proprio di un viaggio in un ade malefico e ostile, eden solo apparente, regno non dei vivi ma dei non morti, geenna certo simbolica ma la cui evocazione assume però tratti fin troppo realistici, non stupisce - dicevo - che solo i puri di spirito sopravvivano e alla fine possano fare ritorno a casa.

Parkman, Ethan, Goyaklee. Erano uomini imperfetti e ora, superata la prova in faccia alla morte, possono finalmente avventurarsi rigenerati in una nuova vita. La grandezza della storia sta tutta in questa bellissima parabola.

La logica conclusione non poteva e non doveva essere il duello tra il giovane tenente degradato e l'odiato Laredo che molti si auguravano, ma proprio quella stretta di mano così ricca di significato, che da sola d' credibilit? e un è senso è alla storia che Boselli ci ha fatto leggere. Che non è barocca e fallace come sembra illusoriamente ad una prima lettura, ma è ben ancorata nella classicit? di Tex.

Come sempre avviene, la lettura di una storia dell'autore milanese, pur essendo a volte ridondante, nasconde tanti motivi d'interesse insiti nella trama che valgono nella mia modesta opinione molto di più del prezzo di copertina. E non ?, sèintende, un complimento da poco.

E? vero che questa è una storia poco texiana e sono stato il primo a non risparmiare le critiche, ma la sufficienza di lettura che ne viene fatta in siti anche autorevoli mi fa sorridere e mi conferma ancora una volta la bontà della mia valutazione alla faccia delle accuse di malafede che mi sono recentemente piovute addosso.

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  • Rangers

Purtroppo il povero Villa non ha colpe sulla scelta del soggetto della copertina. E' la redazione o Sergio Bonelli in persona che le propone a Villa.

Anche per me il soggetto della cover de "Nel covo del profeta" e' pessimo e ritrae tra l'altro una scena che non si e' mai verificata all'interno dell'albo. Io spero di non vederne piu' per un bel pezzo copertine con questo Tex sempre in ginocchio e con la camicia strappata. Ne ho abbastanza.

Borden al recente raduno milanese, ci disse (se non ricordo male) che quella scena era stata proposta proprio da Sergio Bonelli in persona (se sbaglio mi correggano i pards che erano presenti)!

La scena volutamente non era presente all'interno della storia!!
Era un modo per presentare Tex in difficolt?, in modo che il lettore fosse più incuriosito e attirato dalla situazione pericolosa! :):trapper:

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La logica conclusione non poteva e non doveva essere il duello tra il giovane tenente degradato e l'odiato Laredo che molti si auguravano, ma proprio quella stretta di mano così ricca di significato, che da sola d' credibilit? e un è senso è alla storia che Boselli ci ha fatto leggere.

Ymalpas, permettimi di dissentire dalla conclusione della tua ottima analisi. Vista dal punto di vista che proponi la conclusione scelta da Boselli può sembrare azzecata, ma a mio parere è molto forzata e presenta caratteri superomistici poco credibili se applicati alla realtà della vita, specie a quella della frontiera. Un soldato umiliato, degradato e che ha perso la donna amata si trova di fronte al suo rivale di sempre e che fa? Gli stringe la mano come se nulla fosse, perchè la discesa agli Inferi gli ha fatto capire la scelleratezza delle sue azioni e i madornali errori commessi in passato. A me tutto ciò non sembra realistico, specie considerando la "preparazione" fatta dallo sceneggiatore nei primi due albi. Non so se Boselli lo abbia fatto o se sia solo una mia impressione, ma avevo avuto la netta sensazione che Parkman non fosse affatto migliorato nel corse della storia, e anzi fosse del tutto pronto ad affrontare armi in pugno il suo antico rivale. Per me il terzo capitolo della storia è stato deludente: Revekti si rivela un capo poco carismatico e fin troppo facile da prendere per il naso (nonchè da uccidere), Parkman cova odio per 150 pagine e poi se ne dimentica, Goyaklee addirittura diventa una giacca blu per onorare il fratello (questa mi è parsa un'altra forzatura). Questa comunque è solo la mia opinione, peraltro ciò che hai scritto sui luoghi straordinari texiani è davvero interessante. Anthony Steffen: grazie per la precisazione, diciamo allora che, se fossi stato in redazione, avrei spinto per un soggetto diverso. Pure io trovo che le copertine con Tex in estrema difficolt? stiano diventando un po' troppe...
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