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TWF - Tex Willer Forum

[04] L'eroe Del Messico


Carlo Monni
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Voto alla storia:  

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Un'altra storia del primo periodo non commentata? Non riesco a crederci. :shock: :malediz...

Ok, andiamo avanti imperterriti. ::evvai::

?L'eroe del Messico?, ovvero: "Come Tex ha vinto la Rivoluzione Messicana?. :lol2:

Volendo sintetizzare al massimo la trama di questa storia, infatti, si può tranquillamente dire che si tratta della personale rilettura da parte di G. L. Bonelli della rivoluzione messicana del 1910/1920, portata indietro nel tempo di una trentina d'anni e concentrata in pochi mesi.

Chi conoscesse i fatti per averne letto su qualche libro od aver visto qualche film non farà fatica, ad esempio, a riconoscere in Manoel Perez lo sfortunato Francisco Madero (praticamente identica la fine del primo, avvenuta nel 1913 e del secondo, narrata a Tex nel n° 6). Volendo si può anche avanzare un parallelismo tra Montales ed Emiliano Zapata, ma forse esagero.

Del tutto inutile, in ogni caso, provare a conciliare gli eventi narrati in questa storia con la realtà storica, che negli anni in cui dovrebbe essere ambientata (sempre che si accetti la mia cronologia, sèintende) vedeva il Messico impegnato nello scontro tra Massimiliano D'Asburgo, aspirante imperatore sostenuto dalle armi francesi, e Benito Ju?rez che in molti (Stati Uniti compresi) riconoscevano come il legittimo Presidente del Messico. Non facciamoci troppe domande e godiamoci la storia.
Del resto, se andassimo a cercare nei libri di storia l'invasione del New Mexico da parte delle truppe messicane vista nella storia precedente, non ne troveremmo traccia. :generaleN:

Praticamente in tutta la storia Tex non veste mai i suoi tradizionali abiti. Dapprima, infatti, usa il costume di "El Desperado", successivamente an tradizionale tenuta da cowboy con la camicia a quadri ed un gilet di pelle. Lo rivediamo nella tenuta abituale solo nell'ultima striscia. Oggi non so se la cosa sarebbe ritenuta accettabile non solo da Sergio Bonelli, ma anche da qualche frangia di lettori "più realisti del Re". :indiano:

il nome della spia che Tex smaschera con un trucco durante una riunione dei ribelli a casa di Manoel Perez è Don Juan Tenorio, che è poi il nome completo del personaggio di fantasia (a differenza di Casanova ), seduttore imperterrito di donne più o meno giovani, che noi conosciamo come Don Giovanni. Non fa onore al suo nome, però, perchè è decisamente bruttarello ed è pure stupido. laughing

In questa storia vediamo brevemente apparire un telefono. A prescindere dalla sua data d'invenzione il telefono cominciò ad essere commercializzato dopo il 1876. Dobbiamo consideralo, quindi, un anacronismo. Uno dei tanti del periodo.

Chi (e ce ne sono ancora in giro, purtroppo :snif:) accusa Tex di essere fascista dovrebbe rileggersi l'appassionato discorso che Tex fa a Montales dopo essere stato costretto, per proteggere la loro fuga, ad uccidere tre soldati la cui unica colpa era di indossare una divisa. Con quel discorso Tex fa chiaramente capire che sta dalla parte degli oppressi sempre e comunque e che sa distinguere fra le colpe di chi d' gli ordini e quelle di chi, per ignoranza o costrizione, quegli ordini non può far altro che eseguirli. Inoltre Tex ha ben chiaro quali debbano essere gli scopi di una rivoluzione e non sbaglia, visto che in breve tempo è la "Revolucion" a vincere.

Anche in questa storia, in aiuto a Galep, sempre secondo autorevoli fonti, ci sono le chine di Mario Uggeri.

In sintesi: un'altra bella storia del periodo pioneristico. ::evvai::

  • +1 1
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Chi (e ce ne sono ancora in giro, purtroppo 004020.gif) accusa Tex di essere fascista

Tanta gente accusa di essere fascista chiunque non pensi che sarebbe da trasformare le carceri in vilelggiatura e da accettare che la gente si ubriachi, si ingozzi, faccia rissa e magari peggio per le strade. Giusto ieri mi sono sentito dire "Ma voti lega?" perchè volevo chiedere il supporto di una pattuglia del 112 prima di intervenire su un gruppetto visibilmente ubriaco che aveva "Puntato" una coppietta. Detto ciò, l'eroe del Messico è una grande storia, un po' poco realistica (fosse il telefono il problema :D) ma sicuramente più che godibile, e poi i disegni di allora avevano un fascino incredibile, tra divise improbabili, visi estremamente simili e stereotipati(tutti i messicani, ma proprio tutti, coi baffetti) e via così.
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  • Collaboratori

Un'altra storia del primo periodo non commentata? Non riesco a  crederci. :shock:  :malediz... Ok, andiamo avanti imperterriti. ::evvai::

clap Grazie Carlo! Io ci avevo pensato (solo per un momento) di fare una seria rilettura dei primi albi, ma poi ho lasciato perdere ( e me ne rammarico ).

Volendo si può anche avanzare un parallelismo tra Montales ed Emiliano Zapata, ma forse esagero.

Vorrei consigliarti la lettura di questo topic Montales E La Figura Di Pancho Villa. Io il parallelismo ce l'avevo visto con Villa, se poi c'è anche un po' di Zapata, non me ne meraviglierei di certo!
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  • 1 anno dopo...

Altro che semplice fuorilegge!Il Tex di queste pagine già aiutava rivoluzionari, catturava spie , liberava prigionieri, sconfiggeva uno Stato e creava pagine nella storia del Messico. :capoInguerra: Di certo, Tex qui è proprio una locomotiva a tutta velocit?, ma una locomotiva che viaggia anche fuori dai binari e travolge chi deve essere travolto. Non c'è tregua, non c'è pausa; guerriglia texiana condotta con abilità da Bonelli e da Galep. Per forza un sacco di lettori si sono appassionati subito a Tex : puro fumetto d'avventura, coinvolgimento, intrattenimento, passione .... -ave_ Do un otto pieno a questa storia. Notando i commenti che ho datto nelle primissime storie, vedo che ho esagerato con i voti. In effetti sono diventato più severo con i voti e assegnerei anche a quelle otto e non nove o dieci (quelli li riservo per i capolavori).

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  • 1 anno dopo...
  • 6 anni dopo...

Rileggere ogni tanto le prime storie di GL Bonelli aiuta a sfatare i luoghi comuni che si sono sedimentati negli anni sul Tex delle origini, che sarebbe - secondo versioni semplicistiche - un Tex ancora istintivo, poco riflessivo, un ammazzasette protagonista di storielle dalla trama non troppo originale, che sarebbe maturato solo con “Sangue Navajo” oppure dopo, verso il n. 100 o giù di lì.

Be’, basta riprendere in mano “L’eroe del Messico” (n. 4 della serie Tex Gigante) per rendersi conto che non è proprio così.

 

L’episodio narra il primo incontro di Tex con il ribelle Montales e l’aiuto che Tex gli fornisce per vincere la Rivoluzione messicana. Tra scontri con i militari, scorribande e azioni di guerriglia, fughe, smascheramento di traditori, assalti al treno e rocambolesche evasioni, il momento più importante della vicenda è il dialogo tra Montales e Tex, che lo ha appena liberato:

 

Tex: “Sto pensando a quei soldati che ho dovuto uccidere quando eravamo sul tetto… Quando sparavano non facevano che obbedire a un ordine superiore… Dovremo cambiare tattica d’ora in avanti! Dovremo cercare di colpire i capi… quelli che stanno comodi e sicuri dietro a una scrivania e mandano al macello gli altri… Dobbiamo accattivarci la simpatia del popolo. Far capire ai soldati che noi lottiamo non contro di loro, ma contro gli sfruttatori del paese…”

Montales lo guarda ammirato.

Tex: “Se noi li priviamo dei capi… a chi obbediranno?... Spareranno essi senza averne l’ordine contro coloro che si battono per difendere i poveri e gli oppressi? No, Montales, essi non spareranno!... Passeranno sempre più numerosi dalla tua parte!”

E Montales, quasi commosso: “Caramba. Sei un grande hombre, Tex.”

 “No, Montales, sono solo uno che si è unito a te perché lottavi per un ideale di giustizia.”

 “Tex non dire altro, qua la mano... D’ora in poi tu sarai il cervello della banda e io sarò fiero di essere il tuo braccio destro!”

 

Insomma non proprio una storiellina banale banale con cowboy e indiani e tanti bang bang!...

 

Da citare anche il finale, con il nuovo presidente del Messico Manuel Perez che offre a Tex una carica prestigiosa nel nuovo governo. Tex ovviamente rifiuta, concludendo il suo discorso così:   “Ebbene se volete saldarlo [il debito di riconoscenza] fate che non scorra più sangue sulla frontiera. Fate che la pace, la comprensione, il pacifico commercio siano il sereno epilogo di tante inutili lotte fra soldati americani e messicani!”

Abbracci e giornali messicani che inneggiano all’eroe Tex Willer e alla pace ritrovata.

 

Certo, la storia presenta ingenuità, incongruenze, GL Bonelli non è ancora del tutto a sua agio con le storie lunghe e alcuni episodi potevano essere meglio sviluppati (bisognerà aspettare “Il Tranello” per avere il primo vero capolavoro della serie), ma certamente questo “L’eroe del Messico” rimane come uno splendido esempio di grande fumetto popolare d’avventura, piacevole da leggere e divertente da riscoprire.   ;)

 

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  • Sceriffi
23 minuti fa, Poe dice:

Rileggere ogni tanto le prime storie di GL Bonelli aiuta a sfatare i luoghi comuni che si sono sedimentati negli anni sul Tex delle origini, che sarebbe - secondo versioni semplicistiche - un Tex ancora istintivo, poco riflessivo, un ammazzasette protagonista di storielle dalla trama non troppo originale, che sarebbe maturato solo con “Sangue Navajo” oppure dopo, verso il n. 100 o giù di lì.

Be’, basta riprendere in mano “L’eroe del Messico” (n. 4 della serie Tex Gigante) per rendersi conto che non è proprio così.

Insomma... All'inizio neanche in casa editrice sapevano che cosa avevano tra le mani ovvero Tex. Basta il fatto che Tutti puntavano su Occhio Cupo (che chiude quasi subito).

La prima puntata di questa storia esce l'1 Settembre 1949 e finisce il 22 Settembre sempre di quell'anno e non è che sia un granchè. Le prime storie sono veramente rapide dinamiche, Tex ammazzasette (basta vedere le scene all'interno della casa in: "El Diablo" con Tex che ne stende assai)... Non è detto che se in queste storie ci siano delle "pecche" caratteriali di Tex e della storia, queste siano per forza brutte. Parlo a livello personale, ma a me per esempio: "Fuorilegge" come storia piace ed è precedente a questa (si chiude proprio nel numero quattro). E' vero che i luoghi comuni sono molte volte stupidi, ma se sono Comuni un fondo di verità ci deve essere. "Topolino è perfetto ed è amico delle guardie" Un esempio di luogo comune, che è falso, ma per renderlo un luogo comune qualcosa deve essere accaduto, in questo caso per esempio i tanti anni di storie in cui Topolino sbaragliava tutti, amico delle polizia, professore Universitario... hanno creato un'immagine di Topolino falsa. Questo come per tanti altri esempi. 

<span style="color:red">34 minuti fa</span>, Poe dice:

erto, la storia presenta ingenuità, incongruenze, GL Bonelli non è ancora del tutto a sua agio con le storie lunghe e alcuni episodi potevano essere meglio sviluppati (bisognerà aspettare “Il Tranello” per avere il primo vero capolavoro della serie)

Capolavoro per me non è, ma da qui le storie subiscono un'innalzamento della qualità.

Comunque per me questa è una buona storia. Bella recensione!

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per me questa storia è un capolavoro migliore di molti altri presunti tali che Bonelli scriverà in seguito

Le prime storie della saga per me sono tra le migliori della serie

Modificato da Grande Tex
  • Confuso (0) 2
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<span style="color:red">7 ore fa</span>, MacParland dice:

Non è detto che se in queste storie ci siano delle "pecche" caratteriali di Tex e della storia, queste siano per forza brutte. Parlo a livello personale, ma a me per esempio: "Fuorilegge" come storia piace ed è precedente a questa (si chiude proprio nel numero quattro). E' vero che i luoghi comuni sono molte volte stupidi, ma se sono Comuni un fondo di verità ci deve essere.

 

Al di là che una storia sia bella o brutta, che piaccia o non piaccia, resta il fatto che Tex che compare in "L'eroe del Messico" è molto diverso dall'immagine che ha di lui chi non conosce bene questo periodo, chi non lo ricorda più o non l'ha neanche mai letto. Qui abbiamo addirittura un Tex rivoluzionario!... Un eroe che partecipa da protagonista alla Rivoluzione messicana (romanzata, modificata e semplificata, ovviamente), che ne è addirittura la mente che pianifica le strategie più adatte, che dà consigli non solo a Montales ma anche al futuro presidente del Messico, che fa persino discorsi sociali e politici, che si fa scrupolo di non uccidere i soldati perché anche loro vittime e uomini del popolo oppresso (e qui anticipa un po' la mentalità che avrà in "Sangue Navajo", distinguendo tra soldati e ufficiali), che parla di giustizia e pace tra gli stati (non dimentichiamo che la storia è stata scritta nel 1949, poco dopo la Seconda guerra mondiale).

 

Il 17/7/2011 at 13:47, Carlo Monni dice:

Chi (e ce ne sono ancora in giro, purtroppo accusa Tex di essere fascista dovrebbe rileggersi l'appassionato discorso che Tex fa a Montales

 

Che è il dialogo che ho citato io nel post precedente...

Insomma tutto un altro Tex rispetto all'immagine semplificata del fuorilegge scavezzacollo e spaccone, dal grilletto facile e dal pugno pesante. Certo, è anche questo, il Tex delle origini, ma molto altro. E Boselli lo sa bene, visto come lo sta gestendo sulla serie "Tex Willer".

 

Sono molto curioso di vedere come Boselli porterà piano piano il Tex dei "Razziatori del Nueces" a diventare "l'eroe del Messico".

Mi sa che ne vedremo delle belle...:deserto:

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Il 22/2/2021 at 15:54, Grande Tex dice:

prime storie della saga per me sono tra le migliori della serie

La vedo esattamente al contrario.le migliori di Glb sono dalla 90 alla 190...li si contano a decine gli albi capolavoro

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  • 2 mesi dopo...

E venne il giorno in cui il nome di Tex Willer divenne leggenda! Il proseguo della trama messicana, dopo la cattura di Mefisto e Lily, si fa altisonante, epico. Tex mantenendo il suo impegno preso con Montales, si spende con coraggio e acume strategico per la rivoluzione del popolo messicano. Il giovane sveste per una volta i panni del fuorilegge e diviene di fatto un eroe nazionale. Lo stesso Montales gli riconosce la stoffa del leader e lo proclamerà il cervello della banda, tenendo per sé il ruolo del braccio. Un’investitura del tutta meritata, visto che lo scatenato Tex condurrà le redini con molto coraggio e costrutto. Libererà Montales caduto nelle mani dei nemici, farà visita arditamente in casa del capo delle forze di polizia messicane, smascherando abilmente la spia che tramava contro Manuel Perez. Con caparbia e una buona dose di “pazzia” studierà un piano per impadronirsi di un treno presidenziale e umiliare l’esercito messicano, favorendo sempre più l’annessione al progetto rivoluzionario di uomini e dissidenti militari. Bonelli sfodera una sceneggiatura scoppiettante e divertente, a tratti con qualche incongruenza di troppo, visto che appare molto semplificato il modo con cui i nostri conducono il ballo e ribaltano il regime messicano. Tuttavia, suppongo che all’autore non importasse di seguire eccessivamente i binari della plausibilità e che puntasse più che altro a ottenere una prova ariosa, aulica e all’insegna dell’avventura pura, senza troppi fronzoli o trucchetti politici e di spionaggio. Fa sorridere in fondo come Tex riesca a disarmare da solo un plotoncino di una decina di soldati, senza che nessuno di essi si ribelli alle sue colt, come non è proprio il massimo del credibile, che un sol rivoluzionario riesca a infilarsi nella tenuta del capo della polizia di uno stato sovrano, senza necessità di eludere nessun tipo di scorta. La figura di Manuel Perez è ben resa, ma sia lui che Montales rimarranno sullo sfondo, visto che le luce della ribalta spettano solo al giovane fuorilegge texano dall’indomito coraggio e il cuore d’oro. È già stato fatto notare quanto il nostro beniamino sia un uomo giusto, che si pente di aver dovuto sparare a dei soldati, rei solo di aver obbedito a degli ordini e che memore della bruttissima esperienza, spiega a Montales che bisogna cambiare strategia e colpire senza pietà i burattinai seduti dietro le scrivanie del comando e non i burattini sacrificati in prima linea. Un Tex che si esprime pure come un politico navigato, vedi l’epilogo della vicenda in cui ritiene la sua migliore ricompensa “la pace, la comprensione, il pacifico commercio tra i due popoli” e strappa un sentito abbraccio dal neo presidente del popolo (che purtroppo vedremo durerà poco) e il pianto commosso dell’amico Montales. Si chiude così la lunga parentesi messicana che segnò decisamente un importante passo avanti della giovane saga. Sempre all’infaticabile Galep toccò macinare strisce su strisce per portare a compimento l’ennesimo snodo vitale della produzione editoriale del personaggio. Sebbene sia ancora palese come la fretta per garantire in tempo l’uscita dell’albetto impedisse di curare al meglio le varie strisce, è altrettanto chiaro come la qualità complessiva delle stesse raggiunse un livello più che accettabile. Galep, dopo aver variato a lungo nelle prime storie, tirò fuori una precisa fisionomia per il suo eroe e uniformò al meglio lo stile, garantendo una resa migliore, tenendo sempre fede al consueto dinamismo narrativo delle sue vignette. Da notare come gli sfondi siano più ricchi e curati rispetto agli esordi e pure l’abbigliamento di soldati e personaggi è decisamente più ricercato e dettagliato. Bonelli per la prima volta gli fa disegnare un’intera sequenza sul treno e il disegnatore sardo se la cava abbastanza bene, dimostrando di quanto il suo talento fosse adattabile alle varie situazioni e ambientazioni. Non bisogna dimenticare che, se al giorno d’oggi reperire documentazione è banale con internet, nei primi anni cinquanta non lo era affatto e ogni autore doveva arrangiarsi come poteva, anche con molta fantasia e memoria visiva. Memoria che scarseggiò parecchio (ma in compenso la fantasia no :D) nell’improbabile colt della seconda vignetta della striscia numero 7 dell’albetto “Il traditore”: è brutto dirlo, ma sembra che Tex tramortisca il malcapitato soldato messicano con una pistola giocattolo rubata a un bambino:P:P. Il mio voto finale è 8

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Alla luce della cronologia boselliana questa storia, quando ci si arriverà cronologicamente su Tex Willer, subirà probabilmente un discreto numero di cambiamenti visto che da pseudo rivoluzione messicana ante litteram diventerà la reale guerra della riforma. Di conseguenza, Manoel Perez o sarà sostituito da Benito Juarez o sarà "degradato" a suo assistente o qualcosa di simile. Vedremo che scelta farà Boselli. La sola cosa sicura è che ci saranno narrate varie avventure di Tex e Montales durante quel periodo che nell'originale storia viene liquidato ìn quattro albi a striscia.

Modificato da Carlo Monni
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  • 2 mesi dopo...

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Bella storia in cui Tex aiuta Montales, il desperado che lotta contro il governo messicano, e infine si guadagna l'appellativo di "Eroe del Messico". La storia è davvero divertente, con molte scene d'azione, sparatorie, azioni di guerriglia, scontri armati con i militari, fughe, cattura di spie, liberazioni di prigionieri e persino un assalto al treno! 
Memorabile il discorso che Tex fa a Montales, in cui spiega che d'ora in avanti dovranno colpire i capi, quelli che "stanno comodi e sicuri dietro a una scrivania, e mandano al macello gli altri", e non i soldati, che in fin dei conti sono dei burattini che eseguono degli ordini, quelli che sono appunto mandati al macello. Vi sono poi alcune incongruenze tipiche dell'epoca, ma resta comunque un episodio gradevole e piacevole. Ottimo il finale.
Godibili anche i disegni del Galep degli inizi. 

 

Storia: 6,8
Disegni: 7

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  • 3 settimane dopo...
Il 17/7/2011 at 13:47, Carlo Monni dice:

In questa storia vediamo brevemente apparire un telefono.

Qualcuno sa dirmi a che pagina?

Io non l'ho individuato (ma magari nella mia edizione è stato corretto...). Grazie:)

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  • 6 mesi dopo...

Storia che non sono mai riuscito a farmi piacere. E l'ennesima rilettura, sulle strisce anastatiche, conferma tutti i miei ricordi delle impressioni precedenti : per me, davvero brutta... L'infuocata guerriglia che ci veniva mostrata nella parte finale della storia precedente, qui si tramuta implacabilmente in una rivoluzione da operetta, se non addirittura da barzelletta...Miliziani che, a gruppi di 10, 20 o più uomini, si arrendono all'unisono non appena spunti il solo Tex a pistole spianate, senza accennare una pur blanda reazione, niente...Il capo della polizia di tutto il Messico che se ne sta nel suo villone senza uno straccio di vigilanza a proteggerlo, fa accomodare uno sconosciuto armato e chiede pure al maggiordomo che li si lasci da soli, pur sapendo che il principale alleato di Montales è uno yankee...Nella striscia "Il Traditore" Tex, dopo aver tramortito un miliziano col calcio della pistola, pensa : "Diavolo, se tutti i poliziotti messicani sono scemi come questo...". Si, lo sono, e pure peggio...

Lo stesso "Desperado" Montales se ne esce come un imbelle in totale balia degli eventi, che delega al solo Tex tutti gli aspetti strategici e decisionali della guerriglia, oltre ovviamente a lasciare a lui anche l'onere delle imprese più pericolose (che poi pericolose per modo di dire)...insomma, praticamente, Tex porta a termine la "rivoluzione messicana" tutto da solo.:D

In tutto questo salvo due cose : l'evasione di Montales, con la fuga notturna attraverso i tetti della cittadina ; e il momento "intimo" riflessivo in cui Tex confida a Montales la sua volontà di portare a termine una rivoluzione il più possibile non violenta, e atta a colpire soprattutto i vertici...Per me, la peggiore storia fin qui tra le prime...Poi oh, importantissima per la definizione del personaggio di Montales (che considerando anche quante volte verrà salvato in futuro, non si contano i ceri che deve accendere a Tex).

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  • 1 anno dopo...
Il 19/2/2022 at 16:06, Testa di Vitello dice:

Storia che non sono mai riuscito a farmi piacere. E l'ennesima rilettura, sulle strisce anastatiche, conferma tutti i miei ricordi delle impressioni precedenti : per me, davvero brutta... L'infuocata guerriglia che ci veniva mostrata nella parte finale della storia precedente, qui si tramuta implacabilmente in una rivoluzione da operetta, se non addirittura da barzelletta...Miliziani che, a gruppi di 10, 20 o più uomini, si arrendono all'unisono non appena spunti il solo Tex a pistole spianate, senza accennare una pur blanda reazione, niente...Il capo della polizia di tutto il Messico che se ne sta nel suo villone senza uno straccio di vigilanza a proteggerlo, fa accomodare uno sconosciuto armato e chiede pure al maggiordomo che li si lasci da soli, pur sapendo che il principale alleato di Montales è uno yankee...Nella striscia "Il Traditore" Tex, dopo aver tramortito un miliziano col calcio della pistola, pensa : "Diavolo, se tutti i poliziotti messicani sono scemi come questo...". Si, lo sono, e pure peggio...

Lo stesso "Desperado" Montales se ne esce come un imbelle in totale balia degli eventi, che delega al solo Tex tutti gli aspetti strategici e decisionali della guerriglia, oltre ovviamente a lasciare a lui anche l'onere delle imprese più pericolose (che poi pericolose per modo di dire)...insomma, praticamente, Tex porta a termine la "rivoluzione messicana" tutto da solo.:D

In tutto questo salvo due cose : l'evasione di Montales, con la fuga notturna attraverso i tetti della cittadina ; e il momento "intimo" riflessivo in cui Tex confida a Montales la sua volontà di portare a termine una rivoluzione il più possibile non violenta, e atta a colpire soprattutto i vertici...Per me, la peggiore storia fin qui tra le prime...

È vero, ci sono un bel po' di forzature in alcune caratterizzazioni e rappresentazioni dei messicani che tolgono all'episodio l'eccellenza che prometteva, ma è altrettanto vero che molte autorità messicane siano state un po' sprovvedute e disaccorte rispetto a quelle americane secondo il luogo comune - piuttosto sciocco se lo estendiamo a tutti - dei "mangiatortillas" ;). Se pensiamo ad altre autorità non oneste/pulite sempre messicane ma di minor rilievo rispetto a quelli definiti altolocati di questa storia abbiamo Larriego e bella compagnia nella storia della Spedizione in Messico :lol2:... (La stessa canaglia di Masters s'infuriò con Larriego per essersi fatto scoprire dai pards). Ergo, ho trovato regolare che buona parte dei militari messicani si siano fatti "infinocchiare", anche se resto dell'idea di non eccedere nei luoghi comuni :bisonte:. Per me ci sta che ogni tanto facciano delle piccionate - mi ricordo anche di come si era fatto fregare il colonnello Falcon, nonostante non fosse mica tanto sprovveduto, nella storia col colonnello Mano Cattiva :laughing:- ma, appunto, non deve sembrare forzato come espediente. E forse, verso il finale di quest'episodio, lo sembra. 

Voto 8+ 

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  • 3 mesi dopo...

Mi sembra abbastanza strano come, in più di tre lustri di forum, a proposito di questa storia nessuno abbia nominato la guerra civile italiana; quantomeno, non in questa discussione.

Eppure, l'ispirazione mi sembra evidente: certo, ci sono dentro suggestioni che derivano da millenni di letteratura anti-tirannica, l'anti-imperialismo romantico e avventuroso dei romanzi di Salgari, la rivoluzione messicana reale; tuttavia, riesce davvero difficile non sentire assonanze con quanto accaduto in Italia fino a quattro anni prima che, per chiunque fosse vivo all'epoca, era ancora carne viva.

Abbiamo un governo di tromboni che indossano divise ridicole, il Messico coinvolto in una guerra rovinosa, l'esercito governativo che infierisce sulla popolazione civile con violenze e requisizioni, ribelli che si organizzano spontaneamente e compiono azioni di disturbo e guerriglia a partire dai loro rifugi nelle montagne e poi vengono organizzati da figure politiche perseguitate dal regime che danno vita al Comitato di Liberazione (sic) del Messico. Le coincidenze sarebbero troppe, se solo fossero coincidenze; si tratta, invece, di testimonianze della straordinaria capacità di Gianluigi Bonelli di ispirarsi alla realtà per poi trasfigurarla in storie avventurose e votate all'evasione, che catturano il lettore proprio perché, oltre a essere costruite e orchestrate con perizia somma, sanno rivolgersi a lui con coerente potenza simbolica.

Insomma, non credo di esagerare se affermo che questo grandioso romanzo (dall'avventura dei fedeli di Xipe attraverso quella di Mefisto e questa, fino alla successiva Banda del Rosso, abbiamo un'unica vicenda perfettamente coesa in cui i rimandi sono precisi e lo sviluppo, tanto del personaggio di Tex quanto del mondo attorno a lui, è impeccabile) è il secondo più bel fumetto che abbia mai letto sulla guerra civile italiana, dopo l'inarrivabile "Battista, l'ingenuo fascista" di Benito (ah, suprema ironia dell'arte e della vita...) Jacovitti.

 

Venendo a questioni più volgari: leggo questa storia nella Nuova ristampa e non ho purtroppo da nessuna parte trovato la summentovata (da altri) scena del telefono, sicché ne deduco che essa sia stata censurata. Ciò fa pensare che, purtroppo, anche Sergio Bonelli fosse dell'opinione che esso costituisse un anacronismo o, quantomeno, un'incongruenza cronologica con il resto della saga. Tuttavia, sappiamo bene che per Gianluigi Bonelli le prime storie erano ambientate negli ultimissimi anni dell'Ottocento, pur avendo luogo in un West dai tratti in gran parte anteriori, per poi sforare ai primi del Novecento. Come possiamo accordare ciò con le successive storie dell'età dell'oro, ambientate in un West con ampie libertà, ma dai tratti più accurati? Semplice: comportandoci come adulti e accettando la realtà che tutti sappiamo, ovvero che Gianluigi Bonelli cambiò idea in corsa; e ciò non leva nemmeno un'oncia alla bellezza delle sue storie e nemmeno alla coerenza e all'unità della saga.

Ovviamente, per chi, come @Carlo Monni e altri, nel corso degli anni, si è dedicato a stendere cronologie coerenti della vita del nostro Tex, tutto ciò costituiva un groviglio inestricabile che, però, era parte del fascino del gioco: queste cronologie erano divertenti, almeno per me, proprio perché lavoravano in vista di uno scopo impossibile, ovvero armonizzare dati inconciliabili; un po' come, insomma, se ci mettessimo a costruire un corpus coerente della mitologia greca, limando ed elidendo tutte le versioni contraddittorie e alternative. Un'opera affascinante e in contrasto con la realtà delle cose; rectius: affascinante in quanto in contrasto con la realtà delle cose.

Ma se tutto ciò tracima e viene fatto proprio dall'editore, il gioco non è più divertente proprio perché smette di essere un gioco e diventa revisionismo, menzogna. Sbianchettare le date sui giornali, modificare le vignette con i telefoni (e cara grazia che almeno nella Nuova ristampa, negli episodi successivi, è rimasta la Ford T guidata da Pat MacRyan) è un insulto a Gianluigi Bonelli, nonché un grande errore: perdere la consapevolezza che i miti sono tali proprio perché grandi, complessi, molteplici e, al postutto, contraddittorii significa perdere i miti stessi. Di questo passo, finiremo per negare apertamente quanto scritto da Gianluigi Bonelli in episodi cardine della saga solo per renderlo coerente con nuove storie scadenti e senza sens... Come? ... Davvero? ... Che dire: mi amareggia, ma non mi stupisce.

 

Concludo dicendo che questa storia è meravigliosa. Abbiamo un Gianluigi Bonelli già in pieno possesso dei propri mezzi (più passa il tempo, più lo rileggo, più mi convinco di quanto sia un abbaglio la vulgata che vuole le prime storie di Tex veloci, grezze e ingenue e lo stile di GLB perfezionarsi col passare del tempo. Già le primissime storie, già solo il primo albo della serie gigante, rivelano una gestione del ritmo e dei dialoghi, nonché una coerenza delle caratterizzazioni e delle trame definibili con un'unica parola: perfette) e un Galep che è a dir poco il disegnatore perfetto (in coppia con Uggeri: grazie, Carlo Monni) per dar vita a questo mondo. Chi la pensa diversamente sbaglia. Punto.

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  • co fondatore

Tutto giusto, se non fosse che la scena con il telefono è nella successiva in cui compare Montales (#6-7).

  • Grazie (+1) 1
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6 hours ago, virgin said:

Mi sembra abbastanza strano come, in più di tre lustri di forum, a proposito di questa storia nessuno abbia nominato la guerra civile italiana; quantomeno, non in questa discussione.

Il paragone per me è sempre stato abbastanza ovvio (anche il discorso a Montales sul fatto che sono i capi, quelli che stanno in alto, a dover essere puniti, si adatta perfettamente alla guerra in Italia... dove purtroppo i capi tranne le figure più compromesse e non "riverginabili" rimasero tutti al loro posto in chiave anticomunista). Solo che temo che il forum dove ne ho parlato sia ormai perso come lacrime nella pioggia...  :pianti:

 

Però rimane la "prima regola del western", che ho enunciato spesso anche qui: "un western parla SEMPRE dell'epoca in cui è stato fatto, non di quella in cui è ambientato" :P

 

O addirittura, PRECEDONO gli eventi... ogni volta che sento dire di quanto sia "ingenua e irrealistica" l'idea che Tex con pochi uomini catturi un treno pieno di armi e munizioni, e che questa vittoria porti direttamente alla vittoria in una rivoluzione, mi viene in mente il treno a Santa Clara. Verrebbe da pensare che GL Bonelli si sia ispirato a quell'episodio storico, anche pensando ai nomi "Santa Caterina" e "Santa Clara"...se non fosse che GL Bonelli ha scritto questa storia dieci anni prima! (ma forse era Che Guevara che leggeva Tex e gli copiava le idee...  :D )

 

Sul cambiare i fumetti del passato sai che sfondi una porta aperta, è una scelta che impoverisce quello che dai al lettore, al limite del falso in commercio...  quando compro un fumetto di una certa epoca, voglio quello, non una versione "corretta" che mi fanno perchè mi considerano un idiota che non riuscirebbe a capire il fumetto originale...

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<span style="color:red">2 ore fa</span>, Diablero dice:

Sul cambiare i fumetti del passato sai che sfondi una porta aperta, è una scelta che impoverisce quello che dai al lettore, al limite del falso in commercio...  quando compro un fumetto di una certa epoca, voglio quello, non una versione "corretta" che mi fanno perchè mi considerano un idiota che non riuscirebbe a capire il fumetto originale...

 

Premesso che la penso come te e non solo sui fumetti mi auguro che non sarai altrettanto severo co, la nuova versione che vedremo su  Tex Willer tra un annetto circa e che sarà  ambientata nel 1860 durante la Guerra della Riforma, quindi non potrà avere telefoni.

La cosa non mi tange. Le retcon di questo tipo sono frequentissime nella narrativa di genere e non ho problemi ad accettarle. La versione originale la posso rileggere quando voglio.

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57 minutes ago, Carlo Monni said:

Premesso che la penso come te e non solo sui fumetti mi auguro che non sarai altrettanto severo co, la nuova versione che vedremo su  Tex Willer tra un annetto circa e che sarà  ambientata nel 1860 durante la Guerra della Riforma, quindi non potrà avere telefoni.

No perchè è un fumetto nuovo. Quello che mi fa girare le scatole sono le modifiche ai fumetti vecchi. (tranne casi davvero devastanti come il numero 755, in cui devasti senza la minima accortezza i pilastri fondanti della serie, tipo far scoprire in un Tex Willer che Tex per un certo periodo fra l'eroe del messico e tra due bandiere ha gestito un bordello con prostitute minorenni...)

 

Le retcon ormai per me hanno rotto ampiamente le scatole per l'abuso che se ne è fatto tipo scritte oscene sui muri e rompere i vetri, mero vandalismo, come è stato fatto in "Zagor le Origini" , o per la clonazione di taglia 2000 dollari, fare danni senza alcun valido motivo (e per me qui rientra anche la balzana idea di non far più salvare Mefisto da Padma perchè esisterebbe una regoletta per cui essendo Mefisto il cattivo principale non può essere salvato da un altro personaggio, anche se è più potente di lui...che fortuna che abbiamo avuto che GL Bonelli non seguisse le "regole per fare storie tutte uguali"...). Fino a quando si limitavano a fare un Cochise più giovane o che campa più a lungo chissenefrega, ma stanno ormai esagerando, sembrano davvero fatte a vanvera...

 

Delle affermazioni recenti di Boselli non mi ha preoccupato il fatto che Tex non usi l'arco (ecchissene...) o che voglia catturare invece di uccidere, quanto il fatto che quest'ultima cosa è stata presentata quasi come un "correggere" un "errore" di GL Bonelli, errore presunto perchè non si era evidentemente riletto l'albo in originale... e mi sa che,con tanti saluti alle anime belle, il superlavoro e la mancanza di tempo i danni li stanno facendo, ed evidenti, anche allo stesso Boselli.

 

 

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<span style="color:red">10 ore fa</span>, Diablero dice:

Però rimane la "prima regola del western", che ho enunciato spesso anche qui: "un western parla SEMPRE dell'epoca in cui è stato fatto, non di quella in cui è ambientato" :P

 

Regola santa... Che del resto si applica a tutto, non solo al West: a partire da Omero, che raccontando la guerra di Troia e il ritorno di Odisseo in realtà descrive la società aristocratica a lui contemporanea, i tragici che raccontano il mito per parlare dell'Atene del loro tempo, Virgilio che vede Antonio e Ottaviano nella filigrana di Enea, Ariosto che non ricostruisce certo l'età carolingia, ma racconta il Cinquecento, Tasso che riprende la prima Crociata per tratteggiare le urgenze e le questioni del tempo della Controriforma, Manzoni che dice: "Così va spesso il mondo... voglio dire, così andava nel secolo decimo settimo"... aggiungete pure tutti gli esempi che trovate voi. :D 

 

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O addirittura, PRECEDONO gli eventi... ogni volta che sento dire di quanto sia "ingenua e irrealistica" l'idea che Tex con pochi uomini catturi un treno pieno di armi e munizioni, e che questa vittoria porti direttamente alla vittoria in una rivoluzione, mi viene in mente il treno a Santa Clara. Verrebbe da pensare che GL Bonelli si sia ispirato a quell'episodio storico, anche pensando ai nomi "Santa Caterina" e "Santa Clara"...se non fosse che GL Bonelli ha scritto questa storia dieci anni prima! (ma forse era Che Guevara che leggeva Tex e gli copiava le idee...  :D )

 

Mi è successa una cosa simile leggendo il proclama del Comitato di Liberazione del Messico che comincia: "Cittadini! Fratelli!", che mi ha fatto venire in mente subito il "Compagni, cittadini, fratelli, partigiani..." di "Per i morti di Reggio Emilia" (che la mia generazione conosce, piuttosto, per il titolo del disco dei CCCP). Peccato che la canzone sia del 1960. :D

 

Cita

Sul cambiare i fumetti del passato sai che sfondi una porta aperta, è una scelta che impoverisce quello che dai al lettore, al limite del falso in commercio...  quando compro un fumetto di una certa epoca, voglio quello, non una versione "corretta" che mi fanno perchè mi considerano un idiota che non riuscirebbe a capire il fumetto originale...

 

La domanda che mi pongo è: "Perché farlo, in questo caso specifico?"

Alcuni cambiamenti apparentemente frutto di idiozia, se messi in prospettiva, risultano meno assurdi. Facciamo un esempio estraneo a Tex: l'introduzione della continuity in Dylan Dog voluta da Roberto Recchioni era un abominio di rara insensatezza; tuttavia, trascurando il fatto che fosse realizzata con i piedi da gente priva del minimo discernimento, acquisisce perfettamente senso laddove si consideri che lo scopo era accattivarsi il nuovo pubblico di riferimento del fumetto, costituito da ultratrentenni pelati con la camera piena di pupazzetti che su queste cose vanno in brodo di giuggiole.

Pensando alle modifiche apportate alle storie di Gianluigi Bonelli, invece, mi chiedo: "Cui prodest?" Non mi riferisco alle censure del linguaggio, delle gonne e delle scollature, il cui scopo, considerata l'epoca, è fin troppo comprensibile; ma a queste cancellature e revisioni a posteriori. Ed è una domanda che mi pongo non per polemica, ma per schietta curiosità, visto che al tempo o non ero ancora nato o, nel caso della Nuova Ristampa, ero impegnato a giocare con le macchinine Bburago e a cagarmi addosso. Apportando questi cambiamenti, qual era il pubblico che Sergio Bonelli aveva in mente?

 

<span style="color:red">8 ore fa</span>, Carlo Monni dice:

Premesso che la penso come te e non solo sui fumetti mi auguro che non sarai altrettanto severo co, la nuova versione che vedremo su  Tex Willer tra un annetto circa e che sarà  ambientata nel 1860 durante la Guerra della Riforma, quindi non potrà avere telefoni.

 

Pur avendo letto solo la prima storia di Tex Willer, ti darei la stessa risposta che ti ha dato @Diablero: Tex Willer è una serie diversa e il suo fascino risiede proprio nel ricostruire un Tex diciamo così storicizzato, ciò che è bello perché viene fatto fuori dalla serie regolare (esattamente come le tue cronologie erano affascinanti perché erano il lavoro di un fan sul forum). Se però queste storie verranno citate sulla serie regolare, scavalcando quanto detto da Gianluigi Bonelli... Be', allora mi indispettirò.

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