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Partire Col Botto!


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Mi sono chiesto piu' volte, per essere apprezzato dagli esigenti lettori del ranger, che rilevanza puo' avere per un sceneggiatore che si appresta a scrivere Tex per la prima volta, di partire col botto (cioe', esordire nella serie regolare con una o con una serie di storie di alta qualita' e giudicate in modo quasi unanime dei veri e propri capolavori)?

per guadagnare e conquistare le simpatie dei lettori e' piu' importante presentarsi subito con storie memorabili o attraverso un lento processo di crescita professionale con storie via via sempre piu' ben scritte?

il giudizio del lettori nei confronti di un sceneggiatore puo' essere in seguito condizionato dal suo esordio?


Eliminando giustamente G. L. Bonelli da questo discorso, vale la pena di ricordare le prime storie che hanno visto esordire i vari sceneggiaotri di Tex:


Guido Nolitta:"Caccia all'uomo"-"El Muerto"
Claudio Nizzi:"Un diabolico intrigo"."Il ritorno del Carnicero"
Mauro Boselli:"Il passato di Carson"-I cercatori di piste"
Gianfranco Manfredi:"La grande sete"-"Sei divise nella polvere"
Tito Faraci:"Evasione"-"Lo sceriffo indiano"
Pasquale Ruju:"La prova del fuoco"

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Ottima domanda. Da un lato trovo che partire con una storia memorabile sia utile innanzitutto per fissare nella mente del lettore il nome dello sceneggiatore, e per dimostrare fin da subito il proprio valore. Però è anche vero che a quel punto la cosa più difficile è sapersi confermare ad alti livelli, che non vuol dire sfornare capolavori in continuazione, semplicemente significa non eclissarsi dopo poco tempo. Per me non fa molta differenza se uno sceneggiatore parte o meno "col botto": credo però che per forza di cose il capolavoro debba, prima o poi, scriverlo. La differenza la fa il sapersi mantenere su un livello buono, senza troppi cali.

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Sono d'accordo che sparare tutto e subito può darti la garanzia di entrare nel cuore degli esigentissimi lettori odierni di Tex, ma ti costringe quantomeno a mantenere standard elevatissimi.

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IMHO, l'esordio folgorante ?, se non proprio fondamentale, certo molto importante perchè il pubblico si affezioni allo sceneggiatore e la stessa carriera degli autori texiani mi pare lo mostri. Vediamolo un po' analiticamente. Nolitta: il debutto è avvenuto "sotto mentite spoglie" ( se non erro, soltanto da "Il segreto del Morisco", le storie nolittiane sono state pubblicate col nome dell'autore ), e quindi non è stato percepito subito come tale, mentre le innovazioni che ha introdotto nel presentare Tex e ( in minor misura ) i pards hanno suscitato gli anatemi di alcuni lettori e gli osanna di altri. Si è dunque trattato di un esordio al tempo stesso in sordina per la persona dello sceneggiatore e controverso per la sostanza delle trame; di conseguenza non tale da conciliare a Sergio Bonelli l'incondizionato favore della maggioranza del pubblico. Nizzi: lo sceneggiatore modenese è stato condizionato dagli stessi fattori di Nolitta ( se ben ricordo solo dal n. 337 ha iniziato a firmare le sceneggiature col suo nome ), e in più dalla sua volont? di mantenersi fedele nella misura del possibile alle caratteristiche del Tex di GLB. Di conseguenza gli è stato impossibile crearsi un folto seguito all'inizio della sua attività ( anche "Fuga da Anderville" passava all'inizio come opera di GLB ), mentre in seguito, come ho detto altre volte, gli è toccato il ruolo ingrato di difensore della tradizione senza essere la tradizione ( ossia GLB ). Boselli: il rovescio della medaglia rispetto a Nolitta e Nizzi. E' stato infatti lui il primo sceneggiatore texiano dopo GLB a esordire con la propria firma e, dal momento che si trattava di un capolavoro con indubbi ed evidenti elementi di originalità non ci si deve meravigliare che il suo nome sia subito entrato nel cuore di non pochi lettori texiani. Per quanto riguarda i tre rimanenti autori, abbiamo a disposizione soltanto un numero ristretto di sceneggiature, ma mi pare di poter rilevare che tutti quanti, pur mettendo la loro firma fin dall'inizio, abbiano adottato un approccio al personaggio Tex cauto e prudente, affine a quello nizziano e spesso "rodato" dalla composizione di storie destinate ai Maxi ( Manfredi ) o agli Almanacchi ( Ruju ); probabilmente nessuno dei tre è ancora arrivato al capolavoro assoluto ( per quanto IMHO Manfredi ne "La grande sete" e Faraci ne "Lo sceriffo indiano" vi si siano avvicinati abbastanza ), ma a mio parere hanno tutti quanti la possibilità di arrivarci. Il problema ?, come ha detto Havasu, che i lettori di Tex sono "esigentissimi", e dunque ansiosamente in attesa del capolavoro e pronti a scorgere ogni possibile pecca: e, se Manfredi non ha risentito molto di questo problema, Faraci e soprattutto Ruju ne hanno talora fatto le spese, trovandosi di fronte a critiche in qualche circostanza molto dure.

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Che un autore esordisca col capolavoro o "semplicemente" con una buona storia secondo me non fa una gran differenza: l'importante è che il suo livello medio sia buono (e che ogni tanto, una storia che vada oltre la sufficienza piena la scriva). Valutare Manfredi, Faraci e Ruju forse è un p? prematuro, ma una cosa su Ruju la voglio dire. E cioè che in lui ho grande fiducia. Anzi, tra gli sceneggiatori nuovi è quello in cui ho più speranze. Certamente il suo rodaggio è stato lungo, se pensiamo che la sua prima storia è stata pubblicata dieci anni fa, la seconda (con un finale in cui Tex, a dire il vero, non è proprio all'altezza della sua fama) nel 2008 e la terza nel 2010. In questo lasso di tempo mi sembra che Ruju ha provato prima un approccio più tradizionalistico, poi uno più boselliano, e infine ha trovato la quadratura del cerchio con "La prova del fuoco", che per me è un capolavoro. La fiducia in lui non nasce tanto per "La prova del fuoco", quanto da un ragionamento che nasce dalle anteprime di Carlo Monni- e che quindi è ancora tutto da verificare nei fatti. E cioè: lui non ha paura di osare, non ha paura di spaziare in lungo e in largo per il variegato universo texiano! Infatti avremo già almeno un paio di storie col quartetto al completo, un'altra dall'ambientazione canadese col ritorno del comprimario storico Gros Jean, e infine una che, a quanto sembra, si svolger? nei dintorni di New Orleans. Quindi Ruju non ha problemi a portare in scena quartetto, comprimari storici e ambientazioni varie, anche lontane dal west tradizionale. Non so se questa sia una scelta che si possa definire "coraggiosa"- pensate comunque a quanto è più timido l'approccio di Faraci- ma sicuramente denota il fatto che Ruju non ha timori reverenziali, e (almeno sulla carta) domina così bene l'intero mondo texiano da riproporlo senza problemi nella sua ricchezza e varietà. Motivo per cui non vedo l'ora di verificare queste congetture (perchè per adesso questo sono) immergendomi nella lettura delle sue prossime storie! :trapper:

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Mi sono chiesto piu' volte, per essere apprezzato dagli esigenti lettori del ranger, che rilevanza puo' avere per un sceneggiatore che si appresta a scrivere Tex per la prima volta, di partire col botto (cioe', esordire nella serie regolare con una o con una serie di storie di alta qualita' e giudicate in modo quasi unanime dei veri e propri capolavori)?

per guadagnare e conquistare le simpatie dei lettori e' piu' importante presentarsi subito con storie memorabili o attraverso un lento processo di crescita professionale con storie via via sempre piu' ben scritte?

il giudizio del lettori nei confronti di un sceneggiatore puo' essere in seguito condizionato dal suo esordio?


Eliminando giustamente G. L. Bonelli da questo discorso, vale la pena di ricordare le prime storie che hanno visto esordire i vari sceneggiaotri di Tex:


Guido Nolitta:"Caccia all'uomo"-"El Muerto"
Claudio Nizzi:"Un diabolico intrigo"."Il ritorno del Carnicero"
Mauro Boselli:"Il passato di Carson"-I cercatori di piste"
Gianfranco Manfredi:"La grande sete"-"Sei divise nella polvere"
Tito Faraci:"Evasione"-"Lo sceriffo indiano"
Pasquale Ruju:"La prova del fuoco"

La premessa è sbagliata nei dati. Ruju e Manfredi NON hanno esordito con le storie da te citate.
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Borden io mi riferisco all'esordio nella serie regolare. L'ho pure scritto all'inizio del post. Sapevo comunque, che le loro storie del debutto furono ospitate rispettivamente nell'Almanacco e nel Maxi.

Ah, beh... Scusa, ma noi in Casa editrice non facciamo alcuna differenza tra serie regolare e altre serie. Per noi Tex è Tex. Esordire è esordire. Punto. Secondo il tuo criterio, Antonio Segura non ha mai "esordito" in Tex! :generaleN:
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. Secondo il tuo criterio, Antonio Segura non ha mai "esordito" in Tex! :generaleN:

Non ho considerato le altre serie perche' ritengo quella regolare la piu' importante. Sbaglio, o gli Almanacchi e i Maxi alle volte sono serviti come banco di prova per nuovi sceneggiatori e disegnatori o per quelle storie un po' particolari e di difficle pubblicazione nella serie inedita?per questo motivo non ho tenuto in considerazione gli esordi in quelle serie. E poi, senza offesa per Segura e per i suoi fan, non riesco ad associare lo sceneggiatore spagnolo come un vero e proprio autore di Tex come lo sei tu e gli altri per via della sua visione del personaggio del tutto diversa dai soliti canoni.
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  • Rangers

Partire subito col botto, secondo me, è molto difficile per un autore che si appresta ad esordire sulle pagine del ranger.
Soprattutto lo scrittore avvertir? la paura di "uscire" troppo dai binari e dal sentiero tracciato da Gianluigi Bonelli, e questa sorta di "oppressione" (se così la vogliamo chiamare) peser? sicuramente in qualche modo sulle scelte che tale scrittore vorr? adottare nella sua prima storia su Tex.

Cosè abbiamo visto scrittori esordire con storie puramente classiche e tradizionali (quasi Bonelliane) vedi l'esempio del primissimo Nizzi con "La Valanga d'Acqua" o comunque con "Il ritorno del Carnicero" (mi pare di ricordare che sia stata proprio la sua primissima storia, anche se la seconda ad essere stampata e quindi più avanti nella numerazione rispetto al n. 273) con la quale ha sicuramente cercato di sostenere quella sorta di filo conduttore, facendo tornare uno dei più recenti nemici creati da GLB, il quale imho non pensava certo di concedere un bis al suo Paul Balder, anche se la storia si mantiene su ottimi livelli.

Ruju con la storia "Nella terra dei Klamath" comparsa nell'almanacco del 2004, criticata e dimenticata da tutti, imho comunque degna di nota e anche questa molto classica e senza particolari guizzi originali.
Sempre Pasquale con la sua "Prova del Fuoco" (titolo azzeccatissimo) parte invece veramente bene sulla serie regolare e forse per questo motivo ha una marcia in più rispetto ad un Faraci che esordisce con una storia dai toni tradizionali e "classicheggianti" senza prima passare da un almanacco o da un Maxi.
Anche se, curiosamente com'era successo anni prima con Nizzi, la sua prima storia ad essere pubblicata (Evasione - Minuti Contati) è in realtà la seconda che aveva scritto (se non sbaglio infatti "Lo sceriffo Indiano" è veramente la sua primissima storia Texiana)!

Anche Manfredi parte con una storia dai toni e schemi classici e procede su questi "binari" con le successive, nonostante abbia comunque creato personaggi e situazioni davvero interessanti ("Sei Divise nella Polvere" e il Texone "Verso l'Oregon" sono due esempi).

Ma chi è partito davvero col botto è stato Boselli, forse (magari dico un'eresia) nei primi anni '90 al suo esordio gli avevano lasciato decisamente più libertà di osare e "fantasticare" (forse e lo dico quasi sottovoce, proprio perchè c'era urgenza di scrittori per la famosa crisi "nizziana")!


Parliamo anche delle "meteore": Medda e Berardi, scomparsi misteriosamente dalle pagine di Tex - il primo pare per quelle scene troppo forti e dai tratti quasi erotici che hanno disturbato qualche decina di lettori e il secondo forse perchè troppo preso da altre serie di sua creazione .
E l'unico Texone del compianto D'Antonio (che non scrisse più per cause naturali).
Tutti e tre hanno scritto comunque storie certamente tradizionali, ma con uno stile tutto loro ... qui l'interessante discorso introdotto da Pedro (che condivido) delle mentite spoglie, non poteva certo funzionare.
Penso che senza la firma nel tamburino di pagina 2, un vero appassionato di Tex avrebbe capito che queste storie non potevano essere uscite dalla macchina da scrivere di GLB... a differenza di un Nizzi che ha esordito con storie perfettamente simili allo stile di GLB (almeno le primissime)!

Per quanto riguarda Segura probabilmente è insieme al Boselli e al Nolitta, colui che ha osato più di tutti.
Certamente è quello che ha avuto più libertà di riscrivere l'universo Texiano da un punto di vista completamente diverso e lontano dal modello di base.
Ciò può piacere o non piacere ma questo è un altro discorso.


Detto questo, personalmente non mi interessa granch? la partenza di un esordiente sulle pagine di Tex... il botto può arrivare anche successivamente (vedi Ruju).
Come in una gara ciclistica (visto che stiamo scrivendo in epoca del Giro d'Italia) la partenza può anche essere sottotono, ma la ripresa può arrivare anche a metà del percorso o comunque anche a distanza dei primissimi chilometri!

L'importante (sempre dal mio punto di vista naturalmente) è che vengano mantenuti i caratteri principali di Tex e dei pards.
Poi i contorni possono variare e spaziare e sicuramente è avvenuto per tutti gli scrittori giunti a sostituire e a proseguire il sentiero tracciato dal pap? di Tex.


Piccola parentesi: concordo con Borden e trovo ingiusto non considerare gli esordi sugli almanacchi e Maxi!
Anche quelle sono storie di Tex e se considerassimo soltanto la serie regolare, praticamente Segura non figurerebbe neppure nella lista degli autori Texiani e che ci piaccia o no questa è una storia di e con Tex:

Immagine postata

:trapper:

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  • 1 mese dopo...

Io penso che "partire col botto" sia in parte giusto ed in parte sbagliato . Magari uno sceneggiatore scrive una storia che viene ritenuta un capolavoro , ma se lo sceneggiatore successivamente scrivesse storie non di qualità sarebbe tutta un'illusione . Perciò da una parte può essere utile e da un'altra no . Credo quindi che sia meglio partire gradualmente .

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