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TWF - Tex Willer Forum

Ticci All'auditorium Di Roma


paco ordonez
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Sulla sinistra, i tre divanetti per Giovanni Ticci, l'editore Coniglio e Luca Raffaelli, più un tavolino che servir? al Maestro... Al centro uno schermo di dimensioni più o meno grandi, da cui vedere quello che succeder? sul tavolino, e defilato, sulla destra, Roberto Recchioni nascosto tra vari aggeggi tecnologici a mettere su le immagini. Ticci entra, accolto da un'applauso- credo che in sala ci fossero almeno un centinaio di persone, se non di più. Sulle prime, il nostro artista mi è sembrato un po timido, quasi impacciato, sicuramente l'emozione per lui doveva essere grande- bisogna ricordare che (se non ricordo male) lui non è uno avvezzo a incontri del genere. Ma subito dopo, messo a suo agio da un ulteriore applauso e dalla bravura di Raffaelli nel gestire questi incontri, è apparso più sciolto: l'impressione che ne ho ricavato è quella di una persona seria e riservata, e allo stesso tempo simpaticissima e disponibile, che sa far sorridere la platea con vera naturalezza. Nel momento clou dell'incontro, infatti, Ticci ha dimostrato entrambe queste qualità. E tale momento, secondo me, è stato quello in cui l'artista ha preso una pagina della sua nuova sceneggiatura (il Color Tex scritto da Boselli), e ha mostrato "in diretta" il modo in cui comincia a sbozzare la tavola.1) Lettura attenta dell'intera pagina- in realtà, in precedenza, Ticci legge tutte le pagine che gli invia lo sceneggiatore, per capire il tipo di storia che affronta e le psicologie dei personaggi;2) a mano libera, comincia a realizzare sul foglio la gabbia per come gli è indicata dallo sceneggiatore;3) un primo abbozzo delle singole composizioni- questo procedimento lo fa sempre con la matita, in quest?occasione ha invece usato un paio di pennarelli (per rendere più visibile il tutto alle telecamere, suppongo). E? in questo momento che le due qualità di cui parlavo prima si palesano: la grande professionalità si vede in ogni tratto di pennarello, e particolarmente nella prima vignetta. E? una striscia orizzontale, in cui c'è una banda di indiani sullo sfondo (più o meno 15, recita la sceneggiatura) e in primo piano ?due o tre? cercatori di piste. Il tutto si svolge in una foresta, di notte. Vi assicuro che vedere come, con pochi tratti di pennarello ?tratti grossi, grezzi- Ticci sia riuscito a rendere percepibile la scena ha del grandioso: la massa di personaggi viene dallo sfondo verso il primo piano, verso di noi: il Nostro evita di visualizzare il gruppo di profilo, in senso orizzontale, perchè così la scena apparirebbe statica. Qui la professionalità, poi la simpatia. Boselli voleva due o tre cercatori di piste in primo piano; Ticci, al risparmio, si attiene al minimo indispensabile- e come lo diceva lui era davvero divertente. Dopodich?: 15 persone nella notte? E dov?? il problema? Una matassa impressionistica, qualche penna indiana accennata, l'ombra e l'oscurit?, gli alberi a sovrapporsi, ed ecco pronti 15 personaggi con pochi tratti essenziali! E il fatto bello è che quei 15 personaggi, che sono l' sulla scena, Ticci non li ha nemmeno disegnati tutti: magia dello stile sintetico!A questo punto Raffaelli ha tirato fuori la vera tavola definitiva (o almeno una sua fotocopia) per mostrare come Ticci, qualche girono prima, quella tavola l'aveva realmente realizzata. E? stato bello notare la differenza tra l'abbozzo ?in diretta? e la tavola vera e propria: mostra un artista che non ama ripetersi (Ticci, modestamente, ha detto che la differenza è dovuta solo al fatto che la sua memoria non è più quella di una volta?). Il critico di Repubblica ha detto una cosa davvero interessante a proposito della vignetta orizzontale: i personaggi si chiudono tutti in una forma triangolare: secondo Raffaelli questa sarebbe una costruzione formale che Ticci adotta in quanto artista toscano, in quanto depositario della grande pittura rinascimentale del quattrocento- certamente il modulo triangolare è tipico del Rinascimento, ma si attaglia maggiormente a gruppi statici con poche persone in uno spazio ravvicinato (le madonne di Leonardo e Raffaello sono l'esempio tipico). Comunque quella di Raffaelli, secondo me, rimane una bella ipotesi!Dopodich?: domande varie sulla sua carriera, il metodo di lavoro che vede la partecipazione della moglie nelle vesti di letterista (cosa che gli permette di inviare alla Bonelli le tavole già belle e pronte per la stampa) il suo rapporto con Roy D'Ami, Franco Bignotti, Alberto Giolitti; il primo incontro con Gian Luigi Bonelli -e qui davvero le risate si sono sprecate, al ricordo delle sceneggiature in cui il creatore di Tex scriveva ?satanasso di un Ticciò, oppure di quel primo incontro in cui Gian Luigi entra nel solito ristorante, cinturone e colt nella fondina, dicendo alla padrona ?vecchia baldracca, un tavolo per tre?!Quella volta c'era anche Sergio Bonelli: Ticci si è fermato parecchio sul ricordo dell' amico scomparso, e qui l'emozione è stata evidente ?Curiosità varie:1) non gli piacciono i fumetti a colori, men che meno i suoi fumetti a colori: a Ticci piace il bianco e nero, le ombre nette, e anche in occasione di numeri a colori ragiona sempre ?in bianco e nero?- si è lamentato della lava azzurrina de ?I demoni del Nord', e forse (forse, è una mia supposizione!) ha qualche preoccupazione rispetto alla resa della sua nuova storia, una volta colorata;2) tra le sue storie preferite, a livello grafico, ci sono le nizziane ?Congiura contro Custer? e ?Fratello bianco?;3) ama disegnare storie con i quattro pards! Se fosse per lui tutti i suoi albi sarebbero col quartetto al completo, non ha mai avuto problemi a disegnarli insieme e sembra quasi rimproverare gli sceneggiatori che non gli danno la possibilità di farlo;4) nel color di Boselli, dovrebbe essere accontentato sicuramente almeno in parte, dato che lui stesso ha fatto il nome di Tiger. Altre cose sono state dette, sul Color, ma non mi sento di riportarle qui, perchè Ticci non le diceva per dare delle anteprime, ma semplicemente per spiegare meglio la tavola che stava sbozzando davanti alla platea -posso però dirvi che il nemico di questa storia boselliana sembra davvero interessante ?Infine, le domande del pubblico; la mia credo sia stata una delle più idiote: gli ho chiesto se si è mai dato una spiegazione del fatto che i disegnatori successivi si siano ispirati al suo Tex, per quale motivo il suo Tex è stato quello maggiormente preso come modello. Al che lui, con la solita cortesia e ironia, ha risposto che il motivo di questa cosa possono dirla solo gli altri!- poi ha aggiunto qualcosa in merito alla sua difficolt? nel disegnare un Tex giovane nelle storie in flashback. L'incontro è finito di li a poco. Credo che la sala era in procinto di chiudere: Raffaelli non ha fatto nemmeno in tempo, purtroppo, a mostrare le tavole in anteprima del color Fest- ma sinceramente, l'incontro è stato così bello che di questo non mi sono rammaricato più di tanto. Infine, le firme alla libreria dell'Auditorium. Vi posso dire che c'erano davvero tanti ragazzi, quasi tutti più giovani di me, : uno aveva ?Il pueblo perduto?, un altro l'edizione di Repubblica dello stesso Texone, un altro ancora l'edizione orinale di ?Sulle piste del Nord' (non vi dico l'invidia!), e io il mio misero ?I demoni del Nord'. E una foto col Maestro a quel punto me la sono concessa!Questo è tutto. E? stata un'esperienza bellissima, davvero. Niente di straordinario, qualcuno potrebbe dire: ma per me questa è stata la prima volta in cui ho potuto vedere un disegnatore di Tex, con cui ho potuto scambiare qualche parola, ed è stato bellissimo. Dimenticavo: niente foto, erano vietate. Se mi verr? in mente qualcos'altro di interessante, ve lo riferir?! ::evvai::

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  • Collaboratori

Ottimo resoconto, Paco, scritto bene, sei riuscito a rendere bene l'atmosfera di questo "meeting". Somma invidia per non essere stato l' con te ad applaudirlo!

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Grazie Ymalpas! :trapper: Un'altra cosa di cui si è parlato è il ruolo delle scuole del fumetto, che oggi hanno sostituito le botteghe e gli studi come quelli di D'Ami e Giolitti. Secondo Ticci quello che ti da una scuola del fumetto non è paragonabile a quello che offriva gli studi: è in quei luoghi che davvero si impara il mestiere. A questo l'artista ha aggiunto che, nonostante l'alta considerazione per le botteghe e i suoi maestri, lui non ci ha mai pensato ad aprire uno studio e a farsi degli allievi: non saprebbe insegnare, non ne sarebbe capace. Ticci ama fare tutto da solo: è per questo che i "ghost artist" nelle sue storie sono stati così pochi, gli aiuti tanto sporadici -non posso che rimandarvi alla magnifica intervista di Ymalpas ad Angelo Todaro nel terzo numero del nostro Tex Willer Magazine ( di cui stiamo preparando il nuovo numero...) :trapper:

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Complimenti Paco, un resoconto abbastanza interessante. Io purtroppo non ho potuto partecipare all'incontro, però grazie a te qualcosa ho appreso lo stesso :trapper:

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  • 3 settimane dopo...

Come già avevo scritto, non ho fatto foto perchè erano vietate. Avrei potuto farle, ma col rischio di far arrabbiare qualcuno, e in quel momento l'ultima cosa che volevo era litigare, dato che c'era Ticci che diceva un sacco di cose interessanti! :trapper: Nella foto, comunque, ci sono io che "abbraccio" Ticci: l'ho abbracciato perchè in qualche maniera gli dovevo far capire che gli voglio tanto bene! :DNiente di troppo interessante per voi, credo: cioè, è un ricordo personale che non credo sia poi così interessante per la collettivit?! :trapper:

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