Vai al contenuto
TWF - Tex Willer Forum

[548/549] Documento D' Accusa


Staff Forum
 Share

Voto alla storia  

47 utenti hanno votato

Non sei abilitato/a a votare al sondaggio o a vederne i risultati. Si è pregati di collegarsi o iscriversi per poter votare in questo sondaggio.

Messaggi consigliati/raccomandati

  • Collaboratori
On 7/2/2017 at 00:54, Nobody dice:

il flashback è uno strumento formidabile se viene usato nel modo giusto, ovvero dinamico, a ripetuti sprazzi di breve durata, e con soggettiva interna, in presa diretta.

 

Scusami Nobody, è la seconda volta che ti cito oggi, ma quello che affermi non mi sembra condivisibile, è solo un tuo modo di vedere, non una legge generale.  Il flashback va usato quando e dove serve, non può essere limitato dal numero delle pagine, deve servire solo a raccontare la storia (cosa significa soggettiva interna?), il problema di storie come "Documento d'accusa" non è certo la lunghezza o la sostanza del flashback o di come strutturalmente avviene la narrazione, sono invece le domande senza risposta per cui il lettore resta insoddisfatto alla fine della lettura: cioè come possa il quartetto assistere all'esecuzione senza battere ciglio (se Leland meritava, come dice Tex alla fine, di morire) e come mai Tex non abbia fatto i conti con Leland in vent'anni ovvero come mai quello che avrebbe dovuto fare Tex lo abbia fatto alla fine il figlio di Natay, ormai cresciuto. In ogni caso questa storia, con tutti i suoi difetti, è meglio della robetta che la SBE spaccia in edicola questo mese guarda caso con una fenomenale copertina di Villa.

  • +1 1
Collegamento al commento
Condividi su altri siti

<span style="color:red;">1 ora fa</span>, ymalpas dice:

 

Scusami Nobody, è la seconda volta che ti cito oggi, ma quello che affermi non mi sembra condivisibile, è solo un tuo modo di vedere, non una legge generale.  Il flashback va usato quando e dove serve, non può essere limitato dal numero delle pagine, deve servire solo a raccontare la storia (cosa significa soggettiva interna?), il problema di storie come "Documento d'accusa" non è certo la lunghezza o la sostanza del flashback o di come strutturalmente avviene la narrazione, sono invece le domande senza risposta per cui il lettore resta insoddisfatto alla fine della lettura: cioè come possa il quartetto assistere all'esecuzione senza battere ciglio (se Leland meritava, come dice Tex alla fine, di morire) e come mai Tex non abbia fatto i conti con Leland in vent'anni ovvero come mai quello che avrebbe dovuto fare Tex lo abbia fatto alla fine il figlio di Natay, ormai cresciuto. In ogni caso questa storia, con tutti i suoi difetti, è meglio della robetta che la SBE spaccia in edicola questo mese guarda caso con una fenomenale copertina di Villa.

...si, molto meglio

Collegamento al commento
Condividi su altri siti

<span style="color:red;">9 ore fa</span>, ymalpas dice:

 

Scusami Nobody, è la seconda volta che ti cito oggi, ma quello che affermi non mi sembra condivisibile, è solo un tuo modo di vedere, non una legge generale.  Il flashback va usato quando e dove serve, non può essere limitato dal numero delle pagine, deve servire solo a raccontare la storia (cosa significa soggettiva interna?), il problema di storie come "Documento d'accusa" non è certo la lunghezza o la sostanza del flashback o di come strutturalmente avviene la narrazione, sono invece le domande senza risposta per cui il lettore resta insoddisfatto alla fine della lettura: cioè come possa il quartetto assistere all'esecuzione senza battere ciglio (se Leland meritava, come dice Tex alla fine, di morire) e come mai Tex non abbia fatto i conti con Leland in vent'anni ovvero come mai quello che avrebbe dovuto fare Tex lo abbia fatto alla fine il figlio di Natay, ormai cresciuto. In ogni caso questa storia, con tutti i suoi difetti, è meglio della robetta che la SBE spaccia in edicola questo mese guarda caso con una fenomenale copertina di Villa.

No, non sono gusti. Sono oggettività. il cervello umano risponde meglio a determinati stimoli narrativi, ne viene più coinvolto. Show, Don't tell è una tecnica che è regola, perchè più efficace. 

per i fb è lo stesso: non puoi scrivere un tre quarti di racconto in fb e l'ultimo quarto finale al presente (compresi gli sparuti intermezzi di riallaccio temporale per dare un po' di vivacità alla narrazione). Se l'equilibrio fra linee temporali è quello allora la narrazione, per rispettarlo, avrebbe dovuto essere senza fb: tutto il passato live - stacco - finale al presente (come fatto da Boselli in Mano cattiva).
Oltretutto con una lunga retrospettiva rendi la storia più lontana al lettore. Peggio, la ammazzi se metti il raccontato in primo piano (come fa Nizzi con didascalie o voce di Tex attorno alfuoco) rispetto al mostrato. L'efficacia narrativa poi si misura dal punto di vista che usi: qui Nizzi usa quello che in narrativa si chiama pdv in terza persona interna, cioè un personaggio secondario alla vicenda clou che racconta a posteriori. Non si usa più da eoni (e da ancora più tempo si è perso, fortunatamente, la terza persona esterna, ovvero la voce narrante dell'autore che coincide con quella del narratore, spesso onniveggente. lo stile Promessi sposi, per capirsi).
Vuoi acchiappare il lettore? la soggettiva deve essere interna. se il mio fb parla dei trascorsi di un personaggio, allora la narrazione deve avvenire tramite gli occhi, i sentimenti e i pensieri del personaggio, non per interposta voce con spiegoni (caso 1: fb in soggettiva di Bowen nel Tex attualmente in edicola; caso 2: l'albo da topic). 

Non è un mio modo di vedere. sono tecniche affinate per rendere la narrazione più efficace, coinvolgere maggiormente il lettore nella storia. O meglio fargli credere che non sta leggendo una storia, ma fargliela vivere. tecniche che non riguardano solo l'arte narrativa, ma anche la psicologia e la scienza, cioè come il nostro cervello risponde a stimoli verbali. E non sono io a dirlo ma professionisti. Stephen King. Raymond Carver. Hemingway. Baricco. 

Non esiste il giusto. Esiste il modo più efficace per ogni situazione (e qui Nizzi è andato contromano)

Poi ci sono i gusti, ma al gusto si educano. trovare gradevole materiale scritto in modo inefficace non lo rende un buon prodotto. 

Concordo però sull 'illogicità del comportamento di Tex che citi, roba che un editor mediocre avrebbe subito individuato e costretto l'autore a rimediarvi. Perchè la corenza narrativa va di pari passo alle tecniche di cui sopra.
 

Collegamento al commento
Condividi su altri siti

  • Collaboratori
On 8/2/2017 at 20:33, Nobody dice:

Non esiste il giusto. Esiste il modo più efficace per ogni situazione (e qui Nizzi è andato contromano)

 

La vediamo in modo diverso. Per te il flashback come lo usa Nizzi è contorno o antiquato, per me non presenta nessun problema di lettura. Se tu hai problemi con i flashback usati da Faraci nell'ultima storiellina (Il ragazzo rapito, per i posteri), ti consiglio anmichevolmente una bella vacanza :rolleyes:

  • +1 1
Collegamento al commento
Condividi su altri siti

<span style="color:red;">2 ore fa</span>, ymalpas dice:

Se tu hai problemi con i flashback usati da Faraci nell'ultima storiellina (Il ragazzo rapito, per i posteri), ti consiglio anmichevolmente una bella vacanza :rolleyes:

 per niente, anzi.  avevo preso quella retrospettiva proprio come (buon) contraltare a questa. :D

 

Collegamento al commento
Condividi su altri siti

Quindi il flashback è antiquato come lo usa Nizzi. Strano. Mi piacerebbe capire da Nobody che ne pensa dell'utilizzo dei flashback in Furia Rossa, sempre di Nizzi, che è un CAPOLAVORO di scrittura da mandare agli sceneggiatori attuali SU COME SI SCRIVE UN EPISODIO DI TEX. ;)

 

Poi il punto è un altro: Documento d'accusa  è una buona storia (ripeto, buona, non sto dicendo che è un capolavoro) smontata forse da un finale in cui i pards e Tex non sono "LORO". Non posso accettare che il mio eroe assista passivamente a un'ingiustizia. Ma in fondo anche in Apache Kid Tex può poco però non è PRESENTE alla tragedia. Alle volte gli eventi e le ingiustizie sono così forti che prendono il sopravvento... però credo che Nizzi in questo episodio abbia voluto lasciare il lettore con una sensazione di amarezza e sconfitta... insomma, le intenzioni erano quelle indipendentemente dalla bontà della sceneggiatura. In cambio del realismo Nizzi ha cercato (magari sbagliando) di darci una storia buona, un prodotto fruibile indipendentemente dai flashback. Che, ripeto, sono cazzate.

 

Ok, Nizzi io non lo difendo più perché è innegabile che molte storie non siano centrate e che manco mio figlio le leggerebbe e si annoierebbe. Però se siete così bravi presentate un soggetto alla Bonelli e a Boselli. Magari c'è spazio per voi. :trapper:

  • +1 1
Collegamento al commento
Condividi su altri siti

i punti tecnici salienti che distinguono - essendo proprio opposti- Furia Rossa da Documento d'accusa,in favore della prima, sono:
- in furia rossa non c'è vicenda "attiva", in corso, al presente, se non l'attorno al fuoco per raccontare la storia. Questa è tutta fb, quindi diventa non retrospettiva ma corpo principale della narrazione.
- gli intermezzi di ritorno al presenti sono brevissimi, con un numero ridotto di didascalie descrittive e di spiegazione passato-presente,  così da non "svegliare" il lettore dalla storia in cui è calato.
- pur essendo Tex voce narrante al presente, al passato Nizzi opera un cambio di pdv, quasi tutto a favore di tiger, il vero protagonista della vicenda, colui con cui dobbiamo empatizzare. 

 

Tutto ok, tutto perfetto. o meglio: funzionale, efficace.

Sulla bontà di questa sceneggiatura ho già detto altrove, chiedendo lumi su un'eventuale partecipazione di Ticci all'ottimo storytelling.

 

 

 


 

 

Collegamento al commento
Condividi su altri siti

Inutile ribadire per l'ennesima volta che la trama, lo storytelling, la regia, il dialogo ecc... sono, alla Bonelli, sempre, nel bene e nel male, opera dello sceneggiatore. Il disegnatore disegna. Punto. 

Collegamento al commento
Condividi su altri siti

mi autoquoto:

"Di Nizzi mi ha colpito particolarmente lo storytelling del passato di Tiger Jack: la sequenza della sparatoria nella villa del trafficante è da manuale di sceneggiatura di fumetti per la composizione della tavola. Ogni vignetta di quella scena ha un punto di fuga dato principalmente da sguardi o traiettoria dei proiettili che conduce visivamente alla vignetta successiva, che riprende la precisa geometria della stanza... "

chiedevo lumi per curiosità tecnica, per sapere quanto sono dettagliate dal pdv grafico le sceneggiature Bonelli (il mio termine di paragone, in cui tutto è descritto per filo e per segno, è Watchmen di Moore), quanta libertà viene lasciata al disegnatore. Non vedo perchè invelenirsi contro un supposto "Nizzi non era capace, è stato bravo Ticci".

 

Collegamento al commento
Condividi su altri siti

Nobody in generale ti ha risposto Boselli, e aggiungo: io ho letto alcune sceneggiature (in rete si trovano) in cui gli autori danno TUTTE le indicazioni del caso. L'inquadratura nei suoi particolari, perfino la luce da utilizzare nelle scene, la posizione dei personaggi, oltre ai dialoghi e tutti gli elementi inerenti al racconto. Non ricordo dove, lessi che Nizzi forniva perfino di mappe i disegnatori in cui illustrava meglio le posizioni che i banditi dovevano avere in determinate locazioni (mi sembra nella storia di Villa L'uomo senza passato, ma non sono sicuro). Nessuno invelenimento, la tua curiosità mi sembra sia stata soddisfatta, quindi la supposizione tua era sbagliatissima. Poi se vogliamo fare i furbetti possiamo anche continuare all'infinito, però nessuno mi leva dalla mente che Nizzi merita più rispetto. Da parte di tutti noi lettori, indipendentemente dalle sue ultime storie. Perché un conto è il giudizio lecito su una sua storia, un conto è la sentenza, l'asprezza e la derisione di cui è spesso vittima.

Collegamento al commento
Condividi su altri siti

  • 11 mesi dopo...

Ottima storia, davvero ottima. Una storia che avevo sullo scaffale da qualche anno e per qualche stranissima ragione non avevo mai letto, fino ad oggi.

Che dire? Mi è piaciuta!

Parto dal principio. "Documento d'accusa" promettente con un bellissimo ed efficace flashback che oramai ci siamo abituati a vedere sull'intero primo albo, poco male.

La storia parte con l'azione nuda e cruda: un omicidio. Si avvia il flashback con Tex che racconta ai due Kit i vari antefatti che hanno portato alla crescita di quel bambino e al suo ultimo gesto. La trama mi pare davvero ottima per un Nizzi che 12 anni fa tutto era fuorchè innovativo ed emozionante, una trama ben architettata con i vari personaggi indirizzati nel migliore dei modi nelle loro azioni.

Da questo primo albo Natay si è rivelato un ottimo elemento, ripeto ottimo: tempra giusta, "incazzatura" legittima e un'onestà di cuore che spesso non si vede realmente nei vari personaggi nizziani. 

"Corte marziale": oltre ogni mia aspettativa questo secondo albo  è risultato in flashback per i 3/4 della narrazione. Non me lo aspettavo affatto tanto da rimanere leggermente spaesato quando a pagina 70 ancora stavo legendo la storia nel passato. La trama si è conclusa nel migliore dei modi possibili con la forse ovvia dal titolo fucilazione del figlio di Natay. Se in un primo tempo l'intera narrazione mi sembrava sbilanciata verso il passato, completando la lettura mi sono ricreduto, appoggiando di conseguenza la scelta dell'autore.

Gli aspetti negativi della trama sono essenzialemente tre: il primo vede l'espressione poco degna verso Tiger, la seconda riguarda l'ammissione di responsabilità del tutto spontanea e ben poco credibile del vile contrabbandiere mentre la terza è inclusa nell'ultima pagina del secondo albo. Questa pagina, per dirla papale papale, non ha per nulla ragione di esistere così come è stata architettata. Il microdialogo tra Tex e il Colonnello mi è sembrato assurdo grazie ad una frase ad effetto di Tex per nulla aggraziata e del tutto fuori contesto quale: "Comunque, lasciatemi dire che il Generale Leland ha avuto il fatto suo! Andiamo (riferito ai pard)! Finisce così la storia. Non mi è andata giù! Avrei preferito un silenzio lungo una pagina dopo l'esecuzione che facesse risaltare disegni che mi sarebbero maggiormente piaciuti se fossero stati differenti.

Passiamo a Venturi. Applausi, soltanto applausi! Un'interpretazione dei personaggi azzeccatissima, volti magistralmente realizzati e un tratto bellissimo. Ciò che più mi ha colpito sono gli sguardi e le angolazioni delle vignette totalmente cinematografiche: la terza vignetta di pagina 32 è favolosa (n°548).

Questo senso cinematografico, come dicevo prima, mi sarebbe piaciuto vederlo anche nella fucilazione finale. Dopo "Fuoco!" (4^ di p.113, n°549) mi sarei aspettato una vignetta nera, completamente nera. Nell'ultima pagina avrei inserito un singolo vignettone con i Nostri che si allontanavano in silenzio dal forte con un'inquadratura di fronte. 

Nel compesso ottima storia e disegni magnifici.

VOTO 8 ALLA STORIA
VOTO 9 AI DISEGNI 

Collegamento al commento
Condividi su altri siti

  • 2 anni dopo...

Se dovessi valutare la storia come narrazione puramente western e fuori contesto della saga di Tex, potrei ritenermi soddisfatto, perché è indubbio che il lavoro di Nizzi si fa apprezzare, per drammaticità, costruzione narrativa con lungo flashback che porta il lettore all’epilogo finale, inevitabile e molto malinconico, l’emblema della sconfitta dei nativi dinanzi l’ingiusta arroganza dell’uomo bianco e le sue leggi. L’autore descrive con molta intensità Nantay, il vero protagonista dell’episodio e anche il sottoscritto durante le sue peripezie in cerca di vendetta, rivede vagamente la figura di Apache Kid descritta decenni prima da Gianluigi Bonelli. È indubbio che alcune scene raggiungono vette emotive notevoli, vedi la doppia vignetta in cui Nantay in preda al dolore urla al figlio di non scordare mai il nome dell’assassino della madre, e la fucilazione finale di Santos, che fedele alla promessa fatta al padre, paga con la vita la sacrosanta vendetta contro il generale Leland, l’anima nera dell’episodio. Ammetto che estrapolando Tex dalla narrazione, l’opera narrativa di Nizzi è di livello, pervasa di una malinconia crepuscolare che tocca l’anima e a tratti commuove, purtroppo non si può dimenticare che la prova fa parte della saga del ranger e di conseguenza nella valutazione complessiva pesa pure l’utilizzo e le azioni del protagonista. Nizzi dopo essersi calato perfettamente nel ruolo per circa un decennio, scrivendo storie impeccabili e caratterizzando Tex in maniera tale da non rimpiangere tanto il grande Bonelli, negli anni perse l’orientamento della gestione dell’eroe e storie simili fungono da prova a questa tesi. Al netto di una buona narrazione, anche anomala per struttura, visto che è per la quasi totalità ambientata in passato e si conclude al presente con poca azione, ciò che più stride è proprio Tex. Rileggendo dopo tanti anni i due albi, quella sensazione di un ranger mesto, quasi irriconoscibile che provai allora, mi si è rafforzata. Il nostro beniamino nell’economia della trama incide davvero poco e non ne imbecca una giusta nemmeno a caso. Un primo grave passo falso, il fidarsi di Leland quando gli garantisce che farà indagini su Nantay. Un buon giudice di uomini navigato come lui, non può commettere una simile ingenuità, ancor più aggravata dalla sua consueta ritrosia nei confronti di certi “tacchini gallonati”. È pur vero che cerca di mettere una pezza, liberando Nantay, in quella che realmente sarà forse l’unica azione decisiva che compie nelle 220 tavole, ma la pecca rimane. Anche la confessione scritta estorta sotto la minaccia delle colt è una scelta narrativa troppo abusata dallo sceneggiatore che a livello legale avrebbe poco valore, così come è assurdo che incassi senza batter ciglio, la beffa dell’accerchiamento al trading post. Il sospetto che Leland abbia di proposito eliminato il colonnello che aveva preso accordi con lui, non lo ha minimamente sfiorato? D’altronde non sarebbe stata la prima volta che l’infido ufficiale, pur di salvaguardarsi, avesse avallato omicidi come nel caso di Merrick, ucciso in carcere con il palese obiettivo di non testimoniare contro il potente complice. Troppo arrendevolezza di Tex dinanzi questi ingranaggi degli eventi, un triste spettatore in balia dei piani dei nemici che arriva pure a rimpiangere il fato che si è rivoltato contro in quello che verosimilmente è un’altra mossa spietata del villain. Mi duole dirlo, ma questo era diventato il Tex di Nizzi nei primi anni 2000? Che fine aveva fatto quel baldo eroe acuto e ironico che aveva brillantemente agito in storie memorabili come “La leggenda della vecchia missione” o “La congiura”? Pure brutta davvero, la scena in cui ordina a Tiger di reagire; non mi va giù: i due sono quasi fratelli e questa subordinazione del navajo non l’accetto, ci trovo quasi una punta di razzismo nell’ordine di Tex che deve dare il bene placido al pard indiano per rispondere alla provocazione. Vignette che andavano tagliate in fase di editing a mio avviso. Risulta pure un po’ al limite la sequenza finale in cui i nostri non muovono un dito per salvare Nantay dall’assalto dei soldati condotti da Leland: Tex nascosto sullo sperone roccioso che assiste alla morte dell’Apache senza cercare in nessun modo di salvarlo non mi sembra plausibile; capisco che non voglia sparare sui soldati ma in altri casi con arguzia era riuscito a boicottare intere azioni militari senza ricorrere alle armi (vedi contro il generale Stonewell), di conseguenza la sua passività quasi codarda, non è da lui. Un elogio convinto ai disegni di Andrea Venturi, sempre più a suo agio nella serie e perfetto nell’espressività di alcune scene chiave dell’episodio. Molto apprezzabili le sue inquadrature e, aspetto non scontato, la bella caratterizzazione grafica di Huana, non sempre le native hanno ricevuto un cosi fascinoso trattamento dai disegnatori della saga. Riepilogo finale: la storia in se meriterebbe l’otto pieno, valutazione che scende di due punti visto gli errori di comportamento texiani non indifferenti che commette l’autore, ma mi va di abbuonare un ulteriore punto grazie alla buona prova ai pennelli di Venturi. Il mio voto finale è 7

Collegamento al commento
Condividi su altri siti

  • 1 mese dopo...

Che difficile valutare questa storia.

La storia è bella. molto bella. A tratti commovente, originale. Il soggetto bellissimo. Trama e sceneggiatura impeccabili.

Ma Tex non vince. Non solo non vince, ma non ci va nemmeno vicino. E' sconfitto su tutta la linea. Si fida della gente sbagliata, fallisce nel suo solitamente infallibile sesto senso nel giudicare le persone, non può evitare la fucilazione del ragazzo indiano.

Come debbo giudicare una cosa del genere? La giudicherei negativamente, come ho fatto altre volte, anche in storie di Nizzi stesso.

Ma qui accetto la cosa. Che Tex perda deve accadere di rado, maledettamente di rado, perchè non fa parte del personaggio.

Qui, però, per me ci sta. E' una storia fuori dai canoni, extra. Ed è una storia bella. Molto bella.

E' un Tex impotente, che accetto solo se la storia è di quelle forti, e per poche selezionate occasioni.

Nizzi si è giocato il bonus (in parte anche il finale di anderville vede Tex impotente e lo accetto in virtù della bellezza di quella storia). In altre storie non così pregnanti l'ho severamente stroncato per cose simili.

Venturi bravissimo, un talento vero.

Nizzi 7:50

Venturi 8

 

Collegamento al commento
Condividi su altri siti

  • 5 mesi dopo...

A questa storia ho dato 8 che è una media fra il 7 scarso della storia di Nizzi e il 9 abbondante di Venturi. 

Che dire l'inizio e' davvero buono, poi si ricasca  inevitabilmente nelle solite cavolate Nizziane. Anche per me va bene che Tex non stravinca sempre, ma qui si esagera. L'ultima frase, per me puro Tex, risolleva un po' il tutto. Almeno un contentino. 

Collegamento al commento
Condividi su altri siti

  • 2 anni dopo...
Il 16/6/2020 at 22:00, valerio dice:

Che difficile valutare questa storia.

La storia è bella. molto bella. A tratti commovente, originale. Il soggetto bellissimo. Trama e sceneggiatura impeccabili.

Ma Tex non vince. Non solo non vince, ma non ci va nemmeno vicino. E' sconfitto su tutta la linea. Si fida della gente sbagliata, fallisce nel suo solitamente infallibile sesto senso nel giudicare le persone, non può evitare la fucilazione del ragazzo indiano.

Come debbo giudicare una cosa del genere? La giudicherei negativamente, come ho fatto altre volte, anche in storie di Nizzi stesso.

Ma qui accetto la cosa. Che Tex perda deve accadere di rado, maledettamente di rado, perchè non fa parte del personaggio.

Qui, però, per me ci sta. E' una storia fuori dai canoni, extra. Ed è una storia bella. Molto bella.

E' un Tex impotente, che accetto solo se la storia è di quelle forti, e per poche selezionate occasioni.

Nizzi si è giocato il bonus (in parte anche il finale di anderville vede Tex impotente e lo accetto in virtù della bellezza di quella storia). In altre storie non così pregnanti l'ho severamente stroncato per cose simili.

Venturi bravissimo, un talento vero.

Nizzi 7:50

Venturi 8

 

Quoto. Anch'io dopo la lettura mi ero ritrovato perplesso e conteso: da un lato fortemente emozionato e malinconico oserei dire, dall'altro pesantemente irritato per il fatto che Tex non riuscisse a venirne a capo. Che dire infatti? È la potenza cattiva della Storia, ad essa una sola cosa si può dire: "Titana maestra, titana maldestra, a che porgerti gli ossequi?" (Risposta: a nulla, visto che poi ci bidoni male... :snif::bandito:). L'umano resiste e vince solo se patrocinato dal Cielo/ dall'inferno in modo tale da riuscire ad incastrare i tasselli della "giustizia" nel verso buono... Voto 9– 

Collegamento al commento
Condividi su altri siti

 Share

  • Recentemente attivi qui   0 Membri

    • Nessun membro registrato sta visualizzando questa pagina.
×
×
  • Crea nuovo...

Informazione importante

Termini d'utilizzo - Politica di riservatezza - Questo sito salva i cookies sui vostri PC/Tablet/smartphone/... al fine da migliorarsi continuamente. Puoi regolare i parametri dei cookies o, altrimenti, accettarli integralmente cliccando "Accetto" per continuare.