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TWF - Tex Willer Forum

[654/655] Inferno A Oil Springs


Sam Stone
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Voto alla storia  

62 utenti hanno votato

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Come detto nel commento alla storia ho riscontrato una riuscitissima galleria di personaggi anche oltre a quelli selezionati per il sondaggio.

La scelta risulta piuttosto difficile.

Il mio voto va a Randy, vecchio reduce mutilato che da una esistenza caratterizzata dall'alcolismo e da lavoro precario si trova a essere nominato sceriffo per scherno e da lì trova la forza, pur con le sue debolezze, e l'orgoglio per un riscatto personale che lo porterà ad affrontare la situazione prima ancora di saper della presenza dei ranger.

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Storia godibile, come fatto notare da Natural con un lato comico enfatizzato, e con un Tex che è sempre Tex. La sola nota stonata della storia è la sparatoria del primo albo che continuo a trovare assurda, volendo fare i pignoli pure il Tex sindacalista ci "azzecca" poco, ma si tratta di poche vignette ed in fondo chissenefrega.

Il secondo albo alza il mio voto perché se il primo mi aveva un po' deluso, con il secondo e valutando la storia nell'insieme do un 7-7.5 tranquillamente. A mio parere non è la storia migliore di Manfredi per Tex (a me per esempio piace di più Sei divise nella polvere), ma una buona storia, forse un po' lenta ad accendersi ma che quando si accende lascia pienamente soddisfatti.

I disegni non mi sono dispiaciuti, come detto dell'errore del braccio non mi importa nulla (anzi ad essere sincero non me n'ero neppure accorto) e do 7 anche a Leomacs.

 

I personaggi sono tutti ben caratterizzati, a parte forse Bob che è un po'troppo scemo (ma del resto è il fratello scemo :D ), ed il  migliore è anche per me il giudice Felsen che la spunta di poco su Randy e Rachel.

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ATTENZIONE ALLO S P O I L E R

 

Anch'io, come natural, ho pensato durante la lettura di questo secondo albo ad una rappresentazione teatrale: quasi tutti gli avvenimenti che vanno da pagina 9 a pagina 72 (quindi ben più della metà dell'albo) accadono nel raggio di pochi metri, albergo, strada, saloon di fronte. Non c'è UN colpo di pistola (fatta eccezione per quello sparato in aria dal giudce Felsen a un certo punto del processo per riportare ordine), non c'è vera azione, vi sono praticamente solo dialoghi: le battute grottesche di Bob, il discorso di Caino e Abele che Tex rivolge allo stesso Bob per intimidirlo, la cacciata in malo modo di Curly, la corruzione di Rachel, l'arrivo del Giudice Felsen ed infine l'avvincente scena del processo, costruita magistralmente da Manfredi e Leomacs. In questa sequenza ho trovato bello soprattutto l'arrivo di Jonas Braddock che con lo sguardo tenta di intimidire il testimone Teeth e d'effetto anche la falsa testimonianza di Rachel (che però avrei preferito scoprire durante il processo, ad amplificare l'effetto sorpresa, e non alcune vignette prima). Fino a questo punto la storia è stata solo "parlata"  e per questo ho pensato (io come natural) ad una rappresentazione teatrale, con dialoghi che, a differenza di Havasu, ho trovato brillanti e non verbosi. Quanta differenza rispetto a storie infarcite solo di bang bang. 

 

Dopo la fine del processo ho trovato eccessiva la chiaroveggenza di Tex che insegue la prostituta, come se avesse sospettato - solo per la fretta  della ragazza ad andar via - che era minacciata da qualcuno. Ed ecco che quel qualcuno prontamente arriva (!) a togliere le castagne dal fuoco per Tex facendo tornare la bella ragazza sui suoi passi portandola a ritrattare la sua testimonianza. L'apoteosi della semplificazione però si ha con la velocissima confessione di Bob sull'incendio di San José, ciò che di fatto fa calare il sipario sull'intera vicenda, a parte l'atto finale.

 

Già, l'atto finale. Sam ha detto che gli ricorda un po' il finale de La Grande Sete sempre di Manfredi, e ti dico che hai ragione, pard. Ma a me ricorda anche il finale di una storia dell'altro autore di questo albo, e cioé I Sabotatori, di Leomacs: come lì una giovane donna d'affari rosa dalla ambizione, vistasi battuta, preferisce trovare la morte a bordo del suo treno, scomparendo idealmente per mezzo del suo business (il treno), anche qui l'uomo d'affari Braddock si erge nel cielo issato dal violento getto della sua pompa numero uno, lì dove il suo business, il suo sogno, era cominciato. Due uomini (o meglio, un uomo e una donna) d'affari alle prese con i loro sogni e le loro ambizioni, due figure tragiche che hanno in comune il disegnatore (Leomacs) e una certa somiglianza con il costruttore della ferrovia di C'era una volta il West, roso anch'egli dall'ambizione di far giungere la propria strada ferrata all'oceano Pacifico, non facendosi scrupoli per perseguire l'obiettivo.

 

In sintesi, a parte la citata chiaroveggenza di Tex sulla fuga della prostituta e la banale, nella sua sbrigatività, maldestra confessione di Bob su San José, la storia per me si farà ricordare parecchio. Bellissima la sequenza del processo, riuscitissimi i personaggi di Randy e del giudice Felsen, di Rachel e dell'Avvocato, e soprattutto di Jonas Braddock, cattivo astuto rovinato dalla dissennatezza del fratello e protagonista di un'eccellente scena finale.

 

Leomacs molto meglio che nel primo albo, sembra tornato al livello de I Sabotatori. 

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Non ci siamo..........la brillantezza dei dialoghi e l'arguzia delle trovate non può, e non deve essere adoperata a scapito del registro generale, che su Tex vuole comunque un altro clima, un altro pathos che non possono prevedere un'intera storia infarcita di gag, battute, freddure e siparietti. Non é possibile passare dal Tex pacioccone e "disneyano" di Faraci, a quello serioso e granitico fino all'eccesso di Boselli, a questo stile Coccobill di Manfredi.

S

P

O

I

L

E

R

Tutto il processo, dall'andamento, al ruolo di Tex alla sua conclusione (con l'omicida lasciato libero di andarsene e, per quanto é dato comprendere, di fuggire per sempre lontano, facendo perdere le sue tracce, se non fosse per la dabbenaggine di fermarsi a cazzeggiare dal fratello) é una farsa senza capo né coda, né si comprende perché fino all'ultimo si debba cercare una prova da legulei (l'improbabile confessione sull'eccidio di San José) per far scattare il vero comportamento "a la Tex Willer", che acquista finalmente una parvenza del personaggio che conosciamo solo nelle ultime 20 pagine dell'albo. Dopo un primo albo anomalo ma accettabile, una brutta picchiata ed un notevole passo falso dopo la splendida storia boselliana edita in precedenza.

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Letto il primo albo. Al momento la storia trasmette sensazioni positive. Certo, non è memorabile (diciamo una dignitosa sufficienza), ma quello che c'è è comunque valido, a differenza di "Sei divise nella polvere". Dopo aver letto una settimana fa "Il prezzo dell'onore", è bello trovarne l'esatto opposto su un albo di Tex: un mondo profondo popolato da personaggi credibili che, per quanto poco approfonditi, comunicano comunque una sensazione di spessore. Azzeccatissimi Tex e Carson, carismatici dominatori che Manfredi riesce a caratterizzare in modo personale e al tempo stesso credibile: il suo stile nei dialoghi fra i pards non assomiglia a quello di nessun altro eppure suona familiare. Insomma, un gran successo.

 

Sulle lamentele che sarebbero state avanzate circa il "Tex sindacalista" di inizio storia mi permetto di dire che non le condivido. La scena non mi ha trasmesso alcuna sensazione fuori luogo; eppure sono uno che, quando sente puzza di politicamente corretto, mette mano alla pistola! :D Se nel seguito della storia Tex vedrà Carson fare il galante con Rachel e lo accuserà di omofobia e femminicidio sono pronto a ricredermi, ma per il momento mi pare che Manfredi nell'accennare all'attualità non sia caduto nel politicamente corretto come invece accaduto con "La grande sete". Anche se forse nel considerare male quella storia sarò stato aiutato da Paco che, durante il referendum, spammava la vignetta con Tex che dice "L'acqua è un bene pubblico" praticamente in ogni dove... :D

 

Riguardo l'altra scena che ha fatto discutere, ovvero la sortita di Tex un po' Rambo... mi è sembrata eccessiva, sì, se rapportata alla realtà. Nella logica del fumetto ci può stare ed è molto meno svaccata di quella offerta da Faraci ne "Il ricatto di Slade" o da Boselli ne "I trappers di Yellowstone"; quelle sì che erano cadute di stile.  :rolleyes:

 

In sintesi, per il momento la storia non è epocale, ma è comunque piacevole intrattenimento. Tex e Carson magistrali, riusciti personaggi di contorno, belle atmosfere, dialoghi brillanti che non cadono nel battutismo fine a sé stesso oggi di moda... tutto che avviene col concorso degli ottimi disegni di Leomacs: io sono soddisfatto. Come ripeto sempre, è da episodi medi che si capisce davvero la solidità di un personaggio di narrativa seriale. "Oro nero!" rientra in questa categoria di storie, che mi fanno capire ogni mese quanto Tex sia grandioso. Mutato rispetto agli inizi, ma per fortuna ancora deliziosamente anacronistico. E, tenendo conto del livello rasoterra del fumetto odierno, italiano e non ("mo' guarda, te metto Edda Ciano che se tromba un vampiro... ahahahahah, quanto so' figo"), è il miglior complimento possibile.

Tex è l'ultima bandiera del fumetto popolare più genuino. La seduta è tolta. :D

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La parte del secondo albo dedicata al processo è stato un qualcosa che non si era mai visto su Tex, a mia memoria. Manfredi ha fatto bene ad inserire qualcosa di non ripetitivo, e probabilmente ha sceneggiato la cosa ricostruendo, come sua consuetudine, i fatti come effettivamente dovevano accadere all'epoca. L'avventura è stata buona, a mio parere, e Manfredi si conferma uno dei migliori sceneggiatori sulla piazza.

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Voglio essere generoso e affibbio un bel 5 a questa storia: alcune delle trovate presenti sono al limite del ridicolo e dell’assurdo.

Il primo albo è decisamente riuscito meglio del secondo, anche se qualcosa poteva già mettere sull’attenti per gli sviluppi futuri.

 

E’ singolare infatti che Tex in pratica si trovi il lavoro già fatto a metà,

 


vedi l’arresto del fratello ciccione e cazzaro, Bob, effettuato fra l’altro dallo sceriffo nominato proprio da lui. Si può anche passare sopra a questo, la prima parte è tutto sommato interessante, grazie a figure particolari come lo sceriffo Randy e Rachel, e del fratello “furbo”, Jonas, che in realtà furbo non lo è per niente, lasciando liberi (di farsi catturare o ammazzare) due dei complici dell’omicidio della spia del governatore. Già qui comincia un po’ il gioco alla meno dei nemici, cosa che risulta ancor più grave nel corso della seconda parte.

Anche il ritrovamento della comunità di peones è funzionale solo alla risoluzione finale affrettata della trama, ma lo vedremo dopo.

 

Comunque la prima parte sta in piedi, si preannuncia una partita da giocarsi quasi tutta in tribunale, cosa abbastanza insolita per Tex.

Sennonché cominciano le mie perplessità.

Infatti perché far fare allo stesso Tex la parte del pubblico ministero, rimediandogli una figura ridicola nei confronti dell’avvocato dei fratelli?

E ancora perché pagare Rachel per dire una menzogna più che evidente, mentre si potevano usare molto più appropriatamente i tre compari di Bob nell’omicidio, e in particolare Teeth, che invece è testimone per l’accusa? Avrebbero testimoniato tutti e tre a favore dell’imputato, se solo Jonas ci avesse pensato, ma a quanto pare, al di là dell’aria da duro, è tutto chiacchiere, distintivo e petrolio.

Comunque si arriva a fine processo con l’assoluzione, Tex sconfitto dalla legge….interessante, situazione insolita, chissà come risolverà la situazione….ma vedo che già siamo a pagina 70, se la storia finisce al secondo albo ci sarà un finale affrettato….e infatti….

 

Tex non ha bisogno di fare un cavolo, la situazione volge subito a suo favore. Ecco infatti il campanaro dei peones che, guarda caso, era presente al processo e ha riconosciuto la risata del deficiente…via, alè, siamo pronti per un nuovo processo.

E poi l’incredibile fiuto di Tex, che sospetta che la virtuosa voltagabbana abbia paura e che stia per succederle qualcosa…cavolo Tex, ma come fai?

E chiaramente l’aiutino del favoloso Curly, che vuole vendicarsi subito, ora, con una tempistica perfetta, della virtuosa che non vuole dargliela più….così, tanto per giocare alla meno.

Non bastasse, la virtuosa rivolta gabbana e confessa di essere stata pagata, non per dargliela, per giurare il falso….

Insomma, che culo, Tex, hai appena fatto una figura ridicola come pubblico ministero, hai perso il processo, e dopo 5 minuti 5 ti ritrovi tutto a tuo vantaggio, tanto la storia deve finire a pagina 114 e bisogna correre, quindi muovi il tuo deretano e cerca di combinare qualcosa.

Tutto costruito artificialmente e forzatamente a tavolino per arrivare alla soluzione desiderata.

 

E’ da notare come il fratello scemo, Bob, si riveli via via sempre di più un coglionazzo al punto da confessare più o meno involontariamente il massacro di San Josè; ai vecchi tempi Tex lo avrebbe mandato in Alaska a suon di cazzotti e di calci in culo, altro che processo…..ma qui è estremamente legalitario….

E come considerare il fratello quasi furbo, che lo ha sopportato e supportato per tutto questo tempo? Avrebbe dovuto sfancularlo già da tempo, invece di arrivare a toglierlo di mezzo personalmente in una escalation di rinfacciamenti abbastanza patetici per arrivare alla abbastanza ridicola tragedia finale, un’immolazione gratuita che mi fa sorridere.

Tralasciamo il giudice pistolero per non infierire troppo.

 

L’ultimissima perla, riguarda Tex:

 

“Adesso con voi mi sento in debito…”

“Mi accontento della verità, Rachel!”

 

 

Lo so che non lo vedremo mai, ma il pensiero di una trombatina no, eh, Tex…

Dopo averlo ridicolizzato come pubblico ministero ci voleva proprio anche  questo?

 

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Tutta la storia, come già evidenziato dopo l'uscita del primo albo, è scritta su un registro differente dal classico stile narrativo di Tex.

E la sensazione di trovarsi davanti a una commedia farsesca con enfatizzazione del lato comico, fino in taluni casi al grottesco, rimane e trova la sua sublimazione in un crescendo che va dalla sequenza del processo, resa con magistrale perizia dal disegno di Leomacs che segue alla perfezione la brillantissima sceneggiatura di Manfredi, alla esilarante gag del "fratello scemo" che si autodenuncia inconsapevolmente, fino al drammatico finale in cui anche l'altro Braddock perde il controllo e getta la maschera, rivelando una personalità psicopatica più complessa di Bob, con l'eclatante epilogo in preda a un delirante attacco di schizofrenia non più controllata.

E per questa storia Manfredi ci propone una galleria riuscitissima di personaggi con una precisa definizione dei caratteri e delle personalità, dai fratelli Braddock alle varie figure che vi compaiono, l'avvocato,il giudice, la prostituta, il pistolero, il frate, il governatore, lo sceriffo, il pentito e così via in una sorta di Spoon River condensata.

E in questo contesto Tex e Carson si trovano ad agire a loro modo.

Tex infallibilmente efficace nel portare a termine la sua missione improvvisandosi anche nelle insolite figure di sindacalista nel primo albo e di pubblico ministero nel secondo, dimostrando in quest'ultima circostanza di essere in grado di tener testa dialetticamente anche al principe del Foro parodisticamente rappresentato dall'avvocato Wilson.

E quando c'è da far cantare le armi Tex è Tex.

Carson ottimamente caratterizzato come spalla di Tex, apparentemente in ombra per lunghi tratti, ma presente nel momento del bisogno e risolutivo nello scontro finale.

Storia anomala si, ma riuscitissima, una variazione sul tema più che apprezzabile e una sceneggiatura brillantissima che ben si adatterebbe a una rappresentazione teatrale.

Dialoghi caratterizzati da un equilibrio di drammaticità e ironia che contribuiscono a rendere appassionante la lettura.

Ancora una volta Manfredi riesce a confezionare un prodotto originale che personalmente ho apprezzato molto.

Disegni realizzati con una notevole aderenza al testo. A Leomacs, da parte mia, un voto in più per il famoso braccio di Randy ulteriore nota comica che non stona in una storia che fa dell'ironia un motivo ricorrente e trainante.

Voto finale 8

 

Dopo aver appena finito il secondo albo, mi trovo perfettamente d'accordo con Natural Killer qui sopra e, poco prima, anche con Ymalpas.

La storia - soggetto, sceneggiatura, dialoghi, personaggi - rispecchia quelle che erano state le mie aspettative positive dopo la lettura del primo albo.

Buona parte del secondo albo in "tribunale"? e perchè no? ci sono stati diversi precedenti al riguardo, dal Texone di Zaniboni alla prima apparizione di Roy Bean: "tribunali" del west, dove la legge non bada tanto alle formalità quanto alla sostanza. E Tex pubblico ministero? e perchè no? Avrà assistito anche lui - o avrà deposto come testimone - in talmente tanti di quei processi che alla fine non gli viene mica chiesto di combattere con commi e codicilli come perry mason, ma di esporre fatti e ribattere a testimonianze dubbie. Si percepisce anche la differenza di stile con gli altri consueti sceneggiatori della serie come Boselli, Ruju o Faraci, ed anche qui: perchè no? Alla fine il catalizzatore delle situazioni rimane comunque e sempre Tex, persino nello smascherare il seme della follia di Jonas Braddock. Ho letto l'albo tutto d'un fiato e a me sta bene così.

Voto a sceneggiatura, dialoghi e personaggi: 8.

 

Disegni: qua passiamo forse ad impressioni ed opinioni legate al gusto personale... avevo già espresso perplessità sul tratto di leomacs fin dalla precedente "I sabotatori", ed anche nel primo albo di questa storia: tranne alcune vignette forse meglio curate, il tratto è in genere... sfumato, poco incisivo, poco graffiante, quasi fosse un semplice ripasso della matita e non un'inchiostratura vera e propria, soprattutto negli ambienti e negli sfondi, come vedere i disegni eternamente in una 'nebbiolina' sfocata o sotto un cielo eternamente coperto nella pianura padana. Il Letteri dei primi numeri che disegnò per Tex rendeva perfettamente la prospettiva, i deserti assolati, i panorami al chiaro di luna (Diablero) usando forse la metà dell'inchiostro che usa Leomacs, ma che differenza di resa. Insomma, un altro disegnatore dei tanti attuali al posto di Leomacs con la stessa storia con tutti i suoi caratteri di originalità (anche, per dire, un Font tipo Il Treno Blindato o il Frisenda del recente Giudice Bean) ne avrebbe tratto tutt'altra storia con tutt'altro esito. Così invece mi sembra dal punto di vista del disegno un'altra occasione sprecata.

Voto ai disegni: 5

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A proposito di disattenzioni, scarsa cura, redazione che dorme...

Ma quanto cavolo è piccolo il lettering questo mese?? Da pagina 8 si rimpicciolisce tutto, in maniera evidente - sembra quasi che abbia lavorato qualche altro, non la solita Renata Tuis. Davvero non capisco!

...altro che il braccio in più comparso a Rendy il mese scorso...

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A proposito di disattenzioni, scarsa cura, redazione che dorme...

Ma quanto cavolo è piccolo il lettering questo mese?? Da pagina 8 si rimpicciolisce tutto, in maniera evidente - sembra quasi che abbia lavorato qualche altro, non la solita Renata Tuis. Davvero non capisco!

...altro che il braccio in più comparso a Rendy il mese scorso...

 

Mah... io tutta questa differenza non l'ho notata o quantomeno non mi ha ostacolato la leggibilità.

Posso presumere che il lettering sia stato rimpicciolito perché le vignette erano molto piene e non volevano coprire il disegno. In ogni caso ribadisco che non ci avevo nemmeno pensato finché tu non me l'hai fatto notare.

 

Piuttosto... che mi dici del fatto che a pag. 12 seconda vignetta. Leomacs ha sbagliato e ha disegnato a Randy la mano sinistra invece della destra? :indiano:  :D

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Piuttosto... che mi dici del fatto che a pag. 12 seconda vignetta. Leomacs ha sbagliato e ha disegnato a Randy la mano sinistra invece della destra? :indiano:  :D

 

Ma nooo :o

Non me ne ero accorto! E mo chi li sente quelli che si sono lamentati il mese scorso? :D

 

ps. giunto a pagina 44, la storia sembra essersi ripresa: bello il personaggio del giudice - ora vediamo come sarà il processo...

Mani e braccia sbagliate a parte, Leomacs mi sembra come nel primo albo: svogliato, specie negli sfondi e in alcuni primi piani. Peccato.

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Sono onestamente interdetto, perché questa, per come è stata costruita, non è una storia di Tex.

Il primo albo, una sfilza di situazioni grottesche, è da bocciare tutto intero; in questo secondo c'è invece una delle più grosse assurdità (texianamente parlando) che io abbia mai letto su questo fumetto: Tex in un improbabile, macchiettistico ruolo di pubblico ministero (che infatti recita malissimo).

Davvero non capisco cosa precisamente Manfredi abbia voluto fare.

 

O forse l'ho capito: Manfredi ha voluto scrivere una storia più o meno autoriale, con personaggi più o meno interessanti (su tutti la prostituta) e riflessioni vagamente sociali e/o politiche (che siano o non siano condivisibili è un altro discorso). Niente di male. Peccato però che l'autore Manfredi, per fare tutto questo, abbia usato, cioè sfruttato, il fumetto Tex e il suo marchio.

Che poi, "Inferno a Oil Springs"... "Inferno"? Ma cos'è, davvero una presa per i fondelli? Intitolate "Inferno" un albo piatto ravvivato da una piccola sparatoria nel finale? Mah!

 

Qualche mese fa Manfredi scriveva, su facebook, una cosa bellissima:

 

Tex è un personaggio che dura da sessantasei anni, senza interruzioni, e sempre ai massimi livelli di vendita in Italia, oltre che il western più longevo e più diffuso nel mondo. Ha ospitato autentici maestri che hanno fatto la Storia del Fumetto. È entrato nell'immaginario di molte generazioni. Persino in un momento di crisi come questo, le ristampe di Tex in supplemento a Repubblica, hanno venduto in Italia, in quattro anni , ventotto milioni di copie. I lettori lo considerano cosa loro, ed è vero. Hanno contribuito moltissimo, con il loro sostegno e con le loro critiche in certe fasi. Poi ci sono i texiani fondamentalisti, i dissidenti, e quelli che ipotizzano come potrebbe essere. Ma il Tex che conta è Tex. Il Tex che si fa. Il Tex che come personaggio, con la sua autoritá, detta le storie. Il Tex che sopravvive anche a qualche infortunio di autore dei testi o di disegnatore. Il Tex autore di Tex. Il Tex che tutti amiamo. Considerate questo Tex, il Tex concreto. E se pensate che sia facile gestire un personaggio così, beh... Allora non è vero che amate Tex, per cui cosa ne parlate a fare? Dite sinceramente che vi sta sul c*** e che vi è sempre stato sul c***o.

 

Balle. Ipocrisia pura. Se vuoi piegare il personaggio più amato del fumetto italiano per le tue smanie autoriali, abbi almeno l'onestà intellettuale di dirlo.

 

Ma, da amante delle altre storie manfrediane di Tex, io spero che sia stato solo un passo falso. Perché se questa è la strada futura di Manfredi, beh, con tutto il rispetto per il grande autore, ma io ne faccio volentieri a meno.

Per venire brevemente a Leomacs: altra delusione. A me è sembrato svogliato: paesaggi e ritratti tirati via senza stare troppo a pensarci - il primo piano di Carson a pagina 83.

 

A questi due albi mediocri, voto 5, e solo perché alle storie di Tex raramente riesco a dare voti troppo bassi.

...e il mese prossimo ci attende Faraci... Manito aiutaci!

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Sono onestamente interdetto, perché questa, per come è stata costruita, non è una storia di Tex.

Il primo albo, una sfilza di situazioni grottesche, è da bocciare tutto intero; in questo secondo c'è invece una delle più grosse assurdità (texianamente parlando) che io abbia mai letto su questo fumetto: Tex in un improbabile, macchiettistico ruolo di pubblico ministero (che infatti recita malissimo).

Davvero non capisco cosa precisamente Manfredi abbia voluto fare.

 

O forse l'ho capito: Manfredi ha voluto scrivere una storia più o meno autoriale, con personaggi più o meno interessanti (su tutti la prostituta) e riflessioni vagamente sociali e/o politiche (che siano o non siano condivisibili è un altro discorso). Niente di male. Peccato però che l'autore Manfredi, per fare tutto questo, abbia usato, cioè sfruttato, il fumetto Tex e il suo marchio.

Che poi, "Inferno a Oil Springs"... "Inferno"? Ma cos'è, davvero una presa per i fondelli? Intitolate "Inferno" un albo piatto ravvivato da una piccola sparatoria nel finale? Mah!

 

Qualche mese fa Manfredi scriveva, su facebook, una cosa bellissima:

 

Tex è un personaggio che dura da sessantasei anni, senza interruzioni, e sempre ai massimi livelli di vendita in Italia, oltre che il western più longevo e più diffuso nel mondo. Ha ospitato autentici maestri che hanno fatto la Storia del Fumetto. È entrato nell'immaginario di molte generazioni. Persino in un momento di crisi come questo, le ristampe di Tex in supplemento a Repubblica, hanno venduto in Italia, in quattro anni , ventotto milioni di copie. I lettori lo considerano cosa loro, ed è vero. Hanno contribuito moltissimo, con il loro sostegno e con le loro critiche in certe fasi. Poi ci sono i texiani fondamentalisti, i dissidenti, e quelli che ipotizzano come potrebbe essere. Ma il Tex che conta è Tex. Il Tex che si fa. Il Tex che come personaggio, con la sua autoritá, detta le storie. Il Tex che sopravvive anche a qualche infortunio di autore dei testi o di disegnatore. Il Tex autore di Tex. Il Tex che tutti amiamo. Considerate questo Tex, il Tex concreto. E se pensate che sia facile gestire un personaggio così, beh... Allora non è vero che amate Tex, per cui cosa ne parlate a fare? Dite sinceramente che vi sta sul c*** e che vi è sempre stato sul c***o.

 

Balle. Ipocrisia pura. Se vuoi piegare il personaggio più amato del fumetto italiano per le tue smanie autoriali, abbi almeno l'onestà intellettuale di dirlo.

 

Dissento totalmente. Come scrivevo nel mio post precedente, da un lato nel west la giustizia veniva amministrata senza tante formalità, quindi non era necessario essere principi del foro alla perry mason per fare il giudice, l'avvocato od il pubblico ministero. Pensiamo in sessanta e passa anni di Tex a quanti giudici corrotti od ubriaconi o giustizialisti sommari, o a quanti avvocatini di primo pelo appena arrivati dall'est che si convertono rapidamente alla legge della colt, sono passati sulle tavole di Tex - e non apriamo nemmeno il capitolo degli sceriffi e dei membri delle giurie - con processi che forse una volta o due si sono svolti in un'aula di tribunale mentre sono quasi sempre all'interno di un saloon preso a prestito. Dall'altra parte abbiamo un ranger, un uomo di legge che avrà assistito a centinaia di processi, in molti dei quali non solo ha testimoniato ma è stato lui stesso a dare la caccia ed ad arrestare l'imputato, e per forza di cose avrà imparato "una cosetta o due" sui meccanismi processuali da poter utilizzare in questa circostanza. Da Tex non sentiremo mai dire frasi di maniera come "vostro onore mi oppongo" o "posso avvicinarmi al banco" o brandire un codice penale quando brandisce molto meglio una colt! Però nelle circostanze non solo si presta al ruolo di pubblico ministero ma lo interpreta anche in modo egregio, dato che quel che gli serve è la logica stringente - che ha in abbondanza - e la capacità di capire le circostanze ed adattarvisi al volo - che ha altrettanto in abbondanza. Non avrà magari quel che serve per fare l'avvocato in una ricca città dell'est o davanti alla Corte Suprema, ma per un processo in un saloon del west va benissimo.

Quindi, Tex per una volta pubblico ministero? Promosso a pieni voti! E un applauso a Manfredi per la scelta insolita ed a Boselli per averla avallata.  :ok:

 

Quanto all'inferno a Oil Springs, mi sarei aspettato un incendio generalizzato dell'intero campo petrolifero invece di alcuni barili, allora sì che sarebbe stato un inferno. Ma c'è un ma: con le tecniche di allora, un intero campo petrolifero a fuoco avrebbe rischiato di devastare l'intera regione per l'impossibilità di spegnerlo quindi effettivamente non era il caso...  :P

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Sono onestamente interdetto, perché questa, per come è stata costruita, non è una storia di Tex.

Il primo albo, una sfilza di situazioni grottesche, è da bocciare tutto intero; in questo secondo c'è invece una delle più grosse assurdità (texianamente parlando) che io abbia mai letto su questo fumetto: Tex in un improbabile, macchiettistico ruolo di pubblico ministero (che infatti recita malissimo).

Davvero non capisco cosa precisamente Manfredi abbia voluto fare.

 

O forse l'ho capito: Manfredi ha voluto scrivere una storia più o meno autoriale, con personaggi più o meno interessanti (su tutti la prostituta) e riflessioni vagamente sociali e/o politiche (che siano o non siano condivisibili è un altro discorso). Niente di male. Peccato però che l'autore Manfredi, per fare tutto questo, abbia usato, cioè sfruttato, il fumetto Tex e il suo marchio.

Che poi, "Inferno a Oil Springs"... "Inferno"? Ma cos'è, davvero una presa per i fondelli? Intitolate "Inferno" un albo piatto ravvivato da una piccola sparatoria nel finale? Mah!

 

Qualche mese fa Manfredi scriveva, su facebook, una cosa bellissima:

 

Tex è un personaggio che dura da sessantasei anni, senza interruzioni, e sempre ai massimi livelli di vendita in Italia, oltre che il western più longevo e più diffuso nel mondo. Ha ospitato autentici maestri che hanno fatto la Storia del Fumetto. È entrato nell'immaginario di molte generazioni. Persino in un momento di crisi come questo, le ristampe di Tex in supplemento a Repubblica, hanno venduto in Italia, in quattro anni , ventotto milioni di copie. I lettori lo considerano cosa loro, ed è vero. Hanno contribuito moltissimo, con il loro sostegno e con le loro critiche in certe fasi. Poi ci sono i texiani fondamentalisti, i dissidenti, e quelli che ipotizzano come potrebbe essere. Ma il Tex che conta è Tex. Il Tex che si fa. Il Tex che come personaggio, con la sua autoritá, detta le storie. Il Tex che sopravvive anche a qualche infortunio di autore dei testi o di disegnatore. Il Tex autore di Tex. Il Tex che tutti amiamo. Considerate questo Tex, il Tex concreto. E se pensate che sia facile gestire un personaggio così, beh... Allora non è vero che amate Tex, per cui cosa ne parlate a fare? Dite sinceramente che vi sta sul c*** e che vi è sempre stato sul c***o.

 

Balle. Ipocrisia pura. Se vuoi piegare il personaggio più amato del fumetto italiano per le tue smanie autoriali, abbi almeno l'onestà intellettuale di dirlo.

 

 

Io l'albo di questo mese non l'ho neanche finito,tanto mi ero stufato di questa storia che nel primo albo mi pareva una buona storia......non ne faccio neanche un commento e non do un voto perchè sarebbe troppo basso,..Paco mi trova d'accordo con la sua analisi che spiega bene tutto il social-contest non texiano della storia.

Per i disegni invece ritengo Leomacs un ottimo disegnatore,anche se si deve impegnare di più su Tex.....

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Dunque, Gilas............solitamente non mi allaccio mai ai commenti degli altri perché ognuno ha la sua opinione, e non é che dobbiamo convincerci l'uno della bontà dell'idea dell'altro.

Però qualche cosuccia devo dirla.

Nel corso della saga, Tex é stato a volte inserito in situazioni improbabili e grottesche, ma anche in tali occasioni il Ranger aveva sempre dimostrato la sua superiore caratura - come uomo, non solo come pistolero - sulla controparte, che in genere é uscita, da tali siparietti, umiliata e scornata.

G.L.B. si divertiva a creare queste scenette (cose semplici, tutto sommato: travestimenti, beffe, scazzottate) per esaltare ancora di più Tex e ridicolizzare la bassezza e l'ottusaggine dei suoi avversari. Ora, se qualcuno potesse spiegarmi che senso aveva inserire un'idea così in una storia di Tex, mi farebbe un piacere.

Plot: Tex tiene un (inutile e fine a sé stesso) comizio da sindacalista, quindi arriva in una città, arresta sin dalle prime battute (gli viene, anzi, praticamente consegnato da Randy) un omicida, ed attende pazientemente che egli venga processato da un Giudice in arrivo; l'imputato, all'esito del processo atteso da Tex, ed in cui Tex recita la parte del pubblico ministero (!!), viene assolto e se ne va tranquillamente, lasciando tutti con un palmo di naso. A quel punto - si badi bene - egli é per la legge innocente, quindi Tex ha perso la partita, ed in modo beffardo e (consentitemi) alquanto ridicolo.

Successivamente, per caso, Tex viene informato di un nuovo capo di imputazione, e parte lancia in resta per fare, questa volta, Giustizia (e perché ora sì e prima no? Forse perché sa che la testimonianza del frate é ridicolmente fragile?); ebbene, l'imbelle furfante (che avrebbe gioco facile a chiedere di essere nuovamente sottoposto a processo, dall'esito scontato, visto il peso dell'unico testimone dell'accusa), si ......autoaccusa, e di lì in poi via con qualche pistolettata, fino alla fine (anch'essa improbabile e teatrale fino all'eccesso). Il tutto, sullo sfondo di un teatrino di personaggi e di continue freddure da far piangere i vitelli ("c'é chi spera e c'é chi spara" le batte tutte....mi sarei aspettato anche un "mondo pistola!", a quel punto!), tanto che non si riesce mai a creare un minimo di vera tensione, di pathos.

Sono d'accordo sul fatto che, dopo 70 anni quasi dalla nascita di Tex, é difficile trovare idee geniali ed originali, ma mi aspetterei che un Autore si chiedesse prima - rovesciando la prospettiva - come mai le sue geniali ed innovative trovate non sono mai state sceneggiate prima, in sette decenni dalla nascita del personaggio. Forse, contemporaneamente, trovando in tale riflessione la risposta alla sua domanda.

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Ho trovato la storia odiosa, per via di tutta l'atmosfera caciarona e da commedia, con tutte quelle risate, quelle stupide battute e quegli sghignazzamenti totalmente fuori luogo in una storia di Tex. Mi hanno davvero dato fastidio.

 

Nemmeno il resto mi è parso una gran cosa, l'ultimo albo è per più di metà piatto e monocorde, quasi tutto incentrato sul processo-farsa, poi c'è qualche pagina d'azione che vorrebbe giustificare (invano) l'"inferno" del titolo.

 

Niente da fare, insomma, e mi dispiace per Manfredi, che reputo un fuoriclasse da vedere costantemente su Tex. Ma purtroppo questo, per me, è un passo falso.

 

Leomacs magistrale, tratto perfetto per il western sporco e polveroso - alla "spaghetti".

 

Infine, due righe sugli errori: non ho assolutamente visto quello di Randy a pag. 69: vedo solo che l'ex-soldato appare nell'ultima vignetta col braccio sinistro (quello mancante) che sfiora il bordo della vignetta stessa e che non permette di giudicare appieno se quel braccio ci sia o no (secondo me non c'è, si vede la linea dove la manica si piega). Ma anche fosse, non ne vedo il dramma. Trovo più fastidiosa tutta l'atmosfera da farsa che permea l'intera storia, qualcosa che spero di non rivedere mai più su Tex.

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Se non rivoluzionaria, sicuramente innovativa in due albi che di richiami post moderni ne presentano più di uno, è sicuramente la scena "intima" della prostituta Rachel nel chiuso della sua stanza. Anni fa una sequenza simile si sarebbe lasciata per lo più immaginare al lettore più che mostrarla in diretta, niente di pruriginoso in effetti in questo contesto che possa fare gridare allo scandalo ( nei primi anni novanta fioccarono le lettere in redazione all'indirizzo della storia di Medda, reo di aver introdotto nella serie mensile un bordello; sarei curioso di sapere se questa volta siano giunte o no lettere indignate ), c'è solo la ragazza in biancheria intima e le avances del cliente, senza che si arrivi a una conclusione più esplicita. Devo dire che a me non dà per niente fastidio una scena simile, anche perché non è inutile nell'economia della storia, resto stupito che nessuno l'abbia finora citata. Eppure è una di quelle scene che contribuiscono a dare "colore" alla storia, e proprio l'insieme di situazioni singolari capisco possa risultare spiazzante per una certa fetta di lettori, specie quando è accompagnato da un linguaggio apertamente in rottura con quello canonicamente proposto mese dopo mese nelle storie del ranger. Tuttavia, per apprezzare questa storia, serve un grado di apertura mentale superiore rispetto alla media e non possiamo adottare un metro di giudizio uguale per un'avventura che è apertamente dissacratoria di certi stilemmi narrativi. C'è la forte impronta dell'autore che finora aveva proposto storie classiche e che questa volta ha deciso di osare. Probabilmente non è questo il modello che Manfredi seguirà per le sue prossime storie, qui ci ha provato ( e c'è un grande merito nel mettersi in gioco ) e sicuramente ne trarrà le dovute valutazioni. Io resto dell'idea che l'ironia debba essere una componente primaria delle storie del Ranger, certo qui si è indubbiamente esagerato nei toni grotteschi, ma non vorrei che la bocciatura portasse piuttosto alla conclusione opposta. Sarebbe veramente triste.

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Se non rivoluzionaria, sicuramente innovativa in due albi che di richiami post moderni ne presentano più di uno, è sicuramente la scena "intima" della prostituta Rachel nel chiuso della sua stanza. Anni fa una sequenza simile si sarebbe lasciata per lo più immaginare al lettore più che mostrarla in diretta, niente di pruriginoso in effetti in questo contesto che possa fare gridare allo scandalo ( nei primi anni novanta fioccarono le lettere in redazione all'indirizzo della storia di Medda, reo di aver introdotto nella serie mensile un bordello; sarei curioso di sapere se questa volta siano giunte o no lettere indignate ), c'è solo la ragazza in biancheria intima e le avances del cliente, senza che si arrivi a una conclusione più esplicita. Devo dire che a me non dà per niente fastidio una scena simile, anche perché non è inutile nell'economia della storia, resto stupito che nessuno l'abbia finora citata. Eppure è una di quelle scene che contribuiscono a dare "colore" alla storia, e proprio l'insieme di situazioni singolari capisco possa risultare spiazzante per una certa fetta di lettori, specie quando è accompagnato da un linguaggio apertamente in rottura con quello canonicamente proposto mese dopo mese nelle storie del ranger.

 

Dato che il cenno al post-moderno si collega a un discorso che ha monopolizzato le ultime due pagine del topic su "Le storie", mi permetto di dire: post-moderno, vero... ma, accidenti, fatto con stile e per niente fine a sé stesso! :D

Poi, sia ben chiaro, la storia non è memorabile. Con qualche infamia (non ho onestamente capito perché un giudice tanto fanatico di impiccagioni assolva così alla leggera l'imputato; né la risoluzione finale del fratello scemo che spiffera tutto mi è sembrata sufficientemente solida... perfino per una storia-farsa come questa) e qualche lode; ma per quanto eretica, so che rischio di scatenare un flame, la trovo una bazzecola rispetto a quello che scrive Nolitta.

 

Mi stupisce non poco trovare affermazioni del genere:

Per apprezzare questa storia, serve un grado di apertura mentale superiore rispetto alla media.

 

Non so se ti rendi conto, Sandro, ma mi hai appena definito "mentalmente aperto". Ci deve essere un cortocircuito...  :lol2:

"Inferno a Oil Springs" fa ridere parecchio. Non è certo Tex, ma per un solo episodio si può ben chiudere un occhio e apprezzarla per quello che è. Però c'è un però: la pubblicazione, di recente, de "Il segreto del giudice Bean", dove Boselli imbastiva una trama virata sull'ironico, che però funzionava egregiamente anche come storia in sé. Oltre ad avere qualche passaggio che non convince, "Inferno a Oil Springs" offre un finale che, nel suo simbolismo, è davvero gratuito.

La storia è da sufficienza (VI, quindi), ma non di più.

 

Leomacs offre una prova a due facce, fatta di vignette splendide e altre appena sbozzate, che aumentano soprattutto nel secondo albo, insieme a incostanti rese fisiognomiche. Talento immenso, ma trapela anche una certa fretta...

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Devo dire di essere in disaccordo pressoché totale con Tahzay, Paco e Gunny. A me questa storia è piaciuta. Ha un registro diverso dalle storie tradizionali? E se anche fosse, la mia risposta sarebbe: e allora? Le storie non devono essere fatte con lo stampino e ben vengano le variazioni e le innovazioni.

Io tutta questa atmosfera da farsa, addirittura caciarona come sostiene qualcuno. Non ho visto più commedia di quanta ne abbia vista, ad esempio, in un western di John Ford o di Howard Hawks e queste sono atmosfere che su Tex mi augurerei di vedere spesso.

Randy è un tipico personaggio di quei western caratterizzato come si deve nel rispetto di quella tradizione

Bob è un personaggio indubbiamente sopra le righe ma è stato costruito per essere così e da questo punto di vista è anche lui.caratterizzato egregiamente da Manfredi.

Rachel la prostituta è un gran bel personaggio, perfetto esempio di come certi personaggi e temi possano essere trattati in una serie come Tex con garbo e senza volgarità.

Non ho dubbi sul fatto che qualcuno si sia scandalizzato per la sua presenza e per certe scene e ne ho ancora meno sulla loro integrità mentale.

Il fatto che su questo forum non si siano manifestati è un ottimo segnale.

 

Detto da uno che A ) è un operatore del diritto, B ) ha studiato diritto anglosassone all'università, C ) è un appassionato di storia, la sola osservazione seria è che manca una giuria.

Tex nei panni del pubblico ministero è insolito per la serie ma plausibile nel contesto storico.

In Texas la pubblica accusa era ed è rappresentata dal Procuratore Distrettuale che ha sede nel capoluogo di Contea. Anche il giudice sedeva nel capoluogo ma nel West era spesso itinerante e si spostava nei piccoli centri della sua giurisdizione per celebrarvi i processi, come Felsen per l'appunto. Un avvocato della Procura Distrettuale si spostava con lui oppure delegava un avvocato del luogo o un funzionario di Polizia. Da questo punto di vista che Felsen nomini Tex ha perfettamente senso, il fatto che non avesse una preparazione giuridica.

Ancora oggi in Inghilterra nei processi davanti ai Giudici di Pace per reati che comportano pene inferiori ad un anno o della sola pena pecuniaria non è insolito che il ruolo di accusatore sia svolto da un poliziotto.

Non deve stupire, poi, che nonostante la sua fama Felsen assolva Bob: è comunque un giudice e deve basarsi su prove che in questo caso sono assenti o deboli.

Lui è sicuramente convinto che sia Rachel che il proprietario del saloon mentano ma non ha prove mentre gli altri testimoni dell'Accusa sono stati abilmente screditati.

La trama è tutt'altro che farsesca del resto ed ha un epilogo tutt'altro che da farsa costruito in maniera impeccabile.

Il finale mi ha fatto venire in mente un vecchio film noir del 1949 con James Cagney, "La furia umana", a cui non escludo che Manfredi si sia ispirato.

 

In sintesi: non la migliore di Manfredi per me, ma una gran bella storia.

Buona anche la prova di Leomacs, errori con le braccia a parte,

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Infine, due righe sugli errori: non ho assolutamente visto quello di Randy a pag. 69: vedo solo che l'ex-soldato appare nell'ultima vignetta col braccio sinistro (quello mancante) che sfiora il bordo della vignetta stessa e che non permette di giudicare appieno se quel braccio ci sia o no (secondo me non c'è, si vede la linea dove la manica si piega).

 

Secondo me hai bisogno di un paio di occhiali nuovi o hai guardato la pagina sbagliata.

Randy appare nella quarta vignetta di pag. 69 ed il braccio sinistro con tanto di mano è visibilissimo, tanto che nella mano sinistra porta un piatto esattamente come nella mano destra.

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Sugli elementi da western classico di questa storia si è già soffermato perfettamente il dott. Monni... Io invece avrei una curiosità: solo a me Teeth sembra avere una certa somiglianza fisica con Giovanni Lindo Ferretti? Oltre all'aria generale, c'è quel neo sulla fronte...  :D

 

 

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Questa storia ha elementi da western classico? Può darsi. Ma solo alcuni, perché il farsesco che si respira in tutta la storia per me coi western classici c'entra poco.

Ma se anche fosse, non sarebbe comunque accettabile: non si tratta, infatti, di essere fedeli al western tradizionale, ma di essere fedeli al western "alla Tex". Questi due albi sono pura infedeltà (l'improponibile, ridicolo Tex magistrato è solo la cosa più evidente).

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O forse l'ho capito: Manfredi ha voluto scrivere una storia più o meno autoriale, con personaggi più o meno interessanti (su tutti la prostituta) e riflessioni vagamente sociali e/o politiche (che siano o non siano condivisibili è un altro discorso). Niente di male. Peccato però che l'autore Manfredi, per fare tutto questo, abbia usato, cioè sfruttato, il fumetto Tex e il suo marchio.

Questa frase riassume bene l'idea che mi sono fatto alla fine di questa storia.

Bene cercare di innovare, ma ci sono troppi elementi strani tutti insieme -sono già stati evidenziati nei commenti precedenti- per dire che Manfredi non sia caduto in un eccesso di personalismo. 

E aggiungo che non mi è piaciuta per niente la figura di Carson: sembra un buffone da varietà televisivo. Per fortuna anche qui continua a saper sparare...

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Tex come pubblico ministero (non è il "cosa" ma il "come") ci fa una bella figura di MERDA, tutto il resto lascia il tempo che trova.

 

per apprezzare questa storia, serve un grado di apertura mentale superiore rispetto alla media e non possiamo adottare un metro di giudizio uguale per un'avventura che è apertamente dissacratoria di certi stilemmi narrativi

 

boh, per me una figura di merda è una figura di merda, sarà che non sono sufficientemente aperto....

quanto al postmoderno, tranquilli....Tex non se la porta a letto....nel massimo rispetto della tradizione....

Modificato da TexFanatico
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