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TWF - Tex Willer Forum

[664/665] Partita Pericolosa


Sam Stone
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[664/665] Partita Pericolosa. La storia, i disegni e i personaggi.  

39 utenti hanno votato

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Leo e Ymalpas le vostre argomentazioni mi convincono poco.
 

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West hai ragione, ed infatti io non parlo mai dei due ricconi. Il loro perdere la testa è forzato e siamo d'accordo. Ma quei due per me hanno pochissima importanza nell'economia narrativa, sono zero. Se Faraci avesse speso qualche vignetta in più (che magari non aveva) per farci vedere come Tex li incastrava, a me cosa sarebbe cambiato? Francamente nulla. L'antagonista è il Sergente Duncan, e questi perde in modo credibile, e fa la fine che merita. Duncan è il personaggio con cui confrontarsi: la sua "inconsistenza" (riprendo da te) è ontologica al personaggio, che era stato pensato così: un bastardo che sa far male, uno che rende succube il proprio comandante, ma in fin dei conti un mediocre, non certo un gigante che può rivaleggiare con Tex. Non era questa una storia pensata per l'epica, concepita per un avversario degno di Tex. E' una storia onesta, ordinaria, il Sergente Duncan è il mediocre che doveva essere. Ed è lui che bisogna annientare; degli altri (importanti come pretesto, ma nella sceneggiatura praticamente ininfluenti), francamente mi importa poco. 

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Duncan è il personaggio con cui confrontarsi: la sua "inconsistenza" (riprendo da te) è ontologica al personaggio, che era stato pensato così: un bastardo che sa far male, uno che rende succube il proprio comandante, ma in fin dei conti un mediocre, non certo un gigante che può rivaleggiare con Tex. Non era questa una storia pensata per l'epica, concepita per un avversario degno di Tex. E' una storia onesta, ordinaria, il Sergente Duncan è il mediocre che doveva essere. Ed è lui che bisogna annientare; degli altri (importanti come pretesto, ma nella sceneggiatura praticamente ininfluenti), francamente mi importa poco. 

Il problema, a mio avviso, è che se il nemico di Tex è mediocre, come tu stesso dici, e degli altri personaggi importa poco per la storia -concordo-, anche la storia risulta mediocre, non onesta e ordinaria. Infatti quali altri spunti interessanti ci sarebbero al di là dello scontro con Duncan, che praticamente non avviene? Per questo mi sono piuttosto annoiato.

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  • Collaboratori

Il problema, a mio avviso, è che se il nemico di Tex è mediocre, come tu stesso dici, e degli altri personaggi importa poco per la storia -concordo-, anche la storia risulta mediocre, non onesta e ordinaria. Infatti quali altri spunti interessanti ci sarebbero al di là dello scontro con Duncan, che praticamente non avviene? Per questo mi sono piuttosto annoiato.

Quante storie di Tex con avversari mediocri e storie certo non ordinarie. El Supremo è un avversario assolutamente mediocre in una storia ssolutamente eccellente. Il Nick Calavera della prima storia di Canzio è un signor personaggio in una buona/ottima storia. Il Mefisto di Nizzi è un personaggio assolutamente strapazzato in una storia mediocre.

Alla fine dei conti è SEMPRE la sceneggiatura a dettare le classifiche, mai il personaggio. Questa storia è sufficiente tendente al buono, un 6 
½, come emerge anche dal sondaggio con una quindicina di votanti.

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Gli scontri solitamente avvengono alla fine. Fino alla "fine", appunto, la storia si dipana piacevolmente. Io non mi sono annoiato. Alla fine tu ti aspetti lo scontro: stavolta non c'è stato per precisa scelta dell'autore. Può dispiacere. Ma può anche piacere, una tantum. L'avversario è mediocre, non la storia. Sempre di gusti si parla: contesto il tuo sillogismo che se l'avversario è mediocre la storia lo è altrettanto. Non la penso così. La storia può essere onesta pur con un avversario non all'altezza di Tex.

Il fatto che da Faraci non sia mai arrivato un personaggio con gli attributi nella sua produzione texiana dispiace anche a me. Ma questa pesante assenza può rendere per nulla epiche le sue storie, non necessariamente mediocri. 

La risposta di Ymalpas rende anche meglio, esempi alla mano, ciò che volevo dire con il mio post.

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El Supremo però è si abbastanza mediocre di persona, ma è a capo di un'organizzazione coi fiocchi e di personaggi di cui importa eccome, quindi questo paragone imho non calza 

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Il problema, a mio avviso, è che se il nemico di Tex è mediocre, come tu stesso dici, e degli altri personaggi importa poco per la storia -concordo-, anche la storia risulta mediocre, non onesta e ordinaria. Infatti quali altri spunti interessanti ci sarebbero al di là dello scontro con Duncan, che praticamente non avviene? Per questo mi sono piuttosto annoiato.

Quante storie di Tex con avversari mediocri e storie certo non ordinarie. El Supremo è un avversario assolutamente mediocre in una storia ssolutamente eccellente. Il Nick Calavera della prima storia di Canzio è un signor personaggio in una buona/ottima storia. Il Mefisto di Nizzi è un personaggio assolutamente strapazzato in una storia mediocre.

Alla fine dei conti è SEMPRE la sceneggiatura a dettare le classifiche, mai il personaggio. Questa storia è sufficiente tendente al buono, un 6 
½, come emerge anche dal sondaggio con una quindicina di votanti.

sono d'accordo con te tranne che sul giudizio della storia, che per me non è sufficiente. El Supremo è una storia emozionante, dall'inizio alla fine, perché appunto la sceneggiatura è di gran livello. Qui la storia secondo me è piuttosto piatta, tutto punta un po' stancamente verso lo scontro finale che poi... non c'è. Da qui nasce il senso di noia di cui parlavo. Se la storia contenuta nell'albo e mezzo che ha portato fino a quel punto vi è piaciuta, buon per voi, secondo me solo uno scontro con un avversario degno di Tex poteva risollevarla e questo non è avvenuto.
con ciò concordo pure con Leo quando dice che una storia può essere onesta anche senza un gran avversario: però ci vuole almeno una buona sceneggiatura!

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D'altra parte, in più di una storia ho visto riferirsi ai militari come "portatori di stellette" quando le stellette sul colletto sono un ornamento esclusivo delle Forze Armate Italiane e sono sconosciute nelle altre nazioni.
 

A me sembra di ricordare in particolare diversi film ambientati nella seconda guerra mondiale in cui gli ufficiali americani di grado più alto avevano delle stellette sull'uniforme.

jour-le-plus-long-1963-09-g.jpg

Ricordavo bene :)
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D'altra parte, in più di una storia ho visto riferirsi ai militari come "portatori di stellette" quando le stellette sul colletto sono un ornamento esclusivo delle Forze Armate Italiane e sono sconosciute nelle altre nazioni.
 

A me sembra di ricordare in particolare diversi film ambientati nella seconda guerra mondiale in cui gli ufficiali americani di grado più alto avevano delle stellette sull'uniforme.

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Ricordavo bene

:)

Nell'esercito americano le stelle indicano i generali: una stella Brigadiere Generale (che era il grado di Robert Mitchum nel film da cui hai tratto la foto e che, infatti,è sulla spallina della giacca e sull'elmetto), due stelle Maggior Generale, tre stelle Tenente Generale, quattro stelle Generale (grado riservato solo ai Capi di Statoi Maggiore e ai comandanti dei Comandi Combattenti Unificati Interforze), cinque stelle, Generale dell'Esercito (o dell'Aviazione), grado concesso solo in tempo di guerra.
Non hanno nulla a che fare con le stellette dell'esercito italiano che sono ornamenti cuciti sul colletto dell'uniforme e non indicano il grado.

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D'altra parte, in più di una storia ho visto riferirsi ai militari come "portatori di stellette" quando le stellette sul colletto sono un ornamento esclusivo delle Forze Armate Italiane e sono sconosciute nelle altre nazioni.
 

A me sembra di ricordare in particolare diversi film ambientati nella seconda guerra mondiale in cui gli ufficiali americani di grado più alto avevano delle stellette sull'uniforme.

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Ricordavo bene

:)

Nell'esercito americano le stelle indicano i generali: una stella Brigadiere Generale (che era il grado di Robert Mitchum nel film da cui hai tratto la foto e che, infatti,è sulla spallina della giacca e sull'elmetto), due stelle Maggior Generale, tre stelle Tenente Generale, quattro stelle Generale (grado riservato solo ai Capi di Statoi Maggiore e ai comandanti dei Comandi Combattenti Unificati Interforze), cinque stelle, Generale dell'Esercito (o dell'Aviazione), grado concesso solo in tempo di guerra.
Non hanno nulla a che fare con le stellette dell'esercito italiano che sono ornamenti cuciti sul colletto dell'uniforme e non indicano il grado.

 

A me sembra di ricordare in particolare diversi film ambientati nella seconda guerra mondiale in cui gli ufficiali americani di grado più alto avevano delle stellette sull'uniforme.

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Ricordavo bene

:)

Nell'esercito americano le stelle indicano i generali: una stella Brigadiere Generale (che era il grado di Robert Mitchum nel film da cui hai tratto la foto e che, infatti,è sulla spallina della giacca e sull'elmetto), due stelle Maggior Generale, tre stelle Tenente Generale, quattro stelle Generale (grado riservato solo ai Capi di Statoi Maggiore e ai comandanti dei Comandi Combattenti Unificati Interforze), cinque stelle, Generale dell'Esercito (o dell'Aviazione), grado concesso solo in tempo di guerra.
Non hanno nulla a che fare con le stellette dell'esercito italiano che sono ornamenti cuciti sul colletto dell'uniforme e non indicano il grado.

 

Non hanno nulla a che fare con le stellette dell'esercito italiano che sono ornamenti cuciti sul colletto dell'uniforme e non indicano il grado.

Non direi proprio, nell'esercito italiano 1 stelletta sulla spallina, proprio come Robert Mitchum sopra, significa sottotenente, 2 stelline tenente, 3 stelline capitano, poi salendo di grado c'è l'abbinamento stellette con simboli


D'altra parte, in più di una storia ho visto riferirsi ai militari come "portatori di stellette" quando le stellette sul colletto sono un ornamento esclusivo delle Forze Armate Italiane e sono sconosciute nelle altre nazioni.
 

A me sembra di ricordare in particolare diversi film ambientati nella seconda guerra mondiale in cui gli ufficiali americani di grado più alto avevano delle stellette sull'uniforme.

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Ricordavo bene

:)

Nell'esercito americano le stelle indicano i generali: una stella Brigadiere Generale (che era il grado di Robert Mitchum nel film da cui hai tratto la foto e che, infatti,è sulla spallina della giacca e sull'elmetto), due stelle Maggior Generale, tre stelle Tenente Generale, quattro stelle Generale (grado riservato solo ai Capi di Statoi Maggiore e ai comandanti dei Comandi Combattenti Unificati Interforze), cinque stelle, Generale dell'Esercito (o dell'Aviazione), grado concesso solo in tempo di guerra.
Non hanno nulla a che fare con le stellette dell'esercito italiano che sono ornamenti cuciti sul colletto dell'uniforme e non indicano il grado.

 

A me sembra di ricordare in particolare diversi film ambientati nella secon

Non direi proprio, nell'esercito italiano 1 stelletta sulla spallina, proprio come Robert Mitchum sopra, significa sottotenente, 2 stelline tenente, 3 stelline capitano, poi salendo di grado c'è l'abbinamento stellette con simboli


Con tutto il rispetto, anche tu stai facendo confusione: un conto sono le stelle che indicano i gradi e che sono cucite sulla spallina e un  altro sono le stellette (e non a caso si usa il diminutivo) che sono cucite nel colletto e nel bavero della divisa d'ordinanza e che sono un ornamento di tutte le divise dal soldato semplice al più alto in grado dei generali. Queste stellette sono un ornamento esclusivo delle forze armate italiane come prescritto da un Decreto del 1871. Nessun altra forza armata di altre nazioni le usa.-
Queste stellette, ribadisco, non sono e non vanno confuse con le stelle che indicano i gradi.
Nel sistema italiano abbiamo  da una a tre stelle per gli ufficiali da sottotenente a capìtano, da una a tre stelle con la torre per quelli da maggiore a colonnello da una a quattro stelle con la greca per i generali.
Negli USA si parte da Sottotenente, una sbarra dorata, tenente, una sbarra d'argento, capitano, due sbarre, maggiore foglia dorata, tenente colonnello, foglia argentata, colonnello aquila, generali da una a quattro stelle a seconda del rango. 
Se ve lo chiedete, il motivo per cui in USA il sottotenente ed il maggiore hanno i gradi dorati invece che argentati, questo dipende dal fatto che in origine non avevano insegne particolari: un maggiore si riconosceva perché portava la controspallina ed il sottotenente perché portava la spallina semplice. Quando fu abrogata la controspallina nel 1832, sostituita da spalline con le frangette (rimaste in uso sino al 1872). si decise di dare al maggiore la stessa insegna del tenente colonnello ma dorata per distinguerlo. Allo stesso modo con l'entrata in funzione delle nuove uniformi da campo nel 1917, che non avevano spalline particolari, si decise di rendere immediatamente riconoscibile il sottotenente dandogli la barretta dorata. Ecco il perché  dell'anomalia per cui  un grado dorato vale meno di uno argentato.
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Una onesta storia di Tex, con una seconda parte che è fatta apposta per esaltare la figura dell'eroe - di colui, cioè, che prende in mano la situazione e la risolve con la sola forza del proprio carisma e della propria audacia: una celebrazione, insomma, dell'Eroe Tex Willer.
Ecco perché, onestamente, tutte le aspre critiche a questa storia non riesco a capirle (e parla uno che con Faraci nel recente passato è stato durissimo).
Una storia lineare, semplice, ma raccontata bene e che non annoia, in cui le caratteristiche di Tex (e Carson) sono delineate nel modo giusto: una storia da 7 pieno, a mio avviso. Si conferma così il netto miglioramento di Faraci, già visto nella doppia precedente con Dotti.

Capitolo disegni: davvero belli! Nespolino è un ottimo acquisto: sa far recitare i personaggi, è bravo nelle ambientazioni, è dinamico al punto giusto, e ha colto bene sia Tex che Carson. Ampiamente promosso.

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  • Sceriffi

Arrivo per ultimo a commentare questa storia che sono riuscito a leggere soltanto oggi. In breve, devo dire di non essere uscito pienamente soddisfatto dalla lettura, anzi un tantino annoiato: si tratta di una storia a mio parere mediocre, senza dubbio ben scritta ma priva di guizzi che tengano accesa l'attenzione del lettore, in alcuni punti un po' scontata - insomma, una volta riposti gli albi nello scaffale sarà presto dimenticata. I disegni sono molto buoni, puliti e precisi come nella tradizione di Tex, anche se forse manca un po' di personalità.

Per i pochi che non hanno ancora letto i due albi, ci possono essere SPOILER nelle righe seguenti :)

Vado un po' più nei dettagli, partendo dalle note positive: finalmente una soggetto di Faraci più complesso e strutturato di quelli a cui ci eravamo abituati. Tante volte avevo criticato l'autore per la "pochezza" dei suoi soggetti, intesa come eccessiva semplicità e linearità. Qui invece ci sono diverse linee narrative che si intrecciano (la ricerca del giovane soldato in fuga, gli indiani, l'arrivo dei due affaristi da Chicago), che forse si potevano sviluppare ulteriormente in una storia di lunghezza maggiore.

La critica maggiore che muovo a Faraci in merito a questa storia è però che, a fronte di un soggetto sufficientemente corposo e promettente, la sceneggiatura si rivela piuttosto piatta, senza profondità: mi sembra che le scelte dell'autore siano dirette verso una semplificazione estrema delle scelte narrative. Un esempio su tutti, per spiegarmi meglio: l'attacco dei soldati al campo degli indiani è davvero troppo semplice, senza nessuna tattica o strategia da entrambe le parti, con gli indiani a cui basta nascondersi fra gli alberi per mettere in scacco i soldati. Forse le poche pagine a disposizione hanno condotto a questa scelta, che però mi sembra eccessivamente semplicistica. Da lettore mi aspettavo qualcosina in più, che mi sorprendesse o mi interessasse.
Questo è il maggior difetto della storia secondo me, che non la fa andare oltre una sufficienza. Un soggetto come questo, che non è per nulla originale (tutte situazioni viste e riviste), ha bisogno di una sceneggiatura spumeggiante, con idee originali, in grado di sorprendere il lettore, di farlo esclamare: "Ah, ma guarda cosa si è inventato Faraci qui!" Invece questo non accade, non ci sono sorprese, tutto scorre su binari già percorsi innumerevoli volte: chi si è sorpreso nel vedere Tex e Carson che trovano il giovane soldato in fuga?
Scrivere Tex non è facile perché, oltre alla solita questione del rispetto del personaggio (ma qui credo che Faraci sia esente da critiche, perché il suo Tex è il vero Tex, su questo non ho dubbi), c'è una difficoltà ancora maggiore: quella di riuscire sempre a sorprendere il lettore. Se le trame, spesso, non possono che essere ripetitive, allora l'autore deve riuscire a trovare situazioni originali, per mantenere vivo l'interesse.

Concludo con una nota sul finale, che invece ho trovato interessante e coraggioso (al di là del modo banale in cui si arriva ai soldati accerchiati nel campo). Secondo me è riuscito bene, diciamo da pagina 100 in poi: esce fuori tutto il carisma di Tex, e non mi sembra né forzato né fuori luogo. Il problema, per me, è quello che succede prima.

Ah, dimenticavo: i titoli dei due albi. Pessimi, insignificanti, sbagliati.

Modificato da pecos
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Vado un po' più nei dettagli, partendo dalle note positive: finalmente una soggetto di Faraci più complesso e strutturato di quelli a cui ci eravamo abituati. Tante volte avevo criticato l'autore per la "pochezza" dei suoi soggetti, intesa come eccessiva semplicità e linearità. Qui invece ci sono diverse linee narrative che si intrecciano (la ricerca del giovane soldato in fuga, gli indiani, l'arrivo dei due affaristi da Chicago), che forse si potevano sviluppare ulteriormente in una storia di lunghezza maggiore.

Sotto questo aspetto la storia mi ha ricordato l'ultima di Nizzi (L'oro dei monti San Juan) peraltro con soggetto e ambientazione molto somiglianti. Nella storia di Nizzi la cricca di Denver veniva solo mostrata in modo da farla conoscere al lettore ma non venivano espandi e approfonditi gli aspetti e le personalità dei soggetti in questione. Nella storia di Faraci avviene lo stesso. Peccato perchè penso che caratterizzandoli con una buona personalità (magari quella di ricchi e folli avventurieri ignari del del pericolo, vedi come il colonnello Thunder in "Fratello Bianco di Nizzi, che muore per la sua follia della caccia al bisonte) avrebbe a mio avviso dato qualcosa in più alla trama.

  • +1 1
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Arrivo per ultimo a commentare questa storia che sono riuscito a leggere soltanto oggi. In breve, devo dire di non essere uscito pienamente soddisfatto dalla lettura, anzi un tantino annoiato: si tratta di una storia a mio parere mediocre, senza dubbio ben scritta ma priva di guizzi che tengano accesa l'attenzione del lettore, in alcuni punti un po' scontata - insomma, una volta riposti gli albi nello scaffale sarà presto dimenticata. I disegni sono molto buoni, puliti e precisi come nella tradizione di Tex, anche se forse manca un po' di personalità.

Per i pochi che non hanno ancora letto i due albi, ci possono essere SPOILER nelle righe seguenti :)

Vado un po' più nei dettagli, partendo dalle note positive: finalmente una soggetto di Faraci più complesso e strutturato di quelli a cui ci eravamo abituati. Tante volte avevo criticato l'autore per la "pochezza" dei suoi soggetti, intesa come eccessiva semplicità e linearità. Qui invece ci sono diverse linee narrative che si intrecciano (la ricerca del giovane soldato in fuga, gli indiani, l'arrivo dei due affaristi da Chicago), che forse si potevano sviluppare ulteriormente in una storia di lunghezza maggiore.

La critica maggiore che muovo a Faraci in merito a questa storia è però che, a fronte di un soggetto sufficientemente corposo e promettente, la sceneggiatura si rivela piuttosto piatta, senza profondità: mi sembra che le scelte dell'autore siano dirette verso una semplificazione estrema delle scelte narrative. Un esempio su tutti, per spiegarmi meglio: l'attacco dei soldati al campo degli indiani è davvero troppo semplice, senza nessuna tattica o strategia da entrambe le parti, con gli indiani a cui basta nascondersi fra gli alberi per mettere in scacco i soldati. Forse le poche pagine a disposizione hanno condotto a questa scelta, che però mi sembra eccessivamente semplicistica. Da lettore mi aspettavo qualcosina in più, che mi sorprendesse o mi interessasse.
Questo è il maggior difetto della storia secondo me, che non la fa andare oltre una sufficienza. Un soggetto come questo, che non è per nulla originale (tutte situazioni viste e riviste), ha bisogno di una sceneggiatura spumeggiante, con idee originali, in grado di sorprendere il lettore, di farlo esclamare: "Ah, ma guarda cosa si è inventato Faraci qui!" Invece questo non accade, non ci sono sorprese, tutto scorre su binari già percorsi innumerevoli volte: chi si è sorpreso nel vedere Tex e Carson che trovano il giovane soldato in fuga?
Scrivere Tex non è facile perché, oltre alla solita questione del rispetto del personaggio (ma qui credo che Faraci sia esente da critiche, perché il suo Tex è il vero Tex, su questo non ho dubbi), c'è una difficoltà ancora maggiore: quella di riuscire sempre a sorprendere il lettore. Se le trame, spesso, non possono che essere ripetitive, allora l'autore deve riuscire a trovare situazioni originali, per mantenere vivo l'interesse.

Concludo con una nota sul finale, che invece ho trovato interessante e coraggioso (al di là del modo banale in cui si arriva ai soldati accerchiati nel campo). Secondo me è riuscito bene, diciamo da pagina 100 in poi: esce fuori tutto il carisma di Tex, e non mi sembra né forzato né fuori luogo. Il problema, per me, è quello che succede prima.

Ah, dimenticavo: i titoli dei due albi. Pessimi, insignificanti, sbagliati.

Complimenti per l'analisi, chiara e accurata; rispecchia perfettamente anche il mio pensiero -eccetto il giudizio sul finale che come ho già scritto a me non eè piaciuto.

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  • 4 anni dopo...
  • Collaboratori

Una delle 41 tavole realizzate da Marco Bianchini per la storia che poi gli fu tolta per essere affidata a Nespolino. Per la precisione è la numero 11.

 

 

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  • 2 mesi dopo...

Per la prima volta sulla regolare si proposero due storie consecutive scritte da Faraci. Di certo, visto l'andazzo assunto dall'autore in quel periodo, c'era poco da stare allegri ma tutto sommato, col senno di poi, gli esiti furono decenti. Sinceramente nessuna delle due prove fu trascendentale, ma reputo che in entrambi i casi la sufficienza fu raggiunta. La storia in questione presenta quanto meno un soggetto un tantino più articolato rispetto alla media faraciana; molto classico e poco originale ma almeno più strutturato rispetto ad altri proposte esili come grissini. Lo sceneggiatore, ricordando molto Nizzi, cerca di far presa su buoni dialoghi e alcuni siparietti simpatici fra i due pards ma incappa stavolta, rispetto alla precedente, in alcuni errori già commessi in passato. L'uso sistematico del flashback alla lunga stanca, così come la presenza di alcune scene evitabili, come quella dei lupi nella foresta che serve solo a far incontrare ai nostri il boscaiolo che permetterà loro di scoprire la scorciatoia utile a rintracciare il giovane Matt Spencer, rompono un po' il ritmo della lettura. Tuttavia la storia va avanti senza grandi pecche e mostra una discreta leggibilità, a tal punto che avrebbe meritato un voto più alto, se un finale poco convincente, con snodi labili, non incidesse a sminuirla lievemente. Anche il sottoscritto si unisce al coro di coloro che reputano troppo fiacca la resa dell'infido sergente Duncan: fino a quel punto l'ufficiale corrotto ci viene presentato come un duro, vero villain dell'episodio visto che anche il maggiore incapace pende dalle sue labbra. Nell'epilogo, conscio di essere destinato alla forca, sembra strano che accetti così passivamente la resa. Tutta la scena con Tex che risolve la faccenda, facendo leva sulla sua personalità, è un'arma a doppio taglio, difatti ci sta che il ranger abbia un forte ascendente sui soldati ma l'epilogo sembra alquanto semplificato. Poco delineati e molto ingenui pure i due pezzi grossi che, volendo partecipare di persona alla spedizione militare (non si sa bene poi perché!) riescono a mettersi fuori gioco da soli con una banalità di azione disarmante. Un finale che, sebbene diverso dalla solita mega sparatoria finale a cui Faraci ci ha abituati, andava strutturato meglio a mio avviso e incide ad abbassare un po' la valutazione finale. I disegni furono affidati al debuttante Nespolino e l'artista campano se la cavò alla grande, fornendo una prova impeccabile, dalla pulizia di tratto notevole e molto valida anche sotto l'aspetto della caratterizzazione dei personaggi. Un disegnatore che mi convince appieno e che di certo avrebbe potuto affinare anche una maggior personalità grafica, peccato però che da allora è stato destinato ad altre collane e l'episodio in oggetto è finora un "pezzo unico" sulla serie regolare. Spero tuttavia che possa in futuro tornare a prestare i suoi pennelli per l'universo di Aquila della Notte. Il mio voto finale è 6

  • +1 2
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  • 1 anno dopo...

Probabilmente, una delle più convincenti prove di Faraci sulle pagine di Tex. Non una storia che faccia gridare al capolavoro, è ovvio, ma in ogni caso un'avventura molto western, con un tocco di crudezza in più che non ha guastato, tra militari corrotti ed indiani portati all'esasperazione, il tutto tra le nevi del Colorado all'inizio dell'inverno, un paesaggio selvaggio e maestoso che Nespolino raffigura egregiamente.

 

Recatisi a Fort Norton in aiuto del caporale Matt Spencer, nipote di un vecchio amico ranger come loro, Tex e Carson non solo provvedono a stroncare gli ennesimi esemplari di mele marce in divisa, ma soprattutto riescono ad evitare l'ennesima squallida speculazione ai danni di una tribù indiana, la cui unica colpa è quella di vivere da sempre in un territorio ricco di giacimenti auriferi.  

 

Ad onor del vero, i due pards non mostrano eccessive difficoltà nell'affrontare le macchinazioni del maggiore Reiner (un inetto) e del sergente Duncan, vera e propria anima nera del gioco sporco attuato contro gli Utes, portati all'esasperazione con frequenti attacchi al fine di provocare incidenti che possano poi giustificarne lo sterminio. Le difficoltà maggiori, in effetti, Tex e Carson le incontrano nel rintuzzare i bellicosi tentativi attuati nei loro confronti dagli stessi Utes, salvo ovviamente finire per mettersi alla loro testa ed evitare uno spargimento di sangue, anche grazie al contributo dell'onesto ed idealista Spencer e del simpatico trapper Herb. 

 

Nel complesso, dunque, una storia ben riuscita, con un apprezzabile tentativo di Faraci di giocare un po' con la caratterizzazione dei vari personaggi, sia pure al netto di qualche sequenza che avrebbe potuto forse essere evitata (in particolare, quella relativa all'incontro dei due pards col boscaiolo che salvano da un branco di lupi, per poi farsi accompagnare dal fratello di questi fino al lago, sulle cui sponde si nasconde il giovane Matt).

Modificato da juanraza85
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  • 2 settimane dopo...

Allora...Storia di Faraci con cose interessanti (il caporale Spencer e la sua vicenda, l'odioso Sergente Duncan), elementi tipici (complotto tra affaristi e giacche blu per provocare gli Utes) e un'atmosfera innevata ben disegnata da Nespolino. Non mi è piaciuto un finale troppo affrettato dopo una trama costruita per un albo e trequarti. Le sparatorie di Faraci non sono state eccessive. Tex che con il wampum e con il distintivo parlamenta è forse eccessivo in un'unica storia. I due affaristi di Chicago ricordano i due cacciatori inglesi di un'altra storia. Pe ccato per un finale a spron battuto perché la storia mi aveva tenuto. Dialoghi ben calibrati tra Tex e Carson. Sicuramente storia da 6 con qualche rammarico.

Il 25/3/2016 at 12:38, paco ordonez dice:

Una onesta storia di Tex, con una seconda parte che è fatta apposta per esaltare la figura dell'eroe - di colui, cioè, che prende in mano la situazione e la risolve con la sola forza del proprio carisma e della propria audacia: una celebrazione, insomma, dell'Eroe Tex Willer.
Ecco perché, onestamente, tutte le aspre critiche a questa storia non riesco a capirle (e parla uno che con Faraci nel recente passato è stato durissimo).
Una storia lineare, semplice, ma raccontata bene e che non annoia, in cui le caratteristiche di Tex (e Carson) sono delineate nel modo giusto: una storia da 7 pieno, a mio avviso. Si conferma così il netto miglioramento di Faraci, già visto nella doppia precedente con Dotti.

Capitolo disegni: davvero belli! Nespolino è un ottimo acquisto: sa far recitare i personaggi, è bravo nelle ambientazioni, è dinamico al punto giusto, e ha colto bene sia Tex che Carson. Ampiamente promosso.

Concordo con te...Forse il 7 troppo generoso per un finale un po' affrettato. Però sicuramente tiene e non annoia, bravo anche Nespolino.

Il 5/10/2020 at 22:53, Condor senza meta dice:

Per la prima volta sulla regolare si proposero due storie consecutive scritte da Faraci. Di certo, visto l'andazzo assunto dall'autore in quel periodo, c'era poco da stare allegri ma tutto sommato, col senno di poi, gli esiti furono decenti. Sinceramente nessuna delle due prove fu trascendentale, ma reputo che in entrambi i casi la sufficienza fu raggiunta. La storia in questione presenta quanto meno un soggetto un tantino più articolato rispetto alla media faraciana; molto classico e poco originale ma almeno più strutturato rispetto ad altri proposte esili come grissini. Lo sceneggiatore, ricordando molto Nizzi, cerca di far presa su buoni dialoghi e alcuni siparietti simpatici fra i due pards ma incappa stavolta, rispetto alla precedente, in alcuni errori già commessi in passato. L'uso sistematico del flashback alla lunga stanca, così come la presenza di alcune scene evitabili, come quella dei lupi nella foresta che serve solo a far incontrare ai nostri il boscaiolo che permetterà loro di scoprire la scorciatoia utile a rintracciare il giovane Matt Spencer, rompono un po' il ritmo della lettura. Tuttavia la storia va avanti senza grandi pecche e mostra una discreta leggibilità, a tal punto che avrebbe meritato un voto più alto, se un finale poco convincente, con snodi labili, non incidesse a sminuirla lievemente. Anche il sottoscritto si unisce al coro di coloro che reputano troppo fiacca la resa dell'infido sergente Duncan: fino a quel punto l'ufficiale corrotto ci viene presentato come un duro, vero villain dell'episodio visto che anche il maggiore incapace pende dalle sue labbra. Nell'epilogo, conscio di essere destinato alla forca, sembra strano che accetti così passivamente la resa. Tutta la scena con Tex che risolve la faccenda, facendo leva sulla sua personalità, è un'arma a doppio taglio, difatti ci sta che il ranger abbia un forte ascendente sui soldati ma l'epilogo sembra alquanto semplificato. Poco delineati e molto ingenui pure i due pezzi grossi che, volendo partecipare di persona alla spedizione militare (non si sa bene poi perché!) riescono a mettersi fuori gioco da soli con una banalità di azione disarmante. Un finale che, sebbene diverso dalla solita mega sparatoria finale a cui Faraci ci ha abituati, andava strutturato meglio a mio avviso e incide ad abbassare un po' la valutazione finale. I disegni furono affidati al debuttante Nespolino e l'artista campano se la cavò alla grande, fornendo una prova impeccabile, dalla pulizia di tratto notevole e molto valida anche sotto l'aspetto della caratterizzazione dei personaggi. Un disegnatore che mi convince appieno e che di certo avrebbe potuto affinare anche una maggior personalità grafica, peccato però che da allora è stato destinato ad altre collane e l'episodio in oggetto è finora un "pezzo unico" sulla serie regolare. Spero tuttavia che possa in futuro tornare a prestare i suoi pennelli per l'universo di Aquila della Notte. Il mio voto finale è 6

Sì...Il finale poteva essere strutturato meglio.

Il 9/3/2016 at 18:57, ymalpas dice:

CONTIENE SPOILER - KEEP AWAY ;)


Tecnicamente non sono sberle, ma Tex ha di fronte un cucciolo "arrabbiato". A pagina 78, dopo averlo disarmato con estrema facilità, Tex gli dice: "la tua rabbia ha una ragione... ma devi usarla contro i veri nemici". Tex è nel campo da amico, il suo comportamento è dunque ineccepibile. E ci sta che il giovane "capisca la lezione" senza che per forza debba sempre finire nello stesso modo. Tex è un capo e ci sta che la sua autorità venga alla fine riconosciuta e non più contestata. Non è questione di gusti retrò ma di coerenza narrativa. San Francesco che quieta il lupo? Mi chiedo che lezione vi aspettavate in quel frangente da parte di Tex: un serio pestaggio, magari con tre costole rotte? ma è solo un ragazzo, come sono giovani guerrieri anche quelli che ha lasciato a piede libero qualche pagina prima, dispiacendosi di aver dovuto fare secchi gli altri per ovvi motivi. Questa per me è coerenza nella narrazione e in stile prettamente texiano.

 

Concordo e Tex è conoscitore di uomini dimostrandolo ancora una volta.

Il 12/3/2016 at 12:28, West10 dice:

Ho letto entrambi gli albi ieri sera, come ormai d'abitudine preferisco sempre la lettura completa di una storia al dover aspettare un mese fra un albo e l'altro. Cominciamo dai disegni. Nespolino lo conoscevo e apprezzavo già su Shanghai Devil e Adam Wild, non mi stupisce quindi la buona prova fornita su Tex. L'unica pecca che ho trovato riguarda la mimica facciale di Tex che secondo il mio modestissimo avviso è da migliorare.
E veniamo alla storia... e alle dolenti note. Dopo la bella storia di Faraci in coppia con Barbieri del bimestre precedente devo dire che questa nuova storia non mi ha per nulla soddisfatto. Personalmente vado controcorrente rispetto ai giudizi di molti utenti del forum e dello stesso Tito che hanno trovato il secondo albo migliore del primo. Per me è l'esatto contrario. Il primo albo l'ho trovato scorrevole anche se un pò piatto. L'unica pecca veramente grossa che ho visto, e che nessuno finora ha sorprendentemente fatto notare, è la scena del branco di lupi. Ora d'accordo, siamo in un fumetto... bisogna essere un pò elastici ma l'idea che un branco di lupi in caccia che ha fiutato la preda passi a fianco di due uomini a cavallo facendosi notare come una scolaresca in gita al lago è veramente difficile da accettare. Il lupo è un animale molto intelligente, rifugge l'uomo se può e se non può non ci passa a fianco in quel modo per poi andare ad attaccarne un altro un poco più in la. La scoperta del trapper in difficoltà poteva e doveva essere gestita in modo diverso. Comunque è un errore veniale. Ripeto tutto sommato il primo albo l'ho trovato discreto.
Quel che non mi ha per nulla convinto è la gestione del finale ... (pardon, in questo momento non riesco a ricordarmi come inserire lo spoiler automatico prego un moderatore di farlo per me)
 

Contenuto nascosto

Concordo sul finale però globalmente ho trovato la storia sufficiente tra sceneggiatura e disegni. Non ho trovato "tradimenti Texiani".

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