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TWF - Tex Willer Forum

[Texone N. 31] Capitan Jack


Sam Stone
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La storia, i disegni, i personaggi  

55 utenti hanno votato

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Se la SBE avesse voluto un Tex canonico disegnato da un artista d'eccezione, lo avrebbe chiesto a Villa.
Se l'hanno chiesto a Breccia, vuol dire che volevano un armadio con il naso adunco.

Oppure Breccia lo fa e Villa invece non disegna fumetti da svariati anni?

 

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Se la SBE avesse voluto un Tex canonico disegnato da un artista d'eccezione, lo avrebbe chiesto a Villa.
Se l'hanno chiesto a Breccia, vuol dire che volevano un armadio con il naso adunco.

Oppure Breccia lo fa e Villa invece non disegna fumetti da svariati anni?

 

Che tradotto in parole povere vuol dire... (sai, non ho capito)

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  • Sceriffi

Rientrato in Italia per le ferie mi sono subito lanciato nella lettura del Texone, che mi aspettava ormai da più di un mese. Devo dire che faccio fatica a condividere gli entusiasmi di tanti forumisti per un Texone a cui mi sento di riservare soltanto un tiepido apprezzamento, e che pur essendo complessivamente di buona qualità non entrerà nel novero di quelli memorabili.

Entro nei dettagli partendo dalla sceneggiatura. Quando Tex incontra la Storia, soprattutto la Storia nei suoi episodi più amari, è inevitabile un cambio di registro rispetto alle avventure tradizionali, e a volte anche l'incisività delle azioni di Tex è necessariamente limitata a fronte dell'incontrovertibilità degli eventi storici. E' stato così, ad esempio, in Apache Kid, ed è stato così in Patagonia - che devo prendere come riferimento per un confronto con questo texone, per la somiglianza del tema trattato e per il suo essere un albo "fuori serie" come quello attuale. Anche "Capitan Jack" presenta queste caratteristiche - non potrebbe essere diversamente - e Faraci ci presenta una sceneggiatura tragica e amara al punto giusto. Manca a mio parere il respiro di epicità, il senso di grandiosità che questa storia avrebbe meritato, e che ho trovato soltanto in poche sequenze (in particolare, nella scena dell'arrivo di Capitan Jack e della sua tribù nei Lava Beds). Per il resto, mi sono mancati l'emozione e il coinvolgimento che invece erano molto più forti in Patagonia.
I dialoghi sono anch'essi molto - troppo - secchi e ridotti all'osso. Per il mio gusto, troppe scene veloci e senza parole, pochi momenti di riflessione e di dialogo, che ammazzano il mio coinvolgimento emotivo. Come Leo ed altri forumisti, lamento la relativamente scarsa riflessione sulla personalità tragica di Capitan Jack, che avrebbe potuto essere una figura monumentale e che invece mi lascia un senso di non-finito.
Un paio di altre note negative sulla sceneggiatura:
- la totale assenza di descrizione della battaglia con i Modoc, a proposito della quale apprendiamo soltanto a cose fatte che si è trattato di una disfatta per l'esercito. Faraci decide di concentrarsi soltanto sullo scontro a fuoco che impegna Tex e il suo gruppetto di uomini, ignorando tutto il resto, scelta che secondo me ha tolto alla storia tutta la sua epicità;
- nello scontro a fuoco di cui sopra, la scelta di Tex di lanciarsi allo scoperto, due pistole in pugno, e di rimanere senza riparo a fare da bersaglio ai colpi degli indiani contando sulla sua invulnerabilità (tanto mica lo possono ammazzare, è il protagonista del fumetto) mi è sembrata stonata e inverosimile, tanto più che già in passato avevo rimproverato a Faraci un espediente analogo.
Sceneggiatura quindi discreta, non deludente ma molto lontana dal poter essere considerata un capolavoro.

Veniamo ai disegni. Indubbiamente di prima qualità, alcuni paesaggi e la cura dei dettagli sono stratosferici. Ma ci sono anche aspetti negativi su cui non posso soprassedere: anzitutto la caratterizzazione grafica dei pards, Tex in particolare. Quello disegnato infatti NON è Tex: non lo è dal punto di vista somatico, né dal punto di vista caratteriale (ebbene sì, i disegni esprimono anche il carattere dei personaggi!). Non è soltanto questione di un naso: Breccia ha COMPLETAMENTE SBAGLIATO la caratterizzazione del protagonista dell'albo; non è una cosa di poco conto, e la lettura - per me e per altri lettori - ne è stata penalizzata.
Insieme a Tex, non ho gradito nemmeno i ritratti e le espressioni degli altri personaggi della storia, spesso eccessivi, deformi, al limite del grottesco e con grande ostentazione di dentature.
Complessivamente, si percepisce subito di essere al cospetto di un cavallo di razza, tante tavole sono stupende, ma la valutazione è abbassata dagli aspetti precedenti. In ogni caso, non credo che questi disegni siano ai livelli di quelli di Magnus o di Frisenda.

A margine, quello che mi ha davvero infastidito è l'atteggiamento di diversi forumisti, per i quali qualunque cosa realizza un mostro per loro sacro come Breccia è intoccabile dalle critiche. Devono capire che, come loro esprimono la loro opinione (ben poco condivisibile) secondo cui questo è graficamente il miglior texone mai visto, così altri esprimono la loro opinione secondo cui Breccia ha sì fatto un grande lavoro di illustrazione della storia, ma allo stesso tempo ha toppato in alcuni altri aspetti che possono, legittimamente, non essere piaciuti a una parte del pubblico.
E gli stessi forumisti dovrebbero capire che, anche se sei un artista internazionale, quando ti offrono la possibilità di disegnare un texone dovresti sforzarti di rimanere fedele allo spirito del personaggio, capirlo e conoscerlo, per rappresentarlo come merita. Perché il texone non è il luogo dove si interpreta Tex secondo il proprio gusto e piacimento, ma è un palcoscenico d'eccellenza dove a grandi artisti è data la possibilità di esprimere la loro arte nell'incontro con un grande personaggio dei fumetti.

Modificato da pecos
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Manca a mio parere il respiro di epicità, il senso di grandiosità che questa storia avrebbe meritato, e che ho trovato soltanto in poche sequenze (in particolare, nella scena dell'arrivo di Capitan Jack e della sua tribù nei Lava Beds).

Come Leo ed altri forumisti, lamento la relativamente scarsa riflessione sulla personalità tragica di Capitan Jack, che avrebbe potuto essere una figura monumentale e che invece mi lascia un senso di non-finito.

la scelta di Tex di lanciarsi allo scoperto, due pistole in pugno, e di rimanere senza riparo a fare da bersaglio ai colpi degli indiani contando sulla sua invulnerabilità (tanto mica lo possono ammazzare, è il protagonista del fumetto) mi è sembrata stonata e inverosimile, tanto più che già in passato avevo rimproverato a Faraci un espediente analogo.
Sceneggiatura quindi discreta, non deludente ma molto lontana dal poter essere considerata un capolavoro.

Nella citazione di Pecos ho volutamente riportato solo alcune frasi, brevi estratti di un commento più lungo e molto ben scritto; solo alcune frasi che però sintetizzano il giudizio che ne ho dato io e lo fanno con maggiore efficacia di quanto abbia fatto io. Sull'epicità mi ero espresso più o meno negli stessi termini, mentre non ho saputo descrivere la sensazione che Pecos riesce ottimamente a rendere, quando dice che la figura monumentale che poteva essere Capitan Jack lascia un senso di non-finito: è esattamente quello che ho provato io, Pecos; Capitan Jack aveva le potenzialità per essere un gigante, ed invece è solo un abbozzo, lui e tutto il suo mondo di contorno, i suoi rapporti con Hooker Jim, le motivazioni alla base di alcune decisioni apparentemente poco sensate e però decisive. Un abbozzo, un non-finito: sono totalmente d'accordo.

Ho lamentato soprattutto il fatto che le pagine c'erano pure per approfondire Capitan Jack, se teniamo conto che molte - troppe - sono state dedicate alla battaglia centrale, con tanti troppi bang bang (circa 40 pagine), tra i quali spicca - in negativo - la scena da te citata: anch'io non ne posso più di questo Rambo che, nelle situazioni disperate, non trova di meglio che contare sulla propria invulnerabilità, mandando a quel paese la verosimiglianza della storia e la credibilità dello stesso protagonista: lungi dall'apprezzare questo spericolato scavezzacollo, ne esco con una sensazione di forte fastidio. Sono contento che qualcun altro la pensi come me su questa storia, che avrebbe potuto essere un capolavoro ma che è solo una buona storia.

  • +1 2
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Io sono convinto che la sceneggiatura sia stata pensata per permettere al disegnatore di esprimere le sue potenzialità. La storia ne soffre ma ci sono tavole che sono capolavori di illustrazione. Una sceneggiatura al servizio dei disegni. Se le motivazioni non sono queste è verissimo che alcune scene sembrano intagliate nella pietra, tanto passivi e smorti sono i personaggi che vanno incontro al destino quasi guidati dal joystick di un videogiocatore. Ci sono altri passaggi psicologicamente più coinvolgenti, ma la sensazione di aver voluto privilegiare i "fondali" resta forte in ME.

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  • Sceriffi

Io sono convinto che la sceneggiatura sia stata pensata per permettere al disegnatore di esprimere le sue potenzialità. La storia ne soffre ma ci sono tavole che sono capolavori di illustrazione. Una sceneggiatura al servizio dei disegni. Se le motivazioni non sono queste è verissimo che alcune scene sembrano intagliate nella pietra, tanto passivi e smorti sono i personaggi che vanno incontro al destino quasi guidati dal joystick di un videogiocatore. Ci sono altri passaggi psicologicamente più coinvolgenti, ma la sensazione di aver voluto privilegiare i "fondali" resta forte in ME.

È un'ipotesi plausibile, anzi Faraci avrà sicuramente cercato di scrivere una sceneggiatura che permettesse a Breccia di esprimersi al meglio. Questo aspetto è indubbiamente riuscito, perché se il texone si fa ricordare, è per molte tavole straordinarie.
Però non è una filosofia che mi garba particolarmente, stiamo comunque parlando di un fumetto e non di una galleria d'arte, la storia è altrettanto se non più importante della resa grafica. 

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Neanche a me piacerebbe questa filosofia se pensassi che dietro il mancato sviluppo dei personaggi c'è davvero questo: lo sceneggiatore deve scrivere quanto meglio può, cercando di valorizzare al contempo la matita che darà corpo alla sua trama. Io credo che Faraci abbia cercato di farlo,  e in alcuni passaggi lo ha fatto anche bene,  ma se nel complesso i personaggi non sono appaganti come dovrebbero non credo affatto sia perché si dovevano privilegiare gli sfondi. Come ben dice pecos,  il fumetto è un connubio tra testi e disegni,  e gli uni devono essere all'altezza degli altri e viceversa,  altrimenti si finisce per dar vita ad un prodotto zoppo. 

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  • Collaboratori

... tanto passivi e smorti sono i personaggi che vanno incontro al destino quasi guidati dal joystick di un videogiocatore. Ci sono altri passaggi psicologicamente più coinvolgenti, ma la sensazione di aver voluto privilegiare i "fondali" resta forte in ME.

E' vero, tutto il Texone è tinteggiato con una sorta di opprimente fatalismo fino all'ultima tavola, quella della prigione dove Tex incontra Capitan Jack, prossimo a pagare i suoi debiti con la giustizia. Però sembra una scelta voluta, questa volta, quella dello sceneggiatore, così come hai sicuramente visto giusto anche con le tavole a mo' di illustrazione. D'altronde con un artista del calibro di Breccia, rincorso da Sergio Bonelli fin dal lontano 1994 che accettando l'incarico  nel 2011 aveva precisato che il Texone avrebbe dovuto avere una certa ambientazione western, è normale che la SBE abbia voluto puntare molte delle sue carte su un Texone spettacolare sfruttando la bravura e la nomea dell'artista.

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Torniamo così al problema principale, se si voleva fare una sceneggiatura che esaltasse il tratto di Breccia e si è scelto un avvenimento storico come questo per creare i luoghi e le scene giuste, perchè metterci dentro Tex e il suo logo all'esterno ?  Solo per vendere un certo numero di copie sicure, una semplice operazione commerciale, visto il largo esborso, che garantisse introiti sicuri ed il ritorno economico. Se facevano la stessa operazione Faraci - Breccia come un one-shot delle storie non ci sarebbero rientrati, e comunque ho forti dubbi che Sergio Bonelli inseguisse Breccia per farlo lavorare proprio su Tex.  

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Con un po' di ritardo, ho finalmente letto questo Texone. Posso dire, senza ricevere lezioni di "disegno texiano", che per me questo albo a livello grafico è un capolavoro, allo stesso livello di quelli di Giolitti, Magnus, Frisenda? E che, se problema di antitexianità c'è, non riguarda i disegni ma la storia?

Mi spiego meglio.
Io non ho niente contro le storie col "Tex perdente contro la storia": i finali di "Nuvola rossa", "La strage di Red Hill", e una storia come "Apache Kid", io li considero gioielli della saga texiana. Lì però c'era un fatto determinante: seppur perdente contro la "Storia", Tex nel piccolo della storia immaginata in qualche modo vinceva: in "Apache Kid" castigava i Comancheros, in "La strage di Red Hill" sconfiggeva i Wolfers, in "Nuvola Rossa" garantiva ai Sioux la pace.
Qui niente. Tex non salva Capitan Jack (e ci sta: appunto la Storia è imbattibile anche per Tex), non salva il suo popolo (almeno non si vede), non salva la ragazza e soprattutto non punisce nemmeno gli assassini del vecchio ranger, quelli che aveva giurato di punire.

Questa allora non è una storia di Tex. Ma una storia che narra, in maniera romanzata, la vicenda dolorosa, triste, perfino deprimente, di Capitan Jack. Una storia che lascia l'amaro in bocca in maniera assoluta (ripeto: almeno la ragazza, che se non sbaglio è un personaggio inventato, non poteva essere salvata da Tex, rendendo un po' meno inutile la sua presenza?). 

Faraci, se non sbaglio, in una intervista per questo albo ha detto che in storie del genere non bisogna farsi ingabbiare dalla "Storia": giusto, peccato che qui è proprio quello che è successo.
Quindi, come storia di Tex, per me questo albo è totalmente fallito.
L'ennesima dimostrazione, per me, che Faraci non sa scrivere Tex.

  • +1 1
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  • Sceriffi

Uno degli aspetti meno convincenti del texone è l'interpretazione, sia fisica che caratteriale, di Tex.
 


2d0bcba.jpg

Qui lo vediamo in un duello all'ultimo sangue con Capitan Jack. Si tratta di una situazione vista innumerevoli volte, ma mai, nella mia memoria di ventennale lettore, si è visto Tex infierire sull'avversario a terra tempestandolo di pugni con una violenza e una cattiveria che non gli appartengono. Nella pagina successiva si sentono due ulteriori "sock", sono quindi almeno quattro i pugni che il ranger rivolge al nemico a terra. Il personaggio che conosco io avrebbe invece intimato all'avversario di rialzarsi. Al di là della fisionomia, anche l'atteggiamento di Tex in questo frangente è per me molto lontano da quello che mi aspetterei. Errore di Breccia nell'interpretare la sceneggiatura, o scelta deliberata di Faraci? In ogni caso, una scena che avrei preferito diversa.
Modificato da pecos
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Appena finito di leggere. Ideale per la lettura sotto l'ombrellone :D. Storia che mi è molto piaciuta sia come testi che come disegni. Non mi aspettavo che finisse con l' impiccagione  di Capitan Jack. Speravo  che il nostro eroe riuscicce a salvarlo dalla forca. Trovo strano che non sia comparso Tiger,  che di solito c'è nelle storie che narrano di  indiani. Complimenti per il magnifico lavoro.:):generalenordista:

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Appena finito di leggere. Ideale per la lettura sotto l'ombrellone :D. Storia che mi è molto piaciuta sia come testi che come disegni. Non mi aspettavo che finisse con l' impiccagione  di Capitan Jack. Speravo  che il nostro eroe riuscicce a salvarlo dalla forca. Trovo strano che non sia comparso Tiger,  che di solito c'è nelle storie che narrano di  indiani. Complimenti per il magnifico lavoro.:):generalenordista:

paolo r. occhio a segnalare lo spoiler...:o

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Personalmente questo non è Tex.Graficamente non c'è niente che me lo ricorda o mi riconduce a lui.Con questo la trama era intrigante e non dico che non mi piace come illustra Breccia.
Dico solo che in questo Texone non vedo lui Tex.

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... tanto passivi e smorti sono i personaggi che vanno incontro al destino quasi guidati dal joystick di un videogiocatore. Ci sono altri passaggi psicologicamente più coinvolgenti, ma la sensazione di aver voluto privilegiare i "fondali" resta forte in ME.

E' vero, tutto il Texone è tinteggiato con una sorta di opprimente fatalismo fino all'ultima tavola, quella della prigione dove Tex incontra Capitan Jack, prossimo a pagare i suoi debiti con la giustizia. Però sembra una scelta voluta, questa volta, quella dello sceneggiatore, così come hai sicuramente visto giusto anche con le tavole a mo' di illustrazione. D'altronde con un artista del calibro di Breccia, rincorso da Sergio Bonelli fin dal lontano 1994 che accettando l'incarico  nel 2011 aveva precisato che il Texone avrebbe dovuto avere una certa ambientazione western, è normale che la SBE abbia voluto puntare molte delle sue carte su un Texone spettacolare sfruttando la bravura e la nomea dell'artista.

Mi sono espresso male, avevo fretta e me ne scuso. Intendevo anche io dire che molto della sceneggiatura è IMHO dovuto all'esigenza di far rendere al meglio la spettacolarità dei disegni. Ed in questo, fatalmente, si è persa un po' d'aria nei dialoghi e nello spessore dei personaggi, che sembrano attirati da una calamita per scegliere la direzione dove andare. Questo è certamente in parte dovuto anche al confronto con la STORIA scritta maiuscola, ma la storia, dal punto di vista dei personaggi, non è affatto come mi aspetto che sia una storia di Tex. Personalmente avrei dato un po' più di spazio ai personaggi e meno ai grandissimi paesaggi, e avrei esplicitato meglio le ragioni e la personalità di ognuno, mentre mi sembra necessario leggersi l'introduzione per comprendere lo spessore dei personaggi.
Nel complesso vedo un'opera tagliata su misura sull'illustratore e non sul personaggio, che non dovrebbe essere in quanto un fumetto è storia+disegni.
Mi sbaglierò ma dà questa impressione.

  • +1 1
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  • Collaboratori

... e comunque ho forti dubbi che Sergio Bonelli inseguisse Breccia per farlo lavorare proprio su Tex.  

Mi è un po' difficile andare a ricercare la fonte (sarà una posta tuttoTex di metà anni novanta?) puoi comunque crederci. Il grande nome era destinato, ovviamente, al Texone e non a Tex inteso come serie mensile regolare.

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Non metto in dubbio la tua ferrea memoria ma d'altronde il tratto di Breccia in 20 anni si è evoluto, l'Enrique Breccia de " la guerra della Pampa ", a mio modo di vedere, ha poco a che vedere con quello del texone. Forse il fatto che il personaggio non sia suo lo ha portato ad interpretarlo in modo anonimo senza interesse alcuno per il rispetto dovuto al personaggio. Comunque continuo a dubitare che Sergio lo avesse pensato per un Tex, come dubito che certe situazioni sarebbero state avallate da Sergio, forse anche questo texone avrebbe subito la sorte di quello Buzzelli e di molte altre storie nei cassetti della sua scrivania.

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Ehi, amici, occhio agli spoiler (anche e soprattutto visivi). Lo so che l'albo è in giro da un po', però, insomma…
Gracias!
Tito

PS Tex rispetta gli avversari, quando e se gli avversari sono degni di rispetto. 

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Appena finito di leggere. Ideale per la lettura sotto l'ombrellone :D. Storia che mi è molto piaciuta sia come testi che come disegni. Non mi aspettavo che finisse con l' impiccagione  di Capitan Jack. Speravo  che il nostro eroe riuscicce a salvarlo dalla forca. Trovo strano che non sia comparso Tiger,  che di solito c'è nelle storie che narrano di  indiani. Complimenti per il magnifico lavoro.:):generalenordista:

paolo r. occhio a segnalare lo spoiler...:o

Grazie dell'avvertimento, la prossima volta mene ricorderò ;)^_^

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Colgo l'occasione del texone e di una partenza molto mattiniera per tornare - dopo tempo immemore, me ne rendo conto ;) - su questi lidi.
Mi trovo in grandissima sostanza d'accordo con Leo e Pecos, che in modo chiaro ed efficace hanno IMHO ben evidenziato tante criticità della storia.
A dire il vero, inizialmente avevo avuto la sensazione che Faraci stesse riuscendo nell'operazione più difficile: raccontare la Storia senza che Tex ne fosse imbrigliato, con un buon mix tra un Tex al centro del racconto e lo sfondo degli eventi reali, laddove in molti (vedasi gli stessi GLB con Apache Kid o Nizzi con Custer) avevano fallito. Un valido equilibrio, al netto di difetti cronici (gufi e puma vari: abbiamo capito che la violenza e la lotta sono insite nella natura; flashback artefatti e francamente inutili), che dura poco: in seguito si perde sia Tex - che non può vincere la Storia ma neanche esser sconfitto su tutta la linea, come giustamente sottolinea Paco - che la Storia stessa, con personaggi solo blandamente abbozzati (già, più facile scrivere quaranta tavole di bang bang che costruire psicologie) e dai comportamenti francamente non spiegati.
 Il tutto stride con l'epicità del segno di Breccia, che rappresenta magnificamente un western crepuscolare ma senza alcun rispetto per un personaggio che vive dal 1948: eh già, perché un'interpretazione può essere molto personale, ma non deve mai tradire il carattere di un personaggio (come nota perfettamente Pecos, facendo peraltro un discorso dell'acqua calda, che acqua calda forse per molti non è). La bellezza delle atmosfere viene per me in secondo piano rispetto a questi ultimi aspetti: il mio giudizio sul lavoro del disegnatore argentino è in questo senso piuttosto negativo.
Last but not least. Totalmente insopportabile questo SuperRanger SuperMan ormai propinato da quasi tutti gli autori: leggersi La legge del più forte per capire che Tex non è questo infallibile - e incosciente - mai capace d'ironia (ridicoli gli scimmiottamenti lingiustici del Tex di GLB, narratore rovente che si starà rivoltando nella tomba), bensì un guascone simpatico che anche quando combina una cazzata si mette a ridere. Parole a vuoto: la verità è che quando un personaggio non si mastica non bisognerebbe scriverlo.

Soggetto: 6
Sceneggiatura: 5
Disegni: 5
Giudizio complessivo (in stelle da 1 a 5): **
 
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  • 3 anni dopo...

Ho appeno finito di rileggere il divisivo Texone di Faraci-Breccia.

In effetti, anche i miei sentimenti rispetto a quest'opera si rivelano contrastanti.

 

Iniziamo dal comparto grafico.

 

Sappiamo tutti benissimo che non esiste un solo Tex.

Infatti, dopo l'inimitabile (e infatti assai raramente imitato) Tex di Galep, il nostro eroe ha avuto rappresentazioni visive assai mutevoli: abbiamo il Tex dal volto bonario di Letteri, quello con lo sguardo tagliente di Ticci, il Tex cinematografico di Villa, il massiccio Tex di Fusco, e molti altri.

Ma sicuramente non è Tex quell'armadio con lo sguardo truce che pure così si fa chiamare nel Texone n. 31.

Allo stesso modo, non riconosco affatto Carson in quella maschera di carnevale con baffi e pizzetto impomatati.

 

A parte tale aspetto, che però non è di secondo piano, le tavole di Capitan Jack sono un vero capolavoro grafico.

Splendido l'uso dei grigi, anche mediante una sapiente distribuzione delle retinature.

Mi è piaciuta anche la gestione un po' più libera della gabbia bonelliana.

 

Venendo alla scrittura, il soggetto è interessante, ma la sceneggiatura mi lascia combattuto.

Da un lato, essa si pone lodevolmente al servizio delle qualità del disegnatore, valorizzandone la potenza evocativa. Non mi disturba, poi, la lunga sequenza di sparatorie, che trovo funzionale alla descrizione (sia pure da un particolare punto di vista) della battaglia dei Lava Beds.

 

Dall'altro lato, lo sceneggiatore non mi pare in sintonia con il personaggio Tex laddove consente, sia pure per ragioni di adattamento della storia alla Storia, che Hooker Jim sfugga alla punizione. Non si può cambiare il corso degli eventi, ma allora forse si sarebbe potuto far sì che responsabile dell'eccidio della famiglia del ranger Foster fosse un diverso guerriero Modoc, magari di fantasia.

 

Infine, ho fatto una rapida ricerca e ho scoperto che la guerra Modoc è avvenuta negli anni 1872 e 1873, quindi all'incirca un decennio prima della contemporaneità texiana. Di ciò, però, nell'albo non c'è alcuna traccia, sicché un lettore sprovveduto - quale io stesso sono - è indotto a pensare che gli avvenimenti trattati si siano svolti negli ani '80 del XIX secolo.

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