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TWF - Tex Willer Forum

[Texone N. 31] Capitan Jack


Sam Stone
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La storia, i disegni, i personaggi  

55 utenti hanno votato

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<span style="color:red;">16 ore fa</span>, F80T dice:

Infine, ho fatto una rapida ricerca e ho scoperto che la guerra Modoc è avvenuta negli anni 1872 e 1873, quindi all'incirca un decennio prima della contemporaneità texiana. Di ciò, però, nell'albo non c'è alcuna traccia, sicché un lettore sprovveduto - quale io stesso sono - è indotto a pensare che gli avvenimenti trattati si siano svolti negli ani '80 del XIX secolo.

 

Questa storia è stata voluta da Sergio Bonelli e quanto alla collocazione temporale, definiamola  una licenza narrativa e non è neppure la prima.

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  • 4 mesi dopo...

Mi sono accostato a questo 31° texone con curiosità, dopo aver letto le opinioni dei forumisti in questo topic. Devo dire, per quanto riguarda i disegni, che,  senza, dubbio le figure di Tex e Carson sono rappresentate in un modo davvero irrituale, che sicuramente spiazza i lettori texiani di lunga data come me. Ancor piu di Tex, tratteggiato come una figura rocciosa ed "omerica" dal naso aquilino, il Carson di Breccia, dall'aspetto allucinato e luciferino, è francamente indigeribile. Detto questo, dal punto di vista dei disegni, la prova di Breccia è senza dubbio di altissimo livello, sicuramente tra le migliori della serie degli albi speciali. Alcune tavole, con un utilizzo dei chiaroscuri veramente magistrale, hanno una valenza davvero artistica, che va oltre la dimensione del fumetto. Certo, il suo modo di rappresentare i volti è grottesco e caricaturale e sicuramente avrei apprezzato, personalmente, ancor di più la sua prova se avesse smussato questa che, non conoscendo la sua produzione, deduco sia una sua caratteristica. Ma, forse, questo avrebbe significato in qualche modo snaturare la sua arte e, d'altra parte, fin dal primo numero, con il Tex di Buzzelli, meno irrituale ma comunque distante da quello che eravamo abituati a conoscere, la filosofia degli albi speciali propugnata da Bonelli era proprio quella che ciascun disegnatore fornisse la sua personale interpretazione del nostro ranger. 

Una prova maiuscola del disegnatore, cui non corrisponde una altrettanto buona da parte di Faraci nel narrare questa vicenda, dal sapore  "nolittiano", in cui peraltro, il personaggio che da il nome all'albo, viene a mio avviso rappresentato di una tale irresolutezza ed ignavia da essere oltremodo irritante, senza suscitare nel lettore alcuna empatia.  Non si riesce a capire come Tex, anziche' accoglierlo a sberle come avrebbe meritato, possa addirittura in qualche modo solidarizzarvi, dopo un gesto tanto vile come l'uccisione del generale Canby. Ancor piu incomprensibile è come un personaggio del genere, tratteggiato da Faraci come indeciso a tutto e in balia dei suoi uomini, avesse potuto diventare capo tribù.  Per capirci, non è un cattivo come il Ray Clemmons di Boselli o, sia pure in misura minore, il nolittiano sergente Donovan, la cui fine eroica li riscatta agli occhi del lettore, ma solo uno sprovveduto senza un briciolo di personalità che "non ne azzecca una".

Oltre a questo, troppe pagine, nelle quali l'albo si regge solo grazie ai disegni di Breccia, vengono dedicate allo scontro con i Modoc, a mio parere proprio come riempitivo di una sceneggiatura esile. Ne' il "colpo di scena" delle pagine finali serve in qualche modo a risollevarla (qualcuno ha devvero pensato che Tex fosse morto ??). 

Un soggetto, di base interessante, che, a mio parere, avrebbe potuto essere narrato in modo più efficace. 

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  • 8 mesi dopo...
On 9/7/2016 at 21:20, Leo dice:

Ho letto con piacere le molte recensioni positive che su internet circolano su Capitan Jack, e sono contento per questa incursione di Faraci nell'epica, una componente che nelle sue storie - fondamentalmente ordinarie - fino ad ora era mancata. Eppure, nonostante il texone di quest'anno appartenga al filone che amo di più - vicende tratte dalla Storia - non ho apprezzato appieno il taglio che l'autore ha voluto dare alla vicenda, privilegiando la componente d'azione in una trama che ben si prestava invece all'approfondimento della psicologia dei personaggi e delle loro motivazioni: se si fosse dato maggior risalto a quest'aspetto, invece di occupare vignette con dei "bang bang" di troppo, ne avrebbe giovato il tasso di drammatizzazione della vicenda, quel pathos indispensabile per rendere una storia epica e memorabile. Non è assolutamente una bocciatura, e non escludo che una seconda lettura possa darmi impressioni differenti, ma senz'altro a mio parere una storia con questi personaggi (onore a Sergio Bonelli per averci pensato) poteva scavare di più nel loro intimo fornendo un ritratto più profondo e più complesso di quello - pur apprezzabile - che ne è venuto fuori.

I disegni, invece, sembrano fatti apposta per dividere, come infatti puntualmente è avvenuto. Un Tex e un Carson troppo lontani dalla tradizione, dei nasi da "rinoplastica" (per rubare un'espressione di Wasted Years), dei volti sostanzialmente sgradevoli. Tex e Carson sono diversi, quella caricatura che sembra il diavolo del Milan (il simbolo della squadra prima dell'avvento di Berlusconi, per intenderci) non può essere Kit Carson. A fronte di questa personalissima e a me non gradita interpretazione dei volti dei ranger, il disegnatore sfodera per il resto una prova maiuscola e molto originale - vera delizia per gli occhi - che in definitiva può far dimenticare quei ritratti così lontani dalla tradizione, anche perché proposti su una testata che nella sperimentazione grafica aveva la sua ragion d'essere originaria.

Concordo su tutto.

On 31/7/2016 at 11:09, Leo dice:

Nella citazione di Pecos ho volutamente riportato solo alcune frasi, brevi estratti di un commento più lungo e molto ben scritto; solo alcune frasi che però sintetizzano il giudizio che ne ho dato io e lo fanno con maggiore efficacia di quanto abbia fatto io. Sull'epicità mi ero espresso più o meno negli stessi termini, mentre non ho saputo descrivere la sensazione che Pecos riesce ottimamente a rendere, quando dice che la figura monumentale che poteva essere Capitan Jack lascia un senso di non-finito: è esattamente quello che ho provato io, Pecos; Capitan Jack aveva le potenzialità per essere un gigante, ed invece è solo un abbozzo, lui e tutto il suo mondo di contorno, i suoi rapporti con Hooker Jim, le motivazioni alla base di alcune decisioni apparentemente poco sensate e però decisive. Un abbozzo, un non-finito: sono totalmente d'accordo.

Ho lamentato soprattutto il fatto che le pagine c'erano pure per approfondire Capitan Jack, se teniamo conto che molte - troppe - sono state dedicate alla battaglia centrale, con tanti troppi bang bang (circa 40 pagine), tra i quali spicca - in negativo - la scena da te citata: anch'io non ne posso più di questo Rambo che, nelle situazioni disperate, non trova di meglio che contare sulla propria invulnerabilità, mandando a quel paese la verosimiglianza della storia e la credibilità dello stesso protagonista: lungi dall'apprezzare questo spericolato scavezzacollo, ne esco con una sensazione di forte fastidio. Sono contento che qualcun altro la pensi come me su questa storia, che avrebbe potuto essere un capolavoro ma che è solo una buona storia.

Già... È una buona storia ma poteva essere molto di più. Il Tex supereroe (noi lo sappiamo, lui no) certe volte stona proprio. Faraci ha scelto una strada per coniugare la Storia con i nostri pards. Ha cercato di esaltare il disegnatore e per me ha centrato l'obiettivo ma forse perdendo qualcosa come scrittura. Su Breccia ne ho lette tante...Alcune tavole sono meravigliose ed evocative poi per me ha esagerato su Tex ed in parte su Carson. Il Texone è per i disegnatori, per il loro stile a servizio di Tex e in collaborazione con lo sceneggiatore. Non è il solito Tex, anzi. Però siamo nei limiti per me. Cioè anche il Tex di Font spesso mi lascia basito. Poi se sul Texone gli fanno il codino, la cresta o cose simili allora i limiti per me sono superati. Credo che il Boss non lo permetterebbe...

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  • 3 mesi dopo...

Texone "anomalo" sotto tanti aspetti, l'albo speciale n. 31 tenta la difficilissima operazione - tentata alle volte - di coniugare la Storia con la Vicenda, rendendo Tex protagonista di un episodio realmente accaduto. Devo dire che l'operazione per me non è granché riuscita e, come rilevato da altri, pare più una storia al servizio del disegnatore, che non una storia con una trama ben precisa. I dialoghi sono irrisori, Tex è coinvolto in una delle sparatorie più lunghe che io ricordi tra quelle apparse sui Texoni, il tutto senza mai dire una parola, ma accompagnato da uccelli premonitori. Inoltre, se si voleva esaltare il realismo di certi personaggi davvero vissuti, perché non approfondire la psicologia di Capitan Jack o di Hooker Jim? Invece nulla, appaiono piatti, pedine di un gioco più grande di loro. Peccato perché il risultato poteva essere decisamente migliore. 

 

Le tavole di Breccia sono magistralmente evocative, più da sogno crepuscolare che non da realismo western. Però il suo modo di interpretare i volti, francamente non mi ha convinto. Tutti i personaggi mettono in mostra dentature terribili e labbra inesistenti: sembrano dei teschi con un po' di pelle e dei capelli attaccati. I volti di Tex e Carson, con quei nasi aquilino, sono irriconoscibili e, sarà pure un tratto "particolare", ma non mi è andato giù. 

 

Voto complessivo: 7,5.

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  • 1 anno dopo...

Texone tagliato su misura per il disegnatore: leggendo  velocemente qualche commento precedente, ho notato che più di un utente ha espresso perplessità in merito alla poca canonicità di Breccia. Non sono un fine conoscitore dell’opera dell’autore, però ho apprezzato le sue due prove Texiane, in particolare l’onirica Snakeman, pur concordando nel rilevare la presenza di qualche particolare un filo troppo caricaturale, per quanto riguarda le fisionomie dei vari personaggi. Però non mi dispiace trovare interpretazioni grafiche più personali sugli albi speciali (nati anche e appunto per questo no?) se il tratto del disegnatore incontra il mio gusto.

 

La sceneggiatura invece non brilla particolarmente, al di là del fatto che nelle intenzioni dovesse spiccare maggiormente il comparto grafico. Viene presentata una vicenda dura, a forte ispirazione storica ed altamente drammatica, tuttavia l’autore non riesce a catturarti e a farti immergere nella vicenda, forse per via della poca profondità dei vari personaggi, che avrebbero meritato una maggiore caratterizzazione psicologica, in primis proprio Capiotan Jack, a scapito magari di qualche tavola di battaglia. Lo scontro tra i nostri e i Modoc presenta  qualche passaggio esagerato e un po’ di Faraci style, offrendo però un Carson d’azione in ottima forma! Trovo poi che qualche situazione di tensione tra Tex e i classici ufficiali boriosi venga risolta in maniera un po’ troppo semplicistica, per tornare il più rapidamente possibile sull’assedio ai Modoc.

 

Eccessivamente nolittiano, in una vicenda che nolittiana è fin dalle premesse storiche, il fatto  che i nostri non abbiano punito a modo loro i colpevoli della strage al ranch del vecchio ranger. Va bene che non si è potuta far valere la giustizia texiana in quanto il capo degli assassini è un personaggio storico, ma in effetti sarebbe bastato destinare a ruolo di antagonista principale un guerriero di fantasia sacrificabile, semplicemente un luogotenente di Hooker Jim, in modo che Tex potesse tenere fede alla promessa fatta.

 

In definitiva una storia appunto da albo speciale, discreta ma anomala, forse poco texiana sia come sceneggiatura (si sarebbe potuto fare di più) che graficamente (mi è piaciuta), amara nelle intenzioni ma non coinvolgente al punto giusto.

Modificato da Il Biondo
  • +1 1
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<span style="color:red">59 minuti fa</span>, Il Biondo dice:

La sceneggiatura invece non brilla particolarmente

Condivido il giudizio, in particolare sulla sceneggiatura. Tra l'altro chi conosce "Storia del West" di Gino D'Antonio non può non fare il paragone con il n. 54 "Sangue di guerriero", che racconta praticamente la stessa vicenda, ma con maggiore ispirazione, coinvolgimento e pathos (e con una maggiore sintesi, 96 pagine).

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Il 6/6/2022 at 15:54, Poe dice:

con maggiore ispirazione, coinvolgimento e pathos (e con una maggiore sintesi, 96 pagine).

 

Quanto alluso da Poe mi fa venire in mente al confronto sempre impietoso fra gli sceneggiatori di una volta e quelli di oggi, tanto dal punto di vista della qualità quanto del rapporto qualità/lunghezza. Uscendo da Tex, basti pensare a Sclavi, del quale alcuni albi singoli di Dylan Dog sembravano quasi dei romanzi, mentre Recchioni scrive albi che si leggono in dieci minuti nei quali non succede niente che valga i dieci minuti persi.

Anche fuori dalla SBE, però, è lo stesso: da un paio d'anni mi sto leggendo parecchi Topolino odierni grazie a un mio amico abbonato e rimango regolarmente sconvolto. Martina, Chendi e Cimino in trenta pagine costruivano romanzi d'avventura surreali, coerenti ed esilaranti; Nucci abbisogna di una mega-saga di cento pagine per raccontare una storia tenuissima, senza gag, senza capo né coda e che fa pure schifo al cazzo.

 

Mi consolo pensando a GLB e Martina che nelle celesti praterie si scambiano battute sessiste e ogni tanto buttano un occhio sulla terra ai loro giovani successori esclamando: "Alla loro età noi saltavamo i fossi per il lungo".

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<span style="color:red">11 minuti fa</span>, virgin dice:

Martina

Non dimentichiamoci che il grande Martina è l'autore dell'inferno di Topolino, l'unica opera, a quei tempi, che Disney autorizzò a firmare.

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Giusto, @Letizia. Grandissima opera, forse nemmeno tra le mie preferite di Martina, ma... Vogliamo mettere uno sceneggiatore di oggi a scrivere tutte quelle terzine non solo metricamente regolari, ma anche stilisticamente azzeccatissime? Incredibile l'alternanza di registri e contenuti, però sempre coerente (come l'originale, del resto).

Ah, il fortunato secolo in cui siamo...

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<span style="color:red">1 minuto fa</span>, virgin dice:

Giusto, @Letizia. Grandissima opera, forse nemmeno tra le mie preferite di Martina, ma... Vogliamo mettere uno sceneggiatore di oggi a scrivere tutte quelle terzine non solo metricamente regolari, ma anche stilisticamente azzeccatissime? Incredibile l'alternanza di registri e contenuti, però sempre coerente (come l'originale, del resto).

Ah, il fortunato secolo in cui siamo...

 

 

A me piacerebbe farlo. Ma credo che perderei i miei ultimi dodici lettori...

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@borden, dicevi di aver scritto filastrocche ispirandoti a Tofano, quindi, ecco, una storia in forma di filastrocca potrebbe essere un bel modo alternativo per perdere i dodici lettori. Non è facile nemmeno scrivere una filastrocca e farla bene.

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Il 6/6/2022 at 16:29, virgin dice:

@borden, dicevi di aver scritto filastrocche ispirandoti a Tofano, quindi, ecco, una storia in forma di filastrocca potrebbe essere un bel modo alternativo per perdere i dodici lettori. Non è facile nemmeno scrivere una filastrocca e farla bene.

 

 

 

Su una rubrica zagoriana voluta da Sergio che si chiamava, credo, Cico & Company-Gli eroi della risata (!), la puntata dedicata a Bonaventura era da me scritta in ottonari.

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13 minuti fa, borden dice:

 

 

 

Su una rubrica zagoriana voluta da Sergio che si chiamava, credo, Cico & Company-Gli eroi della risata (!), la puntata dedicata a Bonaventura era da me scritta in ottonari.

 

@borden, mentre ti chinavi sulla macchina per scrivere ti è caduta questa.

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