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TWF - Tex Willer Forum

[676-677] Il ragazzo rapito


La storia, i disegni, i personaggi  

39 utenti hanno votato

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Mentre io scrivevo il mio commento tu West hai dato la tua lettura della storia, e ho visto dopo che anche tu la ritenevi buona. Cosa che ribadisci in questo tuo ultimo contributo, ma francamente non sono per nulla convinto. Sono d'accordo che non tutto debba essere spiegato, ma almeno le vicende motrici della storia sì. Almeno quelle. La storia verte su Bowen e sulla sua tragedia. Il colpevole è Hall: perché? Mi sembra davvero il minimo sindacale. E se è colpevole perché voleva Bowen come sicario e questi si è negato perché aveva appeso le pistole al chiodo, beh, la causa mi pare ridicola. Non sta in piedi. Su Bowen che ce l'ha con Cobbs sono forse ancora più convinto: Bowen è un killer, un uomo spietato ma pragmatico, che sa come come va il mondo. Come può prendersela con un terzo, per la sola colpa di aver acquistato un ranch che in passato era stato suo? E la complicità tra Cobbs e Hall, in cosa consiste? Ripeto che, pur non essendo mai stato io per gli spiegoni, almeno i punti salienti di un soggetto li vorrei comprensibili. E soprattutto credibili.

<span style="color:red;">8 minuti fa</span>, paco ordonez dice:

A me è sembrato che Bowen ce l'avesse con Cobbs (che comunque è un po' stronzo, visto come chiede poi alla moglie di sparare - ma forse è solo una reazione umana, seppur sbagliata) perché pensava che in qualche modo facesse parte della marmaglia che spadroneggiava in città; Cobbs, secondo Bowen, gli avrebbe trucidato la famiglia anche per fregarli il ranch. E se le cose stanno così mi sembra che l'odio di Bowen abbia un senso.

E poi: forse ho perso qualche passaggio, ma dove sta scritto che Hall ha avuto a che fare con l'eccidio della famiglia di Bowen? 

 

Dimenticavo di ringraziare Leo per la stima, tra l'altro reciproca :)

 

Hall a quanto ho capito è il responsabile del massacro. Ma non se ne capisce il vero perché. Questo per me è intollerabile in una qualsiasi opera narrativa, al di là del numero di pagine ad essa dedicata. Se sono 220 pagine, ebbene, tu sceneggiatore devi essere bravo a farci rientrare un minimo di spiegazione.

 

Cobbs si rivela stronzo, è vero, ma solo alla fine, sorprendendo un po' tutti (lettori compresi). All'inizio Bowen sta addirittura per sparargli! E si ferma solo perché questi abbraccia la sua bambina. Gli avrebbe sparato perché Cobbs era un po' stronzo? Ma non lo conosceva nemmeno...

 

Grazie anche a te per la stima, pard ;)

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Ringrazio anch'ìo Leo per avermi incluso con Sandro nei nomi corposi, spero non facendo riferimento a qualche chilo di troppo che mi porto dietro...:P

 

Che Hall fosse il responsabile del massacro della sua famiglia Bowen lo scopre soltanto alla fine, come si evince dall'espressione stupita che mostra nell'apprenderlo.

Ma Hall non ce l'aveva con lui in modo particolare, mirava soltanto a impadronirsi del suo ranch. Bowen prima era un killer e dopo aver perso tutto torna al suo vecchio mestiere che lo porta casualmente al servizio di colui che gli ha distrutto la vita. La scoperta che Hall è responsabile della rovina di Bowen è un bel colpo di teatro e anche noi lo scopriamo insieme a lui.

 

Cobbs è un personaggio ambiguo, sa bene chi è Bowen e cosa è capace di fare, viceversa Bowen non lo conosce e va a tastargli il polso prima di decidere come regolarsi con lui, cercando di scoprire se e quanto fosse coinvolto nei tragici eventi che lo allontanarono dal suo ranch.

 

Cobbs ha paura di Bowen per due semplici motivi: primo perchè e un vigliacco e secondo perchè alla fin fine non ha la coscienza propriamente cristallina, dal momento che conosce bene la provenienza del ranch che ha quanto meno incautamente acquistato.

 

Così ho interpretato la vicenda e confermo che a mio parere stavolta Tito merita un buono in pagella ;)

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Hall non mirava ad impadronirsi del suo ranch, tanto che poi lo cede a Cobbs. Né si capisce bene perché l'acquisto di Cobbs non sarebbe stato cristallino (è tutto molto ambiguo). Nemmeno sul fatto che Bowen vada a tastare il polso a Cobbs sono d'accordo: nella prima scena, Bowen sta per sparare a Cobbs, così, gratuitamente. Né è possibile, come dice Paco, che Bowen pensasse che Cobbs facesse parte della marmaglia che gli aveva portato via il ranch, perché il suo amico Jordan aveva riferito a Bowen che la marmaglia, dopo la strage da lui perpetrata, non c'era più. Il coup de theatre di Hall mandante sarebbe stato per me davvero valido se avesse avuto una ragione plausibile. Non ce l'ha: comoda scorciatoia per uno sceneggiatore. Non mi va giù. Peraltro, non solo queste cose non mi sono andate giù. Anche nel primo albo, Tex scopre tutto di Bowen grazie a due sgherri di mezza tacca di Hall che, guarda caso, conoscono vita morte e miracoli di Bowen: altra scorciatoia pesante a mio parere.

 

Non ce l'avevo con i tuoi chili di troppo (di cui non sono a conoscenza) quando ti ho definito corposo natural: mi riferivo solo alla qualità e alla quantità dei tuoi interventi ;)  

Modificato da Leo
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"Bowen è un killer, un uomo spietato ma pragmatico, che sa come come va il mondo "

 

Prendo questa tua frase a mo di esempio che però riassume un pò tutto il tuo ragionamento e la tua posizione. Il fatto è che tu schematizzi troppo. Bowen è un killer, ergo un uomo spietato, però è pragmatico, quindi sa come va il mondo. 

Scusa ma dove sta scritto? Il mondo è pieno di persone molto diverse fra loro e che di punto in bianco si comportano come mai ti saresti aspettato. E' i killer non fanno eccezione!

L'unica cosa certa di quanto hai scritto è che Bowen è un killer, anzi lo era e aveva smesso e lo è ridiventato perché gli hanno trucidato la famiglia, è spietato? Mica tanto, uno spietato se ne sarebbe fregato del bambino, lo avrebbe fatto secco per rabbia o solo perché lo irritava il fatto che quello era vivo e sua figlia non più.

Pragmatico? E ti pare che se era pragmatico ammazzava tutti i suoi compagni e si portava dietro un bambino a cui aveva appena ammazzato il padre con il rischio di farsi a sua volta uccidere magari dal bambino stesso.

Che sa come va il mondo... con il dramma che si porta dentro tutto si può dire tranne che sia completamente lucido.

Continui a insistere sul perché tutto ha avuto inizio, sai quanti film e libri ho letto in cui si parte da un dramma per intrecciare una storia e si va avanti senza mai spiegare come tutto è iniziato o spiegandolo in modo solo accennato.

Mi sembra che in questo caso tu ti stia fossilizzando su aspetti marginali perdendo di vista il fulcro della storia. Il dramma di un uomo che ha perso tutto e che si trova di fronte alla possibilità di rifarsi una vita, anche se in un modo alquanto singolare, ma è ancora combattuto dal suo passato. Tex e Carson alla fine hanno il merito anche di indicargli la strada giusta da intraprendere.

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West, capisco che a te e ad altri possa sembrare plausibile che uno come Bowen voglia ammazzare un Cobbs qualsiasi perché si è impossessato del suo ranch. A me sembra un comportamento strambo, invece: l'idea - schematica, dici tu? - che mi sono fatta di Bowen è quella di un uomo che sa come va il mondo, e lucido o meno lucido che sia, è in grado di capire che un acquirente di un ranch ipotecato non è colpevole verso il vecchio proprietario. Che poi Cobbs in qualche modo sia colpevole è spiegato poi; o meglio, è spiegato che sia colpevole: in che modo non si capisce troppo bene: la spiegazione è fumosa. Sul fossilizzarmi su aspetti marginali dissento con ancora maggior forza: pur essendo consapevole che il fulcro della storia non è quello, se uno sceneggiatore vuole fare un coup de theatre lo deve anche argomentare, altrimenti è troppo semplice sorprendere: adesso faccio il botto e sorprendo tutti: boom. Ma come lo giustifico? Chi se ne frega. Il fatto che tu abbia letto altre opere con tale schema mi lascia del tutto freddo: quelle opere a me non sarebbero piaciute. Devi essere bravo a sorprendermi, con motivazioni plausibili e sostenibili. Se mi sorprendi per il solo gusto di farlo, poggiando la sorpresa sul nulla, per me stai barando. I libri che a me sono piaciuti sono invece quelli che, senza scorciatoie, riuscivano a sembrare credibili: potevano anche essere ambigui, o non del tutto spiegati, ma almeno mi dovevano sembrare plausibili. Poi sono d'accordo che il fulcro della storia sia altrove, e tu lo hai ben spiegato:

 

<span style="color:red;">12 minuti fa</span>, West10 dice:

Il dramma di un uomo che ha perso tutto e che si trova di fronte alla possibilità di rifarsi una vita, anche se in un modo alquanto singolare, ma è ancora combattuto dal suo passato. Tex e Carson alla fine hanno il merito anche di indicargli la strada giusta da intraprendere

 

Questo aspetto della storia è trattato in maniera felice: bravo Tito in tal caso. La storia non è da bocciare in tutte le sue parti, ma io ne biasimo - in maniera convinta - le evidenti lacune, e non riesco a darle un giudizio positivo. Poi forse la devo rileggere per capire meglio qualche cosa, chissà...

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Non cercherò di convincerti con le argomentazioni che vado a esporre ma perlomeno ad argomentarti meglio i motivi per cui questa storia di Faraci la trovo buona e non mi convincono le tue motivazioni negative.

Bowen è un killer che ha smesso di esser tale per mettere su famiglia e poi è ritornato ad esserlo perché la sua famiglia è stata barbaramente trucidata. Da qui si dipana la storia, un’altra storia… il perché moglie e figlio siano stati ammazzati poco importa ai fini della storia, che sia stato Hallen, o persino un alieno cosa cambia?  Faraci volendo si poteva pure risparmiare quell’accenno ad Hallen, non lo vedo proprio come un colpo di teatro. Lo ha messo ma non per questo deve darne una spiegazione completa, spiegazione che magari si potrebbe riservare, ma non necessariamente, in un ipotetico seguito. D’altronde quando leggo una storia di Tex, per come la vedo io, cerco un’oretta di svago in compagnia di un buon fumetto possibilmente molto ben disegnato, non sto mica leggendo “I promessi sposi”, perché altrimenti potrei cominciare a chiedermi non solo chi e perché ha trucidato moglie e figlio di Bowen, ma anche perché Bowen è diventato un killer, perché ha deciso di smettere e mettere su famiglia, perché non ha continuato a fare il killer pur avendo messo su famiglia… La storia si concentra su un determinato episodio della vita di Bowen in cui lo stesso si trova a che fare con Tex, a me questo mi basta. E ricordo che un romanziere prestato al fumetto iniziò una certa saga con un protagonista che inseguito si presentava a una certa Tesah asserendo di essere un fuorilegge che ammazzava chi diceva lui, la storia continuò con il fuorilegge che contro ogni logica non agisce da fuorilegge sia in quella storia che nelle successive. Prima di spiegare come stavano le cose ne passò del tempo ma non ho mai letto che qualcuno abbia rimproverato a GLB di non aver spiegato subito, all’interno della stessa storia, perché Tex era diventato un fuorilegge. Mi dirai che quelli erano altri tempi. Benissimo, prendiamo una certa storia: “Il passato di Carson” che personalmente reputo fra le migliori mai scritte dell’intera saga. C’è un passaggio in cui Boselli volutamente lascia nel dubbio se sia o meno Carson il padre di una certa bambina, fiumi di inchiostro sono stati versati sull’argomento ma non mi pare che nessuno abbia messo in dubbio la validità della storia per questo particolare sicuramente interessante non chiarito. Il motivo è lo stesso, non era qualcosa che doveva per forza esser chiarito all’interno di quella storia. Ora se GLB e Boselli lo possono fare credo che anche Faraci se lo possa permettere o vogliamo usare due pesi e due misure?

Per tornare all’episodio di Bowen che secondo te è un Killer professionista che agisce in modo molto pratico e scientifico, permettimi di ribadirti che personalmente non lo vedo affatto così. Bowen, per come ce lo presenta Tito, è tutt’altro che un killer perfetto, sa solo sparare bene. Dopodiché agisce prevalentemente d’impulso. Lo fa subito dopo aver visto moglie e figlio uccisi andando nel saloon e ammazzando tutti i presenti senza avere la minima certezza che quelli siano i reali colpevoli o che lo siano tutti o che non ci siano altre persone ben più colpevoli. Dopo aver agito non si chiede se ha colpito solo gli esecutori e non i mandanti e abbandona la sua città. Agisce d’impulso anche durante la prima azione della storia quando basta l’apparizione di un bambino per far fuori quasi l’intera banda a cui appartiene ed agisce d’impulso anche quando torna per la prima volta a casa sua (è specificato nella storia quando lui dice al ragazzo poche vignette prima “Si torna a casa”). E’ il primo impulso di una persona abituato ad uccidere senza farsi troppo domande è quello di far fuori le persone che si stanno godendo casa sua. E’ un comportamento normale? Per una persona normale no, per un killer come Bowen si. Bowen non è uno stinco di santo, torna a casa sua accecato dalla rabbia e vede un tizio che si gode casa sua, tanto gli basta per farlo fuori senza farsi troppe domande. Come si permette quello li di godersi casa sua, sicuramente è implicato nella storia che ha portato all’uccisione di sua moglie e di suo figlio e che gli ha fatto perdere il suo ranch. E’ un comportamento normale, no che non lo è ma d’altronde non era normale neanche andare al saloon è far secchi tutti subito dopo aver scoperto moglie e figlio morti.

Mi fermo qua altrimenti mi dilungo troppo e annoierei un po’ tutti, non pretendo di averti convinto a cambiare idea con quanto scritto, spero almeno di averti spiegato perché piace a me e dopo un bel po’ di prove poco convincenti da parte di Faraci, questa la trovo bella.

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Dal primo albo. Bowen uccide nel saloon la banda che nel suo ranch non ha risparmiato la moglie e suo figlio. Dice che in città nessuno è innocente ? perché se il solo colpevole è Hall? perchè è poi costretto alla fuga e a non farsi più vedere in paese ( a pag. 96, l'amico Jordan che vedendolo esclama: "Accidenti ken! Se ti vedesse qualcuno..."). Cioè fatemi capire, uno fa giustizia e deve temere la reazione degli abitanti solo perchè ha reagito a un soppruso ? Gli altri abitanti sono colpevoli ? Perché non regola allora i conti anche con loro ? Davvero è immaginabile che Bowen non sappia nel momento in cui gli viene trucidata la famiglia che c'è un mandante e che questo ha il nome di Hall ? perché Hall vuole accapparrarsi un ranch che una volta abbandonato cede al primo venuto, ovvero l'insignificante Cobbs ? Perché Cobbs dovrebbe temere Bowen visto che la prima volta che lo vede nel suo ranch, sotto mentite spoglie, non lo riconosce? Ancora più assurdo, perché Bowen dovrebbe punire Cobbs, dopo che gli ha detto tutta la verità tralasciando solo il particolare di aver acquistato il ranche da Hall ? Perché Cobbs dovrebbe celare il nome di chi gli ha venduto la proprietà ? Perché Bowen, ridiventato Killer, ritorni sui suoi passi è spiegabile con il "trauma" che gli torna alla mente nel momento in cui incrocia lo sguardo con il piccolo Tim, ma perché senta ancora a distanza di anni il desiderio di vendicarsi di qualcuno o qualcosa è incomprensibile: non è certo il tipo che aspetta anni. Una storia dove la logica è assente.

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West dissento ancora su tutta la linea. Io non voglio sapere chi sia Bowen e perché fa il killer e perché smette di farlo. Ma la storia nasce dal massacro della sua famiglia: non è necessario che ci sia un mandante o un movente,  Hall poteva anche non mettercelo e su questo ti do ragione.  Ma,  piccolo particolare,  ce l'ha messo,  per un coup de theatre a buon mercato e del tutto insensato. Altra scena assurda,  ma veramente assurda assurda assurda: pensateci bene: l'intera sequenza finale della sparatoria non ha senso. Bowen va a vendicarsi di Cobbs,  per cosa lo sa solo Dio. Nella foresta vicina alla casa si accorge dei mandriani di Cobbs che fanno la guardia,  e li uccide. Li uccide senza uno straccio che sia uno di reale motivo.  Vado a vendicarmi e faccio un'altra strage dai!  Naturalmente,  i mandriani di Cobbs e gli uomini di Hall lo stanno aspettando: sono certi,  senza alcun motivo valido o almeno decente, che Bowen verrà al ranch proprio quella notte: come se si fossero dati un appuntamento. Ma l'appuntamento c'è davvero,  ed è quello organizzato dall'autore che interviene nella storia e dice: dai ragazzi,  adesso vi dovete incontrare e scontrare tra di voi,  chi se ne frega che è assurdo che Cobbs aspetti Bowen proprio questa notte e che Bowen decida di vendicarsi proprio nella stessa notte.  Non importa che questi comportamenti nella realtà sarebbero da pazzi furiosi,  la storia deve andare avanti e voi vi dovete sparare addosso,  quindi aspettatevi l' un l'altro per questo duello insensato e poi battetevi,  che io devo andare avanti con la storia.  West, neanch'io mi aspetto di leggere I Promessi Sposi,  ma una storia con un minimo - ma un minimo eh! - di logica me l'aspetto santiddio. 

Il paragone con Il Passato di Carson non ci sta proprio: quella di Donna figlia o non figlia di Carson è un'ambiguita voluta dall'autore,  una carenza di informazione che deliberatamente l'autore non ha voluto dare al lettore. Ma le motivazioni delle azioni di quella storia sono tutte ben studiate e ponderate,  la logica della trama è salda e ferrea e l'ambiguità è anzi un elemento di fascino della sceneggiatura. Ne Il ragazzo rapito non c'è ambiguità, è che proprio non c'è logica... Quoto in toto il post di Ymalpas. Tito lo apprezzo,  e nei miei giudizi nei confronti delle sue storie sono sempre stato abbastanza benevolo (perché per l'appunto mi piace). Ma stavolta proprio non mi sento di giudicare positivamente questa sceneggiatura: bella in molti suoi punti,  ma senza molto senso. I Promessi Sposi no,  ma un minimo sindacale di coerenza interna,  così da non avere l'impressione che i personaggi siano solo marionette nelle mani dell'autore,  beh, quella la pretendo... 

Modificato da Leo
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in effetti il coinvolgimento di Hall con la "genesi" di Bowen è alquanto pretestuoso, tanto per fare colpo di scena che però muore lì. ma non è l'unico caso. penso al doppiogioco dello sceriffo, sorpresa che dura due vignette e poi muore lì; o a alla vigliaccheria poi bastardaggine di Cobbs in un insensato regolamento di conti(?)
tre elementi messi, secondo me, per vivacizzare la vicenda, ma del tutto manifesti nella loro artificiosità e inconsistenza narrativa. la storia sarebbe girata bene - anzi meglio, evitando l'effeto "toh, guarda che trovata dello scrittore. ah, già, sto leggendo una storia inventata" - senza. perchè tralasciati questi tre appunti, a me la vicenda è piaciuta. e vedere Tex in secondo piano, al servizio di un Bowen vero fulcro della storia, non ha dato fastidio, tutto il contrario. Perchè alla fine, anche se defilato di quinta, Tex fa Tex, e questa è una storia Texiana di giustizia personale oltre la legge. Il problema è che Carson non è pervenuto, più adombrato nella narrazione di una comparsa qualunque.

Boh, ottimo soggetto, buon ritmo ma sceneggiatura con qualche pecca nella seconda parte. Per lo meno Acciarino nel secondo albo ha fatto il salto, con un tratto più sporco e diversi primi piani davvero d'effetto.

 

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Nulla di nuovo l'impostazione della storia in sé, il contesto gìà visto svariate vlte di una guerra per terre e pascoli con il villain di turno da rimettere in riga. Buona trovata, in tutto ciò, quella di scegliere come principale antagonista un Bowen killer dal cuore d'oro che decide di salvare il figlio di una sua vittima e badare a lui, benché personalmente il personaggio mi sia sembrato avere le idee non poco confuse e non sempre ben decifrabili, probabile indice di una caratterizzazione psicologica forse non adeguatamente curata ed approfondita.

 

Non da meno - convenendo con quanto hanno sostenuto molti altri pards del forum - altre lacune, quali uno sceriffo che già dalla prima apparizione ed alla prima occhiata attenta del lettore svela la sua disonestà di fondo, o piuttosto le logiche affaristiche tutt'altro che chiare di Hall o ancora, ricollegandomi al discorso fatto per Bowen, l'ansia di vendetta di costui nei confronti di Cobbs per motivi non ben definiti, forse per il solo fatto di aver acquistato il ranch che era stato suo.

 

In compenso, ho apprezzato molto i disegni di Acciarino, vari e ben delineati, con buona cura del particolare.

 

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Sandro la scena del primo albo dove Bowen fa una carneficina io la interpreto in modo diverso da come fai tu. Bowen arriva convinto nella sua ansia di vendetta di trovarsi davanti tutta gente colpevole, mentre dalle risposte dei presenti solo quelli intorno a un tavolo, che tra l’altro lo provocano, lo sono effettivamente visto il loro comportamento. Probabilmente sono gli autori materiali del delitto. Gli altri non ostentano colpevolezza e quelli vicino al banco anzi dicono chiaramente che non c’entrano. Ma per la cieca furia di Bowen sono tutti colpevoli e scatena il finimondo, a questo punto ognuno cerca di difendersi, non solo i reali colpevoli, vedi vignetta in cui quello dietro al bancone dice “Adesso basta”. Alla fine arriva l’amico di Bowen, non un santo come poi vedremo, che intuendo quel che è successo pensa di innanzitutto calmare Bowen e quindi di portarlo via sottraendolo al linciaggio della folla che, una volta resisi conto che Bowen era ferito sarebbe uscito allo scoperto. Il perché non lo abbia fatto prima è normale, in qualsiasi cittadina quando c’era una sparatoria i cittadini onesti stavano alla larga. Bowen deve abbandonare la città perché ha fatto un macello uccidendo nel saloon anche gente che non c’entrava e anche perché probabilmente sa di aver ucciso solo gli esecutori ma non sa chi era il mandante. Il ruolo di Cobbs non viene chiarito fino in fondo e potrebbe non essere così insignificante. Ma dopo aver letto tutti questi tuoi perché, son sincero, un perché lo vorrei porre anche io. Se la sceneggiatura non ti piace tanto da avanzare tutti questi dubbi perché come giudizio gli hai dato buono? Almeno Leo gli ha dato solo la sufficienza.

Leo, le tue considerazioni continuano a non convincermi per niente, ti avevo detto che non intendevo convincerti con le mie ma resto fermamente convinto del mio giudizio sulla storia.

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Filippo chiaramente possiamo ipotizzare tutto ma Tex non è una lettura da psicanalista. Nel video postato da NK qualche giorno fa Claudio Nizzi dà una chiave interpretativa notevole sulla ripetitività dei soggetti e sull'attaccamento dei lettori a Tex: ogni mese ogni lettore non chiede di meglio che di trascorrere tre quarti d'ora in compagnia di Tex e dei suoi pards e se c'è una storia interessante tanto meglio. Gli ultimi due mesi li abbiamo trascorsi in compagnia di Bowen e di un bimbominchia. Risultato ne è che la storia è piacevole da leggere in generale, anche se con buchi narrativi da paura, ma come storia di Tex, continuando così si chiude la baracca in pochissimo tempo. Con i Faraci, gli Zamberletti, i Recchioni i Soldi ecc ecc no non ci siamo! Scrivere Tex è un altro mestiere! Per fortuna che torna Boselli il mese prossimo e non è una leccata, se ne facciano una ragione TWO, gli esiliati su TWO e quei falliti di UBC.

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<span style="color:red;">2 ore fa</span>, ymalpas dice:

continuando così si chiude la baracca in pochissimo tempo. Con i Faraci, gli Zamberletti, i Recchioni i Soldi ecc ecc no non ci siamo! Scrivere Tex è un altro mestiere! 

Personalmente considero Recchioni un sopravvalutato, ma nella storia del Paint Tex con Del Vecchio mi sembra se la sia cavata molto bene: tra le altre cose l'ho visto molto a suo agio col personaggio Tex, messo costantemente al centro della scena. Io lo rivedrei volentieri. 

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West, lo dico con tutta la sincerità di cui sono capace e senza offesa per nessuno: una storia con tali "buchi narrativi da paura " (uso un'espressione di Ymalpas) a me mette addirittura disagio (gli ho messo insufficiente,  non sufficiente) : come ho già detto,  questi due personaggi si trovano l'un contro l'altro armati in una notte in cui non si capisce perché l'uno debba aspettare l'altro e viceversa; non rivango gli altri episodi da me o da altri già citati ma aggiungo rispetto ai miei precedenti post che nel primo albo mi sono sentito preso in giro quando, dopo la visita ad Hall,   Carson chiede a Tex: "e ora che facciamo? " e questi risponde: "aspettiamo ", aspettiamo, risponde,  in aperta campagna, a far che non si sa, finché non arrivano due mezze cartucce di hall che gli spiattellano tutto quello che sanno e anche di più. Mi cadono le braccia, altro che gli origlioni di Nizzi. Aspettiamo, dice Tex, aspettiamo qui nel nulla, che Faraci ci venga in aiuto... Se per te e per molti altri questa storia è risultata piacevole,  io l'ho trovata talmente deficitaria che a stenti nascondo il mio stupore per tale difformità di giudizi. Ripeto che sono d'accordo con te che la lettura risulti piacevole e la trama scorrevole,  ma se questi due attributi passano anche da simili incongruenze narrative, sono più d'accordo con Ymalpas che, pur non essendo malaccio a livello di lettura,  così la testata non va lontano...le storie di transizione del passato potevano essere leggerine e insipienti ma, tranne qualche eccezione, almeno stavano in piedi.

Altre storie del genere rischiano, anche secondo me, di allontanare dal personaggio alcuni lettori più esigenti, ed io sono uno di quelli. E - credimi - non lo dico con piacere... 

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<span style="color:red;">12 ore fa</span>, paco ordonez dice:

Personalmente considero Recchioni un sopravvalutato, ma nella storia del Paint Tex con Del Vecchio mi sembra se la sia cavata molto bene: tra le altre cose l'ho visto molto a suo agio col personaggio Tex, messo costantemente al centro della scena. Io lo rivedrei volentieri. 

 

Altra storiellina sopravvalutata che si lasciava leggere ma senza mordente: l'ho già dimenticata. Probabilmente un Medda nel panorama italiano ha qualche carta buona da calare. Manfredi va a fasi alterne, ma quando va male perdio sono rogne da grattare. Poi c'è Burattini ma gli boccerei tutti i soggetti insignificanti sono per metterlo alla prova su una trama all'altezza di Tex.

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Concordo sulla carta Medda, che insieme a Ruju (il cui ruolino di marcia texiano è ottimo) e Boselli potrebbe dare nuova linfa ad un personaggio inevitabilmente spremuto come il nostro. Poi io ho sempre il sogno Berardi... Manfredi, come dici tu,  fa un po' di paura: quando sbaglia,  va giù di brutto (e in quel caso deve essere bravo il curatore a raddrizzarne il tiro) 

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1 ora fa, ymalpas dice:

 

Altra storiellina sopravvalutata che si lasciava leggere ma senza mordente: l'ho già dimenticata... Poi c'è Burattini ma gli boccerei tutti i soggetti insignificanti sono per metterlo alla prova su una trama all'altezza di Tex.

Non ho mica detto che quella storia sia un capolavoro! Ho solo detto che è una buona storia di Tex, in cui l'autore si dimostra a suo agio col personaggio: e questo, venendo da uno praticamente esordiente, è un ottimo segnale.

Su Burattini non mi esprimo prima di vederlo in una storia lunga: di certo a me su Zagor piace molto poco, ma la sua prima storia nel Color la trovai ottima, una delle migliori di quella collana; la seconda effettivamente non fu niente di eccezionale. 

Su Manfredi: io penso che, dopo le ultime due brutture che ha prodotto, Boselli dovrebbe ben tenere fede alla sua fama di supervisore severo, in barba al "grande autore".

Modificato da paco ordonez
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Storia buona e comunque non la migliore di Faraci. L'unica nota stonata è che non viene spiegato il vero motivo per il quale viene sterminata la famiglia di Bowen. Quello che si evince dalla storia non sta in piedi. Sterminare la famiglia solo per farlo tornare alla vita di prima e assoldarlo come sicario è assurdo. E' anche vero, come dice West10, che non è necessario spiegare il tutto in una storia ma le storie coi punti oscuri mi urtano. Spero in un ritorno del personaggio e del ragazzo.

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On 19/3/2017 at 11:17, ymalpas dice:

 

Altra storiellina sopravvalutata che si lasciava leggere ma senza mordente: l'ho già dimenticata. Probabilmente un Medda nel panorama italiano ha qualche carta buona da calare. Manfredi va a fasi alterne, ma quando va male perdio sono rogne da grattare. Poi c'è Burattini ma gli boccerei tutti i soggetti insignificanti sono per metterlo alla prova su una trama all'altezza di Tex.

Medda anche io lo vedrei bene, e concordo sui tuoi giudizzi a RRobe e Moreno, ma più di tutti in questo momento vorrei Rauch con storie lunghe. Giovane, pieno di idee ed in ottima forma, cosa chiedere di più?

Modificato da Chinaski89
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  • 4 settimane dopo...
  • Sceriffi

Ho letto oggi quest'ultima fatica di Faraci. Si tratta, in fin dei conti, di uno spaghetti-western, di quelli che spopolavano nei cinema qualche decennio fa: un pistolero solitario, dal passato familiare tormentato, che si fa strada di massacro in massacro alla ricerca della vendetta personale.

In tutto questo Tex però c'entra poco, tanto è vero che lui e Carson nel primo albo non fanno assolutamente nulla - se non gironzolare a caso, trovandosi per primi sulla scena di un massacro (senza peraltro capire ciò che era successo), poi capitando, non si sa bene come, a casa del principale antagonista, che in pratica gli rivela le sue malefatte senza che loro potessero sospettare di nulla, e infine, non paghi, aspettando che due piccioni gli cadano sotto il naso. Il ruolo di Tex in questa storia, in fondo, è soltanto quello di emettere il giudizio finale nei confronti del protagonista, Bowen; una scena ad effetto, ma un giudizio che, per come ci è stato presentato Bowen nel corso della storia, mi lascia comunque perplesso (soprattutto nella sua volontà di voler uccidere a tutti i costi il povero Cobbs: ma perché???).

Nonostante questo, l'idea di base nella storia non è malvagia. Non mi è piaciuto però il modo di raccontarla. Il modo di procedere di Faraci è troppo ingarbugliato. Si va avanti con una narrazione con continui cambi di scena, in cui a poco a poco viene rivelato il ruolo dei vari personaggi, un tentativo di tenere il lettore sulle spine in una ricerca del colpo di scena e della sorpresa. Solo che alla fine si ha l'impressione che la storia faccia acqua da tutte le parti. E qui mi riallaccio ai commenti precedenti di Leo, che ha perfettamente esposto quelli che sono anche i miei dubbi alla fine della lettura. Inutile quindi ripetere quello che lui ha già scritto molto meglio di come saprei fare io, mi limito a dire che condivido in pieno le sue perplessità.

Faraci quindi per me ancora non all'altezza, mi dispiace molto dirlo.

 

Acciarino invece confeziona degli ottimi disegni, mi pare che il volto di Tex si avvicini a quello di Seijas. Una distrazione, forse, all'inizio del primo albo: nella sparatoria Bowen è evidentemente colpito al braccio destro, ma nelle pagine successive scompare ogni traccia della ferita, tant'è che con lo stesso braccio riesce a sollevare il ragazzino appeso al ciglio del burrone.

 

Menzione d'onore infine per Villa - la copertina de "Il ragazzo rapito" è davvero stupenda.

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  • 1 anno dopo...

Tanto per capire quanto io sia rimasto indietro con la lettura... Eccomi qui a dire la mia su questa storia presa più o meno a metà dei miei arretrati (che risalgono quindi probabilmente a due anni d'astinenza) e letta lo scorso fine settimana; ad onor del vero ricominciai con i 3 numeri precedenti, ma non avendoli ancora digeriti... 
 

Piacere.
 

Riassumerei così le mie sensazioni al riguardo di una storia che ho reputato buona. 
 

Mi sono debitamente soffermato su quanto scritto da chi ha scorticato la storia prima di me e, seppur comprenda lo scetticismo espresso inerentemente ai raccordi della trama, continuo ad imputare tali colpe ai vincoli editoriali di due albi. Per carità, c'è chi in due albi riesce a spiegare ogni singolo passaggio per filo e per segno, ma poi ho l'impressione che la parte finale sia in realtà uno sprint per rispettare il limite dei due albi. 
 

In questo caso mi sono invece ritrovato con una storia che ha avuto il pregio di farmi rivivere quell'atmosfera a me cara: il West.
 

Tex appare sicuramente come elemento marginale in questa storia, ma è comunque suo il ruolo più importante; per lo meno dal mio punto di vista... Ma andiamo con calma. 
 

Faraci ci proietta in quel che è un classico stereotipo del West e dell'America, degnamente coadiuvato da Acciarino, artista in grado di creare l'adeguata atmosfera alla storia.

 

Bowen è l'icona "romantica" di un mondo duro.

Me lo sono immaginato alla Billy The Kid: infanzia dura in un mondo spietato. Uccidere o morire.

Ciò l'ha portato ad esser un killer perché,... Bhe, si deve mangiare per vivere e probabilmente l'unica cosa che sapeva fare era usare le pistole.

 

A differenza di Tex, Bowen verosimilmente non ha avuto la fortuna d'incontrare le persone giuste (anche il nostro amato Ranger spara nel mucchio, uccidendo gente che, per quanto ne sappiamo, ignora i loschi traffici dei propri datori di lavoro e che obbediscono a degli ordini in potenziale buona fede o per proteggere il proprio capo da sconosciuti... Tex non espone continuamente, anche solo a titolo di "credenziali di uomo di legge", la patacca da Ranger), ritrovandosi dunque invischiato in una torbida realtà. Ma sì, non inizia lui a dispetto di Bowen e Tex combatte i cattivi. Kenneth mostra però di possedere anche un lato sensibile, a potenziale "dimostrazione" del fatto che l'esser Killer è più una necessità che una voglia/patologia: si innamora e lascia le pistole, soppiantate dall'amore. Non trapela la sensazione che abbia rapito l'amata o d'averla forzata, quanto piuttosto essersi arreso a lei ed abbandonato alla vita famigliare, ripiombando nell'unica altra certezza (pistole) quando i suoi amati sono stati abbattuti.

 

Ma riecco il suo lato sensibile quando scorge Tim.

In quell'istante non è più lavoro... Quella "scusa", che accompagna, penso, ogni persona coinvolta in conflitti armati (militu/tutori dell'ordine/...), svanisce di fronte ad un senso etico predominante. Potremmo sicuramente chiederci dove fosse, codesto senso, nel momento in cui premette il grilletto, liberando il proiettile che strappò il padre naturale al ragazzo che difenderà poi strenuamente. Non sono psicologo, ma la mia chiave di lettura è che per fare il lavoro che faceva probabilmente si estraniava, psicologicamente, in un qualche modo per non farsi fagocitare dalla situazione.

 

Continuo dunque a concentrarmi su Bowie e sulla mia personale interpretazione della sparatoria al saloon.

Tutti colpevoli?

Nella mente di questo personaggio probabilmente si; chi materialmente chi per passività. La zona era sotto pressioni di un fantomatico (?) cattivo che voleva la terra. Kenneth si era ribellato, ribellione che portò alla forzata dipartita dei suoi. Ma gli altri? Potenzialmente pecoroni paurosi rimasti inermi e passivi sperando di riuscire in un qualche modo a "sopravvivere". Ecco la loro colpa. Aver lasciato Bowie da solo, a non ergersi come un sol uomo per fronteggiare l'invasore... così da esser visti come corresponsabili, seppur indiretti, del fattaccio.

 

Certo, è una mia chiave di lettura, una mia interpretazione, ma è anche questo il bello di fumetti e libri... Dare spazio all'immaginazione.

 

Come scrissi precedentemente, ho apprezzato il clima Western, ma non dimentico che il fumetto è Tex, e riconosco che in tale racconto è stato tenuto in disparte. Ho scritto che ha probabilmente avuto il ruolo più importante e complicato, ossia quello di giudicare un uomo nel più profondo (e di tener in considerazione un bambino) e lo confermo, ma l'impressione è quella che l'autore non sapesse bene come "traghettarlo" sino al momento deciso.

Ed è proprio questa difficoltà di gestione del Ranger che, malgrado l'immaginazione, mi lascia l'unico vero mio punto interrogativo: come sono arrivati da Hall? L'unica opzione sarebbe stata quella di percorrere a ritroso la pista del gruppo, ma tale scelta non la vedo come plausibile: essendoci, per quanto ne sapevano a quel momento i pards, la vita di un bambino in gioco, i due segugi avrebbero con ogni probabilità cercato in priorità quella pista.

 

Parlando di pista, a differenza di Leo non mi interrogo sul "attendere/origliare" i due cowboy. Ho semplicemente supposto che i Rangers si fossero allontanati dal ranch di Hall quanto bastasse per uscire dal suo campo visivo, entrare nella boscaglia e mettersi a lato della pista che chi sarebbe andato/venuto da Hall avrebbe dovuto percorrere. Che poi passando da lì i due cowboy svelino apertamente chi sono... Bhe, è più rapido rispetto ad una sequenza ove Tex li forzi a svelarsi.

 

Il "bimbominchia" per me è stato un ottimo elemento. Bambino frignone, vignetta dopo vignetta viene educato da Kenneth Bowie come non lo era mai stato dal padre biologico. Bowie lo rende un ragazzo del West; parla meno, affronta le tue paure (lupo), valuta le situazioni (burrone... Sei in un ambiente ostile, considera le opzioni e bilanciale)...

Ho visto l'inizio della trasformazione da "cocco" a ragazzo degno di vivere in quei luoghi; l'incubo... L'incubo non so se potrebbe esser un aggancio ad una storia futura: Tim che malgrado tutto non riesce a perdonare Bowie e...

 

Il mio voto alla storia è stato buono proprio per l'atmosfera Western, la trasformazione di Tim da ingenuo a cosciente della realtà ove vive, il personaggio di Kenneth (secondo me ben gestito da Faraci) ed il piacere provato nel rituffarmi nel fumetto dopo lunga astinenza. Quien sabe... Non avessi avuto tale periodo di fermo il voto poteva esser diverso.

 

Tutto sommato però non vado oltre con il voto perché alla fin fine non è una storia di Tex; anzi, direi che per tanto così la storia poteva esser rovesciata ed iniziare dalla fine: Tex che interroga Bowie mentre Carson fa da balia a Tim, e la storia è il "sacco" che Kenneth svuota. A questo punto si riprendono le sequenze finali: la decisione di Tex e il farsi suo l'onere di giustizia nei confronti di Hall (chiuso rapidamente in quanto corollario marginale alla storia in sé).

 

Peccato per la copertina: nulla di meglio dell'originale.

Modificato da TexFanatico
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Bowen è un personaggio che potrebbe acquistare spessore nella storia che Acciarino, prima del ritiro, ha appena finito di illustrare su testi di Ruju e ambientata a Frisco. Della storia di Faraci continuo ad avere un tiepido ricordo.

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<span style="color:red;">6 ore fa</span>, ymalpas dice:

Della storia di Faraci continuo ad avere un tiepido ricordo.

 

Io purtroppo continuo ad averlo pessimo. Qualche giorno fa, Bob Rock mi accusò (con simpatia) di aver sovra-interpretato L'Ultima Vendetta. Ebbene, il commento di Texfanatico è nel solco di quel mio post bonariamente contestato:

 

<span style="color:red;">13 ore fa</span>, TexFanatico dice:

Bowen è l'icona "romantica" di un mondo duro.

Me lo sono immaginato alla Billy The Kid: infanzia dura in un mondo spietato. Uccidere o morire.

Ciò l'ha portato ad esser un killer perché,... Bhe, si deve mangiare per vivere e probabilmente l'unica cosa che sapeva fare era usare le pistole.

 

A differenza di Tex, Bowen verosimilmente non ha avuto la fortuna d'incontrare le persone giuste (anche il nostro amato Ranger spara nel mucchio, uccidendo gente che, per quanto ne sappiamo, ignora i loschi traffici dei propri datori di lavoro e che obbediscono a degli ordini in potenziale buona fede o per proteggere il proprio capo da sconosciuti... Tex non espone continuamente, anche solo a titolo di "credenziali di uomo di legge", la patacca da Ranger), ritrovandosi dunque invischiato in una torbida realtà. Ma sì, non inizia lui a dispetto di Bowen e Tex combatte i cattivi. Kenneth mostra però di possedere anche un lato sensibile, a potenziale "dimostrazione" del fatto che l'esser Killer è più una necessità che una voglia/patologia: si innamora e lascia le pistole, soppiantate dall'amore. Non trapela la sensazione che abbia rapito l'amata o d'averla forzata, quanto piuttosto essersi arreso a lei ed abbandonato alla vita famigliare, ripiombando nell'unica altra certezza (pistole) quando i suoi amati sono stati abbattuti.

 

Ma riecco il suo lato sensibile quando scorge Tim.

In quell'istante non è più lavoro... Quella "scusa", che accompagna, penso, ogni persona coinvolta in conflitti armati (militu/tutori dell'ordine/...), svanisce di fronte ad un senso etico predominante. Potremmo sicuramente chiederci dove fosse, codesto senso, nel momento in cui premette il grilletto, liberando il proiettile che strappò il padre naturale al ragazzo che difenderà poi strenuamente. Non sono psicologo, ma la mia chiave di lettura è che per fare il lavoro che faceva probabilmente si estraniava, psicologicamente, in un qualche modo per non farsi fagocitare dalla situazione.

 

Continuo dunque a concentrarmi su Bowie e sulla mia personale interpretazione della sparatoria al saloon.

Tutti colpevoli?

Nella mente di questo personaggio probabilmente si; chi materialmente chi per passività. La zona era sotto pressioni di un fantomatico (?) cattivo che voleva la terra. Kenneth si era ribellato, ribellione che portò alla forzata dipartita dei suoi. Ma gli altri? Potenzialmente pecoroni paurosi rimasti inermi e passivi sperando di riuscire in un qualche modo a "sopravvivere". Ecco la loro colpa. Aver lasciato Bowie da solo, a non ergersi come un sol uomo per fronteggiare l'invasore... così da esser visti come corresponsabili, seppur indiretti, del fattaccio.

 

Certo, è una mia chiave di lettura, una mia interpretazione, ma è anche questo il bello di fumetti e libri... Dare spazio all'immaginazione.

 

Sono d'accordo che il bello di fumetti e libri sia anche questo, ma devo ammettere che qui mi sento tanto "Bob Rock", nel senso che a me pare che la tua lettura degli eventi sia nettamente più bella dell'originale propinatoci da Faraci; per parafrasare il suddetto Bob, se l'avessi scritta tu la storia avresti fatto meglio dello stesso autore :D

 

A parte gli scherzi, io di questa storia ricordo delle spaventose voragini narrative; soprattutto, per me durante lo svolgersi della trama non deve MAI vedersi l'autore. Se la vicenda fila, l'autore diventa invisibile; se invece non funziona, ecco che l'autore si materializza, diventa esso stesso un personaggio (negativo), come quando "organizza l'appuntamento" affinché buoni e cattivi si incontrino nel finale di questa storia per la resa dei conti. Non c'era nessuna logica in quell'incontro-scontro finale, se non quella dell'autore che doveva fare andare avanti la storia, come illogico era anche il desiderio di vendetta di Bowen, motore (!) della storia. Secondo me, Texfan, eri proprio in crisi di astinenza texiana  :D

 

Riconosco però che la lettura non fu malvagia, e che io sono un insopportabile pignolo. L'ho già detto, è il mio modo di leggere, non è bello essere un talebano ma d'altro canto posso assicurare che, se quando una storia non mi piace arrivo veramente a detestarla (come in questo caso), quando invece ne apprezzo una la goduria sale all'ennesima potenza.

 

Per quanto la tua lettura sia bella (ma per me non convincente), la parte che più mi è piaciuta del tuo post è la seguente:

 

<span style="color:red;">13 ore fa</span>, TexFanatico dice:

Eccomi qui a dire la mia su questa storia presa più o meno a metà dei miei arretrati (che risalgono quindi probabilmente a due anni d'astinenza) e letta lo scorso fine settimana;

 

Non scrivevi sulle storie da tanto; ti do ufficialmente il bentornato non solo come Admin ma anche come utente commentatore :clapping:

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